GIORNALE DI AUGUSTA

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Giornale di Augusta

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GRAVIDANZE A RISCHIO

NEL NOSTRO TRIANGOLO INDUSTRIALE

AUTORITà PORTUALE IN PERICOLO

MARISICILIA RESTA

è nata una stella


SOMMARIO Giornale di Augusta

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EDITORIALE È nata una stella

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PRIMO PIANO Autorità portuale a rischio

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MARINA MILITARE Marisicilia resta

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INDUSTRIA E CULTURA Esso: 2008, anno difficile

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AMBIENTE Mare al mercurio e profumo di cipolle marce

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Maxcom: i vigili urbani devono controllare

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SALUTE Ma la gente dov’era?

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PROTEZIONE CIVILE Allagamenti, lavori a metà

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POLITICA Rifondare la destra si deve

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Il sindaco traghetterà nell’MPA?

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STORIA I fatti di Avola, chi se li ricorda?

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LIBRI La vita non muore

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ARTE Caravaggio augustano in chiesa

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SPETTACOLI Città della Notte è diventata il teatro di Augusta

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CONCERTI Jubilate Gentes

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TEATRO Alderuccio, lo sbaglio di essere vivo

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CULTURA La difficile Rigenerazione di Italo Svevo

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PROPOSITI Rada di Augusta, bonifica da fare

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LETTERA APERTA Gravidanze a rischio nel nostro triangolo industriale

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INQUINAMENTO La Corte Europea dice sì il TAR Sicilia risponde ni

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TOPONOMASTICA Via Vincenzo Strazzulla

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SPORT La virtuosa Virtus di Josè Motta

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RICONOSCIMENTI Lavia, filosofo del teatro

Periodico di interesse cittadino e dintorni n. 37 - Anno X Direttore responsabile: Giorgio prof. Càsole Redazione, fotocomposizione e stampa: Stamperia d’arte “IL TORCHIO” Via Garibaldi, 16 - 96011 AUGUSTA (SR) Tel. 0931.524010 - Fax 0931.010003 Chiuso in tipografia il: 30 dicembre 2008 I Pezzi non firmati si intendono del direttore Segreteria di redazione Giulia Càsole e-mail: giornalediaugusta@chd.it LEONARDI EDITORE

I numeri arretrati sono consultabili in internet all’indirizzo: http://www.chd.it


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Editoriale

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È NATA UNA STELLA U

na stella sta emergendo. Siamo a Natale, ma non è la stella cometa. È un altro tipo di stella, una stella della lirica. È, manco a dirlo, di Augusta, città che si sta affermando, per fortuna, come terra di talenti, anche se ci perseguita la triste notorietà dei bambini malformati, dei malati di tumore, dell’inquinamento e della spazzatura. Ma questo dei rifiuti urbani per strada e a mucchi è oggi un male diffuso un po’ in tutt’Italia, specie nel meridione, non è vero? Da noi gettare le cose per terra è quasi uno sport. Qualche giorno fa, mentre, in auto, facevo la fila in Via Megara, intorno a mezzogiorno, da un’auto che mi precedeva qualcuno ha sporto il braccio per gettare il solito pacchetto di sigarette, come se non ci fosse posto all’interno della vettura: tanto - avrà pensato il tizio (che possiamo definire cafone) - la strada è di nessuno e qualcuno spazzerà. Non è cosi. La strada è di tutti, di tutti noi. Non è res nullius, come dicevano i latini, cioè di nessuno. Ognuno di noi ne è padrone, seppure in misura infinitesimale. Ad Augusta c’era l’abitudine, alcuni decenni fa, da parte delle buone donne di casa non solo di rendere lustro l’appartamento, anche quello povero, ma anche il marciapiede antistante all’ingresso di casa. Certo, se ci fosse qualcuno che multasse le persone maleducate, come succede altrove, forse il fenomeno, a poco a poco, si estinguerebbe o si ridurrebbe. Sulla spazzatura, però, possono nascere i fiori.

Il fiore luminoso che oggi vorrei sottoporre alla vostra cortese attenzione è Sarah Marturana, una giovanissima componente della corale polifonica Iubilaeum, che pian pianino sta imponendosi all’attenzione del pubblico cittadino. L’8 dicembre, nella chiesa del S. Cuore, l’ho ascoltata eseguire pezzi famosi, come l’Ave Maria di Gounod, interpretati in maniera potente e originale. Il 20 dicembre, nella chiesa di S. Francesco di Paola, l’ho vista concludere la serata con uno scoppiettante Happy days, che ha coinvolto pubblico e corale. Il 16 e il 17 agosto, con un altro talento augustano, il basso Melchiorre Fragalà, si è esibita, con la stessa corale e individualmente, a San Giovanni Rotondo, nella nuova enorme chiesa dedicata al santo di Pietrelcina, padre Pio. La corale Iubilaeum (diretta da Luigi Trigilio e presieduta da Giovanni Intravaia), Marturana e Fragalà hanno reso onore alla loro città, Augusta. Qui rendiamo onore alla Iubilaeum, a Fragalà e a Marturana. Quest’ultima, essendo ancora giovane, può intraprendere la carriera del bel canto e brillare come una stella nel firmamento internazionale della lirica. Giorgio Càsole


Primo Piano

Autorità Portuale a rischio L

’Autorità portuale sta per essere smantellata o drasticamente ridotta. E sarebbe un nuovo smacco per Augusta che sta provando la delusione di aver perso il campo sportivo (erroneamente chiamato stadio), la piscina comunale, l’ultimo cinema rimasto e rischia di perdere addirittura l’ospedale civico, dopo aver perso quello militare. Il porto di Augusta, è noto, non lo diciamo per campanilismo becero, è uno dei maggiori porti d’Italia, eppure lorsignori, i signori della politica intendiamo, vogliono favorire Catania solo perché si tratta della seconda città dell’Isola e perché nella

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città etnea i politici contano più che in provincia di Siracusa. Qualcuno potrebbe obiettare che si tratta d’una scelta, per quanto dolorosa, che punta al risparmio e all’ottimizzazione delle risorse e, dal momento che occorre compiere una scelta, riducendo le autorità portuali in Sicilia, la mannaia non può che cadere su Augusta, salvando Palermo e Catania. C’è, però, una differenza non lieve. Se l’Autorità portuale di Palermo deve essere salvata non è solo per ragioni di prestigio, che pure in questo caso, e solo in questo caso, avrebbero una qualche fondatezza, ma perché quello di Palermo è un porto vero, un porto attivo, un porto frequentato, che deve avere un organismo gestionale come l’Autorità, ma quello di Catania? È uno specchio d’acqua che non regge il paragone con quello di Augusta, per ampiezza, profondità, strutture e traffico. Augusta ha un porto petrolifero e di carichi gassosi fra i più importanti nel Mediterraneo e ha un porto militare di tale importanza strategica che la Marina Militare, proprio in vista del risparmio

e della ottimizzazione delle risorse, ha trovato opportuno e conveniente trasferire il comando di Marisicilia da Messina, capoluogo di provincia, città, sede universitaria, terza nella nostra regione, dopo Palermo e Catania. Evidentemente i militari hanno maggiore oculatezza e più senso della cosa pubblica di lorsignori. Nessuno dei militari, a partire dal comandante di Marisicilia, che è un ammiraglio di divisione, ha avvertito il trasferimento del comando in Augusta come qualcosa di disonorevole, come una deminutio capitis. Ad Augusta c’era già una base con un grande arsenale. Presa la decisione, il resto è venuto da sé. Non è stato necessario ingrandire più di tanto. Sono stati presi alcuni accorgimenti logistici e decorativi, per suggerire immediatamente allo sguardo dei passanti che in quell’area non c’era più il Comar, il Comando Marina, il cui comandante, in passato, era generalmente un capitano di vascello, ma un comando più importante e prestigioso, quello, appunto, di Marisicilia. L’insegnamento dei militari non viene, però, appreso dai civili, cioè da lorsignori, che vogliono privilegiare Catania e non mantenere in Augusta ciò che già possiede, conquistato dopo anni di battaglie: l’Autorità portuale, attualmente commissariata e retta da militari, di cui uno è stato ammiraglio comandante della capitaneria di porto a Catania. In sede politica sembrava quasi decisa la nomina del nuovo presidente, un vecchio politico siracusano, ex democristiano ora ultrasettantenne, che non ha alcuna competenza in materia. Chi ha interessi nel porto e per il porto di Augusta ha sostenuto che potrebbe venire un presidente anche dall’estero purché faccia funzionare il porto commerciale e lo imponga a tutto il mondo come porto concorrenziale. Quindi, non dev’essere una questione di campanilismo e nemmeno l’Autorità deve trasformarsi in un carrozzone politico-clientelare per assumere personale. Recentemente s’è scatenata una bufera politico-mediatica perché l’ammiraglio commissario ha espletato un concorso, di cui, però, solo gli iniziati conoscevano

l’esistenza e dal quale sono risultati vincitrici persone targate centro-destra, cioè dello stesso schieramento che nel 2003 aveva espresso il primo (e forse unico) presidente dell’Autorità portuale. Se lorsignori valutassero più le ragioni vere dell’economia e non quelle, effimere, della politica, l’Autorità portuale di Augusta dovrebbe rimanere e, se è proprio necessario tagliare o ridimensionare, si tagli o si riduca quella di Catania. Ma, evidentemente, la nostra è solo un’illusione. Quello di Catania è un porticciolo e rimarrà per sempre tale e manterrà l’Autorità, con tutta la forza politico-amministrativa che un tale organismo può produrre. Augusta manterrà il suo grande e ineguagliabile porto, ma sarà competitivo? E il personale assunto dal primo presidente e dal commissario? Transiterà a Catania o sarà licenziato?

