Kaire 19 anno III

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Il settimanale di informazione della Chiesa di Ischia ANNO 3 | numero 19 | 7 maggio 2016 | E 1,00

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SALVATORE MARTINEZ AD ISCHIA PER LA CATECHESI GIUBILARE Il Presidente del Rinnovamento nello Spirito incontra la Chiesa di Ischia. “La preghiera non tramonta mai, e la vita diventa nuova e soprattutto eterna”

Di Giuseppe Galano

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ensibilizzazione e attenzione significano prevenzione. Il 5 maggio è stata celebrata la Giornata Nazionale per la lotta alla pedofilia, una giornata che quest’anno ha assunto ancora più rilevanza in virtù delle scabrose notizie che ultimamente ci giungono da mass media e televisioni. La tragica storia di Fortuna Autiero deve fare quantomeno riflettere. La piccola per dire no all’infinita serie di violenze ha pagato con la vita. Il suo coraggio ha rotto un muro di SILENZIO, una rete di OMERTA’ e COMPLICITA’. Esperti ed Istituzioni, nel corso di un appassionante convegno, patrocinato dal Comune d’Ischia e dalla Fondazione Opera Pia Iacono Avellino Conte, si sono soffermati su quella che può essere considerata una vera e propria piaga sociale. Fondamentale è la prevenzione, questo significa formare e potenziare tutte quelle condizioni individuali, familiari e sociali che proteggono un bambino da abusi sessuali, ostacolando il verificarsi di episodi che possono provocare gravi traumi e serie difficoltà nella crescita. All’evento erano presenti in massa studenti delle scuole medie e superiori dei vari istituti scolastici che hanno aderito all’iniziativa. Proprio a partire dal caso drammatico di Fortuna, i relatori,

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TERME DELL’ANIMA Lunedì 2 maggio la presentazione diocesana dell’Amoris Laetitia. Mons. Vincenzo Paglia: “siate una diocesi a misura di famiglia, avete anche l’obbligo di mostrare una Chiesa familiare che accoglie tutti. La Chiesa di Ischia deve diventare una chiesa “termale”; siate voi stessi terapeuti dello spirito familiare di chi arriva”

Andrea Di Massa

PEDOFILIA, L’INFANZIA ABUSATA

SLOT MOB AD ISCHIA Continua l’impegno sull'isola contro il gioco d’azzardo. I bar di Piazza antica Reggia dicono NO alle slot.

UNA VOCE PER ANTONIA Venerdì 28 aprile la serata conclusiva del concorso canoro dedicato alla memoria della piccola Antonia Spedicati. Ecco le foto della premiazione.

DAL RIZZOLI IN AFRICA

GIOVANNI PAOLO II AD ISCHIA

Maria Giovanna, infermiera del pronto soccorso dell’ospedale di Lacco Ameno, ci racconta la sua esperienza in Africa .

Il ricordo di quelle immagini di 14 anni fa: quali frutti ha saputo far crescere nei nostri cuori la visita del Papa Santo?


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Paglia: siate una diocesi a misura “La gioia dell’amore che si vive nelle famiglie è anche il giubilo della Chiesa”. L’incipit dell’Amoris laetitia, esortazione apostolica postsinodale di papa Francesco sull’amore nella famiglia ha aperto la presentazione diocesana, lunedì 5 maggio in Cattedrale, svolta da Mons. Vincenzo Paglia, presidente del Pontificio Consiglio della Famiglia, e da don Antonio Sciortino, direttore di “Famiglia Cristiana”

Di Gina Menegazzi

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on Antonio ha iniziato sottolineando come il suo settimanale fin dalla nascita nel 1931 si è sempre dedicato a sostenere la famiglia in un paese, soprattutto oggi, che tanto ne parla, ma poi concretamente per essa fa davvero poco. “La famiglia è una risorsa fondamentale: rappresenta anche il miglior ammortizzatore sociale, poiché si prende cura degli anziani e dei bambini con problemi, senza nessun aiuto dalle istituzioni, e ammortizza anche la disoccupazione giovanile verso cui il Papa ha parole molto dure: non è semplicemente non portare il pane a casa, ne va di mezzo la dignità dell’individuo. Se questo paese non investe sulla famiglia, non ha futuro, non ha speranza”, ha affermato don Antonio. Anche la Chiesa deve ripartire dalla famiglia, facendola diventare protagonista. “Dobbiamo arrivare a formare dei cristiani adulti e maturi, per i quali i sacramenti dell’iniziazione cristiana siano delle tappe fondamentali, non il punto d’arrivo.” La preparazione al matrimonio è affrettata e distratta, ci si sposa con la riserva mentale che può non essere per sempre e il sacramento si esaurisce nel giorno del rito, mentre gli sposi avrebbero bisogno di essere accompagnati dopo, quando finisce la bellezza del fidanzamento e comincia la vita seria che ha anche problemi di relazioni. Alla prima difficoltà non la si affronta, non si è accompagnati, e si sceglie la via, apparentemente più semplice, della separazione e del divorzio. Papa Francesco sta rivoluzio-

Il settimanale di informazione della Chiesa di Ischia Proprietario ed editore COOPERATIVA SOCIALE KAIROS ONLUS

nando la Chiesa semplicemente mettendo il Vangelo al centro di tutto, e chiede a noi cristiani, prima ancora di essere credenti, di essere credibili, cioè di essere coerenti con quello in cui diciamo di credere. San Francesco diceva ai suoi: “Andate,

annunciate il Vangelo, se necessario, solo se necessario, anche con le parole”. Oggi quello di cui abbiamo bisogno non sono le parole, ma la testimonianza, anche nella famiglia: il testimoniare la bellezza dell’amore, del matrimonio, pur in presenza

ANNIVERSARI L’undici maggio del 2013 faceva il Suo ingresso nella nostra diocesi Mons. Pietro Lagnese, vescovo di Ischia. Auguri al nostro amato Pastore

Via delle Terme 76/R - 80077 Ischia Codice fiscale e P.Iva: 04243591213 Rea CCIAA 680555 - Prefettura di Napoli nr.11219 del 05/03/2003 Albo Nazionale Società Cooperative Nr.A715936 del 24/03/05 Sezione Cooperative a Mutualità Prevalente Categoria Cooperative Sociali Tel. 0813334228 Fax 081981342 info@kairosonline.it pec: posta.kairos@pec.it Registrazione al Tribunale di Napoli con il n. 8 del 07/02/ 2014

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delle difficoltà, perché il fatto di essere cristiani non ci risparmia difficoltà, dolori e sofferenze. Don Sciortino ha concluso “Con questo e con gli altri suoi testi papa Francesco ci fa riscoprire la gioia del Vangelo, legandoli con questo l’elemento comune: Evangelii gaudium, Laudato si’ e Amoris leatitia. Non abbiamo neppure l’alibi di dire che sono testi difficili, perché questo Papa è immediato, concreto, arriva direttamente al cuore, parla per immagini, come quando, nel ricordarci che non ha senso accumulare denaro, usa l’espressione “il sudario non ha tasche” e “non ho mai visto un funerale con il camion dei traslochi dietro”. Monsignor Paglia ha invece iniziato il suo intervento sottolineando che l’Esortazione è dedicata “agli sposi cristiani e a tutti i fedeli laici” e la paragona a un grande armadio a nove ante - tanti sono i capitoli - in cui ci sono vestiti per tutti, perché nessuno si senta nudo, cioè non amato. “Questo testo è un inno alla famiglia, madre di tutte le relazioni, e il Papa ci chiede di volgere lo sguardo alle famiglie così come sono: non possiamo fare a meno di nessuna di loro. Ci dice “Se c’è uno spiraglio di famiglia là dove tutto è rovina, andate lì, statele accanto, non spegnetela, quella fiammella fatela crescere!”. Non dobbiamo essere pubblico ministero, che accusa, ma nemmeno notai, che solo registrano quello che accade, perché se anche le famiglie sono malate, come disse Gesù per l’amico Lazzaro: “questa malattia non è da morirne”. Dove

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di famiglia. "Una chiesa termale”

c’è anche solo una scintilla d’amore, lì c’è la letizia, anche se in un mare di disgrazie.” E ancora: “Ora non è più solo Gesù che esce a prendere la pecorella smarrita, mentre le altre novantanove restano nell’ovile. Tutte le novantanove devono uscire! Questo è il cuore dell’esortazione apostolica: la pastoralità: tutte devono essere buon pastore.” Fa notare mons. Paglia: “Noi preti non possiamo sapere che cosa vuol dire portare un figlio in pancia, e non possiamo essere noi che parliamo contro l’aborto, devono essere le mamme. Alla donna Dio ha affidato il compito di schiacciare il capo del maligno”. La Chiesa è chiamata a rendere familiare tutta la pastorale, a essere famiglia di Dio, al cui interno tutti impariamo a essere famiglia. Non possiamo più non preoccuparci per gli altri: la comunità parrocchiale deve diventare una famiglia che accoglie chi è malato, chi non ha nessuno. Se i giovani non si sposano più, o al massimo convivono, è perché non siamo più capaci di annunciare la bellezza e la vocazione della famiglia; il matrimonio è presentato come un sentimento romantico, che finché dura, bene, poi addio. Ma non ci si sposa solo per se stessi, per la soddisfazione dei propri sentimenti; ci si sposa per cambiare il mondo, cominciando da se stessi. Dio creando Adamo, ne vide la solitudine e fece la donna: siamo nati per vivere assieme. Allo stesso modo, la bellezza della famiglia si manifesta solo nella e con la comunità cristiana. L’amore coniugale è appassionato, forte, costruttivo, è fatica, sogno, anche passione - il Papa nell’Esortazione esalta anche la sessualità. Se non c’è un sogno, se l’amore è solo sentimento, è fugace e diventa inutile e triste, terribile e cattivo. L’amore coniugale, inoltre, non può chiudersi: deve generare. Il figlio però non è “roba mia”, è la

storia, è frutto di una generosità che implica anche la libertà del figlio. Raccomanda il Papa: “Non siate ossessivi con i vostri ragazzi, non assillateli, ma educateli, create delle relazioni, in modo che possano crescere in libertà e in responsabilità, che devono sempre andare assieme”. Infine, il problema della comunione ai divorziati risposati: dentro ci sono drammi e lacerazioni che coinvolgono anche altri: i figli, i genitori. Il Papa suggerisce di “accompagnare, discernere e integrare”, cioè perdere tempo con loro. Non dà regole che ci permettono di lavarci le mani, ci ricorda che l’Eucarestia non è il cibo per i sani, ma la medicina per chi è malato, per chi consideriamo al di fuori della Chiesa, scomunicato. Per finire Mons. Paglia, rivolgendosi alla Chiesa d’Ischia: “Avete il privilegio di essere una diocesi a misura di famiglia, quindi avete anche l’obbligo di mostrare una Chiesa familiare che accoglie tutti. Ne avete l’opportunità con tutti quelli che vengono da fuori. La Chiesa di Ischia deve diventare una chiesa “termale”; siate voi stessi terapeuti dello spirito familiare di chi arriva”. Nel ringraziare gli ospiti, Padre Pietro ha ricordato Gesù a casa di Matteo, dove ha chiamato gli apostoli a convertirsi, a capire che non bisogna dividere le persone in categorie. “Papa Francesco in questo documento lo sottolinea in maniera forte: non esistono categorie, esistono le persone nella loro completezza. E, quando il Papa parla delle famiglie irregolari usa l’espressione (che a molti non è piaciuta) “le famiglie cosiddette irregolari”, non perché non lo siano, ma, sembra dirci il papa: le regolari lo sono davvero? C’è un cammino di crescita nel quale siamo tutti chiamati a entrare, perché tutte le famiglie possano aprirsi sempre di più alla parola del Vangelo e accogliere il Vangelo dell’amore”. Andrea Di Massa


