Giornale di Augusta

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IL GIORNALE DA COLLEZIONARE Leonardi Editore

Fondato nel 1976 Anno XI - Numero 42 - Ottobre 2011

Direttore Giorgio Càsole

€ 1,20

Camera Iperbarica 500 MILIONI DI LIRE BUTTATI AL VENTO!

RIGASSIFICATORE MA I CINESI LO SANNO?

Mamma di Augusta, Bimbo di Lentini

IL COMUNE SOLLEVA LA STRADA E I CITTADINI RIPARANO I DANNI


Sommario

Sommario

3 2Editoriale 4 Muscatello chiudere Ginecologia e Pediatria 8 Il comitato si scioglie 10 Il comitato ci ripensa Maniscalco e la strategia abbassa tensione 11 500 milioni di lire buttati al vento 13 Ancora al buio la pista elisoccorso del Muscatello 14 Rigassificatore: le ragioni del no 16 Il Comune solleva la strada e i cittadini riparano i danni 17 Assessori e Consiglieri non chiedano il voto 19 Ricorre il decennale dell’attacco alle torri gemelle 20 Progetto Icaro 21 Tavole delle offerte in Gisira 23 Canottieri sulla cresta dell’onda 24 Sette medaglie alla Club Nuoto 25 Chiunque può riprendere le sedute del consiglio comunale 26 Il mostro di Oslo voleva far saltare le raffinerie di Augusta-Priolo, Gela e Milazzo 27 Festeggiati i 60 anni di sacerdozio di Matteo Pino 28 La giunta Carrubba e la convenzione con il tribunale di SR Improvvisa morte di Giovanni Fazio 29 Tributi Italia: fuggita con la cassa dei contribuenti 30 Marcello Giordani canta nella sua città per beneficenza

Periodico di interesse cittadino e dintorni Anno XI - Numero 42 - Ottobre 2011 Direttore responsabile: Giorgio Càsole Fotocomposizione, impaginazione e stampa HI-TECH s.r.l. - Via XIV Ottobre, 76 - Augusta Tel. 0931.976311 - Fax 0931.973061 - hitechsrl@chd.it Inserti fotografici a cura APF Chiuso in tipografia il 7-10-2011 I pezzi non firmati si intendono del direttore e-mail: giornalediaugusta@chd.it Facebook: giornale di augusta LEONARDI EDITORE


Editoriale

Ma i cinesi lo sanno?

RISCHIO RIGASSIFICATORE

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opo la “cascata” dei sì, manifestatasi durante lo spoglio delle schede votate in occasione dei referendum del 12 e 13 giugno di quest’anno, è emerso ancora più drammatico il problema del rigassificatore non solo qui, nel triangolo Priolo-Augusta-Melilli, il cui vertice è rappresentato dal porto di Augusta, ma, in genere, in tutt’Italia, giacché in questa nostra terra, così povera di risorse energetiche tradizionali, che dipende dalla Francia nuclearizzata per l’approvvigionamento di energia, non certo a basso costo, in questa nostra Italia si vogliono costruire rigassificatori un po’ dappertutto: dalla Sicilia, alla Puglia a Trieste. Intanto, domandiamoci sùbito: che cos’è un rigassificatore? È un impianto che permette di riportare allo stato gassoso un fluido, di solito gas metano, che si trova allo stato liquido. Il gas metano, per meglio essere trasportato,dalla Nigeria o da altri Paesi produttori, in un porto italiano viene trasformato in stato liquido mediante il suo raffreddamento fino a raggiungere la temperatura di 160 gradi sotto zero, riducendone il volume di circa 600 volte. Il gas liquido ottenuto è caricato su grandi navi cisterna, dette gasiere o metanie-

re, di circa 140.000 tonnellate, per trasportare il carico fino all’impianto chiamato rigassificatore perché riporta il liquido allo stato gassoso. Queste gasiere trasportano il liquido dal paese produttore fino all’impianto rigassificatore in un porto italiano dove viene riportato allo stato gassoso. Riportare allo stato gassoso il gas liquefatto, significa riscaldarlo. I rigassificatori, per riscaldare il gas allo stato liquido, utilizzano lo scambio di calore con l’acqua del mare che, in questo caso, funge da fonte di calore a costo quasi nullo. Ogni settimana sarebbero utilizzati 500 milioni di litri di acqua di mare che riscalderebbe il gas liquido alla temperatura di 160 gradi sotto zero per riportarlo allo stato gassoso. L’acqua sarebbe poi rigettata gelida in mare, con l’aggiunta di cloro per evitare la formazione di alghe. Dopo il processo di rigassificazione, il gas sarebbe immesso nelle reti di distribuzione per le utenze finali. Un rigassificatore è in impianto a rischio d’incidenti rilevanti ed è sottoposto alla direttiva Seveso. La realizzazione di un impianto di rigassificazione dev’ essere sottoposto a VIA (Valutazione di Impatto Ambientale), secondo le disposizioni di legge vigenti. Un comitato scientifico di Livorno ha stabilito che se un rigassificatore dovesse esplodere, svilupperebbe un’energia pari a cinquanta ordigni atomici e distruggerebbe ogni cosa nel raggio di cinquantacinque chilometri, senza contare i rischi di fuoriuscita del gas naturale liquido dalle metaniere in caso di incidenti, con alta probabilità di incendi di vaste proporzioni. Alcuni studi della guardia co-

stiera americana hanno accertato i rischi per la flora e la fauna marina a causa dell’uso dell’ acqua di mare per il funzionamento degli impianti. Infine, l’avvicinamento delle navi gasiere al rigassificatore impone il divieto di navigazione per tutte le imbarcazioni nel raggio di 2-3 chilometri. È stato stimato che con il rigassificatore arriverebbero circa 110 navi gasiere l’anno, della stazza di 130.000/140.000 tonnellate. Per ragioni di sicurezza vicino alle gasiere non vi può essere la presenza di nessun tipo di imbarcazione. Ne consegue che l’ordinaria attività del porto ne verrebbe seriamente compromessa. Realisticamente, da questo punto di vista il problema non si può porre per un porto di grandi dimensioni e di grande manovrabilità come quello di Augusta, dove già sono in costruzione banchine e infrastrutture tali da consentire l’approdo di metaniere. Dove sorge allora il problema? Sorge dalla natura stessa dell’impianto, dal rischio potenziale del rigassificatore in un’area dove si convive con il rischio da oltre sessant’anni per la presenza di varie industrie inquinanti. Si può continuare a convivere con un altro impianto che prenderebbe il posto di impianti dismessi, che un tempo si affacciavano sul porto di Augusta? E i cinesi, che vorrebbero investire sul porto di Augusta, i cinesi lo sanno che, all’interno della baia, sarà installato un ingombrante, nocivo e pericoloso impianto di rigassifficazione?

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MUSCATELLO, chiudere Ginecologia e Pediatria: decisione irrazionale e iniqua

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ppocrate (460-377 a. C.), il padre della Medicina, cosi definiva questa disciplina che lui stesso professava con grande rigore morale: “Descrivere il passato, comprendere il presente, prevedere il futuro, questo è il compito della medicina”. Una definizione che, ancora oggi dopo più di 24 secoli, si presenta di grande attualità sia per la medicina clinica tradizionale sia per l’epidemiologia (la scienza che si interessa della salute della collettività) il cui campo di applicazione è molto vasto, fra cui annoveriamo la programmazione sanitaria e l’educazione alla prevenzione. L’assessorato alla sanità della Regione Siciliana nell’elaborare il programma di riordino degli ospedali della provincia di Siracusa, ha ignorato i princìpi ippocratici sopradetti poiché, pur disponendo di una gran mole di indicatori epidemiologici (del passato e del presente), indispensabili per redigere un piano sanitario imparziale e adeguato alle esigenze di salute dei cittadini, ha privilegiato un sistema decisionale basato, non sulle evidenze scientifiche emerse dagli innumerevoli studi epidemiologici, ma su una logica politico-economica. Una scelta irrazionale con un epilogo tanto insensato quanto ingiusto, la chiusura, per decreto, di due reparti dell’Ospedale Muscatel-

lo di Augusta, la Ginecologia e la Pediatria, penalizzando oltre misura i cittadini che vivono in una vasta area dichiarata “a elevato rischio di crisi ambientale”, definita e conosciuta in tutto il mondo come “il triangolo della morte”. Una scelta che lungi dal ridurre gli errori, gli abusi e gli sperperi del passato sta compiendo un nuovo errore, quello di sacrificare sull’altare del “risparmio” il diritto alla salute di decine di migliaia di cittadini che da più di trenta anni vivono nel panico, terrorizzati da notizie drammatiche sull’accertata insorgenza di specifiche infermità che quasi quotidianamente vengono diffuse dai mezzi di informazione. Una scelta che rasenta il paradosso: per combattere la malasanità del passato, indiscussa e riconosciuta da tutti, ha creato un altro caso assimilabile a “malasanità”, il decreto assessoriale n° 753/2010 che prescrive una yerapia, ossia la chiusura dei reparti di Ginecologia e Pediatria dell’ospedale di Augusta, ignorando la diagnosi, ossia il quadro sanitario reale del bacino di utenza dell’ospedale di Augusta, quadro sanitario scaturito da una lunga serie di indaginie epidemiologiche. In provincia di Siracusa, infatti, negli ultimi 15 anni, sono stati eseguiti moltissimi studi epidemiologici, condotti da prestigiosi organismi istitu-

zionali provinciali, regionali e nazionali, che hanno prodotto una gran mole di dati, tali da aver consentito di disegnare una mappa completa delle patologie più frequenti in ciascuna area geografica dei 21 comuni della provincia. Mi riferisco al Registro Territoriale di Patologia dell’ASL 8 di Siracusa, al Registro Tumori della Provincia di Siracusa curato dall’ASL-8 e dal Dipartimento di Igiene dell’Università di Catania, all’OER (Osservatorio Epidemiologico Regionale), al Registro IPIMC (Indagine Policentrica Italiana sulle Malformazioni Congenite), all’I.S.MA.C. (Indagine Siciliana Malformazioni Congenite), all’AIRTUM (Associazione Italiana Registri Tumori) oltre agli innumerevoli studi su Patologie specifiche, condotti da esperti in materia. Una preziosissima banca dati letteralmente ignorata, come se non esistesse. Una banca dati particolarmente ricca di informazioni sulle patologie che più affiggono la popolazione di Augusta e delle aree limitrofe: i tumori, le malformazioni congenite e le malattie perinatali, da cui derivano anche le frequenti interruzioni volontarie di gravidanza. Proprio quelle malattie che richiedono una specifica assistenza ginecologica e pediatrica.


