GIORNALE DI AUGUSTA

Page 1

Il giornale da collezione

€ 1,00

Leonardi Fondato nelEditore 1976

Editore I. Leonardi

Direttore Giorgio Càsole

Anno XII - Numero 43 - Gennaio 2013

come la Fenice...

AUGUSTA HA UN SUO DEPUTATO: COLTRARO

LA VITTIMA... ...E IL CARNEFICE?

...Augusta risorgera' dalle sue ceneri? Augustai i d a c i t s i r marin uida Tu G turalistici, : a n o i i, g r g a n a li cu Om hitettonici, c percorsi ar

MORTO L’AUGUSTANO RICCARDO SCHICCHI RE DEL PORNO


Sommario

Sommario

3 2Editoriale 4 Augusta ha un suo deputato 6 Rifiuti a Costa Gigia 7 Società di riscossione dei tributi comunali 8 Amato e il porto di Augusta 10 Morello e un nuovo movimento 11 Rigassificatore addio 12 Prestigiacomo e la protezione ambientale 13 D’Amico, un ex sindaco da “Guinness dei primati” 14 Lectura Dantis al Circolo Ufficiale 15 Marisicilia addio 16 Sorbello presente Carrubba assente 19 Rapina al bancomat 20 Ginecologia a Lentini 22 Omicidio Tringali 24 Rimpatriata alunni dopo 45 anni 25 Riccardo Schicchi 26 Circolo Unione al Castello di Brucoli 27 Sconto di pena a Bari 28 La pagine degli addi 30 Corale Ibilaeum

Periodico di interesse cittadino e dintorni Anno XII - Numero 43 - Gennaio 2013 Direttore responsabile: Giorgio Càsole Fotocomposizione, impaginazione e stampa Tipografia Hi-tech - Via XIV Ottobre, 76 - Augusta Tel. 0931.976311 - Fax 0931.1847676 tipografiahi-tech@chd.it Chiuso in tipografia il 9-01-2013 I pezzi non firmati si intendono del direttore e-mail: giornalediaugusta@chd.it Facebook: giornale di augusta LEONARDI EDITORE


Editoriale

Qualche domanda all’ex sindaco

L

DEFICIT AL COMUNE

’ ex sindaco Massimo Carrubba replica alle accuse di aver causato il gravissimo deficit del Comune, che avrebbe un “buco” di ben 42 milioni di euro, circa 84 miliardi delle vecchie lire - cifra spaventosa solo a pensarci - secondo i calcoli del commissario regionale che regge le sorti del Comune, dopo le dimissioni presentate dal Carrubba il 31 agosto 2012. Nel corso di una conferenza stampa Carrubba è passato al contrattacco, affermando: «Mi vedo costretto a intervenire pubblicamente a distanza di poco più di 2 mesi dalle mie dimissioni poiché su di me è in atto una vera e propria campagna diffamatoria, che mette a repentaglio non solo la mia reputazione e la mia credibilità di esponente politico ma anche la mia incolumità. C’è in città, infatti, un clima di ostilità nei miei confronti fomentato da sciacalli e avvoltoi della politica. Posso dimostrare, carte alla mano, che la situazione debitoria dell’Ente, se pur grave, non è così drammatica come qualcuno vorrebbe farla apparire. I debiti accertati e non certo attribuibili alla mia amministrazione, sono di gran lunga inferiori, e ammontano a circa 24 milioni di euro. Se a questa cifra si sottraessero poi i proventi che prima o poi dovranno essere riconosciuti dello scandalo di “Tributi Italia”, la somma debitoria si ridurrebbe ancora più sensibilmente. Parlare di 42 milioni di euro di debiti crea un certo scalpore. Quello fornito dal commissario però è un mero elenco di numeri sommati che vanno contestualizzati e non tengono conto di alcun criterio tecnico. Il criterio temporale deve infatti valere sia per le uscite che per le entrate. Lo stesso commissario ha affermato che gli uffici comunali stanno ancora lavorando per quantificare le entrate certe. A mio avviso si tratta di un grossolano errore di ordine tecnico». Per quanto concerne l’operato del commissario, ha concluso dicendo che “che nello svolgimento del suo compito, abbia avuto un approccio squisitamente politico”.

Lasciamo da parte, almeno per ora, il giudizio “politico” dell’ex sindaco sull’operato del commissario regionale, pensionato regionale che non ha alcun interesse se non quello di lasciare un buon ricordo mettendo i conti in ordine, da buon amministratore, come ogni sindaco dovrebbe essere, secondo il vecchio detto, sancito anche in giurisprudenza, che bisogna comportarsi come un buon padre di famiglia. Carrubba ha detto: “I debiti attribuiti alla mia amministrazione ammontano a circa 24 mln di euro”, Che non sono bruscolini e in lire sarebbero circa 48 miliardi, cifra notevole, non vi pare? L’ex sindaco dovrebbe scendere più in profondità e spiegare come mai, essendo già il Comune oberato da debiti fuori bilancio, causati da precedenti Amministrazioni, come mai lui e la sua Giunta ne hanno accumulato altri 24? Per esempio, perché ha nominato direttore generale – boom! – l’esterno l’ing. Petracca, direttore generale, del Comune con un consequenziale lauto stipendio di ottantamila euro l’anno? Direttore generale? Neanche se fossimo, non dico a Milano o in altre città metropolitane, ma a Catania . Era necessario spendere fiordi migliaia di euro per rendere lussuoso l’ufficio di costui? Era necessario nominare circa 42 persone in in posizione apicale nei loro reparti, quasi tutti dirigenti, insomma, con relativo aumento sostanzioso di stipendio? Dove siamo? In un’azienda che deve produrre qualcosa e sostenere un’agguerrita concorrenza? Cosa produce il Comune? Servizi per il pubblico, per i cittadini paganti. Il commissario La Mattina, infatti, per ridurre l’enorme deficit, come è giusto che faccia, ha mandato via per primo questa inutile e dispendiosa figura di direttore generale, cui il Carrubba, prima di dimettersi, avrebbe elargito un premio di circa 42 mila euro per i servizi resi, come se non fosse stato già pagato con enorme generosità; poco dopo La Mattina ha ridotto drasticamente l’indennità “dirigenziale a quei 42, portando da sei a cinque i dirigenti responsabili delle aree in cui è diviso l’organico