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L'intervista

Intervista di don Carlo Candido

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n due battute: il cuore dell’Amoris Laetitia Mons. Vincenzo Paglia: Il Papa con questa esortazione apostolica ci dice che la bella notizia, il buon annuncio della famiglia è uno dei compiti più straordinari della Chiesa di oggi. Un mondo fatto di persone sole, tristi, ha bisogno di questa testimonianza perché tutti comprendano che il tesoro della famiglia che Dio ha donato al mondo può salvarci da una situazione di tristezza e di decadenza. La vita, quella bella, quella vera, ricomincia dalla famiglia con un amore che sia costruzione solida e appassionata e non romanticismo egocentrico. Chi ha ora tra le mani l’Amoris laetitia, come deve accostarvisi, con quale animo? Mons. Paglia: In realtà l’esortazione apostolica chiede alla Chiesa di uscire da se stessa e andare incontro a tutti, perché nessuno possa dire “non sono amato”. La Chiesa è accanto a tutti, nessuno è davvero lontano. Don Antonio, nonostante la crisi della carta stampata, Famiglia Cristiana resta ancora la rivista che arriva in tante famiglie italiane. Nel tuo rapporto con i lettori che spaccato d’Italia e di famiglia esce fuori? Don Antonio Sciortino: Le riviste che reggono sono quelle che hanno un’anima e un rapporto molto inteso e stretto con i lettori: è questo che ci dà la forza. Io ricevo tantissime lettere e come direttore curo abitualmente la rubrica dei “colloqui col padre”. Non è vero che i giovani non vogliono una famiglia: da ogni indagine e dalle lettere che ricevo vedo un grande desiderio di famiglia, però tra il dire e la realizzazione c’è un mare di difficoltà che noi dobbiamo aiutare a risolvere, perché ne va di mezzo la famiglia, il futuro degli stessi giovani, ma anche il paese, perché la famiglia è la principale risorsa di questo paese. Eccellenza, i giovani hanno paura del “per sempre”. Qual è la risposta di questa Chiesa in uscita? Mons. Paglia: Alzare il sogno. Perché il “per sempre” fa paura quando non c’è sogno, non c’è un ideale. Dobbiamo ridare ai giovani il Vangelo della famiglia come l’ideale più alto per cambiare il mondo, per tutti, non solo per qualcuno. La nostra predicazione cristiana deve ritrovare il linguaggio e il contenuto perché

A tu per tu

i giovani si entusiasmino, perché quando c’è l‘entusiasmo dell’ideale è impossibile fermare il desiderio di metterlo in pratica. Nonostante tutte le difficoltà, se impariamo a sognare le supereremo tutte, perché l’amore è irresistibile. Lei ha invitato la Chiesa di Ischia, quindi anche le famiglie, a essere terapeuti della famiglia. Mons. Paglia: Se è vero che la famiglia in Italia è un po’ come in un ospedale da campo, Ischia deve essere il luogo della cura. Avete il compito, voi di Ischia, di riscoprire la forza curante della famiglia per la malattia che si chiama solitudine, e avete anche la responsabilità di curare nel profondo del cuore coloro che vengono qui a curarsi solo il corpo. C’è bisogno che queste persone non trovino solo le terme delle acque, ma che possano trovare le terme della familiarità che risana ancor più profondamente i cuori. E saranno più efficaci anche le terme delle acque. Don Antonio, Famiglia Cristiana ha affrontato molte battaglie. Una che, ci coinvolge partico-

larmente come Chiesa d’Ischia, è quella del lavoro. Ischia resta ancora “un’isola felice”, con un tasso di disoccupazione molto basso, ma abbiamo il problema della mala occupazione. Il lavoro è spesso sottopagato, con orari estenuanti, e questo a discapito della dignità della persona. Don Antonio: Il tema del lavoro è molto importante e la Chiesa e il Paese devono mettere molta attenzione, perché lavoro vuole dire anche dignità della persona. Non si recupera lavoro e occupazione impiegando la domenica. Lo dimostrano i dati concreti: la Germania, motrice dell’economia in Europa, non lavora mai la domenica, solo cinque domeniche l’anno, quelle a ridosso del Natale, in un clima natalizio. Quindi non è vero che tenere aperto la domenica crea nuova occupazione; credo che sia un altro elemento che mina la coesione famigliare. Bisogna davvero recuperare il senso del riposo, del sano ozio, e per i credenti il giorno del Signore: noi non possiamo vivere senza la domenica.

Eccellenza, un aneddoto con Papa Francesco. Mons. Paglia: Stavamo preparando la giornata mondiale degli anziani, in genere scartati dalla società, e volevamo metterli al centro della Chiesa, a piazza San Pietro. Scrissi a papa Francesco: “Perché non invita suo nonno alla celebrazione?”; spesso papa Francesco chiama nonno papa Benedetto. Mi rispose subito: “Lo faccio immediatamente, perché così vedono come vivono gli anziani, come papa Benedetto, in preghiera, e diamo anche il buon esempio su come il Papa tratta i suoi anziani”. Fu uno spettacolo di straordinaria vitalità vedere l’abbraccio di questi due Papi, anziani anche loro, in mezzo ad una marea di anziani in piazza San Pietro. Don Antonio, un incoraggiamento e un consiglio per noi, che siamo all’inizio dell’esperienza di Kaire Don Antonio: Oggi la chiesa non può evangelizzare se non comunica e i mass media sono un modo molto importante. Don Alberione [il fondatore di Famiglia Cristiana] diceva


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con i relatori che le tipografie erano le moderne cattedrali, le macchine da stampa i nuovi pulpiti. Famiglia Cristiana è del 1931. Rapportata all’oggi questa frase vuol dire che dobbiamo raggiungere le persone dove sono, parlare il loro linguaggio, e con qualsiasi mezzo, dalla carta stampata ai nuovi media, quelli digitali, che ci permettono di raggiungere soprattutto le nuove generazioni. Se non usiamo il loro linguaggio, ci siamo alienati un’ampia fetta di popolazione, quella giovane. Oggi ci sono gravi problemi per tutta l’editoria, l’avvento del digitale, però, non scalza la carta stampata, ma ci costringe a riformularci, a rinnovarci. Il futuro è un’integrazione tra il digitale e il cartaceo. Una domanda al nostro Vescovo: Perché ha voluto fortemente questa serata? Padre Lagnese: Perché l’Amoris laetitia ci obbliga a ripensare il nostro modo di essere Chiesa: è un grande stimolo a rivedere il nostro modo di essere, e deve diventare il pane quotidiano della nostra Chiesa e delle famiglie di Ischia.

A Ischia continua l’impegno contro il gioco d’azzardo Sabato 7 maggio in Piazza Antica Reggia, dalle 18.00 alle 21.00 realizzeremo uno dei circa 50 slotmobfest organizzati in Italia per manifestare contro le slot e il gioco d’azzardo, a favore del legame sociale e di una cittadinanza libera dal dominio del profitto. Staremo in questa piazza perchè i tre bar presenti hanno fatto la scelta di non avere o di smettere le slot (per quel pomeriggio offriranno caffè o drink o gelato a prezzo ridotto). Nell’occasione invieremo anche noi una lettera-appello al presidente Mattarella perché intervenga sul parlamento per una legge migliore. L’ evento è promosso dal Forum del Terzo Settore Ischia e Procida e da altre Associazioni locali e nazionali quali l’ADVS Isola d’Ischia, Autmare, Ass. Artemisia onlus Una voce per l’Anoressia, Ass. Catena Alimentare Casamicciola Terme, Circolo “Georges Sadoul”, Comitato di Cittadinanza Attiva Isola d’Ischia, Focus Focolari, Fondazione Opera Pia Iacono Avellino Conte, Giocatori Anonimi, Ass. Ischia Viva, Legambiente Isola d’Ischia, Presidio di Libera -Ischia e Procida “Gaetano Montanino”, Progetto Policoro Ischia, e con quanti sentono questa emergenza sociale. Ci saranno giochi da tavolo, canti e flashmob di danza moderna a cura delle associazioni che lavorano sul disagio giovanile. Continua un percorso che mette insieme più storie e più anime intorno ad un obiettivo irrinunciabile, quello della dignità della persona.


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L'intervista

Martinez: “la mia preghiera allo Spirito Santo” Intervista di don Carlo Candido

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a fecondità spirituale non è legata solo all’incarnazione: quel mistero è entrato nella storia in modo tangibile, corporale, e si realizza nella vita di ogni credente, nella misura in cui riesce a generare Cristo. La fecondità dell’amore la sperimentiamo a partire dalla preghiera; se si prescinde dalla preghiera si scade nella sterilità. Gran parte della fecondità mancata nelle nostre comunità cristiane - non solo la loro operosità, ma soprattutto la capacità di uscire dal cenacolo - deriva essenzialmente dalla mancanza di preghiera. La preghiera non è soltanto la capacità di generare Cristo, ma rende feconda la preghiera di Cristo, l’incarnazione di Cristo. Il mistero della preghiera, che in fondo è il mistero, la risposta di Maria, a un interpello di Dio, è quanto ancora oggi dobbiamo profondamente riscoprire. Hai detto che il 50% dei giovani in Europa non sa pregare, quindi non fa esperienza di Misericordia. Cosa suggerisci, soprattutto alle famiglie? C’è un’alfabetizzazione che la fede richiede e che inizia nel momento in cui insegniamo ai nostri figli le preghiere principali, del mattino, della sera. La preghiera non può mancare, non solo perché scandisce i tempi e i ritmi della vita, ma soprattutto perché introduce alla vita di Cristo. Quando diciamo “Gesù”, non stiamo dicendo un semplice nome, ma una persona, una vita, un destino, quindi dobbiamo dare alla preghiera degli esiti diversi rispetto alla semplice memorizzazione di formule che ripetiamo in modo stanco e distratto. La preghiera è un modo di essere, e il genitore si fa preghiera vivente, credibile, nella misura in cui pensa, parla secondo Dio. Il volto orante di una famiglia è determinante nella costruzione di una personalità, e molti nostri figli vivono nel disordine perché manca la preghiera che crea ordine nell’interno. Il ricordo di una figura familiare che prega è un’immagine che segna in modo profondo le coscienze, e le salva nei momenti più difficili della vita. Niente è più importante che fare cri-

Salvatore, siamo nel mese dedicato a Maria, pneumatofora, cioè portatrice della potenza dello Spirito Santo. Come possiamo, noi cristiani, essere come Lei portatori dello Spirito che dà la vita?

stiani i nostri figli, e questo avviene attraverso l’esperienza della preghiera, che i bambini, i giovani hanno bisogno di vedere, prima d’impararla a memoria. Spesso tra i laici, come tu sei, si fa fatica a fare esperienza di preghiera. Come vivi tu questa esperienza e come può anche un laico vivere quell’invito di Gesù: “Occorre pregare sempre”? Nel mio caso significa svegliarsi un’ora prima al mattino e dedicare

alla preghiera uno spazio e un tempo personale che diventa imprescindibile. Io non rinuncio a questo tempo d’intimità con il Signore, in qualunque luogo mi trovi e qualunque sia il viaggio o la giornata che mi aspetta. Sono i momenti nei quali sento la mia anima e mi lascio istruire dallo Spirito nell’ascolto, nel silenzio. La prima cosa, quindi è decidere di avere un tempo personale con il Signore. La preghiera è intelligenza della fede, non astrazione dalla realtà, e ci

vuole un tempo nel quale lo Spirito ci lavori - è il lavorio di Dio dentro di noi - e dobbiamo dargli la possibilità di farlo. Io ho iniziato con 10 minuti, poi sempre di più: il tempo si dilata perché c’è il gusto delle cose celesti. Il mio suggerimento è di fare della preghiera il miglior alleato della nostra vita di fede e la migliore preparazione alla giornata. La Chiesa d’Ischia oggi ricorda 14 anni dalla storica visita di San Giovanni Paolo II. Due aneddoti, su quel Papa, e poi su papa Francesco. Ogni tempo della giornata di San Giovanni Paolo II era scandito dalla preghiera: era un uomo totalmente immerso nel mistero. Nel mio primo incontro con lui, nell’aprile 1998, il Papa, che si appoggiava già al bastone, volle lasciarlo per appoggiarsi a me e passeggiare. Per un istante ebbi la percezione spirituale che tutta la Chiesa si appoggiava a me: sorreggendo il Papa in quel momento, io diventavo il suo bastone. Invece papa Francesco lo incontrai alla sua prima uscita pubblica, il 17 marzo 2013, nella parrocchia di S.Anna. Finita la messa, il Papa aveva voluto salutare tutti a uno a uno. Quando arrivò il mio turno, il papa volle dirmi, con grande fierezza, di essere stato il consigliere spirituale del Rinnovamento in Argentina. Questo mi creò nel cuore un momento di smarrimento, perché quell’attimo di confidenza mi responsabilizzava ancora di più, segnava in me il desiderio di seguirlo. Ed è un passo esigente, quello del Papa. Una domanda al nostro Vescovo: quella di stasera mi è sembrata una piccola Pentecoste per la nostra chiesa diocesana che ha un giardino ricco di fiori meravigliosi, tra cui il Rinnovamento. Mons. Lagnese: Penso siano un grande segno di speranza di cui rendere grazie al Signore. Davvero il Signore trova sempre strade nuove per raggiungerci, per offrirci la sua Misericordia. In fondo i movimenti, le associazioni, le aggregazioni laicali che sono nate dopo il Concilio sono frutto di questa fantasia dello Spirito che le inventa tutte pur di affidarci al Signore. Dinnanzi a queste realtà dobbiamo porci con umiltà e con atteggiamento di rendimento di grazie.


