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Il settimanale di informazione della Chiesa di Ischia www.chiesaischia.it

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IN PRIMO PIANO

Il Parlamento boccia le quote rosa

L’editoriale del Direttore Lorenzo Russo

UNA QUARESIMA DA VIVERE PER RITORNARE A DIO

In occasione della Quaresima il Vescovo Pietro Lagnese ha pubblicato la sua prima lettera pastorale disponibile in tutte le parrocchie e chiese dell’isola dal 16 marzo. La prima Quaresima vissuta insieme, qui sull’isola. Un invito a vivere questo periodo “forte” dov’è “importante fermarci e porci la domanda del senso del tempo quaresimale - afferma Lagnese - che ci è donato per non correre il rischio di cadere in un vuoto e sterile formalismo”. Una lettera che spiega i lati positivi, attraenti, di questi quaranta giorni. Una Quaresima innanzitutto vissuta come ritorno a casa. Un’esperienza di intimità con Dio. E questo è il tempo che Dio ci dona “per dirci ancora che ci ama e crede in noi. Sì, Lui crede in noi anche se noi tante volte non gli abbiamo creduto; - continua il Vescovo - Lui si fida di noi anche se noi abbiamo diffidato di Lui. Lui non smette di cercarci anche se noi ci siamo nascosti da Lui. Lui sempre ci rincorre anche se noi da tempo lo abbiamo messo da parte. Lui non rinuncia ad amarci nonostante i nostri innumerevoli tradimenti. Lui non si rassegna a pensarci belli anche se da tempo noi abbiamo archiviato ogni desiderio di bellezza e… non sogniamo più”. “Ritornate a me! Mi colpisce che sia esattamente questa la “prima parola” – continua Mons.Pietro che ascoltiamo nella Messa delle Ceneri, all’inizio del cammino. Come una ouverture in un’opera sinfonica, così questa parola appare come un vero preludio nel quale possiamo cogliere tutto il senso dell’itinerario quaresimale, che è, essenzialmente, questo: un invito a ritornare a Lui. Papa Francesco ce lo ricorda nella Evangelii Gaudium: “mi sono lasciato ingannare, in mille maniere sono sfuggito dal tuo amore…ci fa tanto bene tornare a Lui quando ci siamo perduti”. Ed è stato questo passaggio di Papa Francesco che ha dato al nostro vescovo l’ispirazione per il titolo alla lettera pastorale.

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Opera di M. Chagall, Il Cantico dei Cantici, 4a tela (part.), 1958. Museo Nazionale del Messaggio Biblico “Marc Chagall”, Nizza.

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SEGUIAMO FRANCESCO

SCUOLA

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Il Papa andrà in Sud Corea dal 14 al 18 agosto

La proposta formativa dell’IPS “V.Telese”: Perito Agrario

Kaire ANNO 1 | NUMERO 11

15 marzo 2014

La prima lettera pastorale del vescovo Lagnese € 1,00

CON GIOIA RITORNIAMO A CASA! AGRICOLTURA

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Intervista all’agronomo Franco Mattera sulla salvaguardia del territorio

PARROCCHIE

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La parrocchia di Portosalvo e la festa della donna

ISOLA VERDE

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LIBRI

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“Le madri non sbagliano La bicicletta elettrica del futuro progettata al Mit di mai.” La recensione a Boston da un italiano cura di Don V. Avallone


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IN PRIMO PIANO

I L PA RL A MENTO B O C CI A LE QUOTE RO S A

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|a cura di L.F.Crepaz, fonte CN.

reta Klotz, giovane ricercatrice dell’Eurac di Bolzano, in un illuI parlamentari minante articolo “Gattopardi h a n n o d e t t o n o alle urne” che attraversa i (non) cambiaa l m e c c a n i s m o menti del Parlamento italiano dal dopoc h e a l l e guerra in poi, annota che, a fronte di un p r o s s i m e e l e - immutato numero di partiti (da 14 a 14), di z i o n i a v r e b b e una uguale età media (51 anni), di una p o t u t o stessa rappresentanza professionale (avvog a r a n t i r e cati, docenti e dirigenti), l’unico dato che u n ' a d e g u a t a migliora attraverso i decenni è la crescente presenza delle donne, da un misero 5 per presenza cento per cento a un 30 per cento, ancora f e m m i n i l e a l l a insufficiente, ma progressivo. C a m e r a e Il messaggio è chiaro: piano piano le a l S e n a t o . donne, attraverso le conquiste che faticoU n ' o c c a s i o n e samente raggiungono nella società, riep e r s a p e r l a scono a sfondare anche il cosiddetto “tetto n o s t r a di cristallo” delle istituzioni. d e m o c r a z i a ? Sono stati bocciati tutti e tre gli emendamenti sulle quote rosa, meccanismo di supporto per ottenere un’adeguata rappresentanza femminile, durante le votazioni per approvare la nuova legge elettorale. Intanto l’Italicum è stata approvato alla Camera. Passa ora al vaglio del Senato. Si spera di poter porre rimedio altrimenti anche il prossimo Parlamento partirà gravemente handicappato, profondamente di-

verso dalla società che deve rappresentare. «Rispetto il voto dell’Aula. … Ciò nonostante non posso negare la mia profonda amarezza, perché una grande opportunità è stata persa, a detrimento di tutto il Paese e della democrazia», ha commentato la presidente dell’Assemblea, Boldrini. Fra tutti forse è questo il commento più giusto! Questa è stata un’occasione persa per la qualità della nostra democrazia. «La responsabilità della politica sta ora nel trovare una soluzione ad una questione di civiltà e di qualità della democrazia che troverebbe il favore non solo delle donne, ma di tutti i cittadini che hanno fiducia nelle nostre istituzioni e nella possibilità di renderle migliori». Così recita l’appello bipartisan firmato da donne di tutti i partiti e da donne note e non note e che ancora sta raccogliendo adesioni. Nella questione della giustizia di genere è vero, come sostiene l’on. Meloni, che sono più urgenti alcuni provvedimenti in materia di lavoro, di fisco e di infrastrutture – non sarebbero poi così tanti –; ma chi li

porrà mai come priorità se chi li soffre rimarrà sempre in minoranza? Lo scrutinio segreto era stato richiesto da 39 parlamentari di Forza Italia, Fratelli d’Italia, Nuovo Centro Destra e Unione di Centro, ma è risultato comodo per una grande parte di uomini di tutti gli schieramenti (e per qualche donna, che peraltro aveva avuto il coraggio di dichiararlo prima): si è resa così evidente un’altra volta la paura del confronto con la realtà femminile che sempre più si fa strada dovunque. Perché preoccuparsi così? Non vogliamo scavalcarvi, vogliamo solo, assieme a voi, in collaborazione reciproca, fare politica, cioè mettere le condizioni affinché la società possa esprimere tutte le sue immense possibilità. Femminili e maschili.

IL SANTO DELLA SETTIMANA

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19 Marzo - San Giuseppe, sposo della Beata Vergine Maria

| a cura di Francesco Schiano per l’Ufficio Diocesano Comunicazioni Sociali

l nome Giuseppe è di origine ebraica e sta a significare “Dio aggiunga”, estensivamente si può dire “aggiunto in famiglia”. Può essere che l’inizio sia avvenuto col nome del figlio di Giacobbe e Rachele, venduto per gelosia come schiavo dai fratelli. Ma è sicuramente dal padre putativo di Gesù che il nome Giuseppe andò diventando nel tempo sempre più popolare. In Oriente dal IV secolo e in Occidente poco prima dell’XI secolo, vale a dire da quando il suo culto cominciava a diffondersi tra i cristiani. San Giuseppe fu lo sposo di Maria, il capo della “sacra famiglia” nella quale nacque, per opera dello Spirito Santo, Gesù figlio del Dio Padre. E orientando la propria vita sulla lieve traccia di alcuni sogni, dominati dagli angeli che recavano i messaggi del Signore, diventò una luce dell’esemplare paternità. Certamente non fu un assente. È vero, fu molto silenzioso, ma fino ai trent’anni della vita del Messia, fu sempre accanto al figlio con fede, obbedienza e dispo-

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nibilità ad accettare i piani di Dio. Cominciò a scaldarlo nella povera culla della stalla, lo mise in salvo in Egitto quando fu necessario, si preoccupò nel cercarlo allorché dodicenne era “sparito’’ nel tempio, lo ebbe con sé nel lavoro di falegname, lo aiutò con Maria a crescere “in sapienza, età e grazia”. Lasciò probabilmente Gesù poco prima che “il Figlio dell’uomo” iniziasse la vita pubblica, spirando serenamente tra le sue braccia. Non a caso quel padre da secoli viene venerato anche quale patrono della buona morte. Giuseppe era, come Maria, discendente della casa di Davide e di stirpe regale, una nobiltà nominale, perché la vita lo costrinse a fare l’artigiano del paese, a darsi da fare nell’accurata lavorazione del legno. Strumenti di lavoro per contadini e pastori nonché umili mobili ed oggetti casalinghi per le povere abitazioni della Galilea uscirono dalla sua bottega, tutti costruiti dall’abilità di quelle mani ruvide e callose. Di lui non si sanno molte cose sicure,

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non più di quello che canonicamente hanno riferito gli evangelisti Matteo e Luca. Intorno alla sua figura si sbizzarrirono invece i cosiddetti vangeli apocrifi. Vale la pena di riportare soltanto una leggenda che circolò intorno al suo matrimonio con Maria. In quella occasione vi sarebbe stata una gara tra gli aspiranti alla mano della giovane. Quella gara sarebbe stata vinta da Giuseppe, in quanto il bastone secco che lo rappresentava, come da regolamento, sarebbe improvvisamente e prodigiosamente fiorito. Si voleva ovviamente con ciò significare come dal ceppo inaridito del Vecchio Testamento fosse rifiorita la grazia della Redenzione. San Giuseppe non è solamente il patrono dei padri di famiglia come “sublime modello di vigilanza e provvidenza” nonché della Chiesa universale, con festa solenne il 19 marzo. Egli è oggi anche molto festeggiato in campo liturgico e sociale quale patrono degli artigiani e degli operai, così proclamato da papa Pio XII.

Direttore responsabile: Dott. Lorenzo Russo direttorekaire@chiesaischia.it @russolorenzo

Papa Giovanni XXIII gli affidò addirittura il Concilio Vaticano II. Vuole tuttavia la tradizione che egli sia protettore in maniera specifica di falegnami, di ebanisti e carpentieri.

Redazione: Via delle Terme 76/R - 80077 Ischia kaire@chiesaischia.it | @chiesaischia facebook.com/chiesaischia @lagnesepietro

