Parole di Vita - Aprile 2011

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GIORNALE DELLA COMUNITÀ PARROCCHIALE DI CASTELLO

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La luce della carità di San Carlo, tra noi.


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Set timana Santa DOMENICA DELLE PALME 17 aprile *ore 9.45 *ore 10.00

Benedizione degli ulivi nel cortile dell’oratorio e processione alla chiesa parrocchiale S. Messa

GIOVEDI’ SANTO 21 aprile *ore 8.30 *ore 16.00 *ore 21.00

Celebrazione della Parola S. Messa con la lavanda dei piedi S. Messa nella Cena del Signore

VENERDI’ SANTO 22 aprile *ore 8.30 *ore 15.00 *ore 21.00

Via Crucis Celebrazione della Passione del Signore Via Crucis dalla chiesa di San Carlo alla chiesa parrocchiale; seguiranno i riti della deposizione del Signore

SABATO SANTO 23 aprile *ore 8.30 *ore 15.00 *ore 21.00

Celebrazione della Parola Confessioni per tutti Solenne VEGLIA PASQUALE

DOMENICA 24 aprile

PASQUA di RESURREZIONE

*SS. Messe nell’orario festivo *ore 10.00 S. Messa solenne

LUNEDI’ dell’Angelo 25 aprile SS. Messe ore 10.00 e 18.30


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CARISSIMI PARROCCHIANI,

siamo ormai al termine della Quaresima e pronti ad entrare nella settimana più importante dell'anno liturgico: la Settimana Santa. Ma prima di tutto lasciatemi fare un complimento a quanti hanno preso sul serio questo periodo di quaresima, non tanto e solo con qualche piccolo sacrificio, ma con un vero impegno di preghiera e di generosa carità. Anche la nostra parrocchia ha fatto diverse proposte spirituali: penso a quel gruppo di persone che, non senza sacrificio hanno saputo nella prima settimana mettere davanti a tutti gli impegni della giornata la preghiera mattutina, la meditazione e la celebrazione dell'Eucaristia. E poi la bella partecipazione ai quaresimali del venerdì sera: le riflessioni sulla croce del Signore e sulla figura di San Carlo ci hanno aiutato a leggere sul volto del Crocifisso i tratti dell'amore infinito del Padre che offre il Figlio suo Gesù per la salvezza del mondo. E ancora le varie celebrazioni culminate nella edificante Via Crucis a Lecco con la presenza del nostro Arcivescovo. Ora con la Domenica delle Palme entreremo nella Settimana Santa. 1. Il primo gesto con cui apriremo questi santi giorni sarà la raccolta di contributi che faremo domenica 17 aprile a favore del Fondo di solidarietà costituito nella nostra città di Lecco e finalizzato a creare qualche posto di lavoro. Questi soldi che raccoglieremo, sono frutto di sacrifici fatti in quaresima, segno di generosità e di carità per chi ha perso il lavoro e che ora si trova in una situazione difficile. 2. La seconda osservazione riguarda i tre giorni santi. Il Giovedì Santo è il giorno dell'Ultima Cena di Gesù e anche il giorno dell'Istituzione dell'Eucaristia e del Sacerdozio; il Venerdì Santo è il giorno della morte di Gesù; mentre il Sabato Santo è il giorno della preghiera e dell'attesa della Pasqua, festa di Resurrezione. 3. La terza osservazione è sulla Pasqua di questo anno segnato dalla guerra e dalla violenza. Ci rendiamo tutti conto che siamo di fronte ad un momento storico di una portata inimmaginabile. Popoli in fuga dalla guerra e dalla miseria. Popoli alla ricerca di un benessere maggiore che ridia dignità alle loro vite. Popoli stanchi di stare a guardare ed a raccogliere le briciole dei ricchi epuloni di turno. E dall'altra un'Europa preoccupata solo di alzare mura, di rinforzare i confini e di difenderli a denti stretti; ma fino a quando? E noi intanto ci dilettiamo con i nostri insulsi dibattiti politici. Possiamo proprio dire che l'umanità in questo momento della storia sta vivendo il suo Venerdì Santo, venerdì di passione e di morte. 4. Ma dopo il Venerdì Santo per noi credenti brilla la luce della Pasqua; la resurrezione del Signore non tarderà a rischiare anche il nostro orizzonte avvolto dalle tenebre e dalla paura. Infatti il grande dono di Cristo agli apostoli, impauriti e rinchiusi nel Cenacolo è quello della pace. "Vi dono la pace. Vi dono la mia pace". Queste parole di Gesù esprimono il dono e il frutto della Pasqua che tutti attendiamo. E allora la Pasqua è augurio di Pace ; ed è anche impegno perchè il Signore Gesù risorga nei cuori pacificati di tutti gli uomini: e Gesù risorge quando condanniamo la violenza, quando pratichiamo il dialogo ed il perdono, quando diffondiamo carità e solidarietà con i fratelli più poveri. Mentre meditiamo questi pensieri e ci prepariamo a vivere intensamente la Settimana Santa, a nome di tutti i sacerdoti Vi auguro una Buona Pasqua. Un cordiale saluto dal vostro Parroco PAROLE DI VITA

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"La luce della carità di san Carlo" Lettera di Benedetto XVI alla Chiesa ambrosiana per il IV centenario della canonizzazione 3. Non si potrebbe comprendere, però, la carità di san Carlo Borromeo se non si conoscesse il suo rapporto di amore appassionato con il Signore Gesù. Questo amore egli lo ha contemplato nei santi misteri dell'Eucaristia e della Croce, venerati in strettissima unione con il mistero della Chiesa. L'Eucaristia e il Crocifisso hanno immerso san Carlo nella carità di Cristo, e questa ha trasfigurato e acceso di ardore tutta la sua vita, ha riempito le notti passate in preghiera, ha animato ogni sua azione, ha ispirato le solenni liturgie celebrate con il popolo, ha commosso il suo animo fino a indurlo sovente alle lacrime. Lo sguardo contemplativo al santo Mistero dell'Altare e al Crocifisso risvegliava in lui sentimenti di compassione per le miserie degli uomini e accendeva nel suo cuore l'ansia apostolica di portare a tutti l'annuncio evangelico. D'altra parte, ben sappiamo che non c'è missione nella Chiesa che non sgorghi dal "rimanere" nell'amore del Signore Gesù, reso presente a noi nel Sacrificio eucaristico. Mettiamoci alla scuola di questo grande Mistero! Facciamo dell'Eucaristia il vero centro delle nostre comunità e lasciamoci educare e plasmare da questo abisso di carità! Ogni opera apostolica e caritativa prenderà vigore e fecondità da questa sorgente! La splendida figura di san Carlo mi suggerisce un'ultima riflessione rivolta, in particolare, ai giovani. La storia di questo grande Vescovo, infatti, è tutta decisa da alcuni co-

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raggiosi "sì" pronunciati quando era ancora molto giovane. A soli 24 anni egli prese la decisione di rinunciare a guidare la famiglia per rispondere con generosità alla chiamata del Signore; l'anno successivo accolse come una vera missione divina l'ordinazione sacerdotale e quella episcopale. A 27 anni prese possesso della Diocesi ambrosiana e dedicò tutto se stesso al ministero pastorale. Negli anni della sua giovinezza, san Carlo comprese che la santità era possibile e che la conversione della sua vita poteva vincere ogni abitudine avversa. Così egli fece della sua giovinezza un dono d'amore a Cristo e alla Chiesa, diventando un gigante della santità di tutti i tempi. Cari giovani, lasciate che vi rinnovi questo appello che mi sta molto a cuore: Dio vi vuole santi, perché vi conosce nel profondo e vi ama di un amore che supera ogni umana comprensione. Dio sa che cosa c'è nel vostro cuore e attende di vedere fiorire e fruttificare quel meraviglioso dono che ha posto in voi. Come san Carlo, anche voi potete fare della vostra giovinezza un'offerta a Cristo e ai fratelli. Come lui, potete decidere, in questa stagione della vostra vita, di "scommettere" su Dio e sul Vangelo. Voi, cari giovani, non siete solo la speranza della Chiesa; voi fate già parte del suo presente! E se avrete l'audacia di credere alla santità, sarete il tesoro più grande della vostra Chiesa ambrosiana, che si è edificata sui Santi. Terza parte