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La catechesi in Cattedrale

Di Rosaria Colella

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iovedì 5 maggio ad introdurci all’ascolto della catechesi è un clima di famiglia: Salvatore Martinez riporta tutti noi al ricordo dell’evento di comunione tra aggregazioni laicali e movimenti voluto, nel 2007, dall’allora vescovo di Ischia monsignor Filippo Strofaldi, a cui Salvatore partecipò insieme ad altri responsabili e/o fondatori di movimenti. Il racconto di un evento familiare è ancora lo spunto per aprire al tema della serata. Salvatore ha raccontato infatti a tutti di come ad Ischia, nel 2015, suo padre si sia trovato tra la vita e la morte, bisognoso quindi di preghiera, preghiera che è stata potentemente efficace: il padre di Salvatore è completamente guarito! Ed ecco qui già vividi dinanzi ai nostri occhi alcuni dei contenuti che via via abbiamo visto più nitidi, incarnando, interiorizzando la comunione, la preghiera, la vita. Chi prega vive la comunione, chi prega vive una vita nuova, da risorto. L’approfondimento ci viene donato in un KRONOS di circa 90 min, ma in un KAIROS - tempo di grazia -

che percepiamo senza tempo, fuori di esso. In questa dimensione l’uditorio sperimenta come il ministero della parola sia incarnazione di Misericordia: Gesù insegnaci a pregare, questo il grido cui lo Spirito Santo ha dato prima voce in noi, poi risposta attraverso il relatore. E già il primo insegnamento viene a scompaginare molti concetti di preghiera finora acquisiti: “Se facciamo diventare la preghiera un tempo della nostra vita, allora avremo una vita con aspetti di vita ma anche di morte” Se invece mettiamo la vita nella preghiera, entriamo nell’eternità.” La preghiera non tramonta mai, è la vita diventa nuova e soprattutto eterna”. Cominciamo quindi a comprendere che la preghiera non può essere una cosa tra le altre, ma “nella misura in cui la nostra vita è nella preghiera essa è nuova ed eterna, diventa la stessa vita di Dio”. Il tema è gigantesco, è giubilare: la creazione stessa è il frutto di un moto di preghiera e di gioia della Trinità”. La preghiera, vera essenza della vita, ci educa all’amore: chi

vive nell’amore non può non essere nella gioia, chi fa esperienza di Misericordia entra nel Giubilo! Noi cristiani preghiamo l’eternamente vivo e presente, dai nostri volti si deve vedere che siamo figli del Risorto, non dobbiamo permettere al maligno di gettarci nella tristezza, figlia primogenita del peccato: “La preghiera è un movimento dello Spirito, produce frutti visibili di amore ce gioia (vedi Galati 5)” Pregare è Misericordia, essa è un arte (N.M.I.), il segno e lo strumento dell’intima unione con Dio (L.G.1). Essa è come l’amore, se c’è si vede, se non c’è si vede ugualmente. Sono debole nell’amore? È perché non prego, cioè non ascolto Dio. Chi vive una preghiera, ad esempio di intercessione, vera e ricca di misericordia, vive l’intimità con Dio, cioè lo ascolta, ascolta ciò che Dio ha da dirgli, è allora, come Abramo, poi parla a Dio degli uomini. Solo poi chi sa parlare a Dio degli uomini, può parlare agli uomini di Dio. Questi cristiani cambiano la storia, parlano all’economia, alla giurisprudenza, la preghiera è quindi un’educazione,

un linguaggio. Sono gli uomini e le donne di preghiera che tengono accesa la speranza nel mondo. Salvatore Martinez è stato riconosciuto come tale Attraverso di lui lo Spirito Santo ha reintrodotto chi ascoltava nel vero senso della preghiera, che è ascolto, misericordia, vita, intercessione, lode. Attraverso Salvatore lo Spirito Santo ha certamente cambiato la storia nella nostra diocesi, nelle nostre strade, comunità, case. Testimone tra testimoni Salvatore ci ha presentato i martiri del nostro tempo, i martiri di Polonia sotto il regime comunista, i cristiani perseguitati in Iraq, Libano, che chiedono preghiera: aiuti umani non solo umanitari. Non è stata una catechesi, ma un’esperienza di Dio, un Kairos appunto, in cui lo Spirito Santo ci ha condotti, dall’ascolto della Parola allo sguardo su noi stessi. Chi non prega non vuole mettersi a nudo. Confido che tanti abbiano lasciato in cattedrale questa paura e abbiano continuato a cantare lungo la notte come ieri sera: oh che meraviglia è che Cristo vive in me.


Rinnovamento nello Spirito 7 maggio 2016

Martinez incontra la famiglia ischitana del Rinnovamento nello Spirito Di Rosaria Colella Coordinatrice Diocesana RnS Ischia

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rande festa per i gruppi del Rinnovamento nello Spirito della nostra diocesi. In occasione della nona catechesi Giubilare, tenuta dal nostro amato presidente Salvatore Martinez, egli ha incontrato nel pomeriggio la sua famiglia nella sala verde dell’Episcopio. Abbiamo accolto Salvatore, fratello, padre, pastore, profeta, in mezzo a noi con la gioia e l’entusiasmo degli eventi importanti, unici, non perché non ripetibili, ma in quanto ricchi di grazia e amore. Ogni comunità si è presentata, ricevendo affetto e indirizzi pastorali, tutti noi abbiamo ricevuto in dono incoraggiamento,

conferme, specifici insegnamenti spirituali da Salvatore dettati in ordine alla conoscenza profonda che lui possiede della vita nello Spirito e della vita ecclesiale, ma anche derivanti dal serio interesse pastorale che lo porta ad informarsi del vissuto immediato, delle difficoltà attraversate. Un pastore che tocca la carne viva delle persone, come il Papa invita a fare. Nel ministero poi della preghiera e del discernimento della Parola Salvatore si è fatto ancora servo di noi tutti, e lo Spirito ci ha donato quindi profezia, consolazione, visione, promessa: Dio ha un progetto di

giubilo e fecondità per il RnS dell’Isola d’Ischia. Come coordinatrice diocesana la gioia e la consolazione vissute sono non solo enormi, ma di sicuro ancora tutte da vivere nei giorni/mesi futuri. Le comunità tutte hanno risposto con amore accorrendo con gioia all’incontro e donando a Salvatore tanto affetto profondo, calorosamente ricambiato. Tutti, anziani, bambini, giovani, famiglie, hanno testimoniato con i gesti, la preghiera, l’ascolto, i volti radiosi, la fede e il desiderio vivo di seguire Gesù. Molto hanno ricevuto quella consolazione, quell’incoraggiamento, quella

conferma che attendevano magari da tempo. Tutti, nessuno escluso, Salvatore, e tutti noi, abbiamo vissuto una festa familiare: la Misericordia si è fatta giubilo, la Misericordia che si incarna in un fratello che si dona senza riserve. E il tutto è stato incorniciato dalla possibilità felice di festeggiare il 50esimo compleanno di Salvatore (4 maggio) circostanza questa che ha condito il tutto di allegria: torta, spumante e foto, come nelle feste di casa, in casa. Signore grazie per questa storia d’amore, per l’alleanza di pace che hai voluto proprio con noi...


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Attualità kaire@chiesaischia.it

7 maggio 2016

PEDOFILIA, L’INFANZIA ABUSATA Giovedì 5 maggio nell’auditorium del Polifunzionale ad Ischia si è svolta una manifestazione all’insegna della sensibilizzazione e della prevenzione sulla scottante tematica della pedofilia

Continua da pag. 1 moderati dal brillante giornalista Pasquale Raicaldo, hanno fornito preziosi elementi per riflettere su ciò che oggi accade e su come scongiurare nuove tragedie. Dell’abuso su bambini piccoli non si dice nulla, si tende a creare attorno a tali vicende di violenza e sopraffazione un clima di profonda omertà. Tutto questo è assolutamente inaccettabile per un paese che si definisce civile. Quella degli abusi su bambini ed adolescenti è una tendenza fortemente in crescita secondo i dati forniti da Telefono Azzurro che nel solo anno 2015 ha risposto a 4.724 richieste di aiuto delle quali 241 hanno riguardato situazioni di emergenze dovute ad abusi sessuali. Dopo i saluti istituzionali dell’assessore alla cultura del comune d’Ischia Carmen Criscuolo e del presidente della Fondazione Opera Pia, Celestino Vuoso, la parola è passata agli esponenti delle forze dell’ordine, rappresentate per l’occasione dall’Arma dei Carabinieri e dalla Polizia di Stato, che a più riprese hanno affermato come Ischia non sia per nulla immune dal gravoso fenomeno. Molto interessante l’intervento di Alberto Mannelli, vice questore aggiunto in servizio al Commissariato di Ischia, che ha raccontato come nel corso della sua carriera da funzionario dello Stato più volte si sia imbattuto in casi di pedofilia. Ad Ischia il fenomeno esiste ed è più vicino di quanto si possa credere. Egli ha affermato come sempre più spesso la figura del pedofilo è una persone molto vicina alla famiglia, un parente o un amico intimo del quale i genitori si fidano in maniera piena. Ha aggiunto che il pedofilo è un individuo perfettamente capace di intendere e di volere, sa bene quello che vuole e ciò che sta facendo. La prof.ssa Lucia Monti, dirigente della scuola media Scotti ha espresso le enormi difficoltà nel parlare a scuola ai ragazzi ed alle famiglie su una problematica imbarazzante e spinosa. Presente all’evento in rappresentanza della Diocesi don Gaetano Pugliese, direttore dell’ufficio

diocesano per i problemi sociali e lavoro, giustizia pace e custodia del creato. Egli ha espresso le sue preoccupazioni sul fenomeno dilagante affermando come sia necessario proteggere al meglio i minori e prevenire condizioni di abusi e maltrattamenti. La parola è passata all’avvocato penalista Michele Calise che ha illustrato lo stato dell’arte della normativa italiana sulla repressione di questi crimini evidenziando le lacune burocratiche presenti in materia. Quindi l’interessante intervento di Enzo Sarnelli, psicologo e pscicoterapeuta. Egli ha analizzato il profilo di vittima e carnefice. La vittima, un bambino o

“Ad Ischia il fenomeno esiste ed è più vicino di quanto si possa credere” adolescente è persona fragile. Nella mente di un bambino adescato avviene un processo psicologico che blocca o contamina il suo sviluppo. Quest’ultimo, quando diventerà adulto potrà trasformarsi da vittima a carnefice e ripetere su altri le azioni subite. Il carnefice è colui che non riesce a controllare istinti e pulsioni. Dopo un acceso dibattito che ha coinvolto la giovanissima platea vi è stato spazio per le conclusioni ad opera del dott. Daniele Raicaldo, criminologo. Egli ha illustrato il suo meticoloso studio sul caso Ischia mettendo in risalto come anche ad Ischia si possa parlare di pedofilia. Giovan Giuseppe Lubrano


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Parrocchie 7 maggio 2016

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PARROCCHIA DI SANTA MARIA DELLE GRAZIE IN LACCO AMENO

L’unzione dello Spirito Santo nella cresima per 26 ragazzi Di Mena Alvi

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a aperto la cerimonia il Parroco Don Gioacchino, rivolgendo parole di ringraziamento al vescovo Pietro, ricordando i 30 anni di a del Vescovo e i 3 anni con noi qui ad Ischia. Don Gianfranco, dopo aver proclamato il Vangelo ha ricordato l’itinerario fatto insieme ai ragazzi per approfondire questo Sacramento. “Gesù questa mattina dice parole bellissime per tutti – ha affermato padre Pietro - se uno mi ama osserverà la mia parola, solo con l’amore si stabilisce un vero rapporto; quando amiamo facciamo cose pazzesche. Vi è una misura nell’amore? Oggi possiamo porci questa domanda: Signore ti amo veramente? La fede, la nostra fede è fatta solo di persecuzioni? Gesù ci dice: se uno mi ama e osserverà le mia parola , il Padre lo amerà. Dio ama anche chi non lo conosce; ama anche le persone più invischiate nel male. Cresimandi, queste parole sono rivolte a Voi, siete disposti ad andare controcorrente? In questo mondo? Gesù

stamattina vi dona lo Spirito Santo e, se lo farete crescere dentro di Voi, farete un’esperienza di pace”. Il gesto dell’unzione che ha praticato il vescovo ha un significato profondo: sta ad indicare una forza particolare che avvolge e ricolma l’ unto, in modo che egli possa compiere cose impegnative; e tale forza

proviene dalla presenza e dall’azione dello Spirito di Dio, per cui l’unto è l’uomo che possiede lo Spirito di Dio ed è guidato da Lui, e vive una intima unione con Dio ed è sacro, appartiene a Dio. Ora siete diventati soldati di Cristo ma per una battaglia di amore. Sua eccellenza inoltre ricorda la me-

moria liturgica di oggi, festa dei lavoratori , festa istituita nel 1955 da parte di Pio XII. La Chiesa riconosce San Giuseppe modello e patrono dei lavoratori, e affida a lui tutti i papà e quelli che sono disoccupati o precari , la santificazione passa anche attraverso il lavoro. Giuseppe Galano

