#MAGAZINE 24 Marzo

24 MARZO ANNO I NUMERO 17 Direttore Responsabile Antonio Di Maio Coordinatore di redazione Augusto Santojanni #MAGAZINE Diretto da Armando De Martino Redazione Graziella Tetta, Carmen Costabile Rosa Caputo, Annamaria Marmo, Emanuela Guarnieri, Luca Marsilia Giulia Compagnone, Roberta Luppino, Cristina Varchetta, Daniele De Falco, Matteo Esposito, Lello Consolo, Crescenzo Mele, Chiara Ferrante, Laura Perna Maria Palma Gramaglia

Supplemento de Il Corriere di Pianura del Tribunale di Napoli n° 5215 del 31/05/2001

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BLOWIN' IN THE WIND

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#Laura Perna

#Armando De Martino

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NON ESISTO PIÙ

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#Matteo Esposito

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FUGGIRE DUE VOLTE

UN PAESE SENZA ARMI

LIBERA A NAPOLI #Chiara Ferrante

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EMERGENZA SFRATTI #Antonio Di Maio

#Francesca Rametta

Corrieremagazine

magazinecorriere@libero.it

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LE FONTANELLE CUORE DI NAPOLI

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LE VININTERVISTE #Cristina Varchetta

#Giulia Compagnone

25 18

I MATRIMONI DI DESTRA #Graziella Tetta

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ACQUA BENE COMUNE #Carmen Costabile

HASTAG DELLA SETTIMANA #Lello Consolo

#ARMANDO DE MARTINO La nostra generazione è cresciuta cantando canzoni contro la guerra.

Così lontana seppur cosi presente, l'unico investimento sicuro che smette mai di cessare Finché sono le guerre degli altri siamo tutti rigorosamente attenti a fottercene quando ci trascinano dentro, cominciamo a porci delle domande. Per noi, che il generale se ne stava speranzoso dietro ad una collina e adesso ce lo ritroviamo, con tanto di pensione a pontificare in Tv, ci viene naturale sorridere come piangere, quando sentiamo il dolore di chi, di questa guerra, è la sola vittima. L'umanità.

Tutta, non solo gli ucraini, non solo i russi. Tutta. Se si arriva ad accettare che il leader del popolo invaso, agiti le masse ( politici riuniti in Parlamento) per esasperare un conflitto che necessita solo di diplomatiche risoluzioni. Dunque è lui che detta la linea? O l'Occidente ha trovato il suo cavallo di Troia per indebolire, una volta e per tutte, la Russia putiniana?

Il Premier Draghi ha parlato a nome degli italiani, garantendo appoggio e sostegno, venendo meno ad un principio forte "L'Italia ripudia la guerra" anche se si tratta di armare amici per difendersi. Vale lo stesso, idealmente stiamo combattendo anche noi. Fattivamente anche.

Tuttavia, ciò che teniamo a far emergere in questo numero è la violenza delle immagini, di grappoli che valicano confini tenendo, a stento, tra le braccia il dolore. Quella tonnara di gente che scavalca la libertà venendosela negata. Uomini costretti a combattere anche contro voglia. Un ucraino di sesso maschile adulto non può rifiutarsi, deve sparare e la folla lo incoraggia, dalle conferenze via Skype, li incita a resistere in nome di una democrazia che si sbandiera a moti alterni.

Che ne sarà domani? Comunque vada a finire questa mattanza, ci sarà uno stravolgimento della situazione geopolitica mondiale. Putin ormai è andato troppo oltre e merita di essere condannato in maniera esemplare per l'aggressione ad uno Stato sovrano cosi come andava fermato e punito per la violazione dei diritti umani nella sua Russia.

Nessuno pare abbia interesse a negoziare una tregua, ad intavolare una trattativa. Sembra quasi che si voglia spingere fuoco su fuoco questo conflitto per indebolire un nemico per interessi economici, per mettere fine, una volta e per tutte, alla guerra fredda, tra Occidente e Russia.

Stavolta però, nessun missile puntato, solo gli applausi e il sostegno incondizionato al Premier Ucraino, che urla e detta legge da una poltrona davanti ad un PC.

#MATTEO ESPOSITO

Pagina 3

Io non esisto più.

Il ricordo di me si è perduto nei sotterranei bui ed umidi della guerra.

Qui non soffia il vento, non bacia il sole e non disseta l'acqua. Il cibo è amaro e gli insetti pizzicano senza sosta, e l'unica musica che si ascolta è il pianto di un bambino in lontananza.

Forse non ha più madre o padre. E forse non importa nemmeno più.

In questa povertà, ogni sogno è infranto, ogni speranza spezzata ed ogni sorriso è smorzato dall’angoscia del futuro. I nostri giardini sono enormi buche di terreno umido; le nostre case sono macerie che puzzano di bruciato; i nostri giocattoli sono oramai masse informi di plastica fusa.

Persino lo sguardo delle bambole ha perduto la sua innocenza. Ora anche loro hanno paura. E non mi basta stringerle forte a me, perché assieme non ci si fa più coraggio, ma ci si spaventa il doppio. I nostri amici ed i nostri famigliari giacciono sull’asfalto con gli occhi spalancati.

