VOX anno X_2011 n 1

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VOX MILITIAE CAVENDO TUTUS

Anno X – N° 1

Gennaio 2011

le più grosse armate hanno marciato sulle loro case: invano. L'essenza del popolo afghano è viva, le loro tradizioni si ripetono immutate, possiamo ritenerle sbagliate, arcaiche, ma da migliaia di anni Cap. Mag. Matteo MIOTTO 1° cap. mag. Luca SANNA sono rimaste - 31 dicembre 2010 - 18 gennaio 2011 immutate. Gente che nasce, vive e muore per amore delle proprie Il Caporal Maggiore Matteo radici, della propria terra e di essa si nutre. MIOTTO, nel mese di novembre 2010, Allora riesci a capire che questo strano popoaveva scritto una lettera al sito internet del lo dalle usanze a volte anche stravaganti ha quotidiano “Il Gazzettino” in cui racconta- qualcosa da insegnare anche a noi. va la tensione dei militari durante le missio- Come ogni giorno partiamo per una pattuglia. ni di pattugliamento del territorio afghano. Avvicinandoci ai nostri mezzi Lince, prima di Ricordando il nonno alpino: “il nonno mi uscire, sguardi bassi, qualche gesto di rito diceva: beato te che non vedrai la guerra”. scaramantico, segni della croce... Nel mezzo blindo, all'interno, non una parola. Solo la Voglio ringraziare a nome mio, ma soprattut- radio che ci aggiorna su possibili insurgents to a nome di tutti noi militari in missione, chi avvistati, su possibili zone per imboscate, ci vuole ascoltare e non ci degna del suo pen- nient'altro nell'aria... Consapevoli che il suolo siero solo in tristi occasioni come quando il afghano è cosparso di ordigni artigianali tricolore avvolge quattro alpini morti facendo pronti ad esplodere al passaggio delle sei il loro dovere. tonnellate del nostro Lince. Corrono giorni in cui identità e valori sem- Siamo il primo mezzo della colonna, ogni brano superati, soffocati da una realtà che ci metro potrebbe essere l'ultimo, ma non ci nega il tempo per pensare a cosa siamo, da pensi. La testa è troppo impegnata a scorgere dove veniamo, a cosa apparteniamo... nel terreno qualcosa di anomalo, finalmente Questi popoli di terre sventurate, dove spa- siamo alle porte del villaggio... droneggia la corruzione, dove a comandare Veniamo accolti dai bambini che da dieci non sono solo i governanti ma anche ancora i diventano venti, trenta, siamo circondati, si capi clan, questi popoli hanno saputo conser- portano una mano alla bocca ormai sappiamo vare le loro radici dopo che i migliori eserciti, cosa vogliono: hanno fame...

Li guardi: sono scalzi, con addosso qualche straccio che a occhio ha già vestito più di qualche fratello o sorella... Dei loro padri e delle loro madri neanche l'ombra, il villaggio, il nostro villaggio, è un via vai di bambini che hanno tutta l'aria di non essere li per giocare... Non sono li a caso, hanno quattro, cinque anni, i più grandi massimo dieci e con loro un mucchio di sterpaglie. Poi guardi bene, sotto le sterpaglie c'è un asinello, stracarico, porta con sé il raccolto, stanno lavorando... e i fratelli maggiori , si intenda non più che quattordicenni, con un gregge che lascia sbigottiti anche i nostri alpini sardi, gente che di capre e pecore ne sa qualcosa... Dietro le finestre delle capanne di fango e fieno un adulto ci guarda, dalla barba gli daresti sessanta settanta anni poi scopri che ne ha massimo trenta... Delle donne neanche l'ombra, quelle poche che tardano a rientrare al nostro arrivo al villaggio indossano il burqa integrale: ci saranno quaranta gradi all'ombra... Quel poco che abbiamo con noi lo lasciamo qui. Ognuno prima di uscire per una pattuglia sa che deve riempire bene le proprie tasche e il mezzo con acqua e viveri: non serviranno certo a noi... Che dicano poi che noi alpini siamo cambiati... Mi ricordo quando mio nonno mi parlava della guerra: “brutta cosa bocia, beato ti che non te la vedarè mai...” Ed eccomi qua, valle del Gulistan, Afghanistan centrale, in testa quello strano copricapo con la penna che per noi alpini è sacro. Se potessi ascoltarmi, ti direi “visto ,nonno, che te te si sbaià...” Caporal Maggiore Matteo Miotto Thiene (Vicenza) Valle del Gulistan, novembre 2010

TESSERAMENTO ANNO 2011 SOSTEGNO AL GIORNALE Il rinnovo della tessera per l‟anno 2011 potrà essere effettuato tramite bonifico bancario sul Conto Corrente Intestato a:

Associazione Culturale VOX MILITIAE Codice IBAN:

IT 71 I 06040 03601 000000104934 La quota di adesione, sia per i vecchi soci sia per i simpatizzanti che desiderano contribuire è pari a: € 25,00.


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Gennaio 2011 CRONACA DALL‟AVAMPOSTO MILITARE DI BALA MURGHAB (domenica 2 gennaio 2011) di Anna ROLLI

