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APPUNTI DI VIAGGIO AMERICANI. TRA IOWA E HOPI
Paolo Trichilo
Grazie a una borsa di studio, nel 1986 ho trascorso un semestre presso la University of Iowa, Iowa City, sede di un bel college statale, tra cui un ottimo dipartimento di scienze politiche.
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L’Iowa è il 29º stato federato degli Stati Uniti d'America, essendo entrato nell'Unione nel 1846. Il nome deriva, come nel caso di molti altri Stati, da una tribù di nativi, gli Iowa appunto (di ceppo Sioux), che abitarono queste terre fino al 1836, quando le cedettero e si ritirarono nell'Oklahoma. Iowa City fu capitale dello Stato fino al 1857, quando venne trasferita a Des Moines e l’Università ha sede nell’Old Capitol. Vi migrarono soprattutto tedeschi e scandinavi, che vi trovarono un paese per eccellenza agrario.
Sarebbe uno stato sostanzialmente sconosciuto se non fosse che ogni quattro anni lì prende il via la corsa per le elezioni presidenziali attraverso il caucus1 dell’Iowa. Da quella prima consultazione si cominciano a misurare le intenzioni dell'elettorato, anche se lo Stato non costituisce un indicatore molto rappresentativo degli elettori a livello nazionale, e i candidati che risultano più deboli preferiscono ritirarsi da una competizione molto costosa. Pochi sanno invece che uno dei dipinti più iconici e rappresentativi dell’arte americana e in generale moderna, American Gothic, è stata dipinta in quello stato da Grant Wood (Anamosa, 1891 – Iowa City, 1942). Nel 1930 Wood osservò a Eldon una piccola casa in legno e decise di dipingerla, usando sua sorella e il suo dentista come modelli per un contadino e sua figlia, vestiti come se provenissero dal suo vecchio album di famiglia. Lo stile e la rigida frontalità si ispirano all'arte rinascimentale fiamminga, che Wood studiò durante i suoi viaggi in Europa, ma dopo essere tornato a stabilirsi in Iowa, Wood apprezzò sempre di più le tradizioni e la cultura del Midwest, che celebrò in opere come questa. Il Gotico americano, spesso inteso come commento satirico sul Midwest, divenne rapidamente uno dei dipinti più famosi d'America e oggi è saldamente radicato nella cultura popolare del paese.
1 Termine mutuato dagli indiani americani, che indica lo "stare seduti per terra a gambe incrociate davanti alle tende". È un sistema di ritrovarsi per discutere e votare in riunioni (i caucus, appunto) che possono tenersi nelle chiese, nelle scuole, in luoghi pubblici o persino nelle case private, aperte a tutti quelli che si "iscrivono" al partito, processo assai informale per il quale può bastare la firma sotto un manifesto programmatico, anche senza pagare quote o aderire a statuti
Dall’Iowa ebbi modo di visitare in versione low cost alcune regioni dell’Altopiano del Colorado, la vasta zona geologica (tra Colorado, Arizona, Utah e New Mexico) dove la Natura si esprime in una varietà di forme fantasmagoriche.
Zion National Park (Utah), dove la strada principale (Zion Canyon Scenic Drive) corre in alto anziché sul fondo del canyon, è esteso (593 km²) e impervio, con un'altitudine tra 1.100 m e 2.660 (monte Horse Ranch). Cuore del parco è il canyon di Zion, una gola lunga 24 km e profonda 800 m, dove si trova il Tempio di Sinawava (il dio coyote degli indiani Paiute) e si possono ammirare alcune tra le più spettacolari formazioni rocciose del parco. Il nome Zion deriverebbe da uno dei primi coloni mormoni insediatisi nel 1863 (che riteneva di aver trovato la biblica Sion).
Arches National Park (Utah), (309 kmq, altitudine tra 1200 e 1700 m), si contemplano giganteschi archi naturali di arenaria che sorgono maestosi a poca distanza l’uno dall’altro. Ciò che colpisce è la loro concentrazione in quell’area, mentre nel resto del grande west americano sono rarissimi. Se ne contano oltre 2.000, insieme a altri straordinari esempi di caratteristiche geologiche, tra cui ponti naturali, finestre, guglie, rocce in equilibrio, di cui si può godere nel loro maestoso contesto naturale.
