Kaire 07

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Il settimanale di informazione della Chiesa di Ischia www.chiesaischia.it

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LA VOCE DI PIETRO La celebrazione della giornata del malato in ospedale

L’editoriale

Luigi Accattoli

CAMMINANDO IMPARIAMO A CAMMINARE “Che vuol dire per noi, a Ischia, ‘uscire’ e portare il Vangelo come ci chiede il Papa?” E’ la domanda intelligente che mi è stata fatta il 24 gennaio durante il dibattito al Centro diocesano e non mi riuscì di dare una risposta completa: ci provo ora a distanza, ringraziando per l’accoglienza avuta nell’isola, dov’ero già stato per la visita di Wojtyla e dove ho rinfrescato il vivo ricordo del Castello e dell’ospitalità per la quale siete famosi. Ho apprezzato lo spirito di gruppo dei collaboratori di don Carlo Candido che l’accompagnano nel lancio di “Kaire” e degli altri media. La domanda coglie il punto sensibile della stagione creativa che ci è donata da Papa Francesco: ma se stai su un’isola, che uscita farai? Non è l’isola a bloccare, ovviamente, ma la mancanza di fantasia che ti può colpire a Forio come a Firenze. Io l’uscita del Papa l’intendo come l’apertura di una porta in ognuna delle attività che già esistono: dal gruppo parrocchiale alle assemblee diocesane. C’è un gruppo biblico: proporre che alterni alle proprie riunioni delle altre aperte ai non praticanti, per un primo accostamento della Bibbia. “Ma quelli non vengono”: si tratterà di creare occasioni cinematografiche, ricreative, conviviali perché vengano. Si offre una pizza ai partecipanti, si programma la visione di un film. Lo stesso con il gruppo caritativo: studiarsi di assistere, per ogni nostro povero, un povero sconosciuto, non cristiano. “Non vengono da noi”: andremo a cercarli. Nel giro delle straniere vi sono prostitute minorenni, o mamme sole con bambini: le agganceremo. E se scoprissimo che una coppia omosessuale ha con sé un bambino, offriamoci di accompagnare la sua “iniziazione cristiana”, se ciò fosse desiderato. Proporlo, intanto. Far collaborare a Kaire chi non è cattolico. Cercare non credenti da inserire nelle gite parrocchiali. Mai vi sia una giornata o un’iniziativa in cui restiamo chiusi tra noi. Credo sia questa la via da seguire. Partiamo dal poco e camminando impariamo a camminare. www.luigiaccattoli.it

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CONCILIO VATICANO II

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La composizione della Curia Diocesana

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CHIESA ISCHIA I nuovi eletti e nominati in Diocesi

Kaire ANNO 1 | NUMERO 7

€ 1,00

15 febbraio 2014

Il VERO ORO DI SCAMPIA Quando lo sport si sostituisce allo Stato ATTUALITÀ

11 100 giorni alle elezioni europee: cosa cambia

ECCLESIA

13 Ritornano le cresime a S.Michele Arcangelo

TURISMO

14 Al via il corso di formazione diocesano

CULTURA

15 Riscopriamo la biblioteca diocesana


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15 febbraio 2014 www.chiesaischia.it

IN PRIMO PIANO

DIREZIONE NAZIONALE ANTIMAFIA

“AZZARDO E CRIMINALITÀ: CRESCITA ESPONENZIALE Nonostante il calo del 3% dal gioco nel 2013, è aumentato il guadagno dalle mafie di Lorenzo Russo

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’ quasi inutile ripeterlo perché lo sappiamo già ma visto che ci sono persone che ancora credono che con il gioco d’azzardo, i casinò e le new slot si possa creare lavoro e si possa guadagnare, è meglio ribadire certe cose: il gioco d’azzardo è un utile strumento di guadagno per la criminalità. “La liberalizzazione del gioco d’azzardo ha progressivamente aumentato l’infiltrazione della criminalità organizzata, nonostante i dati diano un’inversione di rotta (c’è stato un calo dal gioco del 3%) riscontrato per la prima volta nel 2013”. Lo scrive la Direzione nazionale antimafia (Dna) nella relazione annuale, uscita qualche giorno fa. Una realtà preoccupante e pericolosa. Lo stesso procuratore nazionale antimafia Franco Roberto lo ammette: “La legalizzazione non ha sottratto spazi ai clan perché questi fanno sempre un’offerta concorrenziale”. Più chiaro di così… Le mafie hanno investito in settori che più incontrano i gradimenti del pubblico. E l’azzardo è uno di questi. In Italia è al secondo posto, dopo il narcotraffico, per incidenza mafiosa. Nella Relazione Antimafia questa affermazione è rafforzata nel capitolo “Infiltrazioni della criminalità organizzata nel gioco (anche) lecito”. E’ davvero triste vedere quelle persone che cercano di guadagnare qualche spiccioletto davanti alle slot ma ricordiamoci che tante famiglie intorno a noi si stanno indebitando per asciugare le perdite dal gioco di un proprio familiare. Un problema spesso, anzi quasi sempre silenzioso. E’ meglio non farlo sapere in giro

che mio padre, o mio fratello, o mio cugino, o mio marito, o mio figlio ci ha prosciugato il conto in banca per giocare alle macchinette. Sennò la gente che dice? Sai quanti pettegoli poi ne parlano? E poi i panni sporchi si lavano in famiglia, giusto? Ma non in questo caso. Perché da soli non si esce da questo circolo vizioso. E visto che lo Stato non muove un dito per arginare il problema, ecco che entrano in campo le associazioni contro le dipendenze, la Chiesa, e perché no, i sindaci. L’ultimo esempio arriva da Milano, dov’è stato chiuso un nuovo centro slot dal comune (il centro aveva avuto l’autorizzazione dalla Questura), perché troppo vicino ai cosiddetti “luoghi sensibili”. Bisogna bloccare, dire di no all’azzardo. Ma torniamo alla Relazione della Dna. “In definitiva – si legge ancora – la criminalità organizzata sta acquisendo quote sostanziose del mercato del gioco, evidenziando un legame sempre più intenso ed avanzato con l’imprenditoria. Le organizzazioni criminali esprimono, o si alleano, con soggetti particolar mente dotati sotto il profilo imprenditoriale, capaci di gestire complessi meccanismi aziendali, di sovraintendere a più società che offrono diverse tipologie di gioco, e in grado di gestire una serie di ‘punti gioco’, sovente dislocati in varie parti del territorio nazionale. Si tratta dunque di vere e proprie imprese criminali”. Un circolo che tenta di sostituirsi allo stato, navigando non nell’illegalità ma nella pura legalità. L’esempio della Dia è chiaro: “Ciò avviene – si legge infatti – quando i clan impongono a tutti i bar esistenti nel loro territorio di ‘mettere’ le new slot e di noleggiarle dalle ditte ad essi riconducibili; o quando inve-

stono i loro capitali acquisendo la gestione di sale giochi o bingo allo scopo di moltiplicare rapidamente l’investimento. Si tratta di attività formalmente legali, gestite però con metodi e capitali criminali”. Purtroppo con la normativa vigente i controlli sono insufficienti, denuncia la Procura. Ma c’è di peggio perché, conclude la Relazione, “da alcuni procedimenti emerge un sistema di relazioni di potere che lega le organizzazioni mafiose ad un’imprenditoria collusa, che in alcuni casi risulta a sua volta legata ad ambienti istituzionali”.

LE CIFRE DEL GIOCO D’AZZARDO 315 i comuni dove si raccolgono le firme per una legge contro l’azzardo 30 i miliardi che del giro del gioco illegale 41 i clan che si dividono la torta dell’azzardo 8 i miliardi che finiscono nelle casse dell’erario dall’azzardo 10 i costi che lo stato perde fra sanità e posti di lavoro persi grazie all’azzardo

IL SANTO DELLA SETTIMANA Lunedì 17 febbraio - Santi i sette fondatori dell’Ordine dei servi della Beata Vergine Maria

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ntorno al 1233, mentre Firenze era sconvolta da lotte fratricide, sette mercanti, membri di una compagnia laica di fedeli devoti della beata Vergine, legati tra loro dall'ideale evangelico della comunione fraterna e del servizio ai poveri, decisero di ritirarsi per far vita comune nella penitenza e nella contemplazione. Lasciate attività, case e beni ai poveri, verso il 1245 si ritirarono sul Monte Senario, nei pressi di Firenze, dove costruirono una piccola dimora e un oratorio dedicato a santa Maria. Molti si rivolgevano a loro per risolvere dubbi e angosce, tanto che essi decisero di dare inizio ad un Ordine dedicato alla Vergine, di cui si dissero Servi -

l'Ordine dei Servi di Maria -, adottando la Regola di sant'Agostino. Nel 1888 Leone XIII canonizzò i sette primi Padri, sepolti, insieme, a Monte Senario. Si tratta di San Bonfiglio, guida del gruppo laico e poi priore della nascente comunità. San Bonagiunta, priore tra il 1256 e il 1257. San Manetto, artefice delle prime fondazioni in Francia. Sant'Amadio, anima del gruppo. San Sostegno e Sant'Uguccione, amici tra loro. Sant'Alessio, zio di santa Giuliana

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LA VOCE DI PIETRO

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MESSA CON LE FAMIGLIE E I FIDANZATI | a cura di Francesco Schiano per l’Ufficio diocesano per le Comunicazioni Sociali

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omenica scorsa 9 febbraio il Vescovo Pietro ha celebrato la S.Messa nella cappella dell’Episcopio con le famiglie e un gruppo di fidanzati. Il Vescovo ha voluto incentrare la sua riflessione sul Vangelo domenicale: “Del Vangelo mi colpiva, proprio pensando a voi, questa espressione di Gesù: Voi siete il sale della terra…, mi colpisce proprio in riferimento alla famiglia, agli sposi, ai fidanzati questo parlare al plurale di Gesù: Voi siete. Insieme, siete la luce del mondo, insieme siete il sale della terra. Il Signore consegna questo messaggio dunque non al singolo ma alla Comunità cristiana, ai discepoli uniti tra loro, al collegio degli apostoli, alla Chiesa, a voi famiglie. Sempre mi colpisce il fatto che Gesù non inviti ad essere il sale e la luce, non dice: “siate il sale della terra e la luce del mondo”, ma: “voi siete”. Tu sei sale o non lo sei, tu sei luce o non lo sei. Voi già nella misura in cui sarete ciò che dovrete essere salerete e illuminerete. Giovanni Paolo II a Tor Vergata parlando ai giovani disse: ‘Se sarete ciò che dovrete essere incendierete il Mondo’! riprendendo un’espressione di Santa Caterina da Siena. Una famiglia cristiana è sale della terra, è già sale della terra nella misura in cui vive la propria

vocazione, e ce ne accorgiamo come basti anche solo una famiglia vera in ogni parrocchia perché essa diventi segno per tutti; chissà se qualche volta anche voi siate stati visti così dagli altri. “Una città collocata sopra il monte”: oggi le famiglie cristiane se vivono la propria vocazione diventano davvero un punto di riferimento al di là dei tanti modi di vedere il mondo, la storia e la persona umana. E allora siamo chiamati davvero ad accogliere questa parola di Gesù che è una parola di incoraggiamento, non è una Parola con la quale Gesù ci indica solo un cammino, ma ci dice di prendere coscienza di ciò che già siamo. Mentre vogliamo ringraziarLo dunque per quanto già fatto nella nostra vita vogliamo pregarLo per le nostre famiglie perché possano realizzare quanto Dio ha sognato e pensato per loro. Anche la prima lettura ci rivolge un invito a rientrare nelle nostre famiglie e partire dalle nostre famiglie per vivere il Vangelo. Il Signore ammonisce coloro che avevano vanificato il digiuno rendendolo strumento per

convincere Dio e non per convertire l’uomo! Ci può essere un affamato, un forestiero, un afflitto, che abita proprio dentro le mura della tua casa e ti chiede di essere accolto, consolato, sfamato, di diventare oggetto della tua tenerezza! Chiediamo oggi l’intercessione di Maria perché si compia in tutte le nostre famiglie la Parola con cui si chiude il Vangelo di oggi: “Tutti vedano le vostre opere buone e rendano gloria al Padre vostro che è nei cieli!” Foto di Andrea Di Massa

CELEBRAZIONE DELLA GIORNATA DEL MALATO IN OSPEDALE

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artedì 11 febbraio, come da tradizione è stata celebrata la giornata del malato presso l’ospedale “A.Rizzoli” di Lacco Ameno con la presenza di Mons. Lagnese. Nel piazzale della Chiesa della Ss. Annunziata alla Fundera, il vescovo è stato accolto dal parroco don Gioacchino Castaldi, da P. Luigi Santullo, cappellano dell’Ospedale, dai volontari dell’Unitalsi e dell’Avo. Mons. Pietro ha benedetto la statua della B. V. Maria di Lourdes e donata dall’Unitalsi. Ha avuto inizio una breve processione fino alla Cappella dell’Ospedale dove il vescovo ha celebrato l’Eucarestia (presenti anche P.Mario Lauro e P.Nunzio Ammirati dell’Ordine dei pp. Francescani). Nella sua omelia il nostro Vescovo ha sottolineato il legame speciale esistente tra Maria apparsa a Lourdes e gli ammalati, che sono e devono essere per tutti noi, segno e tempio vivo della presenza del Signore tra noi: “Carissimi fratelli e sorelle in questo giorno speciale nel quale tutta la Chiesa e tutti i cristiani pregano per i malati e meditano sul mistero del dolore per volontà del Santo Padre Giovanni Paolo II, presto proclamato Santo, la Chiesa celebra la giornata mondiale del malato. E lo fa in un giorno particolare, nel giorno in cui facciamo memoria di quanto avvenne nel 1858, l’11 febbraio di quell’anno a Massabielle, nella città di Lourdes. La Vergine Maria per ricordare agli uomini che Dio è in mezzo a noi, venne e parlò alla piccola Bernardette Soubirous. E dal quel momento quel luogo divenne un “Santuario a Cielo aperto” in cui

tanti, specialmente i malati, sperimentarono la dolce presenza del Signore e la materna intercessione della Vergine Maria. Abbiamo ascoltato la Parola di Dio. Pensavo mentre veniva proclamata, a quella espressione che proprio in occasione di una situazione di malattia un centurione romano pronunciò a Gesù, il quale gli aveva promesso visita per curare e guarire il suo servo ammalato. Quel centurione si ritenne indegno della visita di Gesù e disse: ‘Dì soltanto una parola e il tuo servo sarà guarito!’ Una Parola. Dovremmo sempre porci in questo atteggiamento di fronte alla Parola di Dio che ascoltiamo nelle nostre celebrazioni, con questo cuore attento, aperto come il cuore di Maria per ascoltare una parola che può guarire e salvare la nostra vita”. Dopo la S. Messa il Vescovo è andato a salutare e benedire gli ammalati presenti in ospedale e le mamme e i papà insieme ai loro bambini che da poco erano venuti al mondo, portando loro la carezza e la tenerezza di un Dio che per mezzo di Maria ha scelto di abitare e camminare in mezzo a noi!