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LA VOCE DI PIETRO

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UNA QUARESIMA DA VIVERE PER RITORNARE A DIO

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a “tornare a casa” vuol dire ritornare alla Parola e convertirsi. E convertirsi vuol dire “ritornare” dalla traduzione latina del verbo. “Se ci siamo allontanati, ci è data ora la possibilità di ritornare. La conversione è innanzitutto questo: un ritornare al luogo da cui siamo andati via o, meglio – spiega Lagnese - ritornare a colui al quale abbiamo voltato le spalle”. “Sedurre - condurre - parlare: sono tre verbi bellissimi, che, però, dobbiamo tenere insieme e non separare. Colui che ti seduce non ti abbandona, non ti lascia solo, in balìa di te stesso, ma ti conduce, cioè, ti prende per mano, perché tu non abbia a smarrirti e a perderti. In Lui tu scopri una forza nuova e cresce lungo il cammino il tuo vigore (cfr Sal 83, 6.8). Questa forza e questo vigore sono frutto di una Parola che Dio regala e che ha il potere di sedurci e metterci in cammino. Questa Parola, infatti, - ci ricorda Papa Francesco - fa ardere il cuore perché non solo è vera, ma anche bella e buona (EG 142): quanti l’accolgono sperimentano l’abbraccio di Chi vuole veramente bene (EG 144)”. È importante, quindi che ci rimettiamo alla scuola della Parola. La Quaresima potrebbe essere il tempo giusto per ricominciare e “riprovare” ad annunciare il Vangelo. Ma Lagnese ci ricorda che “tornare a casa” significa ritornare in se stessi, per fare una nuova esperienza di bellezza. E il “pensiero va alla buona e santa pratica dell’esame di coscienza, che, certamente, va ricuperata come capacità di guardarsi dentro, di mettersi seriamente allo specchio… Quando parliamo di esame di coscienza subito ci viene di soffermarci sugli aspetti negativi della nostra vita e di domandarci quali siano le cose che non sono andate bene e nelle quali abbiamo mancato… C’è un altro aspetto che va considerato: è la confessio laudis (confessione di lode) alla quale è collegata la confessio fidei (professione di fede). Le due

espressioni confessio laudis e confessio fidei, tanto care al santo vescovo Agostino, possono, forse, essere definite come la capacità di guardare alla propria vita dentro un progetto più grande, il progetto di Dio, nel quale siamo chiamati a riconoscere, innanzitutto l’amore di Dio per noi e ciò che Lui, nel Suo Figlio, ha fatto per la nostra vita. Quanto è importante questo esercizio! Ritornare in sé significa prendere o ri-prendere consapevolezza di ciò che siamo agli occhi di Dio e riscoprire la nostra bellezza: “Il vostro male - diceva Fëdor Dostoevskij - è di non rendervi conto di quanto siete belli!”. Ed ancora: tornare a casa significa tornare nella Chiesa. Quella Chiesa che è comunione. “La comunione è il frutto e la manifestazione di quell’amore che, sgorgando dal cuore dell’eterno Padre, si riversa in noi attraverso lo Spirito che Gesù ci dona (cfr Rm 5,5), per fare di tutti noi «un cuore solo e un’anima sola» (At 4,32)” (Novo Millennio Ineunte, 42). Si ripropone, perciò, per tutti noi, l’invito a “promuovere una spiritualità della comunione” rivolto a tutta la Chiesa dal Beato Giovanni Paolo II, all’indomani del Grande Giubileo del 2000: “Fare della Chiesa la casa e la scuola della comunione: ecco la grande sfida che ci sta davanti nel millennio che inizia, se vogliamo essere fedeli al disegno di Dio e rispondere anche alle attese profonde del mondo”. (NMI 43). Per questo – continua Mons.Pietro - facendo mie le parole di Papa Francesco, desidero chiedere ad ogni figlio della Chiesa di Ischia, e, in modo speciale a tutti i sacerdoti, ministri di comunione e primi collaboratori del vescovo, “una testimonianza di comunione fraterna che diventi attraente e luminosa. Che tutti possano ammirare come vi prendete cura gli uni degli altri, come vi incoraggiate mutuamente e come vi accompagnate: «Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avete amore gli uni per gli altri » (Gv 13,35). È quello che ha chiesto con in-

tensa preghiera Gesù al Padre: «Siano una sola cosa … in noi … perché il mondo creda » (Gv 17,21)” (EG 99). E ancora “Vorrei tanto che i nostri incontri e le nostre riunioni, in diocesi e in parrocchia, avessero il sapore della casa! Ci riuniamo non soltanto per decidere o programmare, come in qualunque altro organismo umano, ma per sentirci famiglia di Dio, per condividere la fede e la vita, per comunicarci “la gioia del vangelo” e sperimentare, pur nella fatica , che è bello stare insieme. Cosa sarebbe una famiglia nella quale ci si incontra ma non ci si vuol bene? Si discute pure, ma i problemi permangono! E come si possono risolvere i problemi se prima non ci si mette ad amare”? Ma tornare a casa significa tornare in famiglia. “Se è vero che la Chiesa deve diventare sempre più una famiglia è vero, anche, che le famiglie devono diventare sempre più delle chiese domestiche, secondo la felice espressione consegnataci dal Concilio Vaticano II. Come sarebbe importante riscoprire la Domenica come giorno in cui sperimentare, a partire dalla mensa eucaristica, la gioia della comunione domestica! Valorizzare il Giorno del Signore potrebbe significare impegnarsi perché esso ridiventi il giorno del dialogo, del riposo e della festa; il giorno della solidarietà in famiglia e tra le famiglie. Possano, in particolare, le famiglie divise e ferite, come pure quelle segnate dal disagio

economico, dalla malattia, dalla disabilità e dal lutto, avvertire questa solidarietà, attraverso la vicinanza della comunità cristiana e la sua affettuosa sollecitudine”! Tornare a casa significa tornare dove la gente vive, per una nuova esperienza di missione. “Andare nelle case, fare nostri i problemi concreti della gente – continua il vescovo - appassionarsi alle loro gioie, condividendo le loro pene e i loro affanni, è questa, ancora oggi, la grande missione della Chiesa! Quando viene meno a questa sua vocazione fondamentale la Chiesa tradisce la sua vocazione e Colui che l’ha inviata. In modo particolare è questa la missione delle parrocchie: essere “la Chiesa stessa che vive in mezzo alle case dei suoi figli e delle sue figlie”, come ci ricorda la Christifideles Laici (26)”. Ed infine, tornare a casa significa vivere nell’attesa dell’incontro. “La Quaresima è il tempo propizio per prendere coscienza della Casa che ci attende e permettere al Signore di rinnovarci con i sacramenti di salvezza, perché, liberati dalla schiavitù del peccato, impariamo a camminare, da figli ed eredi, in maniera più spedita, verso la Vita nuova. Quando arriveremo sarà veramente Pasqua! “Ora infatti - afferma ancora Agostino - il nostro corpo è nella condizione terrestre, mentre allora sarà in quella celeste”. Lorenzo Russo

AGENDA DEL VESCOVO dal 18 al 23 marzo 2014 Martedì 18 Ritiro al clero della diocesi di Isernia-Venafro Mercoledì 19 ore 11 Santa messa in occasione di San Giuseppe. Chiesa di San Giuseppe al fango (Lacco Ameno) Giovedì 20 ore 10:30 in seminario incontro con i pellegrini per la Giordania-Gerusalemme

Venerdì 21 Ore 10 collegio dei consultori Ore 20:30 preghiera giovani in Cattedrale Sabato 22 Ore 18:30 stazione quaresimale decanato di Barano Serrara Fontana. Luogo: Serrara Domenica 23 Ore 16:00 convegno San Camillo de’ Lellis 100 anni dalla morte. Chiesa Santa Maria delle Grazie in San Pietro. Segue celebrazione eucaristica


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LA VOCE DI PIETRO

PRIMA DOMENICA DI QUARESIMA

| a cura di Francesco Schiano per l’ufficio comunicazioni sociali

l Vescovo Pietro domenica 9 marzo ha presieduto l’Eucarestia in Cattedrale nella liturgia della Prima Domenica di Quaresima e in occasione del ritiro diocesano delle religiose. Nella sua omelia mons. Lagnese ha evidenziato tutta l’importanza di questo tempo per noi cristiani e tutta la bellezza dei giorni di grazia che ci vengono donati per la nostra santificazione: “Siamo entrati nel tempo della Quaresima, finalmente! Perché abbiamo tutti bisogno di lasciarci rinnovare dal Signore, abbiamo bisogno che Lui ci ridia vita perché ogni volta che gli voltiamo le spalle noi stiamo assaggiando la morte! Abbiamo ascoltato nella prima lettura il racconto del peccato dei primi uomini, non una storiella di cose antiche o una fiaba che ogni tanto riascoltiamo ma è la storia di ognuno di noi. In fondo possiamo dire che anche noi portiamo i segni di un inganno che ci è stato propinato e che noi abbiamo accolto! Dice la Genesi che “il serpente iniziò a parlare all’uomo insinuando parole non vere, parole false!” E l’uomo purtroppo acconsentì a queste parole menzognere di colui che è il bugiardo fin dal principio e divenne prigioniero della morte. Anche noi abbiamo ascoltato altre voci e il Signore ci dice: vieni con me nel deserto perché tu possa ascoltare la mia Parola, la mia voce! C’è una Parola vera, autentica, buona, che ci viene donata, siamo però chiamati ad ascoltarla affinando il nostro udito spirituale perché il nostro non è un Dio che strilla o che urla, Lui parla sottovoce, e per questo siamo chiamati ad “abbassare il volume” soprattutto in questo tempo di Quaresima, ad abbassare i volumi di tanti messaggi che non ci fanno bene e metterci ad ascoltare Colui che solo ci vuole bene e che vuole portarci ad essere, persone che sanno essere come lui “il nuovo Adamo”,

che non si lascia ingannare e dice no al maligno. Ci è chiesto però di fare un cammino, di andare con Gesù nel deserto per non lasciarci abbindolare dai tanti messaggi che ci circondano ogni giorno. Nel Vangelo vediamo come il maligno sia davvero insidioso, e la prima tentazione a cui viene sottoposto Gesù è quella del pane, dei beni materiali: “dì che queste pietre diventino pane…”. Quante volte anche noi crediamo che i soldi facciano la felicità, che i il possedere ci permetta di stare meglio! Notate come Gesù risponde, aprendo la Parola di Dio! E questo è un invito anche per noi ad aprire la parola di Dio in questo tempo! Se sei figlio di Dio allora come mai tu non puoi fare questo o quello? Come mai vorresti quella cosa e non puoi averla? Come mai non sei soddisfatto della tua vita? E’ la tentazione di non accettare la storia della propria vita. Se sei figlio di Dio come mai appartieni a quella famiglia? Come mai ti sei imbrigliato in questi guai? Com’è perniciosa questa tentazione? Allora vedi che Dio non ti vuole bene e che non si prende cura di te? E poi la terza tentazione, quella di adorare gli idoli, quando pensiamo che il Dio della nostra vita sia qualcun altro e non il Dio di Gesù Cristo, quando idolatriamo persone e situazioni e per queste persone e situazioni siamo capaci anche di uccidere, e cosa non siamo capaci di fare pensando che da queste cose ci venga la vita! Il Signore vuole aiutarci in questo tempo a vincere le lotte alle quali siamo sottoposti perché il maligno è più furbo di quanto possiamo immaginare. Il demonio poche volte esce allo scoperto ma sempre ci insidia con atti concreti e mette in pericolo la nostra felicità su questa terra e la vita eterna in Cielo”!

Don Luigi - Napoli

Insieme. Insieme ai poveri. Insieme ai dimenticati. Insieme alle vittime della camorra. Insieme ai detenuti. Insieme ai malati. Insieme agli anziani soli.

Conto corrente postale n.57803009 - www.insiemeaisacerdoti.it Segui la missione dei sacerdoti sulla pagina FB facebook.com/insiemeaisacerdoti

CEI Conferenza Episcopale Italiana Chiesa Cattolica

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SEGUIAMO FRANCESCO |

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SEMPRE DIFESI DALLA PAROLA DI DIO

l tempo della Quaresima “occasione propizia” per “un cammino di conversione”: cosi il Papa all’Angelus del 9 marzo, nella prima domenica di Quaresima, invitando tutti a rinunciare a Satana, alle sue opere e seduzioni, “sempre difesi dalla Parola di Dio”. Francesco, ispirato dal Vangelo ha ripercorso il duello tra Gesù e Satana, quando lo Spirito Santo sceso su di Lui dopo il battesimo nel Giordano, lo spinge ad affrontare apertamente il diavolo nel deserto prima di iniziare la sua missione pubblica. Il tentatore cerca di distogliere Gesù dalla via della Croce e fargli prendere “una strada facile, di successo e potenza, attraverso “le false speranze messianiche”: "Il benessere economico, indicato dalla possibilità di trasformare le pietre in pane; lo stile spettacolare e miracolistico, con l’idea di buttarsi giù dal punto più alto del tempio di Gerusalemme e farsi salvare dagli angeli; e infine la scorciatoia del potere e del dominio, in cambio di un atto di adora-

zione a Satana. Sono i tre gruppi di tentazioni. Anche noi li conosciamo bene". Ma, “Gesù respinge decisamente tutte queste tentazioni e ribadisce la ferma volontà di seguire la via stabilita dal Padre, senza alcun compromesso col peccato e con la logica del mondo”: "Notate bene come risponde Gesù: Lui non dialoga con Satana, come aveva fatto Eva nel Paradiso terrestre. Gesù sa bene che con Satana non si può dialogare, perché è tanto astuto. Per questo Gesù, invece di dialogare, come aveva fatto Eva, sceglie di rifugiarsi nella Parola di Dio e risponde con la forza di questa Parola. Ricordiamoci di questo nel momento della tentazione, delle nostre tentazioni: niente argomenti, con Satana, ma sempre difesi dalla Parola di Dio. E questo ci salverà". “Nelle sue risposte a Satana, Gesù ricorda anzitutto che ‘non di solo pane vivrà l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio": "E questo ci dà forza, ci sostiene nella lotta contro la mentalità mondana che abbassa l’uomo al livello dei

bisogni primari, facendogli perdere la fame di ciò che è vero, buono e bello, la fame di Dio e del suo amore". Ricorda inoltre che sta scritto anche: "Non metterai alla prova il Signore Dio tuo, ... perché la strada della fede passa anche attraverso il buio, il dubbio, e si nutre di pazienza e di attesa perseverante". Ricorda infine che sta scritto: "Il Signore, Dio tuo, adorerai: a lui solo renderai culto ... ossia, dobbiamo disfarci degli idoli, delle cose vane, e costruire la nostra vita sull’essenziale”. Quindi l’invito del Papa a rinnovare le promesse del Battesimo: “Rinunciamo a Satana e a tutte le sue opere e seduzioni - perché lui è un seduttore - per camminare sui sentieri di Dio e giungere alla Pasqua nella gioia dello Spirito”. Nei saluti finali dopo la recita dell’Angelus un invito alla solidarietà: "Durante questa Quaresima, teniamo presente l’invito della Caritas internazionale nella sua campagna contro la fame nel mondo".