Cosa credevi che fosse la guerra, se non esattamente quello che è sempre stato?

Nella distruzione più totale, le nostre scuole sono barricate contro l’avanzata del nemico, e quelli che un giorno erano i nostri banchetti, oggi sono pannelli per nascondere il capo ai cecchini. Le strade delle nostre passeggiate sono ormai costeggiate da alberi in fiamme, che riscaldano il viso ma bruciano i cuori.

Svolazzano pagine di libri dove si cantava di pace ma ci si preparava alla guerra. Quei libri, se solo ce li avessero insegnati oltre che assegnati.

Quelle parole di pace, figlie di persone della guerra. Quelle parole, così importanti su carta ma così insignificanti nella vita.

Scappare ormai non servirebbe.

Il mondo è in fiamme e quelle fiamme siamo noi. Ovunque andiamo, bruciamo.

Bruciamo tutto. Ogni cosa.

E sono fiamme divoratrici di speranza.

Fiamme che consumano anche l’ultimo pizzico di amore. Le carezze diventano gesti di addii, non più strumenti di amore. Il canto degli uccelli è cessato. Le carezze fugaci ai cagnolini sono solo un ricordo sfumato.

Tutto è fermo. Tutto è cessato. Tutto, tranne il nemico.

Il nemico.

Chi è il nemico? Da lontano vedo un soldato puntare il fucile sul mio volto. È pronto a premere il grilletto, ma il vento porta via la nebbia e dietro quel fucile ci sono io. Guerra tra fratelli e sofferenze ripugnanti. Le lacrime scavano solchi tra le polveri del mio volto. Non vi sarà una pace uguale ad un’altra se questa sarà solo l’attesa per una nuova guerra. La pace è la felicità: va insegnata.

Giunge la notte e l’unico suono è quello del mio cuore che continua a battere.

Ma perché? Perché batti ancora, stupido?

Forse sai qualcosa che io non so oppure ignori quello che, in fondo, sappiamo da una vita intera, ma che per continuare a vivere, cerchiamo di ignorare...

#FRANCESCA RAMETTA

Ci sono vite che si sono incontrate per il disastro di Černobyl' del 1986 che, miracolosamente, si intrecciano ancora una volta oggi a causa dell’incombente guerra in Ucraina. E’ questa la storia di Elena e di tanti altri ucraini che da bambini, per sfuggire alle esalazioni tossiche ancora a 10 anni dalla catastrofe nucleare, sono stati accolti da famiglie italiane per lunghi periodi e di recente, a causa della guerra, sono rientrate in contatto con esse.

Elena proviene da Vinnycja, una città dell’Ucraina centrale, nel 1995, quando aveva 7 anni, è stata accolta per circa 6 mesi da una famiglia napoletana che ha esercitato sui suoi ricordi il proverbiale effetto dell’ospitalità partenopea, pranzi in famiglia, vacanze al mare, risate e gioco.

Prima che la guerra scoppiasse la ragazza, ormai giovane madre e lavoratrice, è riuscita ad intercettare la famiglia sulla piattaforma facebook e a ricongiungere quel filo rosso partito 27 anni prime: “non voglio lasciare l’Ucraina, non voglio lasciare mio marito”, sono state le parole della donna all’offerta di ospitalità della famiglia Della Corte, a causa della guerra gli uomini in età da lavoro non possono lasciare il paese, ma poi mercoledì 16 marzo: “siete ancora disposti ad ospitarmi? Stanotte i missili sono volati sulla nostra casa”. E’ iniziato così il suo secondo esodo, ha raggiunto la Romania in auto e con il piccolo Micola di un anno e sei mesi, volo Bucarest –Capodichino e poi, ancora una volta, ha raggiunto Napoli dove, dice Marialauara Della Corte: “è stato facile riconoscersi, è avvenuto subito, tra le lacrime”. Negli ultimi 10 giorni sono tantissime le famiglie napoletane che stanno aprendo le porte delle loro case ad amici ucraini conosciuti anni prima, Maura De Bonis ci ha raccontato della trentottenne Tania e di suo figlio Sasha di 8 anni che, dopo un lungo viaggio fatto di camminate e diversi mezzi di trasporto a quattro ruote, sono arrivati a sorpresa a Piazza Garibaldi con altre 3 madri e rispettivi figli: “ ci siamo subito attivati

per cercare sistemazione anche alle altre famiglie, li abbiamo dislocate in diversi quartieri di Napoli grazie a tanti” sono state le parole della giovane mediatrice culturale. Patrizia, un’ospite, ci ha raccontato incuriosita di aver scoperto che Mark, 8 anni, ora con la madre ai Ponti Rossi, in questi giorni continua a seguire le lezioni con la sua maestra ucraina in Dad, fortunatamente sono tante le scuole della città che iniziano ad attivare procedure di accoglienza e ammissione dei bambini in arrivo, come l’Istituto paritario CEDIS di Pianura, e tante sono le scuola di italiano L2, come la scuola della Pace di S.Egidio, che stanno accogliendo nelle loro classi questi nuovi immigrati.