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PERCEZIONE SANITARIA NEL TERRITORIO Ebbene, cosa dicono i risultati degli studi di questi ultimi 15 anni di osservazione nel distretto sanitario di Augusta e nelle aree limitrofe? La prudenza vuole che, per evitare di incorrere in errori di interpretazione, la risposta venga demandata alla comunità scientifica, la sola in grado di dare risposte credibili e affidabili. Infatti, l’esperienza insegna che, a volte, risultati di uno stesso studio, possono essere interpretati da persone diverse in modo diverso (per superficialità, emotività, opportunismo etc.), o peggio ancora che vengono divulgati dati assolutamente privi di fondamento scientifico, come è successo nel 1980 ad Augusta, caso che descriveremo in seguito. Invece, quello che possiamo dire con certezza è che la situazione sanitaria, con particolare riferimento ai tumori e alle malformazioni congenite, comprese le patologie a esse connesse, viene percepita dalla popolazione del distretto sanitario di Augusta, da più di trent’ anni, come

una tragedia ambientale e sanitaria senza precedenti, e che, col trascorrere degli anni, si sono manifestati nella popolazione segni di sfiducia e di sospetto verso la sanità regionale, verso la classe politica, verso le istituzioni in genere. Motivo: La popolazione di Augusta ancora oggi si sente abbandonata a sé stessa, delusa e indignata perché le istituzioni hanno sempre sottovalutato e spesso ignorato le legittime aspettative di uno dei bisogni primari dei cittadini, qual è il diritto alla salute. Eppure, nonostante quest’ abbandono, i cittadini di Augusta hanno sempre mantenuto un contegno corretto e rispettoso verso le istituzioni, soffrendo dignitosamente in silenzio. Ma fino a quando? A questo punto occorre fare un passo indietro nel tempo per rinfrescare la memoria ai responsabili della salute pubblica sulla reale situazione sanitaria dell’area orbitante attorno all’ospedale Muscatello, ritenuta, anche dall’OMS, disastrosa. Iniziamo col descrivere l’evento che ha scatenato uno smisurato allarmismo nella popolazione residente, da cui ha

avuto inizio la sopradetta percezione di tragicità sanitaria. ENFATIZZAZIONE E SUPERFICIALITÀ DELLE INFORMAZIONI Il caso delle “malformazioni congenite ad Augusta” All’inizio del 1980 la città di Augusta viene scossa da un evento traumatico per la rilevazione, all’ospedale Muscatello di un aumento di bambini nati con gravi malformazioni congenite di 3 o 4 volte superiori a quello registrato negli anni precedenti. La divulgazione di questa notizia fa precipitare la popolazione in un angoscioso timore. In breve tempo la notizia sui nati malformati si diffonde non solo in tutti i comuni d’Italia (compresi quelli più sperduti), ma addirittura oltre i confini nazionali, grazie a una intensa campagna mediatica condotta dai potenti mezzi di informazione. L’evento viene messo in grande risalto dalle principali agenzie di stampa nazionali e internazionali; i quotidiani nazionali e locali pubblicano notizie


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allarmanti sulle “malformazioni congenite ad Augusta”, ponendole spesso in prima pagina con vistosi titoli a caratteri cubitali, così come fanno in modo eclatante i periodici d’informazione, i rotocalchi e le riviste specializzate. Le reti radiofoniche e televisive non sono seconde alla carta stampata nella divulgazione di questo allarmante fenomeno, in particolare la televisione che dai canali pubblici e privati, nazionali e locali non usa mezzi termini nel mandare in onda interviste e immagini, talora raccapriccianti, sulle infermità di alcuni neonati, alimentando, oltre misura, il panico tra la popolazione. Quello che più colpisce la gente è il modo con cui il fenomeno viene riportato e descritto. Spesso i titoli dei giornali e della televisione compendiano i loro servizi, senza alcun rossore in faccia di chi li pubblica, in quanto immorali e altamente lesivi della dignità dell’essere umano, in titoli deliranti come quelli che seguono: “Augusta - La città d’Italia col più alto tasso di malformati” “Augusta - La fabbrica dei mostri” “Augusta - La città dei baby mostri al petrolio” “Augusta – La città dove i bambini nascono dimezzati” “Polo industriale - il triangolo della morte” “Polo industriale - il triangolo maledetto” “Polo industriale - la fabbrica della diossina” “Augusta come Seveso? No, peggio!” “Augusta - the deadly ground” E potremmo continuare a lungo con frasi del genere. Una tragedia immane si è abbattuta su tutta la città, ma in

particolar modo sulle famiglie dei neonati colpiti da questa crudele morbosità prenatale. Il panico presto si trasforma in terrore per tutta la popolazione, in modo particolare per le giovani coppie sposate da poco, che hanno paura di mettere al mondo dei figli e per le donne che si trovano in stato di gravidanza, molte delle quali scelgono (per precauzione) di interrompere volontariamente la gravidanza ricorrendo ad aborti, il più delle volte, clandestini. Vittima la città di Augusta che, colpita nel cuore da questa inaudita, continua, e irresponsabile campagna più spettacolare che di informazione, perde la sua vera tradizionale identità e da quel momento in poi, per il mondo intero, diventa “la città dei malformati “. Questo scenario infernale, da “ultima chiostra di malebolge”, (altro titolo di giornale), divulgato in tutto il mondo, è stata la causa determinante che ha dato origine alla percezione di tragicità ambientale e sanitaria in cui vivono i cittadini di Augusta e delle aree limitrofe.

INFORMAZIONI CONTRADDITTORIE Ho voluto descrivere questo episodio per due motivi: primo per mettere in risalto in quale stato di tensione psicologica vive, da più di trenta anni, la popolazione di Augusta e secondo perchè il “caso” descritto si tinge ancora oggi di mistero per le versioni contrastanti su come è stato valutato il fenomeno “malformazioni”. Misteriosamente, la Regione Siciliana ha ridimensionato drasticamente il quadro tragico dipinto dai mezzi di comunicazione. Infatti, da un’indagine sul “caso malformazioni congenite. ad Augusta”, condotta da una commissione tecnica, nominata dalla stessa Regione Siciliana (Decreto Assessoriale 26883 del 16/10/80), indagine estesa ad altri tre ospedali del centro sud della provincia, emerse quanto segue: a) In 11 anni di osservazione (dal 1970 al 1980) la frequenza delle malformazioni congenite (n° di nati malformati su mille nati) osservata all’ospedale Muscatello di Augusta è risultata molto al di sotto della media naziona-


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le e addirittura la più bassa tra i quatto ospedali indagati ; b) nel 1980 (l’anno critico in cui è scoppiato il “caso”) la frequenza risultava ancora più bassa della media nazionale e al secondo posto tra i 4 ospedali indagati; c) tutti i dati disponibili (provinciali e nazionali) furono dichiarati inattendibili in quanto prodotti con metodi privi dei minimi requisiti scientifici che la statistica richiede. L’episodio descritto induce ad alcune inquietanti riflessioni: com’ è stato possibile creare “sul nulla” (risultati della Regione Siciliana) un caso allarmistico di portata internazionale, che ha seminato terrore tra le donne di Augusta? Come mai, dopo 30 anni, non è stata fatta ancora chiarezza? E’ stato un allarmismo fondato su fatti oggettivi oppure un allarmismo ingiustificato e strumentale? A chi giova nascondere la verità? A questi interrogativi i cittadini aspettano ancora che sia data una risposta chiara. La poca chiarezza non aiuta a risolvere i problemi anzi li aggrava, crea confusione tra la gente e fa perdere la credibilità nelle istituzioni, proprio quello che è successo alla popolazione di Augusta. E non poteva essere altrimenti se ancora oggi non si conosce quale delle due versioni, tragica secondo i mezzi di informazione e normale secondo la Regione Siciliana, è quella giusta. Non è da sottovalutare inoltre il fatto che la leggerezza, la superficialità e l’irresponsabilità nel divulgare notizie allarmistiche incontrollate, che poi vengono ridimensionate o smentite,

possano portare gravi conseguenze di rilevanza emotiva e sociale, difficilmente prevedibili. L’enfatizzazione del “caso malformazioni congenite, ad Augusta”, se da un lato ha creato il clima di tragicità che ancora persiste in città, dall’altro lato ha avuto l’effetto di sensibilizzare la Sanità sulla insorgenza di patologie prenatali, di accelerare l’iter per l’istituzione del Registro I.S.MA.C. e del “Registro Tumori di Siracusa” e infine d’ aver fatto emergere lo stato primordiale in cui versava, all’epoca, l’epidemiologia in provincia di Siracusa, da cui nacque l’esigenza di istituire in provincia una sezione di epidemiologia adeguata al bisogno. Il progetto fu realizzato in tempi relativamente brevi, tanto che dal livello zero del 1980 l’epidemiologia provinciale nel 1995 aveva già raggiunto un livello di prestigio. Tutto questo ha permesso, anche con la successiva istituzione del Registro Tumori di Siracusa, di disporre a partire dal 1995, con la collaborazione dell’Università di Catania, di un gran numero di dati epidemiologici utili alla sanità. I soli dati attendibili e credibili per il rigore scientifico con cui sono stati prodotti, i soli dati da prendere in considerazione per valutare lo stato sanitario attuale del territorio. Tutti quelli precedenti al 1995 sono da scartare, perché inattendibili. UTILITÀ DEI DATI EPIDEMIOLOGICI Sull’utilità di questa banca dati riportiamo un brano tratto dal volume “I Tumori in Provin-

cia di Siracusa dal 1999 al 2002” redatto dall’ Azienda USL 8 Siracusa e dal Dipartimento di Igiene dell’Università di Catania: “…..oltre alla sorveglianza sanitaria e alla ricerca scientifica, l’altro vero scopo dell’informazione epidemiologica è quello del supporto guidato alla valutazione dei servizi e alla programmazione sanitaria del territorio, senza i quali ogni studio diventa vano e fine a sé stesso. La verità, come non ci stancheremo mai di ripetere, è che il compito dell’epidemiologia è anche quello di informare, …e soprattutto di farlo col massimo rigore scientifico, senza superficialità e senza enfatizzazioni. Ai mezzi d’informazione, al management e soprattutto al decisore politico l’arduo e nobile compito di fare buon uso di questi dati!” Questo è quanto scrive la comunità scientifica, “Far buon uso dei dati epidemiologici...” Altro che buon uso! L’assessorato alla Sanità, nel programmare il piano sanitario della provincia di Siracusa, ha completamente ignorato i dati prodotti dal Registro Tumori di Siracusa (11 anni di osservazione) e da altri importanti studi condotti negli ultimi 15 anni, sulla cui accuratezza e credibilità non vi sono dubbi. Dati statistici che avrebbero dovuto essere lo strumento di apporto alla preparazione di un piano sanitario provinciale imparziale, tale da assicurare un servizio sanitario equo e adeguato alle esigenze del territorio, e invece, senza questo apporto scientifico, è stato prodotto un decreto ingiusto che dà minori servizi e maggiori disagi, in particolare, ai cittadini di Augusta e delle aree limitrofe . Fine I parte

Giuseppe Moschitto (chimico industriale)