IL PAPA IN SUD COREA DAL 14 AL 18 AGOSTO. BEATIFICHERÀ UN GRUPPO DI MARTIRI DELL'800

| a cura della Radio Vaticana

In Asia si deve andare. Perché Papa Benedetto non ha avuto tempo di andare in Asia ed è importante”. È il 28 luglio dell’anno scorso, la Gmg brasiliana si è appena conclusa e mentre l’aereo sul quale conversa amabilmente con i giornalisti sta lasciando il continente americano per riportarlo in quello europeo, Papa Francesco a un tratto spinge lo sguardo ancora più a oriente. Nelle sue parole c’è l’impulso personale di un pastore abituato a considerare centro dalla sua missione ogni periferia, ma c’è in filigrana anche la forza di una “visione”, quella che 15 anni fa, alla vigilia del Giubileo, Giovanni Paolo II affermava a chiare lettere nell’Esortazione Apostolica Ecclesia in Asia: “Come nel primo millennio la Croce fu piantata sul suolo europeo, nel secondo millennio su quello americano e africano, nel terzo millennio si potrà sperare di raccogliere una grande messe di fede in questo con-

tinente così vasto e vivo”. Il Papa che tra poco più di un mese sarà proclamato Santo parlava per esperienza, avendo per due volte – nel maggio dell’84 e nell’ottobre dell’89 – raggiunto la parte meridionale della penisola divisa dal 38.mo parallelo e soprattutto da una mai sopita rivalità fratricida. Papa Francesco si prepara a seguirne le orme 25 anni dopo, avendo in cuore un pensiero ben definito, già espresso il 13 gennaio scorso nell’udienza al Corpo diplomatico accreditato in Vaticano: “In occasione del 50° anniversario delle relazioni diplomatiche con la Repubblica di Corea, vorrei implorare da Dio il dono della riconciliazione nella penisola, con l’auspicio che, per il bene di tutto il popolo coreano, le Parti interessate non si stanchino di cercare punti d’incontro e possibili soluzioni. L’Asia, infatti, ha una lunga storia di pacifica convivenza tra le sue varie compo-

nenti civili, etniche e religiose”. Un viaggio dunque per parlare di pace in una terra che vive una guerra fredda da 50 anni e per abbracciare i giovani protagonisti di quella che può essere considerata una sorta di “Gmg” asiatica. Ma nel cuore di Papa Francesco c’è e ci sarà soprattutto la sorte della piccola Chiesa locale, minoranza che di tanto in tanto le cronache mostrano viva e intraprendente e che, come tutte le Chiese di missione, siede sulle spalle dei giganti che l’hanno fondata a prezzo del sangue. Questo particolare riconoscimento arriverà proprio da Papa Francesco che, nel corso della visita, eleverà agli onori degli altari il Servo di Dio Paolo Yun Ji-chung, laico, e 123 suoi compagni, uccisi in odio alla fede tra il 1791 e il 1888, per i quali il Papa stesso aveva firmato un mese fa il decreto di Beatificazione. Da Seul, il cardinale Andrew Yeom Soo-jung ha subito ringraziato con un

messaggio Papa Francesco “per aver ricordato i giovani dell’Asia e i fedeli coreani e per aver deciso – scrive – di intraprendere un così lungo viaggio nel nostro Paese”. Nella Messa di ringraziamento per la creazione dei nuovi cardinali, rivela il porporato, “il Santo Padre mi ha rivolto parole affettuose dicendomi che egli veramente ama la Corea”. “Prego – conclude – affinché la visita di Papa Francesco porti riconciliazione e pace nella penisola coreana. Spero che questa possa essere un’occasione per tutta l’Asia di sentire la pace di Nostro Signore. Spero anche che questa visita possa essere occasione perché i poveri e gli emarginati ritrovino la speranza”.


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ARTE E LITURGIA

Beato Angelico, Trasfigurazione Firenze convento di San Marco 1438-1440

E FU TRASFIGURATO DAVANTI A LORO

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| a cura di Ernesta Mazzella

a Trasfigurazione affrescata da fra Giovanni da Fiesole, noto come il Beato Angelico, tra il 1438 ed il 1440 circa, è ubicata nella sesta cella del convento di San Marco in Firenze. Il dipinto raffigura l'episodio evangelico, ambientato sul monte Tabor, dove compaiono: Gesù Cristo trasfigurato, che rivela tutta la sua natura divina alla presenza di tre apostoli: Pietro Giacomo e Giovanni. Egli indossa delle vesti bianche, che hanno il nitore, la trasparenza e la bellezza della luce che abbaglia i presenti. Gesù è il centro dell’intera struttura compositiva, l’alfa e l’omega, l'inizio e la fine di ogni cosa. L'immagine di Cristo è frontale: le braccia aperte, la cui disposizione imita e preannuncia la croce. L’Angelico, infatti, evoca contemporaneamente la morte del salvatore, nella posa cruciforme assunta da Cristo, e la sua vita immortale, svelata dalla Trasfigurazione. La figura di Cristo si erge maestosa al centro della scena sopra un'altura, entro una raggiera luminosa, che abbaglia gli astanti, ricorda un Pantocrator, adatto a rendere la potenza del momento in cui Dio proclamò ai discepoli "Questo è il mio figlio diletto nel quale mi sono compiaciuto". La composizione è divisa secondo la sezione aurea, con Cristo che divide l'affresco in due metà e con l'arco che misura un terzo rispetto all'altezza totale dell'opera. I Profeti sono accanto a Gesù, raffigurati solo nel volto, e "conversano" con lui della sua imminente passione e morte. I due profeti sono posti ai lati di Cristo a sinistra, Elia; a destra, Mosè. Tre apostoli, in basso, sbalorditi partecipano all'evento, folgorati dalla splendida visione: a sinistra, san Pietro compie un gesto per coprirsi gli occhi; al centro, san Giacomo,

di spalle, è in una posa carica di stupore, si osservano le mani e i piedi contratti resi con un forte realismo; a destra, San Giovanni, s'inginocchia ed alza le mani con una profonda reverenza. Vi è l'insolita presenza di due figure che pregano inginocchiate e si uniscono all'adorazione del Cristo, ai due lati: a sinistra, la Madre Maria Vergine; a destra, san Domenico di Guzmán, il fondatore dell'Ordine, il quale fa da testimone alla scena; egli non è investito dalla luce interna, ma è la luce proveniente dall’esterno dalla finestra della cella, a destra, ad illuminare le sue gote, lasciando in ombra gli altri lineamenti del volto. La fisionomia dei personaggi sono dolci ma incisive, si tratta del più solenne e maestoso volto di Gesù in tutta l’opera del Beato Angelico, dedicò un’intera giornata di lavoro al volto, di grandezza naturale, e da questo si comprende l’importanza che egli attribuiva a questa immagine. La sobrietà e semplicità dell'opera fu sicuramente dettata dalla destinazione particolare dell'ambiente nel quale è collocato, la cella dove i frati vivevano una vita scandita da contemplazione, preghiera e meditazione. Mi piacerebbe parlarvi dell’Autore, artista e santo, di questo meraviglioso affresco, ma mi limito solo a citare qualche scritto, “Modesto et humilissimo” ci scrive il Vasari, e lo storico dell’arte Argan: “C’est la caritas, la foi des simples, la piété des purs de coeur”. E ancora il Vasari informa “che fra Giovanni non harebbe preso i pennelli se prima non avesse fatto orazione”, “Non si cavò mai l’abito”, “mai

abbandonò la Religione”, “nulla stimava più caro e bello che la compagnia di Christo solo” “Non lasciò mai huficio ecresiasticho per dipingere e con amorevolezza incredibile” sottolineando con sorpresa, più che l’aspetto della sua vocazione, la sua fedeltà fino alla fine, il suo perseverare nella vita religiosa. continuata vitae innocentia e nonostante la fama e la celebrità raggiunte. Nella cappella pontificia raffigurò le storie dei diaconi martiri Stefano e Lorenzo mostrando al Vicario di Cristo i tesori della Chiesa così come “l’umile suo cuore” e la sua abilissima mano di “eccelso pittore” gli dettavano. Si narra che il Papa, entrato in quella cappella ad opera compiuta, guardando quelle figure tanto vivide e presenti non poté trattenere le lacrime. Figura davvero singolare quella di Giovanni da Fiesole nella storia dell’arte. E tanto è singolare nella storia dell’arte quanto è unica nella storia della Chiesa. La diffusa fama di santità che lo

distinse già in vita, tanto da nominarlo con l’appellativo di Angelicus e di Beatus, è stata riconosciuta ufficialmente: il pittore domenicano è l’unico artista nella storia della Chiesa elevato agli onori degli altari. L’unico al quale, agli atti del processo canonico conclusosi nel 1983, per la prima volta non furono allegati scritti spirituali o teologici, ma il catalogo completo delle opere: le 135 tavole che riproducono i suoi dipinti. Del resto, ad intuire che l’arte del maestro fiorentino non poteva esser compresa se non alla luce della sua vita fu proprio il Vasari, il primo e non a caso per eccellenza il biografo del Beato Angelico, che, nelle Vite, così inizia a scriverne: “Frate Giovanni Angelico da Fiesole, il quale fu al secolo chiamato Guido, essendo non meno stato eccellentissimo pittore e miniatore che ottimo religioso, merita per l’una e l’altra cagione, che di lui sia fatta honoratissima memoria”.

IL SEGNO DELLA LUCE

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16 MARZO - II DOMENICA DI QUARESIMA: COMMENTO AL VANGELO

| dal sussidio Cei Quaresima 2014

ella seconda domenica di Quaresima continua il cammino della comunità cristiana verso la meta pasquale. Nel deserto quaresimale lo sguardo, oppresso dal sonno del peccato, si rischiara e, oltre il velo della carne, è dato a tutti noi di intravedere la luminosa speranza a cui siamo chiamati. Anche nella celebrazione liturgica siamo condotti sul Monte santo, nel luogo dove Dio rivela il mistero nascosto per secoli. Qui lo sguardo, rischiarato dalla luce della fede intravede il compimento di ogni promessa. È l’esperienza della fede: solo Dio può squarciare il velo che acceca e aprire gli occhi della nostra mente. Egli guarisce le nostre incredulità, svela le profezie, ci libera da ogni timore. Se il nostro cuore l’accoglie, allora gli occhi della nostra mente saranno illuminati dalla luce della fede e riconosceremo nel Figlio del-

l’uomo il volto del Figlio di Dio. Nella liturgia il cristiano è chiamato a lasciarsi avvolgere dalla nube del mistero per essere illuminato dallo Spirito Santo. Col dono del Battesimo, infatti, diviene un “illuminato”: morendo alle tenebre del peccato egli riceve in dono la luce per vedere, attraverso i simboli della fede, il mistero che si rivela (cfr. Catechismo della Chiesa Cattolica, 1216). La luce che riverbera in questa domenica ci rimanda al cero pasquale nella Notte santa, segno di Cristo luce del mondo, per mezzo del quale vengono dissipate le tenebre del peccato e della morte, e tutta la Chiesa viene inondata di “solare chiarezza” (cfr. Exsultet). Questa luce, che dall’unico e solo cero si divide in tante fiammelle, manifesta il volto più luminoso della Chiesa: assemblea santa, chiamata da Dio a brillare nel mondo (cfr. Is 60,1.3) e a risplendere

tra i popoli quali primizia della gloria che avvolgerà i figli di Dio. In questa domenica, dunque, invitiamo a riscoprire e valorizzare la varietà e al tempo stesso la sobrietà dei segni e simboli nella liturgia, evitando inutili aggiunte e sovrapposizioni di elementi coreografici estranei al linguaggio liturgico. Come ci ricorda Benedetto XVI, l’autentica bellezza nella liturgia non è fattore decorativo, ma un elemento costitutivo, l’affacciarsi del Cielo sulla terra: «Il memoriale del sacrificio redentore porta in se stesso i tratti di quella bellezza di Gesù di cui Pietro, Giacomo e Giovanni ci hanno dato testimonianza, quando il Maestro, in cammino verso Gerusalemme, volle trasfigurarsi davanti a loro (Sacramentum Caritatis, 35)».


