Comunità in Dialogo - Febbraio 2022

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COMUNITÀ IN DIALOGO

CALVISANO - MALPAGA MEZZANE - VIADANA

Editore don Tarcisio Capuzzi - Dir. resp. Gabriele Filippini - Aut. Trib. Bs n. 31/97 del 7/8/97 - Anno XXXVI - N° 278 - Fotocomposizione e Stampa: Grafinpack - Calvisano (BS)

FEBBRAIO 2022

LA DEVOZIONE ALLA BEATA CRISTINA PER VIVERE LA CARITÀ La ricorrenza della Beata Cristina, celebrata con profonda devozione dai Calvisanesi, intensifica l’invito alla conversione a Dio, che trova il suo punto propizio nella Quaresima. Il covid in questi due ultimi anni, ha rallentato, e forse smorzato tale cammino. Le pratiche tipiche della Quaresima, maggiormente rispettate in passato, restano ancora profondi inviti ecclesiastici: dal digiuno alla penitenza, dall’intensificare la preghiera alla pratica della carità. Essa è l’elemento fondante dei Vangeli scomodi che per tanti anni hanno accompagnato la vita di mons. Alessandro Pronzato, il quale aveva nel cardinale Jorge Mario Bergoglio, poi Papa Francesco, un fedele lettore che preparava le omelie riflettendo sui suoi scritti. Osservazioni, parole e richiami che il Pontefice continua a scandire ai nostri giorni. Senza la carità il nostro vivere non conta. Il messaggio dell’Epifania proposto dai quattro Amici africani, richiedenti asilo e residenti in Calvisano in Via Fermi, è profondo. I loro semi di fiori, una miscela di semi indistinti, indefiniti, sconosciuti, fanno germogliare fiori inediti e variegati. Ci dicono:

”Il messaggio che vogliamo condividere è semplice: non avere paura di ciò che non si conosce... la diversità è una ricchezza”. Un invito il loro ad accogliere, che il messaggio evangelico esplicita a fondo parlando di carità che inizia dallo sguardo. Quante paure, intensificate in questo periodo dalle mascherine che coprono i volti, quando incontriamo l’Altro. L’adultera, ma anche Zaccheo, aveva esperienza di sguardi di condanna. Incontrando Cristo il suo sguardo era di fiducia, di accoglienza. Cercando di porre in luce il buono, il meglio che c’è in ogni persona. Andare oltre i nostri pregiudizi, uno sguardo libero dalle lenti deformate dei sospetti, della diffidenza. Un atteggiamento che esce dalla nostra prigione di egoismo, comodità, sicurezza, propri interessi, indifferenza. La Prima Lettera di San Paolo ai Corinzi, è maestra in questo senso: “Se anche parlassi le lingue degli uomini e degli angeli, ma non avessi la carità, sarei come un bronzo che risuona o un cembalo che tintinna”. Aprirsi sull’Altro, non certo con uno sguardo fuggevole e frettoloso. Ma che sa fermarsi in atteggiamento di accoglienza, simpatia, discrezione, cordialità, delicatezza, benevolenza. Dare una dignità all’Altro, così come pensiamo che sia la nostra. Uno sguardo ogni giorno libero, che sa svincolarsi da ogni istinto di possesso. Disarmarlo da ogni elemento che è in noi di ostilità, aggressività, pretese, malignità e durezza. Rinnovarlo e ringiovanirlo, dandogli la capacità di stupore e di meraviglia che fa nuove tutte le cose, anche se sembrano identiche e le stesse di ieri e l’altro ieri. Ridandogli il gusto della scoperta di una cosa nuova. L’Altro inatteso, che però aspettavamo. Capaci di vedere l’Altro, come vorremmo che gli Altri vedessero noi. L’Inno alla carità, nella prima lettera ai Corinzi, resta il «manifesto» più suggestivo della rivoluzione che Cristo porta nel mondo, che resta del tutto attuale nonostante il mondo, in troppe occasioni pare dimenticarsene, magari anche noi. “La carità è paziente, benevola è la carità; non è invidiosa, non si vanta, non si gonfia d’orgoglio, non manca di rispetto, non cerca il proprio interesse, non si adira, non tiene conto del male ricevuto, non gode dell’ingiustizia, ma si rallegra della verità. Tutto scusa, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta”. Un profetico e sapienziale Inno all’Amore che abbiamo sentito più volte e che dovremmo cercare di praticare ogni giorno, in ogni famiglia, nella nostra famiglia, nella nostra Unità Pastorale. La devozione alla Beata Cristina e l’imminente Quaresima che ci porta alla Pasqua di Resurrezione, possa trovare la nostra testimonianza, perché la Carità illumini il nostro vivere. Marino Marini

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UNITÀ PASTORALE: IL SENSO DI UN CAMMINO Ufficialmente dal 14 febbraio 2022 è istituita l’unità pastorale “Beata Cristina” che riunisce le parrocchie di Calvisano, Viadana, Mezzane e Malpaga. Come si è arrivati a questa scelta? Cosa ci aspetta nel futuro?

L’unità pastorale che si costituisce è l’insieme delle parrocchie di Calvisano, Viadana, Mezzane e Malpaga che sono chiamate a vivere un cammino condiviso, attraverso la realizzazione di un unico progetto aperto a tutto il territorio comunale. Come siamo arrivati fino a qua? La diocesi di Brescia (con un percorso iniziato nel 2013) sta implementando sempre più questo tipo di organizzazione pastorale per cercare di far fronte ad alcuni problemi: 1) le difficoltà a far fronte a tutte le necessità ed esigenze (celebrazioni, organizzazione delle attività… ), oggi la mobilità delle persone è molto ampia e i ristretti confini delle parrocchie hanno perso quasi del tutto il significato che avevano in passato; 2) è necessario unire le forze per coordinare meglio alcuni settori della vita pastorale, come ad esempio le varie celebrazioni, le attività di aiuto e solidarietà, l’organizzazione e l’attuazione della catechesi e delle attività degli oratori; 3) il costante calo del numero dei preti rende necessario abbandonare la formula tradizionale per cui in ogni parrocchia era presente un parroco residente, ma i vari sacerdoti sul territorio fanno riferimento al sacerdote coordinatore responsabile dell’unità pastorale. Nelle nostre comunità si è cominciato a parlare di Unità Pastorale nel 2014, in occasione delle celebrazioni per la ricorrenza della Beata Cristina, riconosciuta da tempo patrona comunale, anche se il primo passo ufficiale risale al maggio 2016 quando don Tarcisio, già parroco di Calvisano, viene nominato parroco anche di Malpaga coadiuvato da don Diego Ruggeri, parroco di Mezzane. Nel settembre 2017 anche le comunità di Mezzane e Viadana accolgono don Tarcisio come nuovo parroco: procede così il cammino verso la costituzione di una Unità Pastorale che comprenda le quattro parrocchie di Calvisano. Lunedì 14 febbraio 2022, presso la chiesa parrocchiale di Calvisano, Mons. Pierantonio Tremolada, Vescovo della nostra diocesi, presiederà la Messa solenne di costituzione della nostra “Unità Pastorale Beata Cristina”. Chiese chiuse/chiese aperte Chiese vuote/chiese piene La domanda fondamentale è: viste le numerose difficoltà a vivere la fede, scandali, diminuzione dei cristiani, siamo al tramonto definitivo della religione cristiana così come la conosciamo o è l’inizio di un rinnovamento radicale? In un recente libro “Chiese chiuse” T. Montanari approda ad una considerazione non scontata: le chiese non sono proprietà privata, ma appartengono alla storia di un popolo. Per questo attorno al loro destino deve esserci un continuo dialogo fra Chiesa, Stato e Istituzioni. Una collaborazione che deve essere un continuo miglioramento. Chiesa di persone Quando si parla di chiese non si parla solo di arte, storia, cultura. Si chiama in causa il Vangelo che è molto chiaro al proposito: il vero tempio è GESU’ Cristo Signore. La chiesa in muratura è relativa alla Chiesa di pietre vive come luogo di culto e di aiuto per giovani-adulti-anziani, le persone che oggi vivono ed abitano a Calvisano. Questa prospettiva ribalta la tendenza a voler salvaguardare ad ogni costo luoghi antichi e spesso vuoti. Si tratta, piuttosto, di comprendere che proprio per un cristianesimo vivo, legato alla quotidiana esistenza servono luoghi non commerciali, ma segnati dal silenzio, dalla gratuità e dalla bellezza. Luoghi dove ci si possa ritrovare per incontrarsi, giocare, trovare le risposte ai propri problemi.