ORDINE DEL GIORNO CON L’ ESCLUSIONE

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l Consiglio Provinciale di Siracusa, riunito nella seduta del 9-08-08, esaminata la controversa vicenda dell’Autorità Portuale di Augusta, esprime rammarico per l’atteggiamento del presidente della Regione, che ha indicato una terna di nomi senza tenere conto delle professionalità esistenti sul territorio siracusano e senza prendere in considerazione la legge 84/94 che indica le modalità per individuare chi potrà ricoprire l’importante incarico. Il dettato legislativo, infatti, prevede una terna formata da “esperti di massima e comprovata qualificazione professionale designata rispettivamente dalla Provincia, dai Comuni e dalla Camera di Commercio la cui competenza territoriale coincide in tutto o in parte con la circoscrizione su cui agisce l’autorità portuale”. La terna indicata dalla Regione Siciliana, invece, è stata decisa senza alcuna concertazione con le comunità locali, soprattutto senza tenere conto del rapporto, forte e diretto, che chi opera in una istituzione tanto importante deve avere con il territorio. L’Unione Europea già da tempo ha, peraltro, indicato il principio di prossimità come pilastro portante per l’amministra-


MARISICILIA RESTA

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Marina Militare

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Il nostro direttore intervista l’ammiraglio Toscano

O VOTATO DA TUTTI E DEL GRUPPO MPA zione locale, suggerendo l’opportunità di lasciare le decisioni strategiche alle istituzioni che sono più vicine al cittadino. è un principio del quale, nel caso dell’Autorità Portuale di Augusta, non si è tenuto assolutamente conto, non prendendo in considerazione le istanze del territorio e presentando, appunto, una terna in cui, a eccezione di uno, non c’erano nominativi espressi dagli Enti locali interessati. Ribadisce l’esistenza, nella provincia di Siracusa, di professionalità che hanno i requisiti richiesti della legge. Si tratta, infatti, di nominativi indicati alla Regione e di cui non si è tenuto fino ad ora alcun conto. Pur senza mettere in discussione il valore professionale della terna scelta dal presidente della Regione chiede al Ministro delle Infrastrutture di non tenere conto delle indicazioni finora fornite dalla Regione Siciliana, scegliendo, invece, tra i nominativi siracusani, in possesso dei titoli e dell’esperienza richiesti dalla legge, già presentati dalla Provincia Regionale di Siracusa, dalla Camera di Commercio e dai Comune di Priolo Augusta e Melilli. P.A.

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a città di Augusta resterà sede di Marisicilia. La conferma ci è stata data personalmente dal comandante di Marisicilia, ammiraglio di divisione Andrea Toscano, alla conferenza-stampa di fine anno che si è tenuta a bordo del pattugliatore “Cigala Fulgosi”, presente, fra gli altri, il contrammiraglio Roberto Camerini, comandante della flotta delle corvette di stanza ad Augusta. A dire il vero, l’ammiraglio Toscano ci aveva già rassicurato, seppure parzialmente, sul destino della sede di Marisicilia, in occasione d’un’intervista esclusiva che pubblicammo sul n. 35 del Giornale di Augusta, uscito nello scorso agosto. In quell’occasione domandammo all’ammiraglio: Le sedi degli alti comandi militari si trovano, di norma, nel capoluogo di regione. Potrebbe succedere questo anche per Marisicilia? Toscano rispose testualmente: “Questo è vero, anche perché nel capoluogo di regione c’è il centro del potere politico. Però, tutto sommato, per raggiungere Palermo, occorrono due ore e trenta minuti. Se la Marina Militare ha deciso di trasferire la sede del comando di Marisicilia da Messina ad Augusta e non a Palermo, è stato certo per ragioni oculate e opportune. Secondo me, i

pro e i contro si equivalgono. Ci si può riflettere”. Alla citata conferenza-stampa, l’ammiraglio ha escluso decisamente il trasferimento. La domanda gliela avevamo posta perché la voce d’un possibile trasferimento circolava da tempo e con insistenza. Toscano ha precisato che, per ora, quando si reca a Palermo, accetta l’ospitalità della locale capitaneria di porto, ma è molto probabile che la M.M. acquisti un immobile da adibire a ufficio di rappresentanza di Marisicilia nel capoluogo regionale. A un’altra domanda che riguardava il futuro dell’arsenale augustano della Marina, l’ammiraglio Toscano ha risposto, con molta diplomazia, tessendo le lodi dell’arsenale cittadino, rassicurando i presenti sull’esistenza dell’arsenale, ma non ha escluso che possa passare nelle mani di una società per azioni ed essere gestito privatisticamente. Durante il suo intervento, prima, cioè, che potessimo porgli le domande, l’ammiraglio aveva fatto chiaramente capire che anche la Marina, come tutti, deve puntare su economie di gestione e ha fatto balenare l’ipotesi che, anche qui ad Augusta, come altrove, la Marina possa dismettere immobili o pos-


Marina Militare sa condividerli con altre istituzioni pubbliche o private per ragioni di cassa. Alla nostra domanda su come si procederà in tal senso, se attraverso locazione o convenzione, l’ammiraglio ha risposto che la materia è ancora in fase di studio. L’intervento del comandante di Marisicilia è stato preceduto da una breve relazione del capitano di fregata Pollino, capufficio stampa dell’ente, che ha illustrato, anche con l’aiuto di diapositive, l’importanza della M.M. riguardo alla protezione civile e ambientale, alla pulizia del mare e al controllo dei flussi immigratori. La M.M. italiana è la seconda forza armata in ordine cronologico, dopo l’esercito, prima dell’aviazione e dei carabinieri. L’attuale M.M., nata il 17 marzo del l861, è l’erede della Marina del regno di

Sardegna e di quella del regno delle Due Sicilie. Pollino, sorridendo e per captatio benevolentiae dei giornalisti presenti, ha detto che, praticamente, la M.M. italiana è meridionale. Per fortuna, non era presente – almeno crediamo – nessun infiltrato della Lega Nord capeggiata da quell’Umberto Bossi che non ha mai lavorato in vita sua e che, stranamente, ha sposato in seconde nozze una siciliana originaria di Agrigento. Facezie a parte, la conferenza-stampa di fine anno, la prima, dacché il comando di Marisicilia è stato trasferito a Augusta, è stata unanimemente apprezzata. A sin.: l’amm. Toscano a ds.: il contrammiraglio Roberto Camerini

Industria e Cultura

ESSO : 2008, ANNO DIFFICILE

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i è svolta all’ Open Land l’annuale incontro tra i rappresentanti della Raffineria Esso di Augusta e i rappresentanti delle istituzioni civili, militari e religiose di Siracusa, Augusta e Melilli. A far gli onori di casa, il direttore della Raffineria, Fabio Garagiola, ingegnere come i suoi predecessori, il quale ha tracciato un bilancio dell’anno che sta per concludersi, precisando che “il 2008 è stato un anno non facile e non è stato scontato far quadrare i conti; l’epoca d’oro della raffinazione sta per finire, se si pensa che in India è stata costruita una raffineria che vale le raffinerie siciliane messe insieme e che i costi di manutenzione in Augusta in cinque anni si sono raddoppiati”. Dopo aver ricordato gli “enormi investimenti” della EXXON, casa madre della Esso, per percorrere strade che non dipendono dal petrolio, anche se del petrolio non si potrà mai fare a meno per i prossimi vent’anni, Garagiola ha detto d’essere ottimista sul futuro della raffineria augustana, di cui ha messo in evidenza gli sforzi compiuti a ogni livello per at-

tuare sempre il principio “nessuno deve farsi male”, riconoscendo nel 2008 quattro incidenti lievi e uno meno lieve. Dopo l’intervento di Garagiola, Enrico Iachello, docente universitario di storia a Catania, ha illustrato in modo molto dovizioso il volume “Sicilia non solo mare”, a cura di Enzo Papa e con le fotografie di Luigi Nifosì, per i tipi di Lombardi Editori, casa editrice di fiducia della Esso. Il volume comprende una raccolta di testi di venti scrittori siciliani, divisi in cinque aree geografiche della Sicilia centro orientale, per “offrire l’altra immagine dell’Isola, ovvero quella delle contrade dell’interno, descritte tramite suggestive immagini di scrittori del Novecento. Tali luoghi, pur essendo lontani dal mare, certamente rappresentano l’Isola nella sua storia più profonda, dai lineamenti e caratteristiche propri dell’identità culturale e antropologica del popolo siciliano”. Impeccabile maestro di cerimonia è stato l’augustano Salvo Bella, responsabile delle relazioni esterne.


Mare al mercurio e profumo di cipolle marce

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na passeggiata sul lungomare. I palazzi di città. Le chiese. Federico II e il castello Svevo. La porta spagnola. Il profumo della storia. Tra passato e futuro. Istantanee che dipingono una città che ha molto da offrire, che raccontano di una comunità di pescatori che deve molto al suo mare, che ha tratto ricchezza e benessere da esso e ora si ritrova progredita e inquinata a fare i conti con la natura. Ai turisti regaliamo i più bei scorci ma ci riserviamo altri scenari mozzafiato: un plumbeo mare con qualche grammo di mercurio riversato e tanti bei pesci con quattro occhi, che tutto il mondo ci invidia (dove le trovi altre scempiaggini del genere?). Per non parlare della delicata fragranza di cipolle marce che ci avvolge, che stuzzica le nostre narici al mattino e alla sera tardi (più delle brioche Mulino Bianco!), che copre il profumo quello dei limoni e degli aranci, questa è la vera Sicilia, l’odore degli agrumi è decisamente passato di moda. Un’allegra cortina di fumi grigi fa da sfondo alle nostre giornate … al punto che non ce ne accorgiamo neanche più. Se qualcuno, più pignolo, avesse qualcosa di cui lamentarsi, per non sconvolgere l’armonia sorvoliamo questa nota, cambiamo musica, mettiamo al bando la parola “inquinamento”. Ma è un fantasma che ci perseguita. Invano cerchiamo di ignorarlo. Enormi mostri incolore che sputano fiamme e fuoco e purtroppo anche qualcos’altro. Come dimenticare quando si parlò di stato di allarme? “ L’alto numero di neonati affetti da serie anomalie si ritiene sia dovuto in tutto o in parte al forte tasso d’inquinamento ambientale. È tempo di agire. Se solo non ci fossero interessi economici in gioco. Il progresso ha davvero reso l’uomo tanto insensibile alle tematiche ambientali? E ora sembra quasi che la natura si ribelli, che voglia presentarci il conto della nostra negligenza, noncuranza, si tratta di una lezione impartita da Madre Natura in persona. Ma il fine non giustifica i mezzi in questo caso: le povere vittime sono neonati, sono le nuove generazioni che scontano la pena. Dal 1980 ad Augusta cominciano le prime segnalazioni di nascita di bambini malformati: malformazioni cardiache e genitali, neoplasie, malattie infiammatorie allergiche e neurologiche. E nonostante tutto que-