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4. POLIFONIA DELL'ESISTENZA Guardate il mandorlo. È il primo albero che fiorisce, l'ultimo che fa i frutti. E ci insegna una cosa: se voglio vedere dei frutti nella mia vita devo prima fiorire. Una delle forme più importanti della fioritura dell'essere la chiamo polifonia dell'esistenza. Dio non copre tutte le gamme d'onda del nostro cuore. L'amore di Dio non risponde a tutte le dimensioni del cuore dell'uomo, neppure del cuore del monaco. Dio non pretende di essere unico, geloso sbocco degli affetti. Nell'Eden Adamo vede Dio, gli parla faccia a faccia, eppure non è felice. Dio non gli basta. Non è sufficiente Dio per stare bene. E non si tratta di una esperienza di peccato, ma di Eden. Infatti Dio vede e dice: "Non è bene che l'uomo sia solo...", solo con Dio. Gesù stesso offre almeno tre oggetti all'amore: ama Dio, ama il tuo prossimo, come ami te stesso. La polifonia dell'amore. Polifonia non è figlia di sottrazioni, ma di addizioni. "Amerai il Signore con tutto il cuore" (Dt 6,5) non significa: "Ama Dio solamente, riservando tutto il cuore a lui", ma: "Amalo con totalità, senza mezze misure". Così devi, allo stesso modo, amare il tuo amico: "con tutto il cuore", senza riserve. Ma non solo il tuo amico, il genitore, il figlio, lo sposo. La totalità del cuore non significa esclusività. "Non avrai altri dei di fronte a me" (Es 20,3), chiede il Signore, ma non già: "Non avrai altro amore all'infuori di me". L'espressione "polifonia dell'esistenza" è stata coniata da Bonhoeffer in una lettera ad un amico. II rischio implicito in ogni grande amore è quello di smarrire la polifonia dell'esistenza. Voglio dire che Dio e la sua eternità pretendono di essere amati dal profondo del cuore, senza però che l'amore terreno ne venga danneggiato o indebolito; qualcosa come un cantusfirmus, in rapporto al quale le altre voci della vita formino il contrappunto. Solo quando ci troviamo in questa polifonia la vita è totale, fiorisce. Un rischio implicito in ogni grande amore, terreno o celeste, di appartamento o di monastero, è quello di smarrire, in nome di un unico amore totalizzante, la polifonia dell'esistenza, la totalità della vita.

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La perdita della polifonia è stata una delle conseguenze più negative di un malinteso amore sacro, che si è tradotto - in troppi ambienti religiosi - in diffidenza verso l'amicizia, freddezza di rapporti, brinate sui sentimenti, distorsioni affettive. E soprattutto ha portato la malattia più temuta da Gesù: la sclerocardia, la durezza del cuore. È stato come immiserire la vita, perché all'infuori delle relazioni non esiste manifestazione dell'infinito quaggiù. La cosa più importante dell'esistenza restano i rapporti umani. Perso il cuore plurale, la vita spirituale vegeta come frutto di sottrazioni, si disidrata nell'illusione di amare Dio perché non ama nessuno sulla terra! D'altra parte, si potrà perdere la polifonia dell'esistenza anche coltivando soltanto rapporti umani, senza la luce dei grandi pensieri e di un oltre. I santi non sono coloro che restituiscono a Dio l'osservanza di tutti i precetti, ma sono quelli che hanno realizzato l'impresa di diventare umani, che hanno trovato il sentiero della pienezza, degli appassionati per la trasparenza del cuore e delle parole. I santi non sono gli uomini e le donne dalla vita irreprensibile, basta pensare a Paolo, ad Agostino, ma quelli capaci di custodire e mostrare un tesoro dentro vasi di argilla, portare una luce dentro questo nido d'argilla, passione per la pace e per la pietà e un disarmato amore per tutti. Dio porta un'addizione di vita, un supplemento di cuore. Non siamo figli di una diminuzione, ma di un accrescimento. La vita spirituale è un'opera armoniosa di dilatazione. Più Dio in me equivale a più io. Ecco cosa raccontare con la vita. C'è una terribile parola di un politico francese del secolo scorso, Proudhon, che dice: "Ho smesso di credere in Dio il giorno in cui ho incontrato un uomo migliore di Lui.” Forse vale anche per il prete, il religioso: perché devo ascoltare uno che è meno uomo di me e di tanti? Smettono di credere in noi quando incontrano uomini migliori di noi! Non più colti o intelligenti. No, migliori nel cuore. (don Ermes Ronchi CHIESA DI SANTI)

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La croce di San Carlo con il Santo Chiodo venerdì 8 aprile è giunta nella nostra chiesa parrocchiale, dopo aver sostato nelle chiese di di San Nicolò e di San Carlo al Porto. Una delle immagini di San Carlo che più si è impressa nella memoria dei fedeli ambrosiani, tramandata da svariate opere d'arte, è quella del vescovo che devotamente porta in processione per le strade della città colpita dalla peste la croce con il Santo Chiodo, per invocare la fine del flagello e la salvezza del popolo a lui affidato.

E in queste settimane di Quaresima, quella croce che fu tra le mani del santo Borromeo torna a percorrere le Zone pastorali della nostra Diocesi, in occasione della solenne Via Crucis presieduta dal cardinale Dionigi Tettamanzi. Il Santo Chiodo, infatti, è una delle reliquie più importanti e venerate in terra ambrosiana. Si tratta, secondo la tradizione, di uno dei ferri della Croce del Redentore, (che in realtà non assomiglia a un chiodo) che si vuole usato dall'imperatore Costantino come morso di cavallo e in seguito donato da Teodosio a Sant'Ambrogio. Custodito nel Duomo di Milano e conservato in un tabernacolo a oltre 40 metri d'altezza, nella volta in alto che conclude il coro, il Santo Chiodo è oggetto di un'antichissima e singolare liturgia nel sabato che precede la ricorrenza dell'Esaltazione della Croce, allorchè è prelevato dall'arcivescovo mediante una navicella del XVII secolo (conosciuta col nome di nivola), per essere poi esposto alla devozione dei fedeli. Quando nell'agosto del 1576 le autorità proclamarono in modo

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ufficiale che il contagio della peste era penetrato a Milano, San Carlo si trovava fuori città, in una delle sue numerose visite pastorali. Prontamente, allora, l'arcivescovo rientrò in città per organizzare l'assistenza spirituale e materiale, mentre le autorità civili si allontanavano abbandonando un popolo impaurito e stremato. Spogliatosi di tutto ciò che gli era rimasto, il Borromeo usò persino gli arredi e i tendaggi dell'arcivescovado per aiutare i bisognosi. Ma mentre soccorreva i malati, San Carlo non tralasciava di pregare e di far pregare, promuovendo funzioni penitenziali, celebrazioni di Messe all'aperto (perché anche coloro che non potevano uscire dalle loro case potessero assistervi), processioni pubbliche nelle quali portava un "pesantissimo Crucifisso" e che terminava con "una così divina predica che faceva crepare di pianto gli audienti". Di queste processioni a Milano ne furono previste inizialmente tre, che partendo dal Duomo raggiunsero rispettivamente le basiliche di Sant'Ambrogio, quella di San Lorenzo e il santuario di Santa Maria presso san Celso. La terza fu la più solenne e drammatica, anche perché il Borromeo volle portare in quell'occasione proprio la croce con il Santo Chiodo e tutte le reliquie conservate a Milano. L'arcivescovo precedeva il popolo, come dice il Giussani, "con li piedi ignudi e con un aspetto tanto mesto e doloroso che moveva a gran pietà e pianto ognuno che lo mirava, imperocchè s'era vestito della cappa pontificia paonazza e tirato il cappuccio sugli occhi". Come infatti il Quadrone del Duomo lo ritrae con efficace espressività. Le processioni con il Santo Chiodo proseguirono poi anche nei giorni seguenti per volontà dello stesso San Carlo che a distanza di alcuni anni, in una sua lettera pastorale, esortava i milanesi a ricordare come proprio "con quella santa reliquia, implorando la misericordia di Dio, fummo così mirabilmente e quasi all'improvviso liberati dalla pestilenza".