Un luogo dove si può accedere per imparare a vivere in altro modo, non sotto la dittatura del presente e del profitto. Unità Pastorale: stili di vita e prospettive per il futuro 1) Non si può più dare per scontato che tra noi e attorno a noi, in un crescente pluralismo culturale e religioso, sia conosciuto il Vangelo di Gesù: l’unità pastorale deve saper accogliere e ascoltare paure e speranze della gente, domande e attese, anche inespresse, e offrire una coraggiosa testimonianza e un annuncio credibile della verità che è Cristo. 2) Bisogna rinnovare l’iniziazione cristiana coinvolgendo maggiormente le famiglie; per i giovani e gli adulti vanno proposti nuovi e praticabili itinerari. 3) Ritrovare il senso delle celebrazioni e della preghiera, soprattutto la domenica (Eucaristia). 4) L’unità pastorale è al servizio della fede delle persone da raggiungere nelle dimensioni degli affetti, del lavoro e del riposo; sostiene le famiglie nel matrimonio, nell’attesa dei figli, nella responsabilità educativa, nei momenti di sofferenza. 5) L’unità pastorale deve continuare ad assicurare la dimensione popolare della Chiesa, rinnovando il legame con il territorio nelle sue concrete e molteplici dimensioni sociali e culturali: c’è bisogno di una unità pastorale che sia come una casa aperta a tutti, si prenda cura dei poveri, collabori con altri soggetti sociali e con le istituzioni, promuova cultura e sport. 6) Le parrocchie non possono agire da sole: l’unità pastorale aiuta tutti ad organizzare una “pastorale integrata” in cui abbandonando ogni pretesa di autosufficienza, Calvisano, Viadana, Mezzane e Malpaga si collegano tra loro, con forme diverse a seconda delle situazioni, valorizzando tutte le persone e le associazioni.


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7) Una unità pastorale missionaria ha bisogno di “nuovi” protagonisti: una comunità che si sente tutta responsabile del Vangelo, preti più pronti alla collaborazione, più attenti a promuovere carismi e ministeri, laici formati e pronti alla collaborazione per creare spazi di reale partecipazione. Per questo è richiesta una rinnovata assunzione di responsabilità di tutti (laici-consacrati) perché si ottengano risultati concreti a Calvisano. Rendere possibile l’Impossibile Se siete arrivati fino qui, sento già le vostre voci: - Noi abbiamo sempre fatto diversamente! - Impossibile, ma hai presente come siamo messi…?

- Limitiamoci alle piccole cose? Puntando troppo in alto poi non si fa nulla! - Siamo troppo divisi ?”. Nessuno dice che sia semplice, ma nelle comunità di Calvisano ci sono persone che si stanno impegnando molto e sicuramente molte altre si aggiungeranno e daranno il meglio di sé perché l’unità pastorale raggiunga, almeno in parte, questi obiettivi ambiziosi. Diceva San Francesco di Assisi : “Cominciate col fare ciò che è necessario, poi ciò che è possibile. E all'improvviso vi sorprenderete a fare l'impossibile". di A. Tomasoni

MUSICAL SAN GIUSEPPE - CONCERTO IN OCCASIONE DELLA BEATA CRISTINA La recente impennata dei contagi da varianti di coronavirus ha colpito anche le nostre comunità, costringendo ad annullare l'esecuzione, in forma di concerto, di alcuni brani cantati e recitati, prevista in occasione della Beata Cristina come anticipazione del Musical sulla figura di S. Giuseppe. Il Musical sarà riproposto nei prossimi mesi, a data da destinarsi, compatibilmente con l'andamento della pandemia.

FESTA DELLA BEATA CRISTINA Lunedì 14 febbraio, alle ore 20, presso la parrocchiale di Calvisano, il nostro Vescovo, mons. Pierantonio Tremolada celebrerà la Santa messa per onorare il ricordo della Beata Cristina, nostra patrona religiosa e civile ed istituire formalmente l'Unità Pastorale intitolata proprio "Beata Cristina". Nelle serate precedenti, dal 5 al 13 febbraio, alle ore 20, la parrocchiale di Calvisano ospiterà anche la novena di riflessione e preghiera in preparazione alla festa della Beata Cristina, così da predisporre adeguatamente il nostro animo a questo importante appuntamento.

IL SALE DELLA TERRA

a cura di Monica Gavazzi

LA PAZIENZA DI DIO Chiunque abbia un minimo di buon senso si rende conto mo in questo la sua pazienza e la sua bontà? Ci ricorche Dio ha con noi una grande pazienza. Per quante diamo mai di ringraziarlo? O pensiamo che tutto ci sia illusioni possiamo farci su noi stessi, più giorni si aggiun- dovuto? gono alla nostra vita, più si accumulano i nostri pasticci, Spesso, inoltre, noi non diamo prova delle stesse virtù le imperfezioni, i compromessi. E quando ci prepariamo del vignaiolo: impazienti, vorremmo vedere puniti e canalla confessione dicendo a noi stessi: “in fondo, non ho cellati tutti coloro che non rispondono immediatamente mai ammazzato nessuno”, già stiamo preparando un’au- alle nostre altissime aspettative. Oppure, aspettiamo, todifesa piuttosto misera: “C’è chi fa di peggio” e c’è an- ma restando nell’ozio, senza compiere l’umile lavoro di che chi fa di meglio, in realtà. zappare e concimare, pensando che l’albero darà frutto Eppure, Dio ci lascia fare: nonostante qualche scappel- da sé, e incolpandolo se non lo fa, senza renderci conto lotto che ci invia ogni tanto per aggiustare la nostra di- che noi non abbiamo fatto la nostra parte per aiutarlo. rezione, ci lascia liberi di decidere, di scegliere anche Questa parabola ci insegna molte cose: la gratitudine il male. Con infinita pazienza. Questo atteggiamento è verso Dio, l’umiltà di fronte alle nostre mancanze, la paben descritto nella parabola del vignaiolo: "Un tale ave- zienza e la sollecitudine verso i nostri fratelli. Come il va piantato un albero di fichi nella sua vigna e venne a vignaiolo, quindi, lavoriamo serenamente, su noi stessi, cercarvi frutti, ma non ne trovò. Allora disse al vigna- anzitutto, e poi sui nostri fratelli: i frutti verranno. iolo: “Ecco, sono tre anni che vengo a cercare frutti su quest’albero, ma non ne trovo. Taglialo dunque! Perché Laurea deve sfruttare il terreno?”. Ma quello gli rispose: “Padro- Federica Mauri, il 10 Novembre 2021, si è laureata in: "Ortottica ed asne, lascialo ancora quest’anno, finché gli avrò zappato brillantemente sistenza in Oftamologia" presso la facoltà attorno e avrò messo il concime. Vedremo se porterà di Medicina e Chirurgia dell'univerità di Pardiscutendo la tesi "Lo strabismo paralifrutti per l’avvenire; se no, lo taglierai”. Anche se non ma, tico" relatore Dott.Arturo Carta e riportando diamo i frutti sperati, lui non ci sradica, ci lascia cresce- la votazione di 110/110. re, zappa, concima, lavora, e spera che alla fine fruttifi- Come comunità ci uniamo alla felicità di Fecheremo, ognuno secondo le nostre capacità, piccole o derica e dei suoi familiari, congratulandoci per il bellissimo risultato conseguito e le augrandi che siano. Ogni giorno ci manda persone, parole, guriamo di ottenere altrettanto successo in eventi che ci spingono a diventare migliori. Riconoscia- ambito lavorativo.


