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Breve storia del 33° Reggimento Artiglieria Campale

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Chi si riconosce?

Chi si riconosce?

Breve storia del 33° Reggimento Artiglieria Campale

Canale d'Otranto, dicembre 1940. Fanfara del 33° Reggimento suona durante la traversata

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Chi legge questo titolo si chiederà perché mai questo giornale ospiti un argomento riguardante un reparto che non ha avuto niente a che fare con le truppe alpine. In effetti non è del tutto vero in quanto questo reparto per molti versi potrebbe essere scambiato con un nostro reparto di artiglieria da montagna. Tale è stata la somiglianza che ci si è chiesti se fosse da considerare un reparto alpino. Un articolo a firma di Placido Guerra apparso su L’Alpino in data 22 marzo 2019 nega questa possibilità perché sul cappello, pur identico al nostro, il fregio era diverso. La storia del 33° Reggimento è molto lunga però mi soffermerò in modo particolare sulle vicende accadute nel periodo della sua permanenza a Cefalonia, alle dipendenze della Divisione di fanteria Acqui. Ma andiamo per ordine. Il 33° Reggimento Artiglieria venne costituito a Terni il 1° gennaio 1915 e prese parte alla Grande Guerra. Il 1° agosto 1920 venne sciolto e i suoi gruppi concorsero a costituire il 37° Reggimento Pesante Campale, successivamente diventato il 7°. Il Reggimento venne ricostituito su tre gruppi ed una batteria antiaerea il 25 agosto 1939 e confluì nella Divisione di fanteria Acqui. Nel giugno 1940 partecipò sul fronte occidentale alle azioni contro la Francia e a dicembre venne trasferito in Albania. Seguendo le sorti della Divisione Acqui venne incaricato di presidiare le Isole Ionie di Corfù, Zante, Santa Maura e Cefalonia costituendo ad agosto del 1942 cinque sezioni da 70/15 per il potenziamento della linea marittima. Dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943 condivise la tragedia della propria Divisione. Gli ufficiali del 33° furono i più ardimentosi e non vollero cedere le armi ai tedeschi, anzi reagirono con coraggio. Ordini superiori contraddittori, mancanza di rifornimenti e senza copertura aerea alla fine furono sopraffatti. La reazione dei tedeschi, assetati di vendetta per l’armistizio di Cassibile e ancor più infuriati per la reazione dei nostri soldati che non si arresero docilmente, fu particolarmente spietata. Le stime sul numero delle vittime sono incerte a seconda delle fonti e delle circostanze, rientranti nel computo comunque si possono ritenere realistici i seguenti dati: - morti durate i combattimenti 1300; - soldati inermi fucilati nonostante si fossero arresi 5000; - soldati morti in mare per il naufragio delle navi che li portavano sul continente 3000. Solamente

Piroscafo Oria Un ufficiale sul pezzo d'artiglieria

Antonio Drago e Alberto Ridolfi morti durante il naufragio Ufficiali (a destra il col. Bonaccorsi)

Igoumenitsa, maggio 1941. Sfila una batteria someggiata del 33° Reggimento

una sessantina di nostri soldati riuscì a sottrarsi alla cattura aiutati dalla popolazione e dai partigiani del luogo. Va ricordato che le imbarcazioni per il trasporto dei prigionieri, vere carrette del mare, erano stipate di soldati oltre ogni limite e senza alcuna attrezzatura di emergenza. Molte affondarono dopo aver urtato delle mine o per mano dell’aviazione alleata. Desidero ricordare anche la tragedia, a lungo dimenticata, del piroscafo Oria. L’11 febbraio 1944, carico di prigionieri che non avevano aderito alla Repubblica Sociale Italiana, salpò da Rodi diretto al Pireo. Il giorno successivo, durante la traversata, fu investito da una violenta tempesta che lo scagliò contro gli scogli dell’isolotto di Patroclo dove affondò. Persero la vita oltre 4000 soldati molti dei quali rimasti senza nome. Scorrendo le fotografie dei 369 militari pubblicate sul sito www. piroscafooria.it si possono vedere le immagini di tre soldati due dei quali con il cappello alpino ed uno accanto al mulo. Altre vittime del 33° Reggimento. La resistenza della Divisione Acqui, e con lei il 33° Reggimento, è considerata il primo atto della Guerra di Liberazione compiuta dal Regio Esercito che, proseguendo su diversi fronti, si concluse il 19 aprile 1945 a Poggio Scanno alle porte di Bologna. La storia del Reggimento è proseguita anche dopo la fine della guerra diventando nel 1947 33° Reggimento da Campagna “Folgore” con sede attuale nella caserma Luigi Cadorin a Treviso. Ringrazio per la cortese collaborazione: Orazio Pavignani dell’Associazione nazionale divisione Aqui che mi ha fornito documenti e immagini e il Gruppo Oria per l’autorizzazione ad usare le immagini del sito www.piroscafooria.it.

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