A fare la differenza è come al solito l’iniziativa dei singoli cittadini, ad esempio Maura che, alla ricerca incessante di informazioni in rete, è riuscita ad attivare una procedura virtuosa di accoglienza, è proprio con lei che abbiamo ricostruito i passi chiave che potrebbe seguire un cittadino qualunque che desideri accogliere una famiglia ucraina (vedi nota 1) La vita è imprevedibile, queste le parole di un padre dei bambini accolti rimasto in patria: “né io né nessun altro avrebbe potuto immaginare ciò che sarebbe potuto accadere in Ucraina nel 21° sec”, insomma ci sono storie che finiscono, altre cambiano rotta improvvisamente, altre ancora si ritrovano magicamente dopo aver fatto grandi giri inimmaginabili.

Nota 1 Una volta intercettata la famiglia (anche il comune ha attivato le procedure di abbinamento tramite form presente al seguente indirizzo prhttps://www.comune.napoli.it/aiutoucraina) ci si può recare con essa al presidio della questura allestito presso l’HUB vaccinale della Mostra d’Oltremare per la compilazione della dichiarazione di presenza. Nella stessa sede si può procedere eventualmente alla somministrazioni di dosi vaccinali covid-19 e o ci si può sottoporre a tampone, bisogna poi richiedere STP (straniero temporaneamente presente), cioè la tessera sanitaria provvisoria, importantissima per usufruire dei servizi erogati dall’ASL. La famiglia che accoglie deve in maniera concomitante procedere con la dichiarazione di ospitalità in favore di cittadino extraeuropeo presso un commissariato di polizia. Per i passi successivi, come la richiesta di asilo politico o la richiesta di protezione speciale Maura si sta affidando al supporto degli avvocati dell’organizzazione Yabasta, ente no profit di Scisciano che si occupa di stranieri.

MAURA DE BONIS

#LAURA PERNA

Il disegno politico della Seconda Repubblica di Figueres fu influenzato dall’APRA, dal moderatismo socialista inglese, dal progresso socioeconomico della Colombia e dalla pragmaticità statunitense. Inoltre, i processi di modernizzazione e decentramento amministrativi furono influenzati dalle esperienze cilene ed uruguayane; si sviluppò la ricerca di nuovi orizzonti commerciali per garantire forme di sostentamento economico oltre all’agroesportazione con l’obiettivo primario di realizzare riforme sociali, politiche e finanziarie così da soddisfare le esigenze dell’intera popolazione ed accrescere il livello complessivo di sviluppo del paese. Il Partito Comunista fu bandito ed il sistema bancario venne nazionalizzato nel 1948; anche i rapporti con la Chiesa Cattolica ebbero una brusca interruzione. Gli impegni internazionali di Figueres con la Legione dei Caraibi sfociarono nell’aprile 1949 nelle proteste note come El Cardonazo, fomentate e gestite da Edgar Cardona, l’allora Ministro della Pubblica Sicurezza. Proprio in questi eventi vanno ricercate le ragioni che portarono Figueres, il primo giorno di dicembre del 1948, ad abbattere con un martello il muro della Caserma Bellavista e proclamare l’abolizione dell’esercito in Costa Rica, scelta senza precedenti e ricca di simbolismo politico e mediatico, che gli permise di consolidare il potere e portare a termine il progetto di una Seconda Repubblica per la nazione. La decisione, giustificata dalla volontà di eliminare la spesa militare a favore dell’incremento dei finanziamenti ai settori della sanità e dell’istruzione, richiamando altresì gli ideali di un paese da sempre promotore dei valori democratici, ha tuttavia ragioni più profonde, che vanno ricercate nei dissidi politici che hanno caratterizzato quel periodo. In primo luogo, alla vicenda de “El Cardonazo”, fallita per lo scarso sostegno politico a Cardona, si aggiunse il timore di attacchi di paesi stranieri, in particolare il Nicaragua, che sostenevano Calderón, le cui mire di invasione della Costa Rica erano sconosciute alla gran parte della popolazione.

Conscio dell’inadeguatezza delle proprie forze armate di far fronte a tali minacce, Figueres ritenne di maggior efficacia il sostegno di paesi aderenti al Trattato di Assistenza Reciproca del 1947 (TIAR) ed all’Organizzazione degli Stati Americani del 1948 (OSA), in virtù della clausola, espressamente prevista, di mutua assistenza in caso di aggressione militare ad un paese disarmato.