Venerdì 31 dicembre 2010, ultimo giorno dell´anno, in Afghanistan, alle ore 14.50, secondo la versione ufficiale, il caporal maggiore Matteo Miotto, di 24 anni, è stato colpito da un cecchino, mentre era di guardia, e alle ore 15 è stato dichiarato deceduto. Matteo, alpiere della compagnia Alfa Coi, al comando del capitano Daniele Castriota, sarebbe tornato a casa a gennaio alla fine di una missione di sei mesi. Ieri mattina ero in procinto di lasciare l'avamposto militare italiano di Bala Murghab tra l'allegria generale, un po' chiassosa e colma di aspettativa per il cenone e la festa serali, in un luogo, dove, ovviamente, le distrazioni per i soldati, a volte molto giovani, sono davvero poche. Ci siamo salutati come accade sempre, con scambi di indirizzi e-mail, di numeri di cellulari e di reciproche promesse di rimanere in contatto. L'attentato è avvenuto mentre noi, giornalisti in visita, eravamo in volo con i Black Hawk, gli elicotteri statunitensi, e dopo l'atterraggio, al rientro in base ad Herat, ci ha accolto un silenzio profondo, quasi solenne e volti chiusi, oscurati dalla mestizia e dal pudore. Abbiamo capito così, in un momento, che qualcosa di grave era accaduto. Nel Camp Arena, sede del Regional Command West, solitamente chiamato base miliare di Herat per la sua vicinanza con la città afghana di Herat, ieri, durante la cena, il capo di Stato maggiore, generale Marcello Bellacicco, è venuto alla mensa. In piedi, con le mani dietro la schiena, ammutoliti, soldati e giornalisti, abbiamo ascoltato le sue parole colme di esasperazione e di dolore. La salma aereotrasportata è arrivata alle 22.40, nel piccolo aeroporto di fronte ai commilitoni schierati, deposta nella camera ardente è stata vegliata per tutta la notte, mentre i pensieri di ognuno si volgevano alla famiglia di Matteo, al capodanno più triste della loro vita. Nel piazzale centrale sventolava a mezz'asta la bandiera italiana, affiancata stamane da quella spagnola, il contingente spagnolo ha deciso, infatti, di manifestare in questo modo, con umana gentilezza, la propria solidarietà. Nel pomeriggio il generale Bellacicco ha tenuto una conferenza per i giornalisti. Noi italiani continueremo a lavorare come abbiamo sempre fatto, con razionalità e determinazione, ha affermato il generale, i nostri obiettivi sono la sicurezza e la stabilizzazione del paese, la linea quella di un progressivo disimpegno politico, amministrativo e militare, dovranno essere le forze afghane a combattere i talebani, gli afgani che stiamo addestrando. Quando si combatte, però, episodi come quello di ieri possono accadere, anche perché un tempo gli insurgens avevano il predominio mentre ora sono in difficoltà e vogliono colpirci anche con aiuti che potrebbero venire dall'esterno. Noi costantemente controlliamo il territorio e lavoriamo per prevenire gli attac-

chi e per mantenere l'iniziativa e abbiamo la capacità di reagire immediatamente. Il generale ha poi ricordato la lettera scritta a novembre da Matteo al sindaco di Thiene, suo paese d'origine, in provincia di Vicenza, nella quale il giovane soldato parlava dei suoi ideali e delle sue scelte, della vita militare intesa come servizio e degli alpini, delle loro storia, spirito e tradizioni. Una lettera nella quale il generale ha dichiarato di essersi identificato e riconosciuto. Un ragazzo che aveva capito il vero Afghanistan come i tanti commilitoni che fanno sacrifici ma hanno grandi ideali e valori. Siamo stati tutti giovani e i giovani si entusiasmano, si appassionano, si parla di servizio, si dice che il militare nasce per servire gli altri e tutto ciò per loro può essere esaltante. Abbiamo qui una gioventù sana come i lagunari che rischiano la pelle e intanto regalano la loro colazione ai bambini afghani. Ragazzi che identificano il motivo per cui siamo qui, quanto possa essere creativo e quanto si riesca a dare in missioni coinvolgenti e rischiose ma l'importante per i militari è servire, è ritrovarsi nei propri valori. Il militare italiano è animato dai propri valori, noi siamo un'espressione dell'Italia e cerchiamo di rappresentarla al meglio, di dare prova di professionalità e di spirito etico. C'è la commozione, la tristezza per un ragazzo ucciso in questa maniera ma non si tratta di una minaccia usuale, i frutti del buon lavoro fatto ci sono ancora, la shura del 20 dicembre a Bakwa è stata fondamentale e l'attentato potrebbe essere una risposta alla sua riuscita ma noi continueremo nella nostra politica di assistenza alla popolazione per erodere il consenso ai talebani. Il generale ha concluso, visibilmente commosso, invitando i genitori di Matteo ad essere tanto, tanto orgogliosi del proprio figlio. Nel 2010, i nostri soldati sono stati colpiti più volte in Afghanistan dagli insurgens: i criminali fanatici talebani e i criminali comuni che si dedicano ad ogni sorta di traffici illeciti, soprattutto di oppio e di armi. Si contano nell'ultimo anno 13 caduti, l' attentato del 9 ottobre scorso, il più cruento, ha provocato la morte di quattro alpini e il ferimento del 5° in seguito all'esplosione di un ordigno nella valle del Gullistan, provincia di Farah, nel Sud Ovest del paese. Scontri a fuoco si sono registrati a metà dicembre quando con l'operazione Bazar Arad "Libero mercato" l'8° reggimento alpini ha esteso la bolla di sicurezza di Bala Murghab di oltre un km quadrato verso Nord. A Natale si erano registrati tentativi di colpirci, tentativi fortunatamente falliti, non così a Capodanno. Hanno tentato di colpirci durante la nostra festa più cara, ci sono riusciti durante la nostra festa più allegra nella quale tradizionalmente ci si scambia i migliori auguri di felicità per il

nuovo anno. Possono davvero cantar vittoria, i criminali che infestano questo sventurato paese. Ancora per poco, speriamo. -Postato da Massimo Coltrinari su Secondo Risorgimento il 4 gennaio 2011 10

L'AREA DI GULISTAN Nel Gulistan (provincia di Farah), una delle zone più 'calde' del settore affidato al controllo dei militari italiani, al confine con l'Helmand, dal primo settembre operano gli alpini del 7° reggimento di Belluno, che costituiscono l'ossatura della Task force south east, composta anche da militari di altri reparti. Il 4 ottobre scorso, proprio nella valle del Gulistan, si verificò l'imboscata in cui morirono altri quattro soldati italiani. L'area affidata al controllo degli alpini, denominata Box Tripoli, era un tempo sotto comando statunitense. In questi pochi mesi i militari italiani hanno portato avanti una serie di iniziative (tra cui quattro progetti di cooperazione civile-militare) con ''notevole successo'', come ha sottolineato solo qualche settimana fa il generale David Petraeus, comandante della missione Isaf (Forza internazionale di assistenza alla sicurezza, sotto comando Nato) in Afghanistan, in visita agli alpini del Gulistan.

