Comunità in dialogo - Lugloi 2018

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CALVISANO - MALPAGA MEZZANE - VIADANA Editore don Tarcisio Capuzzi - Dir. resp. Gabriele Filippini - Aut. Trib. Bs n. 31/97 del 7/8/97 - Anno XXXII - N° 263 - Fotocomposizione: GraficaCM - Leno (BS) - Stampa: Grafinpack - Calvisano (BS)

LUGLIO 2018

TU SEI CON ME Con la conclusione del tempo pasquale il cristiano soffre un po’ di solitudine: dopo i tempi forti dell’Avvento e del Natale, della Quaresima e della Pasqua, fino al Corpus Domini, in cui si è sentita più forte la presenza del divino, ricomincia il tempo ordinario, l’abituale quotidianità che rischia di essere un po’ grigia. E’ in periodi come questi che si può forse trovare sostegno in uno dei più bei salmi dell’Antico Testamento, il numero 22, attribuito tradizionalmente al re Davide:

ll Signore è il mio pastore: non manco di nulla; su pascoli erbosi mi fa riposare, ad acque tranquille mi conduce. Mi rinfranca, mi guida per il giusto cammino, per amore del suo nome. Se dovessi camminare in una valle oscura, non temerei alcun male, perché tu sei con me. Il tuo bastone e il tuo vincastro mi danno sicurezza. Davanti a me tu prepari una mensa sotto gli occhi dei miei nemici; cospargi di olio il mio capo. Il mio calice trabocca. Felicità e grazia mi saranno compagne tutti i giorni della mia vita, e abiterò nella casa del Signore per lunghissimi anni. Chi crede davvero a queste parole, conosce la felicità perfetta già in questa vita: Dio è rappresentato come un pastore buono, che guida il suo gregge con amore (immagine spesso ripresa da Gesù, ad esempio nella parabola della pecorella smarrita): a chi lo segue non manca alcun conforto, né materiale (pascoli erbosi, acque tranquille) né spirituale (mi rinfranca). Non solo: chi ama Dio ha sempre la certezza di essere sulla giusta via. Quante volte siamo attanagliati dall’angoscia, perché non sappiamo se le nostre scelte sono opportune, se ciò che facciamo sia la cosa migliore per noi e per i nostri cari! Ma in realtà il credente può vivere con assoluta serenità in ogni circostanza, perché il Buon pastore lo sta guidando per il giusto cammino. Perfino quando esso si fa aspro e oscuro, quando il dolore, le delusioni, le difficoltà rischiano di soffocarci, non dobbiamo temere, perché possiamo guardare a Dio dicendogli, con assoluta fiducia: “Tu sei con me”. E quella con Dio è probabilmente l’unica relazione in cui questa sicurezza non viene mai meno: in ogni relazione umana l’altro, che sia amico, coniuge, figlio, genitore, presto o tardi ci lascerà. Dio no: per amore del suo nome, per fedeltà a sé stesso non può venirci meno, ed è sempre con noi. Neppure i nostri avversari hanno potere su di noi: chi può davvero farci del male, se siamo sotto la protezione di Dio? Gesù

più volte, nel Vangelo, annuncia ai suoi discepoli che incontreranno persone ostili, ma ogni volta per ripetere: “Non abbiate paura”, nemmeno di quelli che hanno il potere di uccidere il corpo, perché Dio ha vinto la morte. E sconfitta quella, cos’altro mai può spaventarci? Dio cosparge di olio il nostro capo: antichissimo gesto di benedizione, ripreso nel battesimo, nella cresima, nell’ordinazione sacerdotale, nell’unzione degli infermi. Ma che cosa significa essere benedetti? Significa partecipare della natura divina, essere portatori di un amore fecondo per cui ogni cosa che tocchiamo porta frutto: magari non subito, magari neppure nell’arco della nostra vita, ma sicuramente ciò che abbiamo fatto con amore porterà altro amore, altra benedizione. Il nostro calice trabocca: c’è abbondanza di tutto nella nostra vita, ma spesso noi non ce ne rendiamo conto. Alzarsi al mattino, godere di una buona salute, avere un tetto sulla testa, una famiglia, la possibilità di mangiare ogni giorno e di godere delle infinite bellezze del creato, poter studiare e lavorare per migliorare la nostra vita e quella degli altri: sono tutte cose che viviamo quotidianamente, ma non ce ne rendiamo conto, tutti presi dal pensiero di ciò che riteniamo ci manchi, avvolti nei nostri meschini rancori come in un mantello che ci soffoca e ci impedisce di vedere tutto ciò che Dio ci offre. Sarebbe invece opportuno che imparassimo a vedere tutti questi doni, e a ringraziarlo per essi. Se davvero crediamo a tutto ciò che il salmo ha detto, la conclusione è inevitabile: la Grazia divina è con noi, e noi siamo felici: non nel futuro, in paradiso, ma qui e ora, perché già siamo nella casa del Padre, per tutti i giorni della nostra vita. Con questo articolo si conclude il mio incarico sulla prima pagina di questo bollettino, per una giusta rotazione. Ringrazio don Tarcisio per l’opportunità che mi ha offerto: io l’ho letta come un segno dei tempi, dato che per la prima volta nella storia del giornale parrocchiale la prima pagina è stata assegnata non solo ad un laico, ma a una donna. Ringrazio le persone che mi hanno mostrato il loro apprezzamento, e faccio i miei auguri a chi verrà dopo di me. Buona estate a tutti. Monica Gavazzi


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È necessario che le comunità cristiane mostrino ai giovani la differenza cristiana È necessario che le comunità cristiane mostrino ai giovani la differenza cristiana. In vista del prossimo sinodo dei vescovi che si svolgerà in ottobre su “I giovani, la fede e il discernimento vocazionale” da più parti, e in diverse modalità di comunicazione, si vanno raccogliendo le domande dei giovani alla Chiesa, al mondo adulto di oggi. Lo ha fatto il nostro Vescovo con dei gruppi di giovani bresciani in diversi incontri e ne ha dato relazione con una serie di considerazioni per la comunità cristiana diocesana nella veglia delle Palme, in duomo a Brescia, alla fine di marzo. Lo hanno fatto i Vescovi per preparare il testo che dovrà condurre i lavori del sinodo e raccogliendo i tanti, diversi contributi in un documento, concepito da trecento giovani provenienti da tutto il mondo, collegati online attraverso gruppi di Facebook con altri quindicimila coetanei. Questo documento è stato commentato da Enzo Bianchi sull’Osservatore Romano il 24 aprile: ho voluto estrapolare alcune considerazioni che possono aiutarci a “…vivere con i giovani questa estate, dove si sperimenta sempre più questa ricerca di svago, festa, divertimento continuo… che ci stupisce per la diversa considerazione che noi avevamo del periodo giovanile come tempo per progettare e costruire il futuro della nostra vita” Don Tarcisio