L’applicazione delle garanzie previste dai trattati grazie al processo di demilitarizzazione può essere intesa come una geniale intuizione politica, che si concretizzò in enormi benefici per Figueres, che riuscì in tal modo a bloccare il tentativo di invasione del 10 dicembre 1948 per mano di Calderón e ad ottenere, su invito dell’Organizzazione degli Stati Americani, la firma di un Trattato di pace con il Nicaragua, che prevedeva la smobilitazione di gruppi autonomi insurrezionali presenti nei due paesi, considerati una minaccia per la sicurezza della regione. Ciò permise a Figueres di abbandonare il suo ruolo nella Legione dei Caraibi ed i suoi impegni internazionali senza troppe ripercussioni politiche poiché, per un tacito riconoscimento da part dell’Organizzazione, riuscì a restare a capo del governo de facto della Seconda Repubblica. Il processo di demilitarizzazione di fatto fu portato a termine con il decreto del 12 maggio 1949 che abolì l’esercito e dotò il paese di una Guardia Civile con compiti di polizia interna, composta principalmente da membri dell’Esercito di Liberazione Nazionale fedeli a Figueres, fu anche istituito un Tribunale Militare che potesse giudicare in prima istanza i coinvolti nella vicenda de El Cardonazo. Le controversie politiche e la minaccia di un attacco armato si sommarono alla volontà di migliorare i connotati sociali ed economici della popolazione costaricana. Quando il deputato Fernando Volio, rappresentate della Costa Rica alle Nazioni Unite, espose agli altri Stati l’esperienza costaricana di demilitarizzazione, promuovendola come esempio di reale contributo al raggiungimento di un sistema di pace internazionale, provocò una reazione di disprezzo e derisione nella Comunità internazionale per la diffusa opinione che la rinuncia al proprio esercito comportasse la perdita di dignità e di rispetto, rappresentando le Forze Armate uno degli elementi essenziali perché uno Stato potesse essere davvero definito tale. In realtà, la storia costaricana ci insegna che l’intera popolazione, anche quella addestrata militarmente, è sempre stata priva di un reale sentimento di appartenenza alle Forze Armate,

#CHIARA FERRANTE

Si è tenuta il 21 marzo a Napoli la manifestazione organizzata da Libera, associazione da sempre impegnata a contrastare le mafie su territorio nazionale.

Partito alle 9.00 da piazza Garibaldi, il corteo è stato il trionfo di una lotta sentita e fortemente solidale: Studenti, bambini, professori e sindacati uniti insieme per gridare il loro dissenso e la loro avversione accompagnandosi ai parenti delle vittime macinate e distrutte dalla malavita. Una vera e propria cinta umana, composta da 100mila persone, unite in un unico grido accorato.

Dopo un primo raccoglimento a piazza Garibaldi, il corteo ha proseguito il cammino giungendo a piazza Municipio, dove si sono uniti il sindaco Manfredi e alcuni esponenti della politica nostrana, facendo capolinea a piazza del Plebiscito, dove è stata letta la lista coni i nomi delle vittime: Una lista lunga, quasi infinita dove ogni nome ben scandito, suscitava dissenso e preoccupazione.

Come sostenuto da Don Luigi Ciotti, presidente di Libera, “occorre il conflitto delle coscienze: La pace ha bisogno di coscienze inquiete che s'impegnino per un cambiamento concreto". Un conflitto che non può tardare ad arrivare, soprattutto in un periodo come questo, dove la camorra si sta facendo sentire più forte che mai: L’attentato subito da Don Patriciello e la stesa alle pizzerie di Frattamaggiore sono solo due degli episodi accaduti in questa settimana che testimoniano una chiara necessità educativa in calo. Il lavoro di cooperazione tra Istituzioni ed agenzie educative non può mancare, almeno non in questo caso dove è necessaria una collaborazione per un fine preciso. Lo Stato pare però essersi dimenticato di questa piaga, depennandolo momentaneamente dalla sua agenda politica. E’ sicuramente apprezzabile la presenza di esponenti della politica come L’ex premier Conte, il sindaco Manfredi, Roberto Fico e gli assessori tutti, ma non basta. Serve una risposta chiara, precisa e decisa. Al momento però i segnali sono tutt'altro che positivi, basti pensare ad esempio, a quanto sta accadendo al Gridas, che dal 1981 a Scampia si impegna a promuovere e realizzare attività sociali ed educative, permettendo ai ragazzi una valida alternativa a quel marasma comunemente chiamato strada.

Tale associazione, la cui presidentessa Mirella La Magna era presente al corteo, è stata recentemente denunciata e condannata a pagare 10.000 € con immediato rilascio della struttura che occupa.

L'inadeguatezza di una burocrazia lenta e complessa può causare danni come questo promuovendo, a discapito della legalità, camorra, malaffare e morte. L’unione vista durante la manifestazione non può né deve essere pura utopia da palcoscenico: Che lo Stato si faccia sentire e, se necessario, stringa la mano a qualsiasi strumento educativo, burocraticamente approvato o meno, altrimenti saranno tutte chiacchiere commiste ad una banalizzazione del lutto. E questo, non ce lo possiamo più permettere.