L‟immagine si trova nel blog: “yabastianopoli.blogspot.com”

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Gennaio 2011

LE FORZE ARMATE UNA RISORSA PER IL PAESE

DECRETO LEGISLATIVO 15 marzo 2010, n. 66 Nuovo Codice dell'ordinamento militare. (GU n. 106 del 8-5-2010 - Suppl. Ordinario n.84) Entrata in vigore del provvedimento: 9/10/2010

Dal quotidiano ”Il Mattino.it” “Rifiuti, gli spazzini sono in malattia mentre i militari puliscono Napoli” Quadruplicate le assenze durante le feste di Natale

Oltre alle attività connesse con la difesa del territorio e degli spazi posti sotto la sovranità nazionale, le Forze Armate svolgono quali compiti istituzionali la salvaguardia delle libere istituzioni e il concorso in caso di pubbliche calamità o in altri casi di straordinaria emergenza. Attività che forniscono un grande contributo alla salvaguardia della vita umana, così come al funzionamento dei servizi essenziali.

La nostra vignetta

Operazioni di Peace Keeping fuori del Territorio Nazionale

Salvataggio dei naufraghi

Operazione Strade Sicure

Trasporto sanitario d’emergenza

Alluvione in Veneto: rinforzo argini

Terremoto a L’Aquila rimozione macerie e salvataggio vite umane 3


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Gennaio 2011

Il Ruolo ed il futuro delle principali Organizzazioni Internazionali di riferimento per l’Italia

Secondo sant’Agostino, la pace è “ordine e tranquillità”, l’ordine è “la buona disposizione di parti diverse, ciascuna nella posizione migliore”.

Durante il periodo della guerra fredda “l‟ordine internazionale” era assicurato da due grandi blocchi facenti capo agli USA ed all‟URSS. L‟equilibrio e la pace internazionale erano garantiti dalle due superpotenze che si ponevano come figure “istituzionali” di riferimento. Temendosi a vicenda, erano attente a non rompere lo status quo e, con il loro intervento, risolvevano le rivalità tra stati. Con la fine del bipolarismo le rivalità, non più controllate, sono riemerse prepotentemente e si è passati ad un mondo fondato sulla “instabilità permanente”. La pace armata ha lasciato un vuoto nella gestione della sicurezza mondiale. Il nuovo ordine internazionale, imperniato sull‟egemonia delle due superpotenze e condiviso da tutti, non necessariamente coincidente con la pace e la giustizia, va ricercato arrivando alla definizione di nuove regole condivise. La domanda per la risoluzione delle controversie tra stati è diretta in prima istanza all‟ONU e in secondo luogo alle varie organizzazioni/alleanze internazionali.

ORGANIZZAZIONE DELLE NAZIONE UNITE Statuto dell‟ONU, Capitolo VII - azione rispetto alle minacce alla pace, alle violazioni della pace ed agli atti di aggressione - Articolo 41. Il Consiglio di Sicurezza può decidere quali misure, non implicanti l'impiego della forza armata, debbano essere adottate per dare effetto alle sue decisioni, e può invitare i membri delle Nazioni Unite ad applicare tali misure. Queste possono comprendere un'interruzione totale o parziale delle relazioni economiche e delle comunicazioni ferroviarie, marittime, aeree, postali, telegrafiche, radio ed altre, e la rottura delle relazioni diplomatiche.

Le Nazioni Unite hanno sempre cercato di svolgere un ruolo attivo nel ristabilimento della pace e nella repressione delle nuove aggressioni, ma il loro attivismo si scontra con le esitazioni e le divergenze dei singoli stati dai quali dipende. Lo statuto dell‟ONU ha sessantacinque anni ed è diventato obsoleto a causa dei cambiamenti che si sono verificati in questi anni, necessita, pertanto, di una profonda revisione, non solo nelle sue funzioni (al pericolo di guerra tra superpotenze si è sostituita la realtà del terrorismo), ma anche nella rivitalizzazione dell‟Assemblea Generale e nella composizione del Consiglio di Sicurezza, che ne è l‟Organo motore. Tutti i Dipartimenti delle Nazioni Unite, i Fondi, gli Istituti di Ricerca, i Programmi e le Agenzie Specializzate, stanno lavorando insieme per il raggiungimento degli “Obiettivi di sviluppo del Millennio” concordati e adottati dieci anni fa con la “Dichiarazione del Millennio” da 147 Capi di Stato e di Governo, e da 189 Stati Membri in occasione del “Vertice del Millennio” di New York. Questi Obiettivi, quadro di riferimento per l‟azione del sistema delle Nazioni Unite nel XXI secolo, sono frutto di una serie di accordi per apportare miglioramenti rapidi e tangibili nella vita della popolazione più povera del pianeta entro il 2015. Il dibattito per fronteggiare le nuove sfide con una struttura più incisiva è sempre aperto. I diversi tentativi di riforma del Consiglio di Sicurezza, fatti negli ultimi tempi, non hanno avuto alcun esito. Al contrario, risultati concreti, dettati dal proliferare delle “Peace Support Operation” (PSO), si sono avuti con la riforma del Dipartimento delle Operazioni di Mantenimento della Pace (DPKO).

Ove si osservi che il numero del personale militare impiegato nelle attività di “peace keeping” ha raggiunto le 100 mila unità, paragonabile a quello di una Grande Potenza, si comprende la necessità di coordinare, gestire ed impiegare questa enorme massa di personale con una struttura di comando e controllo adeguata, simile ad un Comando Generale di una Grande Potenza. In tale direzione vanno le risoluzioni dell‟Assemblea Generale, n. 61/250 del 2 aprile 2007 e n. 61/279 del giugno 2007, miranti al rafforzamento della Divisione Militare nell‟ambito del DPKO. La struttura, sempre più complessa, è in continua evoluzione. L‟ufficio per Affari Militari (OMA) dovrà essere in grado di fornire assistenza alle decisioni del Segretario Generale, sviluppare le attività di pianificazione strategica ed operativa, emanare le direttive e gli ordini (incluse le regole di ingaggio) e, conseguentemente, deve poter disporre di un numero di personale adeguato alle esigenze. Con tali cambiamenti si avrà un deciso miglioramento del livello delle capacità e di gestione delle missioni.