“Dal documento emerge come urgente per i giovani di oggi la ricerca del senso dell’esistenza. Ricerca che si è fatta faticosa e difficile e che avviene ormai lontano dalle religioni e soprattutto lontano da un itinerario di fede, perché proprio la fede non è stata loro trasmessa dalla generazione precedente, resasi estranea alla Chiesa soprattutto attraverso un’inedita incoerenza: si diceva cattolica, ma non frequentava più abitualmente la liturgia domenicale e non sentiva l’appartenenza al cattolicesimo se non a livello culturale, in quanto erede di una cultura tradizionalmente cattolica, cosi che è via via emersa una figura di cattolico poco convinto che, come tale, non poteva comunicare ai figli né le esigenze evangeliche dell’ appartenenza alla comunità cristiana, né una grammatica umana ai figli che oggi si tro-

vano poco abilitati al vivere quotidiano, ad assumere una responsabilità, a trovare senso: «Chi sono veramente io? Chi voglio essere? Come diventare me stesso? Che cosa posso sperare? Che senso dare alla mia vita?». Queste le domande dei giovani, a volte vissute in modo tragico, nella sensazione che non vi siano risposte se non il nulla. Occorre ascoltare i giovani, ascoltarli nelle loro speranze e nelle loro ansie con molta pazienza, cercando soltanto di essere vicini a loro, compagni di strada, niente di più, senza avere la pretesa di suggerire o di proporre alcunché. Oggi, per molti giovani, il riferimento a Dio sembra di nessun interesse…Dio non è più interessante e i giovani sono convinti che si possa vivere una vita felice senza di Lui. E non si dica che, di conseguenza, i giovani abbandonano la Chiesa. Per tanti di loro è estranea di per sé, come un mondo che non riesce più a dire nulla né attraverso la sua liturgia, né attraverso le sue prediche. La Chiesa è avvertita estranea perché «vive in un altro mondo». Resta però significativo che quei giovani che hanno ricevuto una qualche conoscenza di Gesù Cristo e della sua radicale umanità non sono indifferenti alla sua figura esemplare e al suo messaggio, anche se non giungono a una confessione di fede in Lui. Proprio per queste considerazioni, diventa urgente e decisivo un cambiamento nel vivere la fede cristiana: un cambiamento che riguarda innanzitutto la generazione adulta dei padri e delle madri, la generazione dei quarantenni-cinquantenni che deve essere raggiunta dal Vangelo, da quel Vangelo che non è stato loro indirizzato nel tempo della formazione cristiana. Occorre riaccendere un cristianesimo di testimonianza, in cui comportamento e stile siano veramente coerenti con il Vangelo professato; vera fraternità vissuta in una comunità che sappia mostrare “la differenza cristiana”. Molti giovani oggi sono sempre più lontani dalla fede cristiana, ma abitano non una terra atea, bensì una terra di mezzo in cui regna l’indifferenza per Dio e per la Chiesa. Questo è però un terreno aperto alla ricerca, alla vita interiore, alla spiritualità, un terreno assetato di grammatica umana. Attraverso le loro domande, sovente mute, i giovani chiedono che sia indicato loro il senso, la chiamata / vocazione alla vita. Sì, la vocazione che vorrebbero ascoltare e discernere è la vocazione alla vita, al vivere che è la chiamata unica e irripetibile per ogni persona da parte di Dio, anche nella fede cristiana. Come tutti gli umani, anche i giovani sono chiamati a vivere in pienezza, a fare della propria vita, per quanto è possibile, un’opera d’arte consapevole: chiamati dunque alla felicità, perché la vita buona e bella sa anche dare la felicità. Nessuna visione banalmente ottimistica sul “duro mestiere di vivere”, ma se questo invito alla vita è rivolto a un giovane da chi ha fiducia e comunica fiducia, se è fatto nella piena gratuità, non per farlo entrare nella Chiesa, non per farne un discepolo, ma perché si vuole che diventi un soggetto capace di pienezza di vita, allora l’appello è veramente credibile”.


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Papa Francesco spiega la Messa In questo mese di giugno, tutte le nostre comunità parrocchiali hanno concluso l’anno catechistico, organizzando dei momenti di incontro e di festa. I motivi per ringraziare il Signore in effetti sono tanti. E’ stato un anno ricco e impegnativo, che ha visto, nell’insieme, il susseguirsi di tante iniziative e che ha portato numerosi ragazzi a ricevere i Sacramenti dell’iniziazione cristiana e a conoscere così qualcosa di più del Signore e della bellezza del suo Vangelo. Un sincero ringraziamento va a tutti i catechisti ed educatori, per l’attenzione e la cura verso tutti i bambini e ragazzi delle nostre comunità. Con l’inizio delle attività estive, si vuole anche augurare a tutte le famiglie e ai bambini le buone vacanze, ricordando che come comunità possiamo ancora incontrarci e camminare insieme, in particolare durante la Messa domenicale, quando insieme siamo riuniti davanti al Signore. Abbiamo già cominciato, durante l’anno, a vedere l’importanza e il grande significato della Messa per noi cristiani. Vogliamo continuare anche su questo periodico, ascoltando le indicazioni che Papa Francesco ha dato, quest’anno, in alcune sue udienze. Cominciamo allora con una domanda che magari spesso ci attraversa e che non possiamo trascurare: Perché andare a Messa la domenica? Buona lettura, don Alessandro “La celebrazione domenicale dell’Eucaristia è al centro della vita della Chiesa. Noi cristiani andiamo a Messa la domenica per incontrare il Signore risorto, o meglio per lasciarci incontrare da Lui, ascoltare la sua parola, nutrirci alla sua mensa, e così diventare Chiesa, ossia suo mistico Corpo vivente nel mondo. Lo hanno compreso, fin dalla prima ora, i discepoli di Gesù, i quali hanno celebrato l’incontro eucaristico con il Signore nel giorno della settimana che gli Ebrei chiamavano “il primo della settimana” e i Romani “giorno del sole”, perché in quel giorno Gesù era risorto dai morti ed era apparso ai discepoli, parlando con loro, mangiando con loro, donando loro lo Spirito Santo. Anche la grande effusione dello Spirito a Pentecoste avvenne di domenica, il cinquantesimo giorno dopo la risurrezione di Gesù. Per queste ragioni, la domenica è un giorno santo per noi, santificato dalla celebrazione eucaristica, presenza viva del Signore tra noi e per noi. E’ la Messa, dunque, che fa la domenica cristiana! La domenica cristiana gira intorno alla Messa. Che domenica è, per un cristiano, quella in cui manca l’incontro con il Signore? Ci sono comunità cristiane che, purtroppo, non possono godere della Messa ogni domenica; anch’esse tuttavia, in questo santo giorno, sono chiamate a raccogliersi in preghiera nel nome del Signore, ascoltando la Parola di Dio e tenendo vivo il desiderio dell’Eucaristia. Alcune società secolarizzate hanno smarrito il senso cristiano della domenica illuminata dall’Eucaristia. E’ peccato, questo! In questi contesti è necessario ravvivare questa consapevolezza, per recuperare il significato della festa, il significato della gioia, della comunità parrocchiale, della solidarietà, del riposo che ristora l’anima e il corpo. Di tutti que-

sti valori ci è maestra l’Eucaristia, domenica dopo domenica. Per questo il Concilio Vaticano II ha voluto ribadire che «la domenica è il giorno di festa primordiale che deve essere proposto e inculcato alla pietà dei fedeli, in modo che divenga anche giorno di gioia e di astensione dal lavoro» (Cost. Sacrosanctum Concilium). L’astensione domenicale dal lavoro non esisteva nei primi secoli: è un apporto specifico del cristianesimo. Per tradizione biblica gli ebrei riposano il sabato, mentre nella società romana non era previsto un giorno settimanale di astensione dai lavori servili. Fu il senso cristiano del vivere da figli e non da schiavi, animato dall’Eucaristia, a fare della domenica – quasi universalmente – il giorno del riposo. Senza Cristo siamo condannati ad essere dominati dalla stanchezza del quotidiano, con le sue preoccupazioni, e dalla paura del domani. L’incontro domenicale con il Signore ci dà la forza di vivere l’oggi con fiducia e coraggio e di andare avanti con speranza. Per questo noi cristiani andiamo ad incontrare il Signore la domenica, nella celebrazione eucaristica. La Comunione eucaristica con Gesù, Ri-

