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L’uomo del Monte Baldo

Apartire dagli anni Duemila «Architetti Verona» ha più volte incrociato il percorso di Eugenio Turri, ospitando suoi scritti o pubblicando riflessioni sulle sue ultime pubblicazioni, un percorso lungo quarant’anni che ha lasciato una traccia profonda nel mondo degli studi geografici e socio-antropologici.

Per questa consuetudine con la sua opera non ci può sfuggire la recente nuova edizione del volume Il Monte Baldo (Cierre edizioni, 2022) pubblicato la prima volta all’inizio degli anni Settanta e poi in una seconda, rinnovata edizione nel 1999.

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Rispetto alla grafica rinnovata e a un inserto fotografico inedito, nulla cambia dalle precedenti edizioni per quel che riguarda il “metodo

Turri” di indagine di un territorio, fatto di una stratificazione di esplorazioni – anche con il contributo di altri studiosi – che lette nel loro insieme restituiscono tutta la complessità del mondo Monte Baldo.

Perché è proprio così che Turri definisce il Baldo, un modello di mondo: «Nel Monte Baldo c’è la varietà delle storie e c’è il tempo lungo. Ossia c’è tutto: quasi possiamo parlare del monte Baldo come di un mondo, totalità, nel senso che rappresenta non tanto una fetta di mondo, quanto un modo di essere del mondo».

Il libro si snoda perciò attraverso i diversi aspetti che caratterizzano ogni “mondo” a partire dalla storia dell’immagine che di esso si è avuta nel

Eugenio Turri

IL MONTE BALDO

Cierre Edizioni, 2022, pp. 392

Introduzione di Mauro Varotto

Presentazione di Dario Zampieri

Inserto fotografico di Flavio Pettene

Contributi di Michele Bertucco, Giuseppe Campagnari, Maurizio

Delibori, Cesare Lasen, Gianfranco

Prandini, Ugo Sauro, Gian Maria

Varanini, Dario Zampieri, Daniela Zumiani

A cura di Lucia Turri corso dei secoli: dal Medioevo, quando esso era luogo di pellegrinaggi ma anche campo d’esplorazione avvolto in un’aurea mitologica per i primi botanici, e poi nel Cinquecento quando con gli studi di Francesco Calzolari inizia lo studio scientifico delle sue caratteristiche naturalistiche. E poi via via attraverso la visione Cinquecentesca e Seicentesca che fece del Baldo luogo d’elezione europeo per lo studio della flora – con tour organizzati con tanto di tappe e itinerari programmati – per arrivare all’Ottocento con l’escursionismo romantico e ciò che esso rappresentò per la sua conoscenza, assai meno scientifica e più soggettiva e visionaria. Per terminare con la visione dei moderni alpinisti e le conoscenze scientifiche dei geologi e dei moderni ambientalisti.

Alla storia dell’immagine si affianca la storia delle conoscenze scientifiche costruite nel corso degli anni riguardo alla sua genesi geologica, alla sua flora e fauna, al clima, per arrivare al cuore dell’indagine di Turri, finalizzata alla comprensione di questo territorio, e cioè alla storia dell’insediamento umano, delle sue forme e della sua evoluzione. A partire dallo spazio e dai rapporti che con esso hanno costruito le popolazioni che qui si sono insediate, dalla formazione delle contrade e delle malghe, egli tenta di comprendere e ricostruire i modi di vita tradizionali e, scendendo ancora più in profondità nell’indagine antropologica, a riconoscere gli esiti che l’insediamento umano ha stratificato, nel corso della storia, sul territorio.

01. Un muro a secco lungo le creste del Baldo, partendo da malga Colonei e arrivando alla bocca di Naole.

02. Veduta panoramica del monte Baldo e dell’altopiano della Lessinia, divisi dalla Val d’Adige.

03. Il caratteristico profilo del Baldo visso dal basso Garda.

04. Copertine vintage delle precedenti edizioni.

Il percorso di Turri come geografo ha affiancato a una instancabile conoscenza diretta dei paesi del mondo conosciuti in lunghi viaggi di studio, con una altrettanto puntigliosa e programmatica ricerca a livello locale del proprio territorio – era nato a Grezzana ma ha vissuto nella maturità a Cavaion Veronese –, in particolare della Lessinia e dell’area del Baldo Garda, che costituiva il suo “territorio-laboratorio”. •

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