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Gennaio 2011 ONU

GLI OBIETTIVI DEL NUOVO MILLENNIO Pace, sicurezza e disarmo Sviluppo ed eliminazione della povertà Proteggere il nostro ambiente comune Diritti umani, democrazia e buon governo Proteggere i vulnerabili Affrontare le particolari necessità dell’Africa Rafforzare le Nazioni Unite

La cartina della fame nel mondo

Operazioni per il Mantenimento della Pace - Dal 1945, i caschi blu delle Nazioni Unite sono stati impiegati in oltre 64 missioni ed hanno negoziato 172 accordi di pace che hanno messo fine a conflitti regionali, e hanno permesso alla popolazione, in più di 45 Paesi, di partecipare ad elezioni libere e giuste. - In conformità con la Carta delle Nazioni Unite, il Dipartimento delle Operazioni per il Mantenimento della Pace (DPKO) ha il compito di assistere gli Stati Membri e il Segretario Generale nei loro sforzi volti a mantenere la pace e la sicurezza internazionale. - Ci sono attualmente 16 operazioni di pace dirette e sostenute dal Dipartimento delle Operazioni per il Mantenimento della Pace che comprende al suo interno un totale di 99,596 persone in uniforme incluse truppe; polizia e osservatori militari.

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Gennaio 2011 LA NATO E IL NUOVO CONCETTO STRATEGICO

Durante la riunione del vertice di Lisbona, 19 e 20 novembre 2010, i leader della NATO hanno adottato un nuovo Concetto Strategico che servirà come roadmap dell'Alleanza per i prossimi dieci anni e che riconferma l'impegno di difendere l'un l'altro contro gli attacchi come il fondamento della sicurezza euro-atlantica.

Il Trattato Nord Atlantico (NATO), sottoscritto a Washington il 4 aprile 1949 da 12 nazioni, nasce con lo scopo di assicurare – in conformità e ad integrazione delle finalità e dei principi della Carta delle Nazioni Unite – la sicurezza internazionale e il benessere dei rispettivi Paesi; in sostanza, si mirava a fronteggiare, militarmente, l'eventuale espansione della potenza sovietica verso l'Europa occidentale. Dopo 60 anni, con il mutare del contesto internazionale, l‟Alleanza ha sentito la necessità di adeguare la sua organizzazione e i suoi obiettivi alle nuove sfide per ben tre volte.

La prima, nel 1991, con il dissolversi del Patto di Varsavia, la NATO sentiva l'esigenza di confermare la propria ragion d'essere e di dare un segnale di apertura verso i Paesi del blocco orientale. La seconda, nel 1999, dopo l‟esperienza dei Balcani, dove per la prima volta si concretizzava un‟operazione ex art. 5 dell‟Alleanza, ovvero impiego della forza per l‟imposizione della pace al di fuori della tradizionale sfera d‟azione, mai avvenuta durante la Guerra Fredda contro minacce tradizionali. L‟importanza dell'Articolo 5 del Trattato di Washington ha mantenuto la sua centralità per

fronteggiare la minaccia terroristica all‟inizio del XXI secolo. La terza, il 20 novembre 2010, nel vertice di Lisbona tra i capi di stato e di governo che compongono l‟alleanza. In tale consesso è stato approvato un nuovo concetto strategico per fronteggiare le sfide alla sicurezza del 21° secolo. Un documento (dodici pagine - 38 paragrafi) approvato dai 28 paesi membri, nel quale si delinea il futuro dell‟Alleanza. Riaffermata, nella prefazione, la necessità di difendersi reciprocamente, l‟ambizione è di dare vita ad una nuova NATO, meno burocratica, più snella, in grado di proteggere i cittadini dalle nuove sfide. I principali argomenti trattati, obiettivi strate-

gici per l’Alleanza, riguardano: Il terrorismo, i gruppi estremisti continuano a diffondersi in zone di rilevante interesse per l'Alleanza. Con lo sviluppo della moderna tecnologia aumentano la minaccia e il potenziale impatto degli attentati terroristici, in particolare se i terroristi dovessero acquisire capacità nucleari, chimiche, biologiche o radiologiche; La Sicurezza attraverso la gestione delle crisi, crisi e conflitti di là dei confini della NATO possono rappresentare una minaccia diretta alla sicurezza del territorio dell'Alleanza e delle popolazioni. L‟instabilità può minacciare direttamente la sicurezza dell'Alleanza, fra l'altro promuovendo l'estremismo, il terrorismo, e le attività illegali trans-nazionali, come il traffico di armi, di stupefacenti e di persone. La NATO possiede capacità politiche e militari sufficienti per affrontare l'intero spettro delle crisi - prima, durante e dopo i conflitti; Gli attacchi informatici, sempre più frequenti, più organizzati e in grado di infliggere gravi danni alle amministrazioni, alle imprese, alle economie, possono costituire una seria

minaccia alla prosperità nazionale ed euroatlantica. Militari stranieri e servizi segreti, criminalità organizzata, gruppi estremisti ognuno può essere la fonte di tali attacchi; La Difesa e la deterrenza, il deterrente, basato su un adeguato mix di capacità nucleare e convenzionale, resta un elemento centrale della strategia globale. Le circostanze in cui l'uso delle armi nucleari potrebbe dover essere contemplato sono estremamente remote. Fintanto che le armi nucleari esistono, la NATO rimarrà una alleanza nucleare; Il Controllo degli armamenti disarmo e cooperazione, la NATO cerca la sua sicurezza al minor livello possibile di forze attraverso il controllo degli armamenti, il disarmo di armi convenzionali e la non proliferazione nucleare; La Cooperazione, il dialogo e la cooperazione con i partners possono dare un contributo concreto al miglioramento della sicurezza internazionale. Queste relazioni saranno basate sul principio di reciprocità, mutuo vantaggio e rispetto reciproco. La cooperazione NATO - Russia, di importanza strategica, contribuisce a creare uno spazio comune di pace, stabilità e sicurezza. La NATO non costituisce una minaccia per la Russia, al contrario ricerca un vero partenariato strategico con la Russia, con l'aspettativa di reciprocità; La Difesa missilistica, Usa e Nato si preparano a realizzare un unico scudo anti-missile: i sistemi già esistenti saranno messi in rete e fatti dialogare tra loro. La copertura dell'ombrello sarà estesa: non proteggerà solo le truppe impegnate nei teatri di crisi, ma le popolazioni e i territori. Il presidente russo Dmitri Medvedev, al suo primo consiglio NATO Russia ha espresso la speranza di aprire nuova fase di cooperazione nella difesa antimissili; Riduzione delle spese, si auspica, infine, l‟ottimizzazione delle proprie capacità “riducendo le duplicazioni non necessarie, sviluppando capacità comuni per ragioni di costo/efficacia e ottimizzando le modalità di pagamento delle operazioni”.