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L’angolo del libro

a cura di Liliana Chioda

DISSOTTERRARE DIO Il libro che propongo in coincidenza delle celebrazioni della Beata Cristina, è il Diario di una giovane donna, Etty Hillesum, testo scoperto molto tardi - negli anni ’80 - ma che ha avuto una divulgazione rapida e al di sopra di ogni aspettativa. La sua è una vicenda umana straordinaria, che svela i movimenti interiori necessari una sorta di disciplina – per dissotterrare la Presenza, la voce silenziosa di quella che lei chiama spesso, la “sorgente profonda”. Nella sua breve vita – è morta ad Auschwitz quando aveva 29 anni – la sua persona ha raggiunto uno spessore e una maturità che sbalordiscono. Il Diario copre circa tre anni di vita, gli ultimi. Le date potrebbero far temere che il suo sia un racconto triste e cupo perché coinvolta nella tragedia del popolo ebreo che abbiamo da poco celebrato nella Giornata della Memoria. Niente di tutto questo. Etty lascia sullo sfondo gli accadimenti storici – non si addentra nel farne una cronaca – li richiama per parlare di ciò che le succede dentro, accedendo gradualmente a una consapevolezza sempre più cristallina di sé. Il suo percorso diventa uno specchio in cui poter vedere la nostra comune miseria e grandezza. Etty è una ragazza olandese di origine ebrea, non praticante. Giovane brillante, intensa, ama la lettura e la filosofia. Si laurea prima in Giurisprudenza e poi si iscrive alla facoltà di Lingue Slave. Quando inizia gli studi di psicologia la seconda guerra mondiale divampa e la sua vita assume la fisionomia che emerge dal Diario. Decisivo fu l’incontro con Julius Spier, suo terapeuta e poi anche amante. Quest’uomo le insegnerà l’arte di sapersi ascoltare e di poter trovare riposo in se stessa. Sarà lì, nel profondo di sé - e non fuori, nella quieta coscienza per aver assolto a delle pratiche religiose - che conoscerà ciò che la abita: la “sorgente profonda”, la “sorgente originaria”, il “centro incandescente”, Dio. Domenica 9 marzo 1941 «Quando si tratta di problemi della vita, spesso posso apparire come una persona “superiore”: eppure, nel profondo di me stessa

io sono come una prigioniera di un gomitolo aggrovigliato, e con tutta la mia ricchezza di pensiero a volte non sono altro che un povero diavolo impaurito». 26 agosto 1941 «Dentro di me c’è una sorgente molto profonda. E in quella sorgente c’è Dio. A volte riesco a raggiungerla, più sovente essa è coperta da pietre e sabbia: allora Dio è sepolto. Allora bisogna dissotterrarlo di nuovo». Si tratta del dentro e del fuori. Etty prende consapevolezza delle divisioni e contraddizioni che abitano l’animo umano. In una situazione esterna drammatica, com’è stata la persecuzione nazista, facendo esperienza di essere abitata da una energia che zampilla luce e amore, arriva ad essere “unificata”, potendo scrivere ripetutamente: «…eppure la vita è così bella». Ciascuno di noi ha in sé il proprio gomitolo aggrovigliato che ha il potere di farci vivere reagendo – reagiamo alle circostanze esterne, reagiamo agli altri – e così si rimpicciolisce la nostra capacità di scegliere di mantenere un atteggiamento di amore. 15 settembre 1942 «Amo così tanto gli altri perché amo in ognuno un pezzetto di te, mio Dio. Ti cerco in tutti gli uomini e spesso trovo in loro qualcosa di te. E cerco di disseppellirti dal loro cuore, mio Dio. Ma ora avrò bisogno di molta pazienza e riflessione e sarà molto difficile». 23 settembre 1942 «… abbiamo ancora così tanto da fare con noi stessi (…) ognuno di noi deve raccogliersi e distruggere in se stesso ciò per cui ritiene di dover distruggere gli altri. E convinciamoci che ogni atomo di odio che aggiungiamo al mondo lo rende ancora più inospitale». Dal percorso di Etty si può dedurre che la cartina di tornasole dell’autenticità della nostra relazione con Dio diventa l’apertura di cuore e di mente che manteniamo verso gli altri e verso la realtà. Dio in noi non può fare altro che “aprirci”, non può fare altro che allargare lo spazio interiore affinchè ci sia più posto, e calore, e cura. 12 ottobre 1942 «Ho spezzato il mio corpo come fosse pane e l’ho distribuito agli uomini. Perché no? Erano così affamati, e da tanto tempo. (…) Si vorrebbe essere un balsamo per molte ferite». Questa umanizzazione avvenuta in Etty non è stata frutto delle sue capacità e sforzo naturali, è stata piuttosto il frutto maturo della Presenza dissotterrata in lei che ha potuto zampillare.

SALVAGUARDIA DEL CREATO

a cura di Fausto Accini

LA QUESTIONE ECOLOGICA E LA DOTTRINA SOCIALE DELLA CHIESA La preoccupazione per la salvaguardia dell’ambiente è uno dei segni del nostro tempo e la riflessione della Chiesa su questo tema, appare nella dottrina sociale della Chiesa, in modo significativo, dopo il Concilio Vaticano II (1962-1965). Dio, nel creare l’uomo, gli ha dato la responsabilità di prendersi cura della natura e gli ha affidato il compito di contribuire a portare la creazione alla pienezza mediante il proprio lavoro (Gn. 1,26-29). Perciò la Chiesa vede nella crisi ecologica, al di là di una sfida a livello tecnologico, anche un problema morale: l’uomo dimentica il rispetto dovuto alla creazione e al Creatore. La preoccupazione ecologica per il pianeta ha però richiesto del tempo per imporsi pienamente alla Dottrina sociale della

Chiesa e ha avuto un’accelerazione solo negli ultimi tempi. Però, se con l’Enciclica “Laudato si’” di papa Francesco del giugno 2015, la sensibilità ecologica ha ricevuto una piena e definitiva consacrazione all’interno della Dottrina sociale, non sono comunque mancati contributi anche importanti nel Magistero precedente. La questione ecologica emerge a partire dalla valorizzazione del mondo rurale con Pio XII quando, nel primo dopo guerra, già intravedeva i rapidi cambiamenti in corso nel mondo rurale occidentale che minacciavano l’equilibrio del rapporto uomo-natura (1951). I discorsi di Paolo VI alla FAO degli anni ’70, sottolinearono il legame sempre più netto tra crisi alimentare, modelli di


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sviluppo economico e rispetto necessario della terra, denunciando espressamente i pericoli che già gravavano «sull’equilibrio del nostro ambiente naturale, e il peggioramento progressivo di ciò che si è convenuto chiamare l’”ecosistema”» (1970). Nella “Octogesima adveniens” del 1971 sempre Paolo VI elenca un insieme di nuove tematiche sociali di cui prendere coscienza, tra le quali la sfida ecologica. Uno dei primi gesti di Giovanni Paolo II appena eletto, fu quello di recarsi ad Assisi e di nominare in seguito San Francesco patrono dei cultori dell’ecologia (1980). I suoi numerosi viaggi internazionali gli permisero di rendersi conto dell’estensione e dell’intensità delle pratiche dannose per l’ambiente, tanto che nei suoi discorsi ricorrevano frequentemente temi quali: la difesa delle foreste tropicali, la lotta alla desertificazione e all’impoverimento del suolo, la limitazione delle sostanze tossiche emesse dall’industria, la salvaguardia dell’acqua e dell’aria, perché «La signoria dell’uomo non è assoluta, è la missione non di un padrone assoluto e insindacabile, ma di un ministro del regno di Dio» (2001). Con Benedetto XVI le prese di posizione divengono ancora più esplicite. Nel suo discorso al Bundestag, sede del parlamento tedesco, in occasione della sua visita in Germania del 2011 esplicitamente ricordò che «L’importanza dell’ecologia è ormai indiscussa. Dobbiamo ascoltare il linguaggio della natura

e rispondervi coerentemente». Nell’Enciclica “Caritas in veritate”, poi, offrì una riflessione globale sull’esplosione della globalizzazione in corso che turba i modelli di sviluppo e le strutture sociali, minacciando l’esistenza stessa del pianeta. Come per Paolo VI, anche per Papa Benedetto la sfida è prima di tutto di ordine morale, per cui sottolinea la necessità di conciliare i doveri di una ecologia umana e quelli di una ecologia ambientale, per la difesa delle condizioni di vita e della creazione affidata da Dio all’uomo. L’avvento di Papa Francesco ha pienamente consacrato l’appassionata presa di coscienza della questione ecologica nell’ambito del Magistero sociale. Egli non europeo, nato dopo la guerra e testimone delle dure lotte condotte dalla Chiesa del continente sudamericano, ha fatto in modo che quanto fino ad allora era stato solo un invito pressante alla presa di coscienza da parte di tutti, divenisse un progetto pastorale per le comunità cristiane. L’enciclica “Laudato si’ ” pubblicata qualche mese prima del summit sul clima di Parigi, ha lasciato un segno all’interno della Chiesa e fuori. In particolare è stato un segno di grande sostegno per i cristiani da tempo impegnati nella causa ecologica. Emblematica, al riguardo, la Preghiera cristiana con il creato, che conclude l’enciclica con un forte spessore politico-educativo.

