Il viaggio - Tra scoperte, storie e meraviglie

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www.planck-magazine.it www.planck-magazine.it NUMERO 29 IL VIAGGIO Tra scoperte, storie e meraviglie POSTE ITALIANE S.P.A. –SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALE –70% NE/PD € 21,00copia singola € 8,50 Autorizzazione del Tribunale di Padova numero 4093 del 21 novembre 2013 ISSN 2284-0761ISBN 978 88 5495 615 5Numero 29Quadrimestrale Giugno 2023 / Settembre 2023 10 (2013-2023) ANNI

DI VIAGGI, ERRORI E SORPRENDENTI SCOPERTE

Grandi teorie scientifiche sono nate, letteralmente, in viaggio. Quella di Charles Darwin è la più famosa: cinque anni di circumnavigazione del globo sul Beagle, raccogliendo minerali, fossili, campioni di piante e animali, e annotando sui taccuini di viaggio quei pensieri arditi che al ritorno diventeranno un modo completamente nuovo di pensare alla natura e al posto della specie umana in essa. Ma anche altri grandi naturalisti dell’Ottocento fecero viaggi avventurosi in oceani ancora poco esplorati: Alfred R. Wallace, Thomas H. Huxley, Joseph Hooker.

Fu un viaggio all’equatore, nelle isole di São Tomé e Príncipe, a permettere al grande astrofisico inglese Arthur Eddington di confermare (nonostante le nuvole) una delle predizioni della teoria della relatività generale di Albert Einstein. Mezzo secolo più tardi, un altro viaggio, immaginato tempo prima dalla fantasia di Ariosto e di Jules Verne, porterà i primi esseri umani

sulla Luna. Il punto è che la scienza stessa è un viaggio, talvolta fisico, più spesso mentale. Si parte per una meta (la domanda di ricerca), si scelgono i mezzi di trasporto (ipotesi e teorie), si mette carburante (gli esperimenti, le osservazioni) e si parte, sapendo fin dal principio che si dovranno spesso cambiare il percorso e i mezzi.

Il viaggio della scoperta termina raramente nel luogo che si era previsto in partenza, e ancor più raramente ci si arriva per la via che si era programmata. L’inatteso irrompe sempre, come in ogni viaggio degno di questo nome (il primo nemico del viaggio è il turismo di massa). Più frequentemente, ci si lascia affascinare da una deviazione, da un errore di calcolo, da un toponimo strano sulla mappa. Si insegue quella nuova pista inaspettata e, con un pizzico di fortuna, ci si imbatte in una delle meraviglie del metodo scientifico (ma anche dei viaggi della vita): scoprire ciò che non si stava cercando. Si chiama serendipità ed è un dono prezioso. Per trovarla, non vi resta che mettervi in viaggio nella scienza!

Telmo Pievani è filosofo della scienza specializzato in studi sull’evoluzione e nella comunicazione della scienza. Insegna all’Università di Padova, è autore di numerosi libri per adulti, per ragazze e ragazzi. Ha collaborato e collabora tutt’ora alla realizzazione di importanti progetti di comunicazione della scienza come il Festival della Scienza di Genova, il Museo delle Scienze di Trento (il Muse), il nuovo allestimento dell’Orto botanico di Padova, il Parco Natura Viva di Bussolengo (VR). Scrive per riviste come Le Scienze e Micromega; è direttore del magazine online dell’Università di Padova Il Bo Live. Insieme a Federico Taddia e alla Banda Osiris porta a teatro progetti teatrali e musicali a tema scientifico come Il maschio inutile. Sempre insieme a Federico Taddia ha realizzato il programma di Radio24 La Scienza e la tecnologia spiegate a mio figlio. Ha condotto La fabbrica del mondo con Marco Paolini, andata in onda su RAI 3.