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CELEBRAZIONI PER SAN CARLO

Apertura dell’ostensione della soprana di San Carlo

Adorazione della croce con il santo chiodo

Via Crucis con il Card. Tettamanzi PAROLE DI VITA

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Un comparrocchiano illustre: Alessandro Manzoni Sabato 2 aprile, il vicario generale Mons. Carlo Redaelli ha scoperto la lapide in ricordo della Cresima che Alessandro Manzoni ha ricevuto nella nostra chiesa parrocchiale. Sappiamo che gli ascendenti di Alessandro Manzoni, il più grande scrittore e poeta cristiano di tutti i tempi, abitarono stabilmente al Caleotto di Lecco, dove erano nati sia il nonno paterno, dottor Alessandro, che il padre, don Pietro. Lo stesso Alessandro Manzoni, quando non era in collegio, trascorse qui tutta l'infanzia e l'adolescenza, come informa lui stesso nell'introduzione al "Fermo e Lucia". Il quartiere Caleotto, fino al 1951, faceva parte, per giurisdizione ecclesiastica, della parrocchia di Castello, che confinava con la parrocchia di Pescarenico. Ecco perché, com'è scritto in un registro agli atti dell'Archivio parrocchiale, nel lungo elenco di bambini, provenienti anche da parrocchie limitrofe e cresimati in questa chiesa il giorno 10 giugno 1794, figura Alessandro Manzoni, già con il titolo nobiliare di "don", cui aveva diritto il padre Pietro, con la precisazione "di Castello". I Manzoni del Caleotto erano dunque nostri comparrocchiani. Il Sacramento della Cresima gli fu amministrato da Monsignor Tommaso Gallarati Scotti, vescovo titolare di Lares, una diocesi tuttora esistente che si trova vicino a Cartagine, in Tunisia. Il giovane presule era nato a Milano e consacrato vescovo, a soli 36 anni, il 21 febbraio 1794, pochi mesi prima della visita compiuta in tutta la pieve di Lecco nel giugno dello stesso anno. Nel libro cassa della parrocchia, in data 7 giugno 1794, tre giorni prima della visita del Vescovo Gallarati Scotti, è registrato anche un pagamento al M° Giuseppe Villa, organista e organaro, per riparazioni all'organo,

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Giulia Beccaria e suo figlio Alessandro Manzoni bambino di Andrea Appiani

operazione solitamente straordinaria, correlata a qualche avvenimento di rilevante importanza per la comunità. Per il piccolo Alessandro padrino di Cresima fu lo zio, Monsignor Paolo Manzoni, anch'egli di Castello, fratello del padre Pietro e Canonico Ordinario del duomo di Milano, vicario civile. incaricato di molti uffici amministrativi dall'Arcivescovo, Cardinale Giuseppe Pozzobonelli.


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Si era più volte pensato di far menzione di questo fatto, così efficace nella vita cristiana di ciascuno di noi e in particolare di Alessandro Manzoni, posando un segno in questa chiesa; l'idea si è concretizzata in questi mesi affiggendo una lapide vicino alla porta laterale dell'ingresso alla chiesa. Abbiamo anche voluto arricchire il ricordo con l'apposizione di due lastrine, l'una recante una strofa dell'inno manzoniano "La Pentecoste", una preghiera che rimane da leggere e recitare da chi si fermerà e guarderà questo segno. Il testo è, infatti, una stupenda invocazione allo Spirito Santo, qui a Castello effuso su Alessandro Manzoni nel Sacramento della

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Santa Cresima, un'espressione di senso autobiografico, poiché, sappiamo, lo scrittore visse in gioventù nel dubbio per la fede, poi rianimata e ricreata per il dono del Vincitore, lo Spirito Santo, appunto. Viene altresì evidenziata nel marmo copia del documento manoscritto tratto dall'archivio con giustapposta una seconda lastrina in ottone con incisa la trascrizione a stampa dello stesso documento. Con questo atto riteniamo di aver arricchito la nostra chiesa di un segno di Fede e di Cultura e di aver reso ancor più vivo il ricordo della presenza lecchese del sommo scrittore. Ambrogio

Da “LA PENTECOSTE” Noi t'imploriam! Placabile Spirto discendi ancòra, a' tuoi cultor propizio, propizio a chi T'ignora; scendi e ricrea; rianima i cor nel dubbio estinti; e sia divina ai vinti mercede il vincitor. 1794 Dall'Ill.mo e Red.mo Monsignore Don Tomaso Scotti Gallarati Vescovo Di Laro in occasione della Visita fatta nella Parrocchia di Castello, ed in tutta la Pieve, quale Cresima fu il gño 10. Giugno Vedi come segue ....................................................... Don Alessandro Manzoni figlio di Don Pietro della Parrocchia di Castello Padrino il Can.o Ord. Don Paolo Manzoni figlio del Dottore Alessandro di Castello (dall’Archivio parrocchiale Castello) PAROLE DI VITA

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Verso gli altari un prete di grande carità, donò anche il suo materasso Il 26 giugno sarà beatificato in Duomo don Serafino Morazzone, il "buon curato di Chiuso" come venne definito da Alessandro Manzoni nella prima versione del suo "Fermo e Lucia". Lo scrittore de "I Promessi sposi", infatti, conobbe di persona il prete oggetto di un'autentica venerazione da parte dei fedeli, e presumibilmente partecipò al suo funerale. La beatificazione chiude un iter durato quarantasette anni, dal 1964, ma concepito già nel 1948 quando il cardinale Schuster rispolverò vecchie carte e documenti del curato lecchese e volle che se ne diffondesse la memoria. Don Serafino sarà beatificato con altre due figure della nostra Diocesi: Padre Clemente Vismara, missionario del Pime per 60 anni in Birmania e suor Enrichetta Alfieri per anni nelle Carceri di San Vittore.

Serafino Morazzone nasce a Milano il 1°febbraio 1747 nel quartiere di via Broletto, da una famiglia numerosa e molto povera. Intorno ai 13 anni sente il desiderio della vocazione al sacerdozio, ma per le difficili condizioni economiche non potrà accedere al Seminario. Viene iscritto alle scuole esterne del Collegio di Brera, retto dai gesuiti, intanto presta servizio come chierico nella sua parrocchia di San Carpoforo. Il 4 settembre 1761 riceve la tonsura e il 17 dicembre 1762 i due ordini minori dell'ostiariato e del lettorato. A 18 anni, nel 1765, per poter continuare gli studi entra a far parte dei chierici che prestavano servizio in Duomo nella "Sacrestia delle messe". I chierici allora non erano più di nove e venivano affidati a un maestro: al mattino i ragazzi prestavano servizio in Duomo e nel pomeriggio frequentavano la scuola di teologia nella chiesa di S. Maria presso S. Satiro. Ricevevano un compenso di 10 lire al mese e in più do-

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vevano continuare a prestare aiuto nella loro parrocchia. Serafino era fedelissimo al suo impegno e per otto anni prestò servizio alla "Sacrestia delle Messe", finché il 2 gennaio 1771, dopo un ritiro di dieci giorni presso i Missionari di Rho, ricevette gli ordini minori dell'accolitato e dell'esorcistato e, inaspettatamente, si aprì per lui la strada del sacerdozio. Nel marzo 1773 infatti, quando ancora non aveva ricevuto gli ordini maggiori, su consiglio dei superiori partecipò al concorso per la nomina a parroco della chiesa di S. Maria Assunta in Chiuso.


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Vinse il concorso di parroco, ma non era ancora prete e così il 10 aprile 1773 ricevette il suddiaconato e il 18 dello stesso mese il diaconato; quindi il 9 maggio fu ordinato sacerdote e il giorno successivo era già a Chiuso. Celebrò la sua prima messa nell'oratorio di San Giovanni Battista e fece il solenne ingresso in parrocchia. Per quarantanove anni svolse il suo ministero pastorale nella piccola comunità lecchese senza mai allontanarsi dal paese, se non per gli esercizi spirituali

annuali. Egli fu un prete di grande preghiera, carità e servizio agli altri; non si risparmiava mai e a qualunque ora lo chiamassero lui correva. Tutto ciò che riceveva era destinato ai poveri e agli ammalati, si privò anche del suo materasso per darlo a un uomo malato e sofferente; aprì in canonica una scuola gratuita, frequentata anche dai bambini dei paesi vicini. La gente lo chiamava "il beato Serafino" ma lui si definiva "un povero peccatore". Morì il 13 aprile 1822.