municipale. Se fosse un politico, La Mattina si sarebbe inimicato i suoi stessi dipendenti, ma La Mattina è un amministratore che, per dovere prima e per onestà intellettuale dopo, vuole invertire una tendenza per far risanare il bilancio. Se avesse voluto lui, davvero, risanare il bilancio lasciato in deficit dai suoi predecessori, il Carrubba, da buon amministratore e da buon politico, non avrebbe dovuto far crescere a dismisura, fino a giungere alla cifra di 12 mln di euro, quasi 24 miliardi di lire, la somma che “Tributi Italia” doveva al Comune per la riscossione delle imposte comunali. Perché il Carrubba ha rescisso il contratto solo quando è stata raggiunta quella cifra, appunto? Perché ha aspettato tanto tempo? Un padrone di casa, se l’inquilino non paga, dopo qualche mese, ingiunge lo sfratto e se uno non rispetta i termini contrattuali, il contratto viene unilateralmente rescisso. Era davvero necessario arrivare a far maturare quella cifra così alta, che, probabilmente, non sarà più recuperata? Questi sono gl’interrogativi cui Carrubba dovrebbe dare risposta. Ma c’è un’ultima domanda. Come mai, un anno prima di dimettersi,prima che scoppiasse lo scandalo nazionale di Tributi Italia, ma dopo la rescissione del contratto, cioè dopo la vera e propria truffa perpetrata dal signor Sagesse, amministratore di Tributi Italia, Carrubba e la sua amministrazione hanno ridato a una ditta privata, con un aggio del 30 per cento, la riscossione delle imposte comunali? Non erano stati scottati a sufficienza da Tributi Italia? E il fortissimo aggio del 30 per cento non incide sulle casse comunali che, quindi, vengono così depauperate di ingenti somme? Somme che, se il servizio fosse svolto da dipendenti interni, andrebbero tutte al Comune? Ci sono davvero dipendenti così incapaci di riscuotere questi tributi? Carrubba risponda a queste domande, se non alla magistratura, almeno ai suoi ex amministrati, prima di gridare che è stato oggetto di lesa maestà. Giorgio Càsole

3


4

Politica

Il notaio eletto all’Ars con il Movimento Crocetta parla delle tante emergenze: “Il porto deve essere una risorsa”

COLTRARO: “IL LAVORO È LA PRIORITÀ”

U

n anno da incorniciare, il 2012. Un anno che difficilmente il notaio di Augusta, Giambattista Coltraro, potrà dimenticare, oggi deputato nel parlamento siciliano nel gruppo all’Ars che fa riferimento al presidente della Regione, Rosario Crocetta. “Onorevole?, siamo tutti delle onorevoli persone. Continuate a chiamarmi Giambattista, oppure notaio, così come avete fatto prima dello scorso 30 ottobre”. Ci scherza su, Coltraro, già impegnato tra i lavori parlamen-

tari all’Ars, con la Commissione allo sviluppo economico dove è stato eletto segretario, e con gli impegni notarili che continua ad assolvere, come se nella sua vita non fosse cambiato nulla. “Basta organizzarsi” - dice - “Il lavoro è lavoro, la politica non può e non deve essere una professione. Questo il popolo siciliano l’ha capito alle ultime elezioni regionali, favorendo i rappresentanti dell’antipolitica. L’esempio lampante è il successo della lista “Crocetta Presidente” e del Movimento 5 stelle. Ha deciso di correre per un seggio all’Ars, perché gli

augustani glielo hanno chiesto. Cosa pensa di fare per questa città? “Nessuno ha la bacchetta magica. Se io l’avessi certamente trasformerei Augusta in meglio. Ma bisogna avere fiducia e soprattutto credere nel programma del governatore Crocetta che nella sua agenda ha inserito la nostra città tra le priorità”. Quali sono secondo lei le priorità per Augusta? “Più che priorità qui ci sono vere e proprie emergenze, soprattutto quella occupazionale. Poi quella ambientale e anche quella sanitaria”.


Politica

Augusta o t a t u p e d o u ha un s Come pensa di affrontare queste emergenze? “Come ha detto più volte Crocetta bisogna investire nelle infrastrutture, soprattutto nell’area portuale. Questa fase è già cominciata e non va dimenticato che il governatore è riuscito a recuperare dall’UE cento milioni di euro, bloccati per “questioni di Stato” per la riqualificazione dell’infrastruttura che diventerà un hub strategico nel Mediterraneo”. Siamo alla politica dei proclami? “Nient’affatto. Alle parole preferiamo le azioni concrete. Prevedo che fra sei mesi si apriranno i primi cantieri nell’area portuale. Questo significa anche sviluppo e conseguentemente occupazione, una boccata d’ossigeno pure per un comparto al default come l’edilizia”. Il futuro di Augusta è legato solamente al porto? “Il porto è una ricchezza. Per funzionare ha bisogno di una serie di infrastrutture collaterali

come l’ammodernamento della rete ferroviaria. Una tratta su rotaie che colleghi Augusta con Catania. Ma questa città ha bisogno di tantissime altre opere pubbliche come, per esempio, parcheggi moderni, la costruzione di un depuratore per la rete fognante e la nascita di una grande cittadella dello sport. Quest’ultima opera potrebbe essere realizzata con capitali privati, ma occorre la collaborazione dell’amministrazione comunale che metta a disposizione una vasta area”. E la vicenda dell’ospedale che ogni giorno che passa viene smantellato? “Ho già avviato contatti e incontri con una delegazione di cittadini. Mi sono fatto già portavoce delle sacrosante richieste della popolazione augustana con il presidente della Regione. L’ospedale deve avere lo stesso trattamento che hanno avuto i nosocomi siciliani che insistono su aree a grande rischio industriale come Milazzo e Gela. La gente stia tranquilla,

Crocetta è sensibile a queste tematiche, vivendo in una città con le stesse caratteristiche di Augusta”. Cosa pensa dell’amministrazione comunale? “È sotto gli occhi di tutti , si è disamministrato a discapito di un’intera comunità. Oggi c’è un commissario regionale che sta svolgendo il suo incarico con tanta abnegazione, ma nello stesso tempo con mille difficoltà, avendo trovato soltanto debiti”. Ma c’è anche un’indagine della Distrettuale Antimafia su affari e politica… “Ho grande rispetto per il lavoro degli inquirenti, ma sull’argomento lasciamo che la Giustizia faccia il suo corso prima di emettere sentenze La lista Crocetta pensa al futuro sindaco di Augusta? “È ancora troppo presto per parlare di candidature e di candidati. Bisogna aspettare l’esito delle consultazioni Politiche, vedere quali saranno i futuri scena-

55


6

Politica

ri e le alleanze che si andranno a formare. Una cosa è certa: il Movimento Crocetta sarà presente con una sua lista ad Augusta, così come negli altri Comuni del siracusano chiamati a rinnovare le amministrazioni.