PLaNCK! è nata nel 2013 da un’idea dell’associazione Accatagliato che si occupa di divulgazione scientifica per ragazzi e ragazze, scuole e famiglie in tutt’Italia (www.accatagliato.com). La redazione di PLaNCK! è composta da soci di Accatagliato che si occupano di ideare e realizzare i contenuti della rivista, e a cui si aggiungono collaboratori esterni esperti. Da sempre PLaNCK! ha un comitato scientifico composto da docenti e ricercatori dell’Università di Padova, a cui si aggiunge la consulenza di esperti a livello italiano e internazionale su temi specifici.

Telmo Pievani
LETTERA AI PIÙ GRANDI 2

IN QUESTO NUMERO:

› 04 La nostra squadra

› 10 Viaggio e scienza

› 12 Alla scoperta della natura

› 16 Dove andiamo?

Dossier: UN MONDO DI SCIENZA

› 24 A caccia di fantasmi nel ghiaccio dell’Antartide

› 26 Tra scienza e musica in America del Nord

› 28 Donne e scienza in India

› 30 Studiare e fotografare le stelle in America del Sud

› 32: Insegnare scienza in Tanzania

› 34: Mosche e cambiamento climatico

› 36 Viaggiare nel tempo… si può?

› 44 Il ritorno sulla Luna

› 46 Realtà virtuale, viaggi nel tempo e nello spazio

› 52 Come viaggiamo?

› 54 Viaggiare per vivere. Le migrazioni

› 56 Piante in viaggio

Rubriche

› 18: Photogallery: Viaggio… al Museo di Geografia!

› 22 Scienza da leggere

› 43 Piccoli collaboratori

› 62 Lo chiediamo a voi!

› 63 Parole di scienza

Fumetto

› 05 Piste nel bosco

Storia della scienza

› 48 Fingersi uomo per poter viaggiare: la storia di Jeanne Barret

› 49 Esplorare la natura: Alexander von Humboldt

Tocca a te! Esperimenti e giochi...

› 50 Una bussola fai-da-te

› 58 Un super cruciverba!

In più...

› 38 PLaNCK!: un progetto speciale

› 40: Il poster con i viaggi dell’Homo sapiens

K C P N La !

PLaNCK! è un progetto dell’associazione Accatagliato via S. Sofia 5 - 35121 Padova www.accatagliato.com accatagliato.info@gmail.com

Stampatore ed editore

CLEUP sc “Coop. Libraria Editrice Università di Padova”

via Belzoni 118/3 - 35121 Padova

tel. 049 8753496

www.cleup.it - www.facebook.com/cleup

ISSN 2284-0761

ISBN 978 88 5495 615 5

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SENZA CONFINI!

Le persone viaggiano e anche le idee. E spesso, nella scienza, le due cose coincidono. Nel 1500 l’astronomo polacco Copernico venne a studiare in Italia e, tornato in Polonia, formulò la teoria che fosse la Terra (con gli altri Pianeti) a girare attorno al Sole e non viceversa. Nel 1600 Keplero riprese l’idea di Copernico e scoprì le leggi che regolano i movimenti dei Pianeti. Un suo contemporaneo, l’italiano Galileo, prendendo spunto da un artigiano olandese realizzò un telescopio per osservare i moti dei pianeti. Polonia, Germania, Italia, Olanda: davvero la scienza non ha confini! Buona lettura, Andrea Frison

Comitato Scientifico

(Università degli Studi di Padova)

Coordinatrice: dott.ssa Marta Carli

Dipartimento di Fisica e Astronomia prof. Alberto Carnera, prof.ssa Ornella Pantano, prof. Giulio Peruzzi, prof.ssa Cinzia Sada, prof. Antonino Milone Dipartimento di Scienze Chimiche dott. Massimo Bellanda, dott.ssa Laura Orian, dott. Giacomo Saielli, dott.ssa Elisabetta Schievano

Redazione

Coordinatrice editoriale: Agnese Sonato

Direttore Responsabile: Andrea Frison

Redazione: Agnese Sonato, Marta Carli, Sarah Libanore, Martina Tardivo, Marco Barbujani, Francesco Zani, Bianca Maria Scotton, Serena Maule, Laura Paneghetti, Andrea Frison

Versione inglese: Silvia Libanore

Fumetto

Disegnatrice e colorist: Bianca Maria Scotton

Assistente colorist: Gioia Beghin

Sceneggiatrici: Bianca Maria Scotton e Agnese Sonato

Illustrazione di copertina

Sofia Poiana

Layout

Progetto grafico e impaginazione: Francesco Zani

Testata: Stefano Pozza

Segreteria di redazione e pubbliche relazioni: Serena Maule, Martina Tardivo, Sarah Libanore

In questo numero...

