BOGUS - INTROVERSO

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INTROVERSO

(RACCOLTA

DI POESIE)

STUDIO BYBLOS

INTROVERSO BOGUS
BOGUS

INTROVERSO

(RACCOLTA DI POESIE)

STUDIO BYBLOS

BOGUS

© 2022 - Tutti i diritti riservati all’autore.

Isbn: 9791280343666

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SALI DI LITIO

IL MINATORE

Arriva il caldo: corrode l'inverno. S'arrampica tra le fronde il sole, mentre cala. Scruta il cielo il minatore che esce dalla cava.

Oro stringe negli occhi, e nulla nelle erose mani dove nero s'affaccia il cielo che fa buio.

Balenano le stelle laggiu ̀ , nel cuore che veste d'aria stanca, verso casa.

Lasci l'anima tua alla terra che vuota s'accende di luna fra le dune.

Amico, in te si specchia

l'amor mio stasera:

delusa stanchezza

aggrappata all'ossa.

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LA LUCE NEL BOSCO

Sboccia il sole oltre il monte dal verde pelo erboso, e si scioglie sui cerri all'orizzonte, e sul dorso del bosco poderoso.

S'adagia sopra i rami e per la strada la luce bianca del mattino!

E veste d'oro i prati di rugiada che sgoccia dal flessuoso ciclamino!

Fa capolino tra le foglie l'odore dei funghi misteriosi. La natura posa su ogni cosa il suo colore!

E mi rimbocca in petto il suo aureo velo l'aurora fresca di calma, e di tepore!

Ne sgorga un sentimento d'avventura che ratto mi s'apprende sopra il cuore, mentre gli storni si mischiano nel cielo e rapiscono dai giorni ogni rancore! Li insegue via la mente oltre le fronde, che rubano al mare il suo rumore...

Nasce il sogno d'un bimbo sulle sponde che cammina nelle mani col papà, e sotto il grido dei gabbiani e delle onde richiama a ogni altra vita e ogni altra età.

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ARES

Ares, amico dei momenti fragili che ti scagli sulle ombre del tempo alle mie spalle, e riempi

d'ordine il mio vuoto: ritorni

oltre le mura che coprono il mio sole; strisci sul pianto mio strozzato.

Ti brucia forte l'anima in petto, ma non d'amore. Sei odio finto, e piccolo, e fragore. Mi perdo nelle tue prigioni di parole intrise di rancore e di silenzio.

Fra le tue braccia forti di bugie mi getto ancora. Ti sento: sei un padre buono, un amico vero, un me riuscito.

Vesti di vendetta il cuore nudo mio ferito mentre ti gonfi di buon senso.

Verita ̀ ti sfugge: sei un amore finito, un me fallito.

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IL LAGO

Ti vidi gia ̀ d'un tempo volar via dalle mie dita, amore. Or ti rivedo in queste crespose acque ove si tuffano i canneti

dalle sponde erbose: qui io siedo, abbracciato da un orizzonte di abeti.

Silenzio nuota nell'aria; qui io ti vedo ormeggiar dei miei ricordi il mal celato senso. D'argento e ̀ questo lago specchiato nel tuo ciel di pioggia, e qui pure lo sguardo mio s'appoggia col pianto ormai deposto, a mio dispetto.

Fievoli ombre d'acqua tremula

danzano flebili di tua malinconia: qui m'aggrappo d'illusioni al tuo cospetto in questo tempo nuovo, tra questi bianchi fiori, ma da quest'acque in questo cielo, tu riaffiori.

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PRESENTE

Cammino col buio nel cuore. Il sapore del tuo corpo ora tace. È lontano da me l'odore che nascondevi nei vestiti.

Ti cerco laddove dormivi, fra le mie mani, non ci sei più. Batti dentro di me, soltanto. Lontano, qui, le tue parole di ieri ,oggi, il tempo non inghiotte, non scorre al domani, dove vivrò per finta.

Mi hai insegnato la luce, è notte ora.

Ma non c'è luna qui dentro, apparte te, ne lucciole o fiaccole, apparte noi che più non siamo. Morte in vita è il tutto che più non abiti. Come farò? Io ti rivedrò in ogni gioia priva di senso.

Mi pesa addosso, la carne, la trascino alla sera.

È gravida di quel fu

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che eterno sarà, per me, presente.

Sarà nel mare il sale del tuo segreto, gli occhi tuoi infiniti, nel sole che cade, vedrò.

Sarà la terra stanca di pioggia, fra i boschi, la pelle tua per me.

Sarà nel vento il tuo respiro, vibrare.