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L’ ULTIMA MANIFESTAZIONE IN DIFESA DEL MUSCATELLO

POCHI PROTESTANO SOTTO LA PIOGGIA

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IL COMITATO SI SCIOGLIE

cittadini di Augusta, sostenuti dalle popolazioni dei paesi limitrofi, a distanza di quattro mesi dalla mobilitazione generale cittadina del 30 maggio, che vide la massiccia partecipazione della popolazione locale, sono tornati a manifestare avverso il decreto 1377 del 25 maggio 2010 che, come risaputo, porterebbe al depotenziamento del presidio ospedaliero locale “Muscatello”, dopo paradossale investimento che ha visto l’ingente sperpero del denaro dei contribuenti “non parassiti”, cioè di quelli che pagano regolarmente le tasse, attraverso la realizzazione di un nuovo padiglione che rischia di divenire l’ennesima cattedrale nel deserto in un drammatico periodo storico, di grave crisi economica. La gente, stufa e sfiduciata, stenta ormai a credere alle rassicurazioni che arrivano da più parti; inutile quindi il tentativo compiuto il pomeriggio del 26 settembre dal presidente della Regione, chiamato

governatore, Raffaele Lombardo, psichiatra in aspettativa, in visita ad Augusta, e del sindaco Carrubba che, dopo avere capeggiato le prime proteste cittadine, appare alquanto “assopito”, stante ai commenti generali, e invita la popolazione a un “moderato ottimismo”, anche alla luce della recente nota del 21 settembre che garantirebbe, a suo dire, un primo risultato. “Potremmo avere 120 posti letto per acuti al Muscatello” - spiega ancora il sindaco Carrubba “e ci allontaneremmo dal paventato rischio di ridimensionamento della struttura”, e questo grazie anche alla conferenza dei sindaci del 28 luglio; in quell’ occasione, infatti, l’assessore regionale alla sanità Massimo Russo, magistrato in aspettativa, annunciava la modifica del decreto 1377. Tante promesse ma al momento, nessuna certezza e nessun risultato concreto, tanto che a distanza di tempo la popolazione stenta oramai a credere alle promesse annunciate dai nostri politici co-

munali e regionali. Così, martedì 27 settembre, di buon mattino (6:30/7:00), armati di ombrello per ripararsi dalla scrosciante pioggia, i cittadini sensibili, non i nassa, però, si sono presentati al raduno organizzato dal comitato nella la nuova darsena di Augusta, per annunciare ancora una volta la propria presenza e la propria perseveranza nella lotta per la difesa della salute, assieme ai lavoratori della “Società Augustea S.p.A.” che, essendo del posto, hanno anch’ essi aderito a nome di tutta la comunità portuale. La manifestazione si è prolungata, stancamente fino alle 20. I negozi sono rimasti aperti tutta la giornata. Nonostante l’appello lanciato attraverso un altoparlante installato in un’autovettura, la gente non ha risposto. Eppure l’appello era stato “urlato” da molti giorni con migliaia di volantini e anche rinforzato attraverso altoparlante “automontato”. La sera del 27 settembre Mimmo Di Franco, esponente di rilievo del comitato, si è dimesso con questa lettera aperta: “Il sottoscritto avendo firmato, in rappresentanza del suddetto Comitato tutte le manifestazione indette per la salvaguardia dell’Ospedale Muscatello, con la presente rassegna le dimissioni con effetto immediato. La sofferta decisione si è resa necessaria poiché con la visita del governatore Lombardo ad Augusta e le sue dichiarazioni, rispetto al nuovo riassetto, porterebbero a muro contro muro.


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Il giorno prima Raffaele Lombardo aveva parlato a operatori del settore e a esponenti del Comitato pro ospedale A ciò si è aggiunta la scarsa partecipazione della popolazione alla manifestazione odierna, poche centinaia di persone su 33.000, mi ha convinto a prendere questa decisione. Colgo l’occasione per ringraziare tutte le mamme, i ragazzi delle varie scuole e tutte le persone che insieme al Comitato si sono battute per reclamare un proprio diritto. Ringrazio tutte le forze dell’ordine che, con professionalità, hanno salvaguardato l’ordine pubblico, facendo sì che tutte le manifestazione non degenerassero. Un particolare ringraziamento a tutti i componenti del Comitato, per le esperienze maturate in questi mesi e soprattutto nei giorni cruciali del 30 e 31 maggio. Queste mie dimissioni - conclude Di Franco - le ritengo come una mia sconfitta. Ho perso una battaglia, ma continuerò a battermi affinché anche i bambini abbiano il loro ospedale e non l’umiliazione di 2 posti di

assistenza pediatrica di base, su una popolazione del territorio di circa 12.000 bambini. Sarò sempre al fianco di chiunque voglia, con tutti gli strumenti leciti a disposizione, continuare a servire Augusta.” L’indomani 28 settembre, il comitato ha annunciato lo scioglimento con quest’altra lettera aperta: “Alla luce di quanto è successo nella manifestazione del 27, il comitato cittadino, che si era costituito volontariamente a difesa dell’ospedale Muscatello, ha deciso con una sofferta decisione di sciogliersi autonomamente. L’arrivo del governatore Lombardo che ha ribadito il nuovo riassetto del Muscatello, cioè la rifunzionalizzazione dell’ospedale e 2 posti letto per un servizio di assistenza di base pediatrica, ci aveva convinto a non disdire lo sciopero del 27 settembre. La giornata della manifestazione, non ha sortito gli

effetti sperati di coinvolgimento della popolazione augustana e ci assumiamo le nostre responsabilità, forse non abbiamo saputo dare le giuste informazioni. Ci rammarichiamo che l’ospedale verrà chiuso alle donne, mamme e bambini, ma cerchiamo di avere fede su ciò che il governatore Lombardo ha detto nell’aula magna che l’ospedale sarà anzi potenziato con strutture d’eccellenza e che i trasferimenti dei reparti avverranno contestualmente a quelli assegnati. Il Comitato stigmatizza l’assenza di persone delle istituzioni e dei sindacati politicizzati lasciando in abbandono dei cittadini che chiedevano un loro diritto, protestando per bloccare un’ingiustizia sociale. Ringraziamo tutte le donne, mamme, studenti, i lavoratori del porto operanti sui rimorchiatori che ci sono stati sempre vicino in questa vertenza e tutta la cittadinanza sensibile che ci ha seguito. Un ringraziamento particolare a tutte le forze dell’ordine che, con la loro professionalità hanno condotto, in piena sicurezza, l’ordine pubblico evitando che le manifestazioni degenerassero. Tutti i componenti del comitato saranno sempre presenti e affiancheranno coloro che in avvenire si prenderanno a cuore il problema dell’ospedale, quando ci saranno tempi migliori. Un grazie a tutta la città.” G.T.


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IL COMITATO CI RIPENSA

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distanza di appena due giorni dalla decisione di scioglimento, il comitato pro ospedale ha deciso di ritornare sui suoi passi, dopo la decisione dell’Azienda Sanitaria Provinciale (ASP) di trasferire subito a Lentini i reparti di ginecologia e pediatria e l’unità di day-hospital di talassemia, senza rispettare ciò che aveva affermato ad Augusta il signor Raffaele Lombardo “governatore” di questa Regione, cioè che i reparti sarebbero stati trasferiti a fine ottobre e comun-

que contestualmente all’apertura nel Muscatello del reparto di oncologia di qualche posto letto di pediatria. Il comitato ha definito la decisione dell’ASP “una vera e propria ingiustizia sociale che si sta consumando ai danni dei cittadini augustani e del vasto bacino d’utenza del nosocomio megarese a servizio anche delle popolazioni di Priolo – Melilli e Sortino”. La molla che ha fatto scattare questa decisione è la disposizione giunta proprio il 29 mattina da parte dell’Asp che prevede in tempi brevissimi

il trasferimento a Lentini dei reparti di: ostetricia, ginecologia e pediatria e il day hospital di talassemia .Tutto ciò senza neanche rispettare la tanto decantata ed assicurata contestualità degli spostamenti. Riteniamo questo un ennesimo atto di arroganza che nulla ha a che vedere neanche con le assicurazioni ricevute dal governatore Raffaele Lombardo. Da oggi stesso, 30 settembre, saremo nuovamente in piazza per informare la popolazione degli ultimi sviluppi della situazione che riguarda il Muscatello. Invitiamo il sindaco, l’amministrazione comunale e il consiglio comunale a intraprendere le azioni necessarie per far rispettare la piena integrità del nostro ospedale”. GdA

Ad Augusta il nuovo dirigente di ginecologia e ostetricia di SR 2

STRATEGIA ABBASSA TENSIONE DEL DIRETTORE GENERALE MANISCALCO?

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abato 16 luglio, si è insediata all’ospedale Muscatello di Augusta il nuovo direttore dell’Unità operativa complessa di Ginecologia e Ostetricia del Distretto ospedaliero Sr 2, Lucia Lo Presti (nella foto). La dirigente proviene dall’Azienda Ospedaliera universitaria Policlinico Vittorio Emanuele di Catania. Lucia Lo Presti ha incontrato alla presenza del direttore generale Franco Maniscalco, del direttore sanitario, dei coordinatori del Distretto ospedaliero Sr 2, dei capi Dipartimenti e del dirigente medico di presidio, i responsabili delle

Unità operative, il personale del reparto di Ginecologia, i medici di base, dei consultori che afferiscono al Distretto, rappresentanti delle associazioni di volontariato locali, rappresentanti della stampa. Nel corso dell’incontro sono state illustrate le linee programmatiche dell’attività che caratterizzeranno il nuovo corso della ginecologia e ostetricia del distretto con particolare riferimento alla prevenzione e diagnosi delle patologie fetali, all’umanizzazione del percorso nascita nell’adozione delle linee guida che rispecchiano le conoscenze nazionale e internazionale in materia. In ambito ginecologico, oltre ai programmi di prevenzio-

ne e diagnosi dei tumori femminili, il nuovo corso prevede, tra l’altro, l’attivazione di un ambulatorio di uro-ginecologia per la diagnosi e terapia riabilitativa e chirurgica dell’incontinenza urinaria. Come mai quest’ insediamento in pompa magna della dottoressa Lo Presti? Come mai ad Augusta se il reparto che dovrà dirigere è stato trasferito de iure a Lentini e non risulta che il decreto assessoriale Russo sia stato cassato . Si tratta d’un’abile manovra dilatoria del fedele (all’assessore Russo) direttore generale dell’ASP, Franco Maniscalco, per far credere agli augustani che la dottoressa si preoccuperà di Augusta? Staremo a vedere. GdA


Malasanità

La camera iperbarica del Muscatello mai entrata in funzione, destinata alla rottamazione

500 MILIONI DI LIRE BUTTATI AL VENTO Chi ha favorito chi?

Vinciullo chiede la “testa” di Maniscalco

Che fine ha fatto la camera iperbarica del Muscatello, costata 5oo milioni di lire nel 1997? Da diversi anni non si hanno più notizie della costosa apparecchiatura che non è mai stata montata e giacerebbe inutilizzata nei magazzini dell’ospedale”. A chiedere spiegazioni a Franco Maniscalco, direttore generale Azienda Sanitaria Provinciale (ASP) di Siracusa, è il deputato regionale Enzo Vinciullo, segretario della Commissione Sanità all’Ars. Il deputato siracusano, durante una conferenza-stampa

del 3 ottobre, ha reso noto di aver presentato sulla vicenda, un’interrogazione parlamentare indirizzata al Presidente della Regione e all’Assessore regionale della Salute. Ecco alcuni passi salienti dell’intervento di Vinciullo: “La mancata utilizzazione di questa struttura costringe i medici dell’ospedale di Augusta a trasferire i malati presso l’ospedale Umberto I di Siracusa, il più vicino centro ospedaliero fornito di camera iperbarica, con i conseguenti e prevedibili rischi per chi, colpito da embolia, ha la propria vita legata alla velocità di intervento sanitario. Sino a pochi giorni fa era ancora

allocata nella sua sede (un prefabbricato di fronte al vecchio padiglione dell’ospedale). Tre giorni fa, 29 settembre, però, è stato fatto spostare il presidio del 118 ubicato in un prefabbricato attiguo a quello che ospita la camera iperbarica, poiché è atteso l’arrivo di una grossa gru per rimuovere l’apparecchiatura che pare sia stata destinata a rottamazione Da una verifica fatta da specialisti del settore occorrerebbero allo stato attuale circa 240 mila euro per rendere funzionante la camera iperbarica

