La voce di Calvisano - Dicembre 2017

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LA VOCE DI CALVISANO UNA COMUNITÀ IN DIALOGO Editore don Tarcisio Capuzzi - Dir. resp. Gabriele Filippini - Aut. Trib. Bs n. 31/97 del 7/8/97 - Anno XXXI - N° 260 Fotocomposizione: GraficaCM - Leno (BS) - Stampa: Grafinpack - Calvisano (BS)

DICEMBRE 2017

Il vero senso del Natale: Non amiamo a parole, ma con i fatti Messaggio di papa Francesco per la prima giornata mondiale dei poveri Nell’imminenza del Natale, giorno in cui Gesù nasce povero di tutto tranne che dell’amore di chi lo circonda, è bene ricordare che lo scorso 19 novembre papa Francesco ha istituito la Giornata mondiale dei poveri, inviando un messaggio a tutti i cristiani. Esso si apre con le parole di san Giovanni: «Figlioli, non amiamo a parole né con la lingua, ma con i fatti e nella verità», ricordando che l’amore del cristiano per i fratelli si fonda su due colonne portanti: Dio ci ha amato per primo e ci ha amato dando tutto sé stesso, anche la propria vita. E proprio perché siamo stati amati a tal punto, questo amore non può rimanere senza risposta. Pur essendo donato in maniera unilaterale, senza richiedere cioè nulla in cambio, esso tuttavia accende talmente il cuore che chiunque si sente portato a ricambiarlo nonostante i propri limiti e peccati: così può arrivare a mettere in movimento la nostra vita e generare compassione e opere di misericordia per i fratelli e le sorelle che si trovano in necessità. Fin dalle prime pagine degli Atti degli Apostoli, vediamo che la Chiesa ha subito avvertito con urgenza la necessità di amare i poveri: Pietro chiede di scegliere sette uomini perché assumessero il servizio dell’assistenza ai bisognosi. Inoltre ci viene detto che i primi cristiani «vendevano le loro proprietà e sostanze e le dividevano con tutti, secondo il bisogno di ciascuno». E san Giacomo, nella sua Lettera, è chiarissimo e sferzante: «Se un fratello o una sorella sono senza vestiti e sprovvisti del cibo quotidiano e uno di voi dice loro: “Andatevene in pace, riscaldatevi e saziatevi”, ma non date loro il necessario per il corpo, a che cosa serve? Così anche la fede: se non è seguita dalle opere, in sé stessa è morta». E anche quando la comunità cristiana ha cominciato a trascurare questi doveri, lo Spirito Santo ha fatto sorgere uomini e donne che in diversi modi hanno offerto la loro vita a servizio dei poveri, come Francesco d’Assisi. Solo l’autentica condivisione può donare al cristiano gioia e serenità d’animo, perché gli dà modo di toccare con mano la carne di Cristo: altrimenti come possiamo parlare realmente di comunione? Come diceva efficacemente il vescovo san Giovanni Crisostomo: «Se volete onorare il corpo di Cristo, non disdegnatelo quando è nudo; non onorate il Cristo eucaristico con paramenti di seta, mentre fuori del tempio trascurate quest’altro Cri-

sto che è afflitto dal freddo e dalla nudità». Tuttavia per il cristiano la povertà non è solo privazione: è anzitutto una vocazione a seguire Gesù povero. È un cammino dietro a Lui e con Lui, un cammino che conduce alla beatitudine del Regno dei cieli. Povertà significa un cuore umile che sa accogliere la propria condizione di creatura limitata e peccatrice per superare la tentazione di onnipotenza; è un atteggiamento del cuore che impedisce di pensare al denaro, alla carriera, al lusso come obiettivo di vita e condizione per la felicità. Essa crea le condizioni per assumere liberamente le responsabilità personali e sociali, nonostante i propri limiti, confidando nella vicinanza di Dio e sostenuti dalla sua grazia. Anche oggi la povertà ci interpella ogni giorno con i suoi mille volti: dolore, emarginazione, sopruso, violenza, torture, prigionia, guerra, privazione della libertà e della dignità, ignoranza e analfabetismo, emergenza sanitaria, mancanza di lavoro, tratte e schiavitù, esilio, miseria, migrazione forzata, mentre emerge sempre più la ricchezza sfacciata che si accumula nelle mani di pochi privilegiati, e spesso si accompagna all’illegalità e allo sfruttamento offensivo della dignità umana. Dinanzi a questo scenario, non si può restare inerti e tanto meno rassegnati: occorre rispondere a tutto ciò con una nuova visione della vita e della società. Papa Francesco conclude così il suo messaggio: “Invito la Chiesa intera e gli uomini e le donne di buona volontà a tenere fisso lo sguardo, in questo giorno, su quanti tendono le loro mani gridando aiuto e chiedendo la nostra solidarietà. Sono nostri fratelli e sorelle, creati e amati dall’unico Padre celeste. Questa Giornata intende stimolare in primo luogo i credenti perché reagiscano alla cultura dello scarto e dello spreco, facendo propria la cultura dell’incontro. Al tempo stesso l’invito è rivolto a tutti, indipendentemente dall’appartenenza religiosa, perché si aprano alla condivisione con i poveri in ogni forma di solidarietà, come segno concreto di fratellanza. Dio ha creato il cielo e la terra per tutti; sono gli uomini, purtroppo, che hanno innalzato confini, mura e recinti, tradendo il dono originario destinato all’umanità senza alcuna esclusione”.

Don Tarcisio e Don Alessandro con la redazione augurano a tutti un cristiano e sereno Natale

Monica Gavazzi


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Natale, mistero “per noi” Durante gli esercizi vissuti a novembre con padre Raniero Cantalamessa mi ha colpito l’esperienza che vive san Paolo: “Non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me”. Che significato ha questa affermazione? Vuol dire che Cristo nasce e vive in me, oggi? Così ho cercato tra le meditazioni che il padre Cantalamessa ha dettato al Papa e alla Curia romana e ho trovato questo brano dell’Avvento 2016, che mi ha aiutato a capire. Spero aiuti anche voi a far vivere Cristo nella vostra vita, oggi. “Sant’Agostino distingueva due modi di celebrare un avvenimento della storia della salvezza: a modo di mistero (“in sacramento”), o a modo di semplice anniversario. Il Natale non è una celebrazione a modo di anniversario, è una celebrazione a modo di mistero che esige di essere compresa nel suo significato per noi. C’è un pensiero ardito sul Natale che è rimbalzato di epoca in epoca sulla bocca dei più grandi dottori e maestri di spirito della Chiesa: Origene, sant’Agostino, san Bernardo e altri ancora. Esso, in sostanza, dice così: “Che giova a me che Cristo sia nato una volta a Betlemme da Maria, se egli non nasce per fede anche nel mio cuore?”. “Dov’è che Cristo nasce, nel senso più profondo, se non nel tuo cuore e nella tua anima?”, scrive sant’Ambrogio. San Giovanni XXIII, nel messaggio natalizio del 1962, elevava questa ardente preghiera: “O Verbo eterno del Padre, Figlio di Dio e di Maria, rinnova anche oggi, nel segreto delle anime, il mirabile prodigio della tua nascita”. I Santi ci invitano, dunque, a “ritornare al cuore”, per celebrare in esso un Natale più intimo e più vero, che renda “vero” anche il Natale che celebriamo all’esterno, nei riti e nelle tradizioni. Il Padre vuole generare in noi il suo Verbo per poter pronunciare, sempre di

nuovo, rivolto a Gesù e a noi insieme, quella dolcissima parola: “Tu sei mio figlio; oggi ti ho generato” (Eb 1,5). Gesù stesso desidera nascere nel nostro cuore. È così che lo dobbiamo pensare nella fede: come se, in questi giorni di Avvento, egli passasse in mezzo a noi e bussasse di porta in porta, come quella notte a Betlemme, in cerca di un cuore in cui nascere spiritualmente. San Bonaventura ha scritto un opuscolo intitolato “Le cinque feste di Gesù Bambino”. In esso spiega cosa vuol dire, in concreto, far nascere Gesú nel proprio cuore. L’anima devota, scrive, può spiritualmente concepire il Verbo di Dio come Maria nell’Annunciazione, partorirlo come Maria a Natale, dargli il nome come nella Circoncisione, cercarlo e adorarlo con i Magi come nell’Epifania, e infine offrirlo al Padre, come nella Presentazione al tempio. L’anima, spiega, concepisce Gesù quando, scontenta della vita che conduce, stimolata da sante ispirazioni e accendendosi di santo ardore, infine staccandosi risolutamente dalle sue vecchie abitudini e difetti, è come fecondata spiritualmente dalla grazia dello Spirito Santo e concepisce il proposito di una vita nuova. È avvenuta la concezione di Cristo! Questo proposito di vita nuova deve però tradursi, senza indugio, in qualcosa di concreto, in un cambiamento, possibilmente anche esterno e visibile, nella nostra vita e nelle nostre abitudini. Se il proposito non è messo in atto, Gesù è concepito, ma non è “dato alla luce”. Non si celebra “la seconda festa” di Gesù Bambino che è il Natale! È un aborto spirituale, uno dei numerosi rinvii di cui è punteggiata la vita e una delle ragioni principali per cui così pochi si fanno santi. Se decidi di cambiare stile di vita - dice ancora san Bonaventura, - dovrai af-

frontare due tipi di tentazione. Ti si presenteranno dapprima gli uomini carnali del tuo ambiente a dirti: “È troppo arduo ciò che intraprendi; non ce la farai mai, ti mancheranno le forze, ne andrà di mezzo la tua salute; queste cose non si addicono al tuo stato, comprometti il tuo buon nome e la dignità della tua carica…”. Superato questo ostacolo, si presenteranno altri che hanno fama di essere e, forse, sono anche di fatto persone pie religiose, ma che non credono veramente nella potenza di Dio e del suo Spirito. Queste ti diranno che, se cominci a vivere in questo modo – dando tanto spazio alla preghiera, evitando le chiacchiere inutili, facendo opere di carità -, sarai ritenuto presto un santo, un uomo spirituale, e poiché tu sai benissimo di non esserlo, finirai per ingannare la gente ed essere un ipocrita, attirando su di te l’ira di Dio che scruta i cuori. Lascia perdere, fai come tutti! A tutte queste tentazioni, bisogna rispondere con fede: “Non è divenuta troppo corta la mano del Signore da non poter salvare!” (Is 59, 1) e, quasi adirandoci con noi stessi, esclamare, come Agostino alla vigilia della sua conversione: “Se questi e queste, perché non anch’io?”. Terminiamo recitando insieme la preghiera trovata in un papiro greco che alcuni datano al III secolo d.C., in cui la Vergine viene invocata con il titolo di Madre di Dio:

Sotto la tua protezione cerchiamo rifugio, Santa Madre di Dio: non disprezzare le suppliche di noi che siamo nella prova, ma da tutti i pericoli, liberaci sempre, o Vergine gloriosa e benedetta. Don Tarcisio


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Prime impressioni per camminare insieme E’ soltanto poco più di due mesi che sono presente tra voi, come curato di Calvisano… e di Malpaga, Viadana e Mezzane. Ebbene sì, sembra proprio una piccola lista, fatta però di quattro parrocchie, ognuna con la sua storia. E ognuna con la sua chiesa e la sua sacrestia, il suo oratorio, il suo gruppo di catechisti, la sua gente e le sue attività… Per questo mi capita a volte di chiedermi: chissà quando arriverò a conoscere tutte queste realtà e cosa potrò mai fare… Non è infatti immediato e semplice conoscere la realtà di una sola parrocchia, mi dicono, figurarsi quando le realtà si moltiplicano. Non vuole essere, questa, l’esternazione di uno scoraggiamento, ma la semplice constatazione del tempo che serve per inserirsi in un dato contesto, respirando quello che questo è veramente, per venire a farne parte in modo adeguato, camminando cioè allo stesso passo delle persone che vi vivono all’interno e procedere così insieme. Come figlio di questo tempo storico, piacerebbe anche a me riuscire a fare tutto e subito, ma mi ritrovo spesso con il dubbio di non avere ancora capito… da dove cominciare! Per esempio sono pensieri, questi, che mi sovvengono celebrando la Messa domenicale, quando non ritrovo lo stesso gruppo di catechismo della domenica precedente, perché mi trovo davanti un’altra comunità, in un altro paese… Insomma, credo possiate tutti comprendere il motivo per il quale serve del tempo, come dicevo poco fa: semplicemente perché si tratta di una novità, anche per noi sacerdoti. Mi sembra dunque importante partire da questa osservazione, perché altrimenti potremmo non avere le giuste aspettative di fronte a un cambiamento, che dovrebbe forse suggerirci di guardare, più che alla quantità delle cose da fare e da garantire sempre secondo le modalità abituali, alla qualità delle nostre relazioni. Se infatti la novità può apparire ad alcuni come un grattacapo, magari poco gradito, non offrendo garanzie di continuità, questo può anche costringere, a pensarci bene, a trovare delle vie nuove, magari anche molto semplici e non sempre scontate. Se personalmente non trovo la stessa comunità dopo la messa, questo non dovrebbe impedirmi di trovare delle altre occasioni di incontro, come un saluto sul sagrato o una breve visita a casa, o all’inizio di un’attività. Sono cose che possono sembrare di poco conto, ma credete, possono essere in questo momento cose preziose, per familiarizzare con i volti e le persone, per frequentarsi e conoscersi per guardare avanti insieme, con fiducia, anche come insieme di comunità. Mi ha colpito la recente iniziativa di un gruppo di adolescenti con i loro educatori, di fare un’uscita per visitare tutti e quattro gli oratori, per vedere dove sono e come sono.