Uccidimi così quando t'incontrerò, viva: la voce al mondo, il sorriso al volto, lo sguardo a me, straniero. Ti muoverai fra gli altri, in te farò da sfondo.

Non sarò per te, mai più.

Tu sempre sarai per me, presente.

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IL PORCINO

Ho trovato un porcino.

Era solo nel bosco, era piccino. Nudo, ai piedi del faggio, spuntava.

Quell'uguale affiorare era fraterno alla mia gioia ed io lo colsi prima per gusto, poi perche ̀ la gioia e ̀ schiva, sfugge via se vien sorpresa.

Questa sorpresa sentiva scorgere in un porcino dalla forma obesa.

In un porcino dal capo reclino, sentiva dar festa ogni letizia, ogni bambino.

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SCRIVIMI SUL CUORE

Ti sento. Scrivimi sul cuore le parole che non oso ascoltare. Non ti trovo. Hai per me altre storie da dire?

Eppure ti aspetto, come si aspetta un amore. Prendimi per mano, lasciami morire, e ti farò vedere cosa vuol dire essere sabbia fra le mani di chi ti sa amare. Lontano è il colore del sole che si posa gentile nell'abbraccio del mare; si scorge il lento salire del buio che freddo continua a soffiare.

Eppure sei qui, ma io non ti vedo; mi parli di te come di un vecchio amico. Ma solo sarò quando il tuo sguardo inedito incrocerà il mio di uomo tradito!

Sei la sola cosa che mi resta di lei, eppure ti cerco, non so dove sei. Non te ne andare, fammi tornare, sulle morbide spiagge in cui volevo sparire..

Ti sento più forte! Scrivimi sul cuore! La fragile storia che porta il tuo nome: il dolore!

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STRADE INCASTRATE

Non riesco più perdermi per le strade incastrate della mia città, ora che il freddo si fa pungente. Inseguo qualche lucina sparsa.

Osservo la gente vuota qua e là ricoprirsi di questo finto buio. Mi sorprendo sugli stessi passi di sempre: che senso ha quest'alito brillo? Torno verso casa allora, dove palpita il caldo scomodo. Son scappato da quel cuore così lieto, cosi stanco, così bambino, così strozzato. Cercavo sogni perduti e nati orsono su queste lercie vie d'inverno, sotto la luce tenue di una seconda gioventù. Li ascolto volar via solo ora che mi accingo all'uscio. Li senti? Si dimenano alle mie spalle, soffusi nel chiarore di questa sera appesantita.

Lontano è il loro battito di ali nel tempo consumato addietro.

Lontano vola il cuore mio lieve.

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PAROLINE

Sono una foglia al vento.

Sono un trifoglio ritorto nel prato.

Sono un ramo sul ruscello gelato.

Sono un fiore che sboccia lento.

Sento la vita, che di colore brilla, seguire la scia del sole che si posa sul mondo, mentre il mondo squilla.

Fanno l'amore un'ape e la sua rosa; esala nell'anima l'odore del mattino.

Sono la panna su una torta golosa; sono la palla rincorsa dal bambino.

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IL GELSOMINO

Rivivo il fischio, e il canto, della mia antica e bianca nonna, quando indaffarata stava, nella sua casetta. Una gonna la sua vestaglia aveva, e quando stirava, la sua voce langueva, come un pianto. Io ero piccino, ed ero lontano. Dall'altra stanza sentivo il suo fischio, mentre giocavo, e mi chiedevo: "mia aspra nonna, che maledici il mondo, e ogni sua donna, ed ogni tuo avo: perché regali la voce del tuo cuore più puro al creato? E perché questi bianchi fiorellini ami così tanto, da farne il teatro?" Seguitavi, mentre capavi i fagiolini, ed io pure fischiavo sul balcone, e mentre t'ascoltavo, soffiavo bolle di sapone. Con loro io volavo nell'immenso, e nel vento più fresco! Tu pure giocavi, e stornelli arditi al sole levavi, in un bel romanesco! Quando muovo il mio sguardo in alto, verso il blu, io ti sento ancora. In ogni bolla di sapone che il codardo

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vento sfida, lassù, la tua voce riaffiora.

Ma è quando vien la primavera che il ricordo mio di te sgorga al mattino, nell'ora sua più vera.

È qui che io riscopro quel bambino, ammaliato dal tuo lontano canto, pieno d'incanto, fra il gelsomimo.

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PAPÀ

Posa piano la tua mano calda sul mio viso. Le mie lacrime, silenziose, scenderanno. Parole non so per dirti amore e piango, mentre poggi gli occhi tuoi verdi su di me. Agogna forte il mio silenzio che ti cerca, lo riempi coi tuoi passi per la casa. Ti guarda il cuore mio in disparte, fra le stanze: non ti afferra. Sei l'amore che s'aggira dentro me, e tace.