sorto e Vivente in eterno, anticipa la domenica senza tramonto, quando non ci sarà più fatica, né dolore, né lutto, né lacrime, ma solo la gioia di vivere pienamente e per sempre con il Signore. Anche di questo beato riposo ci parla la Messa della domenica, insegnandoci, nel fluire della settimana, ad affidarci alle mani del Padre che è nei cieli. Cosa possiamo rispondere a chi dice che non serve andare a Messa, nemmeno la domenica, perché l’importante è vivere bene, amare il prossimo? E’ vero che la qualità della vita cristiana si misura dalla capacità di amare, come ha detto Gesù: «Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avete amore gli uni per gli altri» (Gv 13,35); ma come possiamo praticare il Vangelo senza attingere l’energia necessaria per farlo, una domenica dopo l’altra, alla fonte inesauribile dell’Eucaristia? Non andiamo a Messa per dare qualcosa a Dio, ma per ricevere da Lui ciò di cui abbiamo davvero bisogno. Lo ricorda la preghiera della Chiesa, che così si rivolge a Dio: «Tu non hai bisogno della nostra lode, ma per un dono del tuo amore ci chiami a renderti grazie; i nostri inni di benedizione non accrescono la tua grandezza, ma ci ottengono la grazia che ci salva» (Messale Romano, Prefazio comune IV). In conclusione, perché andare a Messa la domenica? Non basta rispondere che è un precetto della Chiesa; questo aiuta a custodirne il valore, ma da solo non basta. Noi cristiani abbiamo bisogno di partecipare alla Messa domenicale perché solo con la grazia di Gesù, con la sua presenza viva in noi e tra di noi, possiamo mettere in pratica il suo comandamento, e così essere suoi testimoni credibili” (Papa Francesco, udienza di mercoledì 13 dicembre 2017).

MAMMA aiuta MAMMA una coperta per la VITA L’iniziativa, conclusasi lo scorso 8 Aprile, è stata l’occasione per vivere, da dicembre 2017 ad Aprile 2018, un’esperienza comune fra donne ed alcune realtà di Calvisano e paesi limitrofi, fatta di incontri, vecchi contatti e nuove conoscenze, collaborazioni ed idee per progetti futuri, e per favorire l’inizio di un cammino verso la futura unità pastorale delle quattro Parrocchie del Comune di Calvisano. Per tutto il sostegno ricevuto, ringraziamo: il nostro Parroco Don Tarcisio ed il curato Don Alessandro, l’Amministrazione Comunale nella persona del Dott. Marco Pari, il Centro di Aiuto alla Vita di Calvisano, le referenti delle Parrocchie di Calvisano, Malpaga, Mezzane e Viadana, la Caritas di Calvisano nella persona della Signora Luisa Ravazzolo, gli ospiti e gli operatori della Casa di Riposo di Calvisano, l’Associazione Ideando, Marco Zanetti (Giornale di Brescia), Loredana Taffelli (Teletutto), Alessia Gessa e Ileana Lorenzi (Montichiari Week), Moratex di


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Malpaga, Mondial Lane di Brescia, le mercerie di Montichiari e Calvisano. Un particolare ringraziamento va a tutte le mamme di Calvisano e frazioni e di alcuni paesi limitrofi, quali Bagnolo Mella, Borgosatollo, Carpenedolo, Castenedolo, Dello, Ghedi, Leno e Montichiari che hanno lavorato instancabilmente in questi mesi ed a tutte le persone che hanno voluto acquistare: ogni copertina è frutto dell’abilità di chi l’ha realizzata. Vogliamo ancora ricordare che ogni donna ha dato voce al suo lavoro perché, proprio nel mondo di oggi dove tutto è omologato ed industrializzato, lei, con la sua innata creatività, sa ancora trasformare della lana in una mirabile opera di buon gusto… Grazie ancora a tutte le mamme che hanno compreso l’importanza di questa proposta, che si sono sentite partecipi di questo progetto ed hanno generosamente messo a disposizione tempo, risorse ed energia, proprio come può fare una mamma che aiuta un’altra mamma… Monica e Cristina di Malpaga

CRONACHE BREVI a cura di Piera D’Adda FESTA DEI LAVORATORI – Martedì 1° maggio, festa di san Giuseppe lavoratore, alle ore 10,30 la s. Messa organizzata dal locale Circolo ACLI per tutto il mondo lavorativo ed imprenditoriale è stata celebrata presso i vivai “Le Georgiche” in Viadana. All’inizio Giovanni Sandrini, Presidente ACLI di Calvisano, ha ricordato che la festa dei lavoratori, quest’anno, è stata dedicata a tutti coloro che han perso la vita sul lavoro, indicando la formazione come via per un lavoro di miglior qualità, non solo professionalmente, ma anche sul versante della sicurezza. E’ stata una celebrazione partecipata, ritmata da momenti intensi: le letture, l’omelia con l’invito alla nostra coscienza di cristiani a non lasciarci anestetizzare da una mentalità lontana, distratta, indifferente a Dio. Canti poetici e solenni, i doni dell’offertorio, richiamo al nostro impegno a collaborare con Dio e custodire questa nostra madre terra buona ed accogliente, il Padre Nostro sulle dolci note di un canto scandito con devozione filiale…Al termine della messa il signor Guarisco ha invitato tutti al rinfresco; ad ognuno è stato offerto un alberello, un platano comune nel nostro ambiente o un ginkgo biloba, originario di Cina e Giappone, dove è considerato sacro e, dopo la strage nucleare cui ha resistito, simbolo di eternità. LAUREA – La signora Maria Carmela Boselli, il 27 marzo 2018, ha brillantemente conseguito la sua seconda laurea presso la facoltà di Psicologia dell’Università Internazionale UNINETTUNO (Consorzio La Sapienza di Roma) in Discipline Psicosociali, raggiungendo il suo percorso di tesi dal titolo “Dipendenza affettiva: Con-fusione, attaccamento, disfunzione e trauma.. Aspetti di co-morbilità nella dipendenza relazionale adulta. Trattamenti terapeutici a confronto, prevenzione: una sfida possibile?” Relatore: prof. Luca Cerniglia. Partecipiamo alla gioia ed alla soddisfazione delle figlie Valentina ed Elisa, orgogliose dell’importante traguardo raggiunto dalla loro mamma alla quale porgiamo le più vive felicitazioni. LIBRI PER LIBRINO – Una lodevole iniziativa scaturita dall’interessamento del Sistema bibliotecario Brescia Est, Patarò Rugby di Calvisano ed i Giganti del Librino per creare “un ponte di libri” fino a Catania. Una solidarietà

concreta di rugbisti siciliani dopo che, nel gennaio scorso, la loro club house è stata devastata, a scopo intimidatorio. Il progetto è stato avviato mercoledì 21 Marzo, Giornata dell’impegno e della memoria delle vittime innocenti di tutte le mafie, proseguendo fino alla metà di aprile con la raccolta di libri, cui ha partecipato anche la Provincia insieme alle biblioteche di Calvisano e Montichiari. Iniziativa appoggiata con entusiasmo dal Presidente della Federazione Italiana Rugby, sig. Alfredo Gavazzi, per contribuire, attraverso la cultura, al miglioramento e crescita della società. 70° ALPINI DI CALVISANO – Nel 70° anniversario della fondazione del Gruppo Alpini di Calvisano nel fine settimana del 21 e 22 aprile si sono susseguiti festeggiamenti e celebrazioni. Nella chiesa di S. Maria della Rosa, la splendida mostra fotografica “Le montagne bresciane, testimoni della Grande Guerra” a cura di Matteo Signorini, quindi corona d’alloro al Santuario delle Bradelle in onore dei caduti ed omaggio floreale al monumento degli Alpini. In serata il Concerto del Coro Alpini di Ghedi e Calvisano con la banda civica. Domenica mattina un rullo di tamburi saluta l’alzabandiera presso la Sede ed accompagna il corteo verso la parrocchiale, preceduto dalla sfilata dei 160 gruppi invitati. La s. Messa è da loro animata con la lettura dei brani liturgici, bellissimi canti, la raccolta delle offerte, il servizio presso l’altare. Probabilmente questi alpini non hanno partecipato ad alcuna guerra, ma tutti come volontari, sempre in prima fila, hanno soccorso popolazioni in difficoltà a causa di terremoti, alluvioni ed altre necessità, testimoni del “Vangelo con il grembiule” nello stile del servizio (secondo una bella espressione di don Tonino Bello). Concludono la celebrazione la “Preghiera dell’Alpino” ed il maestoso e struggente “Signore delle Cime”. Un nodo di pianto che si scioglie in un caloroso applauso che ci fa sentire più Chiesa. GASOLIO NELLA ROGGIA – Una nera cascata di gasolio ha riempito la roggia che costeggia la provinciale di Calvisano-Isorella, nel tardo pomeriggio del 24 aprile, diffondendo un odore acre nella zona. Durante i sopralluoghi delle Autorità competenti non sono stati trovati scarichi illeciti diretti nel canale. Perdita acciden-

tale o gesto di inciviltà? Nulla è escluso. La zona è ad alta vulnerabilità per le falde acquifere, dunque i danni potrebbero rivelarsi alquanto sostanziosi.