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Ambiente

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sto ancora si prova a mettere la testa sotto la sabbia. Gas inquinanti, emissioni legate alla raffinazione di idrocarburi, reflui tossici, polveri di metalli pesanti come il nichel e il vanadio: nel triangolo petrolchimico si respira di tutto. Il tasso d’inquinamento presente ad Augusta, anno dopo anno, fa degradare sempre di più la nostra città. I politici se ne fregano e i giovani fuggono via. Tanti i morti di cancro, soprattutto uomini, nelle vicinanze del famigerato “triangolo della morte” Augusta – Priolo – Melilli: silenzio dei media, un silenzio colpevole, un silenzio di chi vuol dimenticare non indagare e migliorare le cose. Si tratta di ricatto occupazionale: in questa zona tutta l’economia è basata sul settore petrolchimico. La popolazione viene messa di fronte alla scelta “o questo o niente”. Ma l’alternativa non dovrebbe essere la chiusura del polo industriale, bensì controlli effettuati con la massima perizia dalle autorità competenti. È assurdo che il controllato sia allo stesso tempo controllore: e invece qui da noi accade così! I sistemi di rilevamento delle particelle inquinanti nella zona sono affidati a Enel, alla Provincia e al Cipa (Consorzio Industriale per la Protezione Ambientale). A causa della carenza dei mezzi a disposizione delle prime due, le autorità si rivolgono spesso al Cipa, che fa capo alle aziende che inquinano il territorio. “Che verità può esserci se il controllore e il controllato sono la stessa persona?” E come se non bastasse, in una zona già tanto martoriata, si parla oggi di inceneritore per ovviare all’increscioso problema dei rifiuti. Altri fumi tossici, tanto ormai … Peggio di così … Segue a p. 8


Ambiente Nel 2004 la Regione Siciliana ha approvato il piano rifiuti regionale, che prevedeva l’installazione di un termovalorizzatore nei pressi di Augusta al fine di bruciare 500.000 tonnellate l’anno di rifiuti provenienti da quattro province: Enna, Ragusa, Siracusa e Catania. Gli inceneritori di ultima generazione, a temperature elevatissime, producono ceneri che sfuggono ai filtri e immettono nell’atmosfera fumi altamente inquinanti, polveri grossolane e polveri fini, metalli pesanti, policlorobifenili, benzene e diossine che si accumulano pericolosamente nell’organismo e danno origine a numerose patologie. I cittadini hanno organizzato una manifestazione popolare nel 2004, le associazioni ambientaliste hanno sollevato polveroni e poi … è svanito tutto nel nulla! Siamo nella mani di nessuno. La qualità dell’aria

e dell’acqua sono già seriamente compromesse e invece di pensare alla raccolta differenziata, di sensibilizzare la popolazione al rispetto dell’ambiente, si parla di marchingegni vari e la situazione può solo peggiorare. Ma l’importante è che ci sia lavoro per tutti. Il resto non conta. Il resto sarebbero tante povere creature innocenti che scontano pene per colpe mai commesse e qualche chilo di pesce inquinato, condito con del buon mercurio. Chiudiamo un occhio. Ormai chiudiamoli tutti e due. Lasciamo che gli eventi abbiano il loro corso. Ma in questa storia non ci sarà alcun lieto fine. Rita Cristina Myriam Intravaia

MAXCOM

I VIGILI URBANI DEVONO CONTROLLARE

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i è tenuto alla provincia un vertice tra l’azienda petrolifera Maxcom e rappresentanti politici della provincia, del comune e dell’ Asl 8 Distretto di Augusta, per discutere ed eventualmente risolvere il problema segnalato da cittadini abitanti nelle vicinanze della stazione ferroviaria di Augusta, i quali si sono più volte lamentati per la presenza di cattivi odori provenienti dai depositi costieri di proprietà dell’azienda petrolifera. Per il momento, si è deciso di tenere tre registri, uno al comune, uno alla Maxcom e uno alla provincia, dove verranno annotate le date in cui si verificheranno tali “puzzolenti” episodi dovuti, stando alle dichiarazioni degli esperti in materia, alla naturale decomposizione di talune proteine a contenuto di zolfo. Il registro del Comune sarà gestito dai vigili urbani ai quali possono rivolgersi i cittadini per le loro future segnalazioni. I tre registri saranno periodicamente comparati e valutati dai competenti organi di controllo in attesa di impiantare nella stessa azienda un rivelatore che segnalerebbe automaticamente la presenza di questa “orribile” puzza, simile a quella emanata dalle uova marce. Il progetto per l’ impianto di “preven-

zione e controllo delle emissioni diffuse” derivanti dall’attività del deposito Maxcom di Augusta era già stato presentato il 10 luglio scorso. L’impianto, già testato in altre aree industriali ha prodotto notevoli risultati: un naso elettronico molto sensibile farà attivare il processo di abbattimento dei cattivi odori già a livelli di soglia odorifera più bassi di quelli percepibili dall’uomo. L’ impianto di deodorizzazione verrà realizzato in un paio di mesi, a totale carico dell’azienda, una volta ottenuta l’approvazione, si spera in tempi rapidi, da parte della provincia. Giuseppe Tringali


Protesta per l’ospedale

Ma la gente dov’era?

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Salute

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ov’era la gente di Augusta la mattina di sabato 29 novembre, in occasione della protesta cittadina per scongiurare la paventata chiusura dell’ospedale civico “Muscatello”? Rispondiamo sùbito. La popolazione augustana era a casa, per i mercati rionali, nei centri commerciali, nei bar e nelle tabaccherie per tentare la fortuna al gioco del lotto o del superenalotto. Qualcuno potrebbe obiettare: e tutti i giovani che erano in corteo prima e in Piazza Duomo poi? Appunto, erano i giovani studenti delle scuole di Augusta la cui attività didattica è stata sospesa, in virtù delle sollecitazioni del primo cittadino. Potremmo ripetere quello che abbiamo già detto quattro anni fa, in occasione della protesta, svoltasi secondo le modalità dello scorso 29 novembre, contro l’ipotesi del mega-inceneritore (come si diceva allora). Non c’è stata la mobilitazione generale. Anche allora era sabato. Anche quel sabato furono coinvolte le scuole, con la differenza che non ci fu la sospensione didattica ufficiale. Anche quel 13 marzo 2004 i cortei furono due: da Piazza Fontana e da Piazza Risorgimento. Dobbiamo, tuttavia, registrare una significativa differenza. Sabato scorso, quando i due cortei sono confluiti, come quattro anni fa, in Piazza Duomo, la folla non s’è sostanzialmente dispersa, come successe nel 2004. Questa volta, occorre precisarlo, la presa di coscienza degli studenti è stata maggiore. Se n’è parlato a scuola, nelle classi, per un’intera settimana

e, comunque, la minaccia della chiusura possibile dell’ospedale fa paura a tutti, appare come qualcosa di concreto e non fumoso ed eventuale come può essere l’inquinamento prodotto dagl’inceneritori. In ogni caso, proprio la massiccia presenza di agenti inquinanti il già presente inceneritore portuale, le industrie territoriali, le fogne a cielo aperto, i gas di scarico dei veicoli-fa sì che i cittadini, soprattutto, i più giovani, si preoccupino e chiedano a gran voce che il Muscatello non chiuda. Però. Se non ci fossero stati proprio i giovani che hanno animato i due cortei e hanno urlato slogan e hanno applaudito gli oratori sul palco di Piazza Duomo, avremmo visto i soliti noti, oltre ai politici di professione, a quelli che si battono per passione, e oltre ai poliziotti, carabinieri, vigili urbani e cronisti con taccuini o con le telecamere. Nonostante i vistosi manifesti, che invitavano la popolazione, e gli avvisi trasmessi il giorno prima tramite altoparlante installato in un’automobile, la gente di Augusta ha continuato a farsi i fatti suoi, come se il problema serissimo della chiusura dell’ospedale fosse affare da far Studenti nel corteo del 29 novembre


Salute sbrigare ad altri. Qualcuno, sul palco di Piazza Duomo, ha ricordato la vera mobilitazione generale di quasi cinquant’anni fa, quella del 28 dicembre 1960 (non 1958 come ha detto, sbagliando, il presidente del consiglio comunale, Amato). Quella del 28 dicembre rimane negli annali cittadini come una vera giornata epocale, di portata storica, perché la città fu bloccata per un giorno intero-porto presidiato dai manifestanti, linea ferrata occupata con determinazione, tutta le attività pubbliche, commerciali e artigianali sospese - a causa della decretata suddivisione amministrativa del porto di Augusta, a favore di Priolo – allora Frazione di Siracusa. Il che avrebbe significato asservimento al

comune capoluogo e perdita di valore per il nostro porto, con conseguente impoverimento per la città. E allora fu presa una decisione di portata storica, appunto. Il vicesindaco Giovanni Saraceno, autentico capopopolo, indossò la fascia tricolore per guidare la mobilitazione (il sindaco Bordonaro era ufficialmente ammalato). E tutta la cittadinanza fu con lui. Nei giorni scorsi abbiamo più volte ricordato quell’evento, attraverso interventi trasmessi via internet. E qualcuno l’ha ricordato sabato 29 novembre. Qualcun altro ha aggiunto: “Ne parleremo la prossima volta”. Ma ci sarà una prossima volta?

Protezione civile

ALLAGAMENTI, LAVORI A METÀ

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empo di mareggiate e allagamenti, soprattutto in arterie importanti come quelle del lungomare Rossini, dove non sono mai state messe in azione pompe sotterranee o al livello della strada per evitare l’allagamento per ore e ore, tanto che vengono chiamati spesso i pompieri per risucchiare l’acqua in eccesso con l’idrovora in loro dotazione, com’è successo la mattina del 12 dicembre, dopo il mal tempo del giorno prima. Nella stessa mattinata sono intervenuti anche gli addetti della protezione civile del Comune e ufficiali della capitaneria di porto di Augusta, a causa del pessimo stato dei luoghi dopo la mareggiata e la pioggia torrenziale. Purtroppo,

però, i lavori di ripristino non sono stati compiuti a regola d’arte. È stato, sì, ripristinata la circolazione stradale sul Lungomare Rossini, ma il materiale di risulta è stato accantonato lungo i bordi della strada e non asportato. Non appena pioverà, questo materiale si riverserà facilmente sulla carreggiata e tutto tornerà come prima. Siamo alle solite.


Forestiere & C.