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Gennaio 2011 L’ultimo libro di Gianni Marizza è un ponte di ricordi dalla Guerra fredda all’Iraq del dopo-Saddam

Claudio BONITO Dalla fine della seconda guerra mondiale ad oggi, tante cose sono cambiate. Basta confrontare un atlante geografico dell‟Europa degli anni Settanta con uno di oggi. Nazioni che non esistono più, altre che si sono frantumate, altre ancora che hanno assunto nomi diversi. La storia che viene definita “recente” e che copre gli ultimi decenni, è estremamente complessa e, proprio perché recente, affascinante. Ma anche triste. Quanti di noi hanno perso un nonno o un parente stretto in una guerra che vedeva contrapposte nazioni e governi. Questi eroici caduti dovrebbero sapere che, grazie anche al loro sacrificio, oggi i loro figli e nipoti possono dirsi, insieme ai figli e ai i nipoti dei vecchi nemici, cittadini europei. Il generale degli Alpini Gianni Marizza, nel suo ultimo bel libro “Guerra fredda e pace calda”, edito da Widerholdt Frères, ci racconta la sua avventura di soldato iniziata nei primi anni Settanta come giovane Ufficiale appena uscito dall‟Accademia Militare di Modena e terminata ai vertici della difesa Italiana, impegnato, con funzioni di alto comando, nelle più recenti missioni militari in varie parti del mondo. La storia, la sua storia, si dipana sullo sfondo di un mondo che cambia e di un‟Europa che, raccolti i cocci della seconda guerra mondiale, si avvia pian piano ad un‟unità difficile, sofferta ma inevitabile. E‟ un libro bello, e sotto certi punti di vista, commovente, come lo sono tutti i racconti che partendo da una storia personale, fatta di particolari veri, umani, reali toccano l‟animo di chi quei momenti li ha vissuti, o li ha ascoltati nei racconti di amici o di parenti. E‟ suddiviso in sei capitoli relativi alle varie esperienze dell‟autore, la cui figura di protagonista, in realtà, si comporta da lente di ingrandimento attraverso la quale si osservano gli eventi scorrere con semplicità e fedeltà storica. Da un‟Italia che, attenta alla difesa del “nemico” che veniva dal freddo - cioè dalla frontiera orientale presso la quale

erano dislocate le divisioni più operative - sempre nell‟alveo dell‟Alleanza Atlantica, passa ad un esercito professionale che viene chiamato là dove la pace lo richiede. I racconti, o meglio, il racconto perché, in effetti, sembra di trovarsi di fronte ad un romanzo– sono, a dir poco, appassionanti ed avvincenti e prendendo per mano il lettore lo conducono attraverso episodi a volte drammatici, a volte divertenti, ma sempre reali. Dalle Alpi al Nord Europa, dal Corno d‟Africa ai Balcani e, infine, nell‟Iraq del dopo 11 Settembre, come Vice comandante del Corpo d‟Armata multinazionale (il che la dice lunga sui meriti dell‟autore), la storia del generale Marizza corre parallela alla storia dell‟Italia, dell‟Europa, del mondo. Il primo capitolo è una vera e propria lezione di geopolitica. Difficilmente è data la possibilità di leggere la storia in una maniera così chiara, accattivante, documentata ed obbiettiva. Soprattutto

“quella” storia. Gli eventi, cioè, che hanno caratterizzato il periodo immediatamente successivo alla caduta del fascismo nel Friuli – Venezia Giulia. Eventi di odio razziale, di vendette e di foibe. Ma il segreto c‟è. Eccome. Ed è svelato dal fatto che Giovanni Marizza non è solo un impeccabile e pluridecorato generale degli Alpini, è anche un giornalista, scrittore e, dulcis in fundo, insegnante di Geopolitica all‟Università di Roma “La Sapienza”. Il sottotitolo del libro recita: “40 anni di naja alpina”. La naja, si sa, rappresentava il servizio militare così come “ai nostri tempi”si faceva. Un servizio obbligatorio, e al quale tutti dovevano attenersi. La parola evoca l‟idea della noia, del conto dei giorni che mancavano al congedo o della “stecca”, come si definiva in gergo. Oggi sappiamo, invece, che non erano, e che non sono stati, giorni sprecati, e certamente il libro di Gianni Marizza riesce a ricordarcelo.

Dal quotidiano “La Stampa” - Ottobre 1986 7


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Gennaio 2011

Domenica 7 dicembre 1941, i giapponesi lanciarono un attacco a sorpresa contro le navi USA nella base di Pearl Harbur. Le foto qui riprodotte, spettacolari e di alta qualità, sono state scattate da marinaio (imbarcato sulla USS QUAPAW ATF – 110) con una macchina fotografica “Brownie”, e sviluppate di recente.

Vecchia Brownie

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Gennaio 2011 La didattica della memoria l’uso della fotografia come fonte storica” David ADACHER “

Il numero 36 di “Abruzzo Contemporaneo” dedicato alla fotografia vuole presentare lo “stato dell‟arte” delle esperienze sullo studio del documento iconografico da parte dell‟Istituto Abruzzese per la Storia della Resistenza e dell‟Italia Contemporanea. Il testo parte da due saggi introduttivi di Daniela Calanca (Università di Bologna) Fotografie di famiglia e percorsi di ricerca storica e di Luciana Rocchi (direttrice dell‟Istituto Grossetano della Resistenza e dell‟Età Contemporanea) Argomenti ed esperienze sull’uso didattico della fotografia come fonte storica, nei quali vengono presentate riflessioni ed esperienze sull‟utilizzo della fotografia in ambito storico. La riflessione sull‟utilizzo dell‟immagine come strumento per la didattica è sviluppata nella parte scritta da David Adacher. L‟immagine viene analizzata in tutti i suoi aspetti (da quello materico a quello simbolico) per evidenziarne l‟alto valore testimoniale e il suo ruolo centrale nella società. Numerosi esempi facilitano l‟analisi delle fotografie e conducono “per mano” il lettore. Il libro è destinato in primis agli studenti, ma è utile per tutti, in quanto parla della fotografia di famiglia, depositaria delle memorie. Si afferma che un‟immagine dice più di mille parole. Nelle istantanee, nei ritratti, nelle foto di gruppo, si può leggere qualcosa della storia di quel tempo, sempre che si possieda la “grammatica”, che si sappia come leggerla. Questo perché la fotografia non è la realtà, non riproduce tale e quale a com‟è. Essa è uno strumento, una fonte, che da un lato è stata concepita per comunicare, dall‟altro risulta muta, non dice nulla. Bisogna interpretare le immagini, avvicinarsi agli interessi e ai messaggi di chi le ha prodotte o ha partecipato con un suo ruolo all‟evento: come si dovrebbe studiare lo storico prima di cominciare a studiare i fatti, così occorrerebbe studiare le intenzioni dei creatori delle immagini prima di utilizzarle come testimonianze.