Foto di Giampaolo Monte

AGENDA DEL VESCOVO dal 16 al 23 febbraio 2014 Lunedì 17 Febbraio Ore 09,00 - 12,00: Udienze Ore 19,00 Chiesa collegiale dello Spirito Santo - Incontro con le Confraternite della diocesi

Martedì 18 Febbraio Ore 10,00: Costituzione del nuovo Consiglio Presbiterale Diocesano

Mercoledì 19 Febbraio Ore 09,00 - 12,00: Incontro dei Vescovi al Seminario di Posillipo

Venerdì 21 Febbraio Ore 09,00 - 10,00: Udienze

Ore 09,00 - 10,00: Primo incontro con il nuovo Collegio dei Consultori Ore 20,30: Cattedrale - Preghiera Giovani

Domenica 23 Febbraio Ore 08,30: Forio: Chiesa di San Francesco - S. Messa per l’inizio delle Quarantore Ore 10,30: Cresime: Parrocchia San Michele Arc. In Sant’Angelo Ore 19,00: Teatro Palapartenope: Memorial Padre Filippo Strofaldi con “I Giardini dei Semplici”


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SEGUIAMO FRANCESCO

15 febbraio 2014 www.chiesaischia.it

FOCALIZZARSI SULLA FAMIGLIA, CELLULA FONDAMENTALE DELLA SOCIETA’ | Radio Vaticana

Un incontro “alla vigilia” della canonizzazione del beato Giovanni Paolo II, per ribadire alla Chiesa in Polonia l’invito a “costruire la comunione e la pace” senza “divisioni” e rilanciare la sua esortazione a prestare particolare attenzione alla famiglia fondata sul matrimonio, ai giovani e alle nuove vocazioni È l’udienza del Papa di qualche giorno fa ai vescovi polacchi, in visita ad Limina

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n “grande pastore” che in tutte le tappe della sua missione, “da sacerdote, da vescovo e da Papa”, ci ha dato un “esempio luminoso di totale abbandono a Dio e alla sua Madre, e di completa dedizione alla Chiesa e all’uomo”. È il beato Giovanni Paolo II nel discorso che Papa Francesco ha consegnato ai vescovi polacchi, che attendono la canonizzazione di Karol Wojtyla il prossimo 27 aprile. Egli, ha ricordato il Pontefice, “ci ricorda quanto è importante la comunione spirituale e pastorale tra i vescovi”. Il Santo Padre ha constatato che la “Chiesa in Polonia ha grandi potenzialità di fede, di preghiera, di carità e di pratica cristiana”. Il Pontefice si è soffermato quindi su tre aspetti fondamentali della società e della Chiesa in Polonia: la famiglia, i giovani e le vocazioni. La famiglia, citando l’Evangelii gaudium, è il “luogo dove si impara a convivere nella differenza e ad appartenere ad altri e dove i genitori trasmettono la fede ai figli. Oggi invece il matrimonio è spesso considerato una forma di gratificazione affettiva che può costituirsi in qualsiasi modo e modificarsi secondo la sensibilità di ognuno. Purtroppo questa visione influisce anche sulla mentalità dei cristiani, causando una facilità nel ricorrere al divorzio o alla separazione di fatto”. I pastori, quindi, “sono chiamati - ha sottolineato - a interrogarsi su come assistere coloro che vivono in questa situazione, affinché non si sentano esclusi dalla misericordia di Dio”. In vista del prossimo Incontro mondiale della gioventù, a Cracovia nel 2016, il pensiero del Papa è andato ai giovani, “che - ha specificato - con gli anziani sono la speranza della Chiesa. Oggi, un

mondo ricco di strumenti informatici offre loro nuove possibilità di comunicazione, ma al tempo stesso riduce i rapporti interpersonali di contatto diretto, di scambio di valori e di esperienze condivise. Tuttavia, nei cuori dei giovani c’è un’ansia di qualcosa di più profondo, che valorizzi in pienezza la loro personalità”. Bisogna dunque “venire incontro a questo desiderio”, ha aggiunto il Santo Padre, attraverso le “ampie possibilità” offerte dalla catechesi”. I giovani - ha proseguito - “siano incoraggiati a far parte dei movimenti e delle associazioni” ecclesiali, come pure dei gruppi parrocchiali o scolastici della Caritas o di “altre forme di volontariato e di missionarietà”. A proposito delle “vocazioni al sacerdozio e alla vita consacrata”, il Papa ha ringraziato il Signore che “negli ultimi decenni ha chiamato in terra polacca tanti operai per la sua messe: tanti bravi e santi sacerdoti polacchi - ha rilevato - svolgono con dedizione il loro ministero sia nelle proprie Chiese locali, sia all’estero e nelle missioni”. L’invito alla Chiesa locale è stato quello ad assicurare una “buona preparazione dei candidati nei seminari”, illuminata da uno “spirito missionario” che porti a “uscire”, a “cercare - anche nelle periferie - e avvicinare coloro che attendono la Buona Novella di Cristo”.

PAPA FRANCESCO AGLI SRILANKESI IN ITALIA: ACCETTO AD ANDARE VENDUTA LA MOTO DEI DUE PAPI, L’INVITO IN SRI LANKA IL RICAVATO AI POVERI on ci sono altre Ma, ha ripetuto, se si vuole re-

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enduta a Parigi la “moto dei due Papi”, una splendida Harley-Davidson. Il ricavato, 241mila euro andrà ai poveri. Sarà usato per la ristrutturazione dell’ostello di Don Luigi di Liegro e per i pasti della Caritas offerti alla stazione Termini di Roma. La struttura venne aperta 30 anni fa per aiutare senzatetto, disoccupati e poveri. Questo denaro, quindi permetterà di continuare a fornire vitto e alloggio a più di 1.000 persone bisognose ogni giorno. Sulla certificazione della moto messa all’asta compare la scritta “Primo proprietario Sua Santità Papa Francesco”. La due ruote è una Harley-Davidson Dyna Super Glide Custom. Questa moto offre però ulteriori aspetti unici: è stata autografata sul serbatoio da Papa Francesco ma si è anche trovata al centro di un avvenimento di assoluta rilevanza storica, il passaggio da Papa Benedetto XVI a Francesco. L’iniziativa del dono di una Harley-Davidson al Vaticano era nata nel 2012 nell’ambito dei festeggiamenti per i 110 anni della marca americana nell’ottobre di quell’anno Willie G. Davidson, nipote del fondatore, e suo figlio

Bill Davidson, avevano incontrato a Roma Benedetto XVI per la consegna della Dyna Super Glide Custom e l’apposizione della firma su due serbatoi, uno dei quali sarebbe stato rimontato su una moto da esporre nell’Harley Davidson Museum di Milwaukee. Gli avvenimenti seguenti, che hanno portato all’elezione di Bergoglio hanno poi obbligato a rivedere tempi e cerimoniali. Così la nuova consegna, con il momento della firma di Papa Francesco, è avvenuta nel novembre del 2013.

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strade: per costruire un futuro di pace è necessario collaborare con l’avversario di ieri. Lo ha detto Papa Francesco ai membri della comunità srilankese residenti in Italia, durante l’incontro di sabato 8 febbraio, nella basilica di San Pietro. «La vostra Patria — ha ricordato il Pontefice — è chiamata la perla dell’oceano Indiano, per la sua bellezza naturale e la sua conformazione. Si dice che la perla è formata dalle lacrime dell’ostrica. Purtroppo, molte lacrime sono state versate negli ultimi anni, a motivo del conflitto interno che ha provocato tante vittime e causato tanti danni». Per questo, ha assicurato, «supplico il Signore di farvi dono della pace». Tuttavia Papa Francesco si è detto consapevole che non è facile dimenticare i contrasti e curare le ferite causate da anni di incomprensioni e di lotte violente.

almente costruire un futuro di pace e di speranza, non c’è altro da fare che imboccare la strada della riconciliazione. Rispondendo poi all’esplicito invito a visitare il Paese, rivoltogli dal cardinale Albert Malcolm Ranjith Patabendige Don, arcivescovo di Colombo, il Pontefice ha detto di accoglierlo volentieri e di credere che il Signore gli darà la grazia di poter compiere questo viaggio.


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LA STORIA SIAMO NOI |

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LA COMPOSIZIONE DELLA CURIA DIOCESANA A PARTIRE DAL VATICANO II | a cura del prof. Domenico Mennella In questi giorni si sta delineando, sotto la guida del nostro Vescovo Pietro, la nuova composizione della Curia diocesana. Ci sembra quindi opportuno tracciare a grandi linee, alla luce del Concilio Vaticano II e del Codice di diritto canonico, la figura del Vescovo e dei suoi più diretti collaboratori. Cominciamo anzitutto con un’osservazione: i fedeli più attenti avranno notato che durante le liturgie, da alcuni anni a questa parte, è in uso l’espressione “la Chiesa che è in Ischia”: questo sta ad indicare che la Chiesa è UNA (lo dimostra il termine “cattolica”, che vuol dire universale), per cui l’unica Chiesa si ritrova, si riconosce e agisce in ciascuna delle Chiese particolari, riproducendone lo spirito e le caratteristiche, ma anche applicando quella che oggi viene chiamata “inculturazione”, vale a dire l’adattamento dell’azione pastorale agli usi e alle tradizioni delle singole diocesi e al mutare dei tempi e delle modalità di comunicazione e diffusione della Buona Notizia. Basti pensare che lo stesso Cristo, incarnatosi come uomo del suo tempo e della sua terra, adoperava un linguaggio consono ai costumi del suo popolo, proprio per fare arrivare in maniera più incisiva alle orecchie e al cuore dei suoi contemporanei il suo messaggio universale. L’opera del Redentore è stata perpetuata e continuata dagli Apostoli, e come il Papa è il vicario di Cristo in terra, avendo ricevuto in eredità le chiavi di Pietro, così i Vescovi sono i diretti successori degli Apostoli. Vediamo come la “Lumen Gentium” delinea l’identikit del Pastore della diocesi: “I Vescovi, quali successori degli Apostoli, ricevono dal Signore, cui è data ogni potestà in cielo e in terra, la missione di insegnare a tutte le genti e di predicare il Vangelo ad ogni creatura, affinché tutti gli uomini, per mezzo della fede, del battesimo e dell’osservanza dei comandamenti, ottengano la salvezza.” La Costituzione dogmatica si sofferma poi ad elencare dettagliatamente le tre funzioni fondamentali attribuite ai Vescovi: la funzione di insegnamento, la funzione di santificazione e la funzione di governo. Ma il Pastore non è solo in questa sua delicata missione. Il Codice di Diritto canonico, riscritto e rinnovato nel 1983, definisce anzitutto la figura del Vicario generale: “In ogni diocesi il Vescovo diocesano deve costituire il Vicario generale affinché, con la potestà ordinaria di cui è munito, presti il suo aiuto al Vescovo stesso nel governo di tutta la diocesi”. Nelle diocesi di maggiore ampiezza e consistenza demografica è facoltà del Vescovo istituire anche i Vicari episcopali, a ciascuno dei quali è affidato un compito particolare, inerente ad un settore della vita della diocesi e dei rapporti della Chiesa particolare con il territorio. Al Vicario generale compete, in forza del suo ufficio, la stessa potestà ese-