RIFONDARE LA DESTRA SI DEVE

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uccio Forestiere e i suoi sono stati di parola. Il 14 novembre scorso, durante la conferenzastampa convocata per annunciare l’intenzione di rifondare la destra politica in Augusta e dintorni, avevano anticipato un forum cittadino a dicembre e una manifestazione provinciale in gennaio, Il forum di dicembre è avvenuto nei locali di un bar del centro storico, dove, ancora una volta, l’ex deputato nazionale Forestiere ha chiamato a raccolta tutti coloro che, per vari motivi, sono scontenti soprattutto del

partito di Gianfranco Fini, quell’Alleanza Nazionale che è l’erede del vecchio Movimento Sociale e che sta per fondersi con il partito di Berlusconi, Forza Italia, e costituire un unico partito, il Popolo della Libertà, com’è già successo in sede parlamentare, dove i due partiti costituiscono un unico gruppo già denominato PdL. Anche Forestiere e i suoi desiderano confluire in questo partito, che dovrebbe essere ufficialmente fondato nella prossima primavera. Forestiere e i suoi non vogliono entrare individualmente e alla spicciolata, ma tutti insieme, come gruppo compatto e con spirito critico. Da qui la necessità, intanto, di contarsi all’interno, di fare chiarezza e di organizzare una comune piattaforma. Al forum, cui è stata data , in un primo tempo, la veste di conferenza-stampa, erano presenti Francesco Papale, in rappresentanza di Alleanza Siciliana, capeggiata dallo Musumeci, transfuga anch’egli, come Forestiere, dall’A.N., Enzo Inzolia, generale dei Carabinieri in

pensione (e in questo status tornato definitivamente nel suo paese natale), Angelo Pasqua, ex consigliere comunale, che ha abbandonato la sezione locale di AN, perché era diventata –secondo le sue accuseuna specie di ufficio di collocamento per sistemare i figli dei maggiorenti, e, infine, Stefano d’Augusta che dirige i giovani augustani di destra più attivi, facenti parte del circolo Ezra Pound, costola giovanile del movimento La Destra, fondato da Forestiere a livello regionale, dopo aver abbandonato AN, per contrasti insanabili con la dirigenza provinciale, dopo una lunga e dolorosa battaglia interna. Al citato forum, Forestiere per primo ha preso la parola per ricordare innanzi tutto i tempi d’oro della destra politica non solo in città, ma nell’intera provincia: si riferiva al 1994, quando lo stesso Forestiere fu eletto deputato alla Camera, in rappresentanza del collegio di Augusta-Lentini, l’anno in cui Silvio Berlusconi salì al potere per la prima volta e in cui, per la prima volta, in Via Malta, sede storica dell’Amministrazione Provinciale, in Sicilia chiamata Provincia regionale, sedeva un presidente dell’ ex MSI – fatto inaudito e impensabile, se non ci fosse stato l’accordo con Berlusconi. Candidata alla sindacatura di Augusta era una giovane destrorsa, figlia della buona borghesia cittadina, facente capo alla famiglia Noè dei cantieri navali, che fu una tenace e pericolosa avversaria del sindaco in carica, Pippo Gulino, che fu riconfermato. La Noè, anni dopo, traghettò in un altro partito dell’area di centro-destra e fu premiata perché nominata assessore regionale nel quinquennio della prima Giunta diretta da quel Totò Cuffaro che, prima delle politiche dello scorso aprile, si è dimesso da presidente della Regione Siciliana, perché condannato per problemi di mafia (è stato eletto senatore nell’UDC, il partito, capeggiato da Pierferdinando Casini, che dovrebbe essere considerato erede della Democrazia Cristiana). Forestiere ha dipinto un quadro desolante della destra locale e provinciale, mettendo sotto accusa una struttura verticistica, gestita – ha sottolineato – in modo privatistico-familistico da studi notarili. L’allusione era trasparente, il

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Politica

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Politica riferimento era alla conduzione cesaristica del notaio Bellucci, marito di Stefania Prestigiacomo, ministra per l’ambiente nel governo presieduto ancora dal cavalier Berlusconi, di cui Bellucci è proconsole a Siracusa sin dal 1994. Forestiere ha anche messo in evidenza le condizioni di desolazione in cui versa Augusta, amministrata in questo momento da una coalizione di centro-sinistra. Sulle posizioni di Forestiere si sono sostanzialmente allineati gli altri, ciascuno distinguendosi per le proprie peculiarità. Papale ha detto energicamente: “Noi siamo fedeli alla parola data e vogliamo essere la vera opposizione al Palazzo”. Inzolia ha precisato che bisogna partire con l’idea di rappresentare la coscienza cri-

tica all’interno del PdL. Abbiamo ricordato sopra la bruciante accusa di Angelo Pasqua contro la sezione augustana di AN. Pasqua ha rivendicato a sé l’assoluto disinteresse nel fare politica, perché non ha bisogno della politica per lavorare, e ha proclamato d’essere fiero d’aver allevato una forte squadra di giovani che militano a destra. Stefano D’Augusta ha posto l’accento sul fatto che un vero progetto politico deve partire dal basso. L’appuntamento a gennaio per la manifestazione provinciale che dovrebbe costituire la premessa per chiedere l’ingresso nel PdL con tutti gli onori.

Il Sindaco traghetterà nell’ MPA?

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l sindaco di Augusta, Massimo Carrubba, abbandonerà il partito di riferimento, il Partito Democratico per confluire nel Movimento per l’autonomia, fondato e capeggiato dall’attuale presidente della Regione Siciliana, Lombardo? Pare di sì. Potrebbe essere il regalo dell’Epifania per Augusta? E sarebbe davvero un regalo per la città o per sé stesso? Per ora non è possibile dare risposta a questi interrogativi. Una scelta di campo di tal genere da parte di Carrubba, che è attualmente sorretto da una forte maggioranza di segno opposto, porterebbe allo scombussolamento il quadro politico cittadino e potrebbe portare all’azzeramento dell’amministrazione comunale. Non si compiono certo passi così senza le debite e soppesate valutazioni. Carrubba, che non svolge altro lavoro che quello di politico, ha davanti a sé altri quattro anni e mezzo di navigazione come capo della giunta. Si sente dire, però, ma la sua potrebbe essere una navigazione non del tutto tranquilla, visto che Carubba sarebbe costretto a navigare seguendo le strettoie indicate dal PD. In ogni caso, se andasse tranquillamente in porto nel 2013, potrebbe oggi mettere le basi per un trasferimento nell’MpA, dove già si è trasferito l’ex deputato Rino Piscitello. Piscitello è stato nominato, proprio di recente, proconsole di Lombardo in provincia di Siracusa per frenare tentativi troppo autonomistici dei locali dirigenti del Movimento. In una dichiarazione pubblica di qualche giorno fa, Piscitello, facendo riferimento proprio al suo “fraterno amico” Massimo Carrubba, ha detto che non dispera di fargli fare il salto nella

sponda dove si trova lui. Una frase del genere, dettata da un politico ormai navigato qual è Piscitello, non può essere buttata lì a caso. Se non altro, ha il significato dell’avvertimento agli alleati di Carrubba. E potrebbe essere stato lo stesso sindaco a ispirarla a Piscitello, considerata la fraterna amicizia, Carrubba, in sostanza, seccato dalla pressioni dei suoi compagni di navigazione, potrebbe ammonirli per interposta persona: state attenti che cambio rotta e mi dirigo verso l’MpA, con tutte le conseguenze di far naufragio e di affondare tutti insieme. Un altro segnale l’ha dato, domenica sera 21 dicembre nella chiesa di S. Francesco di Paolo, il vicepresidente della Provincia, Enzo Reale, che, dopo il concerto della corale parrocchiale, ha ringraziato il sindaco, da lui pure definito “fraterno amico”. Sarà un caso anche questo?


Pagò le conseguenze l’ex commissario di Augusta Politi

I fatti di Avola, chi se li ricorda? Una rievocazione spettacolare con Carlo Muratori

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uarant’anni fa erano in vigore le cosiddette gabbie salariali, misure protezionistiche che, però, causavano ingiuste discrepanze fra i lavoratori di uno stesso settore. Nella provincia di Siracusa, per esempio, i braccianti di Avola e dintorni percepivano 300 lire meno di altri braccianti che svolgevano lo stesso lavoro in altre campagne. Poiché gli agrari, cioè i proprietari delle terre, di Avola e dintorni, ivi compresa la marchesa di Cassibile, non volevano colmare la differenza, i braccianti esasperati decisero, il 24 novembre del ’68, di bloccare la statale 115, nella speranza che si potesse trovare l’accordo, grazie all’intervento del prefetto aretuseo. Ma gli agrari facevano orecchi da mercante, pur di non cedere sulle 300 lire che , però, gli stessi davano ad altri braccianti in altre aree della stessa provincia. Il blocco statale resistette fino alle 14 del 2 dicembre. A quell’ora di quel giorno fatale il sangue dei lavoratori bagnò l’asfalto. Colpiti dai proiettili dei poliziotti, morirono Angelo Sigona e Giuseppe Scibilia e furono feriti altri quarantotto braccianti, di cui cinque gravemente. La spiegazione ufficiale della polizia fu la seguente. Un reparto celere, fatto venire apposta da Catania, aveva lanciato petardi lacrimogeni per vincere la resistenza dei braccianti, i quali reagirono lanciando sassi verso i poliziotti, mentre il fumo causato dai lacrimogeni, a causa del vento contrario investiva gli stessi poliziotti. Per tutta risposta, i celerini, imbracciate le armi, spararono contro la folla dei braccianti pallottole vere, non a salve – come avevano pensato in un primo momento i lavoratori. Alla fine della sparatoria, furono raccolti tre chili di bossoli. L’unico a pagare per i morti di Avola fu l’allora questore di Siracusa, Politi, immediatamente rimosso dal mini-

stero dell’Interno, Restivo, mentre il prefetto fu addirittura promosso. Eppure aveva maggiori responsabilità di Politi. Politi, che era stato commissario ad Augusta, non aveva dato l’ordine di sparare ed è

morto con quest’onta del suo nome. Dopo i morti e i feriti, gli agrari si affrettarono a firmare l’accordo per concedere le sospirate trecento lire. Stava per concludersi il 1968, l’anno delle rivolte studentesche, l’anno in cui si rivendicò “la fantasia al potere”, l’anno delle grandi speranze giovanili, delle illusioni di un mondo più giusto. A parte la destituzione del questore Politi, non ci fu altro provvedimento. Nessuno ha pagato per i morti e per i feriti di Avola, morti e feriti per appena trecento lire. La giustizia ufficiale di questo Paese non ha ritenuto di perseguire nessuno. Nemmeno la grande stampa, la stampa del nord, per intenderci, ha memoria di questi che da noi sono ricordati come “I fatti di Avola”. Abbiamo cercato invano un riscontro nelle pubblicazioni che, a iosa quasi, sono usciti negli anni scorsi per ricordare il Novecento o gli anni della cosiddetta Prima Repubblica italiana. Anche la stampa isolana, eccezion fatta per il quotidiano catanese La Sicilia, non ha dedicato grande spazio al quarantesimo anniversario di quei fatti di cui le giovani generazioni sanno pochissimo o nulla. Per quest’ultima ragione,