Quello che in questo breve periodo ho potuto constatare proprio dei nostri oratori, con piacevole sorpresa, è la bella presenza di persone di ogni età, anche molto giovani, disponibili a collaborare per la buona riuscita delle diverse attività, a cui sta ancora a cuore l’oratorio e che ancora crede alle sue possibilità educative. In ogni oratorio vi è la presenza di gruppi di catechisti che, con passione e impegno, offrono il loro tempo per la catechesi ai bambini e ai ragazzi e che si incontrano periodicamente per dei momenti formativi e l’organizzazione degli incontri. Vi è inoltre la presenza di alcune realtà associative, che portano avanti attività educative o ludiche per i più giovani, ma anche per gli anziani. Non tutti gli oratori sono aperti ogni giorno, ma su questo va creata anche una sensibilità che consenta a tutti di non sentirsi estranei alle attività di un altro oratorio limitrofo, pensate magari per sopperire delle mancanze da altre parti. Sarebbe importante anche sentirsi tutti responsabili, in prima persona, di quello che avviene nei nostri ambienti. Non potremmo infatti immaginare un oratorio sempre aperto, pulito, ricco di attività e di proposte, se non ci fossero persone o genitori disponibili alla cura di questi ambienti comunitari. Se è vero quindi che ci troviamo di fronte a una novità e che serve del tempo per comprenderla e affrontarla, è anche vero che le nostre 4 comunità portano già avanti una loro eredità, che si esprime in un’attuale vivacità di proposte. Come curatore della pagina facebook “Parrocchie di Calvisano”, mi vengono alla mente tutte le attività presenti nei nostri oratori e posso affermare con sicurezza che non mancano occasioni di incontro, momenti formativi e di preghiera, aperti a tutti coloro che ne sono interessati. Basta a volte partecipare e informarsi un poco, spostarsi magari al paese limitrofo (come facciamo spesso e su distanze ben maggiori,

per il ristorante, lo sport e lo shopping), per trovare quelle iniziative che desidereremmo e che stanno per essere anche ripensate per un’eventuale utenza più ampia, proveniente dai paesi vicini. Quello che vorrei dire, è che a me pare ci siano gli elementi per guardare avanti con un certo ottimismo, provando a vedere che, tutto quello che prima trovavamo nella nostra singola parrocchia di appartenenza, potrebbe essere presente e vissuto anche oggi, secondo una modalità diversa. Non deve poi mancare, certamente, uno sguardo di fede e un riferimento a Colui che vuole essere la Luce del nostro cammino. Possibile che Lui, il Signore, non c’entri niente? Cosa sta chiedendo alle nostre comunità, attraverso questi cambiamenti? Sono domande che vengono, forse, prima di ogni nostro ragionamento personale e che stanno alla base dei nostri incontri di preghiera, del nostro celebrare l’Eucaristia. Difficile trovare una risposta univoca, ma come ci insegna il Vangelo, non è possibile costruire un cammino comune senza “esserci” personalmente. E’ come la storia di quell’uomo malato, che è potuto guarire soltanto rispondendo all’invito del Signore Gesù, che lo invitò a “mettersi in mezzo”. Come la storia di quell’uomo cieco, che ha potuto rimettersi in cammino, soltanto passando dal bordo della strada al suo centro, portandosi “in mezzo” per seguire Gesù. Ecco che il Vangelo ci richiama ancora una volta l’importanza di partire da ciò che abbiamo, che già c’è, lasciando il giusto spazio anche allo Spirito di compiere la sua parte, che con fiducia dobbiamo e vogliamo accogliere, in modo particolare in questo periodo di Avvento. Di cuore auguro a tutti una buona preparazione al Natale, alla venuta del nostro Signore. Che porti la Pace, quella vera, nei nostri cuori, alle nostre famiglie, al mondo intero. Un cordiale saluto, don Alessandro Laffranchi


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Assemblea Interparrocchiale: giovedì 16 novembre Incontro dei Consigli Pastorali Parrocchiali di TUTTE LE PARROCCHIE: Calvisano – Malpaga – Viadana – Mezzane Seguendo l’ordine del giorno, ecco i punti trattati: 1. Presentazione e consegna del documento finale del Sinodo sulle Unità Pastorali: la chiave di lettura dello scritto ruota attorno al concetto di Comunione che trae origine dal mistero stesso di Dio che è comunione del Padre e del Figlio nello Spirito Santo e che si effonde nella creazione, come interdipendenza per sopravvivere, e nell’umanità creata a immagine e somiglianza di Dio e quindi radicalmente identificata in questa relazione di comunione. Qui nasce e trova il suo fine la missione della Chiesa: annunciare il Vangelo che realizza la comunione di tutti gli uomini con Dio e fra di loro in un cammino permanente di conversione e di rinnovamento. L’azione pastorale della Chiesa bresciana deve tendere a una più stretta collaborazione delle comunità che favorisca la cura pastorale dei fedeli, attraverso una maggiore comunione tra le parrocchie vicine e una maggiore valorizzazione delle molteplici risorse presenti nelle comunità parrocchiali e nel territorio. Da queste premesse fondamentali inizia anche il nostro

– valutare attentamente spazi, strumenti e ambienti delle singole parrocchie per proporre obiettivi a breve, medio e lungo termine. I risultati saranno valutati dai CPP e presentati al delegato vescovile per l’elaborazione di un progetto pastorale dell’unità pastorale.

cammino nel mettere in atto i dettami del Sinodo della Chiesa bresciana sulle Unità Pastorali. 2. Nominati i due – tre rappresentanti di ogni parrocchia per costituire il gruppo di lavoro che seguirà più da vicino il cammino verso l’Unità Pastorale insieme ai sacerdoti, alle persone consacrate e ai rappresentanti dei movimenti ecclesiali presenti nelle parrocchie. Questa commissione, nell’arco di un anno, dovrà: - costruire una mappa dell’ esistente per ogni settore della pastorale: catechesi, liturgia e carità, in ogni parrocchia – prendere atto di cosa già si fa insieme

3. Confermati gli orari definitivi delle messe domenicali e feriali, almeno fino a quando rimangono due sacerdoti. Viene data la possibilità di tre intenzioni per vivi o per defunti nelle messe feriali e festive; i nomi dei defunti si ricordano nella preghiera eucaristica nelle messe feriali e come ultima preghiera dei fedeli nelle messe festive e la recita il sacerdote che celebra. In tutte le parrocchie si recitano lodi e/o vespri feriali nelle messe. 4. Un rappresentante per ogni parrocchia entrerà nella redazione del bollettino per collaborare nella stesura degli articoli di fondo e per redigere la pagina inter-parrocchiale. Verranno pubblicate le foto dei battesimi, matrimoni e defunti di tutte le parrocchie, eccetto i defunti di Mezzane per i quali rimane il ricordo alla fine dell’anno in parrocchia. Stabilita per le parrocchie entranti, una quota di partecipazione alle spese di stampa del bollettino.

Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani Dal 18 al 25 gennaio prossimo si celebra in tutto il mondo l’ottavario di preghiera perché tutti i credenti in Cristo tornino ad essere un sola grande famiglia. Anche nella nostra parrocchia si prega ogni anno per questa finalità, ma come accade spesso (magari anche per noi) l’abitudine ad una ricorrenza che si ripete nel tempo, induce un’accettazione che non include l’approfondimento e una partecipazione consapevole. Per questo ci sembra utile offrire, in questa sede, qualche informazione, soffermandoci brevemente sull’origine di questa celebrazione. La prima intuizione risale alla metà del 1700 per iniziativa di un Movimento Pentecostale scozzese che invitava i fedeli ad un giorno di preghiera e digiuno perché le Chiese ritrovassero nuovo slancio missionario nella diffusione del messaggio cristiano. Durante il secolo successivo muove i primi passi la collaborazione tra Chiesa cattolica, anglicana e ortodossa, ma solo nel 1908 viene istituita per la prima volta una “settimana di preghiera per l’unità dei cristiani”. Le tappe successive portano al diffondersi del movimento ecumenico che ha due momenti fondamentali nel 1964, quando Papa Paolo VI e il Patriarca Athenagoras I pregano insieme a Gerusalemme e il Concilio Vaticano II emana il Decreto sull’Ecumenismo che incoraggia la preghiera perché “TUTTI SIANO UNA COSA SOLA” secondo la parola di Gesù.

Nel corso degli anni l’adesione delle varie comunità cristiane di tutto il mondo (laici e religiosi unitamente) ha arricchito la celebrazione della settimana di preghiera con la stesura di un testo di preghiere e meditazioni bibliche per tutti i fedeli. Nel 2017, luterani e cattolici, insieme per la prima volta dopo secoli di dolorose divisioni, hanno commemorato il quinto centenario della Riforma e celebrato 50 anni di dialogo fra le due confessioni. “Durante un costante e fruttuoso dialogo... abbiamo superato molte differenze e compreso che ciò che ci unisce è più grande di ciò che ci divide”.

La data della settimana di preghiera è stata fissata simbolicamente tra la festa della Cattedra di San Pietro e la conversione di S. Paolo, cioè tra il capo della Chiesa scelto da Cristo e il suo più instancabile apostolo. Il tema di riflessione proposto quest’anno: Potente è la tua mano Signore! è tratto dall’Esodo, dal cantico di Mosè e Miriam che esaltano l’opera di Dio che dona la libertà e unisce il suo popolo facendogli vincere le tentazioni del deserto (metafora delle difficoltà che possiamo incontrare nel cammino verso l’unità, ma che lo Spirito ci guida a superare). A stendere il sussidio del 2018 per la liturgia dell’Ottavario è stata chiamata la Comunità Cristiana dei Caraibi, regione che nel corso della sua storia ha conosciuto la schiavitù e lo sfruttamento e che oggi testimonia come la mano di Dio guida i Cristiani Caraibici sulla via della speranza e li unisce “nel promuovere l’ecumenismo e il cambiamento sociale in obbedienza a Gesù e in solidarietà con i poveri” (dal documento delle Chiese Caraibiche). La prossima settimana di preghiera, dopo questa riflessione, ci deve trovare più impegnati, consapevoli e fiduciosi che, pur essendo complesso il cammino dei Cristiani verso una sola confessione religiosa, l’unità del popolo di Dio non resterà un’utopia. L.M.C.


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CALENDARIO LITURGICO PASTORALE

AVVENTO E’ ormai iniziato l’Avvento: percorriamo questo Tempo Forte, nella consapevolezza della sua importanza per il nostro cammino di cristiani, con un’attesa vigilante e gioiosa, piena di speranza e in continua conversione. Il Figlio di Dio nella notte di Natale si fa uomo per condividere con noi la sua esistenza ed entra nella nostra storia portando un messaggio di speranza e salvezza. Come Maria diciamo il nostro sì nella vita di tutti i giorni affidandoci alla volontà di Dio e mettendoci al servizio dei fratelli.