Nella foto: Vincenzo Vinciullo

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Malasanità

che, tutto sommato, nonostante il non uso e qualche traccia di ruggine sarebbe in buono stato. Non ho intenzione di fermarmi alla sola interrogazione all’Ars, innvierò un dossier anche alla Procura della Corte dei Conti. Il fatto che siano poi trascorsi tanti anni è un’ aggravante e il direttore sanitario in carica da tre anni non può non conoscere la vicenda. Si tratta di una fatto grave e doloso per colpire l’ospedale di Augusta e fare gli interessi di altri. Intendo ora sapere cosa intende fare l’Asp. Se oggi il Muscatello avesse avuto i 6 posti letto previsti a suo tempo per le terapie iperbariche non correrebbe il rischio di essere chiuso, ma non solo sarebbe un ospedale in attivo considerato anche l’alto costo di tratta-

menti”. Alla fine , Vinciullo ha chiesto la “testa” di Maniscalco, che gli ha risposto a muso duro attraverso i quotidiani, provocando la reazione di Vinciullo che ha detto: “Nemmeno Ceausescub (dittatore comunista romeno giustiziato nel 1989) inveiva così contro i rappresentanti del Popolo. A prescindere dalle invettive, su cui sarà chiamata a esprimersi la Commissione Servizi Sociali e Sanitari dell’ARS - quello che viene fuori da Maniscalco è l’individuazione di colui che avrebbe impedito, sino a oggi, l’utilizzazione o della ca-

Nella foto: Franco Maniscalco

mera iperbarica. Questa responsabilità grava sulla Regione, secondo il manager dell’Asp, con la quale esisterebbe un “voluminoso carteggio”, Regione che sino a ora, anziché rispondere alle richieste dell’Asp, si sarebbe rifiutata di prendere determinazioni sulla destinazione dell’apparecchiatura. Di conseguenza, liberatosi da ogni responsabilità, Maniscalco, dopo tutta una serie di invettive che nemmeno Ceausescu usava, giunge alle stesse mie conclusioni e cioè: che la camera iperbarica esiste, che non è stata mai utilizzata dal giorno in cui è stata acquistata con i soldi dei siciliani, e si spinge, poi, oltre individuando nella Regione e nell’assessore Russo, il responsabile di questo sperpero di denaro pubblico. Occorreva, dunque, caro dottor Maniscalco, ricorrere a tante invettive per arrivare a condividere, pienamente, la mia denuncia? Se fossimo nel mese di agosto, penserei a un colpo di sole, ma, in questa stagione, non comprendo cosa l’abbia potuto spingere a fare dichiarazioni così offensive nei miei confronti e, soprattutto, incoerenti, non avendo il coraggio di fare nomi e cognomi dei veri responsabili che copre”. GdA


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Ancora al buio la pista elisoccorso del Muscatello

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i sono chiesto se ci fosse stata la pista dell’eliporto funzionante, all’interno dell’ospedale Muscatello, Seby, quel ragazzo che ad Agosto ha avuto l’incidente a Brucoli e fu trasportato al “Garibaldi”, poteva essere salvato anticipando i tempi di soccorso? Considerando che siamo in una zona ad alto rischio sismico,ambientale e industriale, in caso di necessità perché non possiamo utilizzare l’elisoccorso anche nelle ore serali e notturne, avendo l’unica struttura ospedaliera pubblica esistente

in zona ad avere l’eliporto? L’on. Enzo Vinciullo, segretario della commissione sanità regionale,nel dicembre del 2009, fece un’interrogazione al presidente della regione siciliana e all’assessore alla sanità per avere un finanziamento straordinario, per l’ospedale Muscatello di Augusta e consentire il servizio dell’elicottero anche nelle ore notturne, con una spesa che si aggirava attorno ai 50 mila euro e ciò avrebbe permesso, a una utenza di circa 100 mila persone di usufruirne. Basta 1 minuto per salvare una vita umana.

La domanda sorge spontanea, alle interrogazioni seguono le risposte? Che fine hanno fatto gli 11,2 milioni di euro per completare il nuovo padiglione e quindi prelevare, da questi finanziamenti, la cifra per l’illuminazione della pista? Perché se si fa una pista di elicottero non si completa con l’impianto di illuminazione per essere utilizzato pure nelle ore notturne? Gli augustani più che risposte precise, attendono i fatti concreti. Mimmo Di FrancoVicinanza a Cava del Sorciaro con

Le proteste e le strategie di “ inviluppo” per il porto di Augusta

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l consiglio provinciale ha votato all’ unanimità un ordine del giorno proposto dal capo gruppo del PDL, Paolo Amato, augustano, che ha richiamato la vigile attenzione del consiglio su una questione molto importante che riguarda anche il futuro del porto di Augusta e della Sicilia. Da indiscrezioni di stampa pare che recentemente dalla bozza relativa alle strategie dei trasporti europei sia stato cancellato il Corridoio BerlinoPalermo. Ecco la parte iniziale della firmata da Paolo Amato: “Il consiglio provinciale chie-

de agli Eurodeputati di protestare con forza a questo cambio di strategia, che la deputazione nazionale siciliana si muova e si mobiliti perché quello che si sta prospettando è di un’assurdità fuori dalla logica”. Ci si augura che dalla Sicilia , comuni, provincia , regione parta una protesta così energica da fermare un progetto che fermerebbe per 10 anni ogni capacità di sviluppo regionale. La proposta da parte della Comunità Europea di abolire il Corridoio 1 “Berlino - Palermo” e sostituirlo con il Corridoio 5 “Helsinki - La Valletta”

ha scatenato diverse polemiche, quest’a alternativa inserita nella proposta di bilancio della Comunità Europea per il 2020 sarebbe un colpo mortale per la Calabria e la Sicilia che verrebbero tagliate fuori dal disegno strategico dei trasporti europei.” A. P.


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Rigassificatore: tutte secondo Luigi Solarino

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ono uno dei “tanti ambientalisti esagitati”, come ci definisce il segretario generale UIL Stefano Munafò, che non condivide la costruzione del rigassificatore di Priolo, per i seguenti motivi: Per la sua pericolosità legata al sito prescelto: vicinanza a centri abitati, a ferrovia, a SS 114 ed autostrada CT-SR, a importanti parchi serbatoi di infiammabili, a impianti a rischio di incidente rilevante sottoposte alle direttive Severo ed effetto domino (ricordiamo il disastro registratosi all’Icam nel 1985 e ai tanti succedutesi a oggi). Vicinanza a Cava del Sorciaro con i suoi depositi di materiale bellico, per il traffico nel porto di petroliere e navigli della Marina Militare e Nato. Perché si è in zona sismica classificata S12. Per chi lo avesse dimenticato esiste il parere negativo espresso dell’Assessorato regionale all’Ambiente il 26/11/2009, a firme dell’avv. Rossana Interlandi e del dott. Antonio Cuspilici, in cui vengono elencate le prescrizioni da effettuare prima della realizzazione del rigassificatore. Per la sua inutilità: perché la Sicilia non ha bisogno energetico, con le sue 5 raffinerie, di cui tre concentrate nella nostra zona, con i 25 miliardi di mc/ anno di metano algerino che arriva a Mazara del Vallo, i 16 miliardi di metano libico che arrivano a Gela e ora con gli 8 miliardi del rigassificatore di Porto Empedocle, copre gran parte della necessità nazionale di gas metano stimata in 72 miliardi di

mc/anno (attualmente la Sicilia utilizza solo il 15% del metano che arriva da Algeria e Libia). Per la diversificazione del polo Chimico e Petrolchimico in polo energetico: Per esportare il metano in Europa. In questo caso, essendo di fatto una metaniera assimilabile a un metanodotto mobile, bisognerebbe costruire i rigassificatori nei porti del nord Italia e non in Sicilia. Se invece si vuole generare energia elettrica con sistemi ad alto rendimento termodinamico come i turbogas, pensando di esportarla nel resto d’Italia, bisognerebbe documentarsi sui danni arrecati dai turbogas con le loro emissioni di nanopolveri. I recenti studi del CNR di Bologna, e delle Università di Trento e Padova e della California, sostengono che detti impianti sono “meno puliti” di quanto ritenuto sinora. La ministra Prestigiacomo sostiene che il rigassificatore è strategico per la sicurezza energetica, forse intendeva economicamente strategico per chi lo realizza, visto che, per legge, lo Stato gli garantisce, per 20 anni, il 71,5 % dei profitti in caso di mancanza di materia prima (metano liquido). Per risolvere i problemi occupazionali:All’incremento temporaneo di occupazione durante la costruzione dell’impianto, seguirebbe una diminuzione della occupazione attuale per la riduzione di traffico marittimo commerciale, militare e Nato all’interno del porto di Augusta, determinato dalla permanenza

delle metaniere durante le operazioni di scarico (fenomeno che si ripeterebbe tre giorni alla settimana). Incremento occupazionale si otterrebbe invece con la bonifica del porto, dei siti inquinati e la messa in sicurezza degli impianti. Controlli agli impianti industriali Sindacati e amministratori sicuramente hanno letto le lettere aperte, a loro indirizzate, dagli “ambientalisti esagitati”, in cui sosteniamo la necessità di adottare misuratori in continuo (24/24 ore, per 365 giorni all’anno) sui camini dei vari impianti, come avviene in altre industrie italiane ed europee, vedasi per esempio Porto Marghera, al fine di controllare anche organoclorurati, come diossine e Pcb, nanopolveri e metalli pesanti. Dai quotidiani del 27 luglio scorso abbiamo appreso che per Isab Nord e Sud tali misuratori verranno adottati per 6 anni, montandoli a monte delle torce e non ai camini. Noi chiedevamo i prodotti che si formano nella combustione e non la composizione degli affluenti inviati in torcia. Infine, non comprendiamo il perché detti misuratori non vengano applicati a tutti gli impianti, come da noi suggerito. Decontaminazione Sicilia, AugustAmbiente e Comitato No rigassificatore di Melilli hanno presentato al Procuratore Ugo Rossi un esposto sull’iter autorizzativo del rigassificatore. Luigi Solarino


Porto

le ragioni del “NO” secondo Giacinto Franco

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remessa: 50 anni di industrializzazione senz’ alcun rispetto delle regole ci hanno insegnato che non c’è sviluppo senza sicurezza. Mi riferisco a: a) Mancato rispetto delle distanze di sicurezza degli impianti dai centri abitati. b) Mancato rispetto dell’ ambiente con conseguenti danni alla salute. c) Mancati ammodernamenti e messa in sicurezza degli impianti. Conseguenze: sfruttamento e…chiusura con conseguente perdita di posti di lavoro oggi ridotti a un terzo rispetto al periodo di maggiore sviluppo. Oggi cosa si viene a proporre? Ciò che nessuno vuole: inceneritori vari (rifiuti urbani, tossici e nocivi), proposta di utilizzazione della cementeria per bruciare rifiuti urbani e, infine, un rigassificatore che dovunque è stato proposto nessuno lo vuole. Rigassificatore: il sito prescelto è sicuro? Questo sarebbe stato il vero e unico problema da discutere oggi. Vi sono tre importanti controindicazioni alla sua realizzazione: Rischio industriale: trattasi di: 1) Impianti vecchi di 50 anni con adiacenti stoccaggi. 2) Adiacenza all’Icam (esploso nel 1985 e ricostruito). 3) Ubicazione in area dove si sono verificati numerosi inci-

denti (il più grave aprile 2006). Trattasi, infatti, di area dichiarata ad alto rischio di incidente rilevante dove si andrebbero a stoccare oltre 500 mila m3 di gas metano liquido. Come termine di paragone il disastro verificatosi a Viareggio è stato causato da una cisterna di appena 100 m3 di gpl. Rischio militare: considerata la situazione internazionale la Marina Militare resterà o sarà costretta a cambiare area per motivi di sicurezza, come già avvenuto per l’idroscalo? Se va via quanta gente sarà messa in difficoltà? Rischio sismico: cito un documento: il voto n° 41/91 del CRU pervenuto a tutti i comuni a sei mesi dal sisma del 90. Sintetizzo ciò che è riportato a pagina 3 di detto documento dove viene stilato l’elenco di tutti i terremoti verificatisi nell’area in questione e da dove si evince che l’area è soggetta a sismi di varia intensità. I più importanti quelli tra il 7° e 9° grado con periodo di ritorno di 144 anni. Il sisma del 90 era atteso per il 92. Ancora più pericolosi quelli tra il 9° e l’11° grado con periodo di ritorno di 322 anni. Ultimo di questo tipo 1693 atteso all’incirca nel 2015. Per quest’ultimo tipo di sisma infatti è previsto anche il maremoto. In detto documento vengono indicati gli epicentri dei passati sismi: 8 km al largo di Augusta, faglia Ibleo-Maltese sempre lo stesso punto. A pagina 25 del suddetto documento testualmente si chie-