SAN MARINO – Dal 10 al 14 maggio alcune persone della nostra erigenda Unità Pastorale di Calvisano hanno partecipato ad esercizi spirituali presso la “Pia Unione delle Guardie d’Onore del Cuore Immacolato di Maria” gestita dai frati Francescani Minori nella Repubblica di San Marino. Nel programma la catechesi approfondiva quattro temi sulla Madonna: - L’accoglienza di Maria (Lc 1,26 -38) – L’accoglienza piena della volontà di Dio (Lc 2,21 -39) - L’accoglienza come stupore del buon vino (del Gv 2,1-12 ) – Il crocifisso ci dona la Madre dell’accoglienza (Gv 19,16 -27). Domenica 13 maggio, solenne festività dell’Ascensione, in questo luogo mariano, si è ricordata l’apparizione della Madonna a Fatima con una solenne celebrazione eucaristica a conclusione dell’indulgenza plenaria concessa in occasione del centenario. Un’animata processione si è poi snodata come un lungo serpentone nel parco, arrivando nel cortile delle suore Clarisse per un’ulteriore benedizione. Un’esperienza di preghiera veramente emozionante e significativa. ORCHESTRA SENZA RIVALI – E’ stato un vero e proprio trionfo per la classe 3°B, ad indirizzo musicale, della scuola Media di Calvisano che ha partecipato, venerdì 25 maggio a Verona, al concorso “Scuole in musica” riservato alle classi ad indirizzo musicale ed ai Conservatori. I brani eseguiti: “La danza della fata Confetto” da Lo Schiaccianoci di Tchaikovsky, “Libertango” di Astor Piazzolla e “Viva la Vida” dei


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Coldplay. Splendidi brani appositamente riarrangiati dal maestro Luca Tononi. Hanno ottenuto il primo premio con un punteggio che sfiora la perfezione: 98 su cento. L’orchestra è composta da 23 alunni suddivisi in quattro strumenti: 5 per il flauto traverso, 5 di chitarra, 7 percussioni, 6 al pianoforte. Direttore d’orchestra, l’insegnante Luca Tononi, affiancato dagli insegnanti Annika Pinelli (flauto) Gregorio Artunghi (chitarra) Simona Slaviero (percussioni) e lo stesso Luca Tononi (pianoforte).

Hanno partecipato al concorso 112 scuole provenienti da 14 Regioni e 74 Orchestre anche da Puglia, Sicilia e Sardegna. Bravissimi!!!

cui origine risale a milioni di anni fa e che ora noi ammiriamo nella loro splendida e perenne giovinezza, a lode del Creatore.

PELLEGRINAGGIO – Un fresco ed assolato pomeriggio ci accoglie, mercoledì 6 giugno, a Spiazzi, al Santuario della Corona, meta del nostro pellegrinaggio mariano. Cullati da una leggera brezza, meditiamo con don Alessandro ed Enrico, la passione del Signore soffermandoci ad ogni stazione della Via Crucis. Partecipiamo alla S. Messa nella cappella e visitiamo il Santuario bianco e luminoso, dove contempliamo una Pietà che la tradizione vuole portata dagli Angeli dall’isola di Rodi su questo sperone roccioso. Pregando, in silenzio, saliamo la Scala Santa. Un momento di ristoro ci prepara alla partenza. Nel ritorno don Alessandro ci offre alcune chiare ed interessanti notizie di queste dolci colCLASSE 1943 felicitazioni vivissime a tutti. line e montagne la

SANTUARI DI FRANCIA – Un gruppo di nostri concittadini, dal 30 maggio al 2 giugno, ha partecipato ad un pellegrinaggio dell’Apostolato della preghiera, visitando alcuni santuari francesi, in particolare “Notre-Dame de Laus”,“Notre-Dame de la Salette” e “NotreDame de Fourvière e raggiungendo anche altre località legate alla storia del monachesimo come Cluny e Paray-Le-Monial o legate a forti richiami esperienziali come Ars e Taizé. Sicuramente sono state giornate molto intense, ricche di sollecitazioni, in un alternarsi di preghiera, riflessioni, silenzio, il cui ricordo si protrarrà a lungo.

Lettura teologica d’insieme dei dipinti del “cielo” della Parrocchiale di Calvisano …e finalmente, come tutti avranno certamente già rilevato, i lavori sugli interni della nostra Parrocchiale possono dirsi conclusi. L’ultima fase del restauro ha riguardato il dipinto del Servalli a tema la Resurrezione, che era peraltro quello maggiormente integro. A seguire sono stati rimessi a nuovo gli stucchi nelle porzioni interessate dai crolli, che sappiamo essere nei pressi dell’Altare dotato della pala del Romanino. Quindi si è provveduto ad una pulitura generale dell’ottocentesco portale-bussola lignea interna e delle murature dell’antistante atrio d’ingresso. Nello scorso mese di aprile si è poi provveduto alla “sistemazione” delle porzioni basali delle murature, marmi, lesene e decori posti a perimetro della navata. Nel frattempo ci si è resi conto di una notevole risalita di umidità dalle pareti esterne posizionate verso il parco Beata Cristina, determinata dall’acqua penetrata nelle antiche tumulazioni a fossa, poste in aderenza alla chiesa (vale la pena ricordare che questo parco, ed il sagrato della Parrocchiale, erano il sedime dell’antico cimitero della comunità, prima del suo trasferimento accanto alla chiesa delle Bradelle). Si è dovuto quindi intervenire con scalzo delle murature cementizie della zoccolatura esterna. I mattoni, messi a nudo, sono stati così posti nella condizione di “respirare” e asciugare. Prossimamente si provvederà a coprirli nuovamente, ma stavolta con una apposita malta traspirante. Anche durante l’effettuazione dei suddetti lavori si sono potuti registrare particolari degni di nota, nonché di molto arricchenti le conoscenze relative a questa nostra chiesa. 1) la bussola lignea, che presenta lavorazioni con capitelli ionici e foglie d’alloro, fu ideata dall’architetto Angelo Vita e realizzata nel 1835 dal falegname Clodoveo Porta di Montichiari. Essa è stata montata e immaschiata in un precedente ampio portale di muratura, con arco sovrastante l’apertura, del quale si conserva solo la parte sommitale, che ne mostra però una certa qual maestria esecutiva negli stucchi e decori di contorno. 2) la vetrata di facciata, rappresentante la Natività (eseguita sul modello di una delle opere di un codice miniato dal frate agostiniano Apollonio da Calvisano), fu “pensata” da due maestri della nostra scuola elementare, che ne curarono la messa in opera e ne

firmarono e descrissero l’esecuzione con alcune diciture scritte su quei vetri, leggibili solo dall’alto dei ponteggi. E così scrissero: “Franciscus Marengonus Brixiensis fecit / Anno Domini MCMLV” (1955). Questo ci consente di datare e dare una attribuzione a chi realizzò la vetrata. E, di seguito: “optimus sed / exacratissimus inter / exacratissimi / Paulus Maccarini / Magister et censor…. / Franciscus Serafini”