Speciale Avvento bambini/ragazzi Ogni lunedì alle ore 16.15: momento di preghiera con i bambini/ragazzi e per tutti coloro che vogliono partecipare nella Chiesa della Disciplina.

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IN PREPARAZIONE AL NATALE: “Avvento missionario di fraternità”: incontri di preghiera itinerante nelle quattro parrocchie per riflettere sull’Avvento e pregare per la Chiesa nel mondo, seguendo il seguente calendario: 29 novembre alle ore 20.30 a Malpaga; 6 dicembre alle ore 20.30 a Calvisano; 13 dicembre alle ore 20.30 a Viadana; 20 dicembre alle ore 20.30 a Mezzane. Sabato 16 dicembre: alle ore 18.30 – Inizio della Novena di Natale. Domenica 17 dicembre: durante la S. Messa delle ore 10.30 – Benedizione dei Bambinelli e Celebrazione del “Natale dello sportivo”. Mercoledì 20 dicembre: alle ore 15.00 - Confessioni, Unzione e S. Messa alla Casa di Riposo. Giovedì 21 e venerdì 22 dic.: comunioni nelle case. Giovedì 21 dicembre: alle ore 20.00 – Messa per la Scuola Materna “A. Bonaldi”. CONFESSIONI Venerdì 15 dicembre e sabato 16 dicembre: alle ore 14.30 confessioni per i bambini e i ragazzi del catechismo. Lunedì 18 dicembre: alle ore 20.30 - confessioni adolescenti di tutte le parrocchie (presenti quattro sacerdoti). Giovedì 21 - Venerdì 22 - Sabato 23 dicembre: dalle ore 8 alle ore 12 e dalle ore 14 alle ore 19 - Confessioni per tutti. Domenica 24 dicembre: dalle ore 14 alle ore 19 - Confessioni per tutti.

Domenica 24 dicembre:

VIGILIA DI NATALE La S. Messa si celebra alle ore: 8.00 – 10.30 – 18.30 Alle ore 23.30 - Ufficio delle letture della notte di Natale con il canto del coro S. Cecilia. Segue la S. Messa alle ore 24.

CONCORSO PRESEPI Durante le feste natalizie, il parroco visiterà i presepi e benedirà le case. Le iscrizioni si ricevono presso la sacrestia.

NATALE DEL SIGNORE Ecco, vi annuncio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore. (LC 2,10-11) La S. Messa si celebra alle ore: 8.00 – 10.30 – 18.30. Alle ore 18 – Vespri Solenni. 26 dicembre – Martedì – FESTA DI S. STEFANO La S. Messa si celebra alle ore 8.00 – 10.30 in parrocchia e alle ore 15.20 alla Casa di Riposo. 31 dicembre – Domenica – SAN SILVESTRO Celebrazione della Messa di ringraziamento alle ore: 8.00 - 10.30 – 18.30. CAMPI INVERNALI A OBRA - ragazzi delle elementari dal 2 al 4 gennaio; - ragazzi delle medie dal 27 al 30 dicembre; - adolescenti dal 30 dicembre al 2 gennaio; - famiglie dal 5 al 7 gennaio. Partenza dal piazzale della Polivalente.

GENNAIO 1 gennaio – Lunedì - MARIA Ss. MADRE DI DIO 51a Giornata mondiale della pace La S. Messa si celebra alle ore: 8.00 – 10.30 – 18.30 5 gennaio – Venerdì La S. Messa si celebra: - in parrocchia alle ore 7.30 – 18.30 (prefestiva); - alla Casa di Riposo alle ore 15.20. 7 gennaio – Domenica La S. Messa si celebra: alle ore 8.00 – 10.30 Sabato 6 gennaio - Epifania del Signore La S. Messa si celebra alle ore: 8.00 – 10.30 – 18.30 Alle ore 16.00: funzione con bacio a Gesù Bambino per la santa infanzia e premiazione dei presepi con benedizione dei bambini.


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Chiesa Parrocchiale San Silvestro Restauro del ciclo decorativo interno Il prof. Pietro Treccani ci offre il suo contributo storico-artistico per meglio apprezzare gli interventi finora eseguiti. Dopo aver visto gli esiti delle prime fasi di lavoro (abside e prima parte della navata, relativamente alla zona del medaglione dipinto rappresentante l’Ascensione) devo dire che i risultati sono di tutto rilievo. La chiesa, già luminosa di suo, ha acquisito ulteriore luce. La scena d’insieme è di maggiore profondità e l’occhio si appaga nell’ammirare i dipinti e gli stucchi. Le scelte coloristiche e gli ori

esaltano inoltre i volumi, le forme arcuate delle volte e l’armonia dell’insieme. Inoltre, facendo peraltro buon uso dei ponteggi innalzati all’interno della chiesa, si è provveduto anche al risanamento e alla ridipintura dei legni delle molte grandi finestre poste alla sommità della chiesa.

Non sono inoltre mancate le sorprese. Cercherò di darne conto, pur sommariamente, utilizzando la fotografia.

Foto 1 = bellissima la visione del catino absidale che ha acquisito grande profondità, in un quadro luministico-naturale assai ricco. Molto ben fatti anche gli angioli delle vele, che sono stati ripresi e resi maggiormente leggibili nella loro composta figurazione di “portatori” dei segni iconici rappresentanti la Passione di Cristo, nonché la gloria e la santità di quel “pescatore di uomini”. Foto 2 = il carosello di angeli sovrastante il baldacchino è in adorazione e “danza” attorno ad un ostensorio nel quale è esposta solennemente l’Ostia consacrata, vero Corpo di Cristo, Luce che si irraggia all’intorno. Il quadro d’insieme risponde perfettamente ai dettami della predicazione quattrocentesca di San Bernardino da Siena. Eppure tutta la parte centrale dell’opera era stata coperta da ridipinture frutto di errate interpretazioni dell’insieme. Foto 3 = Gesù in croce, con Maria, Giovanni, le pie donne e la Beata Cristina che, emulando il patire di Cristo è in atto di trafiggersi un piede. L’atteggiamento della Beata è ad imitazione della settecentesca tela del Gallina. A quel quadro, con chiarezza, si rifà il Riva, autore delle opere presenti nell’abside. Riva è un ottimo pittore. Classicheggiante, la sua mano è chiaramente influenzata dai grandi autori delle epoche precedenti. L’impianto delle sue opere è statico, il movimento viene solo suggerito, mai reso iconograficamente. Anche questa opera era stata pasticciata da alcune superfetazioni coloristiche. L’immagine ed il volto del Cristo hanno riacquistato l’originaria grande bellezza. Foto 4 e 5 e 6 = il baldacchino-capocielo sovrastante la mensa dell’Altare Maggiore è una opera lignea di grande pregio. Taluni pendenti (gli squasseroni), soprattutto quelli sostituiti in epoche recenti con lavori realizzati in legno più tenero, risultavano intaccati dai tarli. Si è provveduto alla pulizia (e alla indoratura con foglie di oro zecchino, in alcune parti) con un lavoro di restauro conservativo che ha reso maggiormente evidente la colomba dello Spirito Santo, centrale all’opera, da cui irraggia la Luce. Grande la sorpresa nel rinvenire i nomi degli autori e la data della realizzazione di questo capocielo: “Molinari e Giosppe Prandini ambi fecit 1794”. Fin qui si sapeva che il baldacchino era stato realizzato nel 1794 ma lo si dava all’intagliatore Domenico Facente di Pavone e all’indoratore Luigi Antonio Bosio. Ai fratelli Molinari (Gio.Battista e Pio Quinto) di Calvisano erano invece date le due cantorie. I fregi in legno delle due cantorie sono invece dati ai bergamaschi Marchesi e Minotti (1908). Anche le cantorie hanno riservato alcune sorprese: le colorature presenti, in verde e grigio, non sono originali ma sono sovrapposte alla più antica, a marmorino. Non si è ritenuto di provvedere al recupero di quel tono coloristico, invece si sono puliti e ripresi gli ori e i fregi delle cantorie e delle statue lignee degli angeli. È storicamente interessante rilevare che sulla cantoria di destra è incisa la data 1871 (con a lato due nominativi ancora da decifrare). Sicuramente si tratta di una data, mai precedentemente indicataci, nella quale sono stati svolti alcuni lavori sulle cantorie. Le date conosciute, più prossime a questa, sono 1850: ultima riparazione del vecchio organo Nacchini-Dacij; 1894: collaudo del nuovo organo Riboldi.

Foto 7 = statue lignee (angioletti portatori di corona e di lira) della cantoria dell’organo, prima di essere riposizionati. Foto 8 = questo ottimo stemma, di grandi dimensioni, si trova al punto di congiunzione tra abside e navata e ci ricorda che siamo nella casa di Dio “HAEC DOMUS DEI”. Bellissimi i decori e le dorature, che sono state tutte riprese e ripulite. Nel ritaglio fotografico si possono notare anche le decorazioni arcuate, a finto marmo, di colore rossiccio, che arricchiscono di colori molte parti della chiesa, rimandando agli eccellenti lavori marmorei dei nostri altari. Foto 9 = bell’esempio di decorazione a stucco, con rifiniture in foglia d’oro. Questa in particolare si trova all’intersezione della volta dell’abside con le pareti della stessa. Foto 10 = ulteriore esempio di decorazione in stucchi e decori a foglia d’oro. Questo, in particolare, era ancora da riprendere e finire. Si trova nei pressi del grande riquadro pittorico raffigurante l’Ascensione.


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Foto 11 = Bellissimo particolare (lavoro finemente scolpito, cesellato nel marmo) della soasa dell’altare maggiore. L’intera soasa è stata ripulita e il bianco del marmo ora “risplende di luce propria”, proprio adatta a fare da cornice alla splendida pala di Carlo Carloni raffigurante il Battesimo di Costantino da parte di Papa Silvestro. Foto 12 = esempio di riparazione e ricollocazione di una delle finestrone della cintura superiore della chiesa (qui siamo nell’abside). Foto 13 = calotta centrale alla, ove si svolgeranno i prossimi lavori: ricoloritura sovrapposta alle in foglia d’oro (intervento operato negli anni ottanta). Si tratta di asportare lo strato coloristico per riportare la parte all’originale e intervenire poi con le riparazioni necessarie. Queste superfetazioni, avevano ormai dato luogo a notevoli differenze coloristiche, ossidazioni, “patine” scure, assai evidenti.

Foto 14 = i lavori a fresco operati nella navata sono opera di Servalli. La sua mano si rende evidente per un gusto più contemporaneo rispetto a quello del Riva. Si nota infatti un ampio utilizzo del movimento, soprattutto nei cieli, nei vestiti e nei drappeggi. Il restauro dell’opera ha dato evidenza ai toni coloristici tenui, quasi pastellati, anche essi molto diversi rispetto a quelli del Riva, e ha contestualmente dato leggibilità all’intero che ci presenta Abramo con Isacco (il suo agnello sacrificale, salvifico e salvato); la pianta di Jesse, genealogia della Vergine (e di Cristo stesso) a partire da Jesse (padre del re Davide); Maria, Giovanni, Pietro e altri Discepoli nell’atto di assistere e venerare l’Asceso, nuovo Agnello sacrificato/sacrificatosi per noi. Questo globale dell’opera è ripreso fotograficamente dall’alto dei ponteggi. Foto 15 = Gesù ascende al Cielo Foto 16 = Abramo e Isacco (lato sinistro dell’opera) Foto 17 = Maria, Giovanni, Pietro e altri Discepoli (lato destro dell’opera) Foto 18 = parte centrale dell’opera: l’albero di Jesse (schematizzato in un virgulto vivo, che trae linfa da un albero che pur pare “sceppato”). Si rende evidenza al personaggio raffigurato al centro, che ci sottolinea come il Nuovo Testamento (la Chiesa, effigiata a destra) trovi la sua matrice nel Vecchio Testamento (Abramo, effigiato a destra. Vale la pena sottolineare come nel Vangelo di Matteo la genealogia di Gesù parte proprio da Abramo). I Personaggi effigiati al centro dell’opera sono sette, non casualmente! Nelle genealogie evangeliche (oltre a quella di Matteo c’è anche quella di Luca, che arriva ad Adamo), il numero di generazioni che porta a Gesù è multiplo di sette, numero che ha un enorme valore simbolico in tutta la letteratura semitica. E, sempre non casualmente, togliendo la Vergine, sette sono pure i personaggi effigiati a destra, a rappresentare la chiesa che vede, ed adora. L’impianto dell’opera è quindi composto coi personaggi principali: Abramo e Isacco – Gesù Asceso – la Vergine. A contorno un “doppio sette” di personaggi, uno dell’A.T, uno del N.T. Pietro Treccani

RESTAURO INTERNO DELLA CHIESA PARROCCHIALE Di seguito viene presentata una sintesi delle offerte e dei costi contabilizzati alla data del 21 novembre relativi alle opere di restauro interno della chiesa parrocchiale.