#ANTONIO DI MAIO

Diecimila sfratti esecutivi notificati nel mese di febbraio alle famiglie napoletane: un numero notevole di persone che rischiano di finire per strada. Un numero che fa paura, di cinque volte superiore alla media degli anni precedenti, prodotto della pandemia e dello sblocco degli sfratti definito a livello nazionale dopo la sospensione decisa durante il lockdown. Nella maggior parte dei casi si tratta di “morosità incolpevole”, causata cioè dalla perdita di reddito a causa della crisi pandemica. Una situazione al limite del collasso, cosi come denunciano Cgil, Cisl, Uil, Sunia, Sicet, Uniat e Unione Inquilini che per tutto il mese di marzo si sono mobilitati per chiedere l’intervento del governo per trovare una soluzione alla sofferenza abitativa: la loro iniziativa nasce da una forte preoccupazione dovuta alla mancanza di politiche abitative strutturali. Dopo la pandemia e la ripresa delle esecuzioni degli sfratti, in Italia sono quasi centocinquantamila i nuclei che rischiano di perdere un tetto. I n un comunicato diramato lunedi scorso, i Sindacati Confederali e quelli degli inquilini hanno espresso " una forte preoccupazione per la situazione abitativa del Paese, caratterizzata dai pesanti riflessi della emergenza sanitaria, dalla ripresa generalizzata delle esecuzioni degli sfratti per “morosità incolpevole” dalle decine di migliaia di esecuzioni immobiliari sulla prima casa, dalla forte incidenza sui costi dell’abitazione, già proibitivi, dei rincari dal 60 al 100% delle utenze domestiche e sugli oneri condominiali per i servizi legati al consumo energetico, oltre al dato di ripresa dell’inflazione stimato dal 4 al 6%».

Secondo l’Istat nel nostro paese sono circa 866mila le famiglie povere che vivono in affitto e finora « PNRR e legge di Bilancio hanno disatteso le aspettative e ora è tempo che questo governo raccolga le istanze e riavvii una stagione di partecipazione con le parti sociali per intervenire sulla sofferenza abitativa che è impossibile negare e per la quale dobbiamo lavorare congiuntamente per trovare delle soluzioni atte ad evitare uno scontro sociale», sottolineano gli inquilini.

Anche questa emergenza è frutto del colpevole ritardo della politica che non ha mai realizzato un piano nazionale di edilizia residenziale pubblica (a canoni sostenibili). Al momento la mobilitazione ha raggiunto un primo risultato: l’apertura, all’inizio di aprile, di un tavolo di confronto periodico e strutturale sul tema degli sfratti e dell’emergenza abitativa.

Un primo passo che dà fiducia ma bisogna aspettare i risultati concreti: uno di questi può sicuramente essere il bando per la “morosità incolpevole” approvato dal Comune di Napoli a fine febbraio che prevede la concessione di contributi a favore degli inquilini morosi incolpevoli: come ad esempio chi ha perso il posto di lavoro o ha subito una forte riduzione del reddito a causa di cassa integrazione, riduzione dell’orario di lavoro, precarietà lavorativa, etc.

Una misura, prevista da un decreto legge del 2013 (chiesta con forza anche dalle associazioni dei proprietari), che può aiutare le persone in difficoltà economica a pagare l’affitto della propria abitazione, bloccando l’eventuale esecuzione dello sfratto. I contributi possono essere richiesti online mediante la piattaforma https://bandisociali.comune.napoli.it.

#GIULIA COMPAGNONE

Spesso il cuore di Napoli smette di battere, lo mettono a tacere forzosamente, senza dare nessuna spiegazione. Come è accaduto al Cimitero delle Fontanelle.

Il cimitero delle fontanelle è un antico cimitero della città di Napoli, situato in via Fontanelle. Chiamato in questo modo per la presenza in tempi remoti di fonti d'acqua, il cimitero accoglie circa 40.000 resti di persone, vittime della grande peste del 1656 e del colera del 1836. Ma il cimitero delle fontanelle è molto altro. È una sorta di linea di confine tra il mondo terreno e l’aldilà, un sito unico al mondo per storia e rilevanza culturale. Il cimitero delle fontanelle è stato chiuso a maggio del 2020 a causa della pandemia e a causa di problemi strutturali.

Sono stati fatti degli interventi di messa in sicurezza, ma ad oggi non è ancora avvenuta la sua riapertura.

Uno spiraglio di luce si è creato grazie ai “Giovani delle Fontanelle”, comitato di ragazzi che si impegnano quotidianamente per combattere la situazione di degrado del quartiere.

Ragazzi che negli anni hanno portato avanti tante battaglie, tra le quali anche quella della riapertura del cimitero tramite una petizione. Una petizione che ha coinvolto il quartiere e ha riportato l’attenzione su una situazione ormai inaccettabile. Infatti, sono tanti i turisti che si dirigono verso il cimitero inconsapevoli della sua chiusura e che sono costretti a ritornare indietro.

Inoltre, i commercianti della zona hanno subito e stanno subendo un ingente danno economico. Il flusso prima era continuo e, quindi, ne beneficiavano tutti gli esercizi commerciali.

Come Acquaquiglia del Pozzaro di Vincenzo Galiero, un basso che sorge in Via Fontanelle, dal quale si intraprende un viaggio nel sottosuolo, fra meraviglie e leggende. Il cimitero rappresenta un luogo strappato ai napoletani e alle decine di migliaia di turisti che ogni anno affollavano il sito e che oggi chiedono a gran voce la riapertura del cimitero.

Al momento, non c’è nessuna notizia su una futura data di riapertura.