3) l’alzata dell’altare di Santa Caterina d’Alessandria, contenente la cinquecentesca pala del Romanino che ne rappresenta il matrimonio mistico con Gesù Bambino, è di recente esecuzione. Fu infatti voluto dall’Arciprete Vittorio Moretti nel 1903 e inaugurato il 25 novembre 1904. Precedentemente la cappella era dotata della sola mensa dell’altare e alla nuda muratura di fondo era appeso il quadro suddetto. La mensa si presenta in marmo, e proviene dalla precedente chiesa, demolita per far posto alla attuale Parrocchiale. Essa era dotata di uno splendido putto marmoreo


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di inizio settecento, la cui fotografia ho di già pubblicata in precedenti articoli, di cui oggi dobbiamo purtroppo rilevare la scomparsa (già denunziata ai carabinieri e alle autorità ecclesiali). Dell’alzata novecentesca si deve dire che è un lavoro per lo più cementizio, decorato parzialmente in stucco lucido, ed in stile neoclassico. Si conoscono gli autori che risultano essere gli artisti Peduzzi Lorenzo e il figlio Francesco, della Brianza. Sul lato sinistro dell’altare viene riportata la firma, incisa, del Francesco che “fecit” l’anno 1903, scritta leggibile solo portandosi… ad una certa altezza.

4) A mio avviso vale la pena segnalare come il Servalli, nella composizione scenica della Resurrezione di Cristo della Parrocchiale, prese a modello il cinquecentesco affresco della nostra Disciplina, opera dei pittori cremonesi Campi, che infatti presenta non solo lo stesso tema, ma anche analogo impianto scenico. 5) Vale anche la pena segnalare che all’interno della Parrocchiale sono state riposizionate le antiche stampe della Via Crucis, opere di fine ottocento già a suo tempo restaurate e installate nella chiesa della Disciplina. Esse sono ben descritte fotograficamente in un precedente articolo del nostro giornalino. Le stampe di fotografie riproducenti scene della Via Crucis lignea di Cerveno, che le avevano sostituite in Parrocchiale… hanno seguito il percorso opposto. A questo punto mi inoltro in un argomento un poco più complesso: la lettura teologica dell’insieme degli affreschi del cielo della nostra Parrocchiale. Si sa che i dipinti delle pareti delle chiese insegnano, e dicono. Per la gente essi hanno, da sempre, il compito di raccontare la Bibbia e le vite dei Santi. Oggi non vi prestiamo più attenzione, abituati come siamo a farci scorrere negli occhi immagini su immagini. Si potrebbe dire, a ragione, che proprio perché saturi di esse, abbiamo ormai una grande disabitudine alla lettura delle stesse. Ma è almeno da dire che i dipinti murari sacri non sono mai “a caso”. E allora proviamo a “leggere” il quadro d’insieme che ci viene presentato dalla no stra Parrocchiale, un quadro che l’Arciprete Moretti, e i suoi collaboratori, che lo vol lero ad inizio del 1900, avevano ben chiaro. Tutto il lavoro iconico si presta a due letture. La prima si ril eva d a l l ’ i n g r e s s o mentre la seconda nell’uscire.

Entrando, e alzando lo sguardo, veniamo subito attratti dal grande quadro raffigurante la gloria della Beata Cristina. Esso ci dice: siamo a Calvisano, terra che ha dato i natali ad una donna che si è “beata” nella adorazione di un Dio uno e trino. Questo Dio l’ha accolta nella sua luce, facendola accompagnare dal suo Angelo custode (raffigurato con le ali bianche) nella corte angelica degli Arcangeli (con le ali colorate). Tu che guardi con Fede la potenza di questo avvenimento, sappi che tutti possono imitare Cristo sulla strada della croce (indicataci dalla stessa Beata nella presenza di un Cristo portatore della stessa) e essere suffragati e aiutati durante il loro percorrere la vita (e questo ci viene segnalato dagli angeli dipinti a sinistra, nell’atto di elevare verso l’alto l’umanità). Cosa devi fare? Pregare colui che la Beata ci indica (Dio Padre), farti illuminare dallo Spirito (la colomba sulla spalla della Beata) e aiutare il tuo cammino con le opere, i riti e i processionali (questa idea viene sottolineata dalla rappresentazione di una persona ed un angelo che reggono e portano un vessillo, quasi un baldacchino processionale). Proseguendo lungo la navata, lo sguardo si posa sul riquadro seguente che, insieme alla grande scritta posta prima dell’abside, ci dicono: sei nella casa di Dio. Abbi la fiducia di Abramo, che abbandonò tutto per seguire “la Sua Voce” e che arrivò con Fede anche alla decisione di sacrificare il suo figliolo Isacco. E sarai salvato, come fu per Isacco. Non fare come la gente del Vecchio Testamento, che si è fermata nel suo credo (ed infatti è effigiata con le sembianze di persone/spiriti, cioè morti viventi). Abbi la fiducia di guardare alla chiesa che, riunita intorno a Maria, sa vedere davvero la potenza di Dio nella croce di Cristo. Un Cristo che si è fatto agnello (come agnello sacrificale fu anche Isacco, sebbene


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solo per qualche breve momento). Faccio qui presente, e me ne scuso, un piccolo errore contenuto in un mio precedente articolo: i personaggi dell’A.T sono sette, i personaggi del N.T sono sette comprendendo tra essi Maria (e ancora sottolineo come le genealogie di Cristo siano riportate nel Vangelo proprio a multipli di sette). Poi sono effigiati altri tre personaggi: Cristo e Isacco (i due agnelli), e Abramo (la fiducia). Il N.T. come luce del mondo, lettura che “instrada”, come fu per la Beata nostra: ecco che allora, nei pennacchi contornanti la scena della sua gloria, trovano un giusto posto i quattro Evangelisti. E l’ascolto della Parola come elemento di vita, è ben rappresentato anche nell’altare e nell’ambone del Severino, opere di fine novecento, ma che in questo senso si inquadrano proprio bene nel “dirci” della chiesa. A questo punto l’osservatore attento potrebbe vedere che il cielo della chiesa si è ora “aperto” alla visione dei dipinti dell’abside, prima coperti dalla presenza del baldacchino. E qui la lettura continua: quale è il modello da seguire? La Croce! Bisogna sapere farsi estatici davanti ad essa, come i personaggi rappresentati nel bel dipinto di Riva, posto sul fondo dell’abside. (Questa idea della Croce come elemento da meditare ci viene spesso raccontato anche dalla esposizione sull’Altar Maggiore di una bellissima opera lignea: il Crocifisso di inizio cinquecento, scolpito dalla mano del grande Clemente Zamara, di Chiari, che spesso lavorò per le confraternite dei Disciplini). Sopra il baldacchino troviamo poi un ulteriore elemento iconico che ci “instrada” nella risposta al seguente quesito: dove trovare la forza per mettersi alla Sua sequela? Nell’ostia consacrata. Essa si fa nutrimento, ma anche contemplazione. Da essa irraggia la Sua stessa luce (i cui raggi sono a noi portati dallo Spirito, scolpito proprio al disotto, nella parte centrale del bellissimo baldacchino dorato che sovrastà all’Altare). Ad essa cantano gli angeli. E noi, con

