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Album

Atelier Crestani

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Via Boschi 36/A

Camisano Vicentino (VI) www.simonecrestani.com

Gli alberi, gli animali, il mare e i suoi abitanti sono la principale fonte di ispirazione del suo lavoro. Da sempre Simone Crestani è affascinato dalla natura e le forme in vetro che fa nascere nel suo luminoso laboratorio di Camisano Vicentino sono meravigliosi alberi curvati dal vento, possenti corna di daino dalle punte palmate, curiose orecchie di coniglio che spuntano dalle bottiglie trasparenti, acrobatici polipi che si avviluppano intorno ai calici. Un mondo onirico, pieno di poesia, dove la trasparenza e la purezza delle linee lasciano ammaliati. «La lavorazione del vetro è un insieme di operazioni molto complesse che richiedono anni di studio ed estrema dedizione,» racconta Simone. «Ho avuto la fortuna di imparare tutte le tecniche quando ero molto giovane, nella bottega del Maestro Massimo Lunardon. Poi dal 2010 ho aperto un laboratorio tutto mio.» Simone soffia il vetro a bocca, lo scalda col cannello, modella con le pinze le forme. Anche la cottura nel forno ad alta temperatura richiede una grande attenzione perché, se i tempi e le gradazioni non sono rispettati con esattezza, il vetro si “stressa”, cioè si rompe. Crestani lavora il vetro borosilicato in modo più scultoreo rispetto alla tecnica tradizionale, cosa che gli permette di creare opere di grandi dimensioni, curandone però anche i dettagli. «Sono conosciuto per questa mia particolare tecnica e per questo sono spesso invitato a insegnare in prestigiose accademie e scuole del vetro, in Italia e all’estero. Per me le forme naturali sono esempi di equilibrio ed eleganza imperfetta. Nei miei lavori amo vedere la convivenza tra forme fragili e dettagli concreti, ma sempre alla ricerca dell’armonia.» Per il Salone del Mobile di Milano 2022 ha collaborato per un progetto didattico speciale con i giovani talenti di Creative Academy, la scuola di design del Gruppo Richemont, e con Eligo Studio, realizzando una collezione di opere eseguite con la tecnica a fiamma detta “scultura cava”, presentata con molto successo a Palazzo Litta, in un allestimento scenografico di grande poesia.

Bice & Berta

via Santa Margherita 19 Torre Boldone (BG) www.biceeberta.it

Dai vestitini realizzati per le sue bambole alle raffinate confezioni per donna, su misura, apprezzate a livello internazionale: è questo il bellissimo percorso, fatto di coincidenze (come spesso accade nella vita) ma soprattutto di talento, perseveranza e occasioni colte al volo, che ha dato vita al laboratorio di maglieria Bice & Berta, aperto una trentina di anni fa da Marina Rizzini vicino a Bergamo. «Mia zia Bice era una bravissima sarta che mi faceva sedere vicino a lei, mentre lavorava, e mi insegnava a realizzare abiti per le mie bambole, all’uncinetto e a maglia. Mi ha insegnato anche a ricamare. È stata una maestra straordinaria,» confida Marina, che nel 1992 ha avuto il coraggio di abbandonare il lavoro d’ufficio in un’azienda di combustibili per aprire il suo primo laboratorio.