cutiva che, in forza del diritto, spetta al Vescovo diocesano, la potestà cioè di porre tutti gli atti amministrativi, ad eccezione di quelli che il Vescovo ha riservato per sé e di quelli che richiedono, a norma del diritto, un mandato speciale del Vescovo stesso. L’attività del Vicario, che cessa automaticamente con la decadenza dalla carica del Pastore, è comunque legata alla figura del Vescovo, di cui il Vicario deve seguire gli orientamenti generali prestando nel contempo al titolare della diocesi il contributo della propria competenza ed esperienza: il Vicario deve essere infatti un sacerdote di età non inferiore ai trent’anni, esperto in diritto canonico o in teologia. Ma il governo della Curia vescovile è composto da altre figure e altri organi, indicati dal Concilio e meglio delineati dal Codice del 1983: tra questi il cancelliere, che redige e custodisce in archivio gli atti amministrativi; l’economo, che amministra i beni curiali e redige il bilancio; il bibliotecario; il consiglio per gli affari economici, che cura i preventivi e i consuntivi delle spese; il sacerdote penitenziere; il cerimoniere, che prepara e dirige le celebrazioni liturgiche; il moderatore di curia, deputato a coordinare le attività della diocesi; il segretario del Vescovo; il collegio dei consultori, tutti scelti dal Vescovo, importantissimo in caso di sede vacante in quanto - salvo diversa disposizione della Santa Sede sceglie il sacerdote che guiderà la diocesi fino alla nomina del nuovo Pastore; i capitoli dei canonici; il diacono della cattedrale; il consiglio pastorale diocesano, organo consultivo, di cui, oltre ai membri di diritto, fanno parte i rappresentanti, di norma laici, designati dalle singole Parrocchie. Un posto particolare occupa il Consiglio presbiterale, che è un po’ il “senato” del Vescovo, organo consultivo e non deliberativo, ma che coadiuva il Pastore nella sua azione di governo. E’ stato il Vaticano II ad istituirlo con il decreto “Presbyterorum ordinis”: il Vescovo è tenuto ad ascoltarlo nei seguenti casi: 1) Prima di erigere una nuova parrocchia; 2) prima di sconsacrare una chiesa; 3) prima di imporre una nuova tassa alle persone giuridiche pubbliche; 4) prima di decidere a chi destinare le offerte. Ogni Consiglio dispone di un proprio regolamento ma non può agire indipendentemente dal Vescovo, al quale solo spetta la deliberazione e

la divulgazione degli atti. Naturalmente il Consiglio è composto unicamente da presbiteri: vi sono membri di diritto, membri eletti dai presbiteri stessi e membri scelti dal Vescovo. L’organigramma della diocesi è completato da Uffici e Commissioni che, lasciati alla libera determinazione delle singole diocesi, coordinano l’attività dei singoli settori: Caritas, missioni, istruzione, liturgia, beni archeologici, turismo, migranti, vocazioni, pastorale familiare, movimenti ecclesiali ecc. Un altro aspetto contemplato dal Concilio e precisato nei dettagli dal nuovo Codice di Diritto canonico è la suddivisione della diocesi in vari decanati. Il decano è detto anche vicario foraneo ed è un sacerdote scelto dal Vescovo: nella diocesi di Ischia, come è noto, abbiamo quattro decanati. Le funzioni del decano sono quelle di promuovere e coordinare l’attività pastorale del territorio a lui affidato, di aver cura che i chierici del proprio distretto adempiano ai doveri del loro stato e che le singole parrocchie espletino con diligenza le loro funzioni, ma tutto ciò naturalmente nella riverenza e nella comunione con il Vescovo e, al tempo stesso, nel rispetto dell’autonomia dei singoli Parroci. In definitiva, i decani (che in genere, ma non necessariamente, sono anche parroci) non sono vicari episcopali, né lo sono i parroci: le funzioni e le attribuzioni sono distinte e ben determinate. L’organizzazione della Chiesa particolare può apparire complessa ma è tutto sommato funzionale alla sua missione: naturalmente, come per ogni società composta da uomini, sono le persone a conferire l’anima alle strutture.

Collaboriamo insieme Per inviare al nostro settimanale articoli o lettere (soltanto per quelle di cui si richiede la pubblicazione) si dovrà utilizzare esclusivamente l’indirizzo di posta kaire@chiesaischia.it Non sarà preso in considerazione il materiale cartaceo. I file dovranno essere inviati in formato .doc e lo spazio a disposizione non dovrà superare le 3500 battute spazi inclusi.

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CHIESA ISCHIA

DON AGOSTINO IOVENE NEO VICARIO GENERALE DELLA DIOCESI

Parroco di Santa Maria delle Grazie in San Pietro e amministratore parrocchiale della Parrocchia di San Ciro ad Ischia, è stato nominato dal vescovo Pietro come suo collaboratore più vicino Intervista di Lorenzo Russo Te l’aspettavi una nomina così alta? Certamente no. Come cambierà nella tua vita e nella chiesa di Ischia dopo le ultime nomine e il nuovo consiglio presbiterale? Prima di tutto io sono chiamato ad una perfetta comunione col vescovo. Questa è una nota evidentissima. Il Codice infatti prevede questa funzione per il vicario generale. La seconda cosa, non meno importante, è che questa comunione si allarghi a tutti i sacerdoti perché il vescovo ha impostato tutto l’organigramma della diocesi in funzione di una comunione allargata. Quindi penso che siamo sulla strada giusta. D’altra parte non è ipotizzabile altra forma. Sarà un impegno arduo? Beh, è un lavoro che richiede tempo e pazienza perché, certamente, come isolani siamo un po’ autonomi. Ora bisogna passare alla mentalità di unione fra di noi. Qual è il tuo impegno principale da vicario? Il Vicario è il collaboratore primo del vescovo. Deve essere un’esperienza di forte collaborazione. Da parte mia, oltre tutto quello che posso dare di buono per la chiesa, non posso dire di più perché le direttive le dà il vescovo ed è giusto così. L’idea è questa: con gli organi di comunione creati e creanti, si deve lavorare sul nostro aspetto della vita diocesana. Giovanni Paolo II nella Novo Millennio Ineunte parla di chiesa come la “casa e scuola di comunione”. Penso che su questo noi non possiamo più perdere tempo, nel caso in cui avessimo perso tempo. Cosa succederà agli altri incarichi? Sei ancora responsabile

del consultorio familiare? Avendo assunto la carica di Vicario generale, la funzione del Consultorio passerà all’interno della pastorale familiare anche in ruolo particolare perché, il Consultorio è costituito in cooperativa in collaborazione con la Pastorale diocesana. Segue degli scopi oltre che pastorali, anche assistenziali, e tante volte tecnici, come i colloqui, l’aspetto psicologico, il ruolo di mediatore all’interno della famiglia. Quali sono stati i frutti in questi anni del consultorio? Superate le difficoltà iniziali (non è stato facile far capire alle famiglie isolane il suo ruolo), ora lavora a pieno regime. Abbiamo una frequenza statistica superiore a quella nazionale quindi si è abbastanza impiantato. Ora bisogna farlo sviluppare maggiormente attraverso altri volontari. E il tuo impegno per il banco alimentare? Cosa ne sarà? Un prete che voglia vivere da prete, si guarda attorno e si accorge che gente che vive in difficoltà. Questo accadeva 18 anni fa, con la nascita del banco alimentare. Attualmente vi partecipano, fra parrocchie e altro, 24 enti. Trasportiamo mensilmente 13 tonnellate di cibo e gli assistiti sono intorno i 1500, cioè quasi 500 famiglie. Sul territorio isolano c’è questa urgenza. Questo compito doveva essere della Caritas, per cui ritornerà alla Caritas. Non sarà più diretta responsabilità mia. Un augurio al neo consiglio presbiterale e ai nuovi eletti. Cerchiamo di lavorare insieme fra di noi e col Vescovo in spirito di comunione, così come Giovanni Paolo II ci diceva: ascolta accogli e ama. La storia ci dirà se ci siamo riusciti o meno

DON GAETANO PUGLIESE NEO CANCELLIERE DIOCESANO

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on Gaetano Pugliese è stato nominato dal vescovo Pietro, nuovo cancelliere della curia Vescovile. E’ nato ad Ischia il 1° gennaio 1952. Viene ordinato sacerdote il 6 gennaio 1979. Per la Diocesi di Ischia è stato responsabile dell’ufficio per l’Ecumenismo e il dialogo e da circa 5 anni è responsabile dell’ufficio per i problemi sociali e il lavoro, giustizia e salvaguardia del creato. E’ parroco della parrocchia di Sant’Antonio da Padova a Casamicciola Terme. Don Gaetano, una nomina attesa? E’ stata per me una sorpresa, davvero non me l’aspettavo. Non era in progetto. Ho detto di sì al nostro Pastore, anche se ho qualche perplessità sulla mia persona. Non so se sarò all’altezza. Non sei solo. C’è un vice cancelliere con molta esperienza al riguardo. Si, è vero. Il vescovo, con molta benignità, ha chiesto a don Emilio Basile di collaborare con me nominandolo vice cancelliere. Don Emilio ha svolto questo stesso ruolo nella chiesa di Napoli fin dal 2001. Per cui mi sento più sicuro nel svolgere questo servizio

per la chiesa Ischitana. Perché è un servizio. Non un impegno. Si, è un servizio. Così come tutti gli altri compiti che un vescovo affida ai suoi presbiteri. Resto sereno e tranquillo. Devo però rivedere la mia agenda che si riempirà di altri appuntamenti e rimanere fedele agli altri “servizi” già assunti. Sarai chiamato più volte in Curia al fianco del nostro vescovo? Si, questa nuova realtà mi porterà ad essere più vicino al vescovo e al vicario. Sarò più vicino al cuore della chiesa di Ischia. Ritornerò più spesso ad Ischia Ponte, lì dove sono nato e dove risiede la Curia. Mi piace ricordare come S.Teresa di Gesù Bambino scriveva: il cuore della Chiesa è l’amore. Stupendo. Faccio mie queste parole. Ma sono chiamato a crescere nella carità. Quali saranno concretamente le tue responsabilità? Praticamente sono notaio e segretario della curia. Questo servizio mi fa responsabile della redazione degli atti della curia diocesana, della archiviazione e

dell’accesso agli archivi. C’è bisogno di una maggiore attenzione a tutti gli atti e soprattutto riservatezza. Come vedi le decisioni del vescovo attraverso queste nomine?

Ho sentito che qualcuno ha parlato di “rivoluzione” nella chiesa di Ischia per via delle nuove nomine. Mi sembra sia uno scontato avvicendamento in queste due nomine istituzionali: mancava il vicario generale e la nomina di don Agostino ha reso vacante il ruolo di cancelliere. Di rilevante, posso affermare, è la determinazione del nostro vescovo Pietro nel voler proporci con una densità evangelica sorprendente la fisionomia della chiesa così come si è sviluppata nell’ultimo concilio e come gli ultimi papi hanno delineato: chiesa comunione, chiesa famiglia, chiesa fraterna e per tutti. Era molto vivo tutto ciò nell’ultimo discorso al presbiterio (tutti i preti riuniti), ai vari appuntamenti spirituali e fraterni a cui spesso ci ha convocati, ma, per non ridurre questo profilo ai soli sacerdoti, già nel suo primo messaggio a tutta la nostra chiesa di Ischia.


15 febbaio 2014 kaire@chiesaischia.it

CHIESA ISCHIA

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DON LUIGI TRANI

DON CRISTIAN SOLMONESE DECANO FORIO

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ato a Lacco Ameno il 5-111983, ordinato sacerdote il 6 dicembre 2008 nella Chiesa Cattedrale di Ischia per le mani di Sua Ecc.za Rev.ma Mons. Filippo Strofaldi. Ha conseguito gli studi teologici presso la pontificia Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale sez. S. Tommaso D’Aquino e gli studi di Teologia Biblica presso la sez. di San Luigi a Posillipo. Dopo l’ordinazione è stato al servizio della parrocchia di S. Maria del Carmine in Serrara e presso la Parrocchia di S. Sebastiano in Forio. Fra il 17 gennaio 2010 e il 25 Dicembre 2011 è stato Viceparroco e Amministratore parrocchiale della Parrocchia della SS. Annunziata in S. Maria delle Grazie in Lacco Ameno. Dal 5 maggio 2008 nominato da Sua Ecc.za Rev.ma Mons. Filippo Strofaldi delegato per la pastorale giovanile diocesana. Nel 1°settembre 2011 nominato ebdomadario della Cattedrale di Ischia con il compito dell’animazione dell’assemblea nelle celebrazioni diocesane.

DECANO DI BARANO, SERRARA FONTANA Dal 25 dicembre 2011 è parroco della Parrocchia di S. Leonardo Abate in Forio. “Sono rimasto sorpreso dalla scelta del Vescovo soprattutto per la mia giovane età. Auspico in un incarico vissuto al servizio della volontà del Signore, del Vescovo secondo i suoi disegni pastorali, e dei sacerdoti del territorio di Forio che è la terra che ha accolto e continua a portare avanti il mio cammino vocazionale”.

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ato ad Ischia il 16 ottobre 1966, ordinato sacerdote il 7 settembre 2004. La sua formazione sacerdotale si è svolta presso il Centro internazionale dei seminaristi aderenti all'Opera di Maria, Grottaferrata -Roma (3 anni), successivamente nel seminario di Ischia attraverso l'esperienza e le modalità volute dal Vescovo Filippo Strofaldi. Si è laureato in Filosofia presso la Pontificia Università Lateranense in Roma e in

Teologia presso la Pontificia Facoltà Teologica dell'Italia meridionale, Sez. S. Tommaso, Napoli. Ha conseguito la licenza in Teologia dogmatica – Ecclesiologia presso la Pontificia Facoltà Teologica dell'Italia meridionale, Sez. S. Luigi, Napoli. In diocesi, è stato Vicario parrocchiale (2004 - 2006), Amministratore parrocchiale (2007) e successivamente parroco dal 2008 presso la parrocchia di S. Maria La Porta di Piedimonte. Incaricato diocesano del Sovvenire dal 2007, è stato segretario dell’Istituto Diocesano per il Sostentamento Clero (2006 -2010) e dal 2011 è Presidente. “Con l'aiuto di Dio, cerco di dare il mio contributo per far crescere la fraternità fra i sacerdoti, e fra i sacerdoti e il vescovo”. foto Giuseppe Galano

DON ANTONIO ANGIOLINI

DON GIOACCHINO CASTALDI

DECANO DI ISCHIA

DECANO DI CASAMICCIOLA LACCO AMENO

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on Gioacchino Castaldi nasce a Ischia il 4 maggio del 1954 da Leonardo e Maria Mattera. È battezzato nella chiesa parrocchiale di S. Leonardo Abate, in Panza il 16 maggio del 1954. Studia presso il Seminario di Aversa e poi a Posillipo. È ordinato Diacono da Mons. Diego Parodi il 15 settembre 1979 e Presbitero sempre da Mons. Diego Parodi il 20 dicembre 1980. Diventa direttore dell’Ufficio Missionario il 1°agosto del 1982 e Vicario Cooperatore del Parroco della Cattedrale il 2 maggio 1984, poi Mansionario dal 5 maggio. Viene nominato Parroco di S. Leonardo Abate in Panza il 15 novembre 1986. Svolge per un certo periodo la mansione di Vicario foraneo per la zona di Forio ed il 5 maggio nel 2008 è nominato direttore dell’Ufficio Caritas e nel 2010 Vice-Presidente IDSC.