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Calvisano, 01.10.2017

Caritas Calvisano

Desideriamo ringraziare la cittadinanza di Calvisano per la generosa partecipazione alla pesca di beneficenza tenutasi come di consueto la prima Domenica di Ottobre. In un clima sereno e familiare, la Vostra sensibilità e disponibilità si è tradotta in Offerte pari ad € 1.560 (comprensivi di contributi extra elargiti da persone e famiglie della nostra comunità). Cogliamo l’occasione per ricordare che i giorni disponibili per la consegna di indumenti, mobili e suppellettili per la casa in Viale Stazione 18, sono i seguenti: Sabato: dalle 14 alle 16 / Lunedì: dalle 14 alle 16 Di seguito riportiamo un breve riepilogo della provenienza / destinazione economica relativa alle nostre attività svolte nel corso di quest anno fino ad oggi: ENTRATE - 53% Mercatino settimanale del Sabato (mobili / vestiti); - 47% Offerte, Mercatini in occasione della festa della Beata Cristina e della Pesca della prima di Ottobre.

USCITE - 52% Sostegno di base alle famiglie in difficoltà (contributi per salute, scuola, utenze casa, sostentamento); - 20% Iniziative solidali - 24% Acquisto beni di prima necessità (per la distribuzione settimanale di pacchi alimentari ai bisognosi) - 4% Spese di gestione Cogliamo l’occasione inoltre per ringraziare tutti coloro che, tramite la Preghiera, il recapito di vestiti e mobili, la consegna di generi alimentari offerti occasionalmente oppure attraverso le sorprendenti iniziative organizzate da associazioni di Giovani e Giovanissimi (con i loro Educatori), da alcune classi di catechismo, da Movimenti presenti sul territorio e le offerte economiche, contribuiscono a sostenere la Solidarietà facendo sentire un po’ meno soli uomini, donne e bambini della nostra comunità. Il Gruppo Caritas

Per “il dopo di noi” continua l’attività con il mercatino dell’usato La colazione a Villa Nember del luglio scorso è stata un grande successo, grazie alla collaborazione e disponibilità di tanti. “I Volontari con Noi per il Dopo” nel ringraziare i proprietari della Villa, Adriana e Floriano Zappettini, hanno posto in risalto che l’ iniziativa è stata possibile grazie alla collaborazione di Associazioni e Gruppi in particolare con la compartecipazione di “Disabilità Acquisita”, “Il Sorriso”, “La Parrocchia San Silvestro”, unitamente alla “Cooperativa La Sorgente” che opera a favore dei disabili di tutti i sette paesi del Distretto di Montichiari e con il patrocinio del Comune di Calvisano, attraverso il diretto interessamento del vice-sindaco Marco Pari e del sindaco Giampaolo Turini. Entrambi hanno portato il loro saluto, insieme ai ringraziamenti di Enrica Treccani coordinatrice dell’iniziativa che ha permesso di raccogliere circa 3.000 euro, un piccolo passo per realizzare un grande sogno: quello di creare, a Calvisano, una struttura che accolga giovani ed adulti di-

sabili, dando concretezza alla legge: “Il Dopo di Noi”. Questo progetto è sostenuto da alcuni volontari di Calvisano e Frazioni, con la condivisione delle famiglie interessate, per il futuro dei disabili che nel tempo potrebbero “rimanere soli”, tutti convinti che Istituzioni, Associazioni e Famiglie, insieme, possono fare miracoli raggiungendo l’ impossibile. Dei locali sono già stati posti a disposizione in comodato da una famiglia a Viadana, sarà una “Casa Palestra” nella quale gradualmente si sperimenteranno situa-

zioni abitative diverse dal nucleo famigliare, con coinquilini diversi dai genitori. Un anno circa le modalità per conoscere ed amalgamare persone disabili, perché possano vivere insieme quando le famiglie non saranno più in grado di accudirli. Saranno accompagnate in questo cammino da personale educativo e volontari coordinati dalla Cooperativa “La Sorgente”. Nel frattempo a sostegno finanziario dell’iniziativa, con il patrocinio dei Comuni del Distretto, continua l’attività del Mercatino Solidale dell’Usato, aperto tutti i Venerdì, Sabato e Domenica dalle ore14,00 alla 18,00, presso l’Oratorio di Calvisano, nell’Ex Convento delle Madri Canossiane e quello dei mobili posto nella zona industriale, in via Delle Martine, traversa di Via dell’Artigianato, aperto il Sabato mattina dalle 9,00 alle 13,00. Per informazioni rivolgersi a: Lidia 3385075669; Wilma 3498532292; Enrica 3349220367 per i mobili a Mario 030/9697897. Marino Marini


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Diversamente abili in pellegrinaggio ad Assisi Per i disabili mentali e fisici gravi, incasellati in etichette patologiche non ben identificate, è abbastanza difficile avere alle spalle delle strutture di supporto per evadere dalla monotonia dei giorni sempre uguali. Per questo motivo noi dell’Associazione “Il Sorriso” di Calvisano cerchiamo nel nostro piccolo, grazie al sostegno di alcune persone sensibili, di superare questi ostacoli guardando oltre le difficoltà, dando loro la possibilità di provare emozioni e gioie che noi cosiddetti “normali” ci possiamo permettere ogni qual volta lo desideriamo. I nostri ragazzi sono fantastici, non ti chiedono nulla, ma, se dai loro qualche cosa anche se pur minima, ricevi in cambio cento volte il suo controvalore in affettività e riconoscenza. I loro occhi si riempiono di gioia, il loro fisico non cede davanti a difficoltà di percorsi impraticabili, essere uguali agli altri si trasforma nella migliore medicina del vivere quotidiano. Quest’anno il nostro obiettivo era di far conoscere la vita di due nostri Santi molto importanti e, nel contempo, visitare luoghi di grande interesse e valore artistico-culturale. Per far coincidere tutto questo abbiamo scelto come mete la città di Assisi, luogo di grande spiritualità e una visita all’Italia in miniatura di Rimini, luogo meno impegnativo, ma allo stesso tempo giocoso e istruttivo. Alla partenza avvenuta venerdì 15 settembre, era tanta la preoccupazione per il tempo molto incerto, infatti tutti ci siamo premuniti di ombrelli e impermeabili per alleviare le nostre ansie ma, mentre ci avvicinavamo ad Assisi sembrava che San Francesco fosse a conoscenza dei nostri timori così ha pensato di donarci un cielo azzurro e un sole caldo e splendente per tutta la giornata.

Questa giornata così rassicurante ci ha permesso di visitare con tranquillità molti luoghi cari a lui e a Santa Chiara e tutte le chiese a loro dedicate. A Santa Maria degli Angeli che è posta ai piedi di Assisi, abbiamo incontrato Fra Lorenzo il quale davanti alla Porziuncola ci ha raccomandati a San Francesco dandoci la sua speciale e fraterna benedizione. E’ stata un’esperienza molto profonda grazie anche alla guida che ci ha accompagnato nelle varie visite e con professionalità e semplicità ha permesso a tutti di comprendere la vita dei Santi e la descrizione dei luoghi. Dopo una giornata piuttosto impegnativa per i percorsi sconquassati e impervi che la conformazione della città di Assisi riserva ai pellegrini, forse motivata per far fare loro un po’ di penitenza, ci siamo diretti verso la città di Rimini per visitare il Parco dell’Italia in miniatura. Grande è stato lo stupore alla vista di tutti quei piccoli trenini che andavano avanti e

indietro, barchette e navi di ogni genere e persino un aereo che decollava e atterrava all’aeroporto di Fiumicino e questo lasciava intendere che il luogo che avevamo scelto era molto apprezzato e adatto per dare ai ragazzi possibilità di rilassarsi e poter osservare, in poche ore, tutti i più bei luoghi d’Italia e d’Europa riconosciuti dall’Unesco. L’inaspettata e fantastica attrazione della navigazione lungo il Canal Grande di Venezia con tutti i suoi palazzi che lo costeggiano e la riproduzione fedele della Piazza San Marco con la sua Basilica e il Palazzo Ducale, hanno lasciato un segno indelebile in ognuno di noi che porteremo nei nostri occhi e nel cuore per molto tempo a venire. Con questa iniziativa abbiamo avuto, ancora una volta, la conferma che i nostri ragazzi diversamente abili, godono del piacere che si programmi qualunque cosa che possa dar loro la possibilità di evadere dalla quotidianità e che anche la gioia fa parte della loro vita. BlSam

Matrimoni

6 - Aluigi Maurizio con Pedrotti Sara

7 - Pastorini Diego con Soldini Chiara

8 - Silini Simone con Cottali Ilaria


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CRONACHE BREVI a cura di Piera D’Adda FESTA DEI NONNI Il 2 ottobre, la Chiesa ricorda i santi Angeli custodi, nostri protettori, e la società civile festeggia i nonni che sono per i nipoti di ogni età una preziosa risorsa per la capacità di rapportarsi con tenerezza, complicità, capacità, e tempo di ascolto. Un libro li celebra con le parole del papa “Nonno Francesco” che sempre ricorda con gratitudine “Nonna Rosa” che ha segnato il suo cammino di fede. Un’altra “grande” della storia, Sonia Sotomayor: immigrata, cresciuta in un quartiere malfamato, con un padre alcolizzato, trovò nella sua “abuelita” (nonna) un amore incondizionato, fiducia e rispetto che l’hanno portata, con determinazione ed impegno, alla massima carica di Giudice della Corte Suprema statunitense, nella difesa dei più poveri e deboli.

BUON COMPLEANNO Quasi un dialogo silenzioso tra gli sguardi incantati dei nipotini Davide, Giulia e Viola e quello tenerissimo della nonna-bis Caterina Parolini in una foto che li ritrae nel giorno del suo 95° compleannno. Uniamo vivissime felicitazioni da parte della nostra comunità con l’augurio di un futuro sempre allietato dall’amore e dalla vicinanza dei suoi cari, dall’affetto degli ospiti e del personale della Casa di Riposo “Beata Cristina” e dall’amorevole presenza del Signore, nostro compagno di viaggio.

CALVISANO 4.0 Un gruppo di circa 150 studenti degli Istituti Capirola di Ghedi, Bonsignori di Remedello, Don Milani di Montichiari hanno svolto, nell’arco di tre settimane, un’indagine accurata per individuare i pozzi artesiani domestici presenti sul territorio calvisanese e,

contemporaneamente, aggiornare la banca-dati comunale. Suddivisi in gruppi da tre, talvolta accompagnati da volontari del paese e dotati di un accesso alla piattaforma Qcumber sul proprio smartphone, i ragazzi hanno bussato alle porte di quasi 3.700 famiglie che, in buona parte, hanno fornito risposte esaurienti. Interagendo con molte persone e scoprendo il territorio, i ragazzi hanno potuto rilevare zone d’interesse da preservare e zone a rischio con rifiuti abbandonati. «Sono orgoglioso di portare avanti un servizio alla comunità gratuito (finanziato da A2A) di rilevanza storica - afferma il sindaco Giampaolo Turini -: seppur ambizioso, questo progetto di prossimità permette ai giovani di entrare in pieno contatto col mondo civile. Al contempo, viene sollecitata la sensibilità ambientale dei calvisanesi». Il progetto è stato presentato anche in Provincia ed il Centro Innovazione e Tecnologia del Broletto ha deciso di adottare parte degli strumenti informatici impiegati a Calvisano, mettendoli a disposizione di vari Comuni.