Il successo arriva in fretta, grazie al passaparola delle amiche, e nel 1998, incoraggiata da suo marito Marco, Marina acquista uno spazio più ampio a Torre Boldone, a pochi chilometri da Bergamo, e fonda il marchio Bice & Berta. Da allora l’attività della creativa designer artigiana non si ferma più: le sue clienti si trovano in Francia, in Gran Bretagna, in Svizzera, perfino in Giappone. «Ho installato una decina di macchine rettilinee per maglieria dei primi del Novecento, con aghi di diverse dimensioni, dal 3 al 14, e ho iniziato a confezionare capi di maglieria su misura. Maglioni da sci con 10 fili, cappotti, golfini sottilissimi in seta e cachemire, da lavorare con la lente, gonne, abiti da sera in lurex... L’assemblaggio viene fatto a mano, come pure le asole e gli eventuali ricami. Ho dato alla mia società il nome delle mie figlie, e ho voluto ricordare nello stesso tempo mia zia Bice e mia nonna Berta,» racconta Marina. I modelli creati dalla sua vulcanica fantasia sono originali, sia per taglio che per abbinamento di colore. «Abbiamo un archivio di 1400 campioni e ogni anno creiamo una quarantina di modelli nuovi. Tutto può essere personalizzato,» puntualizza la Maestra. «Il segreto del successo sta anche nella selezione dei materiali, che scelgo sempre al top: per realizzare dei modelli di alta gamma è essenziale avere materiali perfetti.» Marina lavora con ineguagliabile perizia e passione con la talentuosa e intraprendente Camilla: di madre in figlia.

Mingardo Design Faber

Via Liguria 3 Monselice (PD) www.mingardo.com

Da quando ha 18 anni, Daniele Mingardo lavora in officina: i metalli sono la sua grande passione. I segreti del mestiere li ha appresi dal padre Ilario, la cui bottega di carpenteria a Monselice è nota dagli anni Settanta per le lavorazioni accurate e per le collaborazioni importanti, come quelle con Carlo e Tobia Scarpa, con Aldo Parisotto, col Teatro Petruzzelli di Bari, col Parco della Musica a Firenze e il Museo del Novecento a Milano. Grazie alla straordinaria manualità e alla tecnica appresa negli anni di sperimentazione nella fucina paterna, Daniele a 25 anni ha deciso di creare una linea tutta sua, per produrre nuovi complementi d’arredo, anche in collaborazione con i designer. Oggi, a 34 anni, la sua Mingardo Design Faber è un marchio che produce edizioni limitate di design in metallo, anche in combinazione con altri materiali: ferro, rame, ottone, acciaio. «Devo ad Aldo Parisotto, che nel 2013 ha ospitato la mia prima collezione nel suo showroom di Milano durante il Fuorisalone, l’opportunità di farmi conoscere nel mondo del design,» racconta Daniele. «La nostra è un’azienda piccola, siamo in totale una decina, oltre ad alcuni artigiani esterni che collaborano con noi, quindi riusciamo ad avere un rapporto col cliente molto diretto, con uno scambio continuo di energie. Da alcuni anni abbiamo una art director, Federica Biasi, per elaborare dei progetti nostri, originali, oltre a lavorare con designer di fama nazionale e internazionale, come Omri Revesz, Gio Tirotto, Chiara Andreatti, Simone Bonanni,

Valerio Sommella e molti altri. È sempre entusiasmante realizzare le loro idee con il talento dei nostri artigiani.» Il catalogo della Mingardo Design Faber è molto vasto e articolato, ma la cura del dettaglio oltre alla relazione con i progettisti è il suo punto di forza. Le minuziose lavorazioni sartoriali sono rese possibili dalla professionalità e passione di chi lavora il metallo alla Mingardo. «Tutto può essere personalizzato, dalle scale ai mobili, dalle lampade alle sedute e alle librerie. La mia propensione per la continua ricerca, dalla fusione dei materiali alle saldature, dalla trasformazione dei vari metalli nel tempo alla elaborazione della forma, è la molla che mi dà la carica per affrontare con entusiasmo ogni giornata. Perché il lato tecnico e quello umano non possono mai essere scissi,» conclude il talentuoso Daniele.

Tessitura Brozzetti

Via Tiberio Berardi 5/6 Perugia www.brozzetti.com

Un luogo magico, nel cuore dell’Umbria che conserva intatto il fascino della storia, dell’arte, del saper fare italiano. È la Tessitura Brozzetti e la sua “anima” è Marta Cucchia, interior decorator e giovane maestra d’arte, che con determinazione e talento ha saputo portare avanti un sapere antico che le era stato tramandato dalla sua famiglia: la tessitura a mano su telai. Il suo atelier è a Perugia, all’interno della suggestiva chiesa di San Francesco delle Donne.