IL SOGNO DI DON CHRISTIAN Un gruppo di amici si è preso a cuore il “sogno” di don Christian e ha contattato l’Onlus “Cuore Amico” di Brescia, che ha accettato di pubblicizzare e raccogliere fondi a tale scopo. L’articolo che pubblichiamo è quello che “Cuore Amico” ha inserito nel n° di Febbraio del suo giornalino (qui sotto riportato). Chi desidera partecipare alla realizzazione di quest’opera può farlo in due modalità: attraverso don Tarcisio (che non può rilasciare ricevute utili a detrarre fiscalmente) attraverso bonifico bancario intestato a: ASSOCIAZIONE “CUORE AMICO” FRATERNITA’ ONLUS BANCA POPOLARE ETICA IBAN IT-19-N-05018-11200-0000-1001-8307 Causale: CODICE 105363 ACQUEDOTTO DON CHRISTIAN “Cuore Amico” rilascia ricevuta ai fini della detrazione fiscale. La parrocchia di Mivo, nella diocesi di Ngozi in Burundi, comprende circa ventimila abitanti dispersi sulle colline ai piedi della montagna Mukinya. È parroco Don Christian Nzinahora che ha un legame speciale con l'Italia. Durante i suoi studi sacerdotali ha infatti prestato servizio nella parrocchia di Calvisano, accanto a Don Gabriele Facchi, già missionario in Burundi, occupandosi dei ragazzi e dei giovani nei grest e nei campi estivi, e degli anziani. Racconta Don Christian: "Dai giovani e dagli anziani sofferenti ho imparato tante cose utili alla mia crescita umana e spirituale. Tante famiglie mi invitavano a pranzo o a cena. Mi accoglievano come uno di loro e questo mi faceva sentire a casa mia, anche se ero lontano dalla mia famiglia. Grazie alla bontà, alla generosità, alla benevolenza di tanti Calvisanesi, mai mi sono sentito straniero".

Oggi Don Nzinahora ha un sogno: portare l'acqua potabile ai piccoli villaggi della sua parrochia. La mancanza d'acqua costringe gli abitanti a percorrere lunghi tragitti verso le fontane della valle o a bere l'acqua non potabile, esponendosi così a pericolose malattie. Questo nonostante la montagna Mukinya costituisca una grande fonte di acqua potabile. Per aiutare le persone a migliorare la qualità della loro vita e le condizioni della propria salute, servono 36 mila euro per costruire un acquedotto di circa quattro chilometri e alcune fontanelle nei pressi dei villaggi.


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VERSO NUOVI PERCORSI DI VITA Iniziando il nuovo anno ho cominciato a inserire in agenda le date dei matrimoni che si celebreranno nelle nostre parrocchie: per ora sono 13 le coppie che hanno programmato il loro sposalizio nel 2022, una tappa molto importante, meditata e coraggiosa che apre a nuovi orizzonti di vita. La Grazia che i due coniugi ricevono con il sacramento del matrimonio, diventa fonte di nuova forza per apprezzare e godere i momenti di gioia ed affrontare le preoccupazioni e le sofferenze del viver quotidiano. Il pensiero e la preghiera del parroco e delle comunità parrocchiali, per loro, è che possano essere felici, costruendo la loro vita coniugale e rendano felici anche le loro famiglie di origine dalle quali devono staccarsi per iniziare il nuovo cammino di coppia: “due in uno”. Per questo desidero condividere alcune preziose considerazioni della “Lettera agli sposi” pubblicata da Papa Francesco in occasione della festa della Santa Famiglia, per formulare un sincero augurio di felicità per queste nuove famiglie che si stanno formando. “…Sempre ho tenuto presenti le famiglie nelle mie preghiere, ma ancora di più durante la pandemia, che ha messo tutti a dura prova, specialmente i più vulnerabili. Il contesto particolare ci invita a vivere le parole con cui il Signore chiama Abramo a uscire dalla sua terra e dalla casa di suo padre verso una terra sconosciuta che Lui stesso gli mostrerà. Anche noi abbiamo vissuto più che mai l’incertezza, la solitudine, la perdita di persone care e siamo stati spinti a uscire dalle nostre sicurezze, dai nostri spazi di “controllo”, dai nostri modi di fare le cose, dalle nostre ambizioni, per interessarci non solo al bene della nostra famiglia, ma anche a quello della società, che pure dipende dai nostri comportamenti personali. La vocazione al matrimonio è una chiamata a condurre una barca instabile – ma sicura per la realtà del sacramento – in un mare talvolta agitato. Quante volte, come gli apostoli, avreste voglia di dire, o meglio, di gridare: «Maestro, non t’importa che siamo perduti?». Non dimentichiamo che, mediante il Sacramento del matrimonio, Gesù è presente su questa barca. Egli si preoccupa per voi, rimane con voi in ogni momento, nel dondolio della barca agitata dalle acque. In un altro passo del Vangelo, in mezzo alle difficoltà, i discepoli vedono che Gesù si avvicina nel mezzo della tempesta e lo accolgono sulla barca; così anche voi, quando la tempesta infuria, lasciate salire Gesù sulla barca, perché quando «salì sulla barca con loro […] il vento cessò». È importante che insieme teniate lo sguardo fisso su Gesù. Solo così avrete la pace, supererete i conflitti e troverete soluzioni a molti dei vostri problemi. Non perché questi scompariranno, ma perché potrete vederli in un’altra prospettiva. Solo abbandonandovi nelle mani del Signore potrete affrontare ciò che sembra impossibile. La via è quella di riconoscere la fragilità e l’impotenza che sperimentate davanti a tante situazioni che vi circondano, ma nello stesso tempo di avere la certezza che in questo modo la forza di Cristo si manifesta nella vostra debolezza. È stato proprio in mezzo a una tempesta che gli Apostoli sono giunti a riconoscere la regalità e la divinità di Gesù e hanno imparato a confidare in Lui. Le tante sfide non possono rubare la gioia di quanti sanno che stanno camminando con il Signore. Vivete intensamente la vostra vocazione. Non lasciate che la tristezza trasformi i

vostri volti. Il vostro coniuge ha bisogno del vostro sorriso. I vostri figli hanno bisogno dei vostri sguardi che li incoraggino. I pastori e le altre famiglie hanno bisogno della vostra presenza e della vostra gioia: la gioia che viene dal Signore! Permettetemi di rivolgere una parola ai giovani che stanno cominciando a pensare di sposarsi: se prima della pandemia per i fidanzati era difficile progettare un futuro essendo arduo trovare un lavoro stabile, adesso l’incertezza lavorativa è ancora più grande. Perciò invito i fidanzati a non scoraggiarsi, ad avere il “coraggio creativo” che ebbe san Giuseppe. Anche voi, quando si tratta di affrontare il cammino del matrimonio, pur avendo pochi mezzi, confidate sempre nella Provvidenza, perché «sono a volte proprio le difficoltà che tirano fuori da ciascuno di noi risorse che nemmeno pensavamo di avere» . Non esitate ad appoggiarvi alle vostre famiglie e alle vostre amicizie, alla comunità ecclesiale, alla parrocchia, per vivere la futura vita coniugale e familiare imparando da coloro che sono già passati per la strada che voi state iniziando a percorrere.” Don Tarcisio

«La risposta che ogni vita fragile silenziosamente sollecita è quella della custodia. Come comunità cristiana facciamo continuamente l’esperienza che quando una persona è accolta, accompagnata, sostenuta, incoraggiata, ogni problema può essere superato o comunque fronteggiato con coraggio e speranza». Questo ci ricordano i Vescovi italiani nel messaggio per la 44° Giornata Nazionale per la Vita del 6 febbraio 2022.