Credo che arriveranno anche delle direttive regionali: nessun candidato uscente farà parte della nostra compagine. Anche Augusta ha bisogno dell’antipolitica”. Corrado Maiorca

Ampliamento discarica rifiuti

Costa Gigia: un forte NO delle Associazioni ambientaliste

L

e Associazioni AugustAmbiente e Decontaminazione Sicilia, si complimentano con il commissario del Comune, La Mattina, per aver saggiamente, da buon amministratore, richiesto all’Università di Catania uno studio sull’argomento. Nello spirito dell’ attività rivolta specialmente all’ambiente e alla salute dei cittadini, con la presente le ASSOCIAZIONI sottopongono alcune osservazioni sull’argomento: a) l’area della discarica ricade quasi interamente nella fascia di rispetto (ampiezza 150 m Legge Galasso) del vallone del torrente San Cusmano; b) il D.L.gs. 36/2003 preve-

de che le discariche non debbano ricadere in aree esondabili come quella di Costa Gigia, c) l’area della discarica è interessata da una falda superficiale intorno a 5-10 m dal piano di calpestio, e da un falda più profonda che i sondaggi meccanici ed elettrici, eseguiti per il progetto di detta discarica, avevano rilevato come freatica a -33 m dal piano di calpestio; d) l’area della discarica è ed era in contrasto con l’allegato 2.1 del D.L.gs 36/2003 perché interessata da faglie attive e in corrispondenza di doline, inghiottitoi e forme di carsismo che creano un serio pericolo di inquinamento della sottostante freatica; e) nel progetto non figure-

rebbe uno studio sulla direttrice dei venti dominanti, visto che nella discarica verranno scaricati rifiuti contenenti amianto; Da notare che il parere di compatibilità ambientale, all’attuale discarica Costa Gigia, venne probabilmente espresso illegittimamente dal sindaco Carrubba , quale organo politico e non dal responsabile dell’Ufficio legittimato a esprimerlo, Roberto Passanisi, quale organo tecnico, essendo quest’ultimo assolutamente contrario a rilasciarlo. A conferma di quanto sopra le Associazioni hannno allegato il parere negativo sulla compatibilità ambientale espresso dalla Provincia di Siracusa sulla realizzazione dell’attuale discarica e invitano La Mattina a dire NO all’AMPIAMENTO DI Costa Gigia. Alessandra Bianco presidente di AugustAmbiente Luigi Solarino presidente di Decontaminazione Sicilia


Politica

Costituita nell’ottobre 2011, la Publiservizi, società privata di Caserta, ha ottenuto l’appalto per la Tarsu e “in un mese” ha ricostruito l’archivio storico dei contribuenti, volato con i 12 milioni di euro non versati dalla ditta privata “ Tributi Italia”

La denuncia di “Augusta per gli Augustani”

FA MIRACOLI LA NUOVA SOCIETA’ PRIVATA DI RISCOSSIONE DEI TRIBUTI COMUNALI?

L

’ ex sindaco di Augusta, Massimo Carrubba, più volte, durante la suila permanenza sulla poltrona, ha rimarcato che il MIRACOLO che ha permesso al Comune di uscire dalla grave crisi finanziaria è da attribuire “all’efficacia del servizio di esazione dei tributi messo in campo dall’Ente comunale e attraverso l’attività di supporto tecnico fornita dalla Pubbli Servizi Spa “e aggiunge “ l’incasso sulla tassa dei rifiuti è aumentato del 30 % rispetto allo scorso anno ” . Il gruppo dirigente di Augusta agli Augustani pensa che quanto dichiarato dal nostro sindaco è da considerarsi un vero MIRACOLO che una società costituitasi nell’ottobre 2011 sia riuscita a ricostruire, in meno di due mesi, l’archivio storico dei contribuenti che, a detta pubblica del sindaco, era stato portato via dalla precedente ditta privata, Tributitalia, che s’è incassata 12 milioni di euro del Comune ed è sparita, come denunciato dallo stesso sindaco e a ottenere dei risultati che neppure la società privata

che gestiva lo stesso servizio era riuscita a far nonostante i molti anni di gestione. È un MIRACOLO, oppure i contribuenti augustani hanno pagato profumatamente alla nuova società, un lavoro dei lavoratori ex art. 23 che dalla data d’inizio della loro attività gennaio 2001 a oggi (11 ANNI) hanno non solo ricostruito l’ARCHIVIO STORICO, ma gestito in prima persona il rapporto con la cittadinanza. Riguardo all’aumento del 30 % degli introiti sulla tassa dei rifiuti, e da addebitarsi al fatto che un certo numero di contribuenti, invece di pagare il tributo in quattro rate (1 30 ottobre, 2 30 dicembre, 3 27 febbraio preferiscono pagare l’intero importo in un’ unica soluzione il 30 ottobre, perché altrimenti vuol dire che il nostro ex sindaco oltre a fare fare MIRACOLI possiede il dono della CHIAROVEGGENZA. Va evidenziato, inoltre, che all’aumento dell’ 80 % sul canone della Tarsu, tassa sui rifiuti solidi urbani, non ha corrisposto per i cittadini augustani, né un servizio pù’ efficiente della raccolta dei rifiuti, nè l’inizio della raccolta differenzia che se fatto realmente dovrebbe portare a

una riduzione del tributo pagato dai contribuenti e di un guadagno per l’Ente, dovuto alla vendita della carta, del vetro e dei metalli, cosi come avviene nei comuni virtuosi di tantissime città d’Italia. Concludendo, con il pagamento di questi pochi crediti il ex Sindaco ha compiuto, in ritardo, un atto amministrativo dovuto, atto che per essere attuato la Regione Siciliana ha dovuto mandare ben 4 commissari, che saranno costati, per ogni giorno di permanenza ad Augusta, circa un migliaio di euro. Anche le altre ditte, che hanno realizzato dei lavori per la collettività, su richiesta dell’ex Sindaco, devono al pù’ presto essere saldate, perché alcune, per suo merito, hanno dovuto anticipare le somme per i materiali, la manodopera e l’iva sui lavori e oggi sono in fortissima difficoltà economica. Francesco Ruggero

7 7


8 8

Politica

Denuncia di Paolo Amato sulla “gestione fallimentare” dell’Autorità portuale a tre anni dalla nomina di Aldo Garozzo a presidente

PORTO DI AUGUSTA, GAROZZO, MI CI STROZZO

P

aolo, Amato, capogruppo del PdL in seno al consiglio provinciale di Siracusa, interviene spesso sui media locali per richiamare l’opinione pubblica e taluni organismi istituzionali su problemi vitali della città di Augusta. Di recente ha stigmatizzato l’attività o la non attività del presidente dell’Autorità Portuale di Augusta, il siracusano Aldo Garozzo, che suscitò grandi speranze al momento della su nomina, tre ani o sono, anche perché era presidente dell’Associazione industriale di Siracusa e perché gli si accreditavano doti manageriali tali da poter risollevare le sorti del negletto porto cittadino, che ha tutte le potenzialità per fare concorrenza ai grandi porti europei, ma, invece, sta subendo una fortissima crisi, in linea con la grande recessione che in questo periodo attanaglia l’Italia e altri Paesi occidentali. Domandiamo a Paolo amato che cosa rimprovera a Garozzo. “In questi oltre tre anni, dalla nomina di Aldo Garozzo a presidente dell’Autorità Portuale di Augusta, pochissimo è stato fatto sul piano infrastrutturale, i progetti presentati sono obsoleti e, per questa ragione, i finanzia-