Ed intanto la zona delle Fontanelle vive in un silenzio di attesa, con la speranza che il cuore pulsante del cimitero riprendi finalmente a battere.

#GRAZIELLA TETTA

Mondeghili di vitello al limone serviti come antipasto, gnocchetti di ricotta e patate allo zafferanno e paccheri "alla Vittorio" come primi. Tagliata di manzo al vino rosso con patata fondente e crema di carote aromatizzata alla cannella come seconda portata e infine un trionfo di dolci, prima della torta a tre piani a simboleggiare i tre anni insieme tra i 'quasi' sposi. Il tutto accompagnato da una selezione di vini, questo il menù del pranzo delle nozze dell’anno tra Silvio Berlusconi, anni 85 e Marta Fascina, anni 32. Tutti cibi morbidi da masticare perché tra lifting e dentiera lo sposo qualche difficoltà deve pure averla. Lo so sono cattiva e quando c’è l’amore si superano tanti scogli, anche lo scoglio n 53 che sono gli anni di differenza tra i due sposi, ma un qualche dubbio, credo un po' a tutti è venuto e, giusto rielaborando e volendo fare una citazione dotta “Fu vero amore? Ai posteri l’ardua sentenza”, certo che i due sposi, con i loro abiti da festa, facevano, come tutti gli sposi tanta tenerezza e ancor più la facevano i figli di lui, quelli nati dai due precedenti matrimoni che col sorriso sulle labbra, ma le tasche ben chiuse partecipavano al pranzo Lo so, lo so, non è corretto scrivere di matrimoni precedenti, perché quello a cui tanti hanno assistito, in presenza o sui TG nazionali e regionali o sui maggiori social, è un similmatrimoni, un qualcosa che della cerimonia di nozze ha tutti gli aspetti esteriori, ma nessun fondamento giuridico e legale. E allora la domanda più che lecita è PERCHE’?

Perché fare tutta questa manfrina per una cosa che non ha nessun valore legale, che non assicurerà alla sposa un’eredità sicura?

Non facciamoci uscire i lucciconi per la Creatura che tra qualche anno rimarrà senza un euro, non esaltiamoci per la testimonianza del suo amore puro e incondizionato, se anche le olgettine che hanno solo ballato per il Cavaliere ci hanno guadagnato almeno un appartamento e la Minetti, solo per essere andata a recuperare Ruby la nipote di Mubarak, un ruolo nella politica italiana. Marta che si è prestata a tutta questa scena e che da tre anni è la sua compagna ed è additata da molti come una giovane che va con un vecchio per interesse, qualcosa di più ci dovrà guadagnare.

Mi dispiace di quanto ho scritto, sembro una di quelle tristi figure che, con rabbia o con invidia o solo per il gusto di criticare, punta il dito verso un comportamento che giudica inaccettabile, in realtà ho voluto dare voce a quanti hanno riso o sorriso con ironia guardando le foto e i video, ascoltando le parole di un uomo che è riuscito a fare quello che molti vorrebbero: godersi la vita a dispetto di tutte le convenzioni e a dispetto di tutti, disinteressandosi di quelli che lo hanno messo alla berlina, del resto aveva l’appoggio di tanti personaggi che lo hanno applaudito, che hanno appoggiato: Gianni Letta con signora, Marcello Dell'Utri con la moglie, Fedele Confalonieri, Adriano Galliani con la compagna, Niccolò Ghedini con moglie e figlio, il medico personale del Cavaliere Alberto Zangrillo, Renato Della Valle, oltre ai parlamentari Licia Ronzulli, Anna Maria Bernini, Antonio Tajani, Valentino Valentini, Vittorio Sgarbi, l'amministratore delegato di Fininvest, Danilo Pellegrino con la compagna, l' ad di Publitalia, Stefano Sala, e il presidente del Consiglio di Vigilanza della Rai, Alberto Barachini e scusate se è poco se gli invitati alle nozze simboliche fossero personaggi di spicco del panorama economico e politico italiano, anche se su tutti brillava lui, quello più applaudito, atteso, quello che ha animato la giornata con la sua presenza, no, non il cane Dudù che con sua moglie Dudina è stato sfrattato insieme alla Pascale in una villa regalatele dal Cavaliere, ma lui, Gigi D’Alessio che intonando pezzi come ‘Malafemmina’ e ‘O Sarracino’ ha fatto non solo ballare tutta la sala, ma anche cantare insieme a lui l’ex Premier. Ce n’è stato per tutti: oppositori e sostenitori, per chi ha voluto guardare i finti nubendi con occhi sognanti e per chi li ha guardati con ironia. Unica certezza è che il ballo degli sposi è stato sulle note de ‘O surdat nnammurat.