«Tutto ha avuto inizio con la mia bisnonna, Giuditta Brozzetti, che nel 1921 fondò il laboratorio-scuola artigianale per la produzione di tessuti, prendendo spunto dalla consuetudine femminile perugina di creare in casa i tessuti necessari alla vita domestica, recuperando motivi e disegni tradizionali del territorio umbro. La nostra produzione è tuttora tessuta a mano in lino, cotone, seta, misto cachemire e laminato oro e argento, su antichi telai settecenteschi a pedali e ottocenteschi a jacquard. Realizziamo tende, tovaglie, copriletti, arazzi, tessuti per l’arredo, ma anche alcuni accessori di abbigliamento quali sciarpe, stole, borse. Tutto può essere personalizzato. Oggi, grazie al restauro di un telaio originale, abbiamo anche recuperato una tecnica di cui si era persa la memoria: la tessitura detta Fiamma di Perugia.» La produzione della Tessitura Brozzetti si ispira ai motivi ornamentali di cui è ricca la cultura umbra: vengono riprodotti tessuti con temi caratteristici ornamentali ispirati alle stoffe etrusche e alle cosiddette ’tovaglie perugine’, punto di forza della grande tradizione tessile medievale locale. «Alcuni motivi decorativi si ritrovano nei quadri di Giotto, del Ghirlandaio, in quelli di Leonardo da Vinci,» precisa Marta Cucchia, che oltre a essere una straordinaria maestra artigiana è anche un punto di riferimento della cultura regionale. Concludendo la visita al laboratorio e al museo tessile, Marta spiega: «Tutte le fasi della produzione sono scandite da tempi e tecniche antichi, l’ordito viene montato come si faceva 500 anni fa e per mettere in opera uno dei nostri telai si impiegano fino a 20 giorni. Ogni singolo filo della trama è passato a mano e in una giornata un tessitore riesce a produrre al massimo 50 cm di tessuto.» Grazie alle sue caratteristiche uniche, l’atelier ha ottenuto nel 2004 l’ingresso nel Sistema museale dell’Umbria.

Vecchia Bottega

Maiolicara Di Simone

Via del Giardino 10 Castelli (TE) www.bottegadisimone.altervista.org

Nonostante abbia ricevuto innumerevoli premi e riconoscimenti, anche dalla Sovrintendenza per i Beni Culturali, e sia stato spesso intervistato dalle televisioni per illustrare le sue opere, Vincenzo

Di Simone ha mantenuto la semplicità, la modestia e il sorriso che caratterizzano le persone che sono riuscite a vivere in armonia, realizzando con passione i loro talenti. Il suo incontro con la ceramica inizia da bambino per la vicinanza della casa della sua famiglia a un’antica bottega: l’argilla diventa così il suo gioco preferito, in un paese la cui tradizione della maiolica ha origini antichissime. A 17 anni entra nel laboratorio di Luigi De Angelis, un Maestro di quest’arte, finché nel 1970 apre una bottega tutta sua. Qui, dal 1980, lo affianca nel lavoro il figlio Antonio, che ha appreso da lui tutti i segreti del mestiere. L’atmosfera del laboratorio è straordinaria, con le pareti affollate di stampi, alcuni vecchissimi, il tornio a pedale, i tavoli da lavoro, il forno ad alta temperatura. Vincenzo crea da solo anche gli smalti e i colori: il giallo, il blu cobalto, il manganese, il verde ramina e l’arancio “Castelli”, considerati i colori storici del territorio. Cuoce i suoi manufatti nel forno a respiro («perché la legna dei nostri boschi, quando arde, sembra respiri»). «Una caratteristica che differenzia la ceramica di Castelli da altre è che la terracotta viene prima smaltata e poi dipinta, usando gli strumenti della tradizione,» spiega Antonio, che ha il compito di impreziosire le maioliche. Abilissimo nelle decorazioni, realizza paesaggi dal fascino senza tempo, scene pastorali e mitologiche, rappresentazioni popolari di animali da cortile e galli, con pennelli di crine d’asino, adatti alla precisione del tratto, come vuole la tradizione. Nascono così piatti, brocche, bicchieri, vassoi dalle grandi dimensioni. Una parte della produzione della bottega Di Simone è rivolta anche ai fischietti, strumenti a fiato tipici di un’arte povera, e alle pipe. I Di Simone rappresentano oggi una tradizione familiare attenta all’artigianato abruzzese, che valorizza le tecniche ereditate dal passato, oltre alla conoscenza delle materie prime di cui il territorio è ricco.