Kaire

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STUDIO TERRITORIO E CULTURA 15 marzo 2014 kaire@chiesaischia.it

STUDIO

TERRITORIO E

CULTURA: ISTITUTO TECNICO

PROFESSIONALE

AGRARIO UNA NUOVA

PROSPETTIVA

PER I NOSTRI

RAGAZZI

SCUOLA E TERRITORIO

Q

| a cura di Barbara Veduti

uesta proposta formativa nasce da un proficuo incontro tra scuola e Istituzioni, in particolare da un partenariato tra l’Istituto Professionale di Stato Vincenzo Telese ed il Comune di Serrara Fontana. In che cosa consiste questo ciclo di studi? Quale prospettive offre ai ragazzi che decidono di intraprenderlo? Il corso di studi dell’Istituto Tecnico Agrario si sviluppa in cinque anni scolastici e permette il conseguimento del diploma di PERITO AGRARIO che, secondo le vigenti leggi, consente l’accesso a tutte le facoltà universitarie ed inoltre dà luogo a diversi sbocchi professionali, quali: - Esercizio della libera professione (previa iscrizione al relativo albo professionale, congiunto ad un periodo di pratica ed esame di abilitazione, secondo le modalità previste dalla Legge ). Questo permette lo svolgimento di una serie di attività che formano oggetto della professione quali: stima e divisione dei fondi rustici, progettazione di piccole costruzioni rurali, valutazione danni alle colture, stima delle scorte, cura dell’amministrazione delle aziende agrarie, consulenza tecnico-giudiziaria privata e arbitramentale, ecc.; - Insegnante Tecnico-Pratico negli Istituti Tecnici Agrari ed Istituti Professionali per l’Agricoltura; - Direzione e amministrazione di Aziende agrarie o di Cooperative agricole; - Esperto negli Uffici provinciali dell’agricoltura o negli altri Enti regionali; - Accesso ai Concorsi nelle amministrazioni statali, regionali, provinciali, comunali e parastatali in genere; in particolare nell’Amministrazione centrale e periferica del Ministero dell’Agricoltura e Foreste. - Assistenza tecnica agli agricoltori, sia alle dipendenze di Consorzi agrari e Industrie, anche in funzione della commercializzazione dei prodotti per l’agricoltura. - Attività in aziende del settore agricolo, dei servizi all’agricoltura ed in imprese che svolgono attività correlata alla salvaguardia dell’ambiente. - Impieghi in attività che richiedono il diploma di scuola secondaria superiore. Premesso questo, ho avuto il piacere ti partecipare ad un incontro tra i promotori di questa iniziativa e di poter rivolgere loro qualche domanda in merito a come è nata l’idea di riproporre sul territorio questo percorso di studi e a quali sono gli obiettivi che si prefigge. “L’unità di intenti rispetto a questa nuova esperienza formativa - affermano all’unisono la preside dell’IPS V.Te-

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lese , Giuliana D’Avino, ed il Sindaco di Serrara Fontana Rosario Caruso - nasce da un’analisi delle realtà ischitana che ha bisogno di sgravarsi da un’identità incentrata esclusivamente sulla ricezione turistica intesa come mera ospitalità alberghiera. Questo perché il turismo ha come oggetto il territorio e preservarlo e renderlo produttivo (nel vero senso del termine) da un lato mette Ischia in condizione di rispondere ad una domanda turistica sempre più esigente e diversificata, dall’altro offre agli ischitani, (in particolare qui ci si riferisce alle nuove generazioni) vere opportunità professionali ed occupazionali. Concretamente, si apre così la possibilità di mettere a frutto, in modo qualificato e con grande attenzione

a quelle che sono le richieste di un nuovo mercato turistico, le terre incolte, eventualmente di ripensare in chiave più “moderna” quelle già coltivate e assistere e sostenere le colture tradizionali. Se tutto ciò avvenisse attraverso cooperazione, collaborazione, franco dialogo e messa a disposizione reciproca di strumenti e competenze, così come è avvenuto tra l’istituto Telese ed il Comune di Serrara Fontana nella realizzazione di questo progetto, sarebbe veramente importante e produttivo per l’isola, per tutti noi che ci viviamo e per coloro che facendoci visita sostengono le nostre economie”. L’idea da “coltivare”, che emerge da questo interessantissimo incontro, è quella di azioni coordinate, precedute da una fase di studio, che metta al centro le persone, soggetti, non oggetti di progetti di sviluppo che abbiano come ricaduta la crescita economica.


SALVAGUARDARE IL TE INIZIARE DALL’AGRIC B 8

Kaire

| a cura di Sara Scotti

asta guardarci un po’ in giro, oppure consultare le foto aeree, molto accessibili, per accorgerci che il nostro territorio, per gran parte, è abbandonato e incolto. Salvaguardare il territorio e recuperarlo significa fare anche un’operazione di recupero dell’agricoltura che è sempre più ai margini del sistema socio-economico. “Coerenza, coraggio, voglia di fare, ma soprattutto sostegno da parte delle istituzioni locali. - Ecco la chiave della ripresa secondo il dottor Francesco Mattera, noto agronomo isolano Solo così ci sarà un nuovo “Rinascimento” dell’agricoltura con tutte le sue professionalità. Quali sono i fattori che contribuiscono alla scomparsa dell’agricoltura? I redditi che l’agricoltura può fornire, purtroppo, non sono in linea con i redditi forniti da altri settori produttivi come il turismo e il commercio. Chi detiene la terra spesso non è motivato a coltivarla, mentre chi vorrebbe coltivarla non ce l’ha. Quindi come fare per spezzare questa cosa un po’ perversa che è strutturale ma è anche legata a fattori di natura sociologica, economica e giuridica? Chi tiene il terreno e non vuole coltivarlo potrebbe darlo in affitto, questo però sull’isola d’Ischia cozza un po’ con la storia recente dell’isola. L’abbaglio della rendita edilizia ha messo, sul piano mentale, i possessori di terreno sulla falsa strada: se non si vende e non si guadagnano cifre importanti, non ne vale la pena. Questo è uno dei blocchi, poi c’è un altro fattore che non è altro che un luogo comune: se dò il terreno in affitto, ne perdo il possesso per sempre, non lo potrò più riavere.

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AGRICOLTURA E TERRITORIO

Si avverte, dunque, la necessità di un cambiamento. La legge sui patti agrari è un po’ farraginosa e non offre tante garanzia né ai proprietari né ai conduttori eventuali, però non è nemmeno in assoluto una bestia nera. Se si stipulassero dei contratti di affitto, con delle garanzie reciproche e ben formalizzate, questo spauracchio cadrebbe. Basterebbe far capire al proprietario del terreno abbandonato che se gli venisse imposto di fare almeno una manutenzione all’anno spenderebbe dei soldi e se invece lo desse in affitto, questa spesa verrebbe meno e contemporaneamente potrebbe lucrare qualcosa e il terreno sarebbe ordinato. Ovviamente scaduto il contratto di affitto se si ritiene che quel rapporto sia stato soddisfacente potrebbe avere un seguito. Qual è la vocazione agricola del nostro territorio? Indiscussa è la vocazione plurisecolare, quasi millenaria, per la viticoltura, anche se non tutte le zone del nostro territorio sono particolarmente adatte alle viti. Montecorvo, a Forio, è una zona vocatissima, Rio Corbore, Ca’tavola e le adiacenze di questa zona bassa di Ischia non sono zone vocate, ma se ci spostiamo di poco e andiamo a Piano Liguori, la dorsale del Vezzi che va verso sud, sud-est la situazione cambia nuovamente. A brevissima distanza, come possiamo vedere, cambia la vocazione qualitativa del terreno. La coltura principale, che ci ha resi anche famosi, è la vite, anche se è in profonda crisi. I motivi? Il motivo dominante è la concorrenza di aree viticole più importanti dove si lavora

con costi di produzione molto più bassi, esempi molto vicini a noi sono il beneventano e l’avellinese. Parliamo di territori diversi con caratteristiche qualitative diverse, si tratta di superfici molto ampie dov’è possibile meccanizzare, l’incidenza del costo del lavoro è molto basso e i vini sono eccellenti. Sull’isola se la domanda del turismo è di livello basso, gli albergatori sono costretti a praticare prezzi bassi, quindi che vino potranno mai proporre ai turisti? Il prezzo basso del vino stride con gli alti costi di produzione del nostro territorio. Si vende sempre meno vino dell’isola d’Ischia e sempre più vino proveniente da altre località. Inoltre l’età media degli addetti a questa coltura è alta, molti abbandonano. Non ci resta che sperare nelle giovani generazioni e questo ricambio dovrebbe essere indotto anche dalle istituzioni. Quali sono le altre eccellenze agricole su cui il territorio isolano potrebbe puntare? Sull’isola c’è una tradizione di un’agricoltura non specializzata. Chi ha fatto sempre viticoltura l’ha associata anche alla frutticoltura e all’orticultura. Il clima è favorevole anche se ci sono dei fattori limitanti: per l’orticultura, ad esempio, è l’acqua specialmente nei periodi primaverili ed estivi. Ma se guardiamo alla vicenda molto triste della Campania Felix che ora è diventata la terra dei fuochi, un’orticoltura che, non dico dovrebbe avere una proiezione commerciale verso l’esterno, ma almeno soddisfare anche limitatamente la domanda isolana, potrebbe essere una cosa molto interessante perché abbiamo la fortuna di avere un territorio che dal punto di vista

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dell’inquinamento è a posto, non è minimamente interessato dai fenomeni che hanno reso tristemente famosi i comprensori orticoli del napoletano e del casertano, ai quali comunque dovrebbe andare tutta la nostra solidarietà. I terreni dell’isola sono completamente vulcanici, dunque ricchi di potassio, questo in associazione a un clima molto dolce è garanzia di sapore e qualità. All’orticoltura si potrebbero associare le piante aromatiche e quelle officinali poiché non hanno bisogno di grandi spazi. In un panorama di rivisitazione dei quadri culturali dell’isola d’Ischia sicuramente le aromatiche e le officinali potrebbero trovare una giusta e collocazione e dare molte soddisfazioni. Poi c’è tutto il capitolo dei piccoli frutti. Adesso si parla molto delle bacche di Goji, pianta proveniente dal Giappone, ricca di virtù salutari e facilmente coltivabile; questa coltura insieme ad altre potrebbe essere sperimentata sul nostro territorio. Poi immaginate se le colline abbandonate in tutti i comuni dell’isola fossero coperte da mandorli e olivi! Sarebbe uno spettacolo meraviglioso che ridarebbe decoro e aggiungerebbe bellezza al nostro paesaggio La vite è molto impegnativa e anche un po’ inflazionata, io su queste colline, invece che canneti roveti, felceti, punterei allo sviluppo di colture miste anche se l’agricoltura moderna impone la specializzazione; ne potremo guadagnare sia da un punto di vista produttivo che paesaggistico. Ripeto, puntiamo anche sull’olivicoltura consociata con il mandorleto. Come le istituzioni possono indurre ad una ripresa dell’agricoltura? In realtà simili alla nostra come la costiera amalfitana o altre aree ristrette dove c’è una situazione territoriale difficile l’Unione Europea dovrebbe pensare ad un’agricoltura che inneschi la protezione del territorio evitando di ragionare in termini di impresa. Bisognerebbe invertire la tendenza e dire: attenzione in questi territori non possiamo fare un’agricoltura competitiva sotto l’aspetto economico, però se noi riuscissimo a recuperare l’agricoltura dell’isola d’Ischia, o di altre realtà simili, non si farebbe soltanto un operazione di recupero dell’agricoltura ma anche un lavoro fondamentale di salvaguardia e rilancio del territorio. A questo punto ne beneficerebbe anche il