de di “riclassificare il territorio da S9 a S12”. Il declassamento era stato effettuato all’inizio degli anni 60 con decreto regionale ad hoc per le industrie (infatti non potrebbero sorgere in siti con sismicità superiore a S9). Conferenza professor Barberi al Palajonio (dicembre 90) “dobbiamo aspettarci un terremoto 100 volte superiore. L’attuale è stato solo un terremotino”. Conclusione: non esistono per questi tre rischi i nullaosta di fattibilità (Nof) che possano garantire sicurezza a meno che i burocrati deputati a stilarli non siano in contatto diretto con il Padreterno dal quale hanno ricevuto rassicurazioni. Il futuro della nostra area: 1) Bonifiche. 2) Messa in sicurezza degli impianti rimasti e loro ammodernamento. 3) Delocalizzazione degli stoccaggi. 4) controlli in continuo 365/365 delle emissioni. 5) Lavorazione in loco del prodotto finito. 6) Porto commerciale (che sarebbe gravemente danneggiato dalla presenza delle navi gasiere per via delle disposizioni IMO). Rivendico infine a nome della popolazione che si è espressa con il 98% di no al rigassificatore il diritto a vivere in sicurezza. Giacinto Franco

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Quartieri

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Il Comune solleva la strada e i cittadini riparano i danni

ono stati avviati i lavori per la riqualificazione d’una parte del popoloso quartiere del cosiddetto Lungomare Rossini angolo Via delle Saline, ma i lavori saranno a spese degli stessi abitanti del quartiere. Il Comune non sborserà un centesimo, anche se i danni sono stati provocati dall’inadeguatezza dei tecnici comunali e dall’incuria delle passate amministrazioni. L’attuale sindaco, M. Carrubba, che ha abitato per circa quarant’anni proprio nella zona, nonostante le promesse non ha, tuttavia, fatto nulla. E ora cittadini sborsano i quattrini, dando uno schiaffo morale al sindaco. I residenti si faranno carico degli interventi necessari per evitare gli allagamenti che si sono continuati a

lificazione del lungomare. Interventi che avranno una durata di circa 15 giorni, finanziati da 12 famiglie abitanti in due palazzine, per una spesa totale di 60 mila euro. I lavori comporteranno la realizzazione di pompe di rilancio, caditoie, messa in opera dell’asfalto in maniera tale da pareggiare il dislivello del piazzale antistantea gli edifici con la contigua carreggiata del lungomare, nonché la rimodulazione delle aiole esistenti. La riqualificazione del cosiddetto lungomare Rossini Granatello, come si ricorderà, è stata completata nel novembre del 2010. L’ultimo grave episodio di allagamento che ha visto i cittadini prigionieri nelle proprie case e richiesto l’intervento dei vigili del fuoco, si è registrato

I cittadini si tassano per evitare gli allagamenti verificare durante il maltempo nella zona, anche in seguito alla realizzazione dei lavori di riqua-

lo scorso febbraio. “Palazzine circondate dall’acqua in via delle Saline, e l’attiguo lungomare Rossini - Granatello percorso dagli automobilisti in senso di marcia vietato, per evitare il lago creatosi lungo la strada

adiacente”. Problema che se non risolto si ripresenterà con l’arrivo delle prime piogge. E allora i residenti ricorrono ai ripari per porre fine agli annosi disagi che tanti danni hanno provocato alle loro abitazioni. Gli abitanti della zona hanno da sempre lamentato il fatto che non si sia posta soluzione al problema nell’ambito degli interventi di riqualificazione del lungomare. Dagli uffici comunali competenti è stato più volte ribadito che dell’onere di tali interventi devono sobbarcarsi i residenti. I cittadini hanno già avuto modo di precisare alcuni aspetti di un’antica vicenda. “Non furono i residenti a sopraelevare via delle Saline, ma il Comune che volle asfaltare, per agevolare il traffico veicolare, quella che era una strada sterrata, palazzine sorte negli anni Sessanta del secolo scorso, cioè oltre cinquant’anni fa, su saline colmate con regolare licenza edilizia, per edilizia cooperativa convenzionata, ma solo da quando il Comune, acquisendo il terreno sopraelevò il manto, cominciò a verificarsi il fenomeno dell’acqua alta. Prima il quartiere non si allagava evidentemente chi non ha rispettato le giuste pendenze o non ha voluto le canalizzazioni è stato il Comune, che avrebbe dovuto prevedere il fenomeno e rispettare i cittadini che, regolarmente, avevano lì costruito le case”. C. C.

Nelle foto: acqua alta” lungofogna “Rossini, canalone Via delle Saline


Quartieri e Polemiche

“Prima il quartiere non si allagava”, afferma Santo Carrubba

“ASSESSORI E CONSIGLIERI NON VENGANO A CHIEDERVI IL VOTO”

Il direttore generale del Comune (83mila euro annui) non si degna di rispondere

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opo aver visto a Marina di Ragusa, il rinnovato lungomare “Mediterraneo” che collega l’ammirevole porto turistico, autentica meraviglia del Sud, al lungomare “Andrea Doria”, che non ha nulla da invidiare alle passeggiate sul mare di Rimini e dintorni, ci domandiamo come si possa continuare a chiamare “lungomare Rossini” una strada della nostra città che si affaccia sì sul mare, ma un mare fortemente inquinato. Inquinato, da quasi un cinquantennio, dagli scarichi fognari, tanto che è assolutamente vietato e farsi i bagni e pescare (ciò nonostante, taluni pescatori, nottetempo, sono visibili con le loro lampare). Nel 1968 fu progettato dall’ing. Olivotti di Udine un impianto di depurazione per bonificare il

golfo, ma, a tutt’oggi, nonostante, da un lustro almeno, tutti noi cittadini paghiamo la non esigua tassa sul depuratore, il depuratore è in mente Dei. Per quanto riguarda l’area del cosiddetto lungomare Rossini, dove, periodicamente, si verifica il fenomeno dell’acqua alta, come a Venezia, i proprietari delle palazzine, regolarmente allagate, si sono riuniti nello studio di un avvocato affinché, tra l’altro, invii al sindaco una diffida ad adempiere e per chiedere eventualmente un congruo risarcimento per i danni passati e, eventualmente, futuri. Diffida simile era già stata inviata, un paio d’anni fa, dal nostro nostro direttore al sindaco Carrubba, il quale non solo non si fece vivo nel quartiere, che pure conosce benissimo per averci

abitato per quasi quarant’anni, né agì per risolvere il problema annoso, ma non rispose nemmeno, così come non ha nemmeno risposto il direttore generale del Comune, Gaetano Petracca, (che riceve una busta paga di 80 mila euro annui), a una garbata lettera dello stesso Càsole, lettera in cui, a nome dei residenti, quasi lo supplicava di intervenire. “Ci pensino i residenti”, disse l’anno scorso al quotidiano La Sicilia il giovane assessore Rinzivillo. “Per quanto ci compete, noi stiamo provvedendo (anche per questo ci siamo riuniti nello studio legale)”, hanno detto i residenti, ma il buon assessore Rinzivillo, proprio perché giovane, non sapeva che non sono stati i residenti a sopraelevare Via delle Saline, ma fu il Comune che volle asfaltare, per motivi sacrosanti di traffico veicolare, quella che era una strada sterrata e appena un viottolo, come afferma il geometra Santo Carrubba, memoria storica del quartiere, uno dei primi residenti di quelle palazzine sorte negli anni Sessanta su saline colmate, sì, come diceva Rinzivillo, con tanto di regolare licenza edilizia, per edilizia cooperativa convenzionata, ma solo quando il Comune, acquisendo terreno delle varie cooperative e sopraelevando il manto, si è verificato il fenomeno dell’acqua alta. “Prima il quartiere

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non si allagava”, afferma Carrubba. Evidentemente chi non ha rispettato le giuste pendenze non ha voluto le canalizzazioni è stato il Comune, che avrebbe dovuto prevedere il fenomeno e avrebbe dovuto rispettare i cittadini che, regolarmente, avevano lì costruito le palazzine. Cittadini che non sono di serie B né possono essere trattati a pesci in faccia, quasi come i cani randagi che stazionano in permanenza di fronte all’area - altra grave piaga che, certo, non può essere estirpata dai cittadini. Questi sono stati i sentimenti provati dagli abitanti, non solo per le parole del giovane Rinzivillo, ma perché altrove, vedi area di fronte al lido Granatello, circolo nautico, la ditta incaricata dei lavori per la realizzazione della strada di fuga (non chiamiamola lungomare) ha realizzato una serie di canalizzazioni per evitare il fenomeno dell’acqua alta ricorrente anche lì, e ha realizzato persino il marciapiede, ciò che non è stato fatto nell’area della”calle veneziana”. “Siamo cittadini di serie B o

al circolo nautico ci sono i soliti papaveri che godono dei soliti privilegi?”, Questo è il “grido di dolore” lanciato dai residenti. Che il Comune non voglia provvedere a venire incontro a questi sfortunati residenti, lo si evince anche dal fatto che il manto stradale del cosiddetto lungomare non ha le pendenze giuste, e risulta anche questo, come in Via delle Saline, talmente sopraelevato nei pressi dell’area delle palazzine che queste sono come in un catìno, dove saranno convogliate l’acqua piovana e quella proveniente dalle mareggiate. Mareggiate che, puntualmente, invaderanno il “lungofogna”, non essendo possibile considerare una vera barriera frangiflutti la massicciata che è stata pota in essere. Il giovane assessore Rinzivillo sosteneva che sono stati compiuti lavori per pulire il canalone di Via delle Saline, che costeggia la scarpata, che corre

sotto la linea ferrata. Ma, quand’anche fosse stato fatto bene, il canalone o “saione” è stato otturato dalla ditta che s ha svolto i lavori sul “lungofogna” Rossini. Ditta che, come si può constatare dalla foto di p.16, ha collocato un tubo che dovrebbe convogliare l’acqua del canalone stesso, ma ha posizionato il tubo talmente in alto che non pesca nel canalone. La ditta (sua sponte?) ha realizzato il marciapiede di fronte al circolo nautico. Perché non lo ha fatto davanti alle palazzine della “calle veneziana”? I cittadini residenti stanno facendo quanto è nelle loro facoltà per risolvere i problemi, il Comune faccia il proprio dovere e non discrimini nessuno. “Assessori e consiglieri non vengano poi a chiederci il voto”, diceva una signora agguerrita quando abbiamo preso appunti per realizzare questo servizio. D.C.


Anniversari

Quando il sindaco di New York, Bloomberg, rispose al nostro direttore

11 SETTEMBRE 2001 - 2011

NEL DECENNALE SI RICORDA L’ATTACCO ALLE TORRI GEMELLE

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l nostro direttore, in occasione di quel terribile evento, l’attacco terroristico che provocò il crollo delle torri gemelle e tremila morti circa, scrisse una poesia che volle inviare, quasi due anni dopo l’evento, in segno di solidarietà al sindaco di New York, Michael R. Bloomberg, eletto nel 2001 come successore di Rudolph Giuliani, grazie a un’ imponente campagna elettorale.