PARROCCHIA SAN GIORGIO MARTIRE - TESTACCIO

L’esercito di Dio ha 4 nuovi soldati Di Maria Mattera

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una mattina piovosa, cupa, fredda quella del 24 aprile, ma la Chiesa di San Giorgio è piena, in fermento, in festa: Testaccio, impaziente, sta per accogliere il Vescovo Pietro. Sono quattro i giovani che, come soldati di Dio, sono radunati attorno a Cristo per gridare il loro “eccomi”, il dolce giuramento del loro impegno a testimoniare ed annunciare l’Amore di Dio nella loro vita, CON la loro vita. Come nel giorno del Battesimo furono i genitori a parlare, oggi ognuno dei nostri quattro giovani prende la parola, dichiarandosi pronto a testimoniare la fede in Gesù Cristo. La Chiesa è carica di emozione. Peppe, Lucia, Massimo e Giusy aspettano in silenzio, seri, consapevoli della grandezza del miracolo che sta per avvenire oggi in loro. La parola di oggi profeticamente focalizza tutta la nostra attenzione sull’amore. Nel Vangelo, infatti, Gesù riassume tutto il suo insegna-

mento nel comandamento dell’Amore. “Il comandamento nuovo è un comandamento che esiste da sempre, ma è nuovo perché ci rende nuovi, ci rinnova, e accende in noi la voglia e la capacità di amare – ha affermato Padre Pietro - I figli di Dio sono infatti chiamati ad amare, e l’amore è l’unico documento che attesta se siamo o meno cristiani. Lo sanno bene i nostri cresimandi: da oggi in poi la loro capacità di amare sarà la carta d’identità che darà loro

credibilità agli occhi del mondo”. Il Vescovo Pietro, poi, fa luce su un quesito che forse tutti ci siamo posti nell’ascoltare il Vangelo di oggi: “Gesù ci ha amati in modo perfetto, fino a dare la morte per noi; come facciamo allora noi, esseri piccoli ed imperfetti, ad amare allo stesso modo in cui ama l’Amore in persona? Cosa ci sta chiedendo Gesù? Ebbene, quando accogliamo lo Spirito Santo nel nostro cuore, e in maniera più speciale mediante il conferimen-

to del sacramento della Confermazione, se permettiamo allo Spirito di agire, è Cristo stesso che si fa vivo e presente in noi, e sarà Lui stesso, in noi, ad amare, perdonare, consolare, servire, pregare..”! I quattro giovani si dispongono in fila di fronte al Vescovo, accompagnati e cinti nell’abbraccio commosso di padrini e madrine consapevoli che oggi l’impegno a testimoniare è anche il loro, insieme a quello di guidare, sostenere ed edificare lo spirito del cresimando. Il Vescovo intinge un dito nell’olio profumato e, sorridendo, traccia una croce sulla fronte dei nostri giovani, invoca su di loro lo Spirito Santo e, con questo semplice gesto, li riempie dell’abbondanza dei Santi Doni. I ragazzi che ritornano ai propri posti sono ragazzi nuovi, lo Spirito già opera, glielo leggi in viso: la serietà di un momento prima ha lasciato il posto a quattro sorrisi splendenti, raggianti, luminosi. La trasformazione in veri testimoni di Cristo è già in atto!


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Addio a Laura, la mamma malata di sla che rifiutò di abortire Di Roberto Mazzoli

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aura Grassi è salita al cielo lo scorso 22 aprile a soli 34 anni. Il giorno prima aveva festeggiato il quarto anniversario di matrimonio insieme al marito Ugo Morganti e alla figlia Alessia, di appena tre anni. La vicenda di Laura aveva colpito l’Italia intera per l’esempio di forza e di dignità nonostante una malattia devastante come la Sla. Nel 2013 anche papa Francesco si era interessato a lei. Grazie alla sottosezione dell’Unitalsi di Roma e di Rimini aveva preso parte con la sua famiglia all’udienza in piazza San Pietro. Lo scorso 26 aprile la chiesa di San Michele Arcangelo, a Morciano di Romagna, non è riuscita a contenere il gran numero di persone giunte anche da Babbucce, la frazione di Pesaro dove Laura era nata e cresciuta e dove, fino a due anni fa, ha vissuto in una casetta vicina ai genitori Giancarlo e Teresa. Per l’ultimo saluto era presente anche il vescovo di Rimini, monsignor Francesco Lambiasi che nell’omelia ha definito Laura «una vera testimone dell’amore di Dio perché nella sua semplicità ha saputo abbracciare fino in fondo la croce riconoscendo l’amore di Gesù in Lei, nei segni della sua passione. Chi la andava a trovare a casa rimaneva colpito e affascinato nel vedere la sua accoglienza, la sua positività: chi la visitava incontrava lei, non la malattia». Anche l’arcivescovo di Pesaro monsignor Piero Coccia, che la conosceva personalmente, ha voluto far pervenire al marito Ugo il suo messaggio di cordoglio «perché ha saputo testimoniare la sua fede in Cristo in maniera cristallina». Fino a poche ore prima di morire Laura ha sempre avuto la mente rivolta agli altri, come ricorda don Marcello Zammarchi, vicerettore del seminario vescovile di Rimini, che nel 2012 ha unito in matrimonio la giovane coppia e che è sempre stato vicino alla famiglia. «La sua vita – dice don Marcello – si è conclusa con un grande grazie tanto che prima di morire ha voluto lasciare il suo testamento spirituale ai tantissimi amici che le sono stati sempre accanto ». Poche parole scritte con

gli occhi grazie ad un sintetizzatore vocale dove si legge: «Vi è stato chiesto molto e mi avete dato ancora di più». E don Marcello racconta di quell’ultima volta che le ha fatto visita a casa. «Ugo era tornato prima dal lavoro – ricorda – e Laura, facendo capolino dalla finestra, lo ha guardato con occhi pieni di gioia, come se fosse la prima volta perché nel loro rapporto niente è stato scontato o di routine ma tutto un dono». Per lei la malattia non è mai stata un ostacolo ma un’opportunità per vivere l’essenza della vita. È il marzo del 2010 quando insieme ad Ugo inizia il corso prematrimoniale. Negli ultimi mesi dello stesso anno le viene diagnosticata la sclerosi laterale amiotrofica. Il trauma iniziale è grande, ma Laura e Ugo non perdono mai il desiderio di sposarsi. Insieme decidono di bruciare le tappe perché lei all’altare ci vuole arrivare ancora in grado di camminare. Il matrimonio è vissuto nella piena consapevolezza dell’inesorabile progredire della malattia. Nel 2013 arriva, inaspettata, la gravidanza, vissuta subito come un dono del Signore. Nonostante il parere fortemente contrario dei medici che le consigliano di abortire, Laura sceglie di sospendere le cure pur di far nascere Alessia. «Ha combattuto contro la malattia con grande dignità – racconta Ugo – preparando me e Alessia al momento del distacco e lasciandoci tutte le indicazioni per il dopo. Anche per il funerale ha pensato lei a tutto, scegliendo le letture e facendo in modo che a tutte le sue amiche venisse regalata una rosa bianca. Il suo più grande insegnamento che sono certo rimarrà di lei è il rispetto per il sacramento del matrimonio e per la vita». E Laura che ha sempre detto «sì» accettando tutto, alla fine ha saputo pronunciare il suo unico «no». Quando i medici erano già pronti per la tracheotomia, dopo la prima delle ultime tre crisi respiratorie, lei ha rifiutato. Ne aveva già parlato con Ugo e le sue idee erano molto chiare. «È sempre stata pronta con la lampada accesa – dice don Marcello – e oggi questa fiammellina ha acceso altre lampade spente, consegnando con la sua vita un bellissimo quinto Vangelo d’amore».


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Di Giuseppe Galano

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ntonia era una ragazza solare, con il sorriso sempre stampato in volto, una creatura a dir poco speciale amata ed ammirata da tutti,scomparsa poco meno di un anno fa a soli quindici anni in seguito ad una improvvisa e terribile malattia, lasciando un vuoto indescrivibile. La ragazza, nonostante la sua giovanissima età, era dotata di innumerevoli talenti, in modo particolare il canto. Proprio a partire da questo è stato ideato ed organizzato un concorso canoro per onorare al meglio la sua memoria, un evento a dir poco straordinario che ha permesso ad Antonia di entrare con forza e determinazione nel cuore di centinaia di persone. Una Voce per Antonia è stato un evento che ha riscosso un successo impensabile, frutto dell’impegno e della costanza di quanti lo hanno fortemente desiderato, in primis la famiglia Spedicati, con mamma Monica, papà Ciro, Giacomo e la piccola Valeria, i giovani della comunità parrocchiale di Fiaiano e le amiche della classe IIIB del Liceo delle Scienze Umane. Dopo le entusiasmanti serate vissute il 4 ed il 5 aprile nella suggestiva location del Teatro Polifunzionale di Ischia che hanno visto esibirsi straordinari ragazzi di fronte ad un pubblico sempre molto numeroso e caloroso, venerdì 28 aprile nella bella ed accogliente chiesa parrocchiale di Fiaiano si è svolta la serata conclusiva della manifestazione. A presentare l’evento l’artista Mino Ferrandino e la straordinaria Irene Schiano, fortemente legata alla piccola Antonia fin da sempre. La serata dedicata alle premiazioni è stata introdotta da un video tratto dal musical “Fino al terzo cielo, inscenato dai giovani della parrocchia nel luglio 2013, nel quale Antonia, con la sua voce bellissima intona il canto “E’ Lui”, mostrando così anche a quanti non l’hanno conosciuta la sua passione per il canto e l’amore molto profondo che nutriva verso Gesù. A seguire si è vissuto un momento particolarmente intenso ed emozionate. Sull’elegante palco, allestito curando ogni minimo dettaglio nei pressi dell’altare, sono stati invitati a salire un gruppo di coetanei di Antonia che con lei hanno condiviso un percorso di fede molto bello. Le loro voci, rotte dall’emozione, hanno donato alla foltissima platea presente in chiesa aneddoti della ragazza, contribuendo a rendere la serata ancora più unica e speciale. Fin dalle prime battute della serata si è assistito a qualcosa di incredibile, si aveva la sensazione

Venerdì 28 aprile a partire dalle 20.30 si è svolta corso canoro “Una Voce per Antonia” nella chiesa della Chiesa in Fiaiano dedicato alla memoria dell

molto chiara che Antonia fosse viva più che mai e presente tra tutti coloro che ne onoravano il ricordo. Si è passati poi al momento delle premiazioni del concorso, suddiviso in due sezioni: musica liturgica e leggera; quest’ultima a sua volta suddivisa nelle categorie under ed over 16. Il compito della giuria è stato alquanto arduo nel decretare i vincitori delle varie sezioni e categorie. Per la sezione liturgica ha trionfato la “Corale del Buon Pastore” che ha eseguito il brano “Madonna della fede”. Al secondo posto si è classificata la “Corale Madonna delle Grazie” di Lacco Ameno che ha eseguito il canto “Abbracciami”. Al terzo posto troviamo il coro della parrocchia di San Michele in Forio che ha intonato la canzone “Figlio prodigo”. Dopo le premiazioni si è esibita sul palco la bellissima “Corale Madonna delle Grazie” eseguendo con straordinaria passione il loro brano. Ha fatto seguito l’intervento del nostro Vescovo Pietro, ospite d’onore della serata. “Sono molto contento di essere qui questa sera. Sento che oggi An-


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a la serata conclusiva del conparrocchiale Maria SS. Madre la piccola Antonia Spedicati.