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Dal 2008 è Canonico della Collegiata dello Spirito Santo, ad Ischia Ponte. Dal 25 dicembre 2011, con insediamento il 15 gennaio 2012, è Parroco della SS. Annunziata in S. Maria delle Grazie, a Lacco Ameno. “Mi auguro di lavorare per l’unità del presbiterio isolano” foto GG Lubrano

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on Antonio Angiolini nasce ad Ischia il 22 luglio 1951 e viene battezzato a Portosalvo il 29 luglio. E’ stato ordinato sacerdote in Santa Maria Maddalena il 16 giugno 1979. La sua formazione da seminarista è stata conseguita in Roma presso la Pontificia università “Seraficum”, e la Pontificia Università “Lateranense”. E’ stato vice Parroco della chiesa di Santa Maria delle Grazie in San Pietro, Vice Parroco della parrocchia di Lacco Ameno, Rettore di San Giuseppe al Fango. E’ attualmente par-

roco di Gesù Buon Pastore in Ischia, Cerimoniere Vescovile, Direttore Ufficio Liturgico, Direttore Ufficio Beni Culturali, Direttore del Museo Diocesano, Delegato Vescovile per i Diaconi Permanenti, Membro della Commissione regionale per la Liturgia, Membro Nazionale per C.A.L (Centro Azione Liturgica). “Mi propongo, con l’aiuto di Dio, di fare ancora e spero bene solo il mio dovere per il bene della Diocesi. Il mio piccolo contributo per servire la causa dell’unità e della comunione”

foto GG Lubrano

DON EMILIO BASILE VICE CANCELLIERE

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ato a Napoli il 06 settembre 1944 a pochi passi dal Convento di Santa Maria al Monte, dove ha vissuto San Giovan Giuseppe della Croce. E’ stato ordinato sacerdote il 29 giugno del 1968 nella Cattedrale di Napoli. Dal 1969 al 1977 è stato Vicario cooperatore S. Maria Della Pazienza Napoli. Dal 1977 al 1988 è stato Parroco di S. Maria della Provvidenza alla Salute. Dal 1988 al 2000 è stato Rettore della Basilica di Capodimonte, Padre Spirituale al Seminario Filosofico e Assistente diocesano della Società operaia di Luigi Gedda (R.O.D.). Dal 15 gennaio 2001 è stato Vice Cancelliere della Curia Diocesana di Napoli. Dal 2002 Rettore della Chiesa San Giuseppe dei Ruffi a Napoli con Suore Sacramentine e Confessore

in Cattedrale di Napoli nella basilica Paleocristiana di S. Restituta. E’ stato assistente Diocesano Unitario di Azione Cattolica, Segretario VII Decanato di Napoli, Decano del VII Decanato, oggi III Decanato Delegato Arcivescovile per i Ministeri Istituiti e Diaconato permanente. Dal 2005 al 2009 è stato Canonico Capitolo Metropolitano di Napoli. Il 06 gennaio 2010 con il nulla osta del Card. Arc. Metr. Crescenzio Sepe si trasferisce ad Ischia e il 1° febbraio 2010 viene incardinato nel Clero di Ischia dall’amato Vescovo Padre Filippo Strofaldi amico fin dai tempi del Seminario Maggiore di Capodimonte. Nel 2010 il primo incarico nella Diocesi di Ischia nel Presidio ospedaliero Rizzoli e collaboratore del Parroco Don Franco Patalano, con l’incarico di curare messe e

confessioni nelle Basilica della Patrona S. Restituta Attualmente è assistente dell’Azione Cattolica, Vice cancelliere della Diocesi di Ischia dal 1°febbraio 2014 e parroco di San Domenico in SS. Annunziata, a Campagnano dal 2012. “La mia vita è stata una continua esplosioni di emozioni, tutte nel bene.” foto GG Lubrano


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L’ORO DI SCAMPIA: TRA FICTION E REALTA’

Sport, cultura e legalità sono gli ideali di Gianni Maddaloni, direttore Tecnico Regionale e consigliere della Squadra Nazionale maggiore di Judo

Rosario Terranova, poliziotto, racconta l’esperienza di Ischia

| a cura di Sara Scotti

E’ padre del plurimedagliato e oro olimpico a Sidney, Giuseppe Maddaloni detto Pino, di Laura, sette volte campionessa d’Italia e di Marco pluricampione europeo, in corsa per le qualificazione alle olimpiadi di Rio. La sua storia ha ispirato la fiction andata in onda su Rai1 lunedì 10 febbraio

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rti Marziali sport di famiglia. Com’è nata la passione verso il Judo? Sono nato in un rione ultra popolare di Napoli, a Scampia, all’epoca mio padre era un boxer, quindi con le arti marziali non avevamo niente a che fare. Unica affinità era il filone dell’arte da combattimento. Quando mio padre morì io avevo 16 anni e da allora e fino a 18 anni, non feci più sport. Poi il destino mise sulla mia strada il maestro di judo Enrico Bubani che diventò per me un

padre putativo, lui mi insegnò quello che il judo è nella sua essenza, la forza educativa delle arti marziali, il rispetto delle regole. L’uomo che sa proporsi all’altro in maniera corretta… Esattamente… ecco il succo della mia storia. Anche oggi, alla mia età, credo che per affrontare un qualsiasi tipo di discorso che sia di lavoro, di sport o anche politico, si debba farlo con regole certe e condivisibili, altrimenti anche quando si inizia una strada lastricata d’oro, si finirà a camminare nel fango. Questo insegnamento di vita è alla base della nobile arte del judo Quando ha sentito di dover mettere a disposizione degli altri le sue competenze e le sue doti di campione? Sono due le cose che mi distinguono: la tenacia ed il mio back ground. La tenacia nel senso che il judo l’ho dovuto studiare perchè è uno sport olimpico, quindi bisogna essere competitivi, aggiornarsi e confrontarsi. L’impegno nel sociale viene invece dal mio vissuto, mi spiego; non credo alle associazioni improvvisate, gente che per una vita ha fatto l’imprenditore e poi all’improvviso si mette a fare il sociale. Da piccolo nel rione dove abitavo ho sempre dato una mano a chi era più debole di me, ero piccolo e lo facevo, ora sono adulto, ho lo strumento dello sport che mi è servito come modello di vita e continuo in quello che sento essere il mio dovere, aiutare gli altri come facevo da bambino. Per gli altri probabilmente tutto questo è follia, ma per me è normalità. “Andate verso le periferie”. Questa a gran voce l’esortazione di Papa

Francesco, lei è credente? Sono nato in una famiglia cristiana cattolica e mi sono sempre ritrovato nelle parole di Dio e di Gesù. Nel corso della mia vita però, non sono mai stato un buon praticante nonostante conservi il buon insegnamento dei miei genitori. Oggi, la figura di Papa Francesco ha stravolto le mie piccole indecisioni e i miei dubbi nei riguardi di alcuni comportamenti della Chiesa. Il Papa è immagine di un uomo giusto e rispecchia l’educazione che ho avuto, Lui è tra la gente e con la gente, abbraccia, bacia. I diversamente abili sono amati come figli, insomma appena può va verso i deboli. Questa è la miglior immagine del Cristianesimo. Quando hai capito che nel binomio sport e impegno sociale, c’era il suo futuro? Ho cominciato questa avventura straordinaria negli anni ‘80. Dio ha voluto mettermi tra le mani un progetto. Dapprima lo strumento dello sport, del judo, poi negli anni mi si sono aperte delle occasioni. Una palestra nuova, come si vede nella fiction, al Vomero, ma non l’ho voluta, questo già 13 anni fa. Ho preferito aspettare 3-4 anni ancora perché costruissero questo casermone che d’inverno e freddissimo e d’estate è caldissimo. A me è bastato un niente e poi questa palestra è diventata un punto di aggregazione e di avamposto per la legalità. Nella vita bisogna fare ciò che si sente, io nella mia sento di dover aiutare la mia gente. Com’è nato il progetto per i minorenni detenuti e i diversamente abili? Quando si parla di vissuto non ci si riferisce solo a ciò che ci accade direttamente ma anche al complesso di esperienze che attraversano la vita delle persone a noi vicine. Mio fratello è morto a 23 anni ed io non ho potuto aiutarlo. Si trattava di una piccola questione

penale, ma fatto sta che è morto in un carcere, era l’83, per una stupidità che poteva essere risolta facilmente. Oggi invece ho questo strumento dello sport e posso cambiare il destino di un giovane. Se un ragazzo sta in carcere, o agli arresti domiciliari ed è pentito di quello che ha fatto, gli posso offrire una seconda chance, cosa che non è stata fatta tanti anni fa con mio fratello. Riguardo ai diversamente abili, soprattutto provenienti da famiglie che versano in situazioni di particolari ristrettezze, mi adopero per offrire accoglienza. Un’associazione sportiva come la mia ha un’etica morale. I diversamente abili sono abili nel loro cuore, nella trasmissione dei loro gesti. Tutto questo porta delle soddisfazioni Con piacere vedo che la gente mi stima, mi rispetta. Alcuni ragazzi che prima spacciavano ora vogliono lavorare, c’è chi sogna le olimpiadi, tutti loro seguono dei modelli giusti come quelli che ho trasmesso ai miei figli. Un auguri a Rosario Terranova di Ischia Rosario merita stima e rispetto, è una persona speciale. Io sono un tecnico di judo e un uomo di inclusione sociale perciò spero che la mia esperienza possa ripetersi anche sul vostro territorio.

A.S.D. ISCHIA JUDO: CAMPIONI REGIONALI

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l Pala Vesuvio di Ponticelli, sabato 8 febbraio 2014, i ragazzi del tecnico Rosario Terranova diventano campioni regionali vincendo tutti gli incontri per ippon: Terranova Rocco (classe 2001 categoria 45 kg), Di Meglio Simone (classe 2000 73 kg), Castaldo Carlo (classe 2001 +84 kg). Sul podio anche i più piccoli: Terranova Michela (classe 2005 30 kg), Scaletti Giovanni (classe 2005 34 kg), Pillitteri Francesco (classe 2005 30 kg), Abbandonato Antonio (classe 2005 30 kg), Montesano Vincenzo (classe 2003 36 kg) e Di Meglio Flavio classe (2003 40 kg).

| a cura di Filomena Sogliuzzo

E’ l'unico insegnante tecnico di Judo FIJLKAM (federazione italiana judo lotta karatè e arti marziali) su Ischia e Procida

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ome è cominciata la tua carriera di atleta e come si coniuga col tuo lavoro di poliziotto? Il lavoro lo devo proprio allo sport. Sono salito sul tatami, il “ring” del judo, a 9 anni. Nel tempo, ho avuto all’attivo molte vittorie sia a livello nazionale che internazionale. Questo mi ha permesso di avere una corsia preferenziale quando ho fatto il concorso per entrare in polizia. Nelle Fiamme Oro, infatti è loro interesse avere ragazzi che si distinguono nello sport. Lì ho conosciuto Pino Maddaloni, medaglia d’oro olimpionica a Sidney2000 e figlio di Gianni Maddaloni. Posso affermare che il judo è stato ed è tuttora il carburante della mia vita, una

passione, non solo sotto il profilo atletico ma anche umano. La sua forte componente spirituale e psicologica sono un grandissimo sostegno. A che cosa si ispira questa disciplina, come nasce? L’ideatore del judo Jigoro Kano, era un ragazzo esile costretto a subire le angherie dei compagni di scuola, bullismo. E ben pensò di imparare un’arte marziale, dapprima intraprese il jujitsu ma era troppo violento. Un giorno d’inverno nevicava e jigoro notò che il peso della neve aveva spezzato i rami delle querce più robuste. Ad un tratto il suo sguardo fu attratto da un albero che era rimasto intatto: era un salice, dai rami flessibili. Da questa riflessione gli nacque l’idea di creare un’arte marziale, il judo che vuol dire proprio “via della cedevolezza”, una sorta di danza di difesa con cui si effettuano delle proiezioni dell’avversario. Usando la tecnica, anche un

bambino di 40 kg può buttare a terra un uomo di 100 kg perché si crea uno sbilanciamento nell’altro che poi viene messo a tappeto. Qual è il valore aggiunto di questa disciplina? Il judo è anche un modo per socializzare e confrontarsi con gli altri. Ancora oggi, a distanza di trent’anni dalla prima volta, ogni volta che salgo sul tatami avverto una sensazione stranissima, la stessa sensazione di quando ci salì la prima volta, come se qualcosa entrasse in me, una forza spirituale. Possiamo dire che Il tatami più che sviluppare in te l’aggressività, ha sviluppato l’anima? Per me è stato strumento di rinascita. Per 10 anni sono stato fermo e mi sono allenato saltuariamente, andando a Napoli dal presidente della federazione. Poi lui mi disse: “Rosario perché non crei questa esperienza ad Ischia?” Confesso che mi sembrava un qualcosa di irrealizzabile, ma ho iniziato a prepararmi facendo i corsi da istruttore, poi ad insegnare ai ragazzi. Ora ho circa 40 allievi.