Autori e autrici dei testi per questo numero: Agnese Sonato, Sarah Libanore, Martina Tardivo, Elena Piccottin, Sofia Poiana, Ilaria Ampollini, Giorgia Volpe, Sabine Hemmer, Pamela Pergolini, Andrea Cottinelli, Ilaria Terenghi

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PISTE NEL BOSCO Marie e Max: ,

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ALLA SCOPERTA DELLA NATURA

Quando sui libri non trovavano risposta alle loro domande, uomini e donne di scienza viaggiavano per il mondo alla scoperta della natura in terre lontane. Partiamo anche noi per un viaggio nel tempo e nello spazio per incontrare alcuni di questi coraggiosi naturalisti viaggiatori!

STEFANO SOMMIER (1848-1922)

LUOGHI FAMOSI DEI SUOI VIAGGI: ITALIA, RUSSIA, SCANDINAVIA

Stefano nasce in Italia, a Firenze, e si appassiona alla botanica fin da ragazzo. Per raccogliere e studiare le piante comincia a fare piccoli viaggi nel Mar Mediterraneo. Ma questo non gli basta, desidera andare in luoghi sconosciuti... e a trenta anni inizia a viaggiare verso il lontano Nord.

Inizia dalla Lapponia, nel nord della Finlandia, dove raccoglie molte piante. Dopo una breve sosta a casa, parte da solo per la Siberia russa, ma il viaggio è molto faticoso e animali e piante in quei luoghi sono pochi. Solo una specie lo accompagna lungo tutto il viaggio, sul fiume o a terra: la zanzara. Stefano è tormentato da questo insetto e l’unico modo che ha per proteggersi è coprirsi con un velo e indossare grossi guanti. Ma questo non lo ferma: Stefano è ricordato come uno dei primi scienziati a studiare la tundra, cioè la tipica vegetazione delle fredde zone artiche. Anche in questa zona così difficile da esplorare, alla fine del suo viaggio riesce a raccogliere almeno 459 specie diverse di piante.

Di Giorgia Volpe (scienziata della natura)
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PHOTOGALLERY:

VIAGGIO... AL MUSEO DI GEOGRAFIA!

di Agnese Sonato (redazione)

Primo in Italia, il Museo di Geografia del Dipartimento di Scienze Storiche, Geografiche e dell’Antichità dell’Università di Padova è stato inaugurato il 3 dicembre 2019 ed è cresciuto incredibilmente in questi pochi anni di vita! Unico nel suo genere, racconta gli affascinanti sviluppi del pensiero geografico a partire dall’esperienza dell’Università di Padova, sede dal 1872 della prima cattedra in geografia d’Italia.

Grazie ad un allestimento luminoso e interattivo, le collezioni esposte negli eleganti spazi dello storico Palazzo Wollemborg, nel cuore della città, testimoniano le tante attività di ricerca e didattica svolte dalla fine dell’800 sino ad oggi. Condividendo il patrimonio materiale, fatto degli “strumenti” del geografo che includono carte, globi, plastici, taccuini, macchine fotografiche e fotografie, ma anche quello immateriale, fatto di esperienze sul campo, riflessioni e pratiche di ricerca, il Museo accompagna il visitatore in un viaggio articolato in tre tappe, legate ad altrettante parole chiave che raccontano le diverse anime della geografia: esplora – misura – racconta. L’esplorazione richiama le grandi rotte di scoperta del mondo tracciate nel passato, ma anche la curiosità tipica dello sguardo geografico che esplora anche gli aspetti più nascosti dei paesaggi quotidiani. La misurazione fa pensare all’approccio scientifico della geografia che studia i ghiacciai, i cambiamenti climatici, raccogliendo dati e provando a mappare il mondo in un’epoca di grandi trasformazioni. Infine, il racconto tiene traccia dell’importanza dell’immaginazione geografica per conoscere il mondo di oggi, ma soprattutto per disegnare insieme quello di domani.