#CARMEN COSTABILE

Il 22 marzo di ogni anno si festeggia l’acqua, l’elemento sinonimo di vita. istituire un #worldwaterday ha l’obiettivo di mettere in luce alcuni aspetti sulla distribuzione dell’acqua sul Pianeta, sul suo effetto sul clima, per sensibilizzare e coinvolgere il maggior numero di persone possibile, rendendole consapevoli del consumo di acqua e limitando gli sprechi di una risorsa così preziosa. Quest’anno l’attenzione è stata posta sulle acque sotterranee, a noi invisibili ma il cui impatto è ben visibile ovunque, da esse infatti dipende l’approvvigionamento idrico della popolazione. L’Italia, paese a stress idrico medio-alto, ma così come l’intera popolazione mondiale, dovrebbe sempre ricordare che l’acqua non è una risorsa che possiamo creare da zero, bensì soltanto cercare di gestire nel modo più efficace possibile. La nostra sensazione di onnipotenza, grazie al fatto che oggi viviamo in un’illusione che ci porta a non preoccuparci dell’acqua (d’altronde basta sollevare la leva del rubinetto, e il gioco è fatto!) non deve farci dimenticare che ogni singola attività economica, così come la nostra stessa vita, è possibile solo grazie all’acqua. Non solo, ad oggi secondo l'ONU 2,2 miliardi di persone non hanno accesso ad acqua corrente, e in Italia siamo molto indietro con la raccolta delle acque piovane e la tutela delle falde acquifere: la rete dell'acqua potabile perde il 42% tra quella immessa e quella erogata.

A proposito di acqua potabile, sentite il paradosso: In Italia l’acqua del rubinetto è tra le migliori in Europa in termini di purezza, ma continuiamo ad essere i primi consumatori a livello europeo di acqua in bottiglia. A disincentivare il consumo sembrano essere principalmente due fattori: alcuni falsi miti sul fatto che possa arrecare danni alla salute e il sapore non sempre neutro.

Per il secondo fattore esistono soluzioni pratiche e convenienti: acquistare una caraffa filtrante o filtri applicabili direttamente al rubinetto, oppure rifornirsi da una “casa dell’acqua” (soluzione diffusa negli ultimi 10 anni in diversi Comuni italiani; a Napoli, ovviamente, è tutto sempre più difficile e utopico). Per il primo fattore, invece, basta informarsi da fonti certe. È bene subito chiarire due cose: 1. L’acqua calcarea non è causa di calcoli renali 2. Il cloro utilizzato per la disinfezione non rappresenta un pericolo per l’organismo. Il calcare presente nell’acqua, sebbene rovini gli elettrodomestici, non fa male, anzi, essendo costituito da Calcio e Magnesio aiuta a prevenirli. È bene infatti ricordare che la formazione dei calcoli, per lo più costituiti da ossalato di calcio, dipende in molti casi da una predisposizione individuale o familiare, ed è essenziale bere in abbondanza e di frequente nell'arco della giornata. Questo è ciò che conta maggiormente, oltre ad una dieta povera di sale e di proteine animali. Per quanto riguarda invece la clorazione, come mezzo chimico maggiormente utilizzato per eliminare potenziali contaminazioni microbiologiche, questo risulta essere innocuo. Per legge, infatti, il cloro libero dopo la disinfezione è pari allo 0,2 mg/l, una quantità decisamente ininfluente quindi. Piuttosto, invece, l’acqua può subire alterazioni se conservata a lungo in una bottiglia di plastica, in condizioni ambientali non ottimali, dove si potrebbe favorire la migrazione di materiali plastici nell’acqua.

Quindi, diamo più fiducia alla nostra acqua del rubinetto e, soprattutto, assicuriamoci di bere sempre a sufficienza!

Il Casavecchia, è coltivato nella provincia di Caserta precisamente nella zona tra la piana di Pontelatone e la fascia collinare che va verso il Matese e il Sannio. E' un vitigno le cui origini sono poco conosciute, e ottiene la denominazione di origine controllata soltanto nel 2012.

Una leggenda tramandata tra i contadini ne fa risalire la scoperta in un vecchio rudere noto come “’a casa vecchia”E' un vitigno “misterioso”, infatti nessun ampelografo ne ha mai parlato e nonostante i progressi nella mappatura genetica dei vitigni, presenta caratteristiche molto originali ed è escluso che possa essere un clone di un altro vitigno. L’unico legame del Casavecchia con l’antica viticoltura Campana coincide con la località romana “Trebula baliniensis” facendo così pensare che il vitigno sia all’origine del vino “Trebulanum” decantato da Plinio il Vecchio.

Chi è Sara Carusone? Tre pregi e tre difetti Una laureata in Filologia Moderna con il massimo dei voti che, dopo essersi perdutamente innamorata della storia del Pallagrello, si è ritrovata a discutere una tesi in Storia del Mezzogiorno sui vini e i vitigni di Terra di Lavoro, maturando poi una passione per il vino che oggi occupa un posto in prima fila nella sua vita. I suoi pregi, e punti di forza in ambito lavorativo, sono la determinazione, l’ambizione e la curiosità, uno sprono nel raggiungimento degli obiettivi prefissati.

I difetti: precisione, perfezionismo, e testardaggine. La sua volontà è granitica.

Da dove nasce il progetto La Masserie?

La Masserie nasce da una famiglia che, mossa dall’amore e dalla passione per la natura e per la terra, ha accettato la sfida di fare impresa sul proprio territorio. Una sensibilità personalmente ereditata da nonno Antonio che, oggi come quando ero una bambina, ritrovo a dar cure alla sua vigna più serrato di un grappolo di Pallagrello nel dispensare il suo sapere e la sua esperienza.