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OBRA - GRUPPO ELEMENTARI Dal 2 al 4 Gennaio noi giovani educatori con don Tarcisio e 26 bambini dalla 2^ alla 5^ elementare abbiamo vissuto l'esperienza del camposcuola ad Obra. Durante questi tre giorni, tra una slittata sulla neve e una pattinata abbiamo provato a scoprire il significato della parola "pregiudizio"... Pregiudizio è quando mi trovo in camera al campo con un bambino che non conosco e ho paura che non sia simpatico, ma poi ci parlo e andiamo d'accordo...pregiudizio è quando non voglio andare a messa perché penso sia noiosa, ma poi ci vado e il don mi ha fatto anche ridere...pregiudizio è quando non voglio assaggiare le verdure perché dico che

non mi piacciono, ma poi la mamma mi costringe e in realtà non sono così male...pregiudizio è quando a calcio non voglio passare la palla al mio compagno che poi sbaglia sempre, ma poi diventiamo amici a scuola e anche se non è bravo gli passo la palla.. Insieme abbiamo scoperto che provando ad andare oltre i pregiudizi di tutti i giorni molto spesso ci aspetta qualcosa di meraviglioso che ci può stupire!! Siamo tornati dal campo felici e con la speranza che d'ora in poi riusciamo, un poco per volta, a non giudicare prima di conoscere una situazione o una persona! Gli educatori

"COL NASO ALL'INSÙ" - GRUPPO ADOLESCENTI Dal 26 al 29 dicembre 2021, una ventina di adolescenti, con don Tarcisio e alcuni animatori, seguendo l’esempio dei Magi, partirono “senza indugio” e “col naso all’insù” verso la casa di vacanza ad Obra. Tre uomini, i re Magi, intraprendono un duro viaggio solo per poter vedere un bambino. Tre uomini che si lasciano guidare da un’intuizione, da una luce sfolgorante che li accompagna in un viaggio durato per molto tempo, forse mesi… A ben pensarci si è trattato di una follia. Mettersi in viaggio e percorrere migliaia di chilometri, seguendo una stella! Ma questa non è una stella come le altre. E’ una luce che brilla in modo differente, penetrando nelle segrete profondità dei cuori, infondendo calore e pace, dissipando le tenebre. “È la Luce vera che illumina ogni uomo” (Gv, 1, 9). Chi la incontra non può stare fermo, non può accomodarsi. Quella luce lo chiama". Nella ricerca di Gesù, nella nostra esperienza di fede, anche noi, adolescenti e giovani, abbiamo una stella da seguire? Questa è stata la domanda che ha guidato le riflessioni, i momenti di gruppo, di preghiera e di divertimento, durante la breve, ma intensa esperienza del campo invernale Ci sarà stato nel lungo viaggio dei Magi, qualche giorno nuvoloso in cui la stella veniva occultata? Chissà quante volte i Magi si saranno scoraggiati non vedendola e non sapendo quale strada intraprendere, quante volte si saranno sentiti abbandonati e stanchi per la lontananza della meta. Durante le nostre riflessioni abbiamo capito che anche nella

nostra vita spesso arrivano momenti di buio in cui sembra che Dio ci abbia abbandonato e non sappiamo che scelta fare, dove andare. Possiamo, in quei momenti, restare vittima della tentazione di "scoraggiarci" e di voler tornare indietro! Soprattutto in età adolescenziale, viviamo spesso l'idea di allontanarci dalla fede perchè non ne troviamo proprio il senso, siamo intenzionati a lasciar perdere tutto il cammino fatto finora perché sembra che non porti a nulla, ed è proprio qui che viene fuori l’importanza di viaggiare in carovana, proprio come hanno fatto i Magi. Viaggiare in carovana significa avere persone che ti aspettano, che ti sostengono, talvolta sei tu a guidare un gruppo, talvolta è qualcun altro a guidarti. Così abbiamo scoperto l’importanza della nostra comunità cristiana e del nostro gruppo ACG. Ci siamo salutati e siamo tornarti a Calvisano, con l’augurio di essere luce gli uni per gli altri e di sostenerci reciprocamente nel cammino di ricerca della nostra fede.


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OBRA - GRUPPO MEDIE Obra, come quest’estate, ha riaperto le sue porte ai ragazzi delle medie per poter far loro rivivere esperienze piene di gioia, felicità e condivisione, che non vivevano da tempo a causa della pandemia. Vederli spensierati e liberi di divertirsi, conoscendosi e scambiando opinioni, ha rallegrato molto anche noi educatori e don Tarcisio. L’esperienza è stata arricchita da divertenti serate organizzate dagli educatori ed anche da un’uscita nel corso della quale i ragazzi si sono divertiti lanciandosi palle di neve e pattinando. Soprattutto in questi ultimi due anni, non potendo uscire, i giovani hanno iniziato a convivere con la tecnologia e i social, un mondo in cui si giudica e si è giudicati. Il messaggio che

abbiamo voluto trasmettere è quello di andare oltre ai pregiudizi e alle apparenze della prima impressione, ricordando ai ragazzi che Dio è colui che ci ha creato con tutti i pregi e i difetti che abbiamo e davanti a Lui non ci sono giudizi. Nonostante un po’ di apprensione, don Tarcisio e gli educatori hanno deciso di intraprendere questa avventura con 30 ragazzi, muniti sempre di mascherine e nel rispetto delle attuali regole di convivenza. E’ stato molto bello rivedere la parrocchia così vogliosa di nuove avventure anche grazie alla disponibilità del sacerdote, delle cuoche e soprattutto dei genitori che hanno riposto tutta la loro fiducia in noi. Vi aspettiamo al prossimo campo! Irene

CENNI DI STORIA LOCALE

le quarantaquattro chiese di Calvisano (undicesimo articolo) Nella prima parte di questo articolo, dedicato alle chiesette annesse ad alcune cascine del nostro territorio, al N° 37 ponevo l’oratorio di San Salvatore. Qui ne parlo. In zona, negli anni, sono stati recuperati numerosi corredi e tombe longobarde del VII sec. d.C. (anche grazie alle segnalazioni di agricoltori particolarmente sensibili allo studio storico. Tra essi viene più volte segnalato il sig. Celso Gazzina). In certi casi si trattava di piccole necropoli. Di alcune, peraltro, si parla come di “raro esempio di struttura di tomba longobarda ritrovata praticamente integra in ambito rurale”. Già questo ci segnala la vitalità sto-

rica dell’area circostante la cascina e la chiesetta. (Al fine di una ricerca mirata nel merito, invito alla visione dei resoconti dei lavori archeologici operati dal Gruppo Archeologico Monteclarense, diversi dei quali reperibili anche in internet). Segnalo, peraltro, che all’interno della chiesa di Santa Maria della Rosa è conservata una tomba longobarda, alla cappuccina, che viene datata al IV – VI secolo d.C. e che fu rinvenuta nel 2000 da Enrico Faccio proprio in località San Salvatore di Calvisano, nel prato coltivato antistante la chiesa/cascina. La stessa è stata ricostruita grazie al contributo di privati e dell’ente pubblico. (Tutto ciò è leggibile nella targhetta affissa al vetro di

La cascina di San Salvatore vista dall'alto

protezione della tomba). Tutta l’area, da Prato del Giogo a Montechiaresa e San Salvatore, era quindi una zona in cui stanziavano diverse “fare” intorno a luoghi di culto, come era San Salvatore. E d’altra parte già “Enciclopedia bresciana” (opera voluta da Mons. Fappani) segnalava che “la dedicazione dell’antica parrocchia (di Calvisano) a S. Michele e una cascina chiamata di S. Salvatore indicano la presenza longobarda nella zona”. (Forse vale la pena dire che la “fara”, durante le migrazioni dei Longobardi, era una piccola unità in armi. Resisi stanziali, il termine indicherà l’insieme dei parenti che derivano da un progenitore comune, operando agricoltura/allevamento in un luogo strutturato più o meno come una odierna cascina). Non dimentichiamo, poi, che siamo a poca distanza dalle Bradelle e da “Mercadellus” ove è attestato un villaggio che ci ha restituito parecchie centinaia di tombe e corredi. Cosa nota, si dirà! E forse lo è grazie ai vari convegni realizzati negli ultimi decenni, ma anche, perché no, per il fatto che più volte, e con diverse sfaccettature, in queste pagine ho scritto della presenza longobarda a Calvisano. Meno noto è però quanto scriveva lo storico Mons. Paolo Guerrini: “-la festa della Trasfigurazione - 6 agosto - è la festa del Salvatore, o di San Salvatore, nome caro alla fede dei Longobardi ... I due nostri grandi