Fratelli Levaggi

Via Parma 469 Chiavari (GE) www.levaggisedie.it

Un oggetto di design antelitteram, che da oltre due secoli continua a essere di straordinaria attualità. Parliamo della sedia che Giuseppe Gaetano Descalzi, detto il Campanino, creò ai primi dell’Ottocento.

Un incredibile equilibrio tra forma e funzione, caratterizzato da una struttura essenziale che consente non solo la leggerezza ma anche la stabilità. A produrre queste sedie conosciute ormai in tutto il mondo come Chiavarine sono i fratelli Levaggi, Gabriele e Paolo, che hanno raccolto il testimone dal padre e dagli zii incrementando la produzione. Nel vasto laboratorio ci sono i tradizionali macchinari della falegnameria: seghe a nastro, fresatrici, torni, pialle, levigatrici, oltre agli attrezzi manuali. Alle pareti un’infinità di dime che servono per riprodurre le parti di ogni singola sedia: gambe, schienale, seduta. Tutti i passaggi vengono effettuati a mano e i pezzi assemblati con l’utilizzo di colle animali a caldo, come nel passato. «Le colle naturali hanno il vantaggio di essere non solo atossiche ma anche reversibili, nel caso in cui si dovesse disassemblare un incastro,» spiega Paolo Levaggi, che insieme al fratello e a un team di giovani artigiani dà vita ai diversi modelli.

«Utilizziamo il legno stagionato che proviene dall’entroterra ligure, ciliegio, faggio, frassino. Uno dei tratti caratteristici delle sedie chiavarine è l’impagliatura, che si ottiene intrecciando direttamente sull’intelaiatura sottili filamenti di giunco secondo un disegno di trama e ordito, componendo un vero e proprio tessuto che contribuisce alla robustezza e alla tensione della struttura stessa. Spesso collaboriamo con architetti e arredatori creando per loro dei modelli personalizzati sia per tonalità delle patine del legno sia per la scelta dei materiali delle sedute. Perché la ricerca è sempre alla base della nostra attività,» continua Paolo. «Noi cerchiamo di comunicare il nostro lavoro, che è indubbiamente tradizionale, con uno sguardo al futuro: per questo siamo presenti sui social network e per questo siamo stati selezionati nel 2015 da Google per essere una delle poche aziende in Italia di eccellenza artigianale che ha saputo aumentare il fatturato,» confida Levaggi. Un’altra particolarità del Laboratorio Levaggi è la composizione del team di lavoro: sono tutti ragazzi tra i 18 e i 30 anni. Una vera speranza per l’artigianato del futuro.