Il mayor rimase toccato dalla poesia e volle personalmente ringraziare il nostro concittadino, rispondendogli praticamente a tempo di record, nel giro di poco più di un mese. Pubblichiamo di seguito, in occasione della decennale ricorrenza dell’attacco alle torri gemelle, la lettera del sindaco di New York e la poesia . Giuseppe Tringali

COMPIANTO PER I MORTI DI NEW YORK

Si fermò di botto il tempo quel giorno quando volò bassa una nube oscura quando al rombo nero seguì la paura quando il cielo si coperse di odio e Manhattan fu come Hiroshima: da quel giorno non fu mai come prima. Si fermarono tutti gli orologi alle nove e dieci di quel mattino dell’undici settembre duemilauno e si fermò lo sguardo di ciascuno nel seguire l’impresa inaudita e scoppiarono gli occhi della gente quando la morte scoppiò tra le dita a quelli ormai senza più la mente. Si fermarono tutti gli orologi e un bambino lanciò alto un grido acuto come freccia sibilante poi muto s’arrestò di fronte al nido e quindi volò giù come un aliante come un aliante senza l’alettone che il suo volo finisce in un burrone. E come lui anche madri e papà da quel titanic di ferro e cemento per sfuggire all’inutile tormento delle fiamme assassine in libertà. Si fermarono tutti gli orologi e le torri, titanici uncini per graffiare le olimpiche vette nuove babeli d’acciaio corrette per sfidare gli altissimi confini, le torri, cuore possente d’America,

le torri, ricche di pieni destini, fatali sirene di pietra, tragica vissero una sorte giammai prevista: colpite afflosciate implose annientate con quelle genti nel fango mischiate: rapida agonia che più rattrista. Si fermarono tutti gli orologi in quell’istante di rabbia e dolore tutti gli orologi di tutto il mondo inorriditi per il gesto immondo o infiammati d’odio e di rancore. Un’altra nube densa si levò di carne e di fango, di sangue e di pianto, sull’isola tutta luttuosa manto lento un lamento lieve s’innalzò. Tacquero gli urli dell’ambulanza tacquero le grida dei poliziotti tacquero i balli in lontananza e tacque il fremito dei giovanotti. Si fermarono tutti gli orologi nel cratere immane, a ground zero: solo del silenzio s’ode ora il canto dei morti si sente ancora il respiro. Il vento spazzò via le illusioni fervono però ora quelle azioni perché non rimanga solo un compianto. Si fermarono tutti gli orologi alle nove e dieci di quel mattino dell’undici settembre duemilauno e si posò lo sguardo di ciascuno. Giorgio Càsole

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Volontariato

Preziosa la presenza dei volontari, importante la collaborazione di Hangar Team, della M.M. e della “Palumma”

Progetto ICARO

per “volare” con i ragazzi disabili

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nche quest’anno il progetto Icaro sta portando avan ha realizzato i il campo estivo che ha visto ragazzi con disabilità fisiche e psichiche e ragazzi normodotati lavorare insieme in diverse attività, dal 27 giugno a tutto luglio. I laboratori, che sono stati programmati, sono stati gestiti da personale attento e qualificato, che cerca di stimolare in ogni modo le potenzialità dei ragazzi.: un laboratorio di manipolazione curato dalla dott. Egle Ossino, un laboratorio teatrale curato dalla dott. Angela Scatà, un laboratorio di autonomia che vede i ragazzi impegnati anche in attività di integrazione con l’ambiente esterno, gestito dalla dott. Laura Licata e l’assistente alla comunicazione Francesca Tringali.

Le attività psicomotorie sono curate dalla dott. Laura Ciotta. Alcuni collaboratori saltuari, ma non per questo meno importanti, hanno dato un tocco nuovo al campo di quest’anno: Massimo Bari ha fatto fare ai ragazzi dei bellissimi lavoretti in legno mentre Anna Maria Scatà ha tenuto un breve corso di Yoga. La coordinatrice di tutto il progetto è la dott. Agnese Romano che, già da sei anni, dirige questo progetto accanto al presidente Enzo Toscano. Sicuramente ammirevole è anche il contributo delle volontarie Anna Tringali, Manuela Fichera e Monica Vattiata. Oltre alle suddette attività, che vengono svolte all’interno della sede sita in Via Orfanotrofio, i ragazzi hanno avuto la possibilità di godere anche di spazi alternativi grazie

alla collaborazione dell’Hangar Team lo scorso 6 luglio, ma anche la visita guidata su una nave militare il 13 luglio. Salire su una nave è stata per alcuni di loro un’esperienza unica ed emozionante e di questo l’associazione deve ringraziare la Marina militare e i componenti dell’equipaggio della nave Spica, che hanno accompagnato i ragazzi e hanno risposto serenamente a tutte le loro domande. Il 18 luglio i ragazzi hanno potuto usufruire degli spazi della pizzeria “La Palumma” messi a disposizione dalla dott.ssa Samperi. Una giornata calda, ma per molti piacevole perché sotto i bellissimi alberi d’ulivo hanno potuto esprimere tutta la loro voglia di stare insieme all’aria aperta. Già da qualche hanno i ragazzi possono sperimentare la magnifica esperienza del giro in barca a vela, che per molti di loro è veramente terapeutico. Serata conclusiva il 3 agosto, durante la quale i ragazzi, insieme a tutti gli educatori, hanno manifestato ancora una volta la loro gioia di stare insieme e hanno ringraziato quanti hanno appoggiato il loro “Progetto” permettendo anche a loro di vivere una serena vacanza estiva. T. E.


Archeologia

Elementi di pietra riferibili a un culto preistorico esistenti sul territorio augustano

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Due “tavole delle offerte” identificate in Gisira

eppure corrose dal tempo, si conservano ancora, sull’arida spianata di Gisira di Brucoli, due piccole piattaforme risparmiate nella roccia calcarea. Le devastazioni operate in ogni tempo dai cavatori di pietre, impegnati a rifornire le numerose fornaci di calce del territorio, ma anche a sezionare grossi conci destinati all’edilizia, della cui attività in Gisira dà notizia già nella seconda metà del diciannovesimo secolo Jacques Elisée Reclus nella sua Relazione di Viaggio in Sicilia, e ancora, attualissimi, i dissennati sbancamenti elaborati in discutibili piani di lottizzazione della nuova oscena edilizia abitativa, i cui autori mal ricordano o non conoscono affatto Frank Lloyd Wright e la sua Casa sulla Cascata, le devastazioni di ogni tempo, ripeto, non hanno ancora raggiunto due piccole piattaforme calcaree, le quali, per l’archeologia preistorica, rappresentano un monumento di inestimabile valore archeologico, ma, ahimè, soggette oggi alle bizzarrie culturali (culturali?) della nuova intellighenzia romana la quale, in questo altrettanto bizzarro XXI secolo, vuol convincerci che quelle due piattaforme, non producendo reddito,

possono anche andar distrutte. Come il castello di Brucoli, oggi, o quello di Augusta o addirittura Mégara Hyblæa, che di reddito non ne producono affatto; anzi! E quindi possono essere ceduti per farne pizzerie. Cosa scriverebbe oggi l’archeologo Paolo Orsi, il più grande tombarolo di tutti i tempi, cui Siracusa ha intitolato un museo, un viale e una biblioteca, se fosse chiamato, per avventura, a indirizzare a un novello comm. Corrado Ricci, novello direttore generale delle Antichità e Belle Arti, a Roma bellamente assiso e sistemato, una lettera sui monumenti del territorio provinciale siracusano, a valere da Introduzione all’Elenco degli Edifici Monumentali della Provincia di Siracusa, sulla falsa riga dell’elenco pubblicato nel 1917? Neanche a pensarci!

Conviene intanto dire che in quei due manufatti (perché di manufatti si tratta, scolpiti a risparmio nella tenera roccia miocenica da artigiani vissuti cinque millenni addietro) abbiamo riconosciuto delle “tavole delle offerte”, o altari sacrificali, la cui tipologia, ripetuta sul territorio siracusano nella contrada Interrata-Pantano, tra S. Demetrio e Lentini, è stata vista anche in territorio di Pietraperzia e sempre connessa alla medesima cultura “Castellucciana”, fiorita in Sicilia, in particolar modo nella Sicilia sud orientale, nell’età del Bronzo Antico o Iniziale. Una breve descrizione riconosce ai due manufatti di Gisira, distanti l’uno dall’altro circa 15 metri, forma e dimensione diverse: una delle due strutture tende alla forma poligonale, un esagono irregolare ad angoli de-

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cisamente smussati, forse abrasi dal tempo, con due lati -i più lunghi- paralleli all’asse maggiore, mentre la struttura, B, ha forma decisamente circolare, ma leggermente ovalizzata. Entrambi i manufatti sono circoscritti da un solco, largo da 25 a 40 cm., oggi variamente profondo per la corrosione del tempo e in parte demolito. In tale solco si raccoglieva molto probabilmente il sangue delle vittime destinate al sacrificio, pecore, od altro? Chi lo sa! Questa la loro fredda descrizione di massima, che abbiamo ripreso dall’ Archivio Storico Siracusano ( s III, XIII, 1999), dove segnalammo la scoperta per la prima volta. Che le due strutture siano da ritenersi canoniche, non è da escludersi, confortati in questa convinzione dai manufatti di Interrata-Pantano e di Pietraperzia. Ma un altro manufatto (vediI SIRACUSANI, 52), identificato sul Petraro di Villasmundo e interpretato anch’esso come “altare sacrificale”, o “tavola delle offerte”, presenta delle caratteristiche che mal si confrontano con quelle viste negli altri manufatti oggetto della nostra segnalazione. La struttura del Petraro, ci si ricorderà, non è circolare e non è circoscritta da un solco,

ma il suo perimetro è irregolare e il solco è sostituito da una serie di buche ellissoidali, ricavate nella piattaforma, dove veniva convogliato probabilmente il sangue delle vittime. Questa seconda soluzione si riscontra negli altari di pietra nabatei esistenti nell’ antica città di Petra, sulla strada tra Medina e Damasco, il che ci convince della esistenza di rapporti culturali tra la Sicilia e il Medio Oriente già dalla preistoria dell’età dei primi metalli. L’idea dell’altare così come lo concepiamo oggi, ovvero di una tavola, di legno o di pietra, ben sagomata e ben arredata, dove si consuma il mistero dell’Eucaristia, storna la nostra attenzione, lo si voglia a no, da una realtà la quale, sebbene antica di millenni, è quella in cui annega, sepolta dallo scorrere dei secoli, un’altra consuetudine con meno rituali, si suppone, ma altrettanto seducente e coinvolgente come lo può essere oggi il rito eucaristico cui accennavamo prima. Ma, in origine, l’altare era una semplice pietra, che magari i nomadi pastori del deserto si portavano appresso; una pietra che, all’occasione, assumeva una posizione centrale nella vita della comunità. Già nei riti più arcaici tale

centralità della “pietra”, come luogo sacro in cui celebrare il sacrificio, è perfettamente identificata; in Genesi, XXVIII, 18, Giacobbe “...si levò la mattina di buon’ora, prese la pietra che aveva posta come suo capezzale, la eresse in monumento e versò dell’olio sulla sommità di essa. (omissis) Se Dio è con me (omissis) l’Eterno sarà il mio Dio, e questa pietra, che ho eretto in monumento, sarà la casa di Dio...”. Il che dimostra che gli estensori della Bibbia non hanno fatto altro che riferire riti e culti già presenti in Medio Oriente prima che Abramo, nel 1790 ca. secondo la cronologia corrente, lasciasse la Caldea alla ricerca della terra promessa. Si ritiene giusto segnalare che la Soprintendenza ai Beni Culturali di Siracusa, informata dell’ esistenza dei due manufatti, e di altri e altrettanto preziosi reperti di interesse archeologico, ha provveduto già a sollecitare il vincolo dell’area interessata dalla presenza degli indizi suddetti. Italo Russo


Denuncia

CANOTTIERI SULLA CRESTA DELL’ONDA

C

anottieri Club Nuoto sempre sull’onda giusta, alla regata Nazionale e Trofeo delle Regioni di Sabaudia (LT) svoltasi il 2324-25 settembre 2011, hanno brillantemente conquistato una medaglia d’oro e due di bronzo onorando il nome della loro società sportiva e Augusta. Oro alla regata Nazionale nella finale del singolo Allievi “C” per Sebastiano Galoforo, e un sorprendente quarto posto nella finale del doppio Cadetti con Marco di Mauro della C.C. Jonica anche lui Allievo “C” che hanno rappresentato la Sicilia al Trofeo delle Regioni.