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loro, dobbiamo trovare la forza di farci suo canto (non a caso le cantorie e l’organo sono posti proprio ai lati di questo affresco, e sono ulteriormente istoriati con strumenti e “storie” di angeli cantori, suonatori, e portatori della Corona della Sua gloria). Una lettura complessa? Bisogna solo vestirci con l’abito della seguente domanda: cosa mi vuoi dire? Scrivevo che una lettura ulteriore si può fare alzando gli occhi nell’uscire. Solo nell’uscire, infatti, riusciamo a contemplare appieno la forza del dipinto della Resurrezione. Esso vuole infatti dirci: attento! Tutto ciò che ti ho detto sino ad ora potrebbe non bastarti! Non c’è vera Fede se non si crede nella Resurrezione di Cristo. Solo in quel momento Cristo ha mostrato di elevarsi sopra l’umanità (rappresentata da soldati e sorveglianti che non credono, e in modo molto terreno si addormentano, straniti e accecati. Incapaci di vedere e dirsi/darsi un “poi”). È proprio in questo momento, peraltro, che Cristo sventola la Sua bandiera, la bandiera della Fede vittoriosa sulla morte. Più sopra, sulle pareti della controfacciata, il tutto è coronato da due scritte: “DOMUM TUAM DOMINE DECET SANCTITUDO” e “D.O.M.”. Quest’ultima è piccola, ma è il senso di tutto questo mio dire. E a chi esce dalla nostra Parrocchiale deve imprimersi in testa. Dio è il Potente. In lui dobbiamo compiacerci, in Lui, che seppe nascere uomo, in una mangiatoia, piccolo e umile, (ed ecco tornare il perché di una vetrata che sa sposarsi bene in questo contesto), ma che ci disse cose indelebili sventolandoci davanti agli occhi che… si può pensare ad un “oltre”: il Suo


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Regno, il Regno dei Cieli. Strada da percorrere insieme, come chiesa. E se abbassiamo un attimo lo sguardo alla pavimentazione della nostra Parrocchiale (che rappresenta, volutamente, un tappeto fiorito, come scrissero all’atto della sua posa) notiamo che il racconto continua: questa strada può essere lastricata da difficoltà (perché la Croce non è mai facile), ma è una strada che si fa tappeto-campo-fiori, e che ci accompagna alla Vera Soddisfazione. Quasi a dirci: fuori, nel mondo… non tornare ad essere uno tra i tanti! Tutto questo raccontare è solo… nella mia mente? No! Certamente è stato voluto, e fortemente, da un prete “visionario”, uno che voleva farci riflettere: Don Vittorio Moretti. Non a caso il racconto per dipinti, presente nel cielo della nostra Parrocchiale, dovette avere l’approvazione delle Belle Arti, ma anche dei competenti uffici religiosi. Quel prete non organizzò solamente il “programma iconografico”; volle anche parecchie delle statue presenti nella chiesa. E anche la presenza di esse ci racconta chi siamo. (Sono undici le statue, nove in interno e due poste sulla facciata esterna). Sono state ripulite e, per quelle dell’interno, si è provveduto alla descrizione tramite segnalazione nominale scritta sulla zoccolatura. Noi siamo a Calvisano, terra della Agostiniana Beata Cristina, in una Parrocchiale dedicata a San Silvestro Papa e a San Michele Arcangelo (e qui si legge il perché della presenza delle due statue di facciata e di tre dell’interno). Possiamo celebrare qui, in questa chiesa, perché in antico esistevano due siti-paese riuniti intorno alle chiesette di San Zeno (uno dei primi grandi Santi il cui seminato fruttificò anche a Calvisano; presentato nella nostra chiesa con una ulteriore statua) e San Felice (raffigurato nel quadro del Romanino). Le relative cappellanie (enti ecclesiastici istituiti dai fedeli, grazie a donazioni) e benefici (patrimoni e redditi, connessi a un ufficio ecclesiastico, derivanti dal possesso/affitto di terre e dall’utilizzo di lasciti che assicuravano il mantenimento dei sacerdoti celebranti), erano titolate a San Bartolomeo (raffigurato nel quadro del Moretto) e a Santa Caterina d’Alessandria (scolpita in una statua, oltre che dipinta nel quadro del Romanino). Queste cappellanie e benefici confluirono nella chiesa parrocchiale di Calvisano. E tutto ciò ci viene descritto attraverso la presenza delle suddette statue e raffigurazioni. Ancora: anticamente non eravamo pieve (luogo di culto, dotato di battistero,in cui si celebravano i Sacramenti dell’iniziazione cristiana). Per questo dovevamo far riferimento alla pieve di Visano (la cui Parrocchia è ancora dedicata ai Santi Pietro e Paolo. E sono altre due statue presenti in Parrocchiale). Successivamente la Chiesa locale crebbe in autonomia e importanza, tanto da “essere terra” di una comunità di Disciplini, riuniti nella chiesa di San Giovanni Battista (altra statua) e aggregata all’Ordine dei Domenicani che ebbero sede nella chiesa di Santa Maria della Rosa e che ci insegnarono ad apprezzare la Fede scritta nella Vulgata (che, pur essendo in latino, imparavamo a leggere e capire grazie alla loro scuola di grammatica, aperta in paese ad inizio 1500). Questa traduzione della Bibbia ci è pervenuta grazie agli studi del Grande Padre San Gerolamo che si beò nella mistica e penitente contemplazione del Cristo (San Gerolamo è rappresentato in una altra statua della nostra parrocchiale, e non casualmente è un personaggio ulteriormente presente nel quadro del Moretto). Insomma… nella nostra chiesa è tutto un grande racconto. Da leggere, scoprire, far leggere, e tramandare! Pietro Treccani (un grande grazie all’amico Amadio Parolini per la disponibilità nell’eseguire e nel mettere a disposizione le splendide fotografie qui presentate)

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14/05/2016 – 14/05/2018 In occasione del secondo anniversario dell’ingresso del Parroco Don Tarcisio Capuzzi, la comunità di Malpaga ringrazia il Signore nella preghiera, nella lode e nella Comunione per il dono del Suo sacerdote. E’ desiderio di tutti rinnovarGli anche i più vivi e cordiali Auguri per il Suo 34° Anniversario di Sacerdozio (9 Giugno 1984 – 9 Giugno 2018). Con il ricordo di alcune recenti immagini, la Comunità, lieta di averLo tra noi, esprime con affetto il proprio GRAZIE! 27 Maggio 2018 - Ricordando il gesto di Gesù che chiama i suoi discepoli e li invita a seguirlo… i nostri ragazzi chiamati dal Sacerdote, con grande gioia hanno risposto ECCOMI… Essi sono: Franchi Filippo, Magli Francesca, Magli Francesco, Mulazzi Francesca, Patti Cristian, Porrini Ludovico, Rossini Marco, Spagnoli Asia.

Felicitazioni vivissime a Manuela, catechista del gruppo della prima confessione, che ha dato alla luce James, accolto con tanta gioia dal papà Matteo e dalla sorellina Ariel.

Domenica 15 Aprile, hanno ricevuto per la prima volta il Sacramento della Riconciliazione: BELLINI DIEGO BUCCELLENI FILIPPO BUCCELLENI MARTINA CHITO’ ALESSANDRO DI VITA NICOLE FACCHETTI ELEONORA GERVASI ELIA ROZZINI RYAN

MAGGIO MESE MARIANO: ROSARIO E SANTA MESSA NELLE FAMIGLIE

18 23 MARZO 20 SMISTAMENTO E A N G SE N CO ENTI, DEGLI ALIM I AMBIENTI L VISITA DEG AS DELLA CARIT MAGGIO: BA E DELLE TORNCARELLE DEI LAVORE T TE PER LA F ESTA DELLATI MAMMA 24 MARZO 2018 VEGLIA DELLE PALME A BRESCIA

18 3 GIUGNO 20 CORPUS DOMINI À IT N SOLEN

3 GIUGNO 20 CHIUSURA A18 NNO CATECH IS 5 GIUGNO 2018 PRIMA CAMMINATA AL TRAMONTO

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S. Battesimo di Aurora Bellini di Silvano e Moira

S. Battesimo di Diego Tassellari di Andrea e Greta

26 Maggio: intitolazione a Padre Mario Bellini della sala polivalente presso la Casa della Misericordia di Ghedi

Testimonianza giunta via mail da Padre Ponciano, amico di Padre Mario Bellini

Lettera di Ecc.za Mons. José Vicente Conejero Gallego, Vescovo di Formosa spedita al Sig. Franco Perlato in occasione dell’inaugurazione in data 26/05/18 della sala polivalente dedicata a Padre Mario Bellini, presso la Casa della Misericordia di Ghedi, che presentiamo tradotta dall’originale.