Fabscarte

via Foppa 50/A

Milano www.fabscarte.it

Emilio Brazzolotto e Luigi Scarabelli sono due straordinari Maestri d’Arte che, affascinati dal mondo del decoro, negli anni Ottanta hanno aperto uno studio per la progettazione e la realizzazione di trompe l’oeil, velature, patinature, finti marmi, finti legni, paesaggi onirici per creare sfondi infiniti alle stanze. Diventano grandi esperti nelle tecniche pittoriche, e nel 2012 danno una svolta alla loro attività iniziando a realizzare carte da parati dipinte e decorate a mano. Diverse da tutte quelle che si possono trovare in commercio. «Gli elementi della natura sono sempre stati la nostra fonte di ispirazione: alberi, foreste, fiori,» confidano gli straordinari artigiani. «Ma anche l’arte contemporanea, oggi, con la sua matericità, è entrata prepotentemente a far parte della linfa che ci ispira per realizzare le nostre pitture.» Forti di anni di esperienza e abili nelle diverse tecniche, hanno dato vita a carte da parati originalissime. «La nostra partenza è sempre la natura, ma la interpretiamo in maniera informale, sovrapponendo i diversi materiali fino a ottenere effetti tridimensionali. Il nostro intento è quello di esprimere delle emozioni ma anche di far sì che ognuno possa interpretare e percepire quello che ha dentro di sé,» spiega Luigi Scarabelli. Il laboratorio è un ex spazio industriale, luminosissimo, con ampie vetrate verso il cortile interno. Qui, tra un’infinità di fogli da disegno, bozzetti, carte appoggiate sui tavoli e appese alle pareti, i due maestri artigiani, coadiuvati da un team di giovani assistenti, lavorano progettando finiture laccate, striature argentate, effetti nuvolati, motivi geometrici, interventi materici che rendono le superfici tridimensionali. I materiali utilizzati in laboratorio sono i colori ricavati dalle terre, i collanti, gli stucchi naturali, la gommalacca come nell’antichità. «I soggetti sono prevalentemente contemporanei,» sottolineano Emilio e Luigi, che spesso danno vita su carta a opere create da artisti e designer tra i quali Martyn Thompson, Allegra Hicks, Francesco Simeti. Recentemente lo studio Fabscarte ha iniziato a produrre complementi d’arredo decorati, tra cui paraventi, lampade e applique.

Massimo Maria Melis

Via dell’Orso 57

Roma www.massimomariamelis.com

Gioielli meravigliosi realizzati con maestria. Parliamo delle creazioni di Massimo Maria Melis, storico e Maestro d’arte, che ha saputo trasferire nelle sue creazioni tutta la passione per i monili insieme alla cultura del nostro passato. I suoi riferimenti sono l’antica Roma, la Magna Grecia, gli Etruschi, il Rinascimento. Anche le lavorazioni speciali, utilizzate nei secoli passati, sono state da lui esaminate e riprodotte con infinita cura. «Ho studiato all’Accademia di Belle Arti scenografia e costume, e ho lavorato nel cinema e nel teatro, facendo anche il fotografo,» ci racconta il Maestro. «La mia passione per i gioielli è nata davanti alla collezione Castellani a Villa Giulia: sono rimasto abbagliato dall’eleganza delle lavorazioni e questo mi ha portato ad approfondire le tecniche dei nostri antenati.» In laboratorio ci sono i minuscoli strumenti degli orafi di un tempo, pinze e lime, oltre alle trafilatrici e alle saldatrici. Tra le tecniche del passato che Melis ha adottato, la fusione dell’oro nell’osso di seppia, la creazione di modelli in cera persa, persino la “granulazione” per saldare delle microsfere a formare disegni, tecnica antichissima nella quale eccellevano gli Etruschi. «Per realizzare i gioielli come nel passato, è essenziale adottare i metodi e le sequenze delle lavorazioni di un tempo,» sostiene giustamente il Maestro. E i risultati sono incredibili. Straordinarie le sue collane con cammei incisi, i bracciali frutto della lavorazione di diversi materiali, oro, argento e ferro. Per non parlare della ricerca delle monete antiche, tutte con una loro storia, scelte dal Maestro orafo per impreziosire le sue collane lavorate a mano, oppure i frammenti di vetro policromo e le pietre incise. Tra i suoi clienti affezionati annovera molti personaggi del mondo dello spettacolo, della politica e persino teste coronate, tutti affascinati dal suo talento. «Alle mie creazioni affido il compito di trasmettere quel fascino particolare che il gioiello antico ha sempre profuso,» confida il grande orafo. Da alcuni anni con lui in atelier lavora anche sua figlia Valentina, alla quale ha trasmesso non solo tutti i segreti e le tecniche del mestiere, ma anche la sua passione per il bello: una preziosa eredità di famiglia.

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