L‟album di famiglia è il “protagonista”: non la foto scattata da un professionista per reportage, ma quella ad uso personale, che permette di ritrovare ed individuare. Anche se piccolo e conservato non bene, un album è un archivio, uno scrigno, della cui importanza bisogna essere consapevoli. La fotografia, sin dal suo apparire, si è diffusa in tutti gli strati della popolazione, elaborando forme di comunicazione nuove, e questo anche (e soprattutto) per la costante evoluzione tecnica. Basti pensare a quali differenze nelle posture hanno comportato le migliorie nei tempi di scatto (dalle pose lunghissime all‟istantanea) o nei riguardi della portabilità degli apparecchi, tanto per fare due esempi tra i tanti. L‟invenzione ad opera di George Eastman della Kodak («Voi schiacciate il bottone, al resto pensiamo noi» , recitava lo slogan pubblicitario) fu poi il definitivo segno del cambiamento a livello sociale. Chiunque (ma proprio chiunque!) era capace di scattare una foto: questo ha permesso una organizzazione dell‟immagine totale. La compilazione stratificata del ricordo ha interessato qualunque gruppo: famiglia, associazione, fabbrica… Mosso da interesse sociale, umano, politico, economico, l‟uomo dà di sé un‟immagine (spesso fittizia o ipocrita) che riveste una notevole importanza in quanto segno di identità. Con l‟album una famiglia trasmette il senso della continuità generazionale, un gruppo politico la sua compattezza ideologica, una fabbrica la propria efficienza e solidità, un‟associazione il suo carattere antropologico e/o culturale. La conoscenza storica per poter portare a dei risultati validi, deve considerare tutti gli aspetti del contesto in cui l‟immagine è nata, stabilendo una interrelazione tra quello che appartiene al vissuto di una persona e quello che ne viene rappresentato. La fotografia, inoltre, ha contribuito alla modificazione dei rapporti all‟interno del gruppo famigliare: ne ha plasmato le forme e le rappresentazioni; le ha rese pubbliche, facendole uscire da una sfera eminentemente intima. L‟affettività, l‟amore, le gerarchie interne vengono legittimati attraverso l‟immagine, andando a mutarsi con il cambiare della società. Questi mutamenti ovviamente non sono univoci, costanti, contemporanei, ma variano da luogo a luogo, da periodo a periodo, da un ceto all‟altro. Che si tratti di una persona importante o meno, che viva una vita dura o monotona, più o

meno impegnata, il fotografo la trasporta momentaneamente in un contesto “altro”, di cui tutti sono consapevoli, come lo sono del fatto che comunque il codice rappresentativo «non esprime uno stato mentale, ma lo plasma», per cui le foto possiedono prerequisiti condivisi, pur se viste da persone diverse in altre epoche, in altri luoghi, con diverse intenzioni. In altre parole: il trucco c‟è e si vede, ed anzi, si fa poco o nulla per mascherarlo. Tante le occasioni di posa, che raccontano la vita, gli affetti, i momenti più o meno importanti, più o meno sereni, felici, dolorosi: dalla nascita alla morte, dal lavoro al tempo libero, dal battesimo al matrimonio al servizio militare … Il volume riporta le varie tipologie decodificandone gli elementi, rendendoli fruibili, universali. Occorre agire correttamente in rapporto con la fonte, ed usarla come documento e non come orpello; inoltre –ma non in ultimo– bisogna contribuire a salvaguardare il patrimonio documentario, servendosi delle risorse digitali che permettono la conservazione, la documentazione e la veicolazione delle informazioni. Solo agendo responsabilmente in questa direzione, si potrà ancora in futuro rendere un servizio civile alla nostra società, che, come afferma Primo Levi, «Ha perduto la virtù di osservare, ricordare, commisurare ed esprimersi, preferendosi una più comoda mimetizzazione nell‟indifferenza» , sempre più votata verso l‟immagine virtuale di sé, vuota di reali –e morali – contenuti.

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Gennaio 2011 - Il Secondo Risorgimento d’Italia ASSOCIAZIONE NAZIONALE COMBATTENTI DELLA GUERRA DI LIBERAZIONE INQUADRATI NEI REPARTI REGOLARI DELLE FORZE ARMATE (ANCFARGL)