Il Salone degli Specchi

Per le fotografie: Courtesy del Museo di Geografia dell’Università di Padova 18

UN MONDO DI SCIENZA

Nelle prossime pagine troverai le storie di scienziate e scienziati che lavorano in diverse parti del mondo: Antartide, America del Sud, America del Nord, Asia, Africa e Oceania. Insomma, una storia per continente, raccontata da persone che sono nate e hanno studiato in quel continente, oppure da chi si è trasferito lì dall’Italia. Le storie parlano di ricerca scientifica, dell’insegnamento delle scienze e di come si può dare il giusto valore al lavoro delle donne che si occupano di scienza nel proprio Paese. Immergiti nelle prossime storie da tutto il mondo!

Ecco da dove ci parlano i protagonisti delle prossime pagine!

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AMERICA DEL SUD AMERICA DEL NORD AFRICA ANTARTIDE OCEANIA INDIA DOSSIER 23

TRA SCIENZA E MUSICA IN AMERICA DEL NORD

La scienza è fatta di persone che, da ogni parte del mondo, si incontrano e scambiano i proppri pensieri. Per questo bisogna imparare a non aver paura di condividere le proprie idee e di raccontare le proprie passioni, anche quando possono sembrare “strane”. È questa una delle cose più importanti per Stephon Alexander, scienziato e musicista del Nord America: conosciamolo meglio!

Stephon, raccontaci un po’ di te! Sono nato nei Caraibi, nella Repubblica di Trinidad e Tobago, ma sono poi cresciuto nel quartiere Bronx di New York. Sono un fisico e un musicista jazz; oggi lavoro e insegno alla Brown University di Providence, nel nord-est degli Stati Uniti d’America, ma nella mia carriera ho viaggiato molto e sono venuto molte volte in Italia… adoro il vostro cibo!

Di cosa ti occupi nel tuo lavoro di scienziato?

Faccio ricerca nel campo della cosmologia, che si occupa di studiare l’Universo e le leggi fisiche che spiegano come è fatto e come è cambiato nel tempo.

Ci puoi dire qualcosa sul legame tra scienza e musica?

La musica è fatta allo stesso tempo di scienza e arte: è un fenomeno fisico a cui noi esseri umani diamo un significato. La musica manipola il suono, e lo trasforma in storie ed emozioni. Con la musica, possiamo esprimerci e condividere parte di noi con gli altri. E non solo: tutta la scienza nasconde qualcosa di artistico! Certo, sono importanti il metodo scientifico e gli esperimenti… Ma nella scienza bisogna anche essere creativi, saper innovare, parlare con le altre persone e creare una comunità. Queste sono cose che sicuramente scienza e musica hanno in comune.

Cosa vuol dire essere creativi nella scienza?

Nella scienza è importante l’immaginazione: a volte, ad esempio, provo a pensare a come potrebbe essere vivere in un Universo dove le leggi della fisica funzionano in modo diverso. La creatività ci rende capaci di porci sempre nuove domande e l’immaginazione è qualcosa che ci aiuta a trovare le risposte. Essere un bravo scienziato per me vuol dire anche non aver paura di utilizzare la mia immaginazione.

Le foto in queste pagine sono prese dal sito di Stephon

Alexander: stephonalexander.com

Stephon Alexander
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DONNE E SCIENZA IN INDIA di Martina Tardivo (redazione)

Ed ecco raggiunta la prossima tappa del nostro viaggio, l’India: chissà come funziona la scienza lì! Ne abbiamo parlato con Aashima Dogra, co-fondatrice del progetto “The Life of Science.com”, che come scopo ha proprio quello di raccogliere le testimonianze di scienziate e scienziati che lavorano in India per poi far conoscere alla popolazione le loro storie, e con queste il mondo della scienza indiano.

