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Cause e rimedi

Cause e rimedi

Le cause di queste disuguaglianze sono già state identificate;7-9 principalmente c’è un problema di carenza delle infrastrutture che rende difficile, se non impossibile, l’accesso alla Rete da parte di alcune persone, in particolare quelle che vivono nelle zone rurali e in quelle economicamente più svantaggiate. Ancora, in certi Paesi del mondo, ma per certi aspetti anche in Italia, i costi per le tecnologie sono tuttora eccessivamente elevati, elemento che inevitabilmente lascia ai margini chi non può permettersi un collegamento a Internet. C’è poi un problema di digital literacy e di digital health literacy: le persone non sono sufficientemente formate e consapevoli della possibilità di utilizzare questi strumenti e il loro livello di coinvolgimento è ancora scarso. C’è poi certamente un problema di digital divide che può spiegare perché le persone anziane non riescono a utilizzare questi strumenti. C’è infine una questione che riguarda i medici e la loro difficoltà a stabilire un rapporto empatico con il paziente attraverso i sistemi di telemedicina, che rendono più complicata la comunicazione verbale. Inoltre, negli Stati Uniti molti sostengono che rimborsare una prestazione erogata in telemedicina parificandola alla prestazione in presenza disincentivi i medici a seguire quest’ultima modalità.

Quali possono essere i rimedi? Come rendere compatibili i percorsi diagnostico-terapeutico assistenziali con un maggiore ricorso alla telemedicina? La prima cosa è sicuramente la necessità di miglioramento dell’infrastruttura. A questo il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) in Italia dovrebbe in qualche modo porre rimedio; certamente occorre migliorare la fiducia dei cittadini nei confronti degli strumenti di digital health, con progetti di inclusione digitale che siano capaci di coinvolgere e convincere il più possibile i cittadini che non usano questi strumenti a farlo. C’è la

necessità di rivedere il processo di sviluppo di questi strumenti – spesso si tratta di “soluzioni” calate dall’alto – quasi mai co-disegnate e co-create insieme ai cittadini/pazienti. In determinati casi, inoltre, può essere più facile utilizzare una tecnologia più semplificata rispetto a quella che la sanità digitale mette a disposizione: ad esempio alcuni studi dimostrano che l’invio di messaggi sms è più efficace nel raggiungere determinati obiettivi rispetto a strumenti tecnologicamente più avanzati. Ad esempio, uno studio statunitense condotto a febbraio 202210 ha voluto misurare l’efficacia di un programma di sorveglianza basato su semplici sms durato 14 giorni (più eventuali 7 giorni) su pazienti con covid-19. Il programma ha coinvolto 3488 pazienti i cui esiti di malattia sono stati confrontati con quelli di 4377 pazienti di controllo. A 30 giorni dalla positività, erano deceduti 3 pazienti rispetto a 12 nel gruppo di controllo, quindi con una riduzione relativa della mortalità del 64% a favore del gruppo di intervento. Risultati interessanti si sono osservati anche negli accessi al pronto soccorso e negli esiti a 60 giorni. Probabilmente, quindi, per certi tipi di attività, dei semplici messaggi di testo potrebbero essere dei buoni strumenti in grado di superare i limiti finora descritti.

È necessario però prima di tutto condurre studi clinici in grado di misurare l’efficacia e la sostenibilità economica dei sistemi di telemedicina e condurre ricerche in grado di identificare quali sono i pazienti, e quali le patologie e le aree mediche, che possono beneficiare maggiormente dell’impiego di questi strumenti.

Bibliografia

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