Tra loro anche qualcuno in terapia psicologica, ragazzi molto chiusi caratterialmente. A vederli oggi, a distanza di un anno e mezzo, posso affermare che sono rifioriti. Migliorati sia nel rendimento scolastico, sia nei rapporti con gli amici e familiari, sono diventati estroversi e allegri. Questa cosa mi da tanta gioia, è bello vedere i loro progressi. Il judo è una filosofia di vita. Tu hai due figli, quanto ti ha aiutato il judo nel costruire un buon rapporto con loro? Sono molto severo ed esigente ma non ho mai usato violenza con loro. Il judo li ha aiutati molto dal punto di vista caratteriale, Rocco è nervoso come me e riesce a rasserenarsi e Michela che ha provato tanti sport senza trovare una collocazione, ora si è fermata al judo e si è innamorata. Mia moglie che amava solo il calcio, seguendomi si sta appassionando. Cosa pensi e cosa ti appassiona dell’esperienza di Maddaloni? Ero attratto dall’esperienza che faceva Maddaloni. Con questo sport cerco di dare uno slancio

umanitario. Per salvarmi ed essere dono per gli altri. Maddaloni, che è un grande uomo, si fa affidare rapinatori, figli di camorristi, prostitute, tossicodipendenti e li riesce a tramutare in campioni. Rivelaci il tuo sogno nel cassetto! Mi piacerebbe poter aiutare attraverso il judo, quei ragazzi ischitani che hanno commesso reati e sono in affidamento alle famiglie. Sul nostro territorio ci sono molti casi di ragazzi anche con difficoltà relazionali, oppure che si stordiscono in tanti modi, ragazzi che facilmente possono deviare. Anche in questa prospettiva è nata la mia associazione sportiva che si chiama A.S.D.Ischia Judo. Insomma il judo sviluppa tutto il positivo che c’è nell’essere umano.

L’ORO DI SCAMPIA? LA RABBIA… Intervistiamo Paolo Logli sceneggiatore, con Alessandro Pondi e Beppe Fiorello, del film

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osa ti ha spinto a lavorare al progetto?

Con Beppe Fiorello e Alessandro Pondi ci faceva piacere lavorare ad una fiction che tentasse di essere un pochino più impegnata sul lato sociale senza per forza entrare nei meccanismi del melodramma, come purtroppo succede spesso in Italia. Quindi ci siamo trovati davanti alla storia di un eroe, lo vorrei chiamare così perché è un eroe quoti-

diano, Gianni Maddaloni, uno che è riuscito a creare un ambito di legalità, un ambito di civiltà in un quartiere come Scampia, Gianni è riuscito contro il sistema, contro la camorra, a costruire questa palestra che è un polo di aggregazione con 450 ragazzi, in cui c’è un consultorio ginecologico per le donne, in cui c’è una scuola di lingua, in cui prende detenuti in libertà vigilata. Insomma quello che avrebbe dovuto fare lo Stato.

Hai vissuto il set? Assolutamente si. Io e Alessandro siamo stati a Scampia prima per conoscere Gianni Maddaloni e i figli, e per vedere la palestra. Poi sul set, anche perché parallelamente al film abbiamo girato un documentario: “Una storia di Scampia” (Rai 1) che racconta l’ispirazione del film. Abbiamo respirato l’aria di Scampia, conosciuto la gente del posto che ha proprio voglia che le sia data la possibilità...

C’è un aneddoto che ti ha colpito nei giorni trascorsi a Scampia? Due cose in particolare. Una vecchietta durante le riprese, avvicinandosi a Beppe gli ha detto: “Per favore non fate solo vedere il brutto che c’è a Scampia. Tentate di parlare bene, abbiamo bisogno che parlate bene di noi”. L’altra, invece, è il ricordo di un giorno con Gianni Maddaloni e ad un certo punto gli arriva una telefonata di una madre che gli

chiede di andare alle vele perché il figlio ha dei problemi di droga. Gianni risponde subito di si, che sarebbe andato. Mette giù il telefono e ci dice: “Bhe... ora io che faccio, vado lì dentro da solo. E poi che succede?”. Abbiamo percepito quel giorno che l’eroismo, che è facile da raccontare, è poi fatto di tanti rischi quotidiani che uno deve decidere di prendere o non prendere, comprendono anche il rischio di essere uccisi.


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ATTUALITÀ

LA STORIA

IL BIMBO EROE: «COSÌ HO SALVATO MAMMA, PAPÀ E LE MIE SORELLINE»

| da Il Piccolo - Monfalcone

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Alessio, 9 anni, racconta come ha soccorso la famiglia intossicata dal monossido di carbonio nella casa di Monfalcone (Gorizia): "Mi sono tappato il naso e ho aperto la finestra, come mi hanno insegnato a scuola" E salva genitori e sorelline svenuti. Storie di piccoli eroi. E anche di bravi insegnanti

a lezione dedicata ai gas tossici e subdoli, seguita in classe con i compagni di scuola, è stata provvidenziale. Perchè è grazie a quanto aveva appreso quella mattina che Alessio Sanda, 9 anni, classe quarta A della elementare Sauro di Monfalcone, è riuscito, con perspicacia e prontezza di riflessi, a salvare la sua famiglia da un’intossicazione letale da monossido di carbonio. Il fatto è accaduto qualche giorno fa, in un alloggio al primo piano di un’abitazione situata su due livelli, in via Venezia, a Panzano. La famiglia Sanda - i genitori e i tre figli, Alessio, Noemi di 3 anni e la piccola Sabina di appena 3 mesi -, erano stati trasferiti all’ospedale di Trieste, sottoposti alla camera iperbarica. Ora stanno tutti bene. Ma quanto è accaduto ha dell’inverosimile. Non fosse stato, infatti, per la capacità ed il coraggio di Alessio, sarebbe potuta accadere una strage. Il bambino, accanto al papà Cristian nell’aula magna della Giacih, racconta la sua drammatica esperienza. Quella sera verso le 19, la famiglia era da poco rientrata a casa. Alessio era tornato con la madre dalla lezione di piano. Tutti erano riuniti in cucina, dov’è situata la caldaia a metano dalla

quale sono fuoriuscite le esalazioni. Il bambino aveva deciso di fare il bagno, seppure la madre, che si stava apprestando a preparare la cena, gli avesse consigliato di aspettare a lavarsi. «I miei genitori e le mie sorelline - spiega Alessio - erano in cucina, mentre io

ero in bagno. Poi è arrivato papà e mi ha detto di aprire perchè Noemi stava male. Era svenuta, papà voleva bagnarle la testa, non si capiva cosa avesse - continua il bambino -. Intanto papà ha gridato alla mamma di chiamare subito il 118. Con Noemi in braccio è tornato in cucina, ma anche la mamma era svenuta». Il tempo di raggiungere la cucina, ed è stato Cristian a perdere i sensi. Alessio racconta: «Ho capito che era colpa del gas, ce l’aveva spiegato la maestra in classe. Quando sono tornato a casa da

scuola, avevo anche chiesto alla mamma se aveva aperto le finestre, e mi aveva risposto che lo aveva fatto la mattina». Alessio non ha quindi perso tempo: «Mi sono tappato il naso e ho aperto subito le finestre. Mamma e papà erano distesi a terra. Ho preso Sabina, che stava piangendo nel passeggino, e l’ho portata in un’altra stanza. Ho chiamato subito il 118. Sono arrivati in pochissimo tempo». Cristian, il papà, aggiunge: «Non mi ero ancora reso conto di quanto stava accadendo. Ero concentrato su Noemi, peggiorava a vista d’occhio. È stato terribile, pensavo di averla persa. Quando sono tornato in cucina con la bambina per vedere se mia moglie aveva chiamato i soccorsi, l’ho vista a terra, priva di sensi. Poi, sono svenuto anch’io». Il resto l’ha fatto Alessio, un piccolo eroe trovatosi a fronteggiare una drammatica situazione, più grande di lui. Cristian stringe a sé il figlio, evidentemente orgoglioso. Una storia commovente e piena di coraggio per un bambino eroe, ma soprattutto una bella notizia che parte dal mondo della scuola, dove i nostri insegnanti ogni giorno s’impegnano per formari i nostri alunni.

IL TELELAVORO: COSTI PIÙ BASSI PER 37 MILIARDI Più tempo per sé, più qualità della vita, più produttività. Meno stress, meno inquinamento, meno tempo perso

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ualche giorno fa il Comune di Milano ha invitato aziende, studi professionali, enti a dare la possibilità ai propri dipendenti di lavorare dove vogliono. È la Giornata del «lavoro agile» che ha raccolto in un batter d’occhio le adesioni di oltre cento aziende. Una ricerca dell’Osservatorio Smart Working della School of Management del Politecnico di Milano ha persino quantificato un risparmio di 37 miliardi di euro per le imprese italiane, se solo fossero più smart con i propri dipendenti. E non solo! L’introduzione del telelavoro e la conseguente riduzione degli spostamenti dei lavoratori potrebbero portare in tasca ai cittadini circa 4 miliardi di euro (550 euro per lavoratore all’anno) e una riduzione di emissioni di CO2 pari a circa 1,5 milioni di tonnellate l’anno. Meno auto per strada, meno traffico, meno smog, meno stress…certo, la strada è ancora lunga ma qualche dato incoraggiante già c’è. Il 48% dei dirigenti d’azienda lavora già «in remoto» per almeno la metà della propria settimana lavorativa come ha verificato un’indagine condotta, su più di 26.000 dirigenti aziendali in 90 paesi, da Regus, fornitore globale di spazi di lavoro flessibili, che aderisce e sostiene l’iniziativa promossa dal Comune. In Italia circa la metà dei dirigenti (il 47%) lavora in modo flessibile per almeno metà set-

timana e il 76% delle aziende ha registrato un aumento della produttività grazie al lavoro agile, come la facoltà dei dipendenti di scegliere dove e quando lavorare. I vantaggi derivano probabilmente dal fatto che il 66% degli intervistati afferma di sentirsi più attivo e motivato con il lavoro flessibile, giudicato un valore particolare anche per i giovani. Inoltre, il lavoro flessibile sta creando un nuovo tipo di interazione tra i capi ufficio e i loro sottoposti: il 23% degli intervistati ritiene che la supervisione a distanza aiuti a mantenere un rapporto più professionale. «Milano diventa il modello per una sperimentazione nazionale - ha detto l’assessore al Benessere, Tempo libero e Qualità della vita Chiara Bisconti - Stiamo portando questa sperimentazione nell’amministrazione pubblica, con circa 200 i lavoratori del Comune di Milano che hanno lavorato nei giorni scorsi da fuori ufficio». Gli esempi virtuosi non mancano, proprio qui in casa nostra. A Milano c’è una delle due sedi Microsoft (l’altra è a Roma) che è stata giudicata l’azienda dove si lavora meglio nel mondo. E specie in Italia dove nel contratto per i suoi 840 dipendenti ha introdotto la clausola dello «smart working». Per tutti a tutti i livelli. E tutti, uomini e donne, mamme o no, in qualche modo lo utilizzano. Chi tenendosi il venerdì libero, chi andando a pren-

dere i figli a scuola e dopo continuando a lavorare da casa, chi muovendosi da casa alle 9 invece che alle 8 quando perdi la metà del tempo nel traffico.


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ATTUALITÀ |

CONTO ALLA ROVESCIA

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MANCANO CENTO GIORNI ALLE EUROPEE La situazione economica e alcune innovazioni istituzionali potrebbero influenzare il voto

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ono solo 100 i giorni che precedono l’apertura delle prime urne per le europee. Giovedì 22 maggio si inizia nel Regno Unito e in Olanda. Il 23 toccherà all’Irlanda e alla Repubblica Ceca (dove si voterà anche il 24), per tutti gli altri Paesi Italia compresa il voto è fissato per domenica 25 maggio. A esprimersi per primi saranno però i Paesi possibilmente a più alto tasso di euroscetticismo in Europa. A suo modo, un segnale di quello che sarà il motivo conduttore delle elezioni che disegneranno il nuovo Parlamento europeo per una legislatura decisiva per il futuro dell’Unione europea. “Stavolta è diverso” è lo slogan della campagna istituzionale del Parlamento. Diverso perché la crisi finanziaria scoppiata nel 2010 ha incrinato l’idea stessa di Europa unita. E le europee rischiano di essere un referendum sulla Ue e sull’euro. Sarà diverso anche perché per la prima volta, grazie al Trattato di Lisbona che ha preso il posto della abortita Costituzione europea, il Parlamento avrà vera voce in capitolo nella scelta del presidente della Commissione. Ma soprattutto, sarà diverso perché gli equilibri tra le grandi famiglie politiche europee tradizionali (popolari, socialisti, liberali e verdi) dovranno fare i conti con il populismo di destra e di sinistra.