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M'assediano le immagini d'amore che fu per trafiggermi l'anima a sera: si scroscia quel tempo nel cuore nell'ora che piu ̀ aspra s'annera.

Pesa la carne come una croce che trascino per il vuoto giorno. Di ogni istante m'aspetta alla foce quel senso di te, assente, tutt'intorno... Respirammo l'immenso io e te in questa vita; valse altro per te alla magia. Inghiotte ogni voce l'oblio, ogni poesia; rimbomba in me quell'eco di noi: e ̀ infinito, e ̀ finita, e ̀ infinito, e ̀ finita...

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È FINITA

GIUNGE L’ABISSO

Sento di te quel nulla che batte il silenzio nel tempo: sei un cuore muto, un'anima tacita. Come parole strozzate alla gola

cerchi la luce del crudo sole: ne esce quel poco di senso che si fonde col niente dei giorni.

Sento il mondo tutto che bussa a voi la sua presenza. Sprofonda la vita a quel suono: giunge l'abisso.

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LE MELE CADUTE

Hai mai visto una mela cadere dal suo ramo?

Sembra una pecora bere dal ruscello! Come la vela che taglia il belvedere, l'albero si spoglia del troppo che lo afflige. Così pure volano gli uccelli via dai rami quando li raccoglie il cielo, e così pure fan le foglie dell'autunno sopra il melo. Costui piange l'abbandono?

Si astringe di dolore forse, nel trattenere le stagioni? Scorse il tempo loro, come il dono d'un cuore generoso, ed oggi lasci che ti abbandoni. Qui io vedo in te quel coraggio che non trovo, oh albero pensoso! Le mele sfatte che mai trattieni e mai raccogli vorrei poterle abbandonare come perle cadute a frotte per le scale. Eppure, anche se fa male, mi aggrappo ancora a ciò che muore, e mentre le mele cadono e la vita scorre come il mare, io mi strazio in ogni giorno del dolore di chi non sa lasciar andare.

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MARINO

Poche parole solcano i sampietrini del mio angusto pomeriggio al fresco: c'e ̀ un filo di vento, e pigolano gli uccellini. Volti di nonne, e di ragazze, io pesco con lo sguardo fra le viuzze strette sotto al campanile, che ronfa al sole. Mancano molte ore alle sette, ed io vago allora: mi perdo tra le aiuole belle di fiori e di erbetta verde e riccia.

Sento un alito bambino che mi parla: guardo il pelo d'un gatto che s'arriccia.

Sono contento di questo tempo che si burla di me, e dei miei ricordi velati, e senza nome. Mi allieta l'imprevisto, e il cielo che urla nelle nuvole, sopra queste verdi chiome.

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VENTO INUTILE

Laggiù brilla un lumicino, e solo il vento ci separa. Scorre lento sul mattino il vento, e smuove l'erba

amara che si increspa, come il mare. Superba

e mite, la luce si schiude nell'anima ferita, e docile.

E non bastano le crude parole del vento inutile; ed è futile ogni storia.

Un tempo immobile ritorna alla memoria, nella distanza dolorosa e vaga, che scintilla.

È una gioia che riposa.

È il tempo che rivive

nel vento, senza senso, delle mie sabbie estive.

Sono io che sento e penso. Laggiù brilla un lumicino, e solo il vento ci separa.

È il capriccio d'un bambino,

è la mia età più verde, e cara.

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IL SILENZIO

Il silenzio si ascolta.

È una piuma lieve che volteggia;

è una foglia al vento rivolta.

È come una voce che riecheggia

nel cuore che scruta il panorama dell'inverno, quando l'autunno muore. Come il volto di una nonna che ti ama, rivolgo al tempo andato il mio dolore .

Ma il silenzio rimane sul ciglio del tempo, e così il sentimento sboccia, e langue, come il giglio che trabocca a primavera. È sera: il buio s'adagia sul mondo in lamento.

Qui il silenzio parla la sua voce più vera: in esso trovano spazio amicizie, amori, e storie mai vissute tinte dei piu tersi colori. Ma quando si districa nella notte nera, sento il mio silenzio ansimare nella stanza.

Mi piace respirarlo: ha un sapore buono.

È come se questo brusio andasse in vacanza, e le mie angosce usassero un altro tono, in questo luogo nuovo, e tanto cercato.

Rumorini sparsi rifuggono nel mio orecchio, ora che il sonno si palesa. Palpita il creato, oltre il buio che dona i suoi sogni

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al mio riposo, e alla mia anima persuasa dalla morte. Vita mia che agogni, e che ti scopri nuova in questa casa, questo silenzio ci disseta, e ci inghiotte insieme nel nostro caldo letto, a mezzanotte!