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Storia

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Storia meriterebbe d’essere visto dal maggior numero di studenti della nostra provincia, lo spettacolo intitolato proprio “I fatti di Avola”, cucito con consumata abilità dal catanese Filippo Arriva, anche sulla scorta di una pubblicazione dell’avolese Sebastiano Burgaretta, diretto con rigore dal messinese Walter Manfrè ( uno dei primissimi allievi dello Stabile di Catania) e interpretato con maestria dal siracusano Carlo Muratori, noto più come sensibile esecutore di canzoni siciliane, affiancato da Stefania Bongiovanni e da Doriana Li Fauci, che hanno dato voce alla cronaca e fatto vibrare lo spirito dolente dei lavoratori. Muratori, padrone della scena dall’inizio alla fine, è stato accompagnato da Maria Teresa Arturia alla fisarmonica, da Marco Carnemolla alla chitarra e, soprattutto, Francesco Bazzano alle percussioni, anch’essi sempre sulla scena. Lo spettacolo è stato dato sotto l’egida della Provincia regionale, rappresentata dal presidente, l’avolese Nicola Bono, nel bellissimo cine-teatro Odeon di Avola, aperto a tutti. All’ingresso non c’era la ressa che ci saremmo aspettati. Sono trascorsi quarantacinque minuti perché la platea si riempisse lentamente. Forse la gente

di Avola non ha ancora “metabolizzato” quei morti e quei feriti. Comunque, i giovani erano assenti. Sarebbe stato più opportuno un maggiore e più capillare coinvolgimento. Per esempio, visto che sulla scena si è fatto uso di un televisore per far vedere immagini dell’epoca, sarebbe stato interessante, certamente più toccante, trasmettere immagini di repertorio proprio dei Fatti di Avola e anche far sentire qualche testimonianza di sopravvissuti o attraverso lo schermo o, addirittura, sul palco.

Libri

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LA VITA NON MUORE

diventato una pubblicazione a stampa il co- per il teatro il libro della Fallaci. Infatti, la stampione teatrale che Giorgio Càsole, giorna- pa locale diede grande risonanza all’evento,che ha lista e docente liceale, anticipato quanto farà lo Stabile ha ricavato dal celeberrimo catanese con la grande attrice libro d i Oriana Fallaci LetIda Carrara, vedova del comtera a un bambino mai nato pianto Turi Ferro. Nel cartelloper essere rappresentato dane del 2009, lo Stabile ha pregli allievi di un laboratorio visto proprio una riduzione del teatrale diretto dallo stesso libro della grande giornalista Càsole. Correva l’anno scofiorentina con la Carrara come lastico 2006/2007 e la rappreprotagonista. Intanto l’idea e sentazione riscosse un grande il copione di Giorgio Càsole si successo non solo in Augusono materializzati in un libro, sta, dove furono date cinque con copertina a colori e foto e repliche, ma anche nel prestiritagli-stampa, dal titolo La vita gioso teatro di Noto e a Camnon muore. Sarebbe anche intepofranco di Caltanissetta, in ressata stabilire un confronto fra occasione di stagioni teatrali La vita non muore di Càsole e il organizzate da alcuni istituti copione dello Stabile etneo. scolastici di Noto e della cittadina nissena. Era comunque una novità assoluta, perché fino ad allora L. S. nessuno aveva ancora pensato di ridurre e adattare


Al “Cristo Re” un altro dipinto di Francesco Di Maura

CARAVAGGIO AUGUSTANO IN CHIESA

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rancesco Di Maura ha fatto dono di un altro dipinto alla chiesa del Cristo Re e alla comunità tutta di Augusta. Dopo il “San Francesco in meditazione”, l’opera del Caravaggio, visibilmente esposta tra la moderna navata della chiesa e l’altare, raffigurante il modello del santo fondatore dell’Ordine degli stessi frati che hanno accettato benevolmente di ricevere la pregiata opera, come segno di una divina benedizione, questa è la volta della “Cena di Emmaus”, la raffigurazione più esemplare della testimonianza sulla resurrezione di Cristo, interpretato sempre dal Caravaggio in un contesto storico che, purtoppo, rispecchia il suo terribile stato d’animo, all’epoca turbato violentemente dall’episodio che vide una sua condanna a morte per l’uccisione del Tommasoni. Nell’ opera, in parte vivacizzata e personalizzata dall’ artista Di Maura quasi a voler sdrammatizzare o mascherare quel turbamento nascosto, è ancor più

Di Maura fra padre Amedeo (a sin.) e padre Paolo (a ds)

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Arte

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evidenziato il senso dell’armonia e dei colori. La scena, ancora una volta, viene vivacemente illuminata dalla minima fiammella di luce per dare vita a qualcosa di reale, di fantastico e, allo stesso tempo, di misterioso. Attraverso la poesia della pittura, l’autore ha voluto imprimere fortemente la realtà nuova della vita “ritrovata” dopo la morte, ovvero la resurrezione. Arte e vita mescolati così bene fino al punto di fondersi in una poesia che trova il suo spazio e la sua nuova dimensione; una straordinaria capacità espressiva, quella dell’artista Di Maura, più volte riconosciuta e premiata in importanti rappresentazioni, tra le quali si ricorda il “Premio Palazzo Ducale”, a Genova. Come nel “San Francesco in meditazione”, anch’esso donato alla comunità di Augusta, quest’altro dipinto su tela riproduce fedelmente e con realistica evidenza l’atmosfera meditativa assunta con il tema “Cena di Emmaus”, ricordando il momento esatto, cioè l’attimo in cui il Cristo viene riconosciuto dai suoi discepoli distratti quando benedice il pane spezzato. È la scena esatta, il momento dello stupore che fà superare ogni dubbio, come quello superato da noi augustani quando, nell’ammirare questo spettacolare dipinto, abbiamo superato ogni minimo dubbio sul talento del giovane artista Di Maura, perché come una fiammella di luce può inscenare così meravigliosamente l’immenso sfondo nero del dipinto, così anche un minuscolo astro può illuminare il firmamento artistico. Giuseppe Tringali


Spettacoli

CITTÀ DELLA NOTTE È DIVENT

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quattro. È andato in porto con pieno godimento del pubblico il quarto spettacolo dell’intensa stagione teatrale – ben dieci gli appuntamenti in cartellone – che Marco Pupin, direttore artistico di Città della notte, ha varato per il 2008/ 2009. Anche il quarto titolo, Un giardino di aranci fatti in casa, ha confermato che l’intento perseguito è quello di un teatro leggero, di puro intrattenimento, dove non c’è spazio non solo per l’impegno civile, ma nemmeno per riflessioni o dubbi. Cosa si può chiedere del resto a un teatro che non ha finanziamenti pubblici e che deve vivere grazie agli introiti derivati da biglietti e pubblicità? Non si può nemmeno chiedere che ospiti produzioni d’avanguardia o innovative. Tutto deve procedere secondo binari collaudati per avere il massimo gradimento da parte di spettatori paganti che richiedono il minimo impegno mentale possibile, al fine di trascorre un paio d’ore di piena e gioiosa spensieratezza. Così è stato il 13 e il 14 dicembre scorsi, nella capiente, modernissima e accogliente sala “Cannata” di Città della notte, con la commedia in due atti di Neil Simon, Un giardino fatto di aranci in casa, messo in scena dalla compagnia di Gianfranco D’Angelo, primo storico conduttore, con Ezio Greggio, di “Striscia la notizia”, e di Ivana Monti, compagna di D’Angelo nella vita. Neil Simon è uno dei più prolifici drammaturghi viventi. Da alcune sue celebri commedie sono state tratti film che hanno riscosso altrettanto successo. Basterebbe ricordare La strana coppia, con gli irresistibili Walter Matthau e Jack Lemmon, A piedi nudi nel parco, Appartamento al Plaza. Neil Simon è stato definito come il cantore della classe media americana con le sue manie e con la frenesia di accumulare ricchezze, con tutte le frustrazioni che ne derivano. I personaggi di Neil Simon, soprattutto maschi nei quali si identifica, si rivelano spesso timidi, insicuri e, spesso, vittime del matriarcato de facto che vige negli USA. Simon tratta la materia con estrema levità, per satireggiare senza acrimonia i luoghi comuni del suo tempo e del suo mondo, soprattutto del mondo che conosce molto bene, quello del teatro e del cinema, del primo come autore e regista, del secondo come sceneggiatore. Il lavoro rappresentato a Città della notte ha come protagonista propro uno sceneggiatore, che ha abbandonato New York (luogo di nascita e di residenza dello stesso Simon), dopo aver divorziato dalla moglie, incapace di ridere

alle sue battute di spirito, per trasferirsi nella mecca del cinema, Hollywood. Qui divide saltuariamente il suo appartamento con una cinquantenne truccatrice cinematografica , che guadagna molto più di lui, e con un vicino di casa, che gravita anch’egli nel mondo della celluloide, solo e con un disperato bisogno d’affetto (probabilmente è segretamente innamorato del protagonista). L’azione scenica ha inizio quando, una mattina, piomba in casa, inattesa, la figlia venticinquenne dello sceneggiatore, desiderosa, almeno apparentemente, di entrare anch’ella nell’olimpo dorato dei divi dello schermo. All’inizio Michael, lo sceneggiatore, sembra irritato dalla presenza di questa ragazza che non vedeva da ben tredici anni, anche perché la presenza di lei turba il ritmo quotidiano di un’esistenza contrassegnata dall’inaridimento della vena creativa e dalla frequentazione degli ippodromi per scommettere sulle corse dei cavalli. Con il passare del tempo, però, Michael sente sempre più forte il legame con questa figlia ritrovata e prova i trasalimenti, i dubbi, le paure di un comune genitore di fronte ai rientri a notte fonda e alle domande imbarazzanti della figlia. La commedia si conclude rapidamente, senza colpi di scena o altri effetti teatrali, con semplicità. La figlia decide di ritornare a casa dalla madre, abbandonando ogni velleità cinematografica, appagata dal ritrovato affetto del padre. Nei panni della figlia una strepitosa Simona D’Angelo, il cui padre nella vita come sulla scena è Gianfranco D’Angelo, apparso un po’ appesantito, non solo nel fisico; Ivana Monti è stata l’affettuosa compagna e Mario Scaletta l’invadente, equivoco e esilarante vicino di Michael. La bella e, a tratti, pericolosa (per D’Angelo) scenografia è stata realizzata da Alessandro Chiti. La regìa è stata affidata Patrik (sic) Rossi Gastaldi.