Beati a Lecco In preparazione alla beatificazione di don Serafino Morazzone sono stati organizzati quattro incontri di preghiera e conoscenza dei nostri Beati Sacerdoti di Lecco con la presenza di mons. Ennio Apeciti dell’Ufficio Diocesano per la causa dei santi (ad eccezione dell’ultimo incontro): - Lunedì 21 marzo ore 21.00 Don Serafino Morazzone Chiesa S.M. Assunta Chiuso - Martedì 12 aprile ore 21.00 Beato Luigi Monza Chiesa Parrocchiale S. Giovanni - Mercoledì 11 maggio ore 21.00 Beato Giovanni Mazzucconi Chiesa Parrocchiale Rancio - Mercoledì 25 maggio ore 21.00 Beato Pagano Basilica di S. Nicolò.

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L'arco dell'esistenza del beato Luigi Monza è racchiuso in soli 56 anni. Nato nel 1898 a Cislago (Varese), dopo l'ordinazione fece il suo servizio pastorale a Vedano Olona, poi a Saronno, e infine a Lecco, ove si spense il 29 settembre 1954, con il piazzale della chiesa gremito di persone in preghiera. Fu un pastore esemplare. La sua santità non è chiusa in se stessa. Egli insegna che l'unico modo adeguato per vivere in pienezza il Vangelo è di amare gli uomini come li ha amati Gesù Cristo. L'unica risposta adeguata è una Chiesa che introduce l'uomo nella sfera di una grande famiglia. Il 30 aprile del 2006 è stato proclamato beato nel duomo di Milano dal Card. Tettamanzi.

Giovanni Mazzucconi, nato a Rancio nel 1826, ha fatto parte della prima spedizione missionaria del nascente "Seminario per le Missini Estere”, fondato nel 1855 e che oggi è il P.I.M.E. Beatificato nel 1983 da Giovanni Paolo II, è stato il primo sacerdote milanese sulla gloria degli altari dopo San Carlo. Nel 1852, alla vigilia della partenza per l'Oceania, scriveva così: "Beato quel giorno in cui mi sarà dato di soffrire molto per una causa sì santa e sì pietosa, ma più beato quello in cui fossi trovato degno di spargere per essa il mio sangue e di incontrare fra i tormenti la morte". Di lì a tre anni, nel settembre 1855, verrà ucciso, a soli 29 anni, in un'imboscata sull'isola di Woodlark. I fondamenti del suo entusiasmo per la missione fino a desiderare il martirio sono semplici: preghiera, sacrificio e gusto per la carità.

Beato Pagano fu uno dei più illustri inquisitori domenicani del XIII secolo in Lombardia. Cercò di espletare il suo compito, esaminare le nuove teorie ed idee in materia di religione ed ortodossia della fede, con discernimento e coscienza e questo gli costò la vita. Nativo di Lecco nel XIII secolo, si formò nel convento di Bergamo, soggiornando anche per un lungo periodo in quello di Rimini, dove espletò il suo apostolato; si dice che ricevette l'abito dell'Ordine a Padova dallo stesso S. Domenico, ma ciò non è documentato. Di certo si sa la sua attività di inquisitore, che svolse per mandato pontificio in Lombardia, Piemonte e Liguria. Abitò nel convento di Como e operò specialmente in Valtellina. Il 26 dicembre 1277, venne assalito dai complici di uno degli eretici di cui si stava occupando. Parte delle reliquie si trovano a Lecco nella chiesa dell'ospedale. Fu proclamato beato nel 1278.

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Giovanni Paolo II Beato Il 1° maggio 2011 Papa Giovanni Paolo II sarà beatificato! Ad appena sei anni dalla morte, il 2 aprile del 2005, Papa Ratzinger ha derogato alle norme canoniche che prevedono si aspettino cinque anni dalla morte per aprire il processo canonico per la beatificazione, come aveva fatto Wojtila, prima di lui, per Madre Teresa, nel 2003. Qual era il segreto di Papa Wojtila che gli permetteva di parlare alle famiglie, alle donne, ai bambini, ai giovani, agli anziani, ai lavoratori, ai carcerati, ai migranti, ai malati e - insomma - a tutti e di essere inteso e qualche volta incompreso? Un doppio segreto. Quello, innanzitutto, di un’umanità ricca e provata, che il dolore familiare precoce e il lavoro, la guerra e la dittatura avevano preparato all’incontro con ogni esperienza umana. E l’altro segreto che possiamo indicare con il dono avuto dal Cielo di riuscire ad essere a un tempo pienamente uomo di Dio e pienamente uomo del suo tempo. [...] Karol Wojtila divenuto Giovanni Paolo non ha avuto alcuna difficoltà a porsi a interprete dell’umanità della sua epoca, ma è riuscito anche a mostrare quell’umanità - con l’esempio e le parole - che cosa sia credere ai nostri giorni. In questa interlocuzione universale egli è stato aiutato dalla lunga durata del pontificato. Quei 26 anni e mezzo hanno permesso alla Chiesa e al mondo di intendere la radicale novità di Giovanni Paolo, che è quella di un Papa elet-

to contro ogni aspettativa e che non sale al trono di Pietro con un programma pontificale in tasca, ma si affida alla provvidenza che l’ha chiamato e risponde alle sfide delle circostanze da cristiano vivo, dando testimonianza della sua fede a ogni persona che incontra, a ogni gruppo umano al quale si rivolge. Riuscendo in qualche modo a “farsi tutto a tutti” a dimensione dell’umanità di oggi. Quella lunga durata l’ha aiutato a raggiungere veramente tutto il mondo, svolgendo una predicazione evangelica audace e modificando l’immagine papale per avvicinarla all’uomo della nostra epoca. [...] Un pontificato, proiettato nella predicazione del vangelo fino ai confini della terra e nel sogno apostolico di arrivare a ogni persona. “A tutta l’umanità, a tutti gli uomini” fu uno dei suoi motti”. (Tratto da Avvenire 8/4/11 - di L. Accattoli)

Gli eventi principali della beatificazione - 30 aprile ore 20.00 al Circo Massimo - Veglia di preghiera. - La notte tra il 30 aprile e il 1° maggio “notte bianca della fede”: otto chiese della città (lungo un percorso che idealmente conduce dal Circo Massimo al Vaticano) rimarranno aperte per la preghiera animata dai gruppi e dai movimenti giovanili. - 1 maggio ore 10.00 in Piazza San Pietro - S. Messa di Beatificazione. - 2 maggio ore 10.30 S. Messa di ringraziamento in Piazza san Pietro celebrata dal Card. Bertone. Le spoglie di Giovanni Paolo II saranno esposte nella Basilica di San Pietro, davanti l'Altare della Confessione a partire dal termine della cerimonia del 1 maggio.

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Quaresima ai piedi della Croce È stata una Quaresima con al centro la meditazione sulla Croce, che ha avuto il suo punto più alto con l'arrivo in città - e anche nella nostra chiesa - della Croce del Sacro Chiodo di San Carlo e con la Via Crucis per le vie di Lecco con l'Arcivescovo, dello scorso 8 aprile. Don Pietro Raimondi, cappellano del carcere di San Vittore di Milano, ha cominciato la preparazione alla Pasqua parlando del carcere come metafora della Passione di Cristo: lì c'è il giovedì dell'attesa del processo; lì c'è il venerdì del processo; lì ci sono il venerdì e il sabato della condanna e del silenzio nell'attesa della resurrezione - libertà.

Subito si obietterà che chi è in carcere se non tutti, molti - se l'è cercata questa croce da portare e, leggendo il Vangelo, può sembrare che anche Gesù se la sia cercata questa condanna, con le sue parole e con le sue azioni. Gesù, in realtà, viene condannato non perché sia colpevole ma perché dice la verità. A Gesù la croce la mettono addosso, non la cerca lui, eppure è proprio grazie alla croce che dimostra chi è veramente e porta a compimento il progetto di salvezza.