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IL SORRISO CHE RIMANE

Sul buio della notte, il dolore stasera scrive le sue più pure note. Come un'infausta presenza, la sua ombra avvinghia con languore il presente, e lo appiomba. Eppure tu non scappi.

Il tuo splendido sorriso rimane, non avvizzisce, e brilla luminoso sul cielo del mio dolore oscuro

e misterioso. Roma è nera: le strade si svuotano di gente come vene asciugate dal sangue. Eppure la tua voce non appassisce, e ci prende per mano. Qualche suono regala a questo tempo una dolcezza inquieta, ansiosa, che le mie mani tenui sulle tue carni complici accompagnano: ti desidero. Ce ne torniamo a casa io e lui, con il ricordo di questa nostra serata, trascorsa al chiarore della tua presenza docile al cuore, e dolce, e pallida.

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IL GHIRO

Dov'e ̀ la tua tana?

Dormi sotto rovi di spini, appallottolato sul ciglio della strada. Il sole di aprile ti bacia, ma tu tremi nel freddo del mattino.

Cosa sogni? Che animale sei?

Sembri un topo, o un ghiro, forse. Sembra che tu sia al sicuro; sembra che la tana, sia dentro te.

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NEL BUIO

Il mio posto è qui al buio. Sdraiato sul mio letto, mi ascolto l'anima in petto che scorre nel suo stuoio. Il silenzio è mio amico, e la tristezza mia compagna di pensieri. Qui, nel suo tempo antico, si perde il mio grezzo cuore, che perduta ha la sua vista, e la grazia di regalare un fiore. Eppure, nel nero della stanza, c'è una sagoma di vita, sprovvista di immagini o parole, che danza. Dov'è la sua musica? Non la sento, ma nel buio una serenità balena, come ad aprile, sulla pelle, il vento. La vita qui è un canto di sirena, e quando il mio dolore dorme sotto le luci spente del mondo, io ne ascolto il suono informe venir dalla finestra. Affondo t'ho cercato amore, sulle orme dei ricordi appesi alla memoria! Non ho più forza di sperare: rivolgo al buio la mia storia, mentre m'immergo nel mio mare.

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UNA GIORNATA SPORCA

È stata una giornata sporca, trascorsa su strade gremite. Su Roma s'allungano ferite, ed ogni lumino è la sua forca.

La notte è densa di folla riversata come pasta nel colino; s'appiccia su se stessa come colla, e schioppetta come brace nel camino. Un puntino sei tu in questo mare, che s'affaccia grave al fiume antico. Sembra l'abbraccio vero d'un amico il suo, in questo vagare e palpitare. Ma se il tempo che scorre nel Tevere ti ascolterà sfiorandoti le mani, sentirai forse il tuoi ricordi lontani illuminarsi come stelle dentro l'etere!

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FILASTROCCA

Che parole sceglie il mare per spiegare il suo frusciare? Quali frasi soffia il vento per parlare il suo lamento?

E le lettere di luce che al cielo il sole scuce?

Ricordi il curiosare tuo bambino del tempo verde e genuino in cui posavi sulla vita ogni fantasia piu ̀ ardita?

Ma io non sento piu ̀ sgorgare quei tuoi frutti prelibati, oppure i sogni tuoi volare come uccelli bianchi alati.

Rimane oggi questo orrore, senza ne gioia e ne dolore, come una gabbia di colore fatta di frasi e di parole. Le richiedi indietro al sole come al cuor la sua ragione per tenertelo in prigione; eppure ancor ti suona il mare, se hai il coraggio di annegare quelle parole nate per ghermire la vita, il cuor e il suo soffrire.

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SALI DI LITIO, 5 SCORCI DALLA PALUDE, 37 LA STAGIONE DEL CUORE, 67
INDICE RACCOLTE
Studio Byblos Publishing House
‐ www.studiobyblos.com Palermo ‐ Novembre 2022
studiobyblos@gmail.com

Straniero che accarezzi coi tuoi occhi queste righe, ti regalo questi versi tanto cari al mio sentiero!

Li colsi come il contadino miete le sue spighe che attraversa con le mani puncicate dal grano.

Mi voltai ramingo sulla via del ritorno lasciando cadere queste frasi giù dalla mia mano.

Qui ci incontriamo, sconosciuti, in questo giorno in cui porgi le tue attenzioni al mio profondo. Prometto che in te non cercherò alcuna gloria.

Voglio solo allietare il tuo passo vagabondo.

Voglio solo donarti un frantume di memoria.

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