ERRITORIO: COLTURA 15 marzo 2014 kaire@chiesaischia.it

turismo, perché un territorio in ordine è anche attraente e suscita anche delle risposte importanti in termini di turismo. Tutta l’economia ne trarrebbe profitto. l’input deve provenire però dal basso . Sono i sindaci che devono portare avanti queste mozioni a livello europeo. Da parte loro gli operatori turistici dovrebbero prestare più attenzione a chi presidia il territorio, gli agricoltori soprattutto, volgendo uno sguardo importante ai prodotti locali. Ci vuole solo un pizzico di buona volontà, e qualche buon esempio non manca, come l’ing. Giancarlo Carriero dell’albergo della Regina Isabella di Lacco Ameno , sempre più attento e sensibile alle peculiarità enogastronomiche dell’isola d’Ischia. Un consiglio alle istituzioni locali? Le istituzioni dovrebbero dare delle certezze sul piano concreto mettendo le persone in condizione di fare impresa. Bisogna stimolare l’affitto facendo un regolamento comunale che accolga i principi del quadro giuridico dello Stato e che tratti della questione spinosissima dei terreni incolti. E’ ciò che ha fatto per esempio il Comune di Procida che ha adottato un regolamento in tal senso. Non è che sia proibito tenere terreni incolti ma potrebbero essere nel mirino delle istituzioni, in specie i comuni dell’isola, poiché rappresentano sia un pericolo per gli incendi, che un problema igienico sanitario. Non secondario è l’aspetto che lega l’incultura con l’equilibrio geologico del territorio. In un territorio abbandonato ed incolto, di fatto senza presidio umano, si possono innescare movimenti franosi, specialmente quando porzioni importanti di territorio sono attraversati dal fuoco. Occorre un regolamento con il quale viene imposto ai proprietari, non l’obbligo a coltivare, ma almeno di eseguire due sfalci all’anno, che comportano dei costi. Di fronte a una simile prospettiva e con una norma fissata e precisa in questa maniera, il proprietario potrebbe iniziare a ragionare in termini diversi. Quindi? E’ semplice. O spendere soldi a vuoto perché gli viene imposto per regolamento dal comune, o iniziare a coltivare seriamente e costantemente, o cederlo in affitto a persone capaci e motivate. Altre alternative? L’alternativa è che lo Stato e i comuni a livello locale prendessero in carico questi terreni e li imboschissero. Immaginiamo su tutto il versante del Vezzi che va verso lo Schiappone, che versa in stato di totale abbandono, un bel bosco di conifere o di macchia mediterranea. Ma specifico che

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tale provvedimento sarebbe una sorta di resa poiché va bene in termini paesaggistici ma non giova in maniera diretta all’economia del territorio. Gli input per una coerente riforma devono venire dalla politica locale che deve comprendere i problemi del territorio che inevitabilmente si intrecciano a quelli della popolazione, e farsi portavoce nelle sedi competenti di progetti e di idee. Anche la scuola potrebbe dare una mano. Ben presto l’istituto alberghiero istituirà una sezione anche per giovani agricoltori, iniziativa lodevole, ma potrebbe anche esserci una sezione che si occupa, insieme al bar e alla cucina, ad esempio anche di prodotti tipici locali. Bisogna chiudere un cerchio: fare una scuola, stimolare il giovane a fare la cooperazione, stimolare la comunità europea a rivedere la propria politica

apposito regolamento per l’uso del marchio Ischia, che contempli anche sanzioni severe per chi contravviene ad esso. Potrebbe essere utile riscoprire il valore delle cooperative agricole? Fare cooperazione è una cosa bellissima, è una realtà che su tutto il territorio nazionale ha delle espressioni veramente notevoli specialmente nell’Italia centro settentrionale. Qui sull’isola però non ha mai attecchito. Esempio eclatante è stata la Cantina Sociale Isolaverde che è fallita miseramente, forse perché nacque in un mo-

e il risultato finale sarà il rinascimento della nostra agricoltura con tutte le professionalità espresse in maniera armonica e con redditi soddisfacenti per quanti lavorano la terra seriamente con dedizione. Questo non riguarda solo l’agricoltura ma anche la trasformazione ed il commercio dei prodotti tipici o presunti tali. Dobbiamo proteggere le nostre tipicità. Abbiamo molte aziende che propongono prodotti di Ischia, ma non tutte, o quasi nessuna, garantiscono il prodotto tipico, quello ottenuto veramente con materie prime coltivate e prodotte sull’isola. Per me si tratta di una frode bella e buona che non porta nessun beneficio al territorio, ma solo a chi, privo di scrupoli usa in maniera truffaldina il nome del nostro paese. Alle istituzione Comune spetterebbe il compito, nemmeno tanto gravoso di dettare le regole del gioco , ad esempio redigendo un

mento storico in cui non era matura l’idea della cooperazione. Lo spirito della cooperazione è perseguire un obiettivo comune, che può essere anche risolvere un problema occupazionale. Se l’animo del cooperatore è come quello di un dipendente, allora le cose non andranno mai, la cosa deve essere sentita e partecipata. Immaginiamo una cooperativa di giovani che ha disponibilità di terreni e che riesce a diversificare l’offerta. Una produzione locale, proiettata verso l’esterno con il fattore determinante dei turisti che vengono e vedono e nel tornare a casa portano un messaggio: sull’isola si produce un ottimo olio, delle meravigliose mandorle, si fanno dei prodotti di bellezza con piante officinali, e così via di seguito. Il marchio del biologico potrebbe nobilitare tutta l’operazione e dargli un valore aggiunto verso mercati e clientele molto sensibili alla mo-

zione ambientale. Questa potrebbe essere una strada, però, ribadisco ancora una volta, le istituzioni dovrebbero intervenire in maniera significativa. Attualmente ci sono finanziamenti a favore dell’agricoltura? Abbiamo all’orizzonte ben delineata la PAC 2014-2020 (Politica Agricola Comune) che a livello regionale confluisce nella politica agricola regionale. Recepisce tutti i regolamenti comunitari e li traduce in misure di finanziamento per l’agricoltura. C’è anche una misura specifica per l’ingresso di giovani in agricoltura ed altre già presenti nella precedente PAC, ma ad essere privilegiata è sempre l’impresa che deve avere determinate caratteristiche di cui noi non abbiamo bisogno nello specifico della nostra realtà. Si parla ad esempio di superficie minima che è difficile raggiungere sull’isola. Oltre alla PAC ci sono altre fonti di finanziamento: per l’imprenditoria femminile, il microcredito, ecc. che possono pure confluire in certi casi e dare un aiuto in più in queste circostanze, anche se la cosa principale, con la coerenza e il coraggio, resta la voglia di fare. Come si sente di concludere questa intervista ? Semplicemente con un augurio ed una speranza. L’augurio che persone di buona volontà leggendo questa mia intervista riflettano sulle cose essenziali che vi sono contenute e si diano da fare, nel senso più ampio e positivo della parola. La speranza è molteplice e sfaccettata : speranza di vedere un giorno rifiorire questa nostra meravigliosa isola d’Ischia. Speranza di vedere giovani agricoltori entusiasti e gratificati del loro lavoro e soprattutto liberi dalla tristezza che spesso intravedo nei ragazzi. Speranza che la POLITICA si riappropri del proprio ruolo e faccia le cose giuste per il territorio e per le genti che lo abitano, dando risposte semplici ed efficaci sia ai problemi dell’’uno che ai bisogni degli altri . E lei ? Io posso dare una mano. Basta chiedermelo, sono già pronto…


10 Kaire | DALLE PARROCCHIE LA PARROCCHIA DI PORTOSALVO E LA FESTA DELLA DONNA

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Sottolineato dai fedeli il ruolo fondamentale della Donna nella Chiesa

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| a cura di G.D.M.

cura del “Gruppo Famiglie” della Parrocchia, la sera dell’8 marzo scorso si è celebrata una originale e insolita (viste le tendenze moderne) festa della donna nel salone delle Antiche Terme Comunali. Ed era veramente insolito vedere tante donne di ogni età e di ogni ceto sociale (ma anche parecchi uomini), uniti dal desiderio di festeggiare la donna senza ricorrere a melense e retoriche celebrazioni di facciata ed evitando, nel contempo, di contestualizzare la ricorrenza (negli ultimi tempi caratterizzata dai forti connotati consumistici) in una parata di autosufficiente compiacimento. Il saluto iniziale è stato dato dai coniugi Nunzia e Gianni, i quali, dopo l’excursus storico e culturale della ricorrenza, sono subito entrati nel vivo della manifestazione, spiegando che la festa non può e non deve ridursi ad un mero raduno conviviale delle donne. Una scritta sullo schermo del proiettore spiegava ai numerosi partecipanti il senso più profondo della festa della donna; era l’invito-messaggio di autore sconosciuto che diceva: “Non preoccuparti se non puoi dare ai tuoi figli il meglio di tutto…dai loro il meglio di te”. E subito dopo la proiezione di un aneddoto ha spiegato che cosa significasse “dare il meglio di sé”. Un giorno, una donna doveva rinnovare la carta d’identità. Alla domanda dell’impiegato sulla professione svolta, la donna rispose di fare la mamma. L’impiegato negligente scrisse “casalinga”. Qualche giorno dopo una

sua amica, alla stessa domanda rispose: “Mi occupo di sviluppo infantile e di relazioni umane”, guadagnandosi il rispetto del funzionario. In un mondo in cui si dà molta importanza ai titoli, la donna deve essere considerata la specialista nell’arte di amare. Molto interessante è risultata la lettura a più voci della lettera di Giovanni Paolo II alle donne. Sull’esempio dell’indimenticato papa, i presenti hanno voluto rendere omaggio alla donna-madre che si fa grembo dell’essere umano nella gioia e nel travaglio di un’esperienza unica, alla donna-sposa che unisce l’uomo in un rapporto di reciproco dono, alla donna-figlia e donna-sorella che porta nel nucleo familiare la ricchezza della sua sensibilità e generosità, alla donna-lavoratrice per il contributo alla cultura che coniuga ragione e sentimento, alla donna-consacrata che – sull’esempio di Maria – si apre con docilità e fedeltà all’amore di Dio. Un vero e proprio moto di commozione si è avuto quando si è fatta una seria riflessione sulle delicate parole che papa Francesco ha dedicato alle donne nella Chiesa. Insieme con il Papa, i partecipanti si sono soffermati sul ruolo fondamentale che hanno le donne nel trasmettere la fede nella comunità ecclesiale. “Se la Chiesa perde la donna, nella sua dimensione totale e reale – ha scritto papa Francesco – rischia la sterilità. Una Chiesa senza le donne è come il Collegio Apostolico senza Maria. Il ruolo delle donne nella Chiesa non è soltanto la maternità, ma è l’icona della Vergine, quella che aiuta a far crescere la Chiesa. La Chiesa è femminile: è Madre”. Ma gli organizzatori della manifestazione

hanno voluto sottolineare l’importanza della donna anche in altri ambiti socio-culturali. Sono state, infatti, affrontate anche le figure della donna nel buddismo e nell’attuale società vietnamita. Un modo per rendere più vivo e palpabile l’importanza della donna nel dispiegarsi della storia umana in ogni latitudine e in ogni modello politico-culturale. La serata è stata intervallata da alcuni canzoni classiche napoletane, interpretate con grande sensibilità artistica da Marcella da Barano, dalla voce melodica e struggente. Alla fine un ricco buffet preparato dalle abili mani delle organizzatrici ha rappresentato un momento di serena convivialità. Foto di G.G.Lubrano

PARROCCHIA SANTA MARIA DELLE GRAZIE IN SAN PIETRO

CELEBRAZIONE DEL IV CENTENARIO DELLA SALITA AL CIELO DI S. CAMILLO DE’ LELLIS

Domenica 23 marzo ore 16,00 presso la Parrocchia “Santa Maria delle Grazie in San Pietro” in Corso Vittoria Colonna 223 Ischia Porto

Programma: Saluto di S. Ecc. Mons. Pietro Lagnese, Vescovo di Ischia Collegamento via Skype con P. Crescenzo Mazzella, Ischitano, Missionario Camilliano ad Haiti. Conferenza di P. Antonio Puca, Camilliano, Prof. di Bioetica al “Camillianum” di Roma sul tema “Il carisma di S. Camillo e la missione camilliana nel mondo”. (Nota storica sulla presenza di S. Camillo a Ischia) Intervento del dott. Giovanni Campo, Primario Ortopedico presso la Casa di Cura “Cristo Re” di Messina,su “La Famiglia Camilliana Laica”