Aashima, innanzitutto ci incuriosisce sapere come da piccoli ci si avvicina alla scienza in India. Naturalmente a scuola, ma ci sono anche libri e programmi tv dedicati, e perfino centri interattivi, simili a musei, dove i bambini possono partecipare ad attività che li avvicinano alla scienza. Inoltre, un’iniziativa che mi piace molto è quella del bus scientifico, come il progetto “Banao Bus” dell’associazione Agastya. Con questo bus gli insegnanti di scienze vanno di villaggio in villaggio, portando con sé “solo” una valigia, che però contiene un grande tesoro: una miriade di materiali con i quali i bambini possono sperimentare e conoscere la scienza!

In che cosa la scienza in India è diversa rispetto ad altre parti del mondo?

L’attività scientifica in India è al pari di quella dell’Europa, degli Stati Uniti d’America e del Regno Unito, in particolare nel campo dell’ingegneria. Ma, in confronto ad altri Paesi, il nostro governo investe meno denaro nella ricerca. Non pensate peró che la scienza in India sia considerata poco importante, anzi! Molte famiglie vorrebbero che i loro figli si interessassero alla scienza, il problema è che spesso per coltivare questa passione devono trasferirsi in altri Paesi.

In India, chiunque può diventare uno scienziato?

Sì, ma per molti è un percorso pieno di ostacoli. Innanzitutto, nel passato gli scienziati erano persone provenienti dai livelli piú alti della società, e cambiare questo tuttora non è facile. Inoltre la maggior parte degli scienziati sono uomini: pensate che solo il 15% sono donne! Durante gli studi il numero di uomini e donne è lo stesso, ma terminata la formazione, dopo il dottorato, il numero di donne che lavorano nella scienza scende di molto.

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Aashima Dogra

STUDIARE E FOTOGRAFARE LE STELLE IN AMERICA DEL SUD

Daniele Gasparri è astrofisico. È nato in Italia, a Perugia (nelle Marche), ma adesso vive a Copiapó, una città nel mezzo del deserto di Atacama, in Cile, dove si occupa di ricerca scientifica e dove coltiva una sua grande passione: l’astrofotografia, cioè la fotografia del cielo stellato. Ecco che cosa ci ha raccontato.

Di che cosa ti occupi oggi?

Sono un astrofisico ricercatore all’Università di Atacama. Mi occupo di popolazioni stellari ed evoluzione delle galassie. Il mio obiettivo è capire come si formano le stelle nelle galassie e come sono distribuite. Ma, allo stesso tempo, coltivo una mia grande passione: raccontare la scienza di cui mi occupo attraverso libri e fotografare il cielo stellato dal deserto di Atacama. Il mio obiettivo principale è far conoscere a quante più persone possibili la bellezza di un cielo stellato incontaminato, in modo che si possa preservare dall’inquinamento luminoso e in generale dai danni ambientali causati dall’essere umano.

Come mai Atacama? C’è qualcosa di particolare per il tuo lavoro?

Atacama è stato il mio sogno sin da quando ero piccolo, prima ancora di diventare ricercatore. Ero affascinato da quello che tutti consideravano il cielo stellato più scuro e trasparente del mondo, nel quale si potevano vedere migliaia di stelle e la Via Lattea era talmente brillante da proiettare ombre. Sono sempre stato appassionato anche di luoghi estremi, specialmente i deserti, e Atacama era senza dubbio il posto ideale. Arrivai qui nel 2017, come semplice turista; poi decisi che questo luogo tanto straordinario sarebbe diventato la mia casa. Qui, poi, ho avuto la possibilità di conseguire un dottorato di ricerca in astronomia e scienze planetarie e di iniziare a fare ricerca scientifica. Sono circondato dai più grandi e avanzati telescopi del mondo e le opportunità sono molte.

Fotografare il cielo incontaminato in Atacama... Tu sei astrofotografo da molto tempo: quando è nata la tua passione per l’astrofotografia?