tonia è con noi. Avverto che questa manifestazione è un regalo di Antonia per tutti noi. Ci fa questo regalo che è un inno alla vita attraverso il coinvolgimento di tante persone che hanno aderito a questo evento. Antonia ci fa un regalo,una serata di Resurrezione”. Dopo queste parole, accolte con un lungo e caloroso applauso fanno il loro ingresso sul palco i meravigliosi bambini della scuola elementare di Fiaiano che hanno cantato “Credo negli esseri umani”, brano tratto dal repertorio di Marco Mengoni, trasmettendo ai presenti un mix di emozioni una più bella dell’altra. Il nome di questa corale è “Gocce di speranza”. Molti di questi bimbi conoscevano Antonia perché cantavano nel coro da lei diretto in chiesa. Hanno desiderato così farle un regalo con la loro presenza insieme alle maestre. Ha fatto seguito la premiazione della categoria under 16 della sezione musica leggera. Al primo posto si è classificata Concetta Di Iorio, al secondo la classe IIIB del Liceo delle Scienze Umane, vincitrice tra l’altro del Pre-

mio Social avendo la loro esibizione raggiunto il maggior numero di like su facebook, ed al terzo Mariafrancesca Patalano. Dopo essersi esibita con il brano “At Last” , con voce grintosa e carica di emozioni, Concetta rivolge ad Antonia un pensiero speciale. “La mia gioia più grande è stata quella di essere riuscita a salire sul palco. Posso dire che i quindici anni di vita di Antonia sono un inno alla vita. Lei continuerà a portare frutti. Le rivolgo un grazie speciale, certa che continuerà a guidarci da lassù”. Molto toccante l’intervento di Monica e Ciro, i meravigliosi genitori di Antonia. Con la semplicità che li contraddistingue hanno donato ai presenti qualcosa della loro figlioletta raccontando quanto fosse speciale Antonia nella quotidianità, descrivendone il carattere, la sua adolescenza, i momenti belli e quelli meno belli della sua seppur breve vita. “Antonia continua a guidarci in tutte le cose della nostra vita, la sentiamo vicina, è dentro di noi”. E’ stata poi la volta della premiazione della categoria over 16. Al primo posto si è classificato il duetto composto da Manuela Elia e da Luana Calise, al secondo Sara Iacono ed al terzo Francesco D’Ambra. Dopo l’esibizione delle vincitrici del primo premio, con il brano “Tell him, sono saliti sul palco i ragazzi della comunità parrocchiale, gli amici fraterni di Antonia, gli artefici principali di questa meravigliosa iniziativa donando un momento stracolmo di gioia ed emozioni. Il parroco don Emanuel Monte ha desiderato esprimere un suo personale pensiero rivolto ad Antonia. “Sono felice perché avverto che vi è una comunità, un popolo, la grande famiglia di Antonia. La vita della Chiesa genera fiori. Antonia è il fiore della vita di questa comunità, il fiore più bello. Esistono piante che generano un solo fiore e poi muoiono; questo porta frutto. Stiamo vedendo tanti frutti grazie ad Antonia, tanta unità e comunione. Antonia avrà gioito immensamente per questo concorso. I frutti si vedono nei talenti, nelle persone coinvolte. Antonia oggi ci dice grazie dal cielo. Ha desiderato farci un regalo e lo accogliamo. Grazie ad Antonia e grazie a tutti coloro che si sono fatti voce di Antonia”. Siamo certi che questo concorso resterà impresso in maniera indelebile nel cuore e nella mente di tutti. Per quanti lo vorranno il prossimo 2 giugno Antonia sarà ricordata con una Santa Messa ad un anno dalla sua partenza per il cielo. Daniele Calise


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L’ESPERIENZA

Dal Rizzoli in Africa Maria Giovanna, infermiera del pronto soccorso dell’ospedale Rizzoli di Lacco Ameno, ci racconta la sua esperienza in Africa con un’idea nel cassetto. “Una vacanza in Kenja non è una semplice vacanza. E’ tuffarsi in un mare di sensazioni, emozioni, colori e profumi ma soprattutto dare il giusto valore a ciò che veramente conta nella vita. L’Africa mi ha insegnato ogni giorno a diventare migliore”. Di Maria Giovanna Gaglione

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olendo narrare di me e del mio approdo in terra africana dovei presentarmi sono Maria Giovanna un infermiera del Pronto Soccorso di Lacco Ameno. Cominciamo, descrivendo cos era l’Africa per me fino a qualche tempo fa. Banalmente era la vacanza perfetta: sole, mare, mai pioggia, sconfinati cieli azzurri di giorno e notti stellate in cui perdersi. Vi parlo della Mia Africa, della mia Grande Amica, di quella terra che vedendo per la prima volta in un tempo lontano e dove approdavo con un enorme timore, forse paura, quella terra è il Kenja. Dopo un lungo viaggio arrivai a Mombasa e la prima domanda che mi feci fu: ma dove sono capitata? Piano piano mi resi conto che stavo per conoscere ed amare l’ignoto, attraverso tutte quelle cose e persone sconosciute. Stavo per scoprire un’altra vita dalle sensazioni e dai sentimenti che mi avrebbero avvolta e coinvolta: i profumi nell’aria erano forti, si fermavano nelle narici per poi salire su fino alla mente e rimanerne fissi. I colori erano in-

tensi e rimanevano stampati nei miei occhi come disegni perfetti, l’aria calda che stordiva ed io l’assaporavo come se fosse stata limpida e gradevole, le persone vestite con indumenti strani mi sorridevano e mi salutavano felici. E poi i bambini, tanti, numerosi, pieni di gridolini di gioia, che si divertivano con poco e io li guardavo sulle loro gambette magre, i loro occhi tristi e profondi e i loro visi sporchi e poi la Terra Rossa che sento sempre addosso, fra i capelli, in bocca e negli occhi. La gente in Africa è strana, ma bella, bella, bella! Il loro motto è POLE POLE che a dispetto del significato (piano, piano) rende giustizia alla loro meravigliosa terra. Si nutrono di questa lentezza gli africani, perché nulla è frenetico: lì la vita scorre lenta. Una vacanza dietro l’altra sempre con le mie amiche e colleghe Carmela e Patrizia. Tutti ci chiedevano: ma che trovate in Africa che non c e nulla? Ecco la risposta: c’è il nulla, quel nulla che ti riempie. Altre volte ci chiedevano se andavamo lì per

avere risposte beh io ho imparato che l’Africa non risponde, anzi fa al contrario: fa in modo che tu ti poni delle domande per le quali tu non sai rispondere. Durante una di queste mitiche vacanze, osservando i meravigliosi sorrisi che sbucavano dai loro visi meravigliosamente scuri, ho sofferto sentimenti contrastanti che mi hanno creato disagio: io e i miei amici nel benessere, povertà per questa gente meravigliosa? “No, non ci siamo” ho pensato.... devo e dobbiamo fare qualcosa. Ne ho parlato con le mie amiche. La mia professione mi ha tramesso molti valori, uno di questi la cura e la dedizione verso gli altri e per gli altri. Una vacanza in Kenja non è una semplice vacanza. E’ tuffarsi in un mare di sensazioni, emozioni, colori e profumi ma soprattutto dare il giusto valore a ciò che veramente conta nella vita. Una fotografia, una decina di pagine o centinaia di parole non riusciranno mai a raccontare un mondo meraviglioso, una terra lontana e antica con i suoi spazi sconfinati, i suoi profumi, i suoi colori e i suoi ritmi lenti.

Regala momenti indimenticabili che sono scolpiti nella memoria, lasciano un segno indelebile, sensazioni forti e, a volte eccessive, sicuramente uniche anche se a volte contraddittorie. Il mal d’Africa è uno stato dell’anima prima ancora di uno stato mentale, è imparare che non è vero che se si desidera tutto non si otterrà nulla, che accontentarsi non è sempre una sconfitta e che vivere alla giornata e un buon metodo per migliorare l’esistenza. Il mal d’Africa non si avverte subito perchè quella terra ti entra dentro lentamente fino a diventare un amore folle che non riuscirai più a dimenticare. Il mal d’Africa non è una nostalgia, ma una voglia di energia umana, di voci e di odori familiari, di mani forti che ti accompagnano lungo la strada e che ti danno la sensazione di non sentirti mai sola e di essere sempre a casa. Il mal d’Africa è la bellezza dei sorrisi delle voci che chiamano il tuo nome, la bellezza di sguardi che servono a capire e non a evitare ciò che non capisci che e diverso. E spazi infiniti di terra e di mare


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di occhi e di sorrisi di bambini che gridano, JAMBO, ciao, di manghi, di polvere rossa e di bouganville. Ogni giorno mi ritrovo a pensare ad ogni esperienza vissuta, ad ogni istante trascorso, ai colori di quei tramonti infuocati, ai sapori, agli amici .... ricordi sempre vivi nella mia mente molto spesso accompagnati da un nodo alla gola. Dire che l’Africa la percepisci con tutti e cinque i sensi, è proprio vero: o la si odia o la si ama! In quest’ ultimo caso non se ne può più fare a meno! E una rara malattia per la quale non esistono cure. Proprio com’è successo a me dopo ogni ritorno. Ti accorgi di non essere più la stessa persona e cerchi nuovamente, attraverso parole, di descrivere uno stato d’animo permanente, una strana sensazione mista a gioia e tristezza, a volte quasi di vera dipendenza e senti immancabilmente di aver lasciato in quella terra una parte di te che non vede l’ora di tornare a raggiungere. Insomma l’Africa mi ha insegnato ogni giorno a diventare migliore. Mi ha salvato la vita e io dovrò per sempre esserle riconoscente e per questo che le ho promesso che ogni volta che mi sarà possibile correrò da lei. In Africa è molto facile socializzare, cosi durante una chiacchierata con due beach boys (ragazzi di spiaggia) mi sono fatta prendere la voglia di conoscere le tradizioni africane, dei loro usi e costumi e della loro affascinante cultura. “Perchè non mi portate nel vostro villaggio”? chiesi e loro entusiasti mi accompagnarono. Durante il lungo tragitto verso MSOLONI, (cosi si chiama il villaggio) abbiamo incrociato grandi

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occhi nocciola dei bambini che mi salutavano e allungavano le loro piccole mani, ma il mio cuore si riempiva di lacrime: ma quanti ne sono? pensavo. Arrivati al villaggio l’apoteosi.... bambini, bambini, bambini..... Tra una capanna di fango e l’altra giungemmo alla scuola, se così si poteva chiamare, una struttura in mattoni senza porte e finestre, solo grandi fessure da cui la luce poteva filtrare per rendere meno buie le ore trascorse a studiare. Tornando in albergo dove eravamo alloggiate, cominciai a pensare, e parlandone con le mie amiche dissi: “una scuola nuova”, bisogna costruire una scuola nuova a MSOLONI, con porte finestre e banchi nuovi. L’idea era grandiosa, ma tornando tra i comuni mortali mi chiesi: dove e come posso racimolare la cifra che serve per realizzare il mio ambizioso progetto? I preventivi parlavano chiaro ci volevano molti euro, i mattoni e il cemento costano molto caro in Africa. Si ritorna in Italia e l’idea della scuola MSOLONI mi assilla e non mi abbandona. Cominciai a parlarne con tutti , era l’unico modo per tirare fuori qualche idea, ne scaturì una che poi si e rivelata vincente: un calendario. Con la collaborazione di tutti i miei colleghi dell’ospedale abbiamo fatto delle foto ironiche utilizzando come set fotografico alcuni luoghi dell’ospedale e tutti insieme abbiamo deciso di dedicare questo progetto a PIO SCIPPA (un amico e collega che non e riuscito a sconfiggere una malattia). La vendita non è stata una passeggiata, ma il valido aiuto di tutti hanno reso meno difficile l’impresa. Non solo: l’Italia si e unita e parlandone con Pina , un’amica che vive a Torino siamo riuscite ad aggiungere un modesto aiuto economico al pro-

getto e con Fabio e Simone, (figli di una collega) hanno regalato i banchi per la scuola di Msoloni, rinunciando alle bomboniere della prima Comunione. Abbiamo cosi realizzato la cifra necessaria.....e SCUOLA SIA!!!!!!!!! A febbraio siamo partite e portato quanto raccolto e se ROMA FU COSTRUITA IN UN SOLO GIORNO (come cita una nota canzone), la scuola di MSOLONI e sta-

ta costruita in dieci giorni, che per i fautori del POLE, POLE (piano, piano) non è per niente male. In questo lungo cammino dovrei ringraziare tante persone che hanno creduto e sostenuto le mie “matte e folli idee”. Un grazie di cuore va a Carmela Pesce, Patrizia Ramorino, Pina Fierro, Francesco Iacono e in ultimo un grazie dal cuore all’amico PIO. E il progetto continua......