Conclusione di Don Agostino Iovene, Vicario Generale di Ischia e Parroco della Parrocchia “Santa Maria delle Grazie in San Pietro”

Segue la Celebrazione Eucaristica, presieduta da S. Ecc. Mons. Pietro Lagnese, Vescovo di Ischia

Sarà presente la reliquia del cuore di S. Camillo La S. V. è invitata


ISCHIA VOC PAGE 15 marzo 2014 kaire@chiesaischia.it

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PASTORALE VOCAZIONALE |

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MISERANDO ATQUE ELIGENDO “UMILE MA SCELTO” | a cura di don Beato Scotti, responsabile Centro Diocesano Vocazioni

l 13 marzo 2013 viene eletto vescovo di Roma il card. Jorge Mario Bergoglio, vescovo dell’arcidiocesi di Buenos Aires. Colpisce subito il suo presentarsi in maniera semplice e la scelta del nome, unico nella storia del papato. Francesco, come il poverello di Assisi, povero tra i poveri. Francesco, come Francesco Saverio, pellegrino nel mondo. Ma chi era Jorge Mario Bergoglio prima di essere Francesco? Il motto da lui scelto per lo stemma episcopale racchiude in se la storia dell’uomo e del sacerdote: miserando atque eligendo che in latino significa “umile ma scelto”. Si tratta di una frase presa da una omelia di un padre della chiesa (Beda il Venerabile) a proposito della vocazione di S. Matteo il pubblicano che lascia il banco delle imposte nel momento in cui Gesù lo chiama. Come Matteo il pubblicano anche Jorge Mario si sente chiamato perché amato e dal momento in cui ha sentito anch’egli il “fatidico” seguimi! pronunciato da Gesù ha subito cercato di rispondere a quell’Amore. È lo stesso Pontefice che in più di un occasione ha amato ricordare il primo momento di quell’incontro e della chiamata … QUALCUNO CI ASPETTA DA SEMPRE! ‹‹A diciassette anni mi accade qualcosa di raro, lo stupore di un incontro in cui mi resi conto che qualcuno stava aspettando. Era il giorno dello studente, per noi in Argentina, il giorno della primavera; prima di andare alla festa mi sono recato nella chiesa che frequentavo d i solito e ho trovato un prete che non avevo mai visto prima e ho sentito la necessità di confessarmi. Ma la verità è che qualcuno mi stava aspettando da tempo. Dopo la confessione ho sentito che qualcosa era cambiato e io non ero più lo stesso, avevo sentito una voce, una voce che mi chiamava e che mi chiedeva di diventare sacerdote. Questa esperienza nella fede è importante! Noi diciamo che dobbiamo cercare Dio, andare da Lui, chie-

dere perdono, ma in realtà quando noi lo facciamo lo troviamo li che ci aspetta… tu vai peccatore e Lui ti sta aspettando da tempo per perdonarti.›› Il Papa ci ricorda che l’amore di Dio è Gratuito e l’uomo non arriva a meritarlo perché è buono o perché migliore di altri. Dio ama il più grande peccatore come ama il più grande dei santi e come ha chiamato i santi a collaborare con lui nel grande progetto della Salvezza chiama anche il peccatore più incallito a lasciare tutto per seguire Gesù.

LA VITA E LA VOCAZIONE DI PAPA FRANCESCO Jorge Mario Bergoglio nasce da una famiglia di origine italiana. Il papà Giovanni Angelo Bergoglio con la moglie Regina Maria Sivori emigrò in Argentina e si stabilì a Buenos Aires dove il 17 dicembre 1936 venne alla luce il quarto di cinque figli, colui che sarà dal 13 marzo 2013 il 266° Vicario di Cristo. Matura la sua vocazione nella Compagnia di Gesù dove completa gli studi laureandosi prima in filosofia e poi in teologia e viene ordinato sacerdote il 13 dicembre del 1969 nel 1992 viene consacrato vescovo e nel 1998 viene nominato Arcivescovo di Buenos Aires divenendo così il vescovo Primate dell’Argentina. Creato cardinale nel 2001 da Giovanni Paolo II partecipa nel 2005 al conclave che elegge Benedetto XVI e nel 2013 d o p o le dimissioni di Papa Ratzinger prende iul timone della barca di Cristo. A caratterizzare il suo cammino vocazionale è sempre la predilezione dei poveri e il suo essere Pellegrino, dimensioni che gli danno la capacità di essere strumento attraverso il quale Dio abbraccia tutti gli uomini e Papa Francesco ricorda che Dio non esclude nessuno dal suo Abbraccio forte e generoso. L’essere per i Poveri, gli esclusi, gli emarginati e gli ammalati è stato sempre

il suo programma di vita, come lo fu per il Santo poverello di Assisi e del Patrono delle missioni, S. Francesco Saverio, che hanno suggerito il nome attraverso il quale il Papa si presenta continuamente e meravigliosamente alla Chiesa e al mondo. il sacerdozio ministeriale trova senso in questo abbraccio tra Dio e l’umanità. Il Presbitero infatti viene costituito allo scopo di nutrire la comunità con i Sacramenti, in particolare con l’Eucarestia, che essendo segno della presenza di Cristo in mezzo a noi rappresentano l’abbraccio continuo Dio per ogni essere umano.

DI GESU’ CRISTO CI SI PUO’ FIDARE! Ad un anno dalla sua elezione non lasciamo cadere nel vuoto l’esempio e le parole del Papa con le quali egli dice ad ognuno di noi di lasciarci avvolgere dal fascino di Cristo che nel suo amore incondizionato per noi, nonostante siamo peccatori, ci chiama ad essere suoi discepoli, ci chiama a costruire qualcosa di bello e di grande amando tutti gratuitamente e generosamente. La risposta più bella all’amore di Cristo e lasciare tutto per lui, lasciare tutto per Colui che restituisce il centuplo in termini di doni di Grazia. L’intera vita di Papa Francesco è una garanzia che di Gesù Cristo ci si può fidare, è la certezza che il Signore non fa preferenze di persone ed è la conferma che nel momento in cui ci sentiamo chiamati da Dio non bisogna indugiare ma solo cercare di rispondere all’amore che chiama con l’impegno di amare con lo stesso amore con il quale siamo amati.

IL VESCOVO E LA PASTORALE GIOVANILE VOCAZIONALE

Venerdì 21 marzo ore 20:30 preghiera giovani con il vescovo Pietro in Cattedrale


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| ECCLESIA

15 marzo 2014 www.chiesaischia.it

LA QUARESIMA VISSUTA DA SAN FRANCESCO

| a cura dell’Ordine Francescano Secolare di Forio

a quaresima è definito un tempo forte perché il cristiano impegnato in un cammino di continua conversione sperimenta, attraverso le rinunce e la penitenza costante, il deserto interiore e l’incontro intimo con Dio che parla al suo cuore. San Francesco è detto anche “il santo della penitenza” poiché aveva fatto della sua vita una quaresima continua. Pochi sanno che il santo amava vivere cinque quaresime l’anno per conformarsi sempre più a Cristo, stando appartato dal mondo per essere in intima unione con Dio, con digiuni e preghiere. San Francesco, quindi, praticava la quaresima grande che iniziava dal mercoledì delle ceneri alla vigilia di Pasqua; la quaresima di avvento che iniziava dalla festa di Ognissanti alla vigilia del Natale, considerata dal santo insieme alla Pasqua la «festa delle feste»; la quaresima dell’Epifania o Benedetta che «incomincia dall’Epifania e dura quaranta giorni e che il Signore santificò con il suo digiuno, coloro che volontariamente la passano nel digiuno siano benedetti dal Signore, e coloro che non vogliono non siano obbligati» (Rb 3:84); la quaresima di San Michele Arcangelo che iniziava dal giorno dell’Assunta e terminava nel giorno della festa di San Michele, infatti San Francesco amava gli angeli che sono con noi sul campo di battaglia e in particolare l’arcangelo Michele che «ha il compito di presentare le anime a Dio» (2 Cel 197:785), durante una di queste quaresime avvenne il miracolo delle stimmate che realizzava in Francesco la massima conformità con Cristo crocifisso (la Chiesa venera le sacre stimmate del santo il 17 settembre); infine San Francesco praticava anche la quaresima della festa degli apostoli Pietro e Paolo all’Assunta, esprimendo la sua venerazione e comunione con la sacra gerarchia, in particolare col Papa, e concludendo tale periodo di penitenza nel giorno dell’Assunta per mettere in risalto la figura della Vergine come Madre della Chiesa. È facile calcolare come il Santo abbia trascorso duecento giorni di ogni anno in solitudine, pregando e mortificandosi e contemplando

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i misteri di Dio. La mortificazione del corpo del santo non era fine a se stessa, la carne era considerata il luogo dove si annida il peccato e per questo i desideri della carne non devono vincere su quelli dello spirito. Infatti , quando raggiunse un certo equilibrio e il controllo dello spirito sui desideri della carne il santo disse: « Rallegrati, frate corpo,e perdonami; ecco, ora sono pronto a soddisfare i tuoi desideri, mi accingo volentieri a dare ascolto ai tuoi lamenti » A un suo confratello confidò: « Rendo testimonianza al mio corpo che fu obbediente in tutto, in nulla si è risparmiato, ma si precipitava quasi di corsa ad ogni comando. Non ha sfuggito nessuna fatica, non ha rifiutato nessun sacrificio, purché gli fosse possibile obbedire. In questo, io e lui, siamo stati perfettamente d’accordo, di servire senza riserva alcuna Cristo Signore» (2 Cel 210:800). I santi sono persone reali che hanno sperimentato con una vita esemplare una continua ricerca dell’Amore di Dio tra cadute, sofferenze, mortificazioni, offerte, preghiere . Giovanni Paolo II amava portare agli onori dell’altare quante più persone possibili che hanno praticato le virtù cristiane. Il suo scopo era quello di porre sul lucerniere del mondo queste luci di santità per rischiarare quelli che stanno nelle tenebre e incoraggiare tutti quelli che si sentono indegni e troppo peccatori per rispondere al progetto di santità che Dio ha su ogni uomo. Quale periodo migliore di questo tempo di quaresima per sforzarci un po’ più del solito a vivere conforme al Vangelo ed essere figli della luce? I santi ci insegnano.

Cimabue, Vergine in Maestà, con Bambino quattro angeli e san Francesco Basilica inferiore di San Francesco

VENTIQUATTR’ORE PER IL SIGNORE

| a cura di Matteo Liut per Avv.

arà un giorno per ritrovare «la verità su stessi» e la luce della misericordia nelle tante notti che circondano l’uomo. Così l’arcivescovo Rino Fisichella, presidente del Pontificio Consiglio per la promozione della nuova evangelizzazione, presenta 24 ore per il Signore, l’iniziativa, promossa dallo stesso dicastero, in programma i prossimi 28 e 29 marzo a Roma. Un evento che verrà vissuto in concomitanza in numerose diocesi del mondo. Da dove nasce l’iniziativa? Da un lato c’è il prezioso contributo del Sinodo sulla nuova evangelizzazione, durante il quale molti padri sinodali hanno ricordato l’importanza della Riconciliazione, sacramento “fratello” del Battesimo. Dall’altro c’è il costante messaggio di misericordia che papa Francesco quasi quotidianamente rivolge alla Chiesa. Per questo abbiamo pensato che fosse utile nel periodo della Quaresima offrire un momento per la riconciliazione con Dio e con se stessi. La speranza è che l’evento – posto a ridosso della IV domenica di Quaresima, nella quale il Vangelo propone il tema della misericordia – possa diventare una tradizione nella vita della Chiesa come espressione dell’impegno per la nuova evangelizzazione. Come ha accolto il Papa l’iniziativa? Ne è stato molto contento, l’ha accolta con entusiasmo e con gioia. E poi ha voluto lui stesso viverla in prima persona. Venerdì 28 marzo, infatti, alle 17 nella

Basilica di San Pietro il Papa presiederà la celebrazione penitenziale, durante la quale anche lui ascolterà delle confessioni. Cosa prevede poi «24 ore per il Signore»? Terminato il momento della celebrazione liturgica in San Pietro, inizierà il tempo dell’invito alla città e ai fedeli a ritrovare se stessi. Tre chiese nel centro storico rimarranno aperte fino a notte inoltrata: sono la chiesa di Sant’Agnese in piazza Navona, la chiesa delle Stimmate in largo Argentina e la Basilica di Santa Maria in Trastevere. Tre luoghi che si trovano nelle zone più frequentate nella sera e nella notte dai nostri giovani. In questi tre punti della città ci saranno alcuni giovani – appartenenti a diverse realtà – che saranno dei veri «nuovi evangelizzatori», invitando i loro coetanei a entrare in Chiesa, dove troveranno dei sacerdoti disponibili all’ascolto e a celebrare il sacramento della Riconciliazione. Si tratta quindi di un momento pensato solo per i giovani? Certo che no: la necessità di ritrovare se stessi e di cogliere l’essenziale della vita ponendosi da-

vanti a Dio e alla sua misericordia riguarda tutti, nessuno escluso. Il Pontificio Consiglio ha allargato l’invito a tutte le diocesi, vi sono già state adesioni? Abbiamo esteso questa iniziativa a tutta la Chiesa nel mondo e sono rimasto piacevolmente stupito dalle numerose risposte entusiaste al nostro invito. Molti vescovi hanno accolto con favore l’iniziativa e la vivranno anche loro. Ciò dimostra che si tratta di un’iniziativa che risponde a un’esigenza pastorale molto sentita dalle comunità di tutto il mondo.