Quando ero adolescente, verso la fine degli anni ’90. In particolare tutto nacque con l’apparizione della straordinaria cometa Hale-Bopp del 1997. Ricordo perfettamente il mio primo, rocambolesco tentativo di collegare una macchina fotografica a pellicola al mio piccolo telescopio per immortalare

SULLO SFONDO: una delle astrofotografie di Daniele, scattata sotto il cielo del deserto di Atacama. di Agnese Sonato (redazione)
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Daniele Gasparri

INSEGNARE SCIENZE IN TANZANIA

Grace Edwin Msangi insegna biologia in Tanzania e, insieme a tanti altri insegnanti, ha fatto parte del progetto Seedscience. Le piace fare semplici esperimenti per spiegare la scienza e si mette sempre in gioco per migliorare la scienza del suo Paese. Conosciamola meglio!

Perché hai scelto di diventare un’insegnante? Quando è iniziata la tua passione per la scienza?

La mia passione per la scienza è iniziata molto tempo fa, quando ero ancora bambina: quando avevo cinque anni amavo tutto ciò che riguardava le piante, creavo giardini e me ne prendevo cura… Poi, più avanti, le cose sono un po’ cambiate perché ho iniziato ad appassionarmi anche alla medicina e assistevo chi si stava male. Allora, vista la mia passione, mio padre mi ha aiutata per arrivare a studiare scienze. Così mi sono laureata in farmacia e ho lavorato come infermiera, anche se ad un certo punto ho capito che avrei voluto aiutare le persone non stando in ospedale ma a scuola, per aiutare bambine e bambini ad amare la scienza.

Come ti piace insegnare la scienza? E com’è insegnare la scienza in Tanzania?

Mi piace incuriosire i miei studenti, anche con gli esperimenti, ricordandomi che sono loro i protagonisti e che, cioè, è importante che si mettano in gioco loro per primi. Ho potuto imparare tante cose come insegnante anche con progetti che il nostro governo fa per gli insegnanti, come il progetto Seedscience.

Ci sono diversi progetti per migliorare tutta la ricerca scientifica in Tanzania, anche per aiutare le ragazze a lavorare come scienziate.

Hai un messaggio particolare da lasciare a ragazze e ragazzi che leggono la tua intervista?

È importante scoprire che la scienza fa sempre parte della nostra vita a partire da quello che facciamo ogni giorno: la vita di un animale domestico, gli alberi che curiamo in giardino, l’ambiente che puliamo tutti i giorni… questa è scienza. E la scienza ha bisogno della mente curiosa!

SULLO SFONDO: case in Tanzania (fotografia di Benedetta Di Ruggiero) di Agnese Sonato (redazione) Grace Edwin Msangi
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Grace al lavoro (fotografia di Eliya Lawrence)

MOSCHE E CAMBIAMENTO CLIMATICO

di Sarah Libanore (redazione)

Mosche, una foresta pluviale in Australia e il cambiamento climatico. Cosa c’entrano queste cose l’una con l’altra? Ce lo spiega Belinda Van Heerwaarden, biologa evoluzionistica dell’Università di Melbourne!

Belinda, raccontaci su cosa lavori!

Da alcuni anni studio alcune mosche che vivono nella foresta pluviale di Daintree nel Queensland, la regione nel nord est dell’Australia. Questi animali non sono in grado di adattarsi per sopravvivere in ambienti diversi e sto cercando di capire che effetto avrà il cambiamento climatico su di loro.

Com’è l’ambiente in una foresta pluviale?

Le foreste pluviali, anche chiamate foreste tropicali, sono calde, umide e il loro clima cambia molto poco nel corso dell’anno. D’estate ci sono circa 27 gradi e molte piogge, d’inverno non si scende quasi mai sotto i 15 gradi. Queste foreste sono verdissime e abitate da molti insetti, farfalle, mammiferi, rettili e coloratissimi uccelli.

E cosa sta succedendo con il cambiamento climatico?

Anche le foreste tropicali stanno diventando più calde e il loro clima sta diventando molto più variabile. Succederà sempre più spesso di vivere periodi più freddi alternati ad altri più caldi.