Raccontaci del Casavecchia e delle etichette che producete da questo vitigno.

Il Casavecchia è, insieme al Pallagrello, un vitigno autoctono del nostro areale e su cui abbiamo deciso di puntare per valorizzare il nostro territorio. Un vitigno dalle origini popolari e misconosciute, difficile da lavorare sia in vigna che in cantina a causa del suo grappolo molto spargolo che presenta inoltre acini con maturazioni differenti. Ma nonostante le mille difficoltà è in grado di emozionare per la sua rusticità che è un chiaro richiamo al territorio in cui viene prodotto. Il Casavecchia si declina in tre diverse etichette: Vinalia, è la versione che affina minimo dieci mesi in acciaio, Oblivium, affina 12 mesi in barrique di rovere francese, e Veritas, la versione rosata.

Visione futura sul Casavecchia Immagino un futuro in “rosa” per il Casavecchia, perché i nostri primi timidi tentativi stanno dimostrando che questo vitigno si esprime bene anche nella versione rosata. Tra l’altro, se per lungo tempo questa tipologia di vino è stata bistrattata e sminuita, oggi si assiste ad un’inversione di tendenza. Dunque, perché non scommettere su un Casavecchia rosato che forse aspetta solo di essere comunicato?

Oltre che ad occuparti dell’azienda sei anche un’insegnante. Di cosa avrebbero bisogno le nuove generazioni per approcciarsi al mondo del vino?

Penso che le nuove generazioni debbano innanzitutto avere curiosità e affinché possano avvicinarsi al mondo del vino con il giusto approccio, occorre un impegno corale, a partire dalle scuole, per farne crescere la cultura. Solo facendo conoscere loro le origini, le tecniche produttive e di degustazione, anche attraverso l’esperienza diretta presso realtà vitivinicole del territorio, sarà possibile incuriosirli sulla ricchezza che racchiude un calice di vino: vitigno, territorio e lavoro dell’uomo.

Infine la nuova generazione del vino che compito dovrà avere?

Credo che la nuova generazione debba avere il coraggio di scommettere sul proprio territorio, credendo nelle sue potenzialità e lavorando in sinergia con ristorazione e turismo.

#LELLO CONSOLO

#HASTAGDELLASETTIMANA

Twitter sembra essere diventato l'ufficio stampa di Miss Italia. Tutti vogliono la PACE NEL MONDO, ma è solo una frase vuota finché ci saranno dittatori, sopraffattori, venditori di armi e criminali. Perché sono tutti pacifisti, ma poi trovano due briciole sul balcone e minacciano di morte il vicino. Certo venire al mondo in questo momento storico potrebbe essere una iattura, l'account @tremenoventi ci racconta una discussione: “ per evitare di nascere in questo periodo lo spermatozoo, quasi arrivato all'ovulo, si ferma e dice al secondo – vada lei- no guardi era lei il primo non sarebbe corretto - no, mi creda, io correvo per allenarmi - non posso accettare - e intanto il terzo finge un infortunio alla caviglia”.

Le notizie dal fronte devono essere sempre controllate. Sembra, però, che una donna ucraina abbia abbattuto un drone con una buatta di pummarola, l'account di Marco Noel commenta: “ la Russia può sempre contare sull'appoggio di Pachino”.

L'account di @Stopardi fa notare:” la signora ha usato i pomodori in barattolo perché quelli a grappolo sono vietati” armi non convenzionali.

Ma le notizie si rincorrono, pare che una dolce nonnina abbia avvelenato 9 soldati russi offrendo loro una fetta di torta, un account anonimo l'ha soprannominata: “ Killer fetta a latte”.

L'account di @Agostino ha una teoria: “fanno la guerra col barattolo di pomodori e con la torta avvelenata forse perché in Ucraina masterchef lo conduce Chuck Norris”, probabile. Ma non ci sono solo notizie di guerra, questa è stata la settimana della festa del papà, @genio78 si pone una domanda:” Ma se tutti i papà e le mamme sono stati splendidi esempi, di chi son figli tutti 'sti pezzi di m**** che incontro in giro?” Ma il papà è sempre il papà e i figli faranno gli auguri comunque, come l'account di @nondirlo: “ +++Auguri papà ovunque tu sia+++ Sono in salotto e togliti da casa mia che hai 40 anni” beh! Come dargli torto. Chiudiamo con un dolce pensiero, l'account di @Concetta si lamenta che la pubblicità dei cioccolatini Perugina fatta da Dolce & Gabbana imperversi anche quando i bambini guardano i cartoni animati, per questo cambierà marca di cioccolato.

L'account ufficiale della Perugina risponde prontamente: “Qui ai laboratori Perugina prendiamo molto sul serio i reclami dei nostri affezionatissimi clienti. Per questo motivo abbiamo creato per te, cara Concetta, i Bigotti perugina: un sottile guscio di cioccolato italiano che racchiude al suo interno un dolce cuore di pregiudizio”. That's Twitter, alla prossima.