Bronzo, per il bravissimo Giuseppe Cipriani nel 7,20 Allievi “C” e per il doppio Allievi “B” di Matteo Licata e Luca Dettori riconfermandosi equipaggi di valore, soddisfacente il quinto posto di Alessandro Ferraguto nel 7,20 Allievi “C”. Buona la prestazione di Rosario Galoforo che ha gareggiato per la Sicilia nel singolo Ragazzi classificandosi settimo, e nella categoria unica della Coppa Italia per Società, eliminato in semifinale, dopo un ottima batteria eliminatoria. Malgrado tutto e tutti anche questa stagione agonistica si è conclusa e la Canottieri Club Nuoto è stata all’altezza delle sue tradizioni sportive, delle sue capacità, della sua struttura organizzativa e sopratutto tecnica così come ampiamente dimostrato negl’ anni passati. Poco importa se questi giovani atleti Augustani, da quest’anno senza

sede nautica, hanno dovuto vagare da una città ad un’altra solo per allenarsi e praticare lo sport che amano, sostenendo il disagio di trasferimenti, la fatica e l’ impegno degli allenamenti, sacrificando i loro pomeriggi estivi e tempo libero, forse solo per “ PASSIONE PURA” come dice il motto della Federazione Italiana Canottaggio. Crediamo che chi ha il dovere a tutti i livelli di occuparsi nella soluzione dei problemi di natura sociale che riguardano il nostro territorio e i nostri figli, dovrebbero avere più attenzione e dedicarsi alla loro soluzione, senza le solite frasi fatte, anche laddove la soluzione esiste ma vincolata dalla buona volontà. Ricordiamo a queste persone che lo sport aiuta a maturare i giovani dando insegnamento di convivenza, rispetto, sani principi, e come l’impegno da i suoi risultati, ecc., ecc... togliendoli dalla strada, dai vizi della vita moderna,e dagli ozi, o per loro era forse meglio il motto degli anni settanta ... SESSO, DROGA, (ALCOOL) E ROCK AND ROLL.

Nella 1^ foto da sinistra: Luca Dettori, Matteo Licata, Alessandro Ferraguto, Giuseppe Cipriani dietro da sinistra: Rosario Galoforo, Sebastiano Galoforo, Vincenzo Galoforo. Nella 2^ foto: Premiazione Sebastiano Galoforo

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Sport

“AUGUSTA È APATICA, ASSENTE, CIECA E MUTA”: questa la denuncia dei canottieri

SETTE MEDAGLIE ALLA CANOTTIERI CLUB NUOTO AL XXII FESTIVAL DEI GIOVANI DI RAVENNA

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ullo sfondo del parco dei divertimenti di Mirabilandia si è svolto sul bacino della standiana di Ravenna il “XXII festival dei giovani” manifestazione remiera che quest’anno ha avuto la partecipazione record con 1349 giovani atleti (tra gli 11 e 14 anni) in forza a 136 società. Il settore giovanile della canottieri club nuoto, malgrado tutto (ricordiamo che questi giovani si allenano ormai da 5 mesi a Siracusa in attesa di tornare a fare canottaggio ad Augusta), ha conquistato 7 medaglie, 2 ori, 2 argenti e 2 bronzi classificandosi al 50° posto. Le due vittorie, sono state conquistate da Sebastiano Galoforo nel singolo olimpico allievi ”c”, da Salvatore Contento e Giuseppe Cipriani nel doppio allievi ”c”. gli argenti sono arrivati da Sebastiano Galoforo e Savatore Contento nel singolo 7,20 allievi ” c” e da Luca Dettori nel singolo allievi “b”, bronzo per Giuseppe Cipriani nel singolo 7,20 allievi “c” e da Matteo Licata e Luca Dettori nel doppio allievi “b”. Complessivamente si può considerare positiva l’esperienza

fatta da Beatrice Prato, Alberto Pedalino, Alessandro Ferraguto, Stefano Tringali, Sebastiano Greco, Matteo Sciacca , Giuseppe Urso che hanno partecipato nelle rispettive categorie ottenendo risultati soddisfacenti. Questi 12 atleti componenti la squadra agonistica, insieme a quelli non agonistici del set-

tore giovanile della canottieri club nuoto urlano, di tutto fiato, la voglia di voler continuare a fare sport nella propria città, uno sport sano, leale e aggregante. Nonostante questi risultati, purtroppo, i giovani talenti soffrono, a loro dire, la condizione <di non essere riconosciuti dai loro concittadini perché>, continuano, <si ha la netta sensazione che Augusta sia apatica, assente, per l’ennesima volta sorda... cieca...e muta>. Canottieri club nuoto


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TAR DI CATANIA ANNULLA DELIBERA DEL CONSIGLIO COMUNALE DI AUGUSTA

CHIUNQUE PUO’ RIPRENDERE LE SEDUTE DEL CONSIGLIO COMUNALE Il ricorso presentato dall’associazione “LAMIS”

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l Tribunale Amministrativo Regionale per la Sicilia sezione staccata di Catania (I sezione) ha sospeso la delibera del Consiglio comunale di Augusta che impediva le riprese audiovisive a chiunque non fosse un giornalista iscritto all’albo e non fosse stato preventivamente autorizzato. Il Tar ha ritenuto che il regolamento comunale sia stato adottato in violazione dei “diritti di partecipazione attiva dei cittadini all’attività dell’amministrazione comunale”. Il ricorso era stata presentato dalla “Onlus Lamis”, rappresentata e difesa dall’avv. Mario Michele Giarrusso, contro il Comune, per l’annullamento previa sospensione dell’efficacia, della delibera del Consiglio Comunale del 10 gennaio 2011 recante come oggetto l’approvazione del regolamento che disciplina le riprese delle sedute del Consiglio. Relatore nella camera di consiglio dello scorso scorso 7

luglio, Agnese Anna Barone che uditi per le parti i difensori ha ritenuto che “il ricorso appare fondato avuto riguardo alla violazione dei diritti di partecipazione attiva dei cittadini all’attività dell’amministrazione comunale”. Il Tar di Catania ha accolto l’istanza cautelare formulata con il ricorso introduttivo Della

camera di consiglio del giorno 7 luglio 2011 facevano parte i magistrati: Biagio Campanella (Presidente), Salvatore Schillaci, (Consigliere), Agnese Anna Barone, (Primo Referendario, Estensore). C. M.


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Avvenimenti

IL MOSTRO DI OSLO VOLEVA FAR SALTARE LE RAFFINERIE DI AUGUSTA - PRIOLO GELA E MILAZZO

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opo le immagini delle vittime che, prima di essere uccise, chiedevano pietà, adesso è possibile conoscere anche il delirio e i pensieri folli che si agitavano, e con ogni probabilità si agitano ancora, nella mente di chi ha scatenato l’orrore. E che già era consapevole che sarebbe stato considerato «un mostro». «Il più grande mostro dalla seconda guerra mondiale in poi». E tra i suoi obiettivi da colpire c’erano anche gli impianti petrolchimici italiani, primi fra tutti quelli do Augusta-Priolo, di Gela e Milazzo. Anders Behring Breivik, prima di prepararsi per la sua «missione», come egli stesso definisce la carneficina compiuta a luglio in Norvegia, aveva lanciato sul web una sorta di memoriale-manifesto, accompagnato da un video riassuntivo caricato su YouTube, nel quale appaiono anche sue foto armato di fucile di precisione e con un distintivo «cacciatore di marxisti» appuntato sulla spalla della tuta. Il documento è un volume di 1.500 pagine a metà strada tra un diario intimo, un piano di battaglia e un manuale del perfetto terrorista, è stato però «largamente copiato dal manifesto di Unabom-

ber». A scriverlo è il quotidiano norvegese «VG» che, mettendo a confronto i due documenti, quello del folle norvegese e quello di Theodore Kaczynski, il criminale americano condannato per aver inviato pacchi esplosivi per 18 anni, facendo 3 morti e 23 feriti, rivela come siano state cambiate solo poche parole, sostituendo «sinistra» con «multiculturalismo» e «marxismo culturale». Si definisce «un eroe», Breivik, «un salvatore del nostro popolo e della Cristianità europea, un distruttore del male e un portatore di luce». La sua ideologia si nutre di fantasie da gioco di ruolo, deliri geopolitici e rimasticature di storia dei Templari, ordine a cui si richiama sostenendo di essere uno dei leader di un «movimento nazionale e pan-europeo di resistenza patriottica». Nel volume, scritto tra a partire dal 2002 e intitolato «2083 - Dichiarazione europea di indipendenza», Breivik prefigura una guerra civile in tre fasi che dovrebbe concludersi proprio nel 2083, 200/mo anniversario della morte di Karl Marx, con l’eliminazione dei «marxisti», e con la «deportazione» di tutti i musulmani dal Vecchio Continente. La parte che alla lettura si presenta con un impatto emotivo più forte è però quella in cui Breivik racconta tutte le fasi preliminari agli attacchi che hanno sconvolto la capitale norvegese: il «duro» allenamento

fisico, il reperimento delle armi, le esercitazioni di tiro, la preparazione degli esplosivi. Un «cammino» del quale Breivik intuiva già la fine: «Se sopravviverò alla mia missione ha scritto - sarò etichettato come il più grande (nazi) mostro dalla Seconda guerra mondiale. Dovrò subire un processo multiculturalista. Per me sarà un incubo». Anche se ora, all’indomani del massacro, tramite il suo avvocato fa sapere di desiderare un processo pubblico per «dare le sue spiegazioni». Nel suo manifesto, Breivik lanciava minacce contro Benedetto XVI, «un Papa codardo, incompetente, corrotto e illegittimo», e anche contro partiti italiani, in particolare Pdl, Pd, Idv e Udc, responsabili di boicottare la lotta contro l’Islam. E progettava anche attacchi contro le raffinerie petrolifere sparse in Europa, prime fra tutti 16 impianti italiani tra cui quelli siciliani di Augusta («gli impianti a Sud e a Nord di Siracusa»), Gela e Milazzo. Un attacco a una raffineria, secondo il documento, richiederebbe per un «Cavaliere della Giustizia», una pianificazione di uno-tre anni, un budget di 30-100 mila euro e provocherebbe danni fino a 40 miliardi di euro. Salvatore Lussui Fausto Gasparroni (tratto da La Sicilia del 25/7/2011)