Carissimi, sono felice di ricevere notizie da questa cara famiglia. Ho visitato il fratello Padre Mario nel 2016 con Padre Hilario che proviene da Courgnè. Siamo stati tutti davvero addolorati per la morte di Padre Mario e ora per la morte di Padre Michelle Pessuto, che era da tanti anni missionario di Torino a Formosa. Entrambi sono passati dalla Parrocchia della mia città… Padre Mario è stato colui che mi ha incoraggiato ad entrare in Seminario e lui stesso mi portò al Seminario e sostenne la mia famiglia… Siamo sempre stati molto amici… Gli ho sempre detto che lui era il mio insegnante ed io il suo discepolo… Penso che abbia dato la sua vita tra i poveri di Formosa… ha sempre vissuto tra i poveri con gioia ed impegno… la gente lo ricorda molto bene. Da parte mia un grande saluto per tutti voi. (Per quanto mi riguarda, quest’anno e per il prossimo vivo a Buenos Aires, perché sto facendo una laurea in Università… poi tornerò a Formosa. Qui, oltre allo studio, sono Cappellano della Collettività Paraguayan, qui ci sono migliaia e migliaia di migranti Paraguayan… quindi mi dedico a quello. Il mio indirizzo è… “omissis”. Nel frattempo un saluto enorme a tutta la famiglia e continuiamo uniti nella preghiera e nella missione. Un abrazo fraterno, Ponciano

Formosa, 16 Maggio 2018 Caro fratello Franco, in occasione dell’intitolazione del nome “MARIO BELLINI”, sacerdote missionario italiano in Argentina e per molti anni nella Diocesi di Formosa, al Salone Polivalente della Casa della Misericordia, auguro, a nome mio e della congregazione formatasi in conoscenza del Padre Mario Bellini, i nostri più cordiali saluti a tutti i membri che formano l’Istituzione della Casa della Misericordia. Mi viene alla mente quella parabola di Gesù: “Siate misericordiosi, come è misericordioso il Padre vostro (Lc 6.36)”. L’infinita compassione e misericordia di Dio verso gli uomini è, senza dubbio alcuno, l’espressione dell’immenso amore di Dio, che si compiace nel mostrarsi agli uomini e offrire la sua compassione e il suo aiuto perchè si sentano felici. Sicuramente, P. Mario avrà sentito molte volte, da giovane, questo stesso amore di Dio verso i suoi cari, specialmente verso coloro che sono più poveri e afflitti, e l’avrà sentito come una delle cause motivazionali della sua vocazione missionaria. Tutti noi, come Papa Francesco ci esorta continuamente, siamo stati chiamati a vivere e a praticare la misericordia con gesti e azioni concrete in favore dei nostri vicini. Ricordiamoci anche quell’altra parabola del Maestro: “il mietitore riceve premio e raccoglie frutto per la vita eterna, affinchè il seminatore e il mietitore si rallegrino assieme (Giovanni 4. 36)”. Andiamo avanti seminando, senza stancarci, il bene, la verità e la giustizia, come tanti uomini e donne, al largo della loro vita, hanno fatto; e, alla stessa maniera in cui raccogliamo lo sforzo e l’intrinseca generosità degli altri che ci precedono, possiamo trarne i nostri frutti della misericordia perchè tutti condividano la gioia che viene da Dio. La Pace e la Gioia che Gesù desiderava per tutti e che sono, allo stesso tempo, frutto dello Spirito Santo, possiamo sperimentarli; sempre con un cuore grato a Dio e a quelli che testimoniarono il suo amore misericordioso a favore dei tanti. Approfitto dell’opportunità per affidarlo e benedirlo nel nome del Signore Gesù, Nostro Misericordioso Dio Padre. Josè Vincente Conejero Gallego Vescovo di Formosa DAL COMITATO DI PARTECIPAZIONE DI MALPAGA

2 GIUGNO CONCERTO DELLA BANDA CIVICA DI CALVISANO 2 GIUGNO 2018 FESTA DELLA REPUBBLICA. INAUGURAZIONE DELLA PISTA CICLABILE.

In occasione dell’inaugurazione della pista ciclabile, avvenuta lo scorso 2 Giugno (Festa della Repubblica), grazie alla perseveranza dei membri del Comitato di Partecipazione è stata ritrovata, recuperata, restaurata e ricollocata la Croce con l’incisione a ricordo di un triste evento del passato: “Iesus – Mariae 4 Otob. 1756 Gio. Bat. Zanone negato” (Gesù Maria, 4 ottobre 1756, Giovanni Battista Zanone, annegato). Di quest’opera era rimasta traccia solo nella memoria di alcuni adulti che negli anni anni ‘50 e ‘60, da bambini, si soffermavano a leggerne la scritta per un breve commosso ricordo. E’ importante che ora la croce sia tornata nuovamente visibile a tutti ricordando la Malpaga di un tempo: è il recupero di un altro pezzetto di storia della nostra frazione.


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PARROCCHIA S. MARIA ANNUNZIATA - VIADANA CREV 2018 Anche quest’anno una settantina di bambini/ragazzi si sono iscritti e frequentano il nostro Crev che, iniziato il 18 giugno, si concluderà il 6 luglio. Nel corso delle giornate si approfondisce la tematica dell’agire dell’uomo nel Creato, attraverso quattro obiettivi: osservare, creare, scambiare e raccontare. Numerosi animatori seguono e condividono giochi, incontri, uscite, piscina; sono previste escursioni al Parco Acquatico La Quiete e al parco preistorico Archeopark ed una giornata intera al Prato Blu. Il divertimento è assicurato!

Elogio funebre per Agostino Galleri (15/06/1940 - 28/04/2018) A nome del gruppo VIVO Intervengo per un pensiero al caro Agostino, meglio conosciuto come Tino. Per ringraziarlo di quanto fatto in 25 anni di collaborazione nei quali è stato una guida sicura serena e trasparente. Racchiudere in poche righe tutto l’operato fatto è impossibile. Tino ha rappresentato, dando esempio in prima persona, la disponibilità più assoluta. Chiunque a lui si sia rivolto per un aiuto ha sempre avuto soddisfazione e, magari brontolando o scuotendo la testa, aveva sempre una risposta, non qualunquista o generica, la sua era una risposta competente e di qualità, come tutte le gite che ha organizzato per tante persone che diversamente non avrebbero potuto partecipare. Quante volte a piedi in bici o in auto correva in oratorio perché lo chiamavano per un guasto e lui sapeva metterci mano, eccome se lo sapeva. Ha condiviso tanti giovedì con tante persone che lo stimavano, con un programma di argomenti vario e interessante. Si sono avvicendati vari parroci, ma Tino è sempre stato il riferimento, proprio come per il gruppo VIVO. Senza tante parole è stato l’interprete per eccellenza del volontariato più vero. Coloro che hanno avuto la fortuna di stargli vicino, oggi possono vantare di aver avuto un maestro di vita. Dotato di grande sensibilità e tenacia ha affrontato gli ultimi giorni di vita con grande coraggio lasciando ai posteri un patrimonio di vita vissuta al quale tutti dovremmo accedere. Grazie Tino A nome della comunità di Viadana Sabato mattina Agostino ha smesso di camminare con noi, ora cammina verso il cielo, in un’oasi di pace, lui amante delle gite e dei viaggi. Noi comunità vogliamo ricordarlo come una persona sorridente, disponibile e generosa, che ha sempre collaborato, facendosi in quattro per tutti. Non possiamo dimenticare la sua simpatia e il suo modo di fare. Grazie, per quello che hai fatto per la nostra comunità e il nostro Oratorio. Per quanto ci hai dato del tuo tempo e della tua professionalità. Grazie, grazie e ancora grazie! Buon Viaggio... Tino!