AGRITECH CALVISANO L’impresa, specializzata nella produzione di attrezzature in vetroresina per aziende agricole ed allevamenti, festeggia il ventennale della partecipazione alla fiera Agritechnica di Hannover: grande soddisfazione per il presidente, Floriano Zappettini, che sottolinea la valenza di questo appuntamento dato che la rassegna internazionale biennale è la più importante del mondo ed ha favorito l’esportazione dei prodotti “Agritech” soprattutto nel mercato tedesco.

RICONOSCIMENTO Ancora sul podio il Ristorante “Al Gambero”

Dalla Casa di riposo Numerose iniziative, dall’escursione al campo Aeronautico di Ghedi alle tombolate, si sono realizzate in questi ultimi mesi, tuttavia una mi ha colpito profondamente: nella mattinata di martedì 14 novembre, ignari della meta, partiamo, capitanati dal nostro carissimo Battista, con alcuni ospiti ed i volontari Isa e Luigi. Un sole limpido splende e gli ospiti sul pulmino ammirano le cime imbiancate dei monti. Lo scenario è davvero “da favola”. Arriviamo alla pasticceria “Europa” a Montichiari e ci accomodiamo. L’ambiente è caldo e molto confortevole, possiamo gustare un caffè con pasticcini, qualcuno preferisce una brioche. Rimaniamo in tutta tranquillità e scattiamo alcune fotografie per immortalare il sereno momento. Eugenia ammira l’eleganza del locale, in particolare una lampada a forma di teiera davvero originale… La sorpresa più strabiliante, però, arriva al momento di pagare le nostre consumazioni: il conto è già stato saldato da un giovanotto che ci ha visti entrare ed ha provveduto nel più completo anonimato. Siamo commossi dal gesto di questo sconosciuto e lasciamo un biglietto di ringraziamento alla cameriera che ci assicura consegnerà al giovane cliente. Torniamo in struttura per il pranzo, ringraziando di cuore il nostro Battista che ci permette di vivere queste esperienze indimenticabili e ci congratuliamo con lui e la moglie Anna, da poco diventati nonni del piccolo Tommaso. Nei nostri pensieri, tuttavia, resta, dominante, il gesto dello sconosciuto di Montichiari che abbiamo intravisto a malapena e che ci conferma quante persone buone, generose, disponibili ci circondano, tanti angeli senza pretese di riconoscimenti che ritengono “normale” offrire qualcosa di sé per gli altri… Mi ricordano tutti i nostri volontari che con dedizione e costanza sono sempre al nostro fianco e vicino ai nostri anSara ziani: un grazie immenso a tutti.

della famiglia Gavazzi Gino che, nella Guida Ristoranti Italiani del 2018, si è classificato al 2° posto fra i ristoranti bresciani più rinomati: piatti prelibati nella tradizione e nella novità, atmosfera accogliente, servizio raffinato… una bella soddisfazione per tutta la famiglia Gavazzi cui vanno apprezzamento e vivissime congratulazioni.

GIOVANI 44 E’ sorto, nel nostro paese, il gruppo “Giovani 44”: una voce nuova, giovane e fresca che vuole offrire il suo impegno e le proprie risorse per migliorare Calvisano. Il nome fa riferimento ai 44 metri della torre civica come “ideale posto d’osservazione per una visione prospettica del territorio e del suo evolversi”. I giovani del gruppo, dialogando con tutti, vogliono raccogliere idee e proposte, stimolare partecipazione ed interventi, suscitare interessamento alle vicende locali, formulare proposte concrete ed efficaci per la nostra comunità. A tal proposito è stato aperto anche un sito internet dedicato: www.giovani44.it che raccoglierà input, suggestioni, sondaggi. Significativo anche il motto del gruppo: “Il futuro è di chi lo vivrà. Il futuro è dei giovani”.

TEATRO 7 Con una delle sue più belle e riuscite commedie “Ada chè ta ède”, la Compagnia “Teatro 7” – Luigi Braga – di cui noi Calvisanesi siamo tutti orgogliosi, ha festeggiato il 40° compleanno sabato 18 novembre presso la Sala Polivalente. Una data storica se si pensa al lontano 1977 quando nacque, sotto la guida di don Gino Regonaschi per animare il teatro dell’oratorio ed ora si propone in moltissimi teatri di Brescia e provincia. Quarant’anni di risate all’insegna del buonumore, divertimento e messaggi positivi. «Col vernacolo siamo convinti di portare avanti un’operazione culturale di un certo rilievo – sostiene la regista Luigina Cassa – valorizzando il dialetto come testimonianza della civiltà bassaiola». Un grazie, dunque, a tutti i bravissimi attori, ognuno con la propria e speciale peculiarità, alla bravissima regista, per la passione, l’impegno ed il tempo dedicato per offrirci spettacoli sempre più godibili. Al termine della serata sono stati invitati sul palco una settantina di persone che si sono avvicendate a “Teatro 7” per una foto ricordo e la consegna di un album fotografico che ripercorre la storia della compagnia in un tuffo di nostalgia per tempi passati.

DONO DEL PAPA in occasione della Giornata Mondiale dell’Alimentazione, papa Francesco ha visitato a Roma la sede della Fao, l’organismo che combatte per sconfiggere la fame, portando in dono una significativa scultura in


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marmo che rappresenta Aylan Kurdi, il bambino siriano annegato su una spiaggia della Turchia, suscitando la commozione di tanti. Accanto al corpicino senza vita un angelo piange in un grido di dolore: «La fame di milioni di persone – ha detto il Papa – non è un male incurabile, è necessario introdurre nel linguaggio e nella sensibilità di tutti la categoria dell’amore come giustizia, fraternità, solidarietà».

SAGGIO Un inno alla Scuola per la sua importanza nella formazione delle nuove generazioni: questo suggerisce il gustoso saggio “Gli animali di Pinocchio ed altre figure” di Delfino Tinelli, già maestro, direttore didattico (per alcuni anni anche a Calvisano), Ispettore Scolastico e Dirigente del Ministero della Pubblica Istruzione. Pinocchio “l’a-

mico dei giorni più lieti”, ogni qualvolta abbandona la scuola, incappa sempre in disgrazie: impiccato dalla volpe e dal gatto, inghiottito dal pescecane, diventato asino nel paese di Balocchi. Il messaggio è sempre attuale nell’odissea della crescita, nel cui percorso si alternano pericolose attrattive e presenze benefiche ed ammonitrici. Un grazie ed un affettuoso ricordo da quanti a Calvisano l’hanno conosciuto, stimato ed apprezzato.

LUNEDI’ DELLA SALUTE Cinque appuntamenti serali in Sala delle tele per altrettanti, interessantissimi incontri mirati alla presentazione di alcune patologie. Organizzati dall’Assessorato alla Salute del nostro Comune, hanno fornito l’occasione per conoscere ed approfondire alcuni aspetti di malattie diverse, talvolta

poco note, ma di notevole rilevanza familiare e sociale. Molto numeroso ed attento il pubblico che ha potuto gustare, al termine di ogni serata, benefiche tisane.

LAUREA Martedì 21 Novembre 2017, presso l’Università degli Studi di Brescia, Dipartimento di Scienze Cliniche e Sperimentali, Davide Turini ha superato gli esami di Stato e si è laureato con il voto di 98/110 in Fisioterapia, con la tesi “La sedentarietà nei luoghi di lavoro: analisi di una casistica di videoterminalisti, pianificazione, attuazione e valutazione di un intervento migliorativo”. Relatrice dott.ssa Placidi Donatella, correlatrice dott.ssa Ferrari Chiara. Complimentandoci per il risultato raggiunto, auguriamo a Davide un futuro ricco di grandi soddisfazioni.

Fai & dona una sciarpa Quest’anno, in occasione del 25 Novembre, giornata internazionale contro la violenza sulle donne, l’Associazione “Ideando – idee per educare”, in collaborazione con il centro antiviolenza “Casa delle Donne” di Brescia, ha proposto il progetto “Fai & dona una sciarpa”, cercando di coinvolgere il maggior numero di persone possibile nella campagna di sensibilizzazione sul tema della violenza di genere. Molte le donne che hanno risposto con entusiasmo e che si sono impegnate per alcuni mesi nella realizzazione di ben 457 sciarpe, creando circa 700 metri di lavori realizzati a maglia o uncinetto. Hanno partecipato donne di un’età compresa tra i 14 e i 93 anni, della comunità di Calvisano e di altri paesi vicini. Tutte le sciarpe sono state esposte sabato 25 e domenica 26 Novembre presso la Chiesa di Santa Maria della Rosa: molti sono stati i visitatori, che con

una piccola donazione hanno potuto portarsi a casa una o più sciarpe. Il ricavato è stato poi devoluto alla “Casa delle Donne” di Brescia, dove da anni alcune donne

mettono a disposizione gratuitamente tempo ed energie per ascoltare, accogliere, sostenere altre donne in difficoltà. Nella serata di Lunedì 27 Novembre, poi, nella Sala delle Tele, si è svolto l’incontro pubblico “Ascoltare la paura, uscire dalla violenza”, in cui la nostra concittadina Monica Gavazzi, da alcuni anni impegnata come volontaria e operatrice di accoglienza alla “Casa delle Donne” di Brescia, ha raccontato le opportunità offerte alle donne che necessitano di aiuto: il centro antiviolenza fornisce infatti ascolto telefonico e colloqui di accoglienza, sostegno psicologico e consulenza legale, servizio di informazioni e indicazioni, gruppi di sostegno e laboratori. Si ringraziano di cuore tutte le persone che in qualsiasi forma e luogo si sono impegnate per la realizzazione e il successo di queste iniziative.

Pellegrinaggio a Sotto il Monte S. Giovanni XXIII° Sarà stato un caso che l’undici ottobre scorso un gruppo di persone delle nostre parrocchie si è recato in pellegrinaggio a Sotto il Monte? La Chiesa, proprio in questo giorno, fa memoria di S. Giovanni XXIII°. In una modesta casa rurale, simile a tante della nostra zona, una famiglia semplice scandiva la giornata fra difficoltà, lavoro e preghiera e dove lo Spirito Santo ha saputo cogliere l’umiltà del piccolo Angelino e trasformarla in motore trainante della Chiesa del ventesimo secolo ed oltre. Dopo aver ammirato la casa che ha dato i natali al Papa Buono, la visita termina con un video-percorso che racconta la vita di Angelo Roncalli e la Sua Missione nella Chiesa, concludendosi con il “discorso alla luna”. Le intenzioni personali (per noi, i nostri cari, gli ammalati) sono offerte nella santa messa celebrata da don Alessandro nella vicina chiesa del PIME. Conclude la visita una gradita merenda preparata dagli attenti organizzatori. Nel viaggio di ritorno non mancano i classici cori che esternano la gioia dello stare insieme, felici, arricchiti e, soprattutto, coccolati da quella “carezza” che il Papa Buono ci ha lasciato. Un particolare ringraziamento va ai nostri sacerdoti, il parroco don Tarcisio e don Alessandro per la preziosa guida spirituale ed a Nino ed Ornella per la precisa organizzazione.