15 marzo 2014 kaire@chiesaischia.it

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7 GIUGNO: SPORTIVI DA PAPA FRANCESCO!

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| a cura di Csi Nazionale

er le società sportive di tutta Italia l’appuntamento storico è fissato nel pomeriggio di sabato 7 giugno 2014 in piazza San Pietro per l’incontro con Francesco. In occasione dei 70 anni dalla fondazione del Centro Sportivo Italiano sarà questa l’occasione per fare festa colorando, con tute, striscioni e vessilli, come fosse un grande stadio, la splendida piazza racchiusa dal colonnato del Bernini. Protagonisti saranno tutti gli sportivi: gli atleti, gli allenatori, gli animatori, gli arbitri, i dirigenti e le famiglie per testimoniare, assieme al Santo Padre, la bellezza e la ricchezza dei valori dello sport. L’incontro del 7 giugno avrà un ampio spazio sui social network attraverso l’hashtag #societasportivedalpapa Sono invitate a partecipare tutte le società sportive italiane, di qualsiasi sport, di qualsiasi età, e affiliate a qualsiasi Ente o Federazione, nonché tutte le istituzioni religiose, politiche, amministrative o le singole persone che credono nel valore educativo e formativo della attività sportiva. E’ un evento PER TUTTI, perché crediamo che lo sport veicoli messaggi educativi universali, che vadano al di là delle etichette e delle bandiere. Un’opportunità per le società sportive Ci si poteva accontentare della Sala Nervi, ma non ci è stata nemmeno proposta. Si vede che i collaboratori del Santo Padre sanno di che pasta sono fatte le società sportive. Quindi: “riempirete piazza San Pietro!”. Grazie della fiducia, ci proviamo. Perchè vale davvero la pena onorare una occasione quasi irripetibile di omaggiare questo pontefice che ha fatto della tenerezza, della sobrietà e del calore umano la sua cifra interpretativa del vangelo. Non è questione di fare bella figura davanti al pontefice, proprio no: è invece una opportunità di far capire quanto la vocazione sportiva e quella cristiana possano essere sovrapposte quando vissute nella maniera giusta. E questo è un messaggio che scavalcherà il colonnato del Bernini per arrivare agli occhi del paese intero. Non importa che siate affiliati al CSI oppure no, non importa che siate cattolici praticanti oppure no; ciò che ci importa è che abbiate lo spirito sportivo, la gioia di stare insieme e di far festa, e la curiosità di incontrare un uomo eccezionale, che sarà lì vicino a voi e per voi. Questi sono gli unici ingredienti che ci bastano per invitarvi a questo evento; tutto il resto (tessere, appartenenze, credo politico, dimensioni della società sportiva ecc.) non deve contare assolutamente

nulla. Non conta per Papa Francesco, non conta per noi e non deve contare nemmeno per voi. Sarà una esperienza straordinaria, il più bel modo per fare gruppo tra di voi, per chiudere in modo eccezionalmente entusiasmante questo anno sportivo, per vivere una esperienza che nemmeno al più belle delle finali potrà nemmeno avvicinare. Non potete mancare, non potete lasciare un posto vuoto non solo nella vostra Piazza ma anche nei vostri cuori. Il Papa ci chiama tutti, credenti o non credenti, ricchi e poveri, primi e ultimi; non negate a voi stessi e alla vostra gente questa opportunità. Per questo, vi aspettiamo. Sette giugno, tutti a Roma. Per maggiori informazioni visita il sito www.societasportivedalpapa.org

CSI Campionato Provinciale 2013/2014 Girone Isolano 3° giornata di ritorno

Tabellino

MATER ECCLESIAE BIANCA-MATER ECCLESIAE Derby in famiglia senza storia. Il Mater Ecclesiae consolida il suo primato, e lancia un grosso segnale alle inseguitrici, sbarazzandosi facilmente della Mater Ecclesiae Bianca ultima della classe. Risultato già in porto nel primo tempo che si chiude sul 5 a 1 con i gol di Schiano, Mazzella, Patalano, D’Andrea e Barano, intervallate dalla rete di Casciello R.. Nella ripresa pura accademia dei ragazzi di mister Buono che mettono in mostra un ottimo gioco di squadra e vanno a segno altre nove volte, ribadendo la volontà di conquistare il titolo e mettendo in cascina altri 3 punti. La Mater Ecclesiae Bianca apparsa distratta, molto svogliata e priva di idee dovrà rimboccarsi le maniche e lavorare se vorrà raggiungere risultati soddisfacenti nel corso del campionato. MATER ECCLESIAE BIANCA: Di Meglio, Picardi, Di Iorio A., Messina, Mattera, Di Iorio J., Buono M., Buono L., Casciello (1 gol ), Arcamone. All. Mattera F. MATER ECCLESIAE: Capuano, Mazzella P., D’Andrea( 2 gol ), Schiano (1 gol ), Buono ( 2 gol ), Barano ( 3 gol ), Patalano ( 2 gol ), Mazzella G.( 2 gol ), Marena ( 2 gol ), Di Paola. All. Buono V. Arbitro: Attilio Valerio

EPOMEO C5-FUTSAL S.ANTUONO Il confronto clou dell’ottava giornata è senz’altro Epomeo C5 contro la Futsal S.Antuono. Fontanesi che partono subito forte e nel primo tempo grazie ad uno straordinario Iacono F., vanno in vantaggio per 4 a 0. Nella ripresa reazione degli ischiatani che accorciano le distanze con Barbieri C., migliore dei suoi, Perozo A., e La Monaca. Ancora Iacono F. allunga per l’Epomeo C5 siglando altre due reti di pregevole fattura. Futsal Ischia S. Antuono che non molla e riesce a restare in partita prima con un calcio di rigore messo a segno da Sasso M. e poi ancora con Barbieri C. aiutato da una deviazione avversaria. Nel finale la Futsal S.Antuono tira i remi in barca e l’Epomeo C5 in ripartenza amplia di nuovo il vantaggio con Mattera M. e Iacono S. Situazione, che per il S. Antuono si fa dura, con la zona qualificazione che dista adesso otto punti. EPOMEO C5: D’Ambra, Mattera ( 1 gol ), Iacono

M., Scotti L., Scotti A., Iacono S ( 1 gol )., D’Abundo D., Iacono F. ( 6 gol ). All. Finzi G. FUTSAL S.ANTUONO: Curci, Lamonaca ( 1 gol ), Perozo (1 gol ), Barbieri ( 2 gol ), Castaldo, Napoleone, Mazzella, Sasso M. ( 1 gol ), Gentile, . All. Agnese Arbitro: Alfonso Vuoso FIAIANO-GROUPAMA Fiaiano e Groupama danno vita ad un incontro divertente e ricco di gol. Fiaianesi che seppur disputando il primo tempo in vantaggio numerico non riescono nell’intento di vincere la seconda partita stagionale. Poco tatticismo e portieri nell’occasione non impeccabili rendono questa gara molto piacevole. Il protagonista

del match è senza dubbio Onorato G., autore di ben 12 reti. Groupama che con questa vittoria scavalca la Futsal Ischia S. Antuono, si piazza al terzo posto e spera di ridurre il vantaggio dalle prime, nello scontro diretto di sabato prossimo contro il Mater Ecclesiae. FIAIANO: Cuomo V., Cuomo A., Di Iorio ( 1 gol ), Vitale ( 3 gol ), Cenatiempo C. ( 6 gol ), Cenatiempo F. ( 2 gol ). All. Buono F. GROUPAMA: Buono (1 gol ), Buono A. (1 gol ), Granito, Onorato (12 gol ). All. Vanacore Arbitro: Alfonso Vuoso


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LA BICICLETTA ELETTRICA DEL FUTURO PROGETTATA AL MIT DI BOSTON DA UN ITALIANO

15 marzo 2014 www.chiesaischia.it

| ISOLA VERDE

| a cura di Lorenzo Russo

Finalmente in vendita! Se ne parlava già da un po’ sul web e il grande momento è arrivato. Parliamo della Copenaghen Wheel, una particolare ruota che rende “elettrica” la bicicletta normale. Progettata nei laboratori del Mit (Massachussets Institute of Technology) di Boston, è ufficialmente in vendita al costo di 700 dollari (circa 520 euro). Uno dei principali artefici della Copenaghen Wheel, è il torinese Carlo Ratti, direttore e fondatore del Senseable City Lab del Mit. Il progetto è stato sviluppato in collaborazione con l’italiana Ducati Energia, in qualità di partner tecnico, e con il supporto del Ministero dell’Ambiente. La novità di questo ingegno sta nel concentrare tutte le componenti di una bicicletta elettrica (motore, batteria e sensori per l’assistenza della pedalata) in un “disco rosso”, dal peso di 6 kg circa, da montare al mozzo della ruota posteriore. Questo vuol dire che si può installare su qualsiasi telaio già in uso. Questo disco è altamente tecnologico grazie alla presenza di sensori in grado di rilevare le condizioni delle strade in cui si muove la bicicletta: traffico, rumore, umidità, inquinamento, temperatura. Dati che, poi, possono essere anche condivisi con le amministrazioni pubbliche, qualora fossero attrezzate per sfruttare questo genere di informazioni. Per il ciclista, invece, il vantaggio prin-

cipale è che è in grado di ricaricare la propria batteria durante le cosiddette “fasi favorevoli”, cioè quando il ciclista frena o pedala in condizioni di efficienza. In questo modo si risolve uno dei principali problemi legati all’uso della bicicletta a pedalata assistita: l’autonomia della batteria. Infatti quel che la batteria dà in fase di partenza o salita, si riprende in discesa o in pianura. E proprio qui risiede l’intelligenza della Copenaghen Wheel che, grazie ad accelerometri e sensori di pedalata e di pendenza, è in grado di capire in ogni istante quale sia l’esigenza del ciclista. Inoltre, non esiste un pannello di controllo ma basta scaricare l’app per il proprio smartphone che si collega ai sensori della ruota via bluetooth. La Copenaghen Wheel, in accordo con i limiti di legge, arriva in Europa con un motore da 250 watt di potenza (le versione Usa prevede un motore da 350 watt), che interrompe la sua azione alla velocità di 25 km/h. È compatibile con ruote da 26 e 28 pollici e, per il montaggio, è sufficiente la sostituzione dei raggi.