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Viene da domandarsi se cercarsi una croce da mettersi sulle spalle sia indispensabile per diventare santi, se dobbiamo aspettarci una croce da portare inviata da Dio, se dobbiamo temere un carcere, punizione e lontananza da Lui. La risposta è che, al contrario, Dio nel carcere si fa trovare, per chi lo vuole accogliere ed ascoltare e le croci - che arrivano da sole - Gesù ci aiuta a portarle, se noi lo vogliamo, proprio come lui è stato aiutato dal Cireneo a portare la croce, anche se quello vi era stato costretto! E anche noi possiamo aiutare chi si sente addosso una croce, chi è angustiato da una sofferenza nel proprio cuore. Il mezzo è la preghiera ed è bello sapere che c'è qualcuno che prega per te e ti aiuta a rinascere, proprio grazie alla preghiera. Oggi bisogna pregare soprattutto per i giovani, ha detto don Pietro, perché è difficile essere giovani in un mondo in cui solo chi è perfetto ce la fa e per gli altri, a San Vittore o nelle città, c'è la croce. E se c'è qualcuno, il Cireneo appunto,


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che aiuta Gesù a portare il patibolo fino in cima al Golgota, lassù non è solo, perché ai piedi della croce ci sono sua madre e il discepolo. Don Luca Ciotti ci ha fatto avvicinare a Maria, con i dubbi, le preoccupazioni che l'hanno accompagnata nella vita sin dal momento della gioia della presentazione al Tempio. Stati d'animo di una madre o di un figlio come tutti gli altri, che si preoccupano se nella vita sarà possibile vivere, amare, prendersi cura di quelli che si amano, trovare lavoro, fare qualcosa di buono e di bello, essere all'altezza della vita e di quanto ci chiede Gesù. Per alcuni non c'è speranza e il mondo è troppo brutto per far nascere un figlio, ma un cristiano deve sempre avere e ha veramente motivo per avere fiducia! Non si deve avere timore di stare accanto a chi soffre e a coloro ai quali vogliamo bene, anche se questo può voler dire, come per Maria, che la croce di un altro diventa anche la nostra. Maria ha esercitato questa virtù non solo ai piedi della Croce, ma ogni giorno nella casa di Nazareth, e per questo ci insegna la santità quotidiana. Una santità fatta delle azioni più semplici e comuni, in cui si praticano il perdono, la ricerca della verità, l'andare controcorrente rispetto al pensiero dominante, condividere la fede come un dono. E ai piedi della croce di Cristo c'è anche san Carlo Borromeo, ci ha ricordato padre Norberto Valli. Per lui la Croce, o meglio, Gesù Crocifisso era come un libro da contemplare, leggere e meditare, un libro aperto da cui trarre tutti gli insegnamenti necessari per la propria vita. E proprio in questo modo ne parlava durante le omelie della sua ultima Quaresima (1584) nel Duomo di Milano.

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Per San Carlo, quindi, portare in processione la Croce del Sacro Chiodo durante le pestilenze che ci furono nel corso del suo episcopato, non significava portare un oggetto magico o taumaturgico, ma doveva ricordare a tutti le sofferenze e le grazie profuse da Cristo sulla Croce. Mediante il battesimo, infatti, ogni cristiano rinasce in Cristo ed è in Lui: non si tratta di sforzarsi di comportarsi come Gesù, combattendo debolezze e istinti, ma di capire che non possiamo comportarci diversamente da Lui e che solo dall'amore sincero per Gesù può nascere la carità autentica verso i fratelli. La Croce del Sacro Chiodo, quella Croce che il Cardinale ha portato in processione per le vie della nostra vita ci parla anche se tace: "Ciò che mi attira a Te, Signore, sei Tu! Tu solo, inchiodato sulla Croce, con il corpo straziato tra agonie di morte. E il Tuo amore si è talmente impadronito del mio cuore che, quand'anche non fosse il Paradiso, io Ti amerei lo stesso. Nulla hai da darmi, per provocare il mio amore, perché quand'anche non sperassi ciò che spero, pure Ti amerei come Ti amo" ci dicono San Carlo e - con parole quasi identiche - la coeva Santa Teresa d'Avila. Matteo

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CONTEMPLIAMO LA CROCE, SEGNO DELL'AMORE DI DIO Chi entrava in chiesa durante il periodo quaresimale poteva leggere, sotto l'altare maggiore, la scritta "contempliamo la croce, segno dell'amore di Dio". I bambini dell'Iniziazione cristiana hanno cercato, attraverso varie proposte, di comprendere e far proprio il valore della croce, segno distintivo del cristianesimo, manifestazione dell'amore di Dio per ogni uomo. Le prime domeniche di quaresima ogni bambino ha ricevuto una piccola croce in legno e, di volta in volta, attraverso la lettura del Vangelo, ha scoperto le parole che aiutano a rendere vere le nostre vite e le ha inserite sulla propria croce: lode, accoglienza, fiducia, dono, speranza, osanna. La domenica delle Palme, in processione con tutta la comunità, ogni bambino ha portato la propria croce completata con

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tutte le cinque parole. Anche la Celebrazione Eucaristica domenicale delle ore 10, è stata curata in modo particolare: i bambini hanno vissuto la liturgia della parola nella cappellina dell'oratorio con una predica-intervista a loro misura, e si sono ricongiunti con la comunità adulta, nella chiesa parrocchiale, accolti con lo scambio della pace. I bambini inoltre hanno ricevuto un sasso da dipingere e poi vendere come fermacarte e un piccolo sacchetto di stoffa dove deporre le proprie rinunce per le spese dell'oratorio. Un'altra iniziativa è stata la Via Crucis del venerdì alle 16:30 che terminava con la benedizione della Santa Croce. Abbiamo contemplato la croce per imparare come si serve, come si ama e come si muore per gli altri. Le catechiste


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Non griderà nè urlerà Pubblichiamo un commento del Card. Gianfranco Ravasi al passo di Isaia che ci introduce alla Settimana santa. "Il mio Servo non griderà né urlerà, non farà udire in piazza la sua voce, non spezzerà la canna incrinata, né spegnerà uno stoppino dalla fiamma smorta". (Isaia 42,2-3) Entra in scena presentato da Dio stesso. Non ha un nome, né una genealogia, ma soltanto un titolo, Servo, in ebraico 'ebed', che non è indizio di inferiorità, ma espressione di una dignità, diremmo noi, quasi di ministro. Egli appare all'improvviso in un capitolo, il 42, del libro di Isaia: siamo in quelle pagine - che vanno dal capitolo 40 al 55 - assegnate dagli studiosi a un autore diverso rispetto al grande profeta dell'VIII secolo a.C. e che è stato denominato convenzionalmente "il Secondo Isaia". Costui era vissuto nel momento arduo ed esaltante del VI secolo a.C., quando il re di Persia, Ciro, spazzato via l'impero babilonese, aveva concesso a Israele di ritornare dall'esilio alla terra dei padri. La domanda è ora spontanea: chi è questo personaggio che sale alla ribalta in quattro canti incastonati nei capitoli 42; 49; 50 e 53 del rotolo profetico di Isaia? Tante sono le identificazioni tentate, sia individuali (un profeta? Geremia? Mosè? Un maestro di sapienza?), sia collettive (Israele stesso, oppure gli Ebrei fedeli che ora stanno per rimpatriare?). Proprio perché soprattutto nell'ultimo dei quattro canti il volto del Servo è segnato dai tratti della sofferenza e la sua è una missione sacrificale, la tradizione cristiana non

ha avuto esitazione nell'intravedere in quella figura i tratti del Messia, naturalmente applicati al Cristo della passione, morte e risurrezione. Noi ora fissiamo lo sguardo su uno dei primi lineamenti di quel Servo che potremmo riassumere in una parola: la mitezza. Sembra, infatti, di sentire già echeggiare l'appello di Gesù: "Venite a me, voi tutti, che siete affaticati e oppressi, e io vi ristorerò. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me che sono mite e umile di cuore. Il mio giogo è, infatti, dolce e il mio carico leggero" (Matteo 11,28-30). Tre sono le immagini che descrivono la mitezza del Servo. Innanzitutto la sua non è la voce potente e inquietante degli antichi profeti: il suo è, in verità, un annunzio di liberazione e di salvezza, non di giudizio e di condanna. Egli non punta l'indice nella piazza contro le ingiustizie, ma con pazienza passa quasi di casa in casa per convincere e convertire. Ecco, allora, gli altri due simboli suggestivi e trasparenti: la canna incrinata non è da lui gettata via, ma riaggiustata e riutilizzata; lo stoppino che sta sfrigolando e crepitando perché senza olio non viene brutalmente spento, ma di nuovo alimentato perché ritorni a sfavillare. È un atto d'amore nei confronti di ciò che sembra destinato alla rovina. È quell'andare in cerca della pecora perduta, è quell'abbracciare il figlio smarrito e ritornato a casa, è quell'atteggiamento che Gesù costantemente testimonierà con le sue parole e le sue azioni. PAROLE DI VITA