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CENNI DI STORIA LOCALE Basalìca (entriamo nella necropoli e nella vita sociale di quell’insediamento umano) - seconda parte La consuetudine, tipica della zona tra Prealpi e morene, di porre la necropoli alla base di una alta parete, meglio se rocciosa e riconoscibile da lontano (oppure in grotticelle e ripari naturali), sebbene poco presente in pianura (ove più usualmente la si pone nei pressi di un ruscello che nasce da una vicina sorgiva) potrebbe essere valida anche per Basalìca. Accanto è infatti da ritenersi presente il rilievo abbastanza elevato di un dosso. In situ è stata comunque archeologicamente dimostrata anche la presenza di un canale d’acqua (come altri, peraltro. ve ne sono ancora oggi nei pressi). Nello scorso articolo ho descritto tre sepolture, i relativi corredi, la vita ed il credo della comunità di Basalìca. …ma ciò che connota in modo importante la necropoli di Calvisano sono altre due strutture tombali, di carattere più enigmatico, che sono un unicum nella Pianura Padana e in tutta l’Italia Settentrionale. Sono quindi di grande rilevanza per la storia e la conoscenza del periodo, degli usi e delle abitudini del popolo dell’età del rame. Esse, di forma “sub rettangolare”, sono state denominate come “tumulo A e tumulo B”. La prima di esse (tumulo A della tomba 13), di metri 4,60 per 3,22, ha taglio quadrangolare ed era costruita appunto su un tumulo (poi decapitato dai lavori agricoli), che a sua volta copriva una tomba con l’inumato, di giovane età, rannicchiato sul fianco sinistro e deposto in una piattaforma di terra, col capo orientato a nord-ovest. Era presente anche un corredo di lesine in rame, un ago in rame -con cruna-, perline di pietra, probabilmente di derivazione da un copricapo o dalle decorazioni di un capo di abbigliamento in tessuto, una zanna di animale, un ciondolo, cuspidi di frecce con la punta rivolta in su (caratteristica il cui significato non si è ancora colto). Frammiste al terreno vi erano due piastrine di madreperla, due denti animali con perforazione, un’altra lesina in rame. Probabilmente si trattava di un giovane maschio (anche se a Remedello le perline e i pendagli fanno pensare a sepolture femminili, le piastrine di madreperla adornano generalmente l’abbigliamento di un guerriero, o il suo sudario, e la presenza di elementi ornamentali e lesine ci dice che era di giovane età). Ma la caratteristica particolare è la presenza, nella stessa tomba, della costola di un altro individuo. Alla base della struttura, si rilevano inoltre 4 buche di palo addossate al limite est, poste 60 cm sotto l’inumazione. Questo fatto è estremamente importante perché fa pensare ad una casa funeraria, antecedente alla sepoltura ritrovata. Si tratta, molto probabilmente, di un luogo ove vengono celebrati riti simili a quelli delle grotticelle sepolcrali dell’arco prealpino e/o della cosidetta cultura di Civate (lago di Como, nel lecchese). È “un modo di intendere la sepoltura in funzione di dimora” scriveva Mario Fraccaro nella sua citata tesi “la cultura eneolitica di Remedello Sotto”. Un santuario ove si depone il corpo a consumarsi, forse anche con combustione dello stesso. Nelle grotticelle sepolcrali i corpi erano deposti senza distinzione di genere, con corredi e oggetti rituali che venivano anche frantumati e mischiati. A Calvisano si riconosce il genere del defunto. C’erano però perline sparse anche nelle buche dei pali. Forse anche qui si distrugge una tomba per far posto ad un altro defunto. E questo darebbe risposta anche alla presenza della costola di un altro individuo, più adulto. I pali stessi, e le perline nelle buche degli stessi, fanno supporre a riti di riapertura e richiusura. In questo senso lo spargere perline ha valore simbolico, mostrando la defunzionalizzazione di una sepoltura per farne un’altra al di sopra. Il tumulo B, in struttura quadrata di 3,34 metri per 2,50, è/era un deposito cumuliforme la cui formazione è avvenuta in più momenti attraverso una sovrapposizione caotica di strati. L’interno è ricco di materiale organico. Verso est e verso ovest presenta due tracce lignee carbonizzate. Probabilmente il tumulo presentava inserti fatti da elementi in legno, che si elevavano in altezza. Interessantissima è la presenza di elementi coloristici rossi (materiale minerale colorante) unitamente a ciottoli di piccole dimensioni e manufatti: vaghi di collana in pietra, denti di animali forati, frammenti ceramici decorati, derivanti da un unico vaso, frammenti ossei (frustuli) assai minuti, grande concentrazione di perline, denti di suini. (Il rosso è un colorante artificiale usato per compiere in

zona una qualche azione rituale).Il tutto denota con chiarezza che all’intorno si svolgeva una intensa attività cultuale. E non è irrilevante sottolineare che “le dimore dei vivi venivano sempre poste in prossimità delle tombe e che l’abitato era contemporaneo al sepolcreto” (Giuseppe Angelo Colini, 1898, “il sepolcreto di Remedello Sotto nel Bresciano e il periodo eneolitico in Italia”, pag 91).

Foto 1 e 2: tumulo A (con visibili le buche di palo) e tumulo B (con visibili le tracce coloristiche rosse)

Nel citato libro “Bione, Corna Nibbia”, 2017, parlando del rito funerario, a pag 73 viene riportata una interessante ipotesi di L. H. Barfield che probabilmente ha elementi di comunanza anche con quanto avveniva a Basalìca: “alla morte di un membro della comunità il suo corpo, per consentirne la decomposizione, veniva esposto in un luogo all’aperto (in posti poco identificabili: una radura o un’area boschiva, oppure un particolare riparo, —in questo caso definito come deposizione secondaria—, oppure ancora presso la stessa camera sepolcrale. —Quest’ultima ipotesi è evidente a Corna Nibbia oppure anche nell’ambito delle tombe collettive megalitiche dell’Europa Occidentale e allora, perché no, la ritengo probabile anche a Calvisano—). Avvenuta la scarnificazione, le ossa erano depositate all’interno delle camere sepolcrali o divenivano oggetto di offerte rituali. Nell’ambito dei riti che avevano luogo, alcune ossa erano asportate dalla camera funeraria per essere manipolate, frantumate, semicombuste o combuste, a volte con offerte vegetali o animali, spesso esposte anch’esse al fuoco. Infine la camera sepol-


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Nati alla Grazia

crale veniva defunzionalizzata, a volte incendiata e coperta di pietre”. Ma non c’era abbandono. Veniva comunque rinnovata periodicamente la memoria dei defunti. A pag 76 dello stesso volume si indica che i vasi (qualora si trovino frammenti nelle tombe) potrebbero essere stati utilizzati non solo per contenere offerte ma anche per una sorta di Foto 3: frammenti di vaso, da Basalìca libagioni dopo le quali venivano appositamente frammentati, oppure offerti agli antenati, ed in seguito comunque distrutti. Tutto questo lungo “processo di cose” che accompagnano e seguono la morte, fa sicuramente riferimento ad un assai diverso modo di concepire la stessa, rispetto all’uomo di oggi. Essa infatti “non era vista come un evento improvviso e subitaneo, ma come un lungo processo trasformativo che parte con il decesso e si compie con il raggiungimento, da parte dell’anima, del mondo degli antenati. Per questo il cadavere deve essere sottoposto a lunghe ed elaborate manipolazioni che creano per il corpo un percorso parallelo al cammino dell’anima, la quale non raggiunge subito dopo la morte la sua definitiva destinazione” (Robert Hertz, 1994: “contributo a uno studio sulla rappresentazione collettiva della morte”). “La morte è peraltro un evento traumatico di interesse collettivo, che lacera il tessuto connettivo della società e dunque il rito funebre, concepito come un evento di notevole rilevanza sociale, è una strategia della società per riaffermare se stessa dopo la perdita di un suo componente”. Un lutto, quindi, di carattere sociale e non individuale (come invece troppo spesso è oggi). L’enigma interpretativo di cui dicevo più sopra per Basalìca, riguarda la capacità di poter leggere all’interno del mondo di allora, fatto di rituali e ideologie. Certo è che Basalìca di Calvisano fa da collante tra due mondi (Pianura e Prealpi) troppo spesso ritenuti, sino ad ora, “distanti” e diversi. E… ricordate? Nel significato stesso del termine Basalìca, come ci viene dalla lingua gallo-celtica (tempietto – cella mortuaria) stava già tutto ciò che sono andato sin qui scrivendo.

Spero di avere contribuito anche io, con questi articoli, alla “ricerca di alcune soluzioni interpretative”, nonché alla diffusione di un patrimonio di cultura e tradizioni che hanno attraversato la nostra terra e che, certamente, connotano ancora il nostro essere. Mi piace, a questo proposito, concludere con un passaggio che traggo dalla già citata tesi di laurea di Mario Fraccaro (attuale Sindaco di Foto 4: frammenti ricomposti di vaso cam- Montichiari), pagg 4 e 5, paniforme, museo di Gavardo. Il vaso è decorato a fasce campite da motivi impressi e che faccio mio. “Non è solincisi secondo uno stile detto italico. Prove- tanto un sentimento e una nienza: Monte Covolo, livelli della fine del- suggestione che mi spinge l’età del Rame verso il mondo preistorico, poiché questo si dimostra sempre più ricco di succhi vitali passati poi alla storia; di usi, costumi e concezioni che ancor oggi vivono. Certe manifestazioni del “folklore”, alcune di quelle, ad esempio, che accompagnano le ricorrenze dei morti o la celebrazione delle nozze, ci vengono molto verosimilmente dalla preistoria. Così pure molte opinioni o credenze della gente sull’influenza della luna, sul significato augurale o nefasto dell’apparizione o delle voci di certi animali e tante altre. Ma anche forme basilari del pensiero umano vengono di là: idee sociali e religiose attestate dalle tombe, dai residui delle abitazioni, dalle figurazioni; le arti figurative, testimoniate da mirabili incisioni, sculture e pitture; la musica, forse, perché si sono trovati anche rudimentali strumenti atti al suono. Ci viene certamente pure la poesia, quantunque di essa non ci sia rimasto nulla, mancando alla preistoria la scrittura. Ma le idee e le leggende che gli scrittori più antichi hanno raccolto dalla tradizione dei popoli, non possono essere venute se non da una vasta esperienza spirituale maturatasi in molti secoli di vita antecedente la storia… Così la padronanza di attività e di industrie rivelata, ad esempio, dal neolitico (allevamento, agricoltura, ceramica, tessitura) esige in questi gruppi umani conoscenze tecniche ben precise e di fatto nessuno oggi penserebbe più a spiegare queste immense conquiste con l’accumulazione fortuita di una serie di ritrovamenti dovuti al caso…”. Treccani Pietro

21 - Silini Andrea

22 - Aluigi Enea

23 - Rota Adele

24 - Vaccari Luca

25 - Carvalho Rosas Gioia

26 - Migliorati Giulio


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PARROCCHIA DI MALPAGA - ANNO 2017

Santo Natale 2017

NATI ALLA GRAZIA: Boselli Gabriel - Marques Soares Enea

“La carità, la pazienza e la tenerezza sono tesori bellissimi. E quando li hai, vuoi condividerli con gli altri.” Papa Francesco

non sono stati celebrati i Sacramenti della Prima Riconciliazione, Comunioni e Cresime, Matrimoni. TORNATI ALLA CASA DEL PADRE: Turra Virginio - Mora Maria - Treccani Luigi Solazzi Ezio - Ferrari Duilio - Pasolini Rosa

Parrocchia Santa Maria della Rosa di Malpaga Tempo di Avvento e Santo Natale 2017

Con le Parole del nostro Papa i bambini del Catechismo di Malpaga porgono affettuosi Auguri di Buon Natale

Care famiglie, di seguito proponiamo le iniziative per vivere pienamente l’Avvento e il Santo Natale: partecipiamo ai momenti di preghiera, di ritiro e di Confessione che la Parrocchia sta organizzando nonché ogni domenica alla SANTA MESSA con la famiglia. Vi invitiamo così a pregare con la famiglia la Novena del Santo Natale dal 16 al 24 Dicembre compreso. Domenica 17 Dicembre (III d’Avvento): anticipiamo la Solennità della Sacra Famiglia celebrando i Lustri di Matrimonio. Ricordiamoci di portare la statuina del Bambin Gesù da benedire durante la Messa e che porremo ognuno nel proprio presepe a casa. Domenica 24 Dicembre (IV d’Avvento e Vigilia del Natale) la Notte di Natale, dopo la Santa Messa, scambio di Auguri con il Vin Brule’ offerto dai Cacciatori. S. Natale 25 Dicembre alle ore 20.30 in Teatro: passiamo insieme la sera di Natale con Spettacolo dei bambini, Canti, Auguri, Tombolata. Martedì 26 Dicembre Santo Stefano: Santa Messa alle h. 9.30 – sospesa la messa della sera. Possiamo partecipare al tradizionale CONCORSO DEI PRESEPI esteso a tutte le famiglie (iscrizione dall’8 Dicembre presso il Bar dell’Oratorio): il gruppo dei giovani accompagnati dal Don passerà di casa in casa per la benedizione della famiglia e del presepe in concorso. La premiazione avverrà in Chiesa il 6 Gennaio dopo la Benedizione dei Bambini. A seguire in Oratorio TOMBOLATA con merenda. 31 Dicembre ...vogliamo trascorrere insieme il CAPODANNO?... Parliamone all’Oratorio!!! (rivolgersi al Bar dell’Oratorio). Auguri di Buon Cammino da Don Tarcisio, Don Alessandro e dai Vostri Catechisti.