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monasteri di Santa Giulia e di San Benedetto di Leno furono dedicati e denominati nel secolo VIII al Salvatore e il titolo liturgico serve come documento storico sicuro a rintracciare le antiche chiese rurali dipendenti da quei monasteri. -Unitamente alla festa della Trasfigurazione, il 6 agosto viene quindi ricordato il Salvatore-”. La cascina di S. Salvatore è un bell’esempio di architettura rurale, oggi divisa in diverse proprietà. Relativamente alla porzione più vicina al cancello di entrata ed alla strada per Visano si trovano oggi, sempre in internet, gli estremi per il possibile acquisto, corredati da fotografie e planimetrie degli interni. “Immobiliare.it” ne parla in questi termini: “ampio casale da ristrutturare: nel cuore della campagna di Calvisano, al confine con il Paese, per amanti della tranquillità e della campagna, proponiamo ampio casale da ristrutturare immerso nel verde. L’immobile si sviluppa su tre livelli, ognuno dei quali di circa 150 mq: al piano terra troviamo ingresso padronale su soggiorno, la cucina abitabile, 4 ampie stanze ed un disimpegno; al piano primo 4 grandi stanze da letto un disimpegno ed un bagno; al secondo ed ultimo piano troviamo ulteriori tre stanze caratterizzate da travi a vista con altezza al colmo di circa 3,50 mt. Il tetto è stato recentemente ristrutturato. Ideale anche come Bed & Breakfast di nuova realizzazione”. Di alcune belle decorazioni inizio novecentesche, presenti sui soffitti di altra porzione della cascina, scrivevo in questo bollettino nell’ottobre 2007 “decorazioni parietali da esterno e da interno”. Tutto il “fundus” di S. Salvatore, con la chiesa, divenne

patrimonio del monastero di S. Faustino di Brescia e gli Schilini lo presero in proprietà nel secolo XV, tenendolo fino al 1662. La zona era sottoposta alla parrocchia di Mezzane fino al 1573. In tale data, grazie alla revisione dei confini tra parrocchie, San Salvatore e San Francesco passarono a Calvisano, tornando a Mezzane nel secolo XX. C’è da dire che nel corso del 1500 e del 1600 l’oratorio fu molto trascurato, divenendo deposito di materiali vari. Nel 1647 il Vescovo Morosini lo dice restaurato e ornato di pitture. Riprese quindi vita e vi si celebrò frequentemente. Dal 1662 passò ai Ghidelli. Dopo l’unità d’Italia vi furono diversi cambi di proprietà. Nel 1873 era dei Tracagni-Arrighi. Nella relazione del 1949, scritta per il Vescovo Giacinto Tredici, si dice che “ha un artistico altare barocco in legno con una pregevole tela” e che è di proprietà delle signorine Balestrieri. Oggi, come dicevo più sopra, la cascina è passata ereditariamente a più proprietari. L’oratorio è ad aula unica, volta in direzione est-ovest, e ha un unico altare, che si erge staccato dalla parete di fondo. La chiesa è dotata, a sinistra rispetto all’ingresso e verso l’aia, di piccola struttura aperta (campaniletto?) con una campanella. L’ingresso, a capanna (lato ovest), è anticipato da cinque gradini semicircolari e consente l’accesso del popolo alla chiesa senza entrare in cascina (come usa in questi casi). Mi riservo, in un eventuale prossimo articolo, di descrivere meglio la tela raffigurante la trasfigurazione, restaurata alcuni anni orsono. Così pure per le decorazioni, l’altare e le statue lignee. Pietro Treccani

Facciata dell'oratorio di San Salvatore La chiesetta vista dalla strada provinciale Montichiari-Visano

La tomba alla cappuccina ricomposta in S. Maria della Rosa

La porzione di cascina attualmente in vendita


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Lustri di Matrimonio

Epifania

Battesimo Benedetta Cristani

Presepe in Chiesa

Presepe Oratorio

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NATALE SOLIDALE

"Il modo in cui si dà, vale più di quanto si dona: semplicemente GRAZIE tantissimo!" Centro aiuti per l'Etiopia

Centro di aiuto alla vita

UN GRANDE GRAZIE... per le offerte ricevute ed il sostegno durante l’Avvento alle bancarelle di beneficenza: il ricavato della vendita dei fiori e dei ceri è destinato ai bisogni della Parrocchia mentre quello dei panettoni, pandori e lavoretti del LAB-ORATORIO ha permesso il rinnovo delle due adozioni a Distanza con il Centro Aiuti per l’Etiopia. Nel ricordare che in Oratorio potete leggere le lettere con le fotografie che ci vengono regolarmente spedite dall’Etiopia, riassumiamo di seguito la storia dell’Associazione che si può contattare al: n. telefono: 0323/497320 – 392/9544913 mail: info@ centroaiutietiopia.it o dal sito www.centroaiutietiopia. it. La volontà di Roberto Rabattoni fu il seme che ha dato vita al gruppo di volontari. Recatosi in Etiopia per adottare un bambino, si rese fin da subito conto delle condizioni di estrema indigenza e povertà di gran parte della popolazione; spesso esposta a carestie, epidemie e mortalità precoce. Colpito in particolare dalle condizioni di estrema fragilità dei bambini, di ritorno in Italia fu preso dalla voglia di aiutare quel popolo che gli ha donato una famiglia. Fondatore nel 1983 l’attuale Presidente dell’Associazione, Roberto Rabattoni dedica la sua vita ai più deboli, impegnandosi in prima persona direttamente sul campo. I bambini sono i principali beneficiari dei progetti del Centro Aiuti per l’Etiopia e le aree di intervento sono INFANZIA, ISTRUZIONE, SALUTE, ATTIVITA’ PRODUTTIVE e ASSISTENZA UMANITARIA. Inoltre i minori accolti in adozione da famiglie italiane dal 2000 ad oggi sono più di 1500 (molte in provincia di Brescia e di Mantova), da anni il Centro Fiera di Montichiari ospita la grande famiglia allargata dell’Associazione per la festa/ incontro delle famiglie nel mese di Ottobre.

Il giorno di Natale è stato bello ricevere un dono dalle volontarie del Centro di Aiuto alla Vita presenti alle Sante Messe e poter contribuire con un’offerta a sostenerlo. II CAV di Calvisano offre aiuto a mamme in difficoltà con ascolto e condivisione; sostegno psicologico, legale e morale, accompagnamento, ospitalità. Puoi trovare info su facebook, o contattare il centro al n.366/4800150, indirizzo mail: cavcalvisano@gmail.com

Raccolta tappi “Tutti abbiamo delle fragilità, ma se uniamo i nostri punti di forza, insieme si può davvero andare oltre” (Barbara Francesconi, cugina di Devis). Non buttare via i tappi di plastica: portali in Oratorio! Anche Malpaga, da un anno, promuove la raccolta dei tappi per sostenere le iniziative benefiche di Devis Francesconi di Ghedi. Offrendo i tuoi tappi contribuirai a donare una carrozzina speciale a chi ne ha bisogno. Per Info, vieni in oratorio, o vai su facebook “gliamicididevis” o presso la Tabaccheria Bonini di Ghedi. “L’impegno… quando pensi «non ce la faccio, non ho voglia», pensa che niente è scontato o facile per qualcuno”.

Un dono per l'Epifania

Devis Francesconi

Come annunciato nello scorso bollettino, Abdoulahi, Barrie, Felix e Omorogeiva sono i quattro ragazzi richiedenti protezione internazionale che abitano a Calvisano, accolti nel progetto di accoglienza della Cooperativa Kemay di Caritas Diocesana di Brescia in collaborazione con la parrocchia e che in occasione deII’Epifania, al termine della Santa Messa, hanno offerto un dono per la comunità molto apprezzato dai presenti. Anche loro, come i Magi hanno portato un dono denso di significato, un sacchetto contenente una miscela di semi indistinti che faranno germogliare fiori variegati a simbolo del valore della diversità e dell’accoglienza. Nel ringraziarli per il gesto ed il messaggio che ci hanno offerto, li invitiamo, quando sarà possibile, a partecipare alle future iniziative ricreative della nostra Parrocchia.