ANCHE NEI BASSI NAPOLETANI SI PUÒ RINASCERE

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| fonte Sir

na casa dove dormire di notte e offrire un’alternativa a donne sole che hanno perso il lavoro. Un centro diurno per ricostruire vite finite in strada, facendo la spola dai dormitori alle mense dei poveri della città. “Casa Antida”, gestita dalla cooperativa “Semi di pace” e il “Binario della solidarietà”, gestito dalla Fondazione Leone, sono due delle opere-segno della Caritas diocesana e dell’arcidiocesi di Napoli guidata dal cardinale Crescenzio Sepe, la terza più grande in Italia dopo Roma e Milano. Uno dei tanti modi che la Chiesa “ospedale da campo” mette in pratica, come chiede Papa Francesco, per “risanare i cuori e curare le ferite”. “Casa Antida”. Un appartamento antico come tanti altri nei bassi napoletani, in pieno centro. A “Casa Antida”, dal nome delle Suore della Carità di S. Giovanna Antida Thouret che hanno messo a disposizione una parte del vicino monastero, vengono ospitate ogni notte, dalle 20 della sera alle 8 del mattino, sette donne in situazione di disagio sociale, senza casa né lavoro. Camere con due o tre letti, docce, autogestione per cena e pulizie. In questo periodo sono quasi tutte immigrate che hanno perso il posto di lavoro come colf o assistenti familiari e non riescono più a trovarlo. L’80% rischia di finire in strada. “Stanno qui per un periodo più o meno lungo - spiega suor Aurelia Suriano, responsabile di “Casa Antida” - finché non riusciamo a dare risposte concrete alla loro storia. In questo periodo è quasi impossibile trovare un lavoro. Allora le aiutiamo a rientrare in patria”. Come Marcela, camerunese: dopo una grave depressione, grazie ad un intervento psichiatrico sollecitato dagli operatori, ora è rinata ed è pronta a tornare in Camerun. Svetanka, quarantenne bulgara, da sei anni in Italia, vive da due mesi a “Casa Antida” dopo la morte del 94enne che assisteva. Ora si sente disperata e persa. “Dovevo pagare 150 euro di affitto al mese per un posto letto. Ho chiesto soldi agli amici, poi mi sono rivolta al centro di ascolto Caritas racconta -. Mi sento in un tunnel buio, ho poche speranze di tro-

vare lavoro, ma la situazione nel mio Paese non è migliore. Non so proprio che fare”. “Io faccio questo lavoro da 15 anni - aggiunge Anna, 52 anni, di Caivano (Napoli), un “matrimonio sbagliato” e un figlio di 21 anni che vive con parenti -, finora non avevo mai avuto problemi. Riuscivo anche a pagare 250 euro per un affitto. Poi sono finita al dormitorio. Da un anno non si trova più niente: ‘sto proprio accisa’”. Anna, come tutte le altre, sogna per il futuro “un lavoro e un buco mio” (una casa). “Sono storie difficili, con situazioni molto diverse alle spalle - dice Iacopo Pierno, uno dei quattro operatori -. Ma a lungo termine vediamo bei risultati”. “Il binario della solidarietà”. Dall’altra parte di Napoli, nel quartiere Gianturco, alti palazzoni grigi e strade frequentate da prostitute e malavita locale, gli ex locali del poliambulatorio delle Ferrovie dello Stato ospitano invece “Il Binario della solidarietà” un centro diurno per i senza dimora italiani, per aiutarli a progettare una nuova vita. “Per loro siamo un punto di riferimento spiega suor Giuseppina Esposito, responsabile del centro -. Lavoriamo molto in rete con le parrocchie”. Aperto la mattina per colazione, docce e servizio guardaroba, riapre il pomeriggio per i laboratori di formazione professionale (bigiotteria e cuoio) e la cena. I locali sono frequentati da 70/80 persone, in maggioranza uomini disoccupati, moltissimi padri separati senza più casa, con l’età media che tende ad abbassarsi tra i 30 e i 50 anni. Sono seguiti da quattro operatori e 200 volontari con percorsi personalizzati, per periodi anche lunghi. “Mentre in passato la categoria dei senza dimora era molto legata al disagio psichico - precisa la psichiatra Rosy Esposito - oggi arrivano da noi persone sane, per cui facciamo un grande lavoro di prevenzione”. Franco, ad esempio: 36 anni, del quartiere Fuorigrotta. “Avevo una vita normale - racconta -. Lavoravo in una cartiera a Sora, convivevo con una ragazza. La fabbrica ha chiuso. Mi sono trovato senza lavoro e senza fidanzata. Ho avuto un crollo psicologico e sono caduto in depressione. Qui mi hanno aiutato. Mi sono sentito accolto”.

Il suo sogno è semplice: “Una casa, un lavoro dignitoso, moglie e figli. Anche quando riuscirò a realizzarlo, questa continuerà ad essere la mia famiglia”.


LE MADRI NON SBAGLIANO MAI 15 marzo 2014 kaire@chiesaischia.it

TEMPO LIBERO

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(Feltrinelli, Milano 2009, pagine 167)

’ un libro veramente prezioso. Pubblicato nel 1995, ha riscosso tanto successo che nel 2009 aveva raggiunto la sua 22^ edizione. Giovanni Bollea, italiano, morto all’età di 98 anni nel 2011, è conosciuto in tutto il mondo per i suoi studi sulla psichiatria infantile. In questo periodo in cui tutta la Chiesa si sta focalizzando sulla famiglia, questo libro lo consiglierei a tutti i giovani che frequentano i corsi prematrimoniali. A mò di assaggio vi trascrivo solo alcuni consigli pratici che il Bollea dà alle famiglie per un sano sviluppo fisico e psichico del bambino. I legami familiari, caldi e affettuosi, fanno miracoli. Le madri, anche senza parlare, trasmettono tanto al figlio. Devono quindi pensare sempre al figlio in senso positivo, trasmettendogli fiducia nella sua riuscita e nella sua crescita positiva, soprattutto durante le crisi evolutive, che sono punti cruciali e disarmonici dell’evoluzione cognitivo- affettiva. Nel periodo che va dallo svezzamento ai sette – nove anni, il padre riveste un’importanza fondamentale; verso i nove anni il padre stabilisce per il figlio il bene e il male, cioè i criteri di valutazione. Il nostro primo codice morale si è formato sull’esempio dei genitori, soprattutto del padre. I nonni sono un elemento equilibratore rispetto alla disarmonia comportamentale dei giovani. Durante l’infanzia e l’adolescenza, perché la TV sia educativa, occorrono degli intermediari: prima i genitori, poi gli insegnanti e gli

educatori; i genitori perciò devono guardare la TV il più possibile insieme ai figli: le loro critiche renderanno più positivo il messaggio televisivo. E’ importante ancora che i bambini smettano di guardare la TV almeno 30 – 40 minuti prima di addormentarsi: il sonno sarà più regolare e i sogni forse saranno più personali ...il resto del libro “le madri non sbagliano mai” lo leggano quelli che ne sono interessati: sicuramente ne trarranno giovamento. A me è bastato aver fatto del suddetto libro una breve recensione. don Vincenzo Avallone

GIUSEPPE MORANTE PRESENTA: “LA VIA DEL CUORE”

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| a cura di Francesco Schiano per l’Ufficio Diocesano Comunicazioni Sociali

unedì 17 marzo, in prossimità della Solennità di San Giuseppe, il parroco di San Sebastiano M. in Forio, don Pasquale Mattera in collaborazione con l’Ufficio Diocesano di Pastorale Familiare, ha organizzato un importante momento di riflessione sul tema dell’educazione, con la presentazione del libro di P. Giuseppe Morante, “La via del cuore – una segnaletica per educare”. La presentazione si terrà alle 19.30 presso la Chiesa del Soccorso, con la presenza dell’autore. Giuseppe Morante ha conseguito la licenza in teologia con dottorato in Scienze dell’educazione e specializzazione in metodologia catechetica. Annovera mezzo secolo di esperienza ecclesiale in pedagogia e pastorale accumulata nella docenza universitaria, nella formazione degli operatori pastorali e degli educatori in generale.

APPUNTAMENTI

PARROCCHIA SAN LEONARDO ABATE CONFRATERNITA SS.ANNUNZIATA SOLENNI FESTEGGIAMENTI IN ONORE DI MARIA SS.ANNUNZIATA NEL 25° ANNIVERSARIO DELL’INCORONAZIONE DELLA SACRA IMMAGINE - PANZA, 22 - 25 MARZO 2014

PROGRAMMA DOMENICA 16 MARZO Ore 9.00 Celebrazione dell’ufficio Ore 9.30 S.Messa ed esposizione dell’immagine della Ss.Annunziata SABATO 22 MARZO Ore 9.00 S.Messa con le lodi Ore 17.45 S.Rosario Ore 18.15 Celebrazione dei Vespri Ore 18.30 S.Messa e Adorazione Eucaristica Ore 20.00 Benedizione Eucaristica

DOMENICA 23 MARZO Ore 9.00 Celebrazione dell’Ufficio Ore 9.30 S.Messa Ore 10.15 Giro per le strade del paese della Banda Musicale “Aurora” Città di Panza Ore 11.00 S.Messa (in Parrocchia) Ore 17.00 S.Messa e PROCESSIONE per Via Provinciale Panza, loc. Calitto, Via Casa Mattera, Via Marisdeo, via Parroco D’Abundo e Piazza S.Leonardo. Al rientro in Confraternita:

La riflessione proposta nel volume parte dall’analisi della situazione della società attuale e ci pone davanti l’educazione come compito, emergenza e sfida. Educare è un lungo processo che permette di diventare adulti. Le riflessioni del testo offrono la direzione di marcia, impiegando la simbologia della segnaletica stradale con le varie indicazioni di direzione, di divieto, di pericolo, di scelta. Questo lavoro si offre dunque come aiuto concreto per tutti gli educatori di ispirazione cristiana. “In occasione della Festa di San Giuseppe, insieme alla Pastorale familiare della nostra Diocesi, - ci dice il parroco don Pasquale Mattera - ho pensato che poteva essere bello presentare questo libro molto interessante di padre Giuseppe Morante, salesiano, che ha impegnato e impegna gran parte del suo tempo al tema dell’educazione, tema oggi quanto mai attuale

perché vediamo come sia importante far entrare nella mente dei nostri giovani il concetto che non basta sposarsi ma bisogna prepararsi ad essere buoni educatori dei propri figli. Abbiamo scelto la Chiesa del Soccorso che è anche la Chiesa dove vengono celebrati tanti matrimoni, per ricordare ai nostri giovani in modo particolare che non serve a molto celebrare un matrimonio da favola se poi dimentichiamo che in futuro dovremo essere ‘capitani di una nave’, che è la famiglia, indicatori di una rotta sicura per il cammino dei nostri figli”

S.Messa solenne

DIOCESI DI ISCHIA INCONTRO DI FORMAZIONE PER LE CONFRATERNITE Lunedì 17 Marzo – ore 19.30 presso la Confraternita S. Maria di Costantinopoli - Testaccio Tema: “Capire il senso di essere cristiani oggi: permettere al Vangelo di cambiare la vita”

LUNEDI’ 24 MARZO Ore 9.00 S.Messa con le lodi Ore 17.45 S.Rosario Ore 18.15 Celebrazione dei Vespri Ore 18.30 S.Messa e Benedizione Eucaristica Ore 20.00 Veglia Mariana

MARTEDI’ 25 MARZO - Solennità dell’Annunciazione del Signore Ore 7.30 S.Messa Ore 9.00 Celebrazione dell’Ufficio Ore 9.30 S.Messa solenne Ore 11.00 S.Messa Ore 16.00 Raduno delle Confraternite della nostra Diocesi nella Chiesa della Madonna delle Grazie per il 3° CAMMINO DIOCESANO DELLE CONFRATERNITE Ore 18.00 Corteo delle Confraternite verso la Chiesa della Ss.Annunziata per via Forche, Via Provinciale Panza, Piazza S.Leonardo e S.Messa solenne presieduta dal nostro Vescovo S.Ecc.za Rev.ma Mons. Pietro Lagnese. Al termine: intrattenimento musicale in Piazza S.Leonardo della Banda Musicale “Aurora”

Annuncerà la Parola di Dio: P. Emanuele Zippo, della Comunità

dei Passionisti di Napoli

RACCOLTA FIRME PER LEGGE SUL GIOCO D’AZZARDO

Il Comitato NoSlot e iI Forum del Terzo Settore delle isole di Ischia e Procida annunciano la campagna per la raccolta firme per la proposta di legge di iniziativa popolare “Tutela della salute degli individui tramite il riordino delle norme vigenti in materia di giochi con vincite in denaro-giochi d’azzardo” voluta dal movimento delle autonomie. Questo è il calendario degli appuntamenti: -Domenica 16 Marzo dalle ore 10 alle 13 a Casamicciola Terme in piazza Marina ci sarà un banchetto informativo con la raccolta firme cosi come a Forio nella stessa giornata dalle 10 alle 13 ci sarà la raccolta firme. -Domenica 23 Marzo ci saranno banchetti e materiale informativo sempre dalle 10 alle 13 nei comuni di Barano, Ischia e Lacco Ameno.


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