E questo è un problema per le specie che vivono qui.…

Esatto! Questi animali non sono in grado di sopportare grandi variazioni di temperatura. Quando fa troppo caldo, l’unica cosa che possono fare è spostarsi dove fa un po’ più fresco, vicino ad un fiume, sotto una foglia o in montagna. Nella foresta pluviale per ora ci riescono perché ci sono molte piante e alcune alture, ma se la temperatura continuerà a crescere, questi rifugi non saranno abbastanza…

La biologia evolutiva studia l’origine delle piante e degli animali, come sono cambiati nel tempo e come si sono diffusi sul nostro pianeta.

SULLO SFONDO: foresta tropicale di Daintree, in Australia. Foto di Belinda

Belinda Van Heerwaarden
Van Heerwaarden 34

VIAGGIARE NEL TEMPO... SI PUÒ?

di

Se potessi viaggiare ovunque, dove andresti? Ma soprattutto... Quando andresti? Nel lontano passato per vedere i dinosauri? O nel futuro, per scoprire come sarà la vita tra centinaia di anni?

Anche se sembra irrealizzabile, l’idea di viaggiare nel tempo è così affascinante che moltissime persone hanno cercato di capire se saremo mai in grado di farlo. La scienza che può aiutarci in questo caso è la fisica, che studia il movimento dei corpi utilizzando grandezze come la velocità, lo spazio e... il tempo.

In fisica, il tempo ha una proprietà particolare: in certe situazioni può“allungarsi”, cioè scorrere più lentamente. Questo effetto è piccolissimo, a meno che non si raggiungano velocità altissime, vicine alla velocità della luce. Se ci riuscissimo, il nostro tempo scorrerebbe più lentamente, ma noi non ce ne accorgeremmo. Quello che a noi sembrerebbe un secondo, per una persona ferma potrebbe durare ore o addirittura anni!

La luce è velocissima: in un secondo può fare il giro della Terra otto volte, mentre ad un normale aereo servono quarantasette ore per fare un giro solo.

Ma cosa c’entra questo con il viaggio del tempo? Immagina di trovarti su una navicella in grado di viaggiare quasi alla velocità della luce. Sali e metti in moto; dopo quella che a te è sembrata un’ora di viaggio, nel mondo intorno a te sono invece passati interi anni: quando scendi, ti trovi nel futuro!

Purtroppo sembra impossibile realizzare una cosa del genere, non solo perché non abbiamo macchine abbastanza potenti, ma soprattutto perché la fisica ci dice che nessun corpo con una massa può raggiungere o superare la velocità della luce; si tratta proprio di un “limite” creato dalla natura.

Il tempo può “allungarsi” anche quando la gravità è molto forte. Ad esempio, se potessimo avvicinarci ad un buco nero e poi tornare indietro, il tempo trascorso per noi sarebbe diverso da quello degli altri.

È quello che succede ai protagonisti del film Interstellar: durante un viaggio spaziale, visitano per un’ora un pianeta vicino ad un buco nero. Tornati sull’astronave, scoprono che per chi era rimasto a bordo erano invece passati ventitré anni!

Sarah Libanore (redazione)
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IL RITORNO SULLA LUNA

Dopo tanti anni in cui l’esplorazione spaziale è stata rivolta altrove, la Luna sta tornando al centro dell’attenzione con il Programma Artemis: una serie di missioni spaziali che porteranno il prossimo uomo e la prima donna proprio sul nostro satellite, la Luna.

ARTEMIDE E APOLLO, FRATELLI ESPLORATORI

Nella mitologia greca Artemis (o Artemide) è la dea della caccia e della Luna. È anche la sorella di Apollo: il nome di questo personaggio già aveva dato il nome alle missioni della NASA che portarono i primi esseri umani sul nostro satellite più di cinquanta anni fa.