Croce Rossa Come recita il proverbio “agir presto e bene, presto conviene”, è stata la veloce diffusione con il passaparola della raccolta del giocattolo promossa dalla Croce Rossa a far sì che in meno di dieci giorni fossero consegnati alla sede di Calvisano venti confezioni di giochi. Grazie infinitamente.

Saluto di Padre Vittorio Nella speranza di poter presto ripartire con i lavoretti e le bancarelle del lab-oratorio a sostegno delle missioni, riportiamo con gioia lo scritto ricevuto, tramite i suoi parenti, dal nostro caro Padre Vittorio. Dalla Colombia. “Saluto tanto e porgo i miei auguri alle mamme di Malpaga. So che pensate alle attività che sto realizzando e mi accompagnate con la preghiera e già questo è molto importante per la mia attività. Scrivetemi e sarò molto contento di ricevere.”

Malpaga's got talent Abbiamo partecipato in questi anni, nei periodi estivi al “Malpaga’s Got Talent”, l’evento ha visto molte persone mettere in gioco i propri talenti, ma anche un numeroso pubblico pronto a sostenere ed applaudire chi si è messo in gioco. Per questo motivo ho pensato ad un “Malpaga’s Got Talent” a livello parrocchiale che duri nel tempo. Nella 1° lettera ai Corinzi (1Corinzi 12,4-7) leggiamo: “Vi sono diversi carismi, ma uno solo è lo Spirito; vi sono diversi ministeri, ma uno solo è il Signore; vi sono diverse attività, ma uno solo è Dio, che opera tutto in tutti. A ciascuno è data una manifestazione particolare dello Spirito per il bene comune” Ecco quindi che noi cristiani siamo chiamati a mettere a disposizione della comunità i carismi che abbiamo avuto dal Signore. Come? • Partecipando con gioia alla S.Messa domenicale, rispondendo a voce alta ascoltando anche chi ci è vicino in modo che la nostra preghiera possa salire al cielo come un coro armonioso. • Chi ha una bella voce e sa cantare può prendere il libretto dei canti messo a disposizione e cantare durante la celebrazione. • Chi legge bene può prestare la propria voce alla Parola di Dio arrivando un attimo prima alla Messa e dando la propria disponibilità a fare le Letture. Creerà un po’ di emozione le prime volte, ma con un po’ di pratica diventerà più facile e potremo avere più lettori che si alternano nel servizio.Con l’aiuto di tutti le celebrazioni saranno più belle e chi ci ascolta per radio potrà seguire meglio la Messa. Allora perché non proviamo a metterci in gioco? Ci sono molte altre cose da fare in parrocchia e all’oratorio. Sarebbe bello anche poter ascoltare idee nuove e, soprattutto, realizzare insieme le nuove proposte. Se impareremo a collaborare, con gioia, tutti insieme per il bene della comunità, allora staremo vivendo secondo il Vangelo: “Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avete amore gli uni per gli altri” (Giovanni 13,35).


RACCOLTA DI SAN MARTINO È tornata la Raccolta di San Martino, ma in nuova veste: quest’anno l’iniziativa ha previsto la raccolta di generi alimentari e non più di vestiario e scarpe. L’iniziativa in programma per sabato 13 e domenica 14 novembre ha coinvolto i ragazzi dei gruppi Pre-Ado e Ado che hanno distribuito i sacchetti e volantini per le vie di Mezzane e suddiviso la raccolta. Quanto raccolto è stato consegnato alla Caritas di Calvisano e permetterà di rispondere a quelle situazioni di povertà a noi vicine e di sostenere anche il progetto di assistenza invernale ai migranti della Bosnia e Erzegovina occidentale e alle popolazioni locali. Sono stati raccolti: 54 l di latte, 147 Kg di pasta, 89 Kg di pelati e legumi, 12 l di olio, 40 Kg di Zucchero, 43 Kg di Farina 00, 19 Kg di carne e tonno, 12 Kg di caffè e cacao. Un grazie di vero cuore a tutte le persone che hanno donato!

SACRAMENTO DELLA RICONCILIAZIONE Domenica 5 dicembre i bambini del gruppo Gerusalemme, Ambra, Andrea, Beatrice, Matilde, Sofia, Vittoria accompagnati dalle catechiste Francesca e Letizia, da Padre Arturo e dai genitori hanno camminato incontro al Padre che li ha accolti nel Sacramento della Riconciliazione. Si sono rivolti a Dio tramite la preghiera, la riflessione e la danza sacra. La loro espressione un libro aperto: sincera emozione, serenità, grande pace. Hanno compreso che la Confessione non è solo il perdono dei peccati dei quali siamo sinceramente pentiti, ma un incontro con Dio Padre. Un incontro dove veniamo accolti ed abbracciati, un incontro dove viviamo il suo amore e la sua misericordia verso di noi, dove la nostra anima ed il nostro cuore possono guarire. Ricevuto il Perdono di Dio, attraverso il ministro della Chiesa, la tristezza del peccato si trasforma in gioia Non scende dai camini e neppure viene con la scopa. Non immensa e profonda riconoscenza. è furtiva o rumorosa. Santa Lucia giunge dal cielo come un candido fiocco di neve che brilla nella luce della notte. E con la sua eleganza arriva in mezzo a noi ogni anno, la vigilia del 13 dicembre per richiamare i nostri cuori alla beatitudine della più ingenua santità, quella dei bambini. Anche quest’anno, accompagnata da un ragazzo del paese, la Santa è giunta a Mezzane e ad accoglierla, come ogni anno, bambini, ragazzi e genitori. Dentro ad un cerchio che l’ha avvolta ha fatto l’ultimo saluto prima della notte più bramata dai più piccini. Poi col suo passo lento è andata via lasciando dietro di sé tanti cuori palpitanti di speranza, fantasie e sogni, ma soprattutto il regalo più prezioso: occhi pieni di luce e felicità per meravigliarsi delle cose buone del mondo. Grazie Santa Lucia!

SANTA LUCIA


SANTO NATALE In questo anno appena trascorso ancora particolare e complesso, Il Santo Natale è stato vissuto con amore e sobrietà. Nel rispetto delle regole anticovid, abbiamo pregato, lodato il Signore e vissuto la S. Messa insieme. Il nostro coro presente ha allietato la funzione ed il Gruppo Gerusalemme ha regalato emozioni tramite la danza Sacra, rivolgendosi a Dio con tutto il corpo, in una preghiera espressa tramite lodi ed attraverso i gesti che palesano la gioia e la pace che nascono spontanei quando si abbraccia il Signore.

FESTA DELLA FAMIGLIA - ANNIVERSARI DI MATRIMONIO

Tutta la vita inizia del grembo di una donna. Non nasciamo da soli, ma dentro qualcuno. Per questo la nostra natura più intima è relazione.Ecco perchè non possiamo cominciare un nuovo anno senza questa memoria: la memoria di una donna, di una Madre. Maria è Colei che ci ricorda di cosa siamo fatti e cosa rende la nostra vita pienamente umana.

Solo in questo modo comprendiamo davvero le parole del Vangelo di oggi: "Maria, da parte sua, custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore". La vita spirituale è la capacità di raccogliersi nel grembo del cuore, così come fa Maria. In questo modo la vita riprende a scorrere, a rinnovarsi, a ricominciare. Se siamo così stanchi, preoccupati, ansiosi, tristi, angosciati è perché abbiamo smesso di pregare, abbiamo smesso di tornare a raccoglierci nel cuore. Abbiamo smesso di ricordare che se nasciamo "dentro" qualcuno, allora solo quando ritorniamo "dentro" noi stessi ritroviamo la strada, la motivazione, la relazione con quel Dio che non spiega la vita ma la dispiega davanti a noi e ci chiede di affrontarla con fiducia. Nel nostro cuore non c'è il vuoto o solo il riflesso di noi stessi. Nel nostro cuore c'è quello che videro i pastori: "andarono, senza indugio, e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, adagiato nella mangiatoia". Il nostro cuore è la mangiatoia dove il Signore continua a essere misticamente presente. Patrizia

BATTESIMI IN MEMORIA

MARINI GIOVANNI di Andrea e Fanelli Morena

DELLA ROCCA GIORGIA di Alessandro e Scarola Sara

MARISA PERINI di anni 75


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PARROCCHIA S. MARIA ANNUNCIATA VIADANA Durante la Messa del giorno di Natale i ragazzi del gruppo di catechismo delle medie con le loro catechiste hanno animato la celebrazione offrendo una rappresentazione del presepio con i pastori e la Natività.

