IoArch 76 Jun-Jul 2018

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› 16. BIENNALE DI ARCHITETTURA DI VENEZIA VATICAN CHAPELS

Souto de Moura

VATICAN CHAPELS

Javier Corvalán

Il progetto del Pritzker portoghese, nonché vincitore di un Leone d’Oro alla Biennale di quest’anno, è un piccolo capolavoro: non una cappella, non un santuario, non una tomba. Semplicemente un recinto costruito con spessi blocchi modulari in pietra di Vicenza, in parte coperto da due lastre monolitiche. Una scelta materica avvenuta dopo una visita a una cava vicentina. Un’alta pietra al centro potrebbe simboleggiare l’altare, con una croce incisa sullo sfondo. Le pareti, all’interno, hanno una sporgenza che corre tutt’intorno al perimetro, come una seduta su cui aspettare. Il pavimento è leggermente inclinato per rendere lo spazio più grande. L’altezza minima da cui si parte è 2,26 m, chiaro riferimento all’uomo con il braccio teso di Le Corbusier. All’ingresso un albero scherma la prospettiva e rallenta il tempo, per immergersi nell’atmosfera di questo spazio dalle linee semplici sommerso dalle fronde degli alberi.

L’architetto paraguayano focalizza l’attenzione sugli aspetti strutturali e materici della cappella, posizionata con grande sensibilità all’interno del bosco. Nonostante fosse stata concepita con una struttura sperimentale in legno, calcolata dall’Ing. Andrea Pedrazzini, essa è stata realizzata in acciaio per motivi pratici. L’unico punto di appoggio è composto da un insieme di tre cilindri di acciaio di sezione 30 cm. Il treppiede fa da supporto al braccio metallico che riceve il peso del volume circolare. Quest’ultimo disegna uno spazio centrale che ha le stesse dimensioni di quello della cappella di Asplund. Lo spazio sospeso è un segno di rispetto per la natura: essa viene toccata solo in un punto, la terra e il cielo costituiscono il basamento e la copertura della cappella. La croce che sovrasta lo spazio è un simbolo che deve essere rispettato affinché ogni persona possa comprendere l’utilità di questo luogo.

VATICAN CHAPELS

Francesco Cellini

VATICAN CHAPELS

Flores&Prats

Una riflessione sulla natura tipologica della cappella ha portato Francesco Cellini a progettare una struttura semplice e lineare, un parallelepipedo rettangolare con un transetto centrale che interseca perpendicolarmente il soffitto. Cellini afferma che «ogni cappella è già in se stessa un’idea costruita o un simbolo, prima ancora che un edificio veramente destinato a un uso compiutamente rituale». L’opera di Cellini pone al centro della costruzione la progettualità e la sua interazione con l’ambiente circostante attraverso un’architettura razionale priva di parte dell’involucro per interagire con il senso di raccoglimento dato dalla configurazione del giardino. La cappella poggia sul terreno in pochi punti, a sottolineare la natura effimera del progetto e la sua durata limitata. Il luogo dovrà rimanere intatto. Due elementi figurativi sono ospitati all’interno della cappella: l’altare e il leggio, due immagini simboliche e semplificate necessarie all’identificazione del luogo.

Lasciata alle spalle la città ci si immerge nella natura dell’isola attraverso un lungo percorso, su cui è collocata la cappella di Ricardo Flores e Eva Prats. Un muro longitudinale e compatto parallelo al sentiero in cui si apre una porta che, una volta attraversata, permette di immergersi nella natura, in un luogo dalla forte spiritualità che vuole trasmettere gioia e senso di comunità. La cappella è pensata come uno scavo in un muro, una cavità ricavata nello spessore di un setto aperta da un lato, una superficie continua dall’aspetto ruvido e solido. Il carattere primitivo della forma la rende quasi un frammento di una costruzione preesistente. Per questo carattere i due architetti hanno preso ispirazione dalle chiese distrutte nei luoghi terremotati italiani che hanno visitato, in cui alcune parti, come altari o cupole, sono rimaste intatte. Caratteristica principale del progetto è il colore, legato al contesto in cui la cappella è inserita. I toni sono quelli del cocciopesto, materiale tipico veneziano usato anche dal Palladio, colori caldi in contrasto al verde delle chiome degli alberi.

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