Eugenio Moretti (Genova) Le vicende della guerra segnarono anche il X° Reggimento Arditi, che segui la sorte di tanti altri reparti italiani; alcuni si adeguarono alle clausole dell'armistizio dell'8 settembre 1943, altri continuarono invece a combattere a fianco dell'ex alleato tedesco. Per quanto attiene a quanti operarono a fianco degli alleati, l'8 settembre sorprese il I° Battaglione Arditi in Sardegna. Il reparto non subì sbandamenti restando fermo nella sua efficienza operativa grazie soprattutto all'opera del proprio Comandante, il Ten. Col. Guido Boschetti. Il 12 Settembre, attaccato in forze dai tedeschi che gli intimarono la resa, contrattaccò, respingendoli sanguinosamente. Il 19 febbraio 1944 il battaglione sbarcò a Napoli e immediatamente fu schierato a fianco degli alleati sulla linea del Volturno. Questo avvenimento segna l'ingresso degli Arditi nel Corpo Italiano di Liberazione (C.I.L.). Il 19 marzo il reparto cambia nome per volere del Gen. Messe e diventa IX Reparto d'Assalto dall'omonima unità che nella Prima Guerra Mondiale aveva gloriosamente combattuto proprio agli ordini dell'allora Maggiore Messe sui monti Grappa e Col Moschin. A maggio, al momento dell'avanzata, il IX Reparto d'Assalto è un'unità organica con poco più di 400 Arditi in tutto così articolata: • plotone comando • 4 compagnie arditi: tre d'assalto (102,110,123) e una armi d'accompagnamento (104). Il reparto, inquadrato nel 68° Reggimento Fanteria del Gruppo di Combattimento "Legnano" resta al fronte per tutta la durata della guerra. In pratica il contributo del IX Reparto d'assalto "Col Moschin" nella guerra di liberazione, dall'8 Settembre 1943 all'8 Maggio 1945, fu, tenuto conto dell'esiguità del suo organico, particolarmente elevato. Le perdite totali assommarono a 60 caduti e circa 200 feriti. Numerosi furono i riconoscimenti ufficiali sia da parte delle nostre Autorità militari che dei Comandi Alleati. Ricordiamo, oltre alle decorazioni al Labaro, una M.O.V.M, 48 tra M.A.V.M. e M.B.V.M, una Silver Star americana, 7 decorazioni polacche e ripetuti encomi solenni. Al termine del conflitto, nell'Agosto 1946, il reparto fu sciolto. In seguito fu donata la Bandiera di Combattimento (anno 1976) al 9° Battaglione Paracadutisti "Col Moschin" di Livorno ora 9° Reggimento Paracadutisti "Col Moschin". Per non dimenticare la mia diretta partecipazione mi sia consentito il seguente aneddoto: inizio primavera „45, ci sono ordinate azioni di disturbo nella zona della linea Gotica (che sarà poi teatro finale con sfondamento linea nemica - e liberazione città Bologna). Nelle primissime ore del mattino del 10 aprile preceduti da nutriti fuochi di artiglieria, diretti da un valido osservatore, il sottotenente Poli, (Presidente nazionale ANCFARGL) iniziano gli attacchi ai due obbiettivi prefissati: Parrocchia di Vignale e Quota 459 che sono posizioni fortificate e contornate da campi minati. La 110ma compagnia con obiettivo Parrocchia di Vignale al comando dei S.Ten Manenti e Ten. Gagliardi, e la 123° compagnia con obiettivo Quota 459 Sot.Ten. Palma e Schiavoni. Cruenti furono i combattimenti con accesi corpo a corpo; grande abnegazione del S.Ten. Manenti che, incappato su di un campo minato nel tentativo di salvare un suo ardito dalla morsa delle mine, resta colpito mortalmente dallo scoppio di un ordigno.

Nel contempo il giovane marconista Caporale Moretti avuto l'apparato radio portatile colpito da schegge sia al vano porta batteria che al laringofono, lo ripara sotto il fuoco dei mortai e riesce a trasmettere in radiotelegrafia la richiesta di annebbiare il fronte per poter ripiegare i reparti che hanno portato a termine l'azione. L'esito glorioso delle due azioni non è stato incruento e sette morti più una quindicina di feriti di cui alcuni gravi, è stato il tributo del IX Reparto d'Assalto. La mattina del 21 Aprile il Gen. Utili seguìto dalla bandiera del IX Rep. d'assalto entra in Bologna da Porta S. Stefano tra una fitta ala di folla festante.

9° reggimento “Col Moschin” (Immagini dal Web)

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Gennaio 2011 VOLONTARI ABRUZZESI DEL SANGUE UNA GRANDE REALTA’ AQUILANA CHE IL TERREMOTO DEL 6 APRILE 2009 NON HA SPENTO. L’ORGOGLIO, L’ENTUSIASMO E LA VOGLIA DI CONTINUARE DEI DONATORI DI SANGUE DEL VAS DI L’AQUILA

Luciano PICCHIONI Consigliere Direttivo Provinciale V A S zioni annue E‟ stata durissima ma parte dei generosissimi Friulani, una sede solo dopo qualche giorno, ormai definitiva che sarà terminata entro il prossimo sfollati quasi tutti sulla costa mese di aprile . Ma non basta perché dal mese abruzzese, ci siamo riorganizzati e di novembre 2009 la FIDAS Nazionale ci ha molti di noi hanno continuato a donato un‟autoemoteca che, dopo un lungo donare il sangue nei luoghi ove, iter burocratico per la regolarizzazione ed il nostro malgrado, risiedevamo. A collaudo per renderla operativa, da qualche L‟Aquila, grazie ad una grandis- mese ci consente di raccogliere il sangue sima dimostrazione di solidarietà anche in luoghi lontani ed isolati della proe generosità da parte e soprattutto vincia. Tutto ciò ci ha aiutato fortemente e ci dei nostri amici del Friuli, è stato aiuta ancora tanto da infondere in noi un caupossibile ricominciare a donare il to ottimismo per tornare al più presto ai livelli sangue in quanto da Udine ci è di prima. Ci siamo vicini, ma abbiamo ancostata messa subito a disposizione ra molta strada da percorrere, che è anche un‟autoemoteca (molto grande, un particolarmente impervia, ma ciò non ci spaTIR) che è restata in città per venta anzi ci stimola. Stiamo riconquistando La sede temporanea nel Container alcuni mesi. Grazie alla FIDAS giorno per giorno la perduta fiducia e stiamo Nazionale abbiamo in uso un con- anche riprendendo la forza per farcela. Ce la Non tutti sanno che l‟associazione dei VO- tainer e quindi una sede temporanea che sarà faremo, ne sono sicuro, i segnali sono conLONTARI ABRUZZESI SANGUE, meglio utilizzata fino a quando avremo in dono, da fortanti. Alla fine dell‟anno 2010 ci siamo conosciuta come VAS, è stata fondata a ritrovati in città in oltre 2300 doL‟Aquila l‟8 Maggio 1954 da uno sparuto natori ed abbiamo effettuato circa numero di persone ed alcuni “quatrani” (in 4300 donazioni, credo sia veraitaliano ragazzi) colmi d‟entusiasmo e tanta mente un buon recupero. voglia di fare che tra le tante doti possedute Anche il Centro Trasfusionale ne prevaleva una “l’ALTRUISMO”. Sono dell‟Ospedale S. Salvatore è in trascorsi molti anni dal lontano giorno della una sede provvisoria e quindi le nascita e di strada se ne fatta tanta, anzi tandonazioni di sangue e/o di plasma, tissima, e lo spirito di sempre non è mai piastrine ecc. vengono effettuate venuto meno. Neppure in quella terribile ancora in una situazione piuttosto notte, che in 30 secondi ha cambiato la noprecaria ma noi, per nulla intimistra vita e la nostra realtà, si è aperto il sipario diti, continuiamo imperterriti per di un mondo sconosciuto ed è iniziato un la nostra strada. Ci piacerebbe che nuovo modo di vivere e di relazionarsi. Si, è anche i nostri giovani, così duravero, abbiamo provato il terrore, lo sgomenmente colpiti, si avvicinassero a Autoemoteca donata dalla to, la disperazione, l‟angoscia, la paura di noi per compiere questo semplice Federazione Italiana Donatori del Sangue non farcela. Abbiamo perduto tutto ma non ci gesto estremamente importante siamo rassegnati, anzi credo che stiamo per per tutti. La nostra è una popolaavere ragione su tutte le avversità grazie alla zione molto forte ed orgogliosa e nostra caparbietà ed al sostegno morale e quindi quella che è divenuta nel materiale dei donatori di sangue di tutta tempo una tradizione non si perl‟Italia appartenenti alla FIDAS (Federazione derà, anzi sicuramente si increItaliana Associazioni Donatori Sanmenterà. I padri continueranno ad gue). Dall‟alba del 6 Aprile 2009 già alcuni essere donatori e lo diverranno nostri donatori si sono recati all‟ospedale San anche i figli così come è avvenuto Salvatore di L‟Aquila pronti a donare il sanda circa 60 anni ad oggi. Essere gue, ma il centro trasfusionale così come donatore o meglio divenirlo è l‟intero ospedale erano praticamente distrutsemplice, basta contattarci nella ti, tutto era difficile e complicato. Non c‟era nostra sede provvisoria collocata più niente neppure i malati che erano stati attualmente nel container ubicatrasferiti in altri nosocomi della regione o to nell‟Ospedale Civile San Salaltrove. Anche la sede storica non era più vatore di L‟Aquila. Non dovete disponibile e quindi i donatori avevano peraver paura, non è doloroso e nepduto anche il luogo di riferimento. Prima del L’edificio che ospiterà la sede definitiva pronta pure pericoloso, fa solo bene ed fatidico giorno eravamo in città più di 3.000 abbiamo tanto bisogno di ad aprile, dono dei “donatori” friulani donatori attivi e sfioravamo le 5.500 donaVOI……