GRUPPO VIVO IN TOUR

DEFUNTI:

3- 6 Giugno 2018 Partiti in 31 per il tour delle Marche. Arrivati in 31 pienamente soddisfatti. Per tutte le cose belle che abbiamo visto, la vacanza è stata rispettata, con, si delle lunghe passeggiate, ma nel rispetto delle forze di cui il gruppo era dotato, quindi con calma. Abbiamo visto Pesaro, Urbino, Loreto, Recanati, San Leo, San Marino. Ogni luogo ha delle caratteristiche che pur insidiate dai secoli, non si scalfiscono e non si possono dimenticare. Certamente la cosa più bella è stata la serenità che ognuno trasmetteva e riceveva. La consapevolezza di sentirsi tranquillamente portato a spasso, dal primo all’ultimo minuto. Per partecipare al tour 2019, bisognava tornare ai nostri paesi. Grazie GRUPPO VIVO per questa presenza, che ogni giorno che passa è sempre più importante e intrigante. L.C.

Perotti Battista di anni 92

Rossi Daniele di anni 97

Galleri Agostino (Tino) di anni 77

Bertelli Giuseppe di anni 76


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D...ivina Calvina Quasi fosse una divinità, la Calvina sale nell’Olimpo del calcio dilettantistico; ossia: la Serie D. Uno storico traguardo quello conquistato per la prima volta nei suoi 72 anni di esistenza dalla squadra di Ennio Beccalossi (confermato in panchina anche per la prossima stagione) grazie ad un “mitologico” successo nel ritorno della finale degli spareggi nazionali: 3-2 il risultato del 10 giugno in favore dei biancazzurri che, contro i trevigiani del Lumignacco, dovevano difendere il preziosissimo 2-2 ottenuto in trasferta nella gara di andata. Missione compiuta, quindi, grazie al rigore di Alessandro Triglia, il colpo da biliardo di Andrea “Genio” Magnini e la rete decisiva di Andrea Crescini nei tempi supplementari. Ovviamente grande festa al “San Michele” dove oltre per il match decisivo sono accorsi circa 1500 spettatori; tutti in piedi per tributare una commovente la standing-ovation al 3’ minuto del primo tempo supplementare a Mauro Moreschi: il capi-

tano a 41 anni ha infatti deciso di appendere le scarpette al chiodo, non prima di trascinare con una prestazione sublime i propri compagni a un salto di categoria... divino. Patarò Rugby Calvisano: finale sì, scudetto no. Se da una parte del centro sportivo “San Michele” si stappano bottiglie di spumante e si fa grande festa per il traguardo raggiunto, non si può dire lo stesso per il movimento del rugby. Il Patarò Rugby Calvisano è infatti riuscito a superare in extremis il Rovigo nella semifinale ed accaparrarsi l’atto finale del campionato Eccellenza, mancando tuttavia il settimo scudetto: il 19 maggio contro il Petrarca Padova (primi classificati nella stagione regolare con 74 punti) i gialloneri di Massimo Brunello (secondi, con 70 punti) hanno subito una sconfitta di 19-11. Emmezeta

Dalla Casa di Riposo

4 – TONESI REBECCA

8 – CAPETTI DANIELE

5 – SIGNORINI ELIA

9 – FACCHETTI NIMOE

volontari. Ho constatato, infatti, quanto siano importanti e molto apprezzati l’impegno e la disponibilità di tante persone di buona volontà a supporto di tutta la vita ordinaria e straordinaria degli ospiti della struttura. Durante la mia esperienza ho anche assistito alla festa dei compleanni, è stato molto bello vedere tutte le persone unite nel cantare le canzoni di molti anni fa ed è stato divertente vedere delle signore alzarsi dalla carrozzina e usare tutte le proprie energie per animare la festa e ballare. Questa esperienza mi ha arricchita come persona, ha cambiato la mia visione di Casa di Riposo che, diversamente da come viene stereotipata, è anche un luogo ricco di gioia e momenti belli da vivere. Islem, tirocinante

6 – ZANETTI DIEGO

10 – VANAZZI ANDREA

7 – QUADRI REBECCA

11 – BRUNELLI GIULIA

Matrimonio

Nati alla Grazia

La Casa di Riposo Beata Cristina è una vera e propria grande famiglia, lo posso affermare con certezza in quanto, grazie alla scuola superiore V. Capirola di Ghedi, ho potuto fare un’esperienza di due settimane come tirocinante. Il mio periodo di tirocinio è stato molto intenso e ho potuto assistere a numerose attività, uscite e feste. Una tra le attività più belle è stata il gioco della tombola, un gioco molto semplice che ogni volta faceva riemergere in tutti gli ospiti della struttura (e nei relativi familiari ) lo spirito di competizione e la voglia di vincere. Non di poca importanza sono state le uscite: siamo andati a fare colazione dalla collega Vittorina e a fare merenda al “Pub numero Uno”, in entrambe le occasioni non sono mancate le foto, i sorrisi, i racconti delle esperienze di vita, le emozioni e soprattutto il prezioso aiuto dei

12 – TAFELLI ANTONIO

13 – ZALTIERI DAVIDE CRISTIAN

14 – BELLANDI ELISABETH

REZZOLA MARCO con SILINI FEDERICA


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RICORDIAMO INSIEME...

13 - Kaposi Ingrid di anni 84

Rubrica dedicata a coloro che ci hanno lasciato in questi mesi per rinnovare il ricordo e la preghiera per questi nostri concittadini.

14 - Burlini Angiolino di anni 68

15 - Stagnoli Adriana di anni 54

19 - Bollani Nolli Teodora 20 - Coviello Maria Antonia di anni 82 di anni 88

16 - Gambarini Giacomo di anni 88

17 - Montini Carla di anni 91

18 - Berselli Gianfranco di anni 86

21 - Dalla Bona Silvio di anni 93

22 - Bozzola Lorenzo di anni 90

23 - Martelengo Carlo di anni 79

IN MEMORIA...

GIUSEPPE CIGOLINI

CLEOFE CATERINA FEZZARDI

VACCARI ROBERTO

D’ADDA FRANCESCO

TAFELLI ANTONIO

07/06/2017 - 07/06/2018

22/05/2016 - 22/05/2018

17/07/2013 - 17/07/2018

23/12/1923 - 11/06/1998

24/06/1929 - 01/08/2008

Sei sempre presente fra noi. I tuoi cari.

L’amore che ci ha uniti rende sempre più viva la tua presenza in mezzo a noi. I tuoi cari.

Tu sei dentro noi, ovunque.

Vi ricordiamo sempre con affetto.

MORENI CATERINA

SIGURTA’ GIOVANNI

08/05/2016 - 08/05/2018

05/07/2017 - 05/07/2018

Il vostro ricordo è sempre nei nostri cuori.

Un pensiero ed una preghiera anche a Don Angelo Domizio Berra di anni 75 che spesso ha celebrato, a Calvisano, nelle diverse chiese e presso la Casa di Riposo “Beata Cristina”


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