PRESEPE IN CHIESA: allestimento del Presepe da parte di alcuni

volenterosi papà.

Perché fare il Presepe Fare il presepio è uno dei valori più grandi, che porta solo buoni frutti. Intanto, il presepio, evoca emozioni e gioie intense, perché risveglia il lato buono della nostra personalità. Solo chi è mite, come San Francesco, chi è buono può fare il presepio. Il presepio può essere una scuola di bellezza. Basta visitare una mostra di presepi per restare “calamitati e storditi” dalla creatività che la nascita di Gesù ha saputo suscitare. Talora con composizioni semplici, altre di alto valore. Comunque, sempre, con una loro bellezza unica e travolgente. Il che non è poco: il bello eleva sempre, il bello è l’introduzione al buono! Il presepe ricorda una nascita, una nascita assoluta: quella di Gesù. E, con ciò, il presepe tiene il concetto di “venire alla luce”, troppo poco sottolineato oggi. In fondo il Natale è un invito a nascere continuamente per dare il meglio di sé, attraverso i grandi valori della vita. Nel presepio sono racchiusi i valori potenti che fanno emergere l’uomo. Il valore dell’essenzialità. Nella grotta tutto è ridotto all’osso. Tutto è sobrio. Essenziale. E’ vero: non c’è miseria, ma vi è povertà. La miseria degrada, la povertà educa. Il valore del silenzio. E’ mezzanotte. Tutto intorno tace. Gesù nasce. E’ sempre così: solo nel silenzio risplende qualcosa, solo nel silenzio nasce qualcosa. Il silenzio è l’arco da cui scoccano le parole vere. Il silenzio è il valore natalizio più invocato. Non è forse vero che tutti, oggi, sentiamo il bisogno di menti più aperte e di bocche più chiuse? Il valore della pace. Per un momento tutto il mondo è in pace. Persino l’impero romano è in pace. E Gesù nasce. Ecco: l’uomo na-


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sce nel silenzio, l’uomo nasce nella pace. Perché tutti i bambini del mondo vorrebbero che vi fosse un Natale al mese? Perché a Natale tutti si è portati ad essere più buoni, più concilianti, più in pace. Semplicemente più umani. Il valore della gioia. Natale è tutto sotto il segno della gioia: “Vi annuncio una grande gioia”, canta l’angelo: “Oggi vi è nato un Salvatore” (Lc 2,11). Nessuno si è mai pentito d’essere stato allegro. E’ la prova che la gioia è un valore è un valore indiscutibile, assoluto, come l’amore. Ecco perché la gioia ci migliora sempre, mentre la tristezza ci peggiora sempre. La gioia, valore natalizio! Il valore della tenerezza. Nel presepe tutto è tenero: tenera è la Madonna, tenero è San Giuseppe, teneri sono persino gli animali che, secondo la tradizione, riscaldavano il Bambino. Non importa che la notte sia fredda, nella grotta vi sono cuori caldi. Fare il presepe ci dà un sussulto di tenerezza. Tradotto: ci dà l’antigelo dell’anima; ci dà la coperta soffice che riscalda tutti; ci dà la saggezza! Se tutto questo è vero, non risulta esagerato quello che diceva don Primo Mazzolari: “Se il mondo vorrà ancora avere uomini liberi, se vorrà avere uomini giusti, se vorrà avere uomini che sentono la fraternità, bisogna che noi non dimentichiamo la strade del presepio!”. Continuiamo o ritorniamo a fare il presepio: in ogni famiglia, in ogni chiesa, in ogni angolo di strada, in tutte le ville… perché il presepio è un trattato visivo dell’arte di educare: alla preghiera, ai valori, alla bellezza. Ecco perché va protetto, va difeso, va reclamizzato. Il presepio è troppo prezioso: contiene il segreto di chi è Dio e chi è l’uomo. Buon Natale con il presepio. (tratto da articolo di don Andrea – 2015 Parrocchia di Chiari)

INTERVISTA Qualche giorno dopo aver intervistato il Signor Aldo Sossi, siamo andati a trovare anche la Signora Diletta Bellini, che tutti noi conosciamo affettuosamente con il nome Peppina. Anche con lei è stato un vero piacere trascorrere il pomeriggio: attraverso i suoi ricordi (quante cose avrebbe ancora da raccontarci!) abbiamo imparato molto dalle sue esperienze di vita e riscoperto le usanze e le tradizioni della Malpaga di un tempo. Per ragioni di spazio nello scorso bollettino, non era stato possibile pubblicare l’intervista che ora viene proposta con tanto affetto e riconoscenza dalle ragazze e ragazzi di Malpaga : Grazie di cuore Peppina, per l’esempio e l’amore che da sempre dimostri per la tua Malpaga! ...Quando eri bambina come si viveva a Malpaga? La Signora Diletta racconta… Ho ricordi di Malpaga solo dopo i miei 12 anni. Infatti a 7 anni sono entrata in Collegio perché la mia mamma si era dovuta trasferire in Germania per lavoro. Ma a 12 anni, sono tornata a Malpaga perché mi ero ammalata in Collegio. Mia nonna aveva ricoperto per me una sedia con una tela verde perché potessi stare un po’ seduta e non solo nel letto. A 14 anni la mia salute si è aggravata e mi hanno portata all’Ospedale di Montichiari: ci sono restata 7 lunghi mesi: ricordo che veniva sempre a trovarmi la mamma. I principali ricordi della mia infanzia sono legati alla vita in Collegio: eravamo più di 500 bambine con 100 suore. La vita in Collegio era molto dura perché le regole erano molto formali e severe. Ricordo di aver sofferto per le umiliazioni e le punizioni che molto spesso venivano date senza un vero motivo, ma ricordo anche di aver imparato tante cose preziose che mi sono servite poi nella vita. Tornata a Malpaga, ho vissuto nella casa nel vicolo dietro la piazzetta: potete vedere ancora oggi la casa così com’era allora e dove vivevo con la mamma, il papà, lo zio, la nonna. Fuori c’era il bagno, e ci sono ancora da allora la fontana con la vasca per lavare i panni ed una pianta fiorita che la mia mamma aveva piantato pochi mesi dopo il suo matrimonio e che ancora oggi fa molti bei fiori di colore arancio. In casa non c’erano elettrodomestici: si faceva tutto a mano con “l’olio di gomito”. Si cucinava mettendo il parol sul fuoco; in seguito la mia nonna fece costruire una stufa. Vivendo vicino alla piazza, la sera si faceva filos nella stalla dei Candrina (accanto all’attuale forneria Franchi) e, durante la guerra, quando sentivamo il suono dell’aereo si correva nei campi (l’ort, dove ora c’è il Villaggio) cercando riparo sotto i ponticelli tra un campo e l’altro. Per quanto riguarda la scuola, non sono andata all’asilo ma ho frequentato le elementari nel Collegio e non ho terminato le medie perché purtroppo non ho potuto dare l’esame in quanto ammalata. Gli esami venivano sostenuti all’Istituto Veronica Gambara di Brescia. Durante il periodo del Collegio, le visite dei parenti avvenivano raramente e solo se autorizzate dalle suore: la mamma mi portava sempre giocattoli e dolci e mi abbracciava stringendomi con tanto affetto. In particolare ricordo di aver ricevuto una bambola alta e bellissima, ma purtroppo, una volta uscita mia mamma, la bambola mi è stata tolta dalla suora e non l’ho più vista! Così succedeva anche

per i dolci: una volta la mamma arrivò con una scatola di cioccolatini... me ne mise in bocca uno… e fu l’unico che mangiai...perchè non trovai più la scatola. Infatti in collegio ognuna di noi aveva un armadietto dove riporre i propri oggetti personali... ma le suore ce li portavano via subito dopo la visita di un parente. Per quanto riguarda il tempo libero, non ne ho mai avuto in collegio né a casa. Per quanto riguarda invece l’alimentazione, non ricordo di aver mangiato male ma solo poco, soprattutto in Collegio. La punizione più frequente, data anche senza motivo, era quella di andare a letto senza cena. Relativamente ai mezzi di trasporto, quando ero bambina, non c’erano macchine, e le biciclette erano un lusso. Mio zio aveva una Taurus tenuta con molta cura; quando tornava a casa, la appendeva al muro e la copriva con la tela perché non si rovinasse. I ricordi che ho di Malpaga e della vita della parrocchia sono bellissimi. Tornata dal Collegio, mi sono innamorata ancora di più della mia Chiesa che per me è bellissima. Ricordo con piacere quando facevo l’assistente all’Asilo Nuovo (di fronte alla chiesa): quanti bei bambini e bambine di Malpaga ho visto crescere. Ho un bel ricordo anche dell’Oratorio quando ero barista, soprattutto nel periodo di Don Emilio. In Chiesa le bambine erano divise dai bambini, gli uomini stavano nei loro banchi. Nessun bambino disturbava, ma tutti stavano fermi ed attenti. C’era sempre partecipazione e raccoglimento. Don Bertolini suonava l’armonium (che ora si trova ben conservato nel corridoio delle aule del catechismo). Ricordo la Novena dell’Immacolata molto partecipata. A Natale non si faceva l’albero, ma mettevo Gesù Bambino nel guscio dell’uovo dell’oca. Quando ero bambina, a Malpaga si allevavano anche le oche e quando si utilizzavano le loro uova, si stava attenti a rompere bene il guscio a metà per farne a Natale una culla a Gesù Bambino. Durante la settimana santa, la Chiesa era sempre aperta e per tutto il giorno si tenevano celebrazioni e preghiere. Chiunque poteva entrare in chiesa durante il giorno a pregare per un poco ed avrebbe visto il parroco, aiutato da Mario Candrina, impegnato nelle preghiere e nei canti. La Terza di Ottobre era una festa grandissima. Le campane suonavano benissimo, c’era gente che veniva da Ghedi e altri paesi per ascoltare il loro concerto di suoni. Penso di non averle più sentite suonare come allora. Malpaga era principalmente Via Santa Maria della Rosa e veniva addobbata tutta per il passaggio della Statua della Madonna. Per l’occasione, ogni due case, gli uomini piantavano due pali, uno di fronte all’altro, che venivano ricoperti ed uniti tra loro dall’edera e addobbi. Tutte le finestre erano addobbate con le più belle e preziose tele ricamate che si avevano in casa. Davanti alle case si mettevano vasi fioriti in onore della Madonna che passava in processione. C’era tantissima gente e tutti pregavano, c’era molto raccoglimento e rispetto per la festa. La sera si festeggiava perché a Malpaga c’erano 5 bar/osterie. Era bellissimo. Diletta (Peppina) Bellini - Malpaga, 29 Agosto 2017