Persone

L’esempio di un sacerdote che ha voluto dare, dare, dare sempre

UN ANNO FA FESTEGGIATI I 60 ANNI DI SACERDOZIO DELL’EX ARCIPRETE MATTEO PINO

Dare, dare, dare sempre” non appoggiarsi a nessuno. Il sacerdote è un “sacro”, “separato”, che aiuta tutti, ma per sé chiede solo a Dio. Con questo motto, di Chiara Lubich, padre Pino ha inteso simboleggiare lo spirito che ha animato i suoi sessant’ anni di sacerdozio. Domenica 27 giugno di un anno fa, con due giorni di anticipo rispetto alla data del 29 giugno del 1950 relativa alla propria ordinazione, un popolo di fedeli ha voluto essere vicino a colui che per ben 32 anni è stato l’ arciprete della chiesa Madre di Augusta. Fra tanti discorsi ed elogi rivoltogli dai vari oratori intervenuti al microfono e che hanno arricchito la concelebrazione eucaristica presieduta dall’arcivescovo di Siracusa, Salvatore Pappalardo, le parole più semplici, dirette, chiare e genuine sono uscite dalla sua bocca e sempre con un sorriso e un senso profondo e sincero di affetto. Si è dovuto fermare più volte, ma non per la prevedibile stanchezza, bensì per ripetuti, sentiti e scroscianti applausi. “Ricchezza e santità, metà della metà”, ha tenuto a precisare alla fine, “ vi ringrazio per tutto ciò che avete fatto e detto di me, ma vi assicuro che ho fatto veramente poco, pochissimo in relazione a quello che avrei potuto o voluto fare. In verità, don Matteo Pino ha ottenuto l’effetto opposto di

quello che intendeva ottenere e cioè di passare quasi inosservato o quanto meno assumere il ruolo di attore secondario se non di comparsa. Dalla spontaneità, dalla genuinità e dal suo dolce sorriso, espressione di vero amore e spirito di servizio, è venuta fuori di gran lunga superiore a quella degli altri attori della manifestazione. Padre Pino si è sempre contraddistinto per la sua umiltà, per il suo farsi ultimo e amico degli ultimi, e, lontano dai microfoni e dal frastuono dei mass media inneggianti falsi ed effimeri valori, per aver portato sempre aiuto materiale e spirituale ai bisognosi in nome di un Dio che riconosce come vero Amore che abbraccia e unisce tutti i suoi figli. Non a caso ha introdotto anche ad Augusta il movimento di Chiara Lubich dei Focolarini. Non a caso ha chiamato attorno a sé tutti i fedeli dei vari movimenti, associazioni, confraternite, delle varie fasce di età e di varie estrazioni socio-culturali-religiose. Non a caso ha impiegato tutti i suoi risparmi per costituire la sede di via XIV ottobre, l’Agape, dove poter dare ai vari gruppi giovanili e non, la possibilità di incontro, di confronto e di formazione e non

ultimo anche per attività ludicoricreative. In perfetta linea con i suoi principi la cerimonia è stata abbastanza semplice, e all’armonico e festoso canto del coro della chiesa Madre si è contrapposto l’ordinato e solenne silenzio del numerosissimo pubblico di fedeli. In padre Pino ognuno ha riconosciuto la continuità di affetto dei vari cari defunti, uno strumento di unione che nel tempo, per diverse generazioni, ha rappresentato un vero amico e un vero prete. Grazie, padre Pino. Gaetano Gulino

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Detenuti al lavoro in città, come negli Stati Uniti

LA GIUNTA CARRUBBA STIPULERÀ CONVENZIONE CON IL TRIBUNALE DI SR

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a Giunta Carrubba ha approvato una delibera per l’adozione di uno schema di convenzione con il Ministero della giustizia e, su delega di quest’ultimo, con il presidente del Tribunale di Siracusa, per lo svolgimento a detenuti del lavoro di pubblica utilità. Dopo l’ adozione l’amministrazione comunale informerà tutti gli avvocati penalisti della città.

A svolgere mansioni per conto del Comune, che consisteranno per lo più in lavori di pulizia e manutenzione del verde pubblico, saranno i condannati a scontare una minima pena. L’attività, non retribuita in favore della collettività, sarà svolta in conformità con quanto disposto nella sentenza di condanna, nella quale, come negli Stati Uniti, il Giudice, indica il tipo e la durata del lavoro di pub-

blica utilità. L’ente che consente alla prestazione dell’attività non retribuita, individua quali soggetti incaricati di coordinare la prestazione dell’attività lavorativa dei condannati e di impartire a costoro le relative istruzioni: i dirigenti dei settori di attività svolta dal detenuto. La convenzione avrà la durata di un anno è sarà prorogabile. G.d.S.

Era stato assessore alle finanze della Giunta Carrubba

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IMPROVVISA MORTE DEL COMMERCIALISTA GIOVANNI FAZIO

olle imponente, lunedì 3 ottobre , nella chiesa di Cristo Re, ai funerali del commercialista 63enne Giovani Fazio, morto in sèguito a un repentino male incurabile di cui si è accorto non più di venti giorni fa. Il decorso è stato, dunque, rapidissimo. Avvertiti i primi sintomi, Fazio è stato ricoverato al “Muscatello” e lì operato immediatamente. Non c è stato nulla da fare. Il fratello Riccardo, medico pediatra in pensione, che è stato portavoce del comitato pro ospedale, lo ha assistito fino all’ultimo e ha

preferito non esporsi durante la recente manifestazione in difesa dell’ospedale. Giovanni Fazio era contitolare d’un avviato studio commercialista, con alle spalle quasi un biennio di amministratore pubblico all’interno dell’attuale Giunta Carrubba, quale responsabile dell’assessorato alle finanze, entrato in Giunta più per meriti professionali che politici. Lascia la moglie Maria e i figli Alberto e Paola. GdA

(nella foto cortesia Augusta online Giovanni Fazio


Finanze Municipali

COMUNE SENZA SOLDI/ CARRUBBA ACCUSA TRIBUTI ITALIA

“E’ FUGGITA CON LA CASSA PORTANDOSI GLI ELENCHI DEI CONTRIBUENTI” 12 MILIONI DI EURO NON VERSATI NELLE CASSE MUNICIPALI

«

Non solo la Tributi Italia è fuggita con la cassa, ma si è portato anche tutto l’elenco dei contribuenti e quindi stiamo lavorando per ripristinare l’archivio in modo che possiamo emettere le relative bollette». A ribadirlo è stato il sindaco Massimo Carrubba, che ha fatto rilevare che la Tributi Italia, ditta che riscuoteva le tasse per conto del Comune, non ha versato alle casse comunale 12 milioni di euro che aveva riscosso dai contribuenti augustani.

Ma quello che è più grave, visto che questa Società riscuoteva le tasse comunali da circa trent’anni, aveva tutto l’elenco dei contribuenti, per cui il sinda-

co ha dato l’incarico per rielaborare questo elenco. Da quanto ha fatto rilevare Carrubba, la restituzione dei 12 milioni di euro è stata richiesta al Governo, in quanto doveva vigilare sul comportamento di questa Società. «C’era stato” - afferma Carrubba – “anche un mio intervento, con una una lettera al sottosegretario alle Finanze Giuseppe Vegas». In quella lettera, il sindaco di Augusta faceva rilevare che, in attesa della conclusione giudiziaria della «Tributi Italia», risultava non più procrastinabile l’intervento del Governo al fine di affiancare i circa quattrocento Comuni che hanno vissuto la stesa, negativa esperienza. «Il mio Comune, come tanti altri” - scriveva Carrubba – “alla luce della gestione scellerata e della crisi ormai irreversibile nella quale versa la «Tributi Italia», si trova in difficoltà finanziaria per i mancati versamenti. Per questo è costretto ad aumentare le tasse ai cittadini allo scopo di pareggiare i bilanci. Per noi i danni sono molto gravi, considerato che dobbiamo pagare interessi, «regolare» i fornitori ed espletare servizi essenziali. Considerato che il governo ha espresso la disponibilità ad aprire un tavolo tecnico per superare le problematiche connesse alla vicenda e che l’Anci /Associazione Na-

zionale dei ComuniItaliani/sta coordinando l’azione dei Comuni, si chiede di attribuire valore effettivo a tale disponibilità e convocare urgentemente i rappresentanti del coordinamento dei Comuni per l’individuazione di un percorso istituzionale che salvaguardi l’interesse pubblico di centinaia di comunità locali». Dopo un anno, Carrubba è ancora in attesa di una risposta. Paolo Mangiafico

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Nell’ ex campo container, oggi Piazza Unità d’Italia

IL TENORE MARCELLO GIORDANI È RITORNATO A CANTARE PER LA SUA CITTÀ PER SCOPI BENEFICI RACCOLTI 12 MILA EURO, ANCHE PER UN BAMBINO AUGUSTANO AFFETTO DA LEUCEMIA

I

l tenore augustano Marcello Giordani il l° luglio è stato invitato da Andrea Bocelli a salire sul palco del teatro greco di Siracusa, dove il celebre tenore toscano teneva un concerto, a interpretare con lui la popolare canzone napoletana “O sole mio”. Durante le feste natalizie di un paio d’anni fa Marcello Giordani, nome d’arte di Marcello Guagliardo, aveva tenuto un concerto al cine-teatro Vasquez di Siracusa, per i numerosi stimatori augustani e della provincia. In precedenza, il tenore aveva tenuto un concerto, per sponsorizzare giovani cantanti di talento, nel teatro “Cannata” del complesso “Città della notte”, ma qualcosa era andato storto, tanto che, alla fine della serata, Giordani , polemicamente, ma malinconicamente, aveva annunciato che non avrebbe più

cantato in Augusta, cui pure è legatissimo, non solo perché gli ha dato i natali, ma perché ha casa e residenza ufficiale, tanto che i figli frequentano le scuole locali. Gli augustani, dunque, per ascoltare il loro beniamino si sono dovuti recare a Siracusa, al Vasquez prima, al teatro greco poi. Invece, di recente sono apparsi vistosi manifesti, vere gigantografie, con il faccione mestamente sorridente, del tenore che, sabato 30 luglio, alle 21, ha tenuto un concerto di beneficenza proprio ad Augusta, nella nuova piazza intitolata all’Unità d’Italia dopo il concerto, che fino a qualche mese fa ospitava il campo container risalente al dopo terremoto del 13 dicembre 1990. Il concerto è stato promosso dall’attuale vicegovernatore del Kiwanis club, Domenico Morello, ingegnere, dirigente provinciale del settore ambiente,che ha coinvolto tutti i club kiwaniani, dipendenti dalla sua giurisdizione per riempire l’area destinata al concerto, ma, soprattutto, per raccogliere una congrua somma da destinare a due importanti progetti, quello di costruire una scuola in

Abruzzo e di completare la dotazione di attrezzature per la benemerita confraternita Misericordia di Augusta e per un bambino augustano affetto da leucemia, segnalato dallo stesso tenore. Marcello Giordani cè stato coadiuvato dai finalisti del I° concorso Internazionale di Canto “Marcello Giordani” svoltosi a Catania lnel maggio di quest’anno al Teatro Bellini di Catania e da e altri amici. Con Marcello Giordani si sono esibiti : Audrey DuBois Harris, Jessica Nuccio, Noemi Muschetti, Sarah Marturana, Clara Calanna, Nelson Ebo, Giuseppe Talamo, Giuseppe Veneziano, Giovanni Di Mare, augustano anch’egli come Giordani, Paul G. Song. Gli artisti sono stati accompagnati da un’orchestra russa e dalle corali di Augusta, Lentini e Siracusa dirette dal maestro Giuseppe Acquaviva. La somma raccolta è stata di 12 mila euro. M.M.



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