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Un incontro speciale Gesù è mio amico, ma un amico molto speciale perchè è sempre pronto ad ascoltarmi, a perdonarmi e non si stanca mai di me. Sogno spesso di sentire la sua voce e di vedere il suo dolce sguardo! Ma tra poco lo riceverò per la prima volta nella Comunione e il legame che c’è tra noi diventerà certamente più forte e più bello. Che cosa contano le cose di questo mondo? Proprio niente di fronte al Suo amore! E io, in attesa di sentirlo con me, vivo e vero, provo un mare di sentimenti e prima di tutto una grande emozione. Come sarà il mio incontro con Lui? Certamente mi batterà forte, forte il cuore. E che cosa gli dirò? Proverò un po’ di dispiacere perché qualche volta non l’ho ascoltato attentamente quando mi parlava attraverso la voce di suor Victorine e di Paola. Sarò capace di dirgli grazie perché mi ha voluto così bene da farmi un dono così grande? Sono però sicura che Gesù ascolterà tutto di me: le mie gioie, i miei desideri e sì, anche le mie mancanze. Caro Gesù, Ti aspetto! Voglio essere una tua cara amica: Tu accoglimi con le braccia spalancate e con me, accogli il mondo intero. Monica

Domenica 1 maggio ore 11.30 durante la S. Messa delle ore 10.00, i bambini e le bambine di quarta elementare riceveranno la

PRIMA COMUNIONE

Domenica 8 maggio ore 15.00 i bambini e le bambine di terza elementare si accosteranno per la prima volta al sacramento della

Mese di maggio - Domenica 1 maggio e domenica 29 maggio inizio e conclusione del mese mariano - Ogni mercoledì sera alle ore 21.00 nel giardino della casa parrocchiale reciteremo il S. Rosario. -Tutti i venerdì di maggio (6, 13, 20, 27) alle ore 8.30 presso la chiesa di San Carlo celebrazione della S. Messa

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TUTTI I C O L O R I DELLO SPIRITO … verso la Cresima … 7 sono i doni dello Spirito Santo, un "7" che ha in sé il "3", simbolo della Trinità, e il "4", simbolo della terra nei suoi elementi (terra, aria, acqua, fuoco): così lo Spirito dalla terra ci solleva verso Dio proprio con i suoi 7 doni, che portano vita e calore, gioia e speranza. E per questo possono essere immaginati come doni tutti brillanti e colorati.

"Tutti i colori dello Spirito" è il percorso che i ragazzi di 1a media della nostra Parrocchia seguiranno insieme a tutti gli altri ragazzi della Diocesi, che si stanno preparando a ricevere il dono della Cresima; un percorso che passa attraverso "la bottega dei colori", dove, tappa dopo tappa, si mostreranno i doni gialli della mente e dell'intelletto, i doni blu della forza e della volontà, i doni rossi del cuore e dell'affetto. Sarà bello capire che ciascuno può mescolare questi colori nella propria vita, ottenendo la giusta, personale, propria "tavolozza": il proprio unico carisma, la propria vocazione, suggerita e animata dallo Spirito. E lo Spirito è Spirito di santità, che da

sempre accompagna la storia dell'uomo ("In principio... lo Spirito di Dio aleggiava sulle acque") fino a diventare in noi e per noi vita donata sulla croce dall'amore immenso di Gesù ("Gesù… chinato il capo, donò lo Spirito"): per questo il quadro che dipingeremo insieme negli incontri di catechismo, con pennellate prima gialle, poi rosse e poi blu, secondo una trama indicata, ma incomprensibile, solo dopo Pasqua si svelerà nel suo significato nascosto, per mostrare che per strade diverse, in modi diversi, con diversi colori, siamo tutti comunque chiamati, secondo il modello che Gesù stesso ci ha insegnato, ad una vita di santità e di amore. Maria Giovanna

Sabato 22 ottobre alle ore 15.00 mons. Delpini amministrerà il Sacramento della

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SERATA MEDIEVALE NEL "CASTELLO" Sabato 26 Marzo si è svolta presso il nostro oratorio una serata di festa alla quale hanno preso parte i ragazzi adolescenti delle varie parrocchie del Decanato di Lecco. Per l'occasione noi educatori abbiamo deciso di organizzare una vera e propria serata medievale. E quale luogo migliore del "Castello" del nostro oratorio? È stato preparato un gioco suddiviso in ben venti tappe. L'oratorio è stato allestito appositamente per la serata e gli educatori hanno indossato i costumi dei vari personaggi medievali inseriti nella storia: dal giullare-narratore al mago, dall'armatore allo stalliere, senza dimenticare il drago e la principessa da salvare. Gli adolescenti di Castello e degli altri oratori che abbiamo ospitato non si sono lasciati scappare l'occasione per trascorrere una piacevole serata di festa in compagnia. La buona riuscita del gioco e della serata nel suo complesso è stata possibile grazie all'impegno e allo sforzo degli educatori che hanno speso una

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buona fetta del loro tempo per preparare tutto al meglio, ma soprattutto grazie alla partecipazione e all'entusiasmo dei ragazzi che hanno risposto alla grande all'invito dei loro catechisti. Matteo


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Seguire Cristo sulla via della croce Come ogni anno, domenica 20 marzo il gruppo chierichetti si è ritrovato per una giornata di ritiro. Dopo la Messa delle ore 10:00 in Chiesa Parrocchiale, abbiamo passato la mattinata in oratorio giocando tutti insieme. Nel pomeriggio ci siamo recati al Santuario della Madona. E’ proprio questo il bello di noi chierichetti, alternare momenti di gioco, divertimento e svago, a momenti di preghiera con Cristo Gesù. Con il libretto per la preghiera, abbiamo percorso tutte le tappe: ognuna rappresenta un momento del calvario di Gesù, a partire dalla condanna a morte, fino ad arrivare alla sua resurrezione. Ad ogni tappa abbiamo letto un piccolo brano, e abbiamo pregato insieme. Alla fine abbiamo avuto un momento libero per poter osser-

vare la splendida vista del lago e della città di Lecco e per visitare quel luogo. E' stata una giornata all'insegna del divertimento, ma che ha avuto come scopo fondamentale quello di far capire meglio la lunga sofferenza di Cristo prima della resurrezione. Un grazie ai responsabili del gruppo, che hanno permesso questa fantastica uscita!!

1 SACCO DI…CHIAVENNA! Eccoci qui, sul treno di ritorno. Dopo due giorni intensi di giochi e di preghiera stiamo purtroppo tornando a casa. Scriviamo "purtroppo" perché al nostro gruppo chierichetti "1 sacco di…Chiavenna!" rimarrà impresso a lungo nella mente… Gli ingredienti per queste ore di divertimento e riflessione sono semplici e al tempo stesso essenziali: prendete tre cerimonieri (attenzione però: devono essere inossidabili, pazienti e frizzanti), mescolateli lentamente con undici confratelli e, quando i primi due elementi si sono amalgamati per bene, potete infarcire l'impasto con diciassette spumeggianti (qualcuno fin troppo) chierichetti. Lasciate riposare la sfoglia ministeriale per qualche ora nei sacchi a pelo e poi infornate il tutto nell' "Ostello al deserto". Attenzione alla cottura: si

potrebbero verificare spesso momenti formativi, giochi di chieri-spie, gite alle cascate o cucine autogestite. Il prodotto finale rimarrà indimenticabile e, grazie alle riprese e alle fotografie, potrete testimoniare che esso porterà in sé quella gioia, quell'entusiasmo e quell'amicizia che solo Gesù, vero lievito della Vita, sa trasmetterci. Gottega