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PARROCCHIA DI MEZZANE La strada curva verso destra e il semaforo del passaggio a livello segnalato poco prima comincia a lampeggiare. Guardo le sbarre abbassarsi quasi a calare il sipario, e nell’attesa dell’inizio del nuovo atto giro la chiave indietro e spengo il motore. Il direttore del mio giornale è stato diretto quando mi ha spedito a Mezzane per un reportage. Diretto, e senza altra scelta; visto che ero l’unico rimasto in redazione. Diretto come il convoglio che passerà di qui a poco sui binari. Diretto verso dove? Invece io conosco la mia di direzione. Il navigatore indica che mancano ormai pochi chilometri a MEZZANE. Come nel miglior libro fantasy mi catapulto nella terra di mezzo. Terra di mezzo fra due comuni separati da un fiume. Separati da un fiume, ma collegati da un ponte. Da una parte le sbarre, e dall’altra il ponte. Nell’attesa che passi il diretto penso al dubbio amletico che si pongono gli abitanti di questa terra di mezzo. Calvisano o Carpenedolo, sosta al passaggio a livello o ponte che barcolla. Beh alla fine cosa vuoi di più. Se desideri vedere i messaggi che ti son arrivati sullo smartphone, o vuoi leggere qualche pagina del giornale puoi scegliere il passaggio a livello. Se invece sei un tipo dal carattere più spregiudicato e vuoi arrivare “diretto” senza incappare in spiacevoli ritardi, puoi scegliere il ponte. Qualche minuto è ormai passato, ma del diretto non sento ancora il caratteristico fischio. Guardando nello specchietto retrovisore noto che alcune macchine dietro di me fanno una inversione a “U”. Mi chiedo dove siano dirette perché arrivando non ho visto alcun ponte “scavalcare” la ferrovia. Probabilmente non hanno ancora comprato il giornale. Cala la nebbia. Anche qui il mio direttore è stato diretto nell’avvisarmi che nella bassa bresciana è facile trovare la nebbia a Novembre. Va bene la nebbia a Novembre, ma alle 10 di mattina dopo un’alba serena? Ormai non si vede più oltre le sbarre. Immerso in questa realtà da libro fantasy penso quel che ho sentito dire di questa frazione. Dicono che poco tempo fa si è insediato il nuovo parroco. Una calorosa accoglienza è stata riservata a don Tarcisio e al nuovo curato don Alessandro. La mia mente è svegliata dal fischio del convoglio che passa sui binari. Direzione Brescia. Le sbarre si alzano e, attraverso la nebbia, inizia il nuovo atto di questa avventura. Sento il ferro delle rotaie sotto i pneumatici dell’auto. Un boato attraversa la mia testa. Sembra che un fulmine sia caduto poco lontano da me. Un vortice di energia luminosa mi solleva. La nebbia sotto di me è sparita. Le automobili attraversano il passaggio a livello tranquillamente come se non fosse successo niente. E in realtà non è successo niente. Della mia macchina non c’è traccia, del fulmine non c’è traccia. E di me? E’ rimasta una traccia. Già; la traccia di una matita che si impegnerà a raccontare quel che è accaduto e quel che ancora accadrà in questa piccola realtà. Vi faccio un esempio. Vi chiederete chi sono Giacomo Bonardi, Giada Crivellaro, Marta Mirona, Nicola Morzenti, Nicola Santacatterina, e Nikole Pialorsi. Sono sette ragazzi egregiamente preparati dalla loro catechista Sonia, che Domenica 29 Ottobre sono stati i protagonisti della celebrazione eucaristica delle ore 11. Grazie a mons. Polvara e don Alessandro hanno ricevuto, oltre alla prima Comunione, il sacramento della Cresima. Oppure come quel giorno in cui si è festeggiato san Dionigi 1’Aeropagita. Colui che disse di “si” a san Paolo mentre tutti gli altri girarono i tacchi e se ne andarono per la loro strada. Oggi l’oratorio ha un aspetto alquanto strano. C’è parecchio movimento.


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Alcuni bambini cercano di agganciare delle paperelle con una strana canna da pesca, altri sono in fila per lanciare delle palline da ping pong all’interno di qualche tubo. Altri ancora si stanno impegnando, tirando un pallone, a centrare dei buchi ricavati su di un telo che copre una porta da calcio. Là in fondo c’è chi cerca di abbattere dei barattoli di latta lanciando delle palle. C’è un continuo e felice movimento di bambini e ragazzi che passano da un gioco all’altro. La cosa strana è che ogni gioco è a pagamento. Prima di giocare si deve lasciare una banconota al responsabile del gioco stesso. Prestando più attenzione noto che all’interno del luna park, circola una moneta particolare: il “Dionigio”. Chiaro che non può mancare una banca, con le sue persone in coda per eseguire il cambio della valuta. Ad ogni gioco si vincono altri “dionigi” per comprare la merenda che le brave mamme stanno preparando agli stands. L’economia del luna park “gira” a meraviglia. Sembra un sogno. Si gioca tantissimo e altrettanto si vince per comprarsi la merenda e la banca non ha bisogno dell’intervento dello Stato. Così come è stata alta la frequenza alla pesca di beneficenza organizzata dal Gruppo Missionario. Oltre ogni aspettativa la frequenza ai corsi di PILATES egregiamente gestiti dalla bravissima Francesca. Mezzane già mi piace. Anche se non ho ben capito quel che è successo al passaggio a livello Mezzane già mi piace. Ad esempio dicono che venerdì 8 dicembre ci saranno i “mercatini di Natale”. Mi chiedo:” come è possibile visto che non c’è la minima traccia di una montagna, e tanto meno del Natale”. Comunque assicurano che si respirerà e “assaporerà” il clima natalizio. Che dire del corso di cucina che inizierà a breve. Dietro i fornelli lo chef Giampietro, dietro i banchi tutti quelli che vogliono apprendere i segreti culinari per rendere le portate incantevoli e gradevoli ai palati più delicati. Da qualche giorno si sentono provenire dalle aule dell’oratorio dei canti, delle note di flauti, pianoforti, chitarre e altri strumenti musicali. Che bello. Che allegria. Sembra un conservatorio ...in erba. Guardando da vicino scopro che sono coinvolti bimbi della scuola materna, bimbi della scuola elementare e i ragazzi delle scuole medie. Qualcuno canta, qualcuno suona, altri recitano, c’è anche qualcuno che balla. Martedì 26 dicembre alle ore 20,30 nella chiesa parrocchiale si scoprirà quello che stanno preparando con tanto entusiasmo. ... e vuoi vedere che qui, nella terra di mezzo, c’è anche la leggendaria sorgente simbolo dell’immortalità e di eterna gioventù. Secondo me, Giulio Comini ha proprio scoperto questa fonte della gioventù, chissà se dopo aver tenuto nascosto il luogo dove si trova questa fonte per 104 anni, deciderà di condividere con qualcuno il suo segreto. Ringrazio veramente di cuore il mio direttore per avermi affidato questo incarico. Per ora il mio reportage termina qui. Devo capire bene quel che mi sta succedendo. Essere la traccia che vive nella dimensione dell’immaginario di questa terra di mezzo è molto piacevole. Seguitemi nelle prossime avventure . ... a presto ... vostro Ciuf


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LA VOCE DI CALVISANO

PARROCCHIA S. MARIA ANNUNZIATA - VIADANA Una domenica diversa all’oratorio Domenica 26 novembre presso il teatro dell’Oratorio di Viadana, la compagnia teatrale “Suzao” di Manerbio, paese nativo del nostro curato don Alessandro, ha presentato il loro ultimo musical “Sete di Pace”. Prima sceneggiatura originale prodotta dalla compaPubblichiamo di seguito le classi di catechismo che gnia, la rappresentacoinvolgono circa 70 fra ragazzi, adolescenti e giovani zione è uno scoppiettante medley dei più Classe e catechisti grandi successi pro1° Elementare: Beffa Chiara – Mantelli Maria Francesca posti al pubblico durante questi anni di attività. Un intreccio di vite, – Facchetti Alessia – Mutti Francesca un sogno, una città... una storia avvincente ricca di musica, canti, 2° Elementare: Ferrari Mara – Agliardi Giada danza e un pizzico di Amore. Uno spettacolo che ha voluto inse3° Elementare: Savoldi Tina – Caruso Margherita gnare, al pubblico giovanile e non, i valori dello stare insieme. La 4° Elementare: Mazzoletti Maria – Accini Paola giornata è continuata nel Bar dell’Oratorio dove il gruppo di Giovani – Folloni Nadia della Parrocchia ha voluto proporre un Apericena, per trascorrere 5° Elementare: Ghizzardi Annalisa – Zaniboni Lucia una serata diversa in compagnia, con la possibilità anche di cantare. Gruppo Giovani ed Adolescenti: Elisa Frattini Ringraziamo tutti coloro che hanno voluto partecipare.

Quarta Festa per Un sorriso di Speranza (Tratto dall’articolo di in MontichiariWeek) L’anima si muove al di là di ogni limite fisico imposto dal corpo, respira, sogna, gioisce. Questo è quello che grazie soprattutto alla partecipazione dei ragazzi disabili abbiamo potuto constatare domenica 10 settembre nell’oratorio di Viadana dove si è svolta la festa “Un sorriso di Speranza”. “L’onlus che ha organizzato l’evento nasce nel 2009, tra genitori di bambini diversamente abili, - ha detto Marina Mutti membro dell’associazione e del direttivo – a oggi conta 57 membri, tutte le attività i servizi e i progetti sono seguiti in modo volontario dai genitori. Per il quarto anno la festa viene aperta a tutta la comunità; il ricavato serve per finanziare l’enorme mole di bisogno che ci troviamo ad affrontare e ha come scopo la sensibilizzazione verso le nostre attività”. Una festa ricca di momenti speciali, dai cavalli allo squisito spiedo, alla merenda con pane e nutella, allo spettacolo del gruppo “Giok Calima”. Troviamo questo modo di partire dai bisogni che hanno i ragazzi e le famiglie, leggere la realtà che li circonda e creare una cultura d’inclusione, delicato e al contempo di una forza che solo i figli possono dare.

DEFUNTI:

Battesimo di Diago Lorenzo

Antonaglia Assunta ved. Bonardi

Marcelli Narcisa ved. Cigolini di anni 81

Festa dei lustri (sabato 2 dicembre 2017)

Lisioli Giulio di anni 88


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Festa degli anniversari di matrimonio Com’è ormai consuetudine da parecchi anni, domenica 26 novembre molte coppie hanno accolto con gioia ed entusiasmo l’invito a ricordare e festeggiare l’anniversario di matrimonio, dal 5° e, di lustro in lustro, fino al 50° ed oltre. Durante la S. Messa alle ore 16,00 questi sposi, chiamati dal Signore a condividere la vita, hanno rinnovato le promesse fatte il giorno delle loro nozze, ringraziando il Signore per i doni ricevuti nel corso dei pochi/molti anni di vita insieme. Emozionati e felici, consapevoli che il sacramento del matrimonio ha reso la loro relazione un mistero d’amore, addirittura paragonabile a quello tra Cristo e la sua Chiesa, i coniugi hanno affidato nuovamente le loro famiglie al Signore, al suo Amore di Padre e alla sua cura di Buon Pastore. Al termine della celebrazione, ogni coppia ha ricevuto in dono la riproduzione di una bella icona che raffigura la Sacra Famiglia, con l’augurio che proprio sul suo esempio gli sposi possano trovare la forza e l’entusiasmo per affrontare il futuro e ritrovarsi a festeggiare insieme anche i prossimi lustri. Dopo le foto di rito offerte dai fratelli Mauri, un momento di conviviale fraternità allestito nella sala giochi dell’Oratorio è stato l’occasione per condividere questa festa gioiosa con i figli e con la comunità. 20° - 25° anniversario

45° - 50° anniversario

5° - 10° - 15° anniversario

30° - 35° - 40° anniversario

51° ed oltre


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LA VOCE DI CALVISANO

RICORDIAMO INSIEME... Rubrica dedicata a coloro che ci hanno lasciato in questi mesi per rinnovare il ricordo e la preghiera per questi nostri concittadini.

43 – Cornale Isabella di anni 78

44 – Sandrini Teodora di anni 93

45 – Bonafini Iole di anni 92

46 – D’Adda Luigina di anni 81

47 – Botta Giacomo di anni 86

48 – Ferrari Duilio di anni 68

49 – Cielo Angiolina di anni 88

50 – Quadri Angela ved. Colosio di anni 86

IN MEMORIA...

CLERICI ANTONIO 24/10/2007 - 24/10/2017

BRAGA DOMENICO

FACHETTI MAFALDA

25/08/1919 – 05/04/1999

29/11/1928 – 05/10/2013

Siete sempre nei nostri cuori

Nel 10° anniversario della tua morte, vivi sempre nei nostri pensieri e nei ricordi più belli. Tua moglie Ida, i tuoi figli Marco, Gianni, Emma, Ivan

MIGLIORATI PIERINO 30/04/1926 - 25/11/2016

Il tuo ricordo è sempre tra noi

ESTE DANIELE

SPEDINI CARLO

TOMASONI ELIDE

BASSINI FABIO

24/11/2016 - 24/11/2017

04/11/2015 - 04/11/2017

21/10/1942 - 30/12/2007

12/12/2016 - 12/12/2017

Sarai sempre nei nostri cuori

Ti ricordiamo sempre con affetto

Sei sempre nel nostro cuore

Sei sempre nei nostri cuori. I tuoi cari


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