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Vendono solo fumo

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Onoranze Funebri

Onoranze Funebri

di Esposito Emanuele

Tutto secondo copione, alla festa della Repubblica al Marconi club, cerano tutti, in prima fila con le sedie personalizzate e dietro i sudditi, il popolo senza voce senza un adeguata rappresentanza.

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Dopo la messa, che sfido chiunque dei presenti di averla ascoltata, il loro scopo era quello di farsi vedere, sentirsi dire io c'ero, ci sono stato. E lo fanno notare con orgoglio, perché bastano pochi minuti e il mondo social viene a conoscenza della loro presenza, arriva il loro momento di andare in scena.

Per loro il palcoscenico, che in questo caso c'era veramente, è come recitare; loro non vogliono essere comparse, ma protagonisti. E tutti i discorsi secondo copione, che tutti iniziano con la solita frase: ringrazio tizio, caio, Giulio Cesare, Ponzio Pilato etc.

Ma ringraziano anche noi, sudditi seduti dietro, dicendoci che noi siamo importanti, per il sistema Italia, noi siamo ambasciatori di non so cosa, ci vengo io a dire che loro stanno lavorando per noi. Discorsi privi di sostanza, ovvero vendono fumo.

Del resto loro sono bravi a venderlo e finita la commedia, tutti a farsi i selfie e poi un piccolo rinfresco solo per loro, come del resto la festa della Repubblica organizzata dal Consolato.

E finito il rito pagano, il giorno dopo tutto rimane com’era ieri, cioè il nulla.

È giusto festeggiare la nascita della nostra repubblica, ovvero la democrazia parlamentare, e di questo ringrazio il Marconi che ogni anno organizza questa manifestazione, un momento di comunità sicuramente, ma vorrei ricordare che si festeggia la festa di tutti gli italiani, non dei ceti, non della razze.

Vorrei fare un appello perché il prossimo anno si eviti questo supplizio dei “comizi” e di ringraziamenti e invece di far parlare questi “illustri incravattati” non si faccia parlare la gente comune, magari aprendo a un dibattito pubblico e portare all’attenzione, in un confronto civico e aperto, le problematiche degli Italiani in Australia.

Il 2 giugno è una festa sacra per la nostra amata Patria e non si può renderla una sfilata d’ipocrisia pura. Non si possono tenere discorsi senza emozione, tanto per fare, perché lo devo fare, ci devo essere... come del resto fanno in Parlamento: presenza sì, ma contenuti zero.

Io continuo nella mia battaglia, di portare all’attenzione di quelle poche persone che votano, seriamente, senza trucchi e senza inganni, di non farvi più prendere in giro da questi manipolatori della parola; voi siete molto meglio di loro, e seppure ci dividono con sedie personalizzate noi siamo la loro linfa, sta a noi decidere quando staccare la spina.

Non fatevi abbindolare da una foto a dal loro carrozzone, perché vendono solo fumo.

A vent’anni credevo di essere anarchico ma in realtà ero solo confuso riguardo al funzionamento delle cose. Cercavo disperatamente di trovare il mio posto nel mondo e comprendere le dinamiche sociali e politiche che lo circondano.

Frequentavo un circolo repubblicano a Faenza, anche se non conoscevo bene il significato dell'edera nello stemma, ma apprezzavo la buona cucina a prezzi convenienti che il circolo offriva ai soci.

Tuttavia, venni espulso dal circolo perché sostenevo che l'invasione della Cecoslovacchia da parte dei carri armati sovietici fosse stata una vigliaccata tremenda. Sostenevo che la guerra è un crimine dei governi e dei generali contro i popoli. Essere espulso deve essere stata la passione della mia vita: espulso dall’asilo di Santa Teresa, espulso dalla scuola elementare, espulso dall’avviamento… ed ora, anche dal circolo dei Radicali

Cantavo "Il disertore" di Boris Vian, una canzone che affronta il tema della disobbedienza militare e della critica alla guerra, esprimendo la volontà di non prendere parte a conflitti che portano alla morte di persone.

Pensavo che lo scopo principale della guerra fosse distruggere le città, brutalizzare i bambini e arricchire gli speculatori e i fabbricanti d'armi. Avevo un'opinione molto negativa sul nazionalismo, considerandolo un crimine contro la pace e la libertà. Credevo che il concetto stesso di nazione e la retorica della patria sarebbero stati superati dalla fratellanza tra i popoli, e che le frontiere non avessero senso.

Ripetevo che “La nostra pa-

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