TATA IL TEATRO DI AUGUSTA GIORDANI, ULTIMO CONCERTO PER AUGUSTA

Faccio il musicista e non l’imprenditore. Questo è l’ultimo concerto che tengo ad Augusta.” Sono state queste le parole “ufficiali” pronunciate dal tenore augustano Marcello Giordani, davanti al foltissimo pubblico che riempiva la grande sala “Cannata” di Città della notte, in occasione del “concerto di Natale” tenuto il 27 dicembre dallo stesso Giordani (nome d’arte di Marcello Guagliardo), tenore che ha acquisito ormai un posto stabile nello star system della lirica, dai vincitori di un “master class”, ideato e diretto dallo stesso Giordani e da alcuni talenti locali, quali la soprano Maria Arghiracopulos e il baritono Giovanni Guagliardo (nipote di Marcello Giordani Guagliardo). Ad accompagnare gli artisti la Filarmonica “Vincenzo Bellini” di Catania, diretta dal messinese Nino Manuli, che si è autonomamente esibita con il celeberrimo pezzo verdiano “Va’ pensiero”, eseguito dal coro della stessa filarmonica, come preludio all’esibizione dei cantanti, e con l’Intermezzo della Cavalleria rusticana di Mascagni, interpretato alla conclusione della serata, seguito subito dopo dall’esecuzione della celebre aria verdiana “Libiamo nei lieti calici”. Il pubblico s’era alzato e stava già sciamando verso l’uscita, quando è stato chiesto a Giordani di interpretare un pezzo memorabile, reso famoso e popolare dal grande Pavarotti: l’aria “Nessun dorma” dalla “Turandot” di Puccini, che è diventato non solo un banco di prova per tutti i

tenori, ma anche un brano che si presta a chiudere in bellezza e alla grande uno spettacolo del genere, una miscellanea, cioè, di pezzi famosi e popolari di opere liriche e della tradizione all’antica napoletana. Lo spettacolo è stato molto gradito dal pubblico. Rimane un mistero, almeno per ora, la frase pronunciata da Giordani, anche perché il concerto è stato organizzato dal locale sodalizio d’ispirazione americana Kiwanis club, il cui presidente, Michele Purgino, ha fatto gli onori di casa e, durante l’intervallo, ha presentato le attività del club. Già in precedenza il Kiwanis aveva organizzato concerti con Giordani. Questa è la prima volta che si è chiesto ospitalità a Città della notte, riconosciuta ormai come il vero, grande teatro che Augusta non ha. Diletta Càsole In alto: Marcello Giordani accompagnato dalla Filarmonica Belliniana Sopra: Il presidente del Kiwanis, Purgino

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Spettacoli

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Concerti

INIZIATIVA DEL ROTARY

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JUBILATE GENTES

i è tenuto domenica 14 dicembre nella chiesa di Cristo Re il Concerto “NATALE NEL MONDO – Omaggio alla Pace e alla Città” organizzato dal Rotary Club di Augusta e che ha visto esibirsi il Coro Jubilate Gentes, costituito da 36 elementi, diretto dal M° Giovanna Rizza, con l’accompagnamento strumentale dei maestri Francesco Drago al pianoforte e Michela Trovato alle percussioni. L’iniziativa del Rotary Club è divenuta ormai un tradizionale momento di intrattenimento culturale del periodo natalizio, essendo giunta alla dodicesima edizione. Il Coro Jubilate Gentes ha saputo coinvolgere gli spettatori con un repertorio di musiche di aree geografiche diverse (della tradizione anglosassone, spagnola, tedesca, africana) di

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epoche diverse (tra i quali una pregevole Ave Maria del ‘500) di generi diversi (anche brani della tradizione gospel). Nel presentare la serata, il presidente Roberto Passanisi ha sottolineato come, attraverso i brani scelti, il Rotary ha inteso offrire alla cittadinanza spunti di riflessione sui contenuti di spiritualità che accomunano i diversi popoli della Terra, nell’auspicio della loro integrazione e della pace, da raggiungersi anche attraverso la comunanza espressa dalla musica. Momenti di dolcezza ed emozione si sono vissuti con l’esibizione della sezione Voci Bianche, altri 20 giovanissimi elementi che hanno integrato la formazione base, contribuendo alla riuscita della serata. Sebastiano Ponzio


Poetica prestazione dell’attore augustano

Alderuccio in Lo sbaglio di essere vivo

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pettacolo fluido e senza sfilacciature quello andato in scena giovedì 20 novembre al teatro Brancati di Via Sabotino 4, a Catania, dove è stato replicato nei giorni successivi. La pièce rappresentata, Lo sbaglio di essere vivo, di Aldo De Benedetti, acclamato autore di teatro e di sceneggiature cinematografiche durante il regime fascista, all’epoca dei “telefoni bianchi”, viene definita, nel programma di sala, “commedia amara e grottesca di vaga ispirazione pirandelliana. Il protagonista, infatti, porta il nome che Mattia Pascal assumerà come seconda identità: Adriano”. Come si ricorderà, Mattia Pascal è l’ “eroe” eponimo del celeberrimo romanzo di Luigi Pirandello, che apprende d’essere considerato morto e approfitta della situazione per rifarsi una nuova vita, sfuggendo alla gabbia oppressiva della precedente, e assume una nuova identità, quella di Adriano Meis. Vorrebbe risposarsi, ma non ha documenti che attestino la sua nuova identità. Finge il suicidio di Adriano per ritornare al suo paese, come Mattia Pascal. Il suo posto in seno alla famiglia, però, è stato preso da un altro. A lui non resta che andare ogni tanto al cimitero dove c’è la sua tomba, con la sua foto, e a chi gli chiede spiegazioni risponde: “Io sono il fu Mattia Pascal”.

Il testo debenedettiano può essere letto come allegoria della condizione esistenziale dell’autore che, essendo di etnia ebrea, a un certo punto, a causa delle famigerate leggi razziali del 1938, per un lungo periodo di tempo, dovette “morire” agli occhi del regime, occultandosi dietro falsi nomi o scrivendo addirittura per conto d’altri. De Benedetti, com’era nelle sue corde, trattò la materia con levità e provocando, seppure amaro, il riso. La regìa di Romano Bernardi, storico regista del teatro stabile catanese e pioniere di “Antenna Sicilia” ha tenuto d’occhio, oltre che Pirandello, il grande autore di pochade francesi, Georges Feydeau e il teatro dialettale siciliano. Bernardi s’è giovato delle sue figlie e dei suoi ex allievi, primo fra tutti Filippo Brazzaventre, per cucire uno spettacolo piacevole, il cui unico scopo era quello prefisso

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Teatro

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dal commediografo latino Plauto: risum movère. Brazzaventre ha dominato la scena dall’inizio alla fine, avendo come brillantissima partner Debora Bernardi, nella parte di Maria, la falsa vedova di Adriano. Lino De Motta è stato il simpatico corteggiatore di Maria. Gianni Alderuccio ha caratterizzato poeticamente la figura del guardiano del cimitero. Maria Rita Sgarlato è stata l’esilarante portinaia Assunta. Nadia Trovato, Veronica Bernardi, Dario Cocciante, hanno saputo dare il giusto apporto per rappresentare il personaggio dell’amica Paola, della cameriera Rosina e del medico. Gradevoli le canzoni d’epoca. Il pubblico ha gradito moltissimo.


Cultura Superba interpretazione di Gianrico Tedeschi

La difficile Rigenerazione di Italo Svevo

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on è stata una prima da grandi occasioni quella svoltasi, qualche sera fa, al cine-teatro Ambasciatori di Catania, nell’àmbito della stagione teatrale organizzata dallo Stabile etneo. Eppure si trattava della prima di un grande spettacolo, diretto da quel fine regista che è Antonio Calenda, con un interprete davvero straordinario non solo per la sua bravura, ma per la sua sessantennale carriera alle spalle, quel Gianrico Tedeschi, che è rimasto il grande vecchio del teatro italiano, dopo la scomparsa di Ernesto Calindri (che i più anziani ricorderanno per essere stato per anni, all’epoca di Carosello della RAI in bianco e nero, il testimone pubblicitario d’una bevanda a base di succo di carciofo). A novant’anni suonati, Calindri calcava ancora il palcoscenico, non solo recitando, ma, addirittura muovendo passi di danza, Non è da meno Gianrico Tedeschi, famoso un tempo anch’egli per le sue numerose apparizioni in vari sceneggiati televisivi, e che, con ottantotto primavere sulle spalle, trionfa – è davvero il caso di dirlo – sulle scene dei maggiori teatri italiani, recitando da protagonista, e da par suo, praticamente dalla prima scena all’ultima, senza mai mostrare cenni di cedimento, nella più significativa e nella più riuscita commedia del repertorio di Italo Svevo, autore ormai consacrato in tutti i manuali di storia della letteratura italiana come uno dei più rappresentativi scrittori della prima metà del Novecento.

Ricordiamo i suoi più famosi romanzi: Coscienza di Zeno e Senilità. Il nome di Italo Svevo, quello di Gianrico Tedeschi e la scia di successo che la rappresentazione aveva dietro di sé, per essere stata collaudata già dallo scorso febbraio, non ha richiamato il pubblico delle serate memorabili. Anche se la commedia di per sé non è certo memorabile, valeva la pena andare a teatro solo per assistere alla formidabile prestazione di Gianrico Tedeschi, attorniato da uno stuolo di bravissimi professionisti, tra cui spiccava Valeria Ciangottini, impostasi come attrice cinematografica di fulgida bellezza alcuni decenni fa, che nella commedia sveviana interpreta il ruolo della moglie del vecchio protagonista. Quest’ultimo, Giovanni Chierici, vive male la sua condizione senile e, per uscire dalla sua prigione psicologica e fisica, decide di sottoporsi a un’operazione rigeneratrice di ringiovanimento, anche perché “in quest’epoca non è permesso di essere vecchi”. Da questo punto di vista, possiamo dire che Svevo fu profetico, perché si rese conto delle grandissime possibilità della chirurgia, prevedendo quelle che sarebbero state le applicazioni nella seconda metà del XX secolo per restituire, soprattutto alle donne, una bellez-

za svanita grazie alla chirurgia plastica. Naturalmente, si tratta solo di illusioni. Il tempo non passa invano. E, soprattutto, il tempo è un gran consigliere. Consigliere di saggezza. Alla fine, dopo aver provato brividi, appunto illusori, di giovinezza, Chierici si rende conto che l’amore per la moglie, che ha saputo capirlo e aspettarlo, non è soggetto all’usura del tempo e sfida la morte, come s’intuisce dalla suggestiva scena finale in cui il protagonista, rimasto sulla scena solo con la moglie, brandisce la falce della morte, facendola oscillare lievemente nella penombra della sera, che coincide con il tramonto dell’esistenza. Alla fine, gli applausi scrosciano fragorosi, calorosi e insistenti.