menti rimangono al palo. Pochi , timidi, tentativi di promuovere alcune linee di trasporto sono miseramente falliti”. La sua visione è proprio nera; non c’è nulla che si salvi? Che cosa rimane in piedi? “Rimane in piedi l’unica idea progettuale , vecchia di alcuni decenni, quella di puntare su un terminal container, che , secondo molti addetti ai lavori, rischia di fallire prima di incominciare. Nelle ultime settimane le cronache nazionali sono state piene dei fatti riguardanti l’Ilva di Taranto e le vicende dei minatori e degli operai sardi che rischiano di perdere il posto di lavoro. Potrebbero esserci problemi analoghi qui da noi? “Nessuno ha mai parlato delle centinaia di addetti d’azienda private che gravitano attorno alla rada di Augusta, che il posto lo hanno già perso, e di altre centinaia di altri che sono in cassa integrazione, cassa integrazione che è – com’è noto – l’anticamera del licenziamento. Si tratta di aziende private di poche decine di operai che si trovano in ginocchio da anni a cau-

sa della mancanza di commesse e lavori all’interno del porto. Cantieri navali con lunghe tradizioni storiche alle spalle, ditte metal – meccaniche che sono costrette a soccombere a causa della mancanza di lavoro e questo a causa dei mancati investimenti degli enti pubblici, del ministero della Difesa e della mancanza di decollo dell’area commerciale di Punto Cugno”. Cui sono state vivaci critiche in questo senso, anche da parte di personagi istituzionali. “Sì, certo, citiche arrivate in questi anni da autorevoli protagonisti come il comandante della Capitaneria Francesco Frisone o il primo cittadino di Augusta. Il presidente Garozzo rimane un “battitore” libero, non vuole ingerenze e non rispetta le opinioni professionali altrui. Quest’Autorità Portuale , non solo non ha portato nuovo lavoro, ma sta rischiando di far perdere anche quel poco di buono che è messo a disposizione da altri enti.” Per esempio? “Il caso clamoroso di Forte Vittoria, costato alla comunità svariati miliardi che , dopo una rocambolesca inaugurazione è in abbandono, alla mercè del tem-

Foto concessa per la cortesia di Augustaonline


Politica

po e dei vandali. Un patrimonio storico-monumentale che rischia di andare perduto per mancanza di attenzione, senza manutenzione né prospettive . Basterebbe riaprire il portone, magari affidandolo a volontari o privati per tenerlo aperto, riportando i visitatori, organizzando convegni ed eventi culturali. Sono certo che alcune decine di posti di lavoro potrebbero essere disponibili.” Ci sono casi ancora più gravi, relativi alla funzionalità del porto? “Altro caso clamoroso è la mancata manutenzione della diga foranea, che già negli anni passati ha provocato numerosi problemi all’operatività all’interno della rada a causa delle mareggiate che irrompono da diversi varchi creati dalle onde che hanno spazzato via i massi. L’ultimo “rifiorimento” della diga risale agli anni Sessanta del secolo scorso, eppure alcuni anni fa era stato emesso un bando per la manutenzione e una ditta aveva vinto la gara.

Che fine hanno fatto quell’appalto e quei lavori? Per non parlare di mancate manutenzioni alle banchine di Punto Cugno e alla nuova darsena”. C’è ancora qualche altro rilievo? “L’autorità portuale ha anche portato scompiglio alla banchina Sant’Andrea cacciando i pescatori per lavori di miglioramento e alla vecchia darsena, dove i lavori hanno suscitato momenti di tensione per un muro di cemento armato che, vistosamente, avrebbe significato la netta divisione tra la città e il suo mare in uno dei pochi varchi lasciati aperti da esigenze militari o industriali. Mentre in numerose città italiane e siciliane la città è stata integrata con le aree portuali, ad Augusta si costruiscono confini e si allontanano pescatori e cittadini da zone che storicamente fanno parte della vita quotidiana degli augustani. È uno strano modo di gesti-

re la portualità, un disastro progettuale che non ha tenuto conto del futuro dei traffici e di altre opportunità. I vertici dell’ente portale hanno salvaguardato solo il comparto petrolchimico, hanno pensato che il mondo si è fermato ai container, non tenendo conto di cantieristica, pesca, diporto e turismo grazie a quel grande patrimonio rappresentato dal Golfo Xifonio e della baia di Brucoli che avrebbero potuti essere inglobati per diversificare le attività. Una visione forse un po’ troppo complicata per un manager che, sostanzialmente e obiettivamente, ha sempre e solo considerato il petrolchimico come casa propria, considerando anche la doppia veste di presidente degli industriali, un motivo in più per chiedere un ripensamento e un passo indietro prima che sia troppo tardi.”

9

9


Nasce un nuovo movimento per candidare a sindaco Domenico Morello dirigente provinciale settore ambiente

10

“AUGUSTA HA DAVANTI A SÉ LA SFIDA DI UN NUOVO GIORNO” È LO SLOGAN DI AUGUSTAINSIEME

E

ravamo quattro amici al bar, esordisce citando il titolo di una celebre canzone, il portavoce di una nuova lista civica denominata AUGUSTAINSIEME, il cui uomo-immagine sarà certamente Domenico Morello,augustano con una vasta rete di relazioni parentali e amicali, dirigente del settore Ambiente alla Provincia Regionale di Siracusa L’esordio sta a significare che non ci sono poteri forti dietro questo movimento né coloriture ideologiche. Si tratta, appunto, di un gruppo di persone che, vivendo in Augusta nel momento della “ crisi più drammatica della sua storia recente, nel pieno di una recessione economica che a tutte le latitudini miete disoccupazione e nuove povertà, ritengono di volersi mettere in discussione o mettersi in gioco – come si dice oggi – e “scendere in campo” personalmente “perché la città vive una condizione di precarietà senza precedenti, con l’infamante sospetto di infiltrazioni mafiose nelle istituzioni locali, nel dissesto delle casse comunali e con il declino industriale che avanza, mentre permangono evanescenti altri orizzonti di sviluppo e si materializzano i rischi di una irreversibile marginalità.” I cosiddetti quattro amici al bar hanno chiamato a raccolta parenti, amici, colleghi per realizzare un comitato organizzatore, consapevoli che “a ogni livello, è matura la consapevolezza che le eccezionali difficoltà di oggi, accresciute ed aggravate nel silenzio e nel disimpegno generale, sono imputabili, in parte,