Decisiva sarà la composizione dei gruppi parlamentari, che saranno formati entro il 1820 giugno. Nell’Eurocamera devono essere composti da almeno 25 deputati, provenienti da almeno sette diversi Paesi. Una regola che non renderà facile gli apparentamenti. Anche perché per entrare in un gruppo bisogna formalmente firmare un manifesto di programma. Secondo le proiezioni del Parlamento europeo con i dati dei sondaggi nazionali e basandosi sull’appartenenza dei partiti nazionali ai gruppi parlamentari attuali, i comunisti della Sinistra Unita che tenta Sel e che ha scelto come leader il greco Alexis Tsipras è in forte crescita rispetto al 4,5% attuale. L’estrema destra cui potrebbero rivolgersi gli ungheresi di Jobbik, i neonazisti greci di Alba Dorata e simili potrebbe arrivare al 5%. Gli anti-euro con forte componente anti-immigrazione della già annunciata alleanza tra i francesi del Front National di Marine Le Pen, la Lega di Salvini, l’olandese Pvv di Wilders, gli indipendentisti fiamminghi del N-Va di De Wever, potrebbero arrivare al 10-12% ma solo se imbarcassero anche gli eletti grillini del M5S e dei tedeschi di Alternativa per la Germania ancora di incerta collocazione.

Ppe e S&D sono invece dati testa a testa - con uno scarto inferiore all’1% che oscilla di settimana in settimana - e insieme potrebbero arrivare al 55% dei 751 seggi. Un calo netto rispetto all’oltre 60% nel Parlamento uscente. I liberali dell’Alde, che con Olli Rehn hanno guidato la politica economico-finanziaria negli ultimi 5 anni, sono dati per vicini al dimezzamento dei deputati. Con anche i Verdi in forte contrazione, di fatto diventerebbero impossibili le maggioranze delle ultime due legislature (centrosinistra sui diritti umani, centrodestra su quelli economici). E finirebbe per essere praticamente inevitabile una grosse-koalition europeista: con anche Alde e Verdi avrebbe più di 500 eurodeputati. Ma rischia di poter funzionare solo sui grandi temi come l’elezione del presidente della Commissione o la revisione dei Trattati. Finendo per dar ancor più mano libera ai Governi dei 28.

L'OCCHIO DEL FISCO SUI CONTI CORRENTI PER LA LOTTA ALL’EVASIONE Nasce il database di verifica fiscale più completo al mondo Aiuterà il Fisco ad individuare la platea di soggetti su cui concentrare verifiche e controlli per stanare gli evasori fiscali

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’Agenzia delle Entrate ha reso pienamente operativa l’Anagrafe dei Conti Correnti, cioè il controllo del Fisco sui conti correnti e i loro movimenti. Ciò avverrà grazie a informazioni che dovranno obbligatoriamente essere trasmesse da banche, finanziarie e istituti di credito vari. In pratica, l’Anagrafe Tributaria, al fine di una maggiore e più incisiva lotta all’evasione fiscale, riceverà tutti i dati sul saldo di inizio e fine anno, sul totale dei bonifici in entrata e in uscita, sugli acquisti effettuati con carta di credito, ricariche telefoniche, informazioni su titoli e depositi. Il nuovo database servirà quindi a costruire i cosiddetti “elenchi di rischio”, indicando al Fisco la platea di soggetti su cui concentrare maggiormente verifiche e controlli per stanare gli evasori fiscali. Lo Stato mette così in atto uno strumento efficacissimo nella lotta all’evasione fiscale, poiché dall’inserimento dei dati dei conti correnti nell’apposita sezione dell’anagrafe tributaria verranno estrapolati nomi di potenziali evasori. Si tratta di un interscambio di flussi di dati tra operatori finanziari (banche, finanziarie, assicurazioni) e il Fisco, che ha appositamente creato una nuova infrastruttura informatica denominata SID, Sistema di Interscambio Dati. Le banche e gli operatori finanziari devono obbligatoriamente procedere all’invio dei dati dei conti correnti, ma in modo tale che la privacy e la riservatezza dei clienti siano sempre tutelate. Raccogliendo tutti questi dati in un solo grande archivio l’Anagrafe dei conti correnti - si potrà procedere ad effettuare verifiche e incroci sulla base dei quali, in un secondo momento, stilare una lista di potenziali evasori fiscali e procedere agli accertamenti fiscali.

ELEZIONI EUROPEE: AFFLUENZA IN CALO

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er l’ottava volta dalla nascita delle Comunità europee negli anni Cinquanta, avremo la possibilità di eleggere i nostri rappresentanti al Parlamento europeo. Questa possibilità è a dire il vero sempre meno sfruttata: nel 1979, quando si è tenuto il primo scrutinio continentale, ha votato il 62% degli aventi diritto; nel 2009, alle ultime elezioni, in un contesto di crisi economica imperversante e di paura riguardo alla sopravvivenza stessa della moneta unica, solo il 43% dei cittadini europei si è recato alle urne, con un record negativo di appena il 20 per cento per la Slovacchia e la Lituania. Nello stesso periodo, l’affluenza di votanti italiani è passata dall’85 al 66 per cento.


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| ARTE E LITURGIA

15 febbraio 2014 www.chiesaischia.it

IL GIUDIZIO UNIVERSALE | a cura di Ernesta Mazzella

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l Giudizio universale opera di Michelangelo Buonarroti, realizzata tra il 1536 e il 1541 per decorare la parete dietro l’altare della Cappella Sistina, si tratta di una delle più grandiose rappresentazioni, capolavoro dell’arte occidentale, amato e celebrato in tutto il mondo. L’opera segna la fine di un’epoca e costituisce uno spartiacque della storia dell’arte e del pensiero umano: all’uomo forte e sicuro dell’Umanesimo e del primo Rinascimento, che l’Artista stesso aveva esaltato negli Ignudi della volta, adesso subentra una visione caotica, che invade tanto i dannati quanto i beati, nella totale assenza di certezze, la quale rispecchia le insicurezze della nuova epoca. Concepito come una vera e propria architettura di figure, il Giudizio è il capolavoro della maturità di Michelangelo, che, ormai sessantenne, lo realizza in 450 “giornate” circa. Per lo spettatore è come se la parete si fosse improvvisamente spalancata e al di là dei limiti della cappella apparisse la scena dell’ultimo giorno. Le fonti di questa composizione sono varie e molteplici: dalla Sacra Scrittura, in particolare la Visione di Ezechiele, al Dies Irae, a Dante, ma solo quanto riguarda la presenza di Caronte e di Minosse, ai motivi della polemica pretridentina. Sicuramente i rapporti di Michelangelo con personaggi dei circoli romani, in cui si diffondevano dottrine riformate, come Vittoria Colonna, giunta a Roma dopo il soggiorno nella nostra isola di Ischia (15011533), o il cardinale Reginald Pole, hanno un peso notevole nell’elaborazione dell’immagine complessiva, indirizzando Michelangelo verso particolari scelte iconografiche e formali. Lo schema e ancora quello tradizionale, a

registri sovrapposti, ma tutta la composizione è coinvolta in un vortice dinamico che ha origine dal suono delle trombe e dal gesto di condanna di Cristo. Nelle due lunette sono i simboli della passione portati in volo da angeli, tra cui Gabriele. Più sotto, al centro, Cristo Giudice, raffigurato con membra erculee, un’immagine anticlassica e antitradizionale, ma la più bella e suggestiva dell’intera letteratura artistica. A lato la Vergine che volge il capo in atto di pietà; ai loro piedi i santi patroni di Roma: Lorenzo con la graticola e Bartolomeo con la pelle scuoiata (l’autoritratto dell’artista). A destra, Pietro con le chiavi, il Cireneo (o Disma) con la croce sulle spalle, san Sebastiano con le frecce in mano, Santa Caterina d’Alessandria con la ruota dentata, san Biagio con i pettini di ferro, Disma (o san Filippo) con la croce e Simone Zelota con la sega. A sinistra, sant’Andrea con la croce, il Battista col mantello di pelle. Nel registro sottostante, al centro sono gli angeli tubicini, a destra i dannati precipitati dai demoni e a sinistra gli eletti che ascendono al cielo. Di particolare interesse il gruppo dei due redenti appesi al rosario. Scendendo ancora a sinistra sono i risorgenti, con i corpi che si ricompongono a poco a poco. A destra l’inferno con due personaggi danteschi: Caronte, che a differenza di quanto

viene descritto nella Divina Commedia spinge i dannati fuori dalla barca, e Minosse, al quale Michelangelo ritrae Biagio da Cesena, il cerimoniere del papa, il quale aveva espresso forti critiche sull’opera, viene rappresentato dall’Artista con orecchie da asino e con una serpe che, invece di aiutarlo nel giudizio dei dannati, lo punisce mordendolo

nell’intimità. Il cerimoniere, come scrive il De Vecchi, umiliato se ne lamenta con il Papa, il quale risponde di non avere alcuna autorità sull’Inferno, disinteressandosi completamente dalla questione. Michelangelo Giudizio universale 1536-41 Roma Cappella Sistina

Commento al Vangelo di domenica 16 febbraio

VI DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO | a cura del Can. Angelo Iacono

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l brano evangelico della VI settimana del tempo ordinario è la continuazione del grandioso, rivoluzionario discorso della Montagna. Questo discorso inizia con le beatitudini, che sono il fondamento della legge evangelica, e l’osservanza delle quali rende ciascuno seguace di Gesù degno di entrare nel Regno dei Cieli. Lungo tutta la sua esistenza terrena Gesù ha meditato la Legge di Dio; l’ha riconosciuta e predicata come ebreo fedele. Non si è opposto alla Legge, ma alle sue interpretazioni riduttive, date dagli scribi e farisei, che “filtravano il moscerino e ingoiavano il cammello”. Gesù si oppone a una lettura legalista e letteralista della Parola di Dio contenuta nelle Scritture, moltiplicando i precetti; oltre seicento che ne rendevano impossibile l’osservanza. Gesù chiede ai suoi seguaci una

giustizia superiore, per qualità, a quella degli scribi e dei farisei. Non sono venuto ad abolire, ma a dare pieno compimento all’autentico insegnamento della Legge e dei Profeti: per noi cristiani Cristo Gesù è la suprema, definitiva rilevazione della realtà di Dio e dell’uomo. Dio, che è Amore, si attende da noi una risposta di amore. Ciascun essere umano è manifestazione dell’eterno, infinito cuore di Dio, che dall’eternità, da sempre ha pensato a ciascuno di noi, nella nostra realtà umana e temporale e con un libero atto della Sua volontà ci ha scelti per compiere la nostra esperienza umana. Ci ha creati liberi e ci indica la via dei Comandamenti come guida del nostro cammino. “Non uccidere”. Gesù precisa e aggiunge che tale comandamento non ci proibisce solo l’atto materiale del-

l’omicidio, ma anche parole, pensieri e desideri violenti contro il prossimo. “Se dunque presenti la tua offerta all’altare e ti ricordi che tuo fratello ha qualcosa contro di te, lascia lì il tuo dono e va prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna a offrire il tuo dono.” Questo insegnamento se viene accolto e predicato cambia realmente e totalmente i nostri rapporti con il prossimo e anche con Dio. – Se il tuo occhio e la tua mano è motivo d’occasione di peccato, strappalo, tagliala. “Non commettere adulterio. Ma io vi dico: chiunque guarda una donna per desiderarla, ha già commesso adulterio con lei nel proprio cuore.” Queste parole unite all’esortazione a recidere le membra del corpo che sono di scandalo sono oltremodo chiare e potenti e ci invitano a esaminare tutte le nostre relazioni con il prossimo che devono essere sempre improntate a spiriti di estrema

correttezza e pulizia morale. “Non giurare il falso, ma adempirai verso il Signore i tuoi giuramenti. Ma io vi dico non giurate affatto.” Gesù ci ordina questi ben conoscendo la nostra debolezza a tener fede ai giuramenti fatti in nome di Dio e di se stessi. “Sia il vostro parlare sì, sì, no, no, il di più viene dal Maligno.” È l’ordine e l’invito del Maestro ad evitare qualsiasi comunicazione doppia e menzognera e da vigilare sulla purezza del proprio cuore, quale fonte della vera giustizia. “Dal cuore provengono i pensieri malvagi, omicidi, adulteri, impurità, ecc.” Confrontiamoci giorno per giorno con questo sublime messaggio e impegniamoci a realizzarlo con il suo celeste aiuto.