RADA DI AUGUSTA, BONIFICA DA FARE

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ualcosa si muove per far uscire dalle secche i progetti di bonifica della rada di Augusta e dell’intero «sito Priolo». E l’inizio di questo movimento viene da un vertice, convocato e presieduto a Roma dal ministro dell’Ambiente, Stefania Prestigiacomo. Obiettivo dichiarato: «Un accordo di programma pubblico, del tipo di quella già sottoscritto per i siti inquinati di Brindisi, per definire un’ intesa che metta fine a un contenzioso decennale e avviare le attività di bonifica della rada di Augusta e, più in generale, delle aree comprese nel sito di interesse nazionale di Priolo». Nella sede del ministero la Prestigiacomo ha riunito i rappresentanti della Regione (presidenza, assessorati all’Ambiente ed all’Industria, Commissariato per le bonifiche) il prefetto Maria Fiorella Scandura, l’autorità portuale di Augusta, i rappresentanti delle aziende del polo petrolchimico siracusano. Ha partecipato all’incontro il direttore generale del ministero per la Qualità della vita, Gianfranco Mascazzini. Il ministro ha sottolineato «l’esigenza di chiudere una fase in cui si è registrata una contrapposizio-

ne netta fra impostazioni diverse». Questa contrapposizione, ha ricordato, «ha portato a battaglie legali dagli esiti incerti, che tuttavia, di fatto, hanno bloccato ogni iniziativa; e ha impedito le bonifiche e paralizzato anche progetti di sviluppo e reindustrializzazione dell’area». L’appello del ministro è stato raccolto e condiviso dai presenti, come riferisce una nota diffusa subito dopo l’incontro. Ed è stato concordato un ulteriore incontro “per passare alla fase propositiva, cioè alla individuazione e discussione delle concrete proposte di intervento sulle quali poi convergere; proposte che possano diventare parte integrante dell’accordo di programma”. “Ho registrato” – ha dichiarato Stefania Prestigiacomo al termine dell’incontro – “un clima positivo e una nuova disponibilità al raggiungimento di una intesa che è, a questo punto, l’unica via possibile per uscire da un’impasse che penalizza tanto il territorio quanto le aziende”. E ha aggiunto: “Seguirò con attenzione i prossimi passi per far sì che si possa giungere in tempi ragionevoli all’accordo di programma. Quello di oggi è stato comunque un buon inizio”.

Due condizioni si pongono ora alla concerta realizzabilità di questi progetti. Che già esistono, in ogni dettaglio. La prima: che la vicenda venga autenticamente «monitorata» e fatta muovere coi piedi per terra; che quindi queste riunioni si susseguano con frequenza e servano, ogni volta, a muovere un passo avanti. Fino al conseguimento dell’obiettivo. E alla realizzazione sul territorio degli interventi in progetto. Il che finora non è avvenuto. Si sono succedute riunioni su riunioni. A Priolo, Augusta, Palermo, Roma. Ma non si è finora concluso alcunché. Anzi, sono anche pendenti ricorsi al Tribunale amministrativo regionale di Catania e appelli al Consiglio di giustizia amministrativa di Palermo. La seconda condizione è che i fondi, già stanziati per la realizzazione di questi progetti, non prendano vie. Ci sono due precedenti che inducono a questa prudenza: il piano di risanamento ambientale e l’accordo di programma per la riqualificazione e reindustrializzazione del polo petrolchimico di Siracusa. Per il piano di risanamento ambientale erano stati stanziati, nel 1995, dal governo nazionale, mille miliardi di lire, per le aree di Siracusa e Gela. Fu affidata alla Regione una prima tranche di 140 milioni. Ne furono spese poche decine nel Siracusano, niente a Gela. E tutto si è fermato lì. L’accordo di programma è stato firmato a palazzo Chigi nel ’95. Ma non se n’è fatto ancora nulla. Ora invece qualcosa sembra muoversi. Salvatore Maiorca

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Propositi

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Lettera aperta INTERPELLANZA ALLA MINISTRA PRESTIGIACOMO

GRAVIDANZE A RISCHIO NEL NOSTRO TRIANGOLO INDUSTRIALE

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norevole Ministro, come preannunciato a mezzo stampa il 5 luglio 2008, abbiamo iniziato uno studio sulla presenza di metalli pesanti in un gruppo di donne in età fertile residenti nel triangolo industriale Augusta-PrioloMelilli. La prima fase di detto studio è terminata; la metodica adottata, ICP-MS (Inductively Coupled Plasma-Mass Spectrometry), ci ha permesso di dosare nei campioni di capelli tutti i metalli e gli oligoelementi essenziali presenti. Essendo ora in possesso dei risultati e, considerati i riscontri, ci sentiamo in dovere di dare una prima informazione. Come nello studio del dott. Anselmo Madeddu (Asl 8), abbiamo riscontrato una presenza elevata di mercurio, oltre a valori in eccesso di altri metalli pesanti (Al, Pb, Sr, Sb, Zr, Ag e Cr) e squilibrio di diversi oligo-elementi essenziali (Cu, P, Mg, Zn e Fe). Questi ultimi, per effetto sinergico, sono responsabili dell’aumento dei danni arrecati dal mercurio e dagli altri metalli pesanti sull’organismo umano.

In atto è iniziata la fase due dello studio: a tutti i soggetti sottoposti ad analisi è stata fornita una terapia chelante personalizzata (fornita da esperti del settore) e, dopo tre mesi dalla sua adozione, saranno ripetuti gli esami per accertarne i miglioramenti. In ciò fiduciosi in quanto, dalle informazioni scientifiche dell’AISETOV (Associazione Italiana per lo Studio degli Elementi Traccia negli Organismi Viventi), della FESTEM (Federation of European Societies on Trace Elements and Minerals) e della Metal Test, si evince come, a seguito delle terapie personalizzate proposte, si avrebbe una riduzione progressiva della quantità dei metalli presenti, fino alla loro scomparsa e, con essa, la cessazione dei sintomi specifici e aspecifici causati dall’intossicazione dei metalli in causa. Lo scopo finale è quello di eliminare la presenza di questi metalli pesanti, e in special modo il mercurio, in modo che, per esempio, le donne possano programmare tranquillamente e responsabilmente una gravidanza, riducendo al minimo la possibilità di malformazioni neonatali e di inter-

ruzioni terapeutiche di gravidanza, come dimostrato dallo studio del Madeddu che individua, nel triangolo industriale siracusano, il tasso più elevato di interruzioni di gravidanza (di cui un terzo per difetti del sistema nervoso centrale riferibili al mercurio) con valori quadrupli di interruzioni rispetto al riferimento nazionale. Lo stesso dicasi per i lavoratori delle industrie che, se sottoposti a periodici controlli ed alle relative terapie, dopo 30 anni di lavoro potrebbero sperare di non morire solo di tumore, ma possibilmente anche di vecchiaia. Signor Ministro, apprezziamo il Suo sostegno alla bonifica del porto di Augusta, ma altrettanto importante sarebbe la bonifica dei cittadini. Questi primi risultati ci inducono ad alcune considerazioni che speriamo vengano accolte: Proporre questo tipo di controllo a carico del servizio sanitario nazionale, almeno per le zone a rischio, come da proposta di legge presentata alla Camera dei Deputati il 04.06.2007 dall’On. Fallica; - Ammodernare gli impianti industriali;


- Bonificare non solo il porto, ma anche i siti contaminati adiacenti alle industrie, considerato che l’aumento e la tipologia delle malattie tumorali nel nostro territorio indicano chiaramente come la matrice ambientale, e di conseguenza la catena alimentare, risulti compromessa; -Adeguare gli scarichi in atmosfera con “controlli in continuo” in quanto è importante conoscere quanto si scarica annualmente e non nelle poche ore di controllo, spesso effettuato trimestralmente e previo preavviso; -Controlli periodici dei dipendenti, a carico delle industrie, per prevenire le patologie croniche degenerative e tumorali collegabili alla persistente presenza dei suddetti metalli pesanti nell’organismo. Alla luce di quanto esposto desidereremmo conoscere da Ella, Signor Ministro, se ritenga ancora opportuna l’attuale programmazione per la nostra zona (potenziamento inceneritore Gespi, inceneritore per RSU, trasformazione probabile dell’Enel Tifeo con combustibile a carbone, Piattaforma polifunzionale Oikothen), programmazione che se attuata aggraverebbe ancora di più la situazione appena esposta. Grati per l’attenzione che Ella vorrà prestare e dichiarandoci disponibili ad ogni forma di informazione e collaborazione, in attesa di riscontro, La salutiamo.

Giacinto Franco Luigi Solarino Decontaminazione Sicilia

In alto: rada di Augusta A lato: giudici della Corte europea in seduta

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Inquinamento

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BONIFICA RADA DI AUGUSTA

LA CORTE EUROPEA DICE SÌ IL TAR SICILIA RISPONDE NI

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Lussemburgo, la Corte di Giustizia Europea aveva imposto alle imprese che hanno avvelenato la flora, la fauna marina, le popolazioni umane che ci abitano e i nati deformi o quelli privati del dono di vedere la luce del sole, la bonifica del tratto di mare compreso tra Augusta e Catania, in quanto esposto per troppo tempo ad azioni di inquinamento. Le società e le imprese investite direttamente dalla decretazione hanno intrapreso azioni difensive rivolgendosi al Tar di Sicilia per chiedere ulteriori chiarimenti circa il criterio di individuazione delle responsabilità adottato dalla Corte di giustizia europea, dato che non si sono mai esercitate nel passato misure preventive o individuali di responsabilità nei

loro confronti. Il Tar di Sicilia, in considerazione della gravità dell’argomento e della difficoltà di pronunciarsi, perché non si escluderebbero contrasti con le vigenti normative nazionali in materia di risarcimento o riparazione di danni ambientali, ha chiesto ulteriori chiarimenti alla Corte di Giustizia Europea del Lussemburgo che aveva inizialmente disposto il provvedimento. Sarebbe come dire “pacco rispedito al mittente” ? Saremo ancora noi cittadini, alla fine di questa triste vicenda, a pagare i danni, colpevoli di aver tacitamente acconsentito ogni forma di avvelenamento in questi ultimi cinquant’ anni? Giuseppe Tringali