a politici e amministratori locali che, nel tempo, hanno rivelato inadeguatezza crescente al compito di governo della comunità augustana e un certo uso irresponsabile delle istituzioni che, ora e per diversi anni a venire, dovrà necessariamente scaricarsi sui cittadini.” Fra coloro che hanno accolto l’invito in un noto locale di Viale Italia, giovedì 20, dicembre 2012 abbiamo notato ex amministratori comunali di lontane o recenti amministrazioni, con l’esclusione dell’ultima, quella segnata dalla presenza di Carrubba, indagato per collusioni mafiose. I “quattro amici al bar” chiedono però ai “protagonisti” della politica “di farsi da parte, ultimo gesto di onestà e di responsabilità prima di scrivere una pagina nuova della storia della città e per rifondare Augusta solidale e coesa come un tempo, impegnata ad affrontare, fiera della propria identità, un cammino di rinascita che si preannuncia lungo e difficile.” Nello stesso tempo i “quattro amici” fanno appello o alla società augustana e alle migliori componenti delle forze politiche, dei partiti e dei movimenti, perché abbia inizio una stagione di impegno civico fondato sulle energie cittadine più competenti e volenterose, riconosciute per integrità morale e capacità professionali, desiderose di lavorare per la città, per superare un presente difficile e aprire le porte alle opportunità e alle prospettive del domani. Il nuovo movimento civico auspica di poter costruire “con la dignità di una politica nuova, guidata da un Sindaco onesto e credibile, autorevole e all’altezza della propria funzione, un’ amministrazione

comunale moderna ed efficiente in grado di assicurare ai cittadini augustani buoni servizi a costi accettabili e con procedure trasparenti, tagliando alla radice sprechi e privilegi, affermando la cultura della legalità contro tutte le mafie e restituendo alle istituzioni locali, con la partecipazione responsabile di tutti e nel segno della storia gloriosa della città, l’onore oggi ferito.” In questo modo AUGUSTAINSIEME pensa di avere le carte in regola “per rivendicare la riparazione dei danni all’ambiente procurati da decenni di dissennato sfruttamento industriale, per fondare il rilancio della nostra portualità, per reclamare la valorizzazione del nostro tessuto produttivo, purché orientato alla sostenibilità dello sviluppo e alla sicurezza ambientale, per organizzare la città in modo da renderla più attrattiva agli investimenti e alle nuove attività economiche, per restituire ai giovani strutture e impianti per la cultura e lo sport, per garantire alle persone, specie le più deboli e vulnerabili, risposte pronte ai loro bisogni.” Questa di AUGUSTAINSIEME è, in questo momento, la seconda lista civica. La prima è stata quella di “Augustachecambia” capeggiata da Marco Stella, di estrazioni partitiche finiane, che tentò cinque anni fa di scalzare Carrubba da palazzo di città. È quasi certo che nasceranno altre liste civiche, considerando che molti, in questo momento, mal sopportano i partiti tradizionali, per tutti gli scandali che stanno venendo alla luce, riguardo allo sperpero del denaro pubblico, elargito a partiti e a gruppi parlamentari. Cecilia Càsole


Ambiente

Luigi Solarino ringrazia fra sincerità e ironia

RIGASSIFICATORE ADDIO

D

opo sette anni di lotta ìmpari, fra l’alternarsi di successi e delusioni, sostenuta strenuamente da Decontaminazione Sicilia, AugustAmbiente e dai Comitati cittadini No Rigassificatore di Melilli e Priolo, finalmente è stata pronunciata la parola NO alla realizzazione del Rigassificatore della Ionio Gas. Un sentito grazie va al saggio temporeggiatore Raffaele Lombardo che ha mantenuto la promessa “non sarò io a uccidere i miei figli”. Un sentito biasimo va a quanti per vari motivi sostenevano la realizzazione di detto mostro dalle tre corna, tanti quanti erano i pericolosissimi serbatoi da 150.000 mc di metano liquido previsti dall’impianto; fra questi i sindacati tutti, gli amministratori dei comuni interessati e in particolare l’ex sindaco Carrubba, che già patteggiava le compensazioni del baratto rigassificatore - sicurezza dei cittadini, che si rifiutò di indire per Augusta il referendum sul rigassificatore, in questo sostenuto unanimemente dalla Giunta e da parte del Consiglio

Comunale. Un particolare posto da irresponsabile nella vicenda spetta all’ex ministra Prestigiacomo, a Lo Bello di Confindustria, agli onorevoli De Benedictis e Marziano, quest’ultimo recentemente scriveva al neo presidente Crocetta di attivarsi per autorizzare il rigassificatore, ignorando quanto dichiarato in campagna elettorale dal Crocetta “Non ho niente contro i rigassificatori perché so che sono sicuri, però, sono contrario alla loro presenza dentro un’area satura di impianti che hanno i loro problemi di sicurezza”. Tutti costoro hanno sempre ignorato le nostre denunce e scientemente non hanno tenuto conto dell’infame delibera del 3° governo Berlusconi, la n. 178 (G.U. 29/8/2005), che prevedeva il pagamento alle aziende gasiere del 71% dei ricavi di riferimento per 20 anni anche se non avessero prodotto un solo metro cubo di gas, non interessandosi alla salute e alla sicurezza dei residenti e solo per favorire quelli della Ionio Gas. Ora l’Autorità italiana per l’Energia e il Gas, con delibera

n.451 del 31.10.2012, ha sospeso gli aiuti di Stato, definiti “fattore di Garanzia (FG)”, alle aziende che costruiscono e gestiscono i rigassificatori. Tale sospensione è intervenuta dopo che la Commissione Europea ha richiesto chiarimenti alla rappresentanza italiana al Parlamento Europeo con lettere del 14 ottobre 2010 e del 15 maggio 2012, denunciando la violazione del principio della libera concorrenza del mercato sancito dal Trattato Europeo.

Luigi Solarino

1111


1212

Ambiente

L’ultimo “regalo” dell’ex ministro per l’ambiente, Stefania Prestigiacomo

ALLA FACCIA DELLA PROTEZIONE AMBIENTALE

L

’ultimo regalo dell’ ex ministra Stefania Prestigiacomo agli abitanti del triangolo della morte -Augusta-Melilli-Priolo,l’area a più alto rischio ambientale di tutto il Mediterraneo. Si tratta di uno dei radar acquistati dalla Guardia di finanza in Israele per far la guerra ai migranti, lo stesso che era stato installato nella riserva naturale del Plemmirio, Siracusa, e poi smantellato per non deludere i concittadini-elettori della prima donna dei berlusconiani doc di Sicilia, fortemente preoccupati per le sue potenti emissioni elettromagnetiche. “Lo trasferiremo da un’altra parte, lontano dai centri abi-