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Gennaio 2011

ASSOCIAZIONE PER I DIRITTI DEGLI ANZIANI «L’AQUILA»

ASSOCIAZIONE DI VOLONTARIATO fondata per fini di utilità sociale - legge 66/91 promuove seminari, convegni su tematiche socio sanitarie e culturali; organizza corsi di informatica per le persone anziane; offre assistenza fiscale, di patronato e di tutela dei consumatori;

VIGNA DI VALLE, - 18 GENNAIO 2011 Alla presenza del presidente della Repubblica, Giogio Napolitano e del Ministro della Difesa, Ignazio La Russa si è svolta la cerimonia del passaggio di consegne nella carica di Capo di Stato Maggiore della Difesa tra il Gen. Vincenzo Camporini, che lascia il servizio, e il Gen. Biagio Abate che subentra nell‟incarico.

AUGURI VIVISSIMI al Nuovo Capo di Stato Maggiore della Difesa Generale di Corpo Armata Biagio ABRATE

assistenza legale; segretariato sociale; provoca occasioni d’incontro mirati agli interscambi generazionali; organizza il tempo libero attraverso gite con obiettivi storico – culturali - ricreativi e giornate ludiche; AIUTACI AD AIUTARTI VIENI a trovarci nei container in Via Fioretta, S.R. 17 bis Km. 2+290–Paganica(AQ)INVIA una e-mail: adalaquila@libero.it –

CIAO! Io sono Mariasole, nata a L’Aquila il 19 ottobre 2010 ore 13.55; la mia Mamma si chiama Alessia Maria D‟Andrea, il mio papà si chiama Marco D'Ascenzo.

L’Associazione Culturale VOX MILITIAE si propone di:  Catalizzare le persone che condividono i Valori della Società Militare;

 Diffondere la cultura e il ruolo dei militari

ASSOCIAZIONE CULTURALE VOX MILITIAE QUOTA ASSOCIATIVA ANNO 2011 € 25,00

nella Nazione che cambia;

 Condividere momenti di vita (SolidaristicoRicreativo) con persone che hanno identicche motivazioni;

 Fornire ai soci assistenza e consulenza giuridica e amministrativa. La partecipazione è aperta a tutti coloro che vogliono far sentire la loro voce. Gli articoli investono la diretta responsabilità degli autori e ne rispecchiano le idee personali, inoltre devono essere esenti da vincoli editoriali. Di quanto scritto da altri o di quanto riportato da organi di informazione occorre citare la fonte. La redazione si riserva di sintetizzare gli scritti in relazione agli spazi disponibili; i testi non pubblicati non verranno restituiti. Contattateci tramite telefono: 320.1108036; E-Mail: acvm@libero.it.

CI SI ASSOCIA INVIANDO DOMANDA, CORREDATA DEI DATI ANAGRAFICI A: ASSOCIAZIONE CULTURALE VOX MILITIAE Via Puglia, 18 – 67100 L’AQUILA Il versamento della quota associativa per i nuovi soci ed il rinnovo della tessera per gli associati può essere effettuato sul C/C Bancario n. 104934 intestato a : “Associazione Culturale VOX MILITIAE” CARISPAQ di L‟Aquila, sede Centrale

CODICE IBAN IT71I0604003601000000104934

VOX MILITIAE DIRETTORE GENERALE Raffaele Suffoletta DIRETTORE RESPONSABILE Alessia Di Giovacchino COORDINATORE Gianluca Romanelli Hanno collaborato Adacher Davide, Coltrinari Massimo, Di Ventura Vito, Papi Giovanni, Impaginazione e grafica TIPOGRAFIA LA ROSA – Via Costa di Bagno Piccolo 67042 L’Aquila Autorizzazione Tribunale di L‟Aquila N. 480 del 21.11.2001 VOX MILITIAE Tel. 320.11.08.036 Stampato il 28 gennaio 2011 Spedito il 31 gennaio 2011

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