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RACCOLTA DIOCESANA DI INDUMENTI USATI Sabato 14 maggio, tutta la diocesi è mobilitata nella raccolta degli indumenti usati. Una giornata di lotta allo spreco e di solidarietà verso i minori stranieri presenti su nostro territorio. State facendo il cambio di stagione nel vostro armadio? Sappiate che con l'abito passato di moda che il prossimo inverno non metterete più, potete aiutare i tanti adolescenti stranieri che sono nati, o da anni risiedono, nella nostra città. Come? Semplicemente, riempiendo uno dei sacchi distribuiti nelle prossime settimane nelle case della nostra comunità parrocchiale. Sabato 14 maggio, infatti, come nei 25 anni precedenti, tutta la diocesi ambrosiana è mobilitata nella raccolta degli indumenti usati. Una giornata speciale di solidarietà e lotta allo spreco che si affianca alla quotidiana attività svolta attraverso i cassonetti gialli collocati lungo le strade e nelle piazze delle chiese che gli operatori delle cooperative Caritas sono incaricati di svuotare nel corso di tutto l'anno. Il 14 maggio, invece, la raccolta speciale avverrà con il coinvolgimento diretto dei parrocchiani, dei ragazzi degli oratori, degli scout. La macchina organizzativa si metterà in moto nelle prime ore della mattina. Alcune

migliaia di volontari porteranno i sacchi di indumenti nei luoghi di raccolta della diocesi: per noi a Lecco il riferimento è l'area di sosta dei mezzi pesanti presso il Bione. Il materiale recuperato sarà poi venduto ad un'azienda specializzata nel riciclaggio di tessuti. E con il ricavato della vendita saranno finanziati progetti a favore di minori stranieri. Per la zona pastorale di Lecco si sosterranno due progetti simili: Progetto Crossing della Casa sul Pozzo e il Progetto Area 15-16 gestito dalla Pastorale Giovanile decanale e dalla cooperativa La Linea dell'Arco. Entrambi i progetti intendono favorire l'avviamento professionale tramite borse lavoro per gli adolescenti seguiti, gran parte dei quali sono stranieri.

Nella nostra parrocchia, i sacchi per la raccolta si potranno ritirare domenica 8 maggio presso la "Buona Stampa" (piazza Dell'Oro) e dovranno essere restituiti sabato 14 maggio in piazza Dell'Oro dalle 9.00 alle 11.00 dove verranno caricati su un mezzo messo a disposizione dal gruppo Amici del Sidamo.

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Domenica 3 aprile

A GIORNAT O IAZIONISM dell’ASSOC

La Caritas ambrosiana è mobilitata per la raccolta fondi per il Giappone. Per chi desidera contribuire: 1. C.C.P 13.57.62.28 Intestato a Caritas Ambrosiana Onlus 2. C.C.B. presso l’Ag. 1 di Milano del Credito Artigiano Intestato a Caritas Ambrosiana Onlus Iban IT16 P035 1201 6020 0000 0000 578 ****Causale per le offerte: emergenza Giappone 2011

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61esimo compleanno del

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Il 6 marzo si sono festeggiati i 61 anni di fondazione della G.S.O. Osvaldo Zanetti. Come ogni anno ha partecipato anche il Gruppo Amici, l'associazione di volontari che si occupa dei disabili e che condivide con noi alcune domeniche (la S Messa delle 10 e il pomeriggio in oratorio). Al termine della S. Messa, il numeroso gruppo formato dagli atleti, dalle loro famiglie e dai simpatizzanti, circa 200 persone, si è spostato all'interno dell'oratorio dove "l'amichevole" tra le squadre 2000 e 2001 di calcio e l'esibizione delle atlete della ginnastica ritmica hanno vivacizzato la mattinata. Al termine, grazie anche all'aiuto dei volonterosi responsabili della Zanetti, si è pranzato tutti insieme nei locali dell'oratorio, condividendo un momento di gioia e cordialità . Tra gli ospiti, la presenza significativa del Vice Sindaco Vittorio Campione.

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PARLANDO DI CROCE ROSSA … Questa volta, abbiamo deciso di occuparci della Croce Rossa di Lecco, che ha sede ai confini della nostra parrocchia. Non ci interessa analizzare il suo operato nel nostro territorio in maniera prettamente tecnica o pratica, ma per scoprire come possa influire sulla vita di un volontario dal punto di vista umano! A volte ci si domanda come possano alcune persone trovare il tempo e la voglia per dedicarsi al volontariato. Con la vita di tutti i giorni così incalzante e frenetica ed il tempo che non è mai abbastanza, sembrerebbe che questa gente abbia dei super poteri! Forse, però, non è proprio così; sicuramente ci sono motivazioni e ragioni più profondi ed intriganti che spingono uomini e donne di ogni età a donare il loro tempo al servizio della comunità. Con Claudio Ferrara, scopriamo cosa può significare il servizio di volontariato nella Croce Rossa.

Per chi non ti conoscesse, presentati in poche righe! Sono ragazzo di 23 anni. Nella vita lavoro come operaio, dopo aver affrontato un normale percorso di studi. Da quando ero piccolo frequento la parrocchia di Castello e ho sempre fatto volontariato in oratorio, con i chierichetti e all'interno di tante attività legate alla nostra parrocchia.

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Come mai ti è saltato in testa di diventare un volontario di Croce Rossa? In realtà, si può dire, che mi sono ritrovato un po' per caso a fare servizio nella Croce Rossa, da un giorno all'altro. Da qualche tempo mi era balzata in mente l'idea di iscrivermi a questa associazione, soprattutto per non trovarmi impreparato di fronte a situazioni di emergenza che non avrei saputo affrontare. Allora mi ero informato su come avrei dovuto fare per diventare volontario. Finalmente la Croce Rossa mi ha risposto ed io mi sono ritrovato a cominciare il corso base nel giro di pochi giorni: avevo fatto giusto in tempo! Poi, il corso mi ha interessato davvero tanto ed io sono rimasto attratto come una calamita da questa realtà. A grandi linee, cos'è la Croce Rossa a Lecco e perché c'è? La Croce Rossa di Lecco è un comitato locale e provinciale che fa parte della Croce Rossa Nazionale ed Internazionale, in quanto associazione diffusa, ormai, in tutto il Mondo. Se non ci si informa o non si è volontari, non ci si immagina neanche quante attività possa svolgere la CRI! Non a caso inizio con l'elencare i servizi in ambulanza di trasporto delle persone con problemi di deambulazione e/o patologie. Poi ci sono i servizi socio assistenziali, la protezione civile, il


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doposcuola, la promozione della sicurezza stradale, le raccolte fondi e, per finire, i servizi di emergenza/urgenza in associazione con l'AREU 118 (Azienda Regionale Emergenza Urgenza). Puoi raccontarci come si svolge un turno "tipo" in CRI … Dunque, un turno comincia sempre con il controllo accurato dell'ambulanza che serve a verificare con accuratezza il materiale ed i presidi che servono (o potrebbero servire) durante gli interventi: si controlla il livello dell'ossigeno, la presenza del materiale come cerotti, bende, garze, disinfettanti, l'integrità del materassino e della barella... Successivamente, se non ci sono chiamate o interventi già programmati, si ha tempo da dedicare a se stessi (riposo, internet, mangiare, guardare la televisione, giocare, leggere, chiacchierare, studiare, ecc.), ma con un orecchio rivolto sempre al telefono, pronti ad

uscire! I turni del mattino o del pomeriggio, che durano 6 e 7 ore, in realtà trascorrono velocemente, nonostante possano sembrare lunghi e pesanti. Ovviamente, in un turno, può succedere di tutto, si può uscire tante o poche volte e si possono affrontare situazioni molto disparate. Come si fa a diventare volontario e, soprattutto, chiunque può diventarlo? Per diventare volontari bisogna seguire un corso composto da vari moduli; ad ogni

modulo si raggiungono diverse abilitazioni, sempre più specifiche. Questi corsi sono annuali e chiunque può diventare volontario, previa certificazione psicofisica, la quale, però, non richiede niente di diverso da ciò che possiede una persona normale in buona salute, quindi assolutamente niente di trascendentale. La disponibilità per i turni dipende da persona a persona. L'importante è trovare il sostituto in caso di assenza, avvisare, quindi assumersi le proprie responsabilità e garantire 200 ore annuali di turni. Sembrano tantissime, ma, quando ci si ritrova a farle, sono quasi poche! Come ti aiuta il volontariato, in particolare nella Croce Rossa, ad affrontare la vita di tutti i giorni e a crescere, sia come uomo, sia come cittadino attivo? Nell'immaginario collettivo c'è l'idea che le persone con la divisa fosforescente che si vedono sfrecciare su di un'ambulanza a sirene spiegate siano quasi dei super eroi. Invece bisogna sapere e rendersi conto che sono gente assolutamente normale, che ha deciso di impegnarsi in questo tipo di volontariato. Certo, in molte situazioni sono persone addestrate e con conoscenze adeguate al loro servizio, ma senza alcuna dote particolare o abilità extraterrestri. Nella vita di tutti i giorni la Croce Rossa mi ha dato la preparazione adeguata per sapermi comportare con consapevolezza in certi tipi di situazioni nelle quali altrimenti, mi sarei potuto far prendere dal panico (chiamata al 118, manovre di primo soccorso, ecc.). Infine mi piace pensare che, nonostante non guadagni niente di pecuniario, essendo volontario, tuttavia prendo come stipendio i volti delle persone riportate a casa dopo una degenza in ospedale, piuttosto che quelli dei parenti o delle persone che incontro in un servizio, i sorrisi dei bambini, le mani strette per dare conforto e le storie intense di sofferenza e di coraggio di molti malati. Stefano PAROLE DI VITA