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Di don Carlo Candido direttore Ufficio diocesano per le Comunicazioni Sociali

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arissimi amici, è con gioia che celebriamo in questi giorni il ricordo della visita di S. Giovanni Paolo II all’isola di Ischia. L’immagine del nostro popolo in festa in quella giornata in cui il sole vinse le nuvole, rimarrà indelebile nel cuore di tutti. Quattordici anni fa, in queste ore, vivevamo l’attesa della Visita Pastorale del Santo Padre alla Chiesa di Ischia. Erano ore di apprensione, affinché tutto andasse bene, ma anche ore cariche di emozione e di serenità, nella consapevolezza che la grazia che ci veniva donata avrebbe sicuramente portato buoni frutti. A 14 anni di distanza dalla visita del Papa, i nostri sentimenti possono dirsi immutati; conserviamo le stesse emozioni e anche, oserei dire, gli stessi timori di quei giorni. Infatti se le ansie di allora scaturivano dal desiderio che tutto andasse per il meglio nell’accoglienza del Santo Padre, oggi quelle stesse apprensioni nascono da queste domande: come il 5 maggio 2002 può oggi essere rivissuto nella sua attualità? Quali frutti ha saputo far crescere nei nostri cuori e soprattutto nei nostri cammini spirituali? Per rispondere ad esse torniamo alle parole magisteriali pronunciate dal Papa nell’omelia della Celebrazione Eucaristica nel piazzale Aragonese e nel discorso ai giovani al piazzale del soccorso a Forio. Parole di profondo significato di fede e di grazia come quando invitava la Chiesa di Ischia a non temere: “Chiesa che vivi in Ischia: sii docile e obbediente alla Parola di Dio e sarai laboratorio di pace e di autentico amore. Diventerai Chiesa sempre più accogliente, dove tutti si sentono a casa. Coloro che vengono a visitarti ripartiranno rinfrancati nel corpo, ma ancor più rinvigoriti nello spirito. Sotto la guida illuminata e prudente del tuo Pastore, sii una comunità che sa “ascoltare”, una terra pronta ad “accogliere”, una famiglia che si sforza di “amare” tutti in Cristo”. Il Papa venne per confermarci nella fede! E ancora ai giovani nell’incantevole scenario del Soccorso, al calar del sole. Le parole forti ed appassionate di quel giovane-vecchio uomo di Dio: “Giovani di Ischia, siate raggi della luce di Cristo. E’ Lui la “luce del mondo” (Gv 8, 12)! Propagate questa luce in ogni ambiente, specialmente là dove Gesù non è conosciuto e amato o è addirittura rifiutato. Con la vostra vita fate capire che la luce proveniente dall›Alto non distrugge l›umano; al contrario, lo esalta, come

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Quattordici anni fa Giovanni Paolo II a Ischia

il sole che con il suo fulgore mette in rilievo le forme e i colori. Dio non è il concorrente dell’uomo, ma l’amico vero, il suo più fedele alleato”. Al termine, mentre la papamobile lasciava il piazzale, sul volto di tanti ragazzi e sul mio, c’erano lacrime di commozione, nel cuore di tutti un’invocazione: ”Mane nobiscum Domine”. Resterai per sempre in mezzo a noi! Ecco il frutto più autentico della Visita Pastorale di S. Giovanni Paolo II: sentirci confermati e rinnovati nella fede, per lasciarci ogni giorno guidare dalla Parola di Dio. La risposta è Gesù Cristo stesso, Via, Verità e Vita, e il Papa santo venne proprio per indicarci questa risposta. Per questo la Visita del Successore di Pietro non dovrà mai essere solo un ricordo, ma ogni giorno dovrà rinnovarci nei nostri cammini di

fede, nella carità, nelle nostre scelte di speranza. E’ un dono che abbiamo ricevuto, una grazia che deve crescere ogni giorno con la nostra disponibilità e le nostre scelte di fede. Mi piace allora ricordare le parole del Santo Padre, pronunciate al termine della Sua omelia nel piazzale Aragonese: “Chiesa che vivi in Ischia! Il soffio dello Spirito di Cristo ti spinge verso gli orizzonti sconfinati della santità. Non temere, ma con fiducia prendi il largo! Avanza fiduciosa. Sempre! Amen”. E poi, “Ti affido alla Vergine Maria, Madre del Bell’Amore, perché ti aiuti a far risplendere la tua identità di Chiesa di Cristo, di Chiesa dell’Amore. Ti siano di esempio e di aiuto i santi Patroni, nei quali si è resa concreta in modo visibile e credibile la divina carità”. Oggi chiediamoci come abbiamo vissuto questa esortazione così ap-

passionata e bella! Giovanni Paolo II è stato un grande cristiano, ci ha esortato fin dall’inizio a non avere paura, ma ad affidarci a Cristo. Noi siamo pieni di paure perché pieni di noi stessi, uomini e donne che faticano a vivere per il Signore e per gli altri, pronti a giudicare, convinti di poter impartire lezioni di cristianesimo. Ascoltiamo poco perché ascoltiamo noi stessi, ci coalizziamo talvolta non per il bene comune, ma per il bene che noi crediamo tale. Giovanni Paolo II fu un uomo di fede, e per questo fu uomo “nel” mondo, perché l’uomo di fede non rimane mai chiuso nell’orizzonte della sua quotidianità e del suo particolare. La Sua vita è stata incontro, relazione, accoglienza, ma anche vita fondata nella preghiera. La sua preghiera era cosmica, ma insieme umana e personale, come egli stesso ebbe a dire: “Io pregherò per tutto il mondo…Il papa deve avere una geografia universale… Dapprima è necessario entrare nel mistero e si tratta di vivere e di allargare questo mistero alla Chiesa intera. Io vivo sempre in questa dimensione, spostandomi idealmente lungo il globo. Ogni giorno c’è una geografia spirituale che percorro. La mia spiritualità è un po’ geografica.” I suoi viaggi sono la testimonianza di un desiderio profondo di incontrare, capire, comunicare la forza e la gioia del Vangelo di Gesù Risorto. E’ l’energia spirituale della missione della Chiesa, di una Parola che fa nascere e crescere la comunità cristiana, come ci ricorda Papa Francesco nella esortazione apostolica “Evangelii Gaudium”. Giovanni Paolo, possedeva la forza dell’uomo di fede, libero da se stesso, dall’inutile e infantile difesa del proprio io, libero per Gesù, al servizio degli altri. Davvero la sua gloria era solo la gloria di Dio. Credere in Gesù significa riconoscere in Lui il Salvatore, a cui possiamo dire dal profondo del cuore: “Tu sei la mia, la nostra speranza”. Dobbiamo tornare a sperare. Ma la speranza è al centro delle tre virtù teologali: fede, speranza, carità. Non si potrà essere donne e uomini di speranza se non saremo radicati nel Signore e se non vivremo la carità. Il centro di prima accoglienza “Giovanni Paolo II”, e tante altre attività realizzati nella diocesi facciano nascere in noi un’attenzione più quotidiana ai bisognosi, che siamo chiamati a scoprire di nuovo intorno a noi. Questi segni di carità aiutino ciascuno a vivere con un cuore largo, pronto a capire e a rispondere alle domande degli altri. L’eredità di San Giovanni Paolo II rimanga viva in noi e ci radichi sempre più nella via della santità, come egli ha chiesto a tutta la diocesi isclana.


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Società

7 maggio 2016

kaire@chiesaischia.it

Ischia 100 km l’otto maggio I grandi riflettori del Giro d’Italia si riaccendono sull’isola d’Ischia in occasione della 100Km dell’Isola Verde.

T

utto pronto per il grande evento che si snoderà per le strade dell’isola d’Ischia. La suggestiva partenza avverrà nel Piazzale del borgo di Ischia Ponte, ai piedi del Castello Aragonese, cuore della storia ischitana. I primi 10 km si snoderanno lungo un budello cittadino, nella fattispecie si percorreranno ad andatura controllata 2 giri di un tracciato lungo 5 km. Al termine del secondo giro giro ci sarà il via agonistico, con il quale si inizierà già a far sul serio con pendenze che oscilleranno tra il 5 e 16%. La prima scalata (Gran Premio della Montagna) sarà di circa 8 km, con stradine strette e tornanti arcigni, ma dallo sfondo paesaggistico di particolare bellezza, fino alla vetta nella frazione di Fontana (comune di Serrara Fontana). Dopo aver conquistato la vetta inizierà subito la vertiginosa discesa, con continui cambi di direzione e ripetuti rilanci, ma di meravigliose cartoline per chi pedala all’insegna di godersi il paesaggio. La prima parte di questa lunga discesa terminerà sul breve tratto del lungomare Foriano, il quale porta subito ai piedi

dello strappo di Cavallaro, circa 1,5 km con pendenze medie intorno al 10%. A seguire si ritornerà in pianura sull’altro lungomare, quello tra il comune di Lacco Ameno e il comune di Casamicciola Terme, circa 2,5 km piatti i quali verranno interrotti da una nuova salitella dei Castiglioni di quasi 2 km ma con pendenze più dolci. Lungomare che nel 2013 è stato percorso dalle squadre World Tour partecipanti al Giro d’Italia nella seconda tappa del giro, cronometro a squadre, in cui veniva preso il primo riferimento cronometrico.

Altro breve respiro quindi, prima di affrontare la salita della variante esterna 1,5 km di pendenza regolare tra il 5 e 6%, al termine della quale, inizierà l’ultima scalata al GPM per chi punterà alla corta e altre 2 per chi opterà per la lunga. Dopo li secondo o il terzo giro, allo scollinamento della variante esterna anziché procedere ad affrontare il GPM come negli altri giri, si dovrà uscire da SS 270 svoltando a sinistra, dove dopo una breve discesa si attaccherà l’ultimo strappo di giornata, che condurrà i ciclisti al termine

della prova .La zona d’arrivo sarà anche il villaggio d’arrivo dove si potrà usufruire di docce, pasta party e premiazioni. L’ASD Ischia 100 e il Team Cicliscotto, organizzatori dell’evento ischitano, hanno grandi novità in proposito. Il patron della Granfondo Ischia 100km, l’avv. Mario Santaroni, è stato invitato ad essere presente alla partenza di una tappa del Giro d’Italia per poter, in quella sede, illustrare la manifestazione di Ischia anche con il supporto delle immagini della 100km che saranno riprese da una troupe, inviata appositamente sull’isola.Sarà realizzato un reportage / documentario nel quale ogni atleta sarà protagonista. Una vetrina di non poco conto per la manifestazione e per il territorio isolano, una promozione internazionale che fa il paio con la partecipazione dell’avv. Santaroni, lo scorso 3 maggio 2016, alla trasmissione di punta di Radio Rai 1 “Zona Cesarini” dove, assieme all’atleta Max Lelli (che sarà presente ad Ischia per la manifestazione) ha illustrato e promosso le peculiarità della competizione.

Democrazia e rappresentanza alla scuola

di Kosmopolis Di Enrico Scala

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nche nel mese di aprile, nella splendida cornice della sala conferenze della Biblioteca Antoniana, si è svolta l’ormai immancabile lectio organizzata dal comitato “Kosmopolis”. Ospite speciale (e molto gradito) è stata la professoressa di Scienze Politiche dell’università “Sophia” di Firenze: Daniela Ropelato. Il discorso impostato dalla docente fiorentina verteva su argomenti all’apparenza semplici, quasi banali se considerati come semplici concetti: democrazia e rappresentanza. Ma la professoressa Ropelato fa molto di più: non fornisce all’assemblea nozioni e tecnicismi ex cathedra, bensì dopo un rapido excursus sulle varie forme di governi democratici che si sono avute nel corso del tempo a partire dall’’Atene di Pericle, cerca con il dialogo (e a volte anche attraverso la formulazione di una serie di richieste all’uditorio) di rendere la discussione interattiva, coinvolgendo in prima persona quella porzione

di cittadinanza, tra cui va segnalata anche una buona percentuale di giovani, che aveva preso parte all’evento. Dopo l’intervento di Daniela Ropelato, la quale fin dall’inizio aveva sottolineato che la sua intenzione non era quella di “dare delle risposte, quanto aprire delle finestre” (cosa in cui è riuscita, eccome!), la parola è passata ai rappresentati del comitato di Cittadinanza Attiva, i quali hanno portato alla ribalta la questione che ruota attorno ad un possibile passaggio di testimone nella gestione della casa di riposo per anziani “Villa Joseph”. Il comitato infatti ha dato vita ad una petizione non per evitare la vendita dell’immobile, bensì per far si che questo, pur passando ad un altro proprietario, mantenga sempre la stessa finalità per cui fu destinato al momento della sua costruzione, ovvero per “opera di bene religioso e modale” (citando una frase contenuta nell’atto di donazione della struttura).

Franco Iacono e la moglie Anna hanno raggiunto il traguardo dei 50 anni di matrimonio. La redazione Kaire augura a Franco e Anna altri 50 anni di gioia e felicita’ nel vero amore in famiglia


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Attualità 7 maggio 2016

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Punti di vista

Di Franco Iacono

1.