La nostra Chiesa addobbata con cura e gusto

Com’è tradizione da qualche anno, il giorno dell’Epifania del Signore i bambini hanno portato in dono a Gesù Bambino dei prodotti per l’infanzia, vestiti e giocattoli. Tutto questo verrà regalato all’Associazione Centro Aiuto alla Vita di Calvisano, a sostegno delle nuove vite.

Il gruppo di catechismo dei ragazzi delle medie ha completato la Messa dell’Epifania con una piccola rappresentazione dei Re Magi con la Stella Cometa. I ragazzi-Magi hanno letto alla fine della celebrazione alcune interessanti riflessioni

Di seguito il celebrante ha benedetto tutta l’Infanzia presente con tanto di foto ricordo

PRESEPIO Ieri, Oggi, Domani. Dio al Centro del Mondo Il presepio allestito per le feste natalizie è stato visitato da tanti fedeli e apprezzato per l’originalità e i simboli rappresentati nella bella scenografia. • Il mondo al tempo della nascita di Cristo • La vita frenetica attuale • L’ipotetico mondo futuro • L’umanità sempre alla ricerca di Dio Ringraziamo chi ha deciso di impegnarsi per la realizzazione del presepio, regalandoci la possibilità durante queste giornate di un momento di riflessione e di preghiera davanti a Gesù bambino.

FESTIVITÀ NATALIZIE


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COMUNITÀ IN DIALOGO

ANNIVERSARI DI MATRIMONIO Anche quest'anno, come da tradizione, la Comunità Parrocchiale di Viadana , l'11 dicembre scorso ha celebrato la ricorrenza degli Anniversari di Matrimonio, in particolare dei lustri. Numerose le coppie che hanno partecipato alla Celebrazione, ricordando i tanti momenti felici vissuti insieme e le difficoltà e tribolazioni affrontate nel corso degli anni. La festa si è conclusa in Oratorio con un momento in allegra compagnia.

MESSAGGIO DI PAPA FRANCESCO PER LA 55° GIORNATA MONDIALE DELLA PACE Dialogo fra generazioni, educazione e lavoro: strumenti per edificare una pace duratura Stralciamo e presentiamo alcuni significativi passaggi del messaggio del Papa: “ Ancora oggi, il cammino della pace, che San Paolo VI ha chiamato col nuovo nome di sviluppo integrale, rimane purtroppo lontano dalla vita reale di tanti uomini e donne e, dunque, della famiglia umana, che è ormai del tutto interconnessa. Nonostante i molteplici sforzi mirati al dialogo costruttivo tra le nazioni, si amplifica l'assordante rumore di guerre e conflitti, mentre avanzano malattie di proporzioni pandemiche, peggiorano gli effetti del cambiamento climatico e del degrado ambientale, si aggrava il dramma della fame e della sete e continua a dominare un modello economico basato sull'individualismo più che sulla condivisione solidale. Vorrei qui proporre tre vie per la costruzione di una pace duratura. Anzitutto, il dialogo tra le generazioni, quale base per la realizzazione di progetti condivisi. In secondo luogo, l’educazione, come fattore di libertà, responsabilità e sviluppo. Infine, il lavoro per una piena realizzazione della dignità umana. Si tratta di tre elementi imprescindibili per «dare vita ad un patto sociale», senza il quale ogni progetto di pace si rivela inconsistente. DIALOGARE FRA GENERAZIONI PER EDIFICARE LA PACE Le grandi sfide sociali e i processi di pacificazione non possono fare a meno del dialogo tra i custodi della memoria - gli anziani - e quelli che portano avanti la storia - i giovani -; e dialogare significa ascoltarsi, confrontarsi, accordarsi e camminare insieme. Favorire tutto questo tra le generazioni vuol dire dissodare il terreno duro e sterile del conflitto e dello scarto per coltivarvi DISTRIBUZIONE BOLLETTINI Anche a Viadana vorremmo organizzare una distribuzione capillare dei bollettini interparrocchiali che finora sono stati messi a disposizione in chiesa, così che tutte le famiglie della nostra frazione possano riceverlo. Per questo chiediamo la disponibilità di persone di buona volontà che si impegnino a portare il bollettino (5 numeri all’anno) nelle varie case, organizzando e suddividendo la consegna per vie o contrade. Questo consentirebbe di ricevere una copia del nostro periodico anche a chi non può ritirare la propria edizione del bollettino, perché non partecipa di persona alle celebrazioni in chiesa perché timoroso del covid, in quarantena o altro. Per informazioni contattare Agnese 339 6639387 o Silverio 333 8366797

i semi di una pace duratura e condivisa. L’ISTRUZIONE E L’EDUCAZIONE COME MOTORI DELLA PACE Negli ultimi anni è sensibilmente diminuito, a livello mondiale, il bilancio per l'istruzione e l'educazione, considerate spese piuttosto che investimenti. Eppure, esse costituiscono i vettori primari di uno sviluppo umano integrale: rendono la persona più libera e responsabile e sono indispensabili per la difesa e la promozione della pace. IL LAVORO COSTRUISCE LA PACE Il lavoro è un fattore indispensabile per costruire e preservare la pace. Esso è espressione di sé e dei propri doni, ma anche impegno, fatica, collaborazione con altri, perché si lavora sempre con o per qualcuno. In questa prospettiva marcatamente sociale, il lavoro è il luogo dove impariamo a dare il nostro contributo per un mondo più vivibile e bello.

GRUPPO VIVO Il Gruppo VIVO con l’anno entrante inizia il trentesimo anno di attività. Ci siamo lasciati alle spalle un 2021 veramente difficile, che ha visto stravolti tanti programmi e non lascia alcuna certezza per questo 2022. Avevamo messo fuori la testa per vedere di persona se saremmo riusciti a tenere la fiammella accesa, ma subito siamo stati investiti da altre varianti covid che l’hanno spenta in un batter d’occhio (abbiamo realizzato praticamente tre incontri, poi ci siamo fermati e non sappiamo quando riprenderemo). A presto!

IN

MEMORIA BARBARA CHITÒ Ved. Beffa di anni 93 ANGELA FERRARIO Ved. Pennacchio di anni 98 LUIGI (Gino) ROCCHI di anni 87


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RICORDIAMO INSIEME

Rubrica dedicata a coloro che ci hanno lasciato in questi mesi per rinnovare il ricordo e la preghiera per questi nostri concittadini.

50 - MORA MAFALDA ved. Paganini di anni 89

51 - MALAVOLTA GIANCARLO (Modena) di anni 79

2022

47 - BIGNOTTI M. ANGELA 48 - MANENTI GIUSEPPINA 49 - VAVASSORI ANTONIO (Emma) ved. ferrari Madre Canossiana di anni 89 di anni 83 di anni 96

01 - DE ANGELIS FRANCESCO di anni 89

02 - ROSA EMILIA ved. Freato di anni 109

03 - SAVOLDI LUCIANA (Gianì) ved. Rodella di anni 95

04 - INZOLI LODOVICO di anni 85

IN MEMORIA

VIRGINIA ENRICHETTA MARTELENGO 8/02/1927-17/04/2020

CATERINA VITALINI IN MARTELENGO 22/04/1928-26/02/2011

GIUSEPPE MARTELENGO 09/12/1925-14/12/2013

Gli anni passano, ma il vostro ricordo è sempre vivo in noi. I vostri cari.

TOMASONI ROBERTO 26/01/2017-26/01/2022 Nel 5° anniversario della tua scomparsa, ti ricordiamo con grande affetto. La tua famiglia.

EUGENIA MIGLIARIO ved. Beffa 3/02/1921-21/01/2020 Il tuo amore, la tua delicatezza e la tua forza ci accompagnano costantemente nel cammino della vita. I tuoi cari

CATERINA PAROLINI v. Perosini 13/11/1922-05/02/2021 È grande l'amore che ci hai donato, Lo porteremo sempre con noi. I tuoi cari

ZANI ANGELO Nell'8°anno della morte i tuoi cari ti ricordano sempre con affetto


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