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ECCLESIA |

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SAN FRANCESCO E L’EUCARESTIA | a cura dell’Ordine Francescano Secolare di Forio

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’Eucarestia è il Sacramento dell’amore perché con esso noi cristiani riceviamo nel momento della Comunione durante la Messa, dopo aver accolto con attenzione la Parola di Dio con l’ascolto, tutta la potenza di Dio Figlio che si nasconde nel pane e nel vino consacrato, lasciando che partecipiamo all’ amore del Padre e del Figlio, sentendoci beati per questo grande dono che anche gli angeli ci “invidiano”. San Francesco provava profonda adorazione per il Corpo e Sangue di Cristo e, nonostante non fosse un teologo, cercava di scrutare fino in fondo questo grande mistero che si celava in un po’ di pane e in un po’ di vino consacrato, in cui l’Umanità di Cristo si fonde con la sua Divinità. Infatti il santo amava dire: « Ecco, ogni

giorno egli si umilia, come quando dalla sede regale discese nel grembo della Vergine, ogni giorno viene a noi in apparenza umile; ogni giorno discende dal seno del Padre sopra l’altare nelle mani del sacerdote. E come ai santi apostoli apparve in vera carne, così ora si mostra a noi nel pane consacrato; e come essi con lo sguardo fisico credevano alla sua carne, ma, contemplando con gli occhi della fede, credevano che egli era Dio, così anche noi, vedendo pane e vino con gli occhi del corpo, vediamo e fermamente crediamo che il suo santissimo corpo e sangue sono vivi e veri » (Am 1:144). Nelle Lettere delle Fonti Francescane leggiamo: «Perciò vi scongiuro tutti, o fratelli, baciandovi i piedi e con tutto l’amore di cui sono capace, che prestiate, per quanto potrete, tutto il rispetto e tutta l’adorazione al santissimo corpo e sangue del Signore nostro Gesù Cristo, nel quale tutte

DOPO 7 ANNI RITORNANO LE CRESIME NELLA CHIESA DI SAN MICHELE ARCANGELO | a cura di Bianca Iacono

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a cresima o confermazione, è il sacramento che sigilla la nostra fede in Gesù Cristo. Istituito da Gesù stesso e promulgato dagli apostoli fu amministrata a Samaria dove molti si erano convertiti. La Cresima ci fa perfetti cristiani, perché ci conferma nella fede e perfeziona le altre virtù e i doni che abbiamo ricevuti nel santo Battesimo; e perciò si chiama Confermazione. I doni dello Spirito Santo, che si ricevono nella Santa Cresima sono: Sapienza, Intelletto, Consiglio, Fortezza, Scienza, Pietà, Timor di Dio. Ma come vivono oggi i ragazzi la Cresima? Come accompagnarli nella fede anche dopo il sacramento, quando molti invece si allontanano dalle parrocchie? Papa Francesco ha impartito la Cresima a nove ragazzi e ha chiesto loro: «E dopo la Cresima? Addio, non si va più in chiesa? Questa non sia la cerimonia dell’addio». Ed anche nella parrocchia di San Michele Arcangelo, a S. Angelo d’Ischia, il prossimo 23 febbraio 2014, si celebrerà il rito della Cresima impartito dal Vescovo Pietro Lagnese che, precisamente un anno prima, è stato nominato Vescovo di Ischia. I ragazzi che hanno ricevuto la Prima Comunione stanno continuando il percorso catechistico e completeranno l’iniziazione cristiana con la Cresima. E’ importante offrire ai cresimandi una buona preparazione, che deve mirare a condurli verso un’adesione personale alla fede in Cristo e proprio per questo è iniziato già da un po’ il cammino dottrinale del parroco Don Vincenzo Fiorentino, che guiderà sapientemente, circa 15 giovani di S. Angelo e Succhivo, all’incontro con Gesù nel Sacramento della confermazione laddove il Vescovo effettuerà l’unzione sulla fronte con il sacro crisma (cioè l’olio consacrato dal Vescovo il giovedì Santo). Per ricevere degnamente questo sacramento il cresimando deve essere in grazia di Dio, conoscere i misteri

principali della fede, accostarsi con devozione, e sarà proprio insieme al sacerdote che verranno impressi e trasfusi con fede questi valori. L’ultima volta che ha avuto luogo il rito della Sacra Cresima Nella chiesa di S. Michele Arcangelo è stato il 31 marzo 2007 insieme a Monsignor Filippo Strofaldi. E il 23 febbraio, oltre ad essere un giorno solenne dell’anima per coloro che saranno cresimati, insieme ai padrini e madrine, lo sarà anche per tutta la comunità di S. Angelo che si stringerà intorno ai cresimandi per partecipare uniti al rito e alla gioia di ricevere questo sacramento che come dice Papa Francesco “è opera di Dio che si prende cura della nostra vita in modo da plasmarci ad immagine del suo Figlio, per renderci capaci di amare come Lui”.

le cose che sono in cielo e in terra sono state pacificate e riconciliate a Dio onnipotente» (LCap 1:217) Nella Leggenda Maggiore l’autore ci ricorda che San Francesco “si comunicava spesso e con tale devozione da rendere devoti anche gli altri, e, gustando in ebbrezza di spirito la soavità dell’Agnello immacolato, il più delle volte veniva rapito in estasi” (LegM 9,2:1164) Papa Francesco con molta semplicità ha trattato il sacramento dell’Eucarestia ricordandoci che essa costituisce la sorgente della vita stessa della Chiesa… , costituisce il vertice dell’azione di salvezza di Dio. Dare ascolto alla voce del Papa e prendere d’esempio la vita dei santi ci aiuta a vivere in questo mondo nella giusta dimensione, a scoprire la Verità, a capire il giusto valore della vita che oggi sembra essere un dono valido solo per chi occupa una posizione sociale prestigiosa, dimenticando che tutti siamo fratelli e figli dell’unica famiglia di Dio Padre, nell’amore e nel sacrificio del Figlio, che unisce proprio nella Comunione che salva l’intera umanità.

ANNIVERSARIO

PAPA EMERITO BENEDETTO: COSTRUTTORE DI PONTI E SILENTE CONSIGLIERE | a cura di Stefano Paoletti. iace pensare che nel silenzio dei Giardini Vaticani, di tanto in tanto, si sentano riecheggiare nell’aria delle note di pianoforte: un adagio Mozartiano o una fuga di Bach, compositori ribelli ed innovatori tanto apprezzati dal Papa emerito Benedetto XVI che l’11 febbraio del 2013 annunciò la volontà di rinunciare al ministero petrino per l’età avanzata e di rimanere nascosto al mondo. Questo gesto è rimasto impresso nella storia della Chiesa ed è apparso inusitato e sorprendente, eppure, anche secondo quanto affermato da Padre Federico Lombardi in un’intervista rilasciata in occasione del giorno dell’anniversario: “chi accompagnava da vicino Benedetto XVI sapeva che già da tempo era attiva una conversazione su questo tema su cui egli pregava, rifletteva, valutava, faceva un suo discernimento spirituale. E’ quello di cui ci ha dato poi atto in quelle parole brevi ma densissime che spiegavano in modo assolutamente adeguato e chiaro i criteri in base a cui aveva preso la sua decisione. Quello che io dico – e ho detto già allora – è che mi sembrava un grande atto di governo, fatto con una grande preparazione dal punto di vista della riflessione e della preghiera; un grande coraggio perché potevano esserci tutti i problemi o i dubbi sul “che cosa” avrebbe significato”. E’ importante, inoltre, porre in luce l’immagine del Pontefice emerito come costruttore di ponti di fraternità attraverso l’utilizzo dei nuovi linguaggi di comunicazione come Twitter e Youtube. Sua è stata infatti la volontà di aprire la pagina Twitter che ha portato ad un successo impressionante di messaggi papali che, ancora oggi, con Papa Francesco vengono retwittati e, non ultima, anche l’attivazione del canale youtube con l’idea di entrare in sintonia con il linguaggio giovanile e di essere presente laddove gli uomini s’incontrano. Egli si presenta al mondo come uomo semplice che ha aperto la strada al suo successore Francesco facendosi silente consigliere e seguendo quel filo rosso della Provvidenza tracciato dai futuri Santi Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II.

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| PASTORALE DEL TEMPO LIBERO

15 febbraio 2014 www.chiesaischia.it

UNA NUOVA PROPOSTA DI FORMAZIONE TURISTICA E UN NUOVO FUTURO PER IL TURISMO ISOLANO Al via il primo incontro del corso di formazione per animatore diocesano per il turismo religioso e culturale | a cura di Francesca Annunziata

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abato 8 febbraio presso la Curia Vescovile di Ischia si è tenuto il primo incontro del corso di formazione per animatore diocesano per il turismo religioso e culturale. Il progetto è stato promosso dalla Diocesi di Ischia in collaborazione con la Cei, Ufficio Tempo Libero Turismo Sport, e Progetto Culturale, Progetto Policoro Ischia, Federalberghi Ischia, Ctc (Ischia in itinere), Istituto Europeo del Restauro, Ips V. Telese, Liceo Statale Ischia e Istituto di Istruzione “C. Mennella”. Il corso è diretto a giovani studenti under 30, operatori pastorali, incaricati dei parroci, operatori del settore turistico, guide e accompagnatori turistici: si sono registrati più di cento persone. Il corso durerà due anni e nel 2014 sono previsti cinque incontri teorici e cinque laboratori. Il primo incontro, dal tema “Il turismo oggi: nuovi bisogni e nuove risposte”, ha visto come relatore d’eccezione il dott. Andrea Babbi, direttore dell’Enit - Agenzia Nazionale del Turismo – presentato dalla Dott.ssa Serena Pilato e introdotto brillantemente dal vescovo della Diocesi di Ischia Pietro Lagnese e da Don Emanuel Monte, responsabile diocesano della Pastorale per il Turismo, lo Sport e il Tempo Libero.

Il vescovo si è soffermato sui concetti di “accoglienza” e “bellezza” citando Papa Francesco nella sua Esortazione Apostolica Evangelii Gaudium: “Dunque si rende necessario che la formazione nella via pulchritudinis sia inserita nella trasmissione della fede. È auspicabile che ogni Chiesa particolare promuova l’uso delle arti nella sua opera evangelizzatrice, in continuità con la ricchezza del passato, ma anche nella vastità delle sue molteplici espressioni attuali, al fine di trasmettere la fede in un nuovo “linguaggio parabolico”. Accogliere il turista e mostrargli in maniera più consapevole le nostre indiscutibili bellezze artistiche presenti all’interno delle chiese ischitane e fuori è in linea con gli obiettivi del corso e con le parole del Santo Padre. Ognuno di noi può diventare “Santuario di Dio” e “Cattedrale della Fede” attraverso l’accoglienza”. “Questo corso può aiutare – ha ricordato Mons. Lagnese sia gli abitanti dell’isola d’Ischia sia quanti arriveranno sull’isola per turismo - a sviluppare la cultura dell’incontro e dell’accoglienza.” Don Emanuel Monte ha introdotto gli obiettivi specifici del corso, chiarendo il concetto di turismo in generale e di turismo religioso e culturale, sof-

fermandosi sull’importanza che esso assume per una caratterizzazione della nostra offerta turistica. Arrivati al cuore dell’incontro, Il Dott. Babbi ha spiegato quante possibilità ci sono di miglioramento, sviluppo e crescita del settore turistico in Italia: “L’impatto economico del settore turistico allargato è di 161,2 mld. euro che corrispondono al 10,3% del PIL. L’occupazione turistica è di 2.681.000 unità, l’11,7% dell’intera occupazione nazionale. In alcune località e in alcuni comuni dell’isola, la percentuale di occupazione nel settore turistico è molto più alta e Ischia è sicuramente tra queste località”. Babbi coglie bene il vero senso del corso quando parla dell’”essere servi” ma non schiavi dell’altro: quest’immagine evangelica e cristiana viene

traslata nel mondo turistico dove il cameriere, la guida, l’accompagnatore è “servo del turista” – ma non schiavo perché accoglie con amore e gentilezza, con professionalità e rispetto il turista che arriva nella destinazione per diversi motivi dal leisure al business al termale. Il turismo può essere sicuramente un aiuto per uscire dalla crisi. In Italia ci sono 4.762.061 letti disponibili ogni giorno ad essere occupati da turisti: conoscendo la deteriorabilità di tale prodotto che scade immediatamente il giorno dopo e non può essere più venduto, è veramente fondamentale utilizzare nella maniera più opportuna questa grande ricchezza ricettiva italiana. Questo discorso vale soprattutto per il Sud e il Centro Italia dove arrivano meno del

40% del totale degli arrivi stranieri nazionali. Alla domanda di Don Emanuel su “cosa direbbe ai giovani”, il Dott. Babbi ha risposto: “La parola chiave è l’accoglienza, l’incontro con l’altro, accoglietevi anche tra di voi e fatevi guidare bene.” E agli operatori: “Resistete! Coinvolgete le amministrazioni comunali, siate uniti nei momenti di crisi!” “Bisogna partire dalla formazione – ha aggiunto il direttore dell’Enit - il continuo apprendimento, l’innovazione nelle nuove tecnologie, l’apprendimento anche delle lingue, fare esperienza altrove all’estero e poi tornare in Italia per concretizzare ciò che si è appreso e far crescere la propria terra.” Foto di Daniele Calise


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CULTURA |

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LA BIBLIOTECA DIOCESANA D'ISCHIA | a cura del direttore Can. Aniello Pascale

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n pioniere della diffusione della cultura sulla nostra isola è stato Mons. Onofrio Buonocore, perito uomo di lettere e accorto conservatore delle opere più svariate del nostro patrimonio librario. Si deve a lui il merito se oggi, in quella che lui stesso ha istituito e chiamato Biblioteca Antoniana, conserviamo moltissimi testi che veicolano la conoscenza del nostro Patrimonio letterario e dei più svariati argomenti. Sulla scia di questo illustre conterraneo nasce la Biblioteca Diocesana grazie alla collaborazione del Can. Antonio Angiolini e del Prof. Agostino Di Lustro che, riuscendo a reperire molte opere, diedero impulso alla nobile intenzione dei Vescovi Mons. Antonio Pagano prima e Filippo Strofaldi poi di realizzarla. Oggi la Biblioteca Diocesana, che vanta la presenza di alcune cinquecentine e seicentine e diverse opere del settecento e ottocento, oltre che a molte opere moderne, ha

realizzato già due fondi, quello Strofaldi con le opere che Mons. Vescovo volle donare alla Biblioteca e quello del Canonico Filippo Caputo. Grazie al sistema Ceibib abbiamo la possibilità di interagire con le varie biblioteche ecclesiastiche e con SBN (Sistema Bibliotecario Nazionale), facendo conoscere così il nostro patrimonio e avendo la possibilità di poter fare conoscenza di quello di altri enti ecclesiastici e non. Attualmente la biblioteca diocesana è in una fase organizzativa nel sistema Ceibib di catalogazione ed inventario dei testi, oltre che di sistemazione logistica secondo gli argomenti. La natura delle stesse opere è prevalentemente di carattere religioso, ma sono presenti anche testi di svariati argomenti. Abbiamo realizzato recentemente con l’aiuto del Prof. Nunzio Albanelli un fondo di testi sull’isola d’Ischia sia per gli argomenti, che per gli autori. È prossima la pubblicazione di un volume edito dalla Biblio-

teca Diocesana che ha come oggetto il calamitoso evento tellurico del 28 luglio 1883 (terremoto di Casamicciola) a 130 anni dal suo accadimento, curato dalla Dott.ssa Lucia Annicelli e dal Prof. Agostino Di Lustro. Inoltre è presente anche un fondo di arte che stiamo cercando di ampliare. Il lavoro che stiamo portando avanti e il suo obiettivo sono ardui ma con il favore del nuovo Vescovo di Ischia Mons. Pietro Lagnese contiamo di concluderlo in modo zel a n t e quanto prima possibile, con la certezza di realizzare l’opera che il mio predecessore nella Direzione della Biblioteca Diocesana, il prof. Don Pasqualino Castagna, si augurava che giungesse al suo compimento. La Biblioteca è consultabile il lunedì, mercedi e venerdì dalle ore 10:00 alle 13:00. Per il momento non sono possibili prestiti, ma è di-

sponibile la consultazione in loco dei testi. In un mondo dove il telematico ha sostituito di molto il cartaceo che l’amore per la lettura di un buon libro prevarichi sui videogiochi e il computer.