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V P I TA

ARROCCHIALE

fiera di Castello 2011 dal 20 al 29 maggio Periodo di apertura: Lunedì - Martedì - Mercoledì - Venerdì: dalle ore 18,00 alle ore 23,00 Sabato e Giovedì: dalle ore 16,30 alle ore 23,00 Domenica: dalle ore 11,00 alle ore 23,00

... perrsi a incontrfesta e far e... insiem

PESCA DI BENEFICENZA Gli oggetti premio destinati alla PESCA DI BENEFICENZA potranno essere consegnati presso locali della ex BIBLIOTECA vicino all’oratorio Da MARTEDI’ 12 APRILE a GIOVEDI’ 12 MAGGIO ore: 9.30-11.00 - 15.00-16.30 - Verranno ritirati solo oggetti puliti e in buono stato. - Non saranno accettati oggetti co n immagini sacre.

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N AG R A F E

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ARROCCHIALE

BATTESIMI Gulisano Benedetta di Alberto e Casiraghi Lucia Morotti Samuele di Gabriele e D’Ambrosio Eleonora Ratti Beatrice di Marco e Piconese Raffella Ravasi Michele di Giovanni e Buttironi Laura Canali Elisa di Sergio e Marigo Michela Sepe Membere di Vincenzo e Barletta Rita

a

MATRIMONI Nava Giulio e Crotti Elisabetta Parravicini Paolo e Valagussa Claudia

FUNERALI Corbetta Maria Colombo Giuseppe Galli Giuseppe Mauri Giuseppina Benedetti Elisa

di anni 93 di anni 90 di anni 73 di anni 90 di anni 87

O

FFERTE

OFFERTE ALLE CELEBRAZIONI di Battesimi, Matrimoni, Funerali

€ 2.722,00

Ringraziamo tutte le persone che hanno dato il loro contributo per il Giornale della Comunità parrocchiale. Sono stati raccolti 3.800,00 euro.

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Orari Messe vigiliari e festive in Lecco 16.00

Cappella ospedale

10.00 S. Nicolò - Castello* - S. Francesco Olate - Acquate - Germanedo - Santuario della Vittoria

17.00

Rancio - Chiuso - PIME

10.30

17.30

Germanedo - Bonacina

Belledo - Castello+

S. MESSE VIGILIARI

S. Giovanni - Laorca - Bonacina -

18.00 San Giovanni - Pescarenico - Olate Acquate - Caleotto - San Carlo al Porto Santuario della Vittoria

11.00 Pescarenico - S. Carlo al Porto Caleotto - Chiuso - Santuario della Vittoria Piani d’Erna+ - Rancio+

18.30 S. Nicolò - Castello - S. Francesco Maggianico

11.30

S. Nicolò - Castello* - S. Francesco**

16.00

Cappella Ospedale

17.00

Rancio* - PIME

20.15

Belledo

7.30

S. Nicolò** - Acquate* - Maggianico

18.00 S. Nicolò - Pescarenico - S. Giovanni Laorca* - Acquate - Bonacina - Germanedo Maggianico - Santuario della Vittoria

7.45

Cappella Ospedale

18.30

Castello - S. Francesco - Belledo*

19.00

S. Nicolò - Cappella Ospedale

21.00

S. Francesco

S. MESSE FESTIVE

8.00

Castello - S. Francesco* - Pescarenico - Laorca - Acquate+ - Germanedo* - Santuario della Vittoria 8.30

S. Nicolò - Olate - Belledo - Chiuso

9.00

Caleotto

9.30

Maggianico

* S. Messa sospesa luglio e agosto ** S. Messa sospesa agosto + S. Messa solo luglio e agosto

CHIESA RUSSO ORTODOSSA p.zza XXV Aprile - ORARI DELLE CELEBRAZIONI Mercoledì ore 15.00 Sabato ore 15.00 Sabato e Domenica ore 10.00

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Liturgia dei doni presantificati Vesperi Divina liturgia


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S. MESSE FERIALI da Lunedì a Venerdì: ore 8.30 - 18.30

S. MESSE FESTIVE Sabato : ore 18.30 (vigiliare) Domenica : ore 8.00 - 10.00 - 11.30 - 18.30 I Sacerdoti sono normalmente disponibili per le Confessioni prima delle S. Messe.

BUONA STAMPA Sabato dalle ore 19.00 alle ore 19.30 Domenica dalle ore 8.30 alle ore 12.30

SEGRETERIA PARROCCHIALE da Lunedì a Venerdì ore 16.00 - 17.00

SERVIZIO SEGRETARIATO SOCIALE 9.30-10.00 Richieste di lavoro Via Fogazzaro, 36 (Oratorio)

Martedì

ore

Martedì

ore 15.00-16.00 Medico per consulenza sanitaria Via Colombo, 2

Mercoledì ore

9.30-10.00 S. Vincenzo per assistenza famiglie Via Fogazzaro, 36 (Oratorio)

Giovedì

ore 15.00-16.00 Patronato sociale Via Colombo, 2

Venerdì

ore 15.30-16.30 Avvocato per consulenza giuridica e/o fiscale Via Colombo, 2

Venerdì

ore 15.30-16.30 Consulenza per mediazione dei conflitti familiari Via Colombo, 2

PER EVENTUALI OCCORRENZE Parroco (don Egidio) Don Mario Don Contardo Scuola Materna Abitazione Suore Betlemite

- Tel. e Fax 0341.36.41.38 - Tel. 0341.36.89.21 - Tel. 0341.28.55.57 - Tel. 0341.36.93.37 - Tel. 0341.28.37.24

Indirizzi E-mail: segreteria@parrocchiadicastello.it - donegidio@parrocchiadicastello.it Sito Internet: www.parrocchiadicastello.it

La redazione Don Egidio Casalone, Santo Caruso, Stefano Ghislanzoni, Paolo Longhi, Mariolina Mauri, Laura Panzeri, Chiara Pizzi, Matteo Possenti, Umberto Riva. Si ringraziano tutti coloro che hanno collaborato alla stesura dei testi e alla distribuzione del Giornale della Comunità Parrocchiale.

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SOMMARIO EDITORIALE .01 Carissimi parrocchiani

VITA PARROCCHIALE .02 “La luce della carità di San Carlo” - lettera di Benedetto X VI alla Chiesa Ambrosiana (ter za par te) .03 Chiesa di santi - 4. Polifonia dell’esistenza .04 Croce di San Carlo con il Santo chiodo .05 Celebr azioni per San Carlo .06 Un comparrocchiano illustre: Alessandro Manzoni .12 Quaresima ai piedi della croce .14 Contempliamo la croce, segno dell’amore di Dio .15 Non grider à, nè urler à .16 Prima Comunione - Prima Riconciliazione - Mese di maggio .17 Tutti i colori dello Spirito... verso la Cresima... .21 Giornata dell’associazionismo .26 Fiera di Castello 2011

CHIESA .08 Verso gli altari: un prete di grande carità, donò anche il suo materasso. - Beati a Lecco .10 Beati a Lecco .11 Giovanni Paolo II beato

ORATORIO .18 Ser ata medioevale nel “Castello”

CHIERICHETTI .19 Seguire Cristo sulla via della Croce - 1 sacco di…Chiavenna!

CARITAS .20 Raccolta diocesana di indumenti usati

SCUOLA DELL’INFANZIA .22 Festa di Carnevale ZANE TTI .23 61esimo compleanno del GSO Zanetti

TERRITORIO .24 Parlando di Croce Rossa .27 Anagr afe Parrocchiale .28 Or ari S. Messe prefestive e festive nella città di Lecco .29 Orari parrocchia di Castello

Immagine di copertina: ostensione del Santo Chiodo e della Croce di San Carlo a Castello - Chiesa patronale


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