tati”, aveva annunciato la Prestigiacomo. Detto e fatto. Adesso il radar anti-migranti si mostra in tutta la sua pericolosa grandezza puntando al Golfo di Augusta, in cima a una collina calcarea di località Cugnicello Palombara, nel comune di Melilli, all’interno di quella che sino al 2000 era una delle più importanti stazioni per le telecomunicazioni della Marina militare e delle forze Usa e Nato. Peccato che il nuovo impianto della Guardia di Finanza è tutt’altro che distante dalle popolazioni: a due passi c’è Melilli con i suoi 12.000 abitanti; più sotto i centri di Priolo Gargallo e Augusta e chilometri e chilometri di raffinerie e industrie petrolchimiche, interminabili file di camini, torri e ciminiere che avvelenano l’ambiente e il territorio. Un golfo, quello tra Augusta e Siracusa, che di sbarchi di migranti nell’ultimo secolo non ne ha visti ancora, ma che invece è meta tutti i giorni, 365 giorni all’anno, delle soste di petroliere, navi portacontainer zeppe di sostanze altamente tossiche, finanche sottomarini e portaerei a propulsione nucleare. La più grande pattumiera d’Europa, esposta al rischio sismico e ai maremoti, dove la follia delle transnazionali dell’energia vorrebbe costruire perfino un immenso rigassificatore… È sempre più disumano

il volto del capitalismo d’Italia. Sulla vicenda sono intervenute pubblicamente alcune associazioni. “Un’Altra Storia” associazione politico-culturale, presieduta da Rita Borsellino, insieme ai comitati di Melilli-Priolo da tempo hanno segnalato la pericolosità dell’impianto che la Ionio S.r.l. intende realizzare in una zona industriale già tristemente famosa come “triangolo della morte”, dove l’effetto domino potrebbe generare una catastrofe anche solo per un errore umano, dove la presenza di un affollato porto commerciale non garantirebbe le misure di sicurezza legate alla distanza da mantenere rispetto alle navi gasiere e dove ancora la presenza del porto militare ci fa diventare anche zona a rischio nucleare, quando periodicamente siamo visitati da sommergibili nucleari, forse meno sicuri delle centrali, come denunciato da Legambiente. L’unico politico sempre sensibile e coerente si è dimostrata Rita Borsellino, che già in un sua visita ad Augusta aveva manifestato il suo parere negativo ad autorizzare la costruzione dell’impianto, in una zona dove non mancano le centrali e sarebbe invece necessario bonificare e programmare un piano industriale che non sfrutti il territorio Antonio Mazzeo


Ospedale

L’ex sindaco Vittorio D’Amico da Guinness dei primati

53 ANNI AL SERVIZIO DELLO STATO 5 3 anni di lavoro ininterrotto al servizio dello Stato. Un vero, autentico, primato. Un primato imbattibile e, crediamo, unico. Chi potrebbe, ai tempi d’oggi, appena tredicenne entrare in una particolare scuola statale per futuri operai? Nessuno. Lo Stato stesso non ha più quelle scuole. A tredici anni, l’augustano Vittorio D’Amico si iscrisse alla scuola allievi operai di Marinarsen Augusta, cioè l’Arsenale, all’interno della base militare della città fondata da Federico II di Svevia. Per iscriversi occorreva aver compiuto i tredici anni e non ancora i quattordici. Il piccolo D’Amico si trovava in quella fortunata circostanza. Entrare all’Arsenale, cinquantasei anni fa, significava avere la possibilità di sottrarsi al precariato del lavoro in campagna, nell’edilizia o nell’artigianato, evitare i turni pesanti nelle industrie inquinanti, non svolgere un’attività commerciale con i rischi e le ansie che questa comporta (senza aggiungere, poi, che per attivare un commercio occorre avere i capitali). All’Arsenale, dopo la scuola allievi, si aveva la certezza di essere assunti in pianta stabile dallo Stato, che assicurava un ambiente di lavoro dignitoso, confortevole, garantista, dai ritmi accettabili, con una paga sicura, mese dopo mese. Si diceva allora in siciliano: ‘A paga d’o guvernu è poca, ma cu a lassa è foco’. Non dovrebbe essere difficile capire che sarebbe stato da incoscienti lasciare un posto sicuro, ancorché con uno stipendio non eccelso. Infatti, proprio perché la paga non era granché, molti operai di Marinarsen svolgevano un secondo lavoro. Car-

pentieri, falegnami, saldatori, idraulici, terminata la loro giornata lavorativa intorno alle quattro del pomeriggio, si fiondavano nei cantieri, nelle case o nelle botteghe artigiane di Augusta per arrotondare lo stipendio. Lo facevano anche di sabato, giornata festiva per loro, altro privilegio di status, come quello di mangiare a mensa all’interno dell’Arsenale, come tuttora succede. Oggi l’arsenale non è più quello di un tempo, che dava lavoro a molte persone. Il “collocamento a riposo” di Vittorio D’Amico, dopo 53 anni di servizio, rappresenta probabilmente una datasimbolo. A mano a mano che andranno in pensione, le persone come D’Amico non verranno sostituite. Probabilmente non ci sarà più la garanzia del posto di lavoro, come, del resto, tale garanzia, ormai, non c’è più in tutti gli organismi pubblici. Infatti, dopo il periodo di prova, si viene assunti a tempo indeterminato, non si passa più di ruolo, come un tempo. Vittorio D’Amico , a sessantanove anni, è ovviamente orgoglioso del suo primato, più orgoglioso del suo mandato di sindaco della città negli anni Ottanta. Era ovviamente emozionatissimo domenica 7 giugno 2009 quando, in occasione della festa della M.M., che ad Augusta fu celebrata con anticipo, fu pubblicamente letta, alla villa comunale, davanti a una marea di gente, la lettera di apprezzamento che l’allora comandante di Marisicilia, ammiraglio Toscano, gli indirizzò prima del congedo. Questo il testo: In occasione del Suo collocamento a riposo, dopo 53 anni di ininterrotto servizio reso alla Marina Militare,

ho il piacere di esprimerLe il mio sentito apprezzamento per il Suo contributo professionale fornito nella lunga carriera lavorativa. Le Sue qualità umane e professionali e il non comune senso del dovere sono emerse fin dal lontano 1956 allorquando frequentò il corso allievi operai nell’Arsenale di Augusta per poi essere nominato prima operaio giornaliero e, successivamente, operaio permanente. Nel corso dell’impiego assolveva gli obblighi militari di leva e conseguiva il diploma all’Istituto Nautico di Siracusa. Via via, nel corso degli anni, il Suo impegno, la Sua serietà di operare, la Sua assiduità e professionalità Le hanno fatto conseguire lusinghieri risultasti professionali culminati nella recente nomina a “funzionario tecnico”. L’attività sindacale svolta e le cariche amministrative di consigliere comunale, assessore e poi sindaco di Augusta sono ulteriori espressioni di dedizione e impegno personale pari a quelle professionali costantemente e intelligentemente fornite ai superiori sia all’Arsenale della Marina che alla Direzione del Genio Militare per la Marina di Augusta, attuale sede di servizio. In conclusione, le cennate doti La additano quale esempio di elevata competenza, dedizione e attaccamento al servizio che hanno dato prestigio e lustro all’Amministrazione e contributo al buon funzionamento delle navi della Marina, chiamate a operare nei mari più remoti. È quindi con gratitudine che Le formulo i più cordiali saluti e auguri per il Suo futuro, in occasione del suo imminente collocamento a riposo.