MATRIMONIO E FAMIGLIA dagli appunti di un vecchio Parroco 3 agosto 1968 Viene pubblicata l’Enciclica Humanae Vitae di Papa Paolo VI che ha come argomento “la moralità coniugale in ordine alla sua missione di amore e di fecondità nella visione integrale dell’uomo e della sua vocazione non solo temporale e terrena, ma anche soprannaturale ed eterna”. “La questione essenziale non è la pillola ma una regolamentazione delle nascite moralmente giustificata. L’Enciclica pone l’accento sui principi fondamentali ed evita di entrare nei casi particolari (Card. Koenig, Arcivescovo di Vienna). “Ci saranno incomprensioni ma la Chiesa sa che, a somiglianza del suo fondatore, essa è segno di contraddizione. La Chiesa inoltre sa che, difendendo l’amore coniugale nella sua interezza contribuisce alla costruzione di una Civiltà veramente umana. La Chiesa ancora riconosce i problemi acuti e dolorosi che possono formarsi nell’ambito stesso del nucleo familiare, ma non può accettare una regolazione delle nascite attraverso mezzi artificiali che esimerebbero gli uomini dall’uso responsabile delle loro facoltà inducendoli ad un cattivo uso della loro libertà” (Lacroix) 12 agosto 1969: l’Humanae Vitae un anno dopo. Certo, il Papa ha scelto la via più difficile, ma non sempre le vie più facili sono le più umane. Paolo VI, condannando una concezione materialistica e tecnicista della vita, ha difeso l’uomo contro sé stesso. In un

mondo in cui il conformismo e la soggezione alle mode divengono sempre maggiori, in un mondo in cui l’uomo viene assoggettato alle esigenze economiche e tecniche a scapito della sua libertà e responsabilità, l’Enciclica nella sua verità ha rimarcato due temi cari al Concilio Vaticano II: l’Amore come reciproca donazione personale e la paternità responsabile. 17 luglio 1971. Nell’espressione “donna al focolare” se ben compresa, vi è un’idea più profonda. Non che la donna non possa lavorare fuori della casa né partecipare con pieno diritto alla vita scientifica, religiosa, sociale e politica ma la passione che deve di più coinvolgerla è di far si che la famiglia non sia qualcosa di mostruoso ma sia piuttosto un focolare. E qui, nella dualità famiglia- focolare che l’uomo si sente a casa propria, ritrova sé stesso , scopre al di là della sua funzione sociale, il mistero stesso della sua intimità e della sua libertà personale, il prezzo infinito della sua vita insomma e il carattere vero della propria esistenza vissuta in prima persona. 22 agosto 1971 “Entrate per la porta stretta” (Luca 13,24). Noi cristiani dobbiamo avere le idee chiare: il progresso tecnico non cambia la natura dell’uomo; la radice del bene e del male non è fuori dall’uomo ma dentro l’uomo. Ora, dopo il peccato originale, l’uomo ha molta difficoltà nel fare il bene: il bene costa sacrificio!

Oggi noi facciamo un’enorme confusione sulla dualistica bene-male. Quello che si ha oggi è senz’altro infinitamente maggiore rispetto al passato, ma quello che non si non è cresciuto, anzi diminuito. Non diciamo: “Poiché io ho sofferto la fame e la povertà mio figlio non voglio farlo soffrire!”. Tuo figlio presto si accorgerà che non esiste il Paradiso Terrestre e che, nonostante il progresso, si continua a soffrire, a piangere, a morire ecc. Allora a quel punto si costruirà un paradiso artificiale ricorrendo alla droga! Non facciamo dunque del male ai nostri figli, ma abbandoniamo il superfluo, abituiamoli al sacrificio, al lavoro, alla semplicità, all’umiltà e non all’ostentazione e all’eccentricità 5 dicembre 1973 La comunità familiare odierna vive una grossa crisi perché è tutta basata sull’utopia della possibilità di convivenza nell’armonia assoluta. Ma bisogna fare i conti con la realtà che è sempre selettiva e ambigua. L’utopia centrale dell’uomo, la chiamata alla Comunione interpersonale, è qualcosa che lo supera sempre, perché, se come cristiani vogliamo dare un nome a questa utopia, essa non è altro che il segno del mistero grande dell’Amore che unisce il Cristo alla sua Chiesa! don Vincenzo Avallone


Kaire

MUSICA E SOLIDARIETA’

U2: MA CHE BELLA IDEA! | a cura di Franz Coriasco per CN. na bella iniziativa per la rock band più famosa di questi ultimi decenni. Nei giorni scorsi, Bono Vox e soci hanno regalato, per beneficienza, il loro ultimo singolo “Invisible” Centosettanta milioni di americani l’hanno sentita per la prima volta qualche giorno fa, nel corso della finale del Super Bowl. Bono Vox e soci, da sempre sensibili alle problematiche umanitarie, hanno messo a disposizione su iTunes (il più grande negozio virtuale del web) in download gratuito per 24 ore il loro ultimo singolo Invisibile. Musica e solidarietà di nuovo a braccetto dunque, ma con una formula inedita, resa possibile da un accordo con il colosso finanziario Bank of America che per ogni brano scaricato devolverà un dollaro al fondo globale (RED), un’organizzazione che si propone di sconfiggere definitivamente l’Aids e altri morbi tutt’ora mortali come la tubercolosi e la malaria. Il singolo in questione, una classica rock-ballad in perfetto stile U2, è di fatto l’anticipazione dell’attesissimo ritorno discografico del quartetto

U

dublinese previsto per l’estate: «Questo è solo un assaggio per ricordare alla gente che esistiamo ancora», ha dichiarato il leader, aggiungendo che la band ha già devoluto al fondo oltre 10 milioni di dollari, stornati dagli incassi stratosferici del loro ultimo tour. Una geniale mossa pubblicitaria e promozionale per tutti i soggetti coinvolti, e un gradito omaggio per i milioni di aficionados del gruppo sparsi per il pianeta. Una bella pensata che mi ha evocato ciò che l’indimenticato Carlo Maria Cipolla suggeriva nel suo saggio Allegro ma non troppo: «Esistono tre tipi di esseri umani: i delinquenti che con una loro azione procurano benefìci a sé stessi, facendo però del male agli altri, gli stupidi, che con la stessa azione riescono a far del male a sé stessi e agli altri, e le persone intelligenti, che con una stessa azione riescono simultaneamente a far del bene a sé stesse e al proprio prossimo».

CSI - Campionato Provinciale 2013/2014 Girone Isolano Tabellino EPOMEO CALCIO A 5 - MATER ECCLESIAE BIANCA Impegno arduo per i ragazzi di mister Mattera che affrontano in un classico testa-coda l’Epomeo C5, capolista a pari con il Mater Ecclesiae. Incontro che nel primo quarto d’ora, sconvolge le previsioni della vigila e vede i fiaianesi portarsi sul doppio vantaggio con precise azioni di rimessa. L’Epomeo C5, assorbite le due sberle, inizia a macinare gioco e riequilibria il punteggio sul finire del primo tempo. Nella seconda frazione esce fuori tutta l’esperienza dei serraresi che non concedono niente in difesa e affondano in attacco mettendo tre lunghezze di vantaggio sugli avversari. La partita termina 5 a 2 per l’Epomeo C5 che ha meritato la vittoria! Epomeo Calcio a 5: Di Meglio M. – Mattera M. – Iacono S. – D’Abundo D. – Scotti A. – Scotti L. – Iacono F. – D’Ambra G. – Allenatore: Finzi G. Reti: Iacono F. ( 3 gol ) Scotti L. ( 2 gol ) Ammoniti: Iacono F. Mater Ecclesiae Bianca: Di Meglio A. – Di Iorio S. – Buono M. – Arcamone S. – Picardi P. - Buono R. – Casciello R. – Di Iorio A. – Di Iorio J. - Mattera E. – Messina G. – Allenatore: Mattera F. Reti: Mattera E. ( 1 ) Messina G ( 1 ) Ammoniti: Casciello Arbitro: Attilio Valerio

MATER ECCLESIAE - GROUPAMA Il Mater Ecclesiae continua la marcia ai piani alti della classifica, infilando il quarto successo di fila ai danni del Groupama che si presenta in formazione rimaneggiata al cospetto della capolista e ci mette molto, troppo tempo per entrare in partita concedendo ai fiaianesi un tempo di gioco. Prima frazione che si conclude sul 4 a 1 per il Mater Ecclesiae che con buone azioni manovrate e buon ritmo mette in cassaforte il risultato. Nella ripresa il Groupama rientra in gara e sfruttando un vistoso calo di concentrazione degli avversari, accorcia sul 4 a 3. Negli ultimi minuti i fiaianesi allungano nuovamente fissando il punteggio finale sul 5 a 3. Mater Ecclesiae: Capuano I. – Schiano A. – Mazzella G. – D’Andrea V. – Buono F. – Di Paola L. – Marena - G. - Barano E. Allenatore: Buono V. Reti: Schiano A. ( 1pt 6’) Barano E. ( 1pt 3’ – 7’ – 8’ ) Buono F. ( 2pt 16’) Mazzella G. ( 2pt 4’) Ammoniti: 0 Groupama: Mattera V. – Granito G. Onorato G. – Buono N. – Madonna N. – Allenatore : Vanacore V. Reti: Mattera V. ( 1pt 12’) Onorato G. ( 2pt 7’ ) Madonna N. ( 2pt 20’) Ammoniti: 0 Arbitro: Alfonso Vuoso

FIAIANO - FUTSAL ISCHIA S. ANTUONO Incontro a due facce quello messo in mostra tra Fiaiano e S. Antuono. Primo tempo molto scialbo, con pochissime opportunità da gol e ritmo blando. Le uniche due occasioni, una per parte, sono tramutate in gol. Secondo tempo di tutt’altra fattura, con gli ischitani che dopo pochi minuti allungano sul 3 a 1, il Fiaiano si allunga e concede numerose pallegol che per colpa dei legni e miracolosi interventi del portiere fiaianese, non si concretizzano. Partita che nel finale vede un susseguirsi di gol che mettono sempre in bilico il risultato che ala fine è di 4 a 3 per il Futsal Ischia S. Antuono. Fiaiano: Cuomo V. – Cuomo A. – Buono F. P. – Balestrieri G. – Cenatiempo C. – Cenatiempo F. - Lauro G. – Vuoso M. – Napolano C. Allenatore Cenatiempo C. Reti: Lauro G. ( 1pt 1’) Cenatiempo C. ( 2pt 15’ – 25’) Ammoniti: 0 Futsal Ischia S. Antuono: Curci C. – Di Iorio G. - Cuomo G. – La Monaca A. – Pugliese D. – Ungaro G. – Mazzella G. – Perozo A. – Mazzella M. - Barbieri C. Gentile F. – Castaldo M. Allenatore: Agnese T. Reti: La Monaca ( 1pt 2’) Castaldo M. ( 2pt 1’ – 19’) Di Iorio G. ( 2pt 1’) Ammoniti: 0 Arbitro: Alfonso Balestrieri

DIOCESI DI ISCHIA UFFICIO DI PASTORALE GIOVANILE VOCAZIONALE

Weekend giovanile vocazionale “CAPITE QUELLO CHE HO FATTO PER VOI (Giovanni 13,12) Giovedì 20 febbraio ore 20.30 “Monastero Invisibile”, S. Messa e adorazione eucaristica vocazionale Chiesa di San Girolamo Ischia Venerdì 21 febbraio ore 20:30 Preghiera giovani con il vescovo Pietro in Cattedrale Sabato 22 febbraio ore 15:30

Incontro con gli adolescenti Parrocchia S. Maria Madre della chiesa in Fiaiano Domenica 23 febbraio ore 9:00/16:00 Ritiro giovani per coloro che vogliono fermarsi per conoscere il Signore e che cosa chiede alla loro vita

Incontri di formazione per le Confraternite In questo tempo in cui l’essere cristiani può essere solo frutto di una scelta, siamo impegnati a vivere in maniera più consapevole “il dinamismo che porta a diventare discepoli del Signore” (cfr. C.E.I. – il rinnovamento della catechesi). Come confraternite, continuando il cammino di formazione iniziato nel 2011, quest’anno non possiamo non riflettere su alcuni aspetti delle

tre parole che Papa Francesco ha affidato il 5 maggio 2013 a noi e a tutte le Confraternite del mondo riunite in piazza San Pietro: Evangelicità, Ecclesialità, Missionarietà. Lunedì 17 Febbraio ore 19.00 presso la Collegiata dello Santo Spirito ad Ischia Ponte: “Una nuova evangelizzazione per un nuovo annuncio del Vangelo”


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