Del Bryce Canyon National Park (Utah), (145 km², altitudine tra 2400 e 2700 m) l’emblema sono gli hoodoos, particolarissime formazioni rocciose plasmate da millenni di intemperie. I fenomeni erosivi hanno scavato nelle zone più friabili e le lingue che ancora resistono sono invece caratterizzate da roccia più dura, estendendosi paralleli fra loro. Anche se questo tipo di formazioni si trovano altrove nel Colorado Plateau o anche in Europa, solo nel Bryce Canyon sono così numerose e su ogni versante collinare, a migliaia, in un territorio sconfinato.
Monument Valley Navajo Tribal Park è una vasta area rocciosa modellata nei secoli dall’acqua e dal vento, di straordinaria spettacolarità, al confine fra Arizona (32 kmq) e Utah (74 kmq) a un’altezza media di 1.500 m. La pianura è cosparsa da una sorta di guglie, dette butte o mesas a seconda della loro conformazione, formate da roccia e sabbia a forma di torri dal colore rossastro (ossido di ferro) con la sommità piatta. L’area, resa celebre dal cinema2 , fa parte della Navajo Nation, la seconda più grande tribù indiana riconosciuta negli USA, dotata di un suo governo che opera sotto la giurisdizione del governo federale.
2 In particolare dai film western Ombre Rosse, Fort Apache e Rio Grande diretti da John Ford ed interpretati da John Wayne ma anche da C’era una volta il West di Sergio Leone e in tempi più recenti scene di Ritorno al Futuro III, Mission Impossible II e Forrest Gump
Nel Grand Canyon National Park (Arizona), 4927 km², inserito nella lista dei patrimoni dell'umanità UNESCO, si trova il Grand Canyon, una gola del fiume Colorado. Il fiume nel corso dei millenni ha contribuito con i suoi detriti a costruire il Colorado Plateau, creando poi questa gigantesca spaccatura larga in media 16 km e lunga 446. Il Canyon divide il parco a metà (North Rim e South Rim), ma, nonostante la distanza in linea d’aria fra i bordi sia minima, non esistono vie di comunicazione diretta (tranne il Navajo Bridge).

Nell’ambito di quel viaggio on the road incontrammo casualmente un nativo Hopi che ci ospitò a casa sua dove ci raccontò delle credenze e riti della tribù. Fu davvero l’apertura di una finestra su “un altro mondo”, che merita grande rispetto, esprimendo una cultura impregnata di spiritualità e senso morale (vedi poesia).
La riserva degli Hopi (6.557 km2), fondata nel 1882, si trova nel mezzo di quella dei Navajo. Gli Hopi (all’incirca “il popolo pacifico”), ca. 20.000 secondo il censimento del 2010, sono una nazione sovrana all'interno degli Stati Uniti con rapporti con il governo federale. Vivono in comunità indipendenti su tre mesas (altipiani); il villaggio più antico, Old Oraibi, è abitato fin dal 11503 . L'architettura dei villaggi ricorda i pueblos dell'antica cultura degli Anasazi, con abitazioni che possono raggiungere i cinque piani. Storicamente indicati come popolo Pueblo, i loro insediamenti furono descritti dal frate Marcos de Niza come grandi città colme d'oro e furono per questo oggetto di una violenta spedizione spagnola nel 1540. Nel XVI secolo i Navajo giunsero in quella regione, anche se la vicinanza tra gli Hopi, sedentari e coltivatori di mais, e i nomadi cacciatori Navajo, non fu sempre facile.

Le katchina, piccole bambole intagliate nel legno che rappresentano divinità impiegate durante le cerimonie, sono una tipica produzione Hopi, come i gioielli in argento e la ceramica, la cui lavorazione è considerata quasi un’attività sacra, come nella maggioranza delle culture indiane del Sudovest4 .
3 Secondo la leggenda, gli Hopi avrebbero attraversato il Nordamerica per sfuggire all’invidia e alla gelosia e le pitture murali dei loro antenati nelle grotte narrano storie del passato e cerimonie sacre.
4 Per approfondimenti vedasi http://www.giovannidelponte.com/hopi-riserva-navajo-e-nativi-americani/ In esso si indica che varie informazioni sono tratte dal libro Capo Sole. L’autobiografia di un indiano hopi, Rusconi Libri Per un inquadramento più generale della storia dei nativi americani consiglio Seppellite il mio cuore a Wounded Knee di Dee Brown (Mondadori, Oscar Storia, 2009)