Le banche: acquisiscono risorse a tasso zero. Applicano al Sud, soprattutto, tassi a condizioni vessatorie, so quello che dico, ed ora vengono “coperte” da un decreto, che le mette al riparo da ogni rischio nella escussione delle garanzie relativamente a mutui, prestiti e pegni. In parole povere, possono prendersi l’immobile dato in garanzia dall’imprenditore, per fortuna le famiglie sono escluse, “quando il mancato pagamento si protrae per oltre sei mesi dalla scadenza di almeno tre rate, anche non consecutive”. Con la crisi che c’è in giro, si capiscono bene le conseguenze tragiche per milioni di piccoli imprenditori, soprattutto, che già sono costretti a chiudere. A prescindere! Mi auguro che non dobbiamo sperare nel Movimento 5 Stelle in sede di conversione in legge di questo decreto capestro e che Matteo Renzi ci arrivi… da solo a capire la enormità di questo provvedimento. Così detto salva-banche, ma non salva-cittadini e piccoli imprenditori. 2. Le cronache ci informano che sull’Isola d’Ischia, entro il 2021, avremo i depuratori di Forio-Serrara e di Lacco Ameno-Casamicciola, salvo… imprevisti, come quelli “capitati” al depuratore di Ischia-Barano, nella collina di San Pietro, ad Ischia Porto. Non vado a fare dietrologia nostalgica: nel 1988 feci stanziare 5 miliardi dalla Regione Campania, di cui ero Assessore, per realizzare il depuratore a Forio nella identica area dove è previsto ora, cioè nell’area del Porto di Forio, appena prima del tunnel del Soccorso. Quei 5 miliardi furono persi per la insipienza

delle Amministrazioni comunali di Forio e per le consuete diatribe localistiche: e pensare che 5 miliardi di allora valevano molto di più dei 2 milioni di euro stanziati ora. Dobbiamo confidare nella efficienza del Commissario ad acta, che, ancora una volta, spossessa le Istituzioni ordinarie, che, purtroppo, si sono rivelate incapaci. Ma il punto non è questo: la cosiddetta società civile, il mondo delle imprese turistiche, delle professioni, del sapere, in tutti questi anni non ha profferito una parola, né sollevato una protesta sulla incapacità delle Istituzioni di dotare

di queste elementari infrastrutture, quali sono i depuratori, una località come la nostra, che vive di turismo, che pretende anche di essere di qualità. Così come non aprirono bocca quando quei 5 miliardi previsti a Forio andarono persi. Né alzano la voce quando La Colombaia resta chiusa o quando i lavori del depuratore di Ischia Porto vengono sospesi e non si sa se, e quando, verranno ripresi. La garanzia di qualche piccolo favore personale vale più di una doverosa presa di posizione contro i responsabili della mancata realizzazione di opere così fondamentali. E

poi: è più prudente non disturbare il manovratore di turno. Con buona pace del bene comune! Intanto qualche santo ci aiuta ed aiuta il nostro turismo: il nostro mare è miracolosamente pulito. E tutti viviamo felici: le acque da depurare possono attendere. 3. Faccio pubblica ammenda: ho trovato finalmente un Sacerdote che parla, ed in maniera entusiasta ed incantata, di Papa Francesco e della forza dirompente del suo messaggio e della sua testimonianza. E’ quel sant’uomo di Don Vincenzo Avallone: nella omelia, breve ed intensa, pronunciata durante la Messa delle ore 19 del 4 di maggio nella chiesa di San Michele, in Forio, Don Vincenzo ha parlato di Papa Francesco e della sua “lettura” del Vangelo, nel segno dell’Amore. Ci ha ricordato il monito evangelico: “Ama il prossimo tuo come te stesso”. Ed ha aggiunto di suo: “Se a sera riesci a stare in pace anche con chi non ti ama e magari ti ha fatto del male, ti addormenti più facilmente. E, magari, digerisci anche meglio”. Ha celiato Don Vincenzo nel suo candore, colto e pieno di sapere. Ci ha parlato anche della gioia dell’accoglienza, riferita ai migranti, del sapersi accontentare del poco, della forza di amare anche chi non ci ama. E poi, ancora, del valore del tempo, della natura, dei campi rigogliosi: lui, contadino mai pentito, felice di “nutrirsi” di questi Valori. E dei loro frutti. Così mi sento ulteriormente convinto che il Vangelo sia un “Libro” per l’”aldiquà”: se tutti ci amassimo reciprocamente, se non facessimo agli altri quello che non vorremmo che gli altri facessero a noi, se avessimo la gioia di porgere l’altra guancia, allora il Paradiso lo vivremmo su questa Terra in questa Vita. Senza aspettare… l’altra.


Appelli kaire@chiesaischia.it

AUTISMO AD ISCHIA Qualcosa sta cambiando Di Annalisa Nicotra

L'

estate è ormai alle porte e tutti i genitori iniziano a pianificare il periodo estivo per i propri ragazzi. Chi penserà solo al mare, chi a laboratori estivi, chi al potenziamento per lo studio. C’è un gruppo di persone però che vive l’avvicinarsi dell’estate come un vero e proprio momento di crisi. Sto parlando dei genitori dei ragazzi con autismo. Ischia, purtroppo, nonostante sia l’isola verde, ricca di bellezze naturali, non da una risposta alle esigenze di questi ragazzi affetti da una sindrome così invasiva. Dell’autismo abbiamo parlato spesso, abbiamo commentato le leggi, quasi inesistenti, le terapie, la mancanza delle istituzioni, dei problemi con la scuola, e qui termino l’elenco per non andare avanti all’infinito. Da un po’ di tempo a questa parte però, un gruppo di genitori a cui queste carenze non vanno più bene, ha deciso di unirsi per fare fronte comune e per provare a risolvere questi problemi. E’ così che nasce il Gruppo genitori autismo Ischia, capitanato da alcuni genitori stanchi delle mancanze del territorio, i quali hanno incominciato a confrontarsi e ad unirsi per dare una risposta a quesiti come: quali sono le terapie più adeguate? Come si può organizzare il tempo libero? Cosa succederà dopo la scuola? E dopo di noi, che fine faranno i nostri figli? Ebbene, se anche voi vi siete posti domande simili perché sentite vostro questo problema, ora è tempo di unirsi e di costruire insieme un presente ed un futuro adeguato per questi ragazzi. Bisogna dire basta a terapie inadeguate, alla mancanza di una presa in carico della famiglia, alla mancanza di progetti di formazione e protocolli d’intesa fra scuole, centri e famiglie. Sappiamo che i casi sono tanti, si ma quanti? A questa domanda ancora non siamo capaci di dare una risposta. E allora uniamoci; se avete un figlio con autismo o conoscete qualcuno che ha un parente, un amico con autismo contattate il Gruppo genitori autismo Ischia 3421897265. Siamo convinti che insieme possiamo fare la differenza.

19 7 maggio 2016


Liturgia

20 7 maggio 2016

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Commento al Vangelo

Domenica 8 maggio 2016

Tutto è compiuto? Di Don Cristian Solmonese

C

arissimi amici, oggi celebriamo l’Ascensione del Signore. Finisce il tempo della missione terrena di Gesù. Comincia il tempo della Chiesa, il tempo dello Spirito Santo. Il ritorno di Cristo al Padre è nello stesso tempo fonte di tristezza, perché implica la sua assenza, e fonte di gioia, perché implica la sua presenza. Questa solennità ci fa comprendere la nostra condizione presente e il tempo di oggi: abbiamo perso Cristo e l’abbiamo trovato; non lo vediamo eppure lo discerniamo. Abbracciamo i suoi piedi (Mt 28,9), eppure ci dice: «Non mi trattenere» (Gv 20,17). Com’è possibile? È possibile perché abbiamo perso la percezione sensibile e cosciente della sua persona; non possiamo guardarlo, sentirlo, conversare con lui, seguirlo di luogo in luogo; eppure godiamo spiritualmente, immaterialmente, interiormente, mentalmente e realmente della sua vista e del suo possesso; un possesso più reale e più presente di quello di cui godevano gli apostoli nei giorni della sua carne, proprio perché esso è spirituale, proprio perché esso è invisibile. Egli entra in noi e prende possesso dell’eredità che si è acquistata. Non si presenta a noi; ci prende con lui. Non lo vediamo; conosciamo la sua presenza soltanto mediante la fede, perché egli è al di sopra di noi e in noi. La dipartita di Gesù da questa terra conclude la missione terrena di Gesù portando a compimento le Scritture (v. 46), ma apre il tempo della Chiesa(«di questo voi siete testimoni»). È il tempo della missione, il tempo di portare la sua Parola a tutte le genti. La missione della Chiesa ha un solo scopo: suscitare la fede. Chi crederà sarà salvo! È il tempo dello Spirito quello che stiamo vivendo ancora oggi. Qualche

teologo lo chiama questo tempo la terza era, l’era dello Spirito. è il tempo che ci coinvolge come testimoni, come “martiri” per annunciare che in Gesù tutta la Scrittura si è compiuta. Egli è il centro della storia. Ma questa festa non solo ci indica il cammino ma ci fa contemplare anche la meta, il punto di arrivo. Infatti, la liturgia oggi nel prefazio ci fa così pregare: il Signore dell’universo, non si è separato dalla nostra condizione umana, ma ci ha preceduto nella dimora eterna, per darci la serena fiducia che dove è lui, capo e primogenito, saremo anche noi, sue membra, uniti nella stessa gloria. Sì, Egli ci ha anticipato ed entrando nella sfera celeste, ha portato con sè anche il nostro corpo perché lui si era fatto uomo. Abbiamo la speranza che la nostra natura sarà accanto a Dio nella gloria come già adesso nel corpo di Cristo e nel corpo di Maria Assunta in cielo vi è già la nostra carne. Non scoraggiamoci, la nostra umanità è accanto a Dio, non lasciamo cadere le braccia, il Signore è nostro avvocato presso il Padre. In tutto questo tempo dobbiamo chiederci anche un’altra cosa: quando il Signore tornerà, saremo stati testimoni della conversione e del perdono? Saremo stati uomini di fede? Quando tornerà troverà in noi la fede? E troverà la fede sulla terra? Una cosa è certa lui ritornerà; beato quel servo che al ritorno del suo padrone sarà pronto!


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Ecclesia

7 maggio 2016

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Di Ordine francescano secolare di Forio

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urante l’Udienza Generale di mercoledì 27 aprile papa Francesco ci ha parlato della parabola del buon samaritano: Un dottore della Legge mette alla prova Gesù con questa domanda: «Maestro, che cosa devo fare per ereditare la vita eterna?» e «Chi è mio prossimo?» Già, chi è il mio prossimo? Chi è colui che rientra nella mia area di doveri? Qualcuno selezionato secondo criteri particolari o tutti…? Nella mente di Gesù e nella comprensione del dottore della legge il samaritano contiene quei “tutti”. Perché è lui a farsi prossimo, non si domanda se colui che giace sul terreno possieda le caratteristiche adatte ad essere prossimo. Ecco perché il samaritano è figura di Cristo e solo in Lui le radici della pace sono vere e vitali. La parabola spiega che sul viandante percosso ci inciampo, me lo trovo sul cammino in modo imprevisto, quando sono più impegnato per altre cose. Non è come quando fuori dell’orario di lavoro faccio volontariato con i ritagli di tempo. Quella persona è un «dono» che mi permette la restituzione, è la mia opportunità di riscatto. In questa epoca e con i mezzi di comunicazione a disposizione per cui diciamo di essere abitanti del «villaggio globale» noi ricchi inciampiamo quotidianamente ed inevitabilmente nel prossimo aggredito, attraverso l’informazione veniamo a conoscenza della disperazione degli esclusi vicini e soprattutto lontani, e per questi fratelli siamo chiamati a restituire, a curare, a sanare le loro ferite. Il serafico padre San Francesco era tutto pietà per

Chi è il mio prossimo?

quelli che in qualsiasi modo soffrivano nel corpo. Vedeva in essi il pazientissimo Cristo. L’innata bontà del suo cuore era accresciuta dalla pietà infusa in lui da Dio. Si struggeva quindi nell’animo per i poveri e per gli ammalati. E a chi non poteva dare l’aiuto materiale, offriva il calore dell’Amore. Accadde che una volta un frate rispose molto duramente a un poverello che con insistenza gli chiedeva l’elemosina. Lo udì San Francesco, il pietoso amante dei poveri, e gl’ingiunse di spogliarsi subito dell’abito, buttarsi ai piedi di quello, confessarsi colpevole e domandare aiuto di preghiera e di perdono. Quel frate adempì tutto con umiltà, perciò così gli disse poi San Francesco con dolcezza: «Nel povero, figlio mio, devi mirare il Signore e la poverella Mamma sua; e negli ammalati, le infermità che Cristo prese per noi». Da vero seguace dell’evangelica povertà, l’uomo di Dio, primo fra tutti, guardando nei poveri

La penna d’oro al cardinale Ravasi

l’immagine di Cristo, ogni volta che gli venivano incontro passava loro le elemosine avute, anche se indispensabili alla vita. Egli riteneva questo un dovere, quasi ne fossero i veri padroni. Tornando un giorno da Siena, San Francesco, coperto da un piccolo mantello , perché infermo, s’imbatte per via in un povero. Dopo aver guardato, con occhio pietoso, quella estrema miseria, così disse al compagno: «Bisogna che gli rendiamo il mantello; è suo. Noi l’abbiamo avuto in prestito, finché non ci venisse incontro uno più povero». Ma quello, che conosceva la grande necessità del Padre, si opponeva con forza. Era tanto ammalato e non vedeva bene che si trascurasse per gli altri. «A peccato di furto mi si imputerà dal Grande Elemosiniere - esclamò San Francesco - se non rendo quel che indosso ad uno più povero di me». E’ l’amore, la differenza con cui facciamo le cose. San Francesco era un amante esemplare: amore disinteressato e smisurato come Cristo sulla croce che ha allargato le braccia ad un’umanità lebbrosa, liberandola dai peccati col suo preziosissimo sangue. Sulla montagna delle beatitudini i discepoli non credevano che si potesse sfamare una folla, ma il Signore ci esorta a farlo noi: «Voi stessi date loro da mangiare». Ci chiede come a San Francesco fede e collaborazione, ci chiede disponibilità ad erigere il Regno insieme con Lui, ci chiede di passare dal discepolato all’apostolato.