13


14

Eventi Culturali

LECTURA DANTIS AL CIRCOLO UFFICIALI

L

a Lectura Dantis è il nome con cui si definisce la lettura o la declamazione delle opere dantesche, in particolare di canti della Divina Commedia. Nel corso dei secoli le modalità di Lectura Dantis sono cambiate, da una semplice rivisitazione dei testi delle opere si è infatti passati a una vera e propria critica e spiegazione testuale dell’opera stessa. Giovanni Boccaccio già nel Trecento decantava i versi della Divina Commedia non solo per elogiare la capacità dialettica di Dante, ma anche per fornire una spiegazione dettagliata dei canti stessi ricercandone così il profondo significato. Nel XX secolo si è passati da una semplice declamazione dell’opera a una performance di carattere sempre più teatrale. Vittorio Gassman e Roberto Benigni offrono un esempio di grandi attori che hanno saputo interpretare magi-

stralmente i versi danteschi donando loro una tensione quasi drammatica. Il 25 maggio 2012, nell’elegante Circolo Ufficiali, il docente liceale Giorgio Càsole ha tenuto una relazione dal titolo Humanae Temptationes interpretando e commentando i versi di due canti dell’Inferno dantesco, ad avviso di molti tra i più significativi dell’opera stessa: il V canto di Paolo e Francesca e il XXXIII, detto del Conte Ugolino. Drammi di personaggi realmente vissuti nella Firenze del Duecento, peccatori in una società dominata dalla furia demoniaca del potere economico e politico. La modernità e il significato profondo di questi due canti sono stati pienamente trasmessi al pubblico grazie alla magistrale interpretazione di Giorgio Càsole, con il quale si è complimentato l’amm. Brogi, presidente del Circolo, che da “fiorentino” è rimasto piacevolmente colpito dalla mirabile Lectura Dantis

del docente di lettere. Nell’intervallo tra un canto e l’altro del capolavoro dantesco si esibita al pianoforte la giovanissima pianista Martina Trogu della V ginnasiale del liceo Mègara. L’evento è stato organizzato da un’altra docente dello stesso liceo, Luisa Cusumano, docente di Inglese, la quale ha affermato: “Caro Giorgio, dobbiamo ringraziarti per la tua appassionata presentazione dei canti che hai reso da subito originale e coinvolgente con la splendida citazione iniziale della lettura della Divina Commedia tratta da Se questo è un uomo di Primo Levi. e profonda nei commenti. Purtroppo Dante non ha avuto natali siciliani, ma sicuramente le parole della cultura non hanno confini regionali.” Il profilo biografico del prof. Càsole è stato delineato dall’avv. Francesco Migneco. Madrina della serata la signora Brogi. Tra il folto pubblico, era presente la direttrice del museo Bellomo di Siracusa, l’augustana Carmela Vella, che ha invitato il prof. Càsole a replicare l’evento in occasione di una manifestazione che si terrà nel museo siracusano. L’evento al circolo ufficiali è stato preceduto da uno analogo, svoltosi il 29 settembre 2011, nella chiesa del Sacro Cuore, dopo quasi cinquant’anni. Federica Fiume


15

L’indiscrezione confermata dal comandante, ammiraglio Caruso

Marisicilia, fra un paio d’anni, addio!

A

ugusta è senza un campo sportivo. Fino a cinque anni fa ce n’era uno all’ingresso della città, un campo malandato, senza illuminazione, senza una tribuna decente, che qualcuno, grossolanamente, osava appellare come stadio. Poi si è “scoperto”che era stato realizzato su un terreno contaminato da sostanze scaricate dalle industrie in anni passati, con l’avallo di qualche amministrazione comunale. Augusta è senza piscina comunale. Ce n’era una realizzata all’interno di un vecchio cinema all’aperto in contrada Badiazza, tant’è che era chiamato “arena Badiazza”, essendo, appunto, cinema estivo, senza copertura. La piscina fu realizzata quando ancora non esisteva nemmeno il progetto del ponte cavalcavia intitolato al fondatore di Augusta, Federico II di Svevia. Ora tale piscina, preziosa non solo per i bravi atleti augustani, ma per i tanti ragazzi e giovani che vogliono esercitarsi nel nuoto e nella pallanuoto, è chiusa anch’essa da anni e rimane lì, monumento all’insipienza, all’inettitudine di quegli amministratori incapaci di progettare e di cercare finanziamenti, nemmeno bussando alle vicine industrie che sfruttano il nostro territorio, che inquinano e che provocano malanni e malattie mortali. I nostri amministratori,

invece, comunali non sono stati capaci di vedere un poco al di là del proprio naso, cioè nel vicino comune di Priolo, i cui amministratori sono stati in grado di farsi dare come compenso dalle industrie inquinanti un pallone tensostatico enorme e altri “doni” utili alla collettività. Augusta sta perdendo l’ospedale civico, dopo aver perso quello militare, l’ospedale “Muscatello”, con reparti che una volta erano fiori all’occhiello nell’àmbito della sanità provinciale, reparti ora trasferiti , soprattutto per la volontà politica del “governatore” della Sicilia, quel Raffaele Lombardo, che non ha rispettato nemmeno una legge della Regione che prevede il potenziamento non già il depauperamento degli ospedali nelle aree a rischio di crisi ambientale, qual è, senza dubbio e con tanto di certificazione ministeriale, l’area di Augusta-Priolo-Melilli. Augusta sta per perdere la sezione staccata del tribunale, il che provocherà disagi enormi ai cittadini che dovrebbero sborsare cifre enormemente superori agli avvocati per avere giustizia. Il tribunale ad Augusta ha attualmente sede in un palazzo, palazzo Tabita, fuori città, che una volta era sede di esposizione di mobili, per cui il Comune paga fior di euro per l’affitto e contemporaneamente, per un “inghippo” contrattuale il Comune, cioè noi stessi sborsiamo fior

di euro per il palazzo blu di Via Lavaggi, di proprietà di privati, dove, però, per ora il tribunale non può trasferirsi. E questo doppio esborso dura da almeno un anno. E noi cittadini paghiamo. Augusta perderà anche la sede di Marisicilia, trasferita da Messina ad Augusta oltre dieci anni or sono, il 1° novembre 2002. Quando accadrà non è dato per ora sapere. Al massimo fra un paio d’anni. Ma è certo. È nell’attuale logica delle cose, per cui, stante la crisi, bisogna risparmiare e risparmiare significa anche abolire alti vertici, come l’ammiraglio di divisione che aveva e ha il comando di Marisicilia. Ce lo ha confermato l’attuale comandante, l’ammiraglio di divisione Raffaele Caruso, molto legato ad Augusta per avere sposato una nostra concittadina, conosciuta quand’egli era giovane ufficiale di stanza qui a Maribase di Augusta. E tale, dunque, ritornerà a essere la base della Marina Militare nella nostra città, comandata da un capitano di vascello o da un contrammiraglio. La stessa sorte toccherà a Marisardegna e al dipartimento di Ancona. Questi enti, queste denominazioni non esisteranno più. Tutta l’area di pertinenza diMarisicilia dipenderà da Taranto, città che, con la Spezia, dividerà l’onore d’essere la base della Marina Militare più importante d’Italia.