Toponomastica

Un nome, una storia

VIA VINCENZO STRAZZULLA

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n seguito all’espansione dell’abitato di Augusta verso la zona Paradiso negli anni 50 e 60 del ‘900, si stabilì con la deliberazione di giunta n°290 del 27 marzo 1972, su suggerimento della Commissione di Storia Patria, d’intitolare una via a Vincenzo Strazzulla sacerdote, grecista, latinista e archeologo augustano. Strazzulla nacque ad Augusta il 25 luglio 1870. Dato il notevole interesse del giovane agli studi frequentò il seminario arcivescovile di Siracusa e poi l’Università di Catania. Qui si fece apprezzare per le doti di grecista e latinista dai professori, tra cui figuravano l’archeologo Paolo Orsi e il docente di storia antica Vincenzo Casagrandi, conseguendo brillantemente la laurea in Lettere nel 1895. Il 22 dicembre dell’anno precedente era stato ordinato sacerdote. Sia durante che dopo gli studi universitari Strazzulla ebbe modo di dar prova della sua notevole preparazione nel campo degli studi classici, ricevendo riconoscimenti da parte di critici e letterati del tempo. Tra gli estimatori il professore Alfonso Tropea il quale scrisse che lo Strazzulla “aveva non solo una vasta conoscenza di tutto il materiale storiografico greco e romano, ma dimostrava sicurezza nel modo di giudicarne e usarne”. Lo stesso Paolo Orsi si servì spesso di lui, quando bisognava leggere e tradurre le epigrafi. Giunse a tradurne e a commentarne, nell’arco della sua breve esistenza, diverse centinaia. Nel 1893 pubblicò a Catania una monografia su Massimiano etrusco elegiografo, poeta romano vissuto al tempo di Boezio, del quale tradusse sei elegie. Nell’anno stesso del conseguimento della laurea pubblicò a Siracusa il libro dal titolo Studio critico sulle iscrizioni cristiane di Siracusa. In questo studio egli commenta le epigrafi cristiane greche e latine di Siracusa, esaminandone, la grammatica, i neologismi, gli idiotismi, la pronuncia e lo stile. Si tratta di un lavoro minuzioso che comporta solida e specifica preparazione scientifica, tutte doti caratteristiche dello Strazzulla. Nel 1896 scrisse il panegirico I simboli della Redenzione: Il Vangelo, la Croce, l’Eucarestia; Studi di Epigrafia Siciliana e infine Dei recenti scavi eseguiti nei cimiteri cristiani della Sicilia, con studi e raffronti archeologici. Quest’ultimo scritto espone l’esame dei risultati degli scavi in varie località della Sicilia tra cui Siracusa, Catania, Selinunte e nella catacomba della valle del Mulinello presso Augusta. Lo scritto Di alcuni elementi pagani nelle Catacombe e nella Epigrafia cristiana aveva come oggetto principale le iscrizioni pagane. Inoltre Strazzulla tradusse I Persiani di Eschilo e il Nomos di Timoteo, commentandoli. Scrisse anche di personaggi storici e di episodi della storia anti-

ca tra cui Mitridate VI, gli Sciti e il regno bosforano fino al 62 d.C, La Sicilia e Messana, Reggio, Locri nelle due spedizioni ateniesi, Sulle fonti epigrafiche della prima guerra punica in Sicilia, in relazione alle fonti stroriografiche, Sul mito di Perseo nelle più antiche relazioni tra la Grecia e l’Oriente classico. Alla fine dell’Ottocento si dedicò alla storia di Augusta, con particolare interesse ai siti di importanza archeologica del suo territorio. A riguardo scrisse Storia e archeologia di Trotilo, Xiphonia ed altri siti presso Augusta di Sicilia. Strazzulla era un conoscitore della letteratura, dei testi, delle lingue greca e romana ma non era un archeologo, così che spesso gli accadde di commettere errori nella datazione dei ruderi che ebbe occasione di rinvenire. Come nel caso del ritrovamento di alcuni ruderi nella zona del Trotilon, che gli fecero credere di aver rinvenuto una città fondata dal condottiero dei Megaresi Lamis, oppure quando Strazzulla si dedicò all’esplorazione di siti nella stessa Augusta e al Monte Tauro, per dimostrare l’esistenza dell’antica città di Xiphonia sulla penisola e di Tauromenio sul monte. Notizie che egli trasse erroneamente dagli scritti di Tucidide, Strabone e Diodoro Siculo e da alcuni scrittori moderni e contemporanei. In tutte queste occasioni fu smentito dallo stesso Paolo Orsi il quale, dopo aver esaminato i rinvenimenti, disse che si trattava di “resti di poverissime costruzioni dei bassi tempi romani e dei bizantini” e non di città. Nel 1897 Strazzulla iniziò a insegnare greco e latino dapprima nel liceo di Catanzaro e successivamente in quelli di Castroreale, Cefalù e Taranto. Infine gli fu assegnata la cattedra di letteratura greca e latina nel liceo Maurolico di Messina. Nel 1905 conseguì la libera docenza in Storia antica. Vincenzo Strazzulla morì i1 28 dicembre 1908, a Messina, vittima del terremoto di cui è ricorso lo scorso dicembre il centenario. In quel triste evento andò perduto il manoscritto del manuale di cultura greca che si preparava di dare alle stampe. Giuseppe Solarino


LA VIRTUOSA VIRTUS DI JOSÈ MOTTA

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Sport

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i è concluso il girone di andata del campionato di serie D siciliano, categoria in cui milita la Virtus Basket Augusta. La stagione vede la formazione, schierata dal coach Josè Motta, guidare a punteggio pieno la classifica. La squadra augustana è sempre riuscita ad aggiudicarsi la vittoria anche contro le squadre più ostiche come la “Polisportiva Salusport Priolo”, sconfitta ai liberi nel corso della settima giornata e la “Ecoprint Diana Comiso” battuta di misura, più con il cuore che con la tattica, dopo una partita svoltasi punto a punto nella nona giornata. Obiettivo di questa stagione: promozione in C2. Traguardo sfiorato nel 2007/2008, che, tuttavia, ha visto la promozione alla categoria superiore della formazione del Mascalucia. Secondo la classifica, la “A.S.D. Grottacalda” e la “S.S. Studentesca Gela” sembrano essere le dirette avversarie (Gela riporta nel proprio tabellino solamente una sconfitta proprio con la formazione del Grottacalda, che è stata fermata a Ragusa e in casa della “Ecoprint Diana Comiso”). Squadre che i virtussini incontreranno nelle ultime due giornate del girone di andata. Fin ora la Virtus ha dimostrato che la linea di meta

non è poi così lontana, giocando come una vera squadra in un perfetto mix tra giovani di talento e giocatori d’esperienza, che sono stati parte della formazione virtussina nella stagione 2003/2004, stagione della promozione in C1. La Virtus Basket rappresenta, e ha sempre rappresentato, una realtà cestistica ad Augusta, mantenendo la squadra a buon livello nonostante le numerose difficoltà derivate dalla deficienza di im-

pianti sportivi sul territorio. Deficienza che induce prima squadra, settore giovanile (composto da oltre 120 ragazzini) e allenatore a continui spostamenti tra il campetto all’aperto del Sacro Cuore e la palestra dell’Istituto Industriale. Il Centro Sportivo di Brucoli, invece, ospita partite e saltuari allenamenti della prima squadra. Marta Taurino


Riconoscimenti

LAVIA, FILOSOFO DEL TEATRO

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onostante la sede prestigiosa, la sala Verga del Teatro Stabile di Catania, nonostante l’ingresso libero, nonostante la serata clemente, non c’è stata grande partecipazione di pubblico all’edizione 2008 del premio Domenico Danzuso, conferito a personaggi del mondo dello spettacolo di Catania e no. Il premio, intitolato al non dimenticato critico teatrale del quotidiano La Sicilia, è stato organizzato congiuntamente dal sodalizio etneo Lions Host, dall’Associazione Amici della Musica Lirica e dallo stesso Teatro Stabile. Tutti e tre gli enti erano rappresentati dai loro presidenti che, stranamente, sedevano come giurati sul proscenio, trasformandosi di volta in volta in protagonisti o comprimari dell’evento scenico che, ovviamente, aveva luogo nel momento in cui veniva chiamato l’ospite premiato di turno. Poi tornavano a essere una presenza

fisica ingombrante che distraeva il pubblico durante l’esibizione dell’artista premiato. Uno di questi cosiddetti giurati, pur essendo un frequentatore di teatri, essendo conoscitore di musica lirica, non s’è reso conto che voltava le spalle al pubblico mentre intervistava la soprano premiata, la Dall’Olio, di forte presenza scenica e con grandi doti vocali e interpretative. Sarebbe stato sufficiente lasciare un memorandum alla garbata presentatrice, anziché esautorarla come il corpulento “giurato” ha fatto. Gli altri “giurati” o esperti sono stati più discreti nell’affiancare la conduttrice che, a volte, però, veniva ridotta al rango di valletta. In ogni caso, sarebbe stato meglio se, anziché imporre la loro presenza per tutto il tempo sul palco, si fossero accomodati in prima fila, come ha fatto il critico teatrale Andrea Bisicchia che, al momento opportuno, quando è

CREDITI

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el numero 36, per un errore di trasmissione, sono saltate due firme: a p. 6 di Giuseppe Tringali e a p. 25 di Carmela Mendola. Ce ne scusiamo con gli autori e con i lettori.

stata la volta del premiato di richiamo, il regista Gabriele Lavia (ex compagno di Monica Guerritore), è salito sul palcoscenico per offrire un profilo del regista premiato. Lavia, anziché recitare un pezzo collaudato di teatro, si è esibito, con bella voce impostata, in un duetto, che sembrava improvvisato, con il direttore dello Stabile, Di Pasquale. A un certo punto il dialogo si è trasformato in un monologo di vago sapore pirandelliano sul senso del teatro. Prima della lettura della motivazione per il conferimento del premio, è stato invitato a salire sul palco il direttore del quotidiano La Sicilia, Mario Ciancio, il quale, sorridendo, ha detto che la prossima volta occorre premiare Lavia come filosofo del teatro. Un premiato di casa nostra è stato il simpaticissimo Mimmo Mignemi, ex allievo dello stesso Stabile, apparso più volte nei film della serie del commissario Montalbano. Per far apprezzare anche le corde di attore drammatico, Mignemi, che è stato calorosamente applaudito, ha interpretato un personaggio di Giuseppe Fava, il giornalista ucciso dalla mafia nel 1984 e che allo Stabile catanese era di casa perché autore di drammi messi in scena dal teatro, diretto allora da Mario Giusti. Giorgio Càsole


I barbieri di Augusta durante la scampagnata del 1째 maggio 1945

AMARCORD

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