CHIESA S. FRANCESCO D’ASSISI, FORIO di ISCHIA

Pellegrinaggio a Collevalenza Santuario dell’Amore Misericordioso

Sabato 14 Maggio 2016 (guidato da P. Nunzio Ammirati) “Tante volte, anime desiderose di progredire nel cammino della propria santificazione, si chiedono quali occasioni si possono presentare per compiere atti di virtù. Sono tutte le occasioni che ci permettono di fare il bene senza distinzioni, o meglio con preferenza per coloro che ci offendono e ci mortificano, per coloro che sono più antipatici e disgraziati. La carità è tanto più meritoria quanto più è difficile. (Da una lettera della Beata Madre Speranza)

I

l Cardinale Gianfranco Ravasi, Presidente del Pontificio Consiglio della Cultura è il vincitore della Penna d’oro della Presidenza del Consiglio dei Ministri, riconoscimento ufficiale dello Stato Italiano a giornalisti e scrittori che hanno dato lustro al nostro Paese. Istituita nel 1957 in memoria di Giovanni Papini, la “Penna d’oro” è stata assegnata negli anni scorsi a Salvatore Quasimodo, Eugenio Montale, Carlo Emilio Gadda, Giuseppe Prezzolini, Alberto Moravia, Ugo Spirito, Riccardo Bacchelli, Mario Soldati, e nelle ultaimi due edizioni a Paolo Mieli ed Eugenio Scalfari. Lo ha deciso, all’unanimità, la giuria presieduta dal Sottosegretario alla Presidenza Luca Lotti e composta da Luigi Vicinanza, Andrea Vianello, Fabiano Fabiani, Luigi Contu, Antonio Macaluso. La consegna dei premi avverrà Sabato 2 luglio alle ore 21,00 nel corso di uno spettacolo organizzato dalla Fondazione Premio Ischia in piazza Santa Restituta a Lacco Ameno e sarà preceduta da una serie di dibattiti, ripresi dalle telecamere di Sky TG 24, che vedranno come protagonisti giornalisti, politici, esperti in economia e politica estera. Il Premio Ischia è patrocinato dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri, dalla Regione Campania, dalla Camera Commercio di Napoli, dall’Istituto per il Credito Sportivo, da Autostrade per l’Italia e Poste Vita.

PROGRAMMA PARTENZA: Ischia Porto con l’Aliscafo Alilauro delle 6,30. Arrivo al Santuario, passaggio per la porta santa. S. Messa. Liturgia delle acque e immersione nelle piscine. Rientro per le ore 20,00 a Napoli Madre Speranza durante un’estasi ebbe da Gesù questo messaggio: “A quest’acqua e alle piscine va dato il nome del mio Santuario. Desidero che tu dica, fino ad inciderlo nel cuore e nella mente di tutti coloro che ricorrono a te, che usino quest’acqua con molta fede e fiducia e si vedranno sempre liberati da gravi infermità; e che prima passino tutti a curare le loro povere anime dalle piaghe che le affliggono per questo mio Santuario dove li aspetta non un giudice per condannarli e dar loro subito il castigo, bensì un Padre che li ama, perdona, non tiene in conto, e dimentica”.. QUOTA DI PARTECIPAZIONE: 20 euro;

Colazione

ISCRIZIONI: Rivolgersi a P. Nunzio, (Cell. 3335854801)

a

sacco.


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Teatro 7 maggio 2016

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ASPETTANDO Vince la prima edizione della rassegna del teatro isolano. Di Gina Menegazzi

U

na serata divertente, veloce e ricca di belle emozioni quella di domenica 1° maggio, quando si sono assegnati i riconoscimenti della prima edizione della Rassegna del Teatro Isolano, realizzati dall’artista Nello Di Leva di Keramos. La kermesse voluta fortemente dall’Associazione Amici del Teatro, ha il fine di valorizzare il settore del Teatro Amatoriale, che nella tradizione isolana ha fornito sempre spettacoli d’interessante qualità, e che, in passato così come in questi mesi, ha coinvolto l’intera comunità isolana e ha messo in mostra potenzialità individuali interessanti. La serata finale, ben condotta da Enzo Boffelli, Presidente di Amici del Teatro, ha avuto come gradevoli intermezzi il cabaret di Ciro Raimo direttamente da Colorado Lab e la splendida voce di Valentina Piesco. In apertura di serata Enzo Boffelli ha premiato il lavoro dei due tecnici Saverio Casciello e Francesco Rando, indispensabili per la vita attiva del Teatro Polifunzionale Ischia. La Rassegna del Teatro Isolano, caratterizzata da una significativa presenza di pubblico, ha visto alternarsi in questi mesi spettacoli di vario genere, dalla commedia alle rappresentazioni musicali e per questo motivo la Giuria presieduta da Nick Pantalone e composta da Teresa Sasso, Gina Menegazzi, Anna Rosaria Marcellino, Sara Migliaccio, Mino Ferrandino e Umberto Canestrini, oltre ai Premi ha volute proporre ben 9 Menzioni speciali. La serata si è conclusa con i ringraziamenti da parte del vicesindaco Enzo Ferrandino, che ha pubblicamente elogiato il lavoro svolto dall’associazione Amici del Teatro. Ecco i premi e le motivazioni PREMIO MIGLIORE SPETTACOLO ad ASPETTANDO GODOT di UGUALOS PRODUZIONI La Giuria della Rassegna del Teatro Isolano assegna il primo premio per l’egregio adattamento di un capolavoro contemporaneo. Per aver saputo rendere in modo credibile una vicenda assurda e grottesca all’interno di un allestimento scenico

meravigliosamente essenziale. Per la scelta coraggiosa di un testo dalle tematiche molto attuali e dall’intenso coinvolgimento emotivo. PREMIO MIGLIORE ATTORE a DAVIDE D’ABUNDO per lo spettacolo ASPETTANDO GODOT La Giuria della Rassegna del Teatro Isolano premia il giovanissimo attore isolano perché protagonista di una straordinaria performance che dona al pubblico un personaggio giovane, e quindi quasi del tutto estraneo al testo di Beckett, che si confronta con le assurdità del concetto dell’attesa. Un’interpretazione ben costruita su tempi, ritmi e toni perfetti nonostante la poca esperienza di palcoscenico. PREMIO MIGLIORE ATTRICE (ex aequo) a ERSILIA PATALANO per lo spettacolo 90 ‘O POPOLO, 72 ‘A MERAVIGLIA E 33 ‘E MONACHE La Giuria della Rassegna del Teatro Isolano gratifica la performance dell’esperta attrice che si inserisce perfettamente nella migliore tradizione del teatro napoletano, risultando il motore principale dell’azione scenica. e a FRANCESCA IACONO per lo spettacolo LA BESTIA DEL CASTELLO MALEDETTO La Giuria della Rassegna del Teatro Isolano premia la giovane attrice per aver ben interpretato un personaggio fiabesco, con assoluta e magnetica padronanza della scena, rivelando uno stile originale e brillante anche nella danza. IL PREMIO GRADIMENTO DEL PUBBLICO a I PROMESSI SPOSI il musical DELLA COMPAGNIA INSTABILE DEL TORRIONE FORIO, DELL’ASSOCIAZIONE FANTASY NAPOLI E DELL’ISTUTUTO COMPRENSIVO FORIO MENZIONE SPECIALE agli ALUNNI DELL’ISTITUTO COMPRENSIVO DI FORIO per lo spettacolo I PROMESSI SPOSI il musical La Direzione della Rassegna è rimasta incantata dallo stile interpretativo, dall’intensità e dalla grande capacità di coinvolgimento del pubblico di tutti i giovani interpreti. MENZIONE SPECIALE PER IL


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Teatro

7 maggio 2016

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GODOT PROGETTO TEATRALE a COMPAGNIA INSTABILE DEL TORRIONE FORIO per lo spettacolo I PROMESSI SPOSI il musical La Giuria della Rassegna del Teatro Isolano premia il progetto teatrale I PROMESSI SPOSI il musical per l’impegno profuso, il coinvolgimento di una intera comunità, quella foriana, e l’importanza data alla partecipazione dell’istituzione scolastica, anche per il futuro della Rassegna, che dovrà coinvolgere tutta l’isola. MENZIONE SPECIALE PER LA REGIA a EDUARDO COCCIARDO per lo spettacolo ASPETTANDO GODOT La Giuria della Rassegna del Teatro Isolano ha particolarmente gradito la regia, che ha sapientemente combinato con grande forza narrativa e al tempo stesso con estrema semplicità lo spessore contemporaneo dell’opera, le particolarità dei personaggi, cucite abilmente addosso agli attori, e la bella ambientazione visiva. MENZIONE SPECIALE PER L’ATTORE NON PROTAGONISTA a NELLO DI LEVA per lo spettacolo I PROMESSI SPOSI il musical La Giuria della Rassegna del Teatro Isolano è stata enormemente colpita dalla straordinaria prova recitativa, per aver interpretato con pregevole naturalezza una figura fondamentale attorno alla quale ruota gran parte della psicologia del testo. MENZIONE SPECIALE PER L’ATTRICE NON PROTAGONISTA a MARIA PIA CALISE per lo spettacolo LA BESTIA DEL CASTELLO MALEDETTO La Giuria della Rassegna del Teatro Isolano riconosce la bravura dell’artista per aver dato vita ad un personaggio comicamente surreale con grande ritmo

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recitativo e particolare cura dei movimenti. MENZIONE SPECIALE PER L’ATTORE CARATTERISTA a MARCO VITOLO per lo spettacolo MIRACOLO! La Giuria della Rassegna del Teatro Isolano si congratula per la riuscitissima caratterizzazione, per la performance di straordinaria vivacità mimica e incalzante ritmo recitativo. MENZIONE SPECIALE PER IL GIOVANE EMERGENTE ad ALESSANDRO GUERRA e FILIPPO PESCE COSTA per gli spettacoli QUELLA BUONA DONNA DELLA SIGNORA DE BONIS, ASPETTANDO GODOT, ‘O SCARFALIETTO La Giuria della Rassegna del Teatro Isolano è felicemente impressionata dalla duttilità interpretativa espressa in più spettacoli basata sempre su ritmi brillanti e moderni. MENZIONE SPECIALE PER L’ATTORE RIVELAZIONE a ELISA PISANI per lo spettacolo QUELLA BUONA DONNA DELLA SIGNORA DE BONIS La Giuria della Rassegna del Teatro Isolano premia la grande passione e l’incredibile lavoro espressi in palcoscenico con una brillante interpretazione misurata e garbata. MENZIONE SPECIALE

PER LA SCENOGRAFIA a MARICA DI MEGLIO per lo spettacolo MADAMA QUATTE SOLDE La Giuria della Rassegna del Teatro Isolano si congratula per aver ricostruito con grande precisione e cura l’ambiente scenico, in linea con la tradizione e con il testo. Apprezzabile anche la scelta della colonna sonora. MENZIONE SPECIALE PER I COSTUMI a LA COMPAGNIA DELLA DANZA per lo spettacolo LA BESTIA DEL CASTELLO MALEDETTO La Giuria della Rassegna del Teatro Isolano si complimenta per la grande fantasia, precisione e cura dei costumi di una delle favole più famose, ben armonizzati in una scenografia bella e lineare che ha saputo valorizzare l’opera.

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CONVENTO S. ANTONIO ISCHIA PONTE

IL SABATO DI MARIA Ogni sabato del mese di maggio nella Chiesa del Convento S. A N TO N I O (lato parcheggio) ore 21.00 recita del S. Rosario, canto delle Litanie e Consacrazione a Maria

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