TANTI PICCOLI PASSI

Il programma spaziale è composto da numerose missioni che ci permetteranno di tornare sulla Luna un passo alla volta. La prima missione, Artemis I, è già stata un successo: è partita il 16 novembre 2022 e, senza nessun astronauta a bordo, ha compiuto due giri attorno alla Luna ed è tornata sulla Terra l’11 dicembre 2022. Artemis II, che partirà a maggio 2024, avrà a bordo quattro astronauti e girerà intorno alla Luna senza atterrare. Questa sarà una specie di prova generale prima del passaggio successivo. Artemis III, prevista per il 2025, invece porterà altri quattro astronauti verso la Luna. Due di loro, un uomo e una donna, alluneranno (ovvero atterreranno sulla Luna) per la prima volta dal 1972. In attesa della missione Artemis III, verrà costruita la Lunar Gateway, cioè una piccola stazione spaziale in orbita intorno alla Luna, che verrà poi utilizzata per aiutare l’allunaggio.

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Difficoltà:

UNA BUSSOLA FAI-DA-TE

La bussola è una delle quattro grandi invenzioni attribuite alla cultura cinese, insieme a carta, polvere da sparo e stampa. È stata per molto tempo uno strumento fondamentale per orientarsi durante i viaggi, soprattutto quelli in mare aperto, perché il suo ago magnetizzato indica il polo nord magnetico. Quindi, conoscendo il nord, è possibile conoscere anche gli altri tre punti cardinali: il sud, l’est e l’ovest. Ma… hai mai pensato che è possibile costruire una bussola in casa? Ecco come!

Scopri di più sugli strumenti per orientarsi a pagina 16!

COSA MI SERVE:

• Un ago, di quelli che si usano per cucire

• Un magnete

• Una ciotola (può andare bene una di quelle che si usano in cucina per l’insalata)

• Acqua

• Un tappo di sughero

• Un coltello

• Un tagliere

• Una bussola (va bene anche un’app dello smartphone con la bussola)

Per quest’esperimento chiedi aiuto a un adulto!

ESPERIMENTO
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PIANTE IN VIAGGIO

Sembra strano, ma… anche le piante viaggiano! E lo fanno in modo diverso da come facciamo noi animali. Ma come fanno, visto che hanno le radici e non si possono muovere?

di Marco Barbujani (redazione)

Nella maggior parte dei casi, le piante si diffondono molto nell’ambiente se i loro semi sono capaci di andare lontano.

• Se il posto in cui arrivano i semi è adatto, allora possono nascere e sopravvivere delle nuove piante, e da lì il viaggio continua allo stesso modo.

• Se invece le condizioni non sono favorevoli (per esempio, manca l’acqua, oppure il terreno non è adatto), allora quelle piante non riusciranno ad “espandersi” oltre quella zona. È il caso, ad esempio, delle piante che in montagna non riescono a sopravvivere oltre una certa altitudine perché fa troppo freddo.

I semi viaggiano in modi diversi. Possono essere trasportati dal vento, in particolare se sono molto leggeri. Esempi di piante che “sfruttano” il vento sono alcuni alberi come il pioppo, l’acero e il salice, oppure molte erbe come il tarassaco, chiamato anche “soffione”. Se un terreno è senza vegetazione, di solito i semi portati dal vento sono i primi a raggiungerlo: per questo motivo le prime piante che nascono in un “nuovo” ambiente generalmente hanno i semi leggeri e vengono chiamate anche “piante pioniere”.

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PICCOLI COLLABORATORI

Anche le nostre revisioni hanno viaggiato per l’Italia! Grazie alle piccole collaboratrici e ai piccoli collaboratori di questo numero: ecco le classi che hanno partecipato!

dell’Istituto Onnicomprensivo Argoli

La classe 1A La classe 2B Classi 1A, 1C, 2B, 2C di Tagliacozzo (AQ) La classe 2C
60
La classe 1C Classe 5C scuola XXV APRILE di Biella (BI) La classe 3A Classi 3A e 3D della scuola “G. Mazzini” di Avezzano (AQ) La classe 3D
61
Classe 1B scuola secondaria I grado Istituto Don Bosco di Padova (PD)
Nel prossimo numero... PARTICELLE INVISIBILI Ottobre 2023 - Gennaio 2024 (n. 30) ABBONATI A PLaNCK! Vai su www.planck-magazine.it o scrivici via mail a abbonamenti@planck-magazine.it
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