16

Sanità

Ricordando l’ultima fiaccolata per il Muscatello

SORBELLO? PRESENTE! CARRUBBA? ASSENTE!

A

lle 6 del pomeriggio di lunedì 17 ottobre 2011 in Piazza Duomo c’è un capannello di gente. La popolazione è stata informata attraverso locandine e social network. Per quell’ora è stato fissato in quella piazza il luogo d’incontro e di partenza per una fiaccolata in difesa del Muscatello, l’ospedale civico , cioè pubblico, che, per decreto del’assessore regionale alla salute, Russo, dev’essere privato di due importanti reparti: quello di ostetricia-ginecologia e quello di pediatria, da trasferire a Lentini, secondo un piano di “rifunzionalizzazione”, orribile termine per indicare che la sanità pubblica è diventata troppo onerosa e occorre articolare meglio sul territorio le risorse per evitare sprechi e, quindi, per risparmiare. Ci sono, però, alcune considerazioni da fare. La prima: non siamo nel nord Italia, dove ci sono cittadine molto vicine l’una all’altra con piccoli e anche efficienti ospeda-

li pubblici, ma non più in grado di soddisfare al meglio tutte le esigenze dell’attuale società tecnologicamente avanzata,che ha necessità di costosissime attrezzature(risonanza magnetica, camera iperbarica), sì che è meglio specializzare gli stessi nosocomi vicini, dando la possibilità all’utenza di rivolgersi all’uno o all’altro a seconda delle esigenze, ricevendo da ciascuno il meglio in fatto di persone e di mezzi. La seconda: Il Muscatello di Augusta serve un ampio bacino di utenza, che comprende più comuni ed è ubicato in un’area considerata già nel 1990, dallo stesso ministero dell’Ambiente, ad alto rischio di crisi ambientale, come quelle di Milazzo e di Gela: per queste aree la stessa Regione Sicilia, con propria legge, ha deciso il “potenziamento” non già il depauperamento degli ospedali: ergo, il Muscatello, a norma di legge, non dovrebbe subire alcun taglio, ma dovrebbe essere, appunto, potenziato; non

volendo far questo e non volendo/potendo andare contro legge si adopera l’orrendo neologismo del burocratese: rifunzionalizzazione. Terza: in loco, in territorio di Augusta, cioè, esiste una struttura privata “Villa Salus”, nata come clinica ortopedica per integrarsi con il Muscatello, privo del rerparto di ortopedia e traumatologia, divenuta nel tempo una’imponente struttura che fa concorrenza al civico nosocomio perché è in regime di convenzione: riceve, cioè, soldi pubblici Quarta: Lentini ha espresso, fino a ottobre 2012, un deputato regionale, Gennuso, militante nell’MpA, Movimento per l’Autonomia, fondato e guidato da quel “governatore” Lombardo a capo della Regione Siciliana fino al 31 luglio 2012, responsabile massimo della “rifunzionalizzazione”, malattia che ha colpito molti nosocomi siciliani. Lo stessa mattina della fiaccolata, a Lentini viene inaugurato in pompa magna il nuovo ospedale, presente lo stesso Lombardo dallo sguardo sfuggente (non guarda mai la telecamera e volta lo sguardo da un parte e dall’altra) presente, pour cause, il direttore generale dell’ASP siracusana, Franco Maniscalco che ha stanziato la bella somma di 40 000 euro (avete letto bene: quarantamila) per l’evento, che prevede un catering, cioè una “mangiata”, per usare un termine schiettamente

Pippo Sorbello


Sanità

nostro, per duecento persone, alla faccia della crisi, della necessità del risparmio che viene chiesto sempre ai poveri cristi. Ovviamente, a Lentini e a Carlentini sono tutti arcifelici perché, finalmente, dopo un’attesa di vent’anni vedono aperto e in funzione il nuovo ospedale: quello vecchio, vicino al cimitero, fa, logisticamente e esteticamente, schifo. Il nuovo ospedale è bellissimo a vedersi, posto in collina, lontano dal centro, in un luogo che si pensa non inquinato. Ma è grande, troppo grande per i tempi odierni, concepito e progettato in tempi di benessere. Bisogna riempirlo. E allora che fare? Occorre “rifunzionalizzare”, cioè, ridurre la spesa. Secondo questa logica, i piccoli ospedali non possono più esistere, anche perché le nuove tecnologie, tac, risonanza, camera iperbarica, costano e non è possibile dotare ogni struttura di queste tecnologie. Le cliniche private, convenzionate con il Servizio Sanitario Nazionale, però, ne sono tutte fornite. Lentini ha un ospedale nuovissimo, ma troppo grande. Gennuso deputato dell’MPA combattivo e tenace, minaccia d’incatenarsi a favore del nuovo ospedale, e, allora, che si fa? Niente di meglio che,

A Lentini stanziati 40 mila euro per “sfamare “ 200 persone all’inaugurazione del nuovo ospedale e siamo in tempi di crisi profonda nell’ottica della “rifunzionalizzazione” togliere alcuni reparti dall’ospedale di Augusta e accorparli a quelli di Lentini, andando contro una legge della stessa Regione siciliana che prevede il potenziamento degli ospedali nelle aree ad alto rischio di crisi ambientale, quale indubbiamente è quella di Augusta, e nonostante i milioni di euro spesi per il nuovo padiglione, per migliorare il quale sono stati già stanziati circa 10 milioni di euro. Un padiglione che da anni ormai è abbandonato, non utilizzato, mentre continuiamo a pagare gli affitti per gli ambulatori che sono ubicati nel cosiddetto palazzo di vetro di Via Trieste, in locali di proprietà di Pippo Amara. Un fiume di denaro pubblico speso e da spendere che sembra non preoccupare più di tanto Franco Maniscalco che si fa ritrarre sorridente a tutti denti sulla copertina di un giornale aziendale finanziato sempre con soldi pub-

blici. I poveri cristi augustani non ci stanno. Non ci stanno a perdere il proprio ospedale, perché, perdendo i due reparti di ginecologia e pediatria, il rischio è di perdere l’ospedale in quanto tale, giacché non si può definire ospedale una struttura con meno di 120 posti letto. C’è da aggiungere che, disgraziatamente, per quanto riguarda ginecologia, non sono più i tempi del primario Salvatore Paci, la cui fama attirava mamme a frotte da fuori Augusta. Anche il reparto di Medicina non vive tempi gloriosi. C’è chi sostiene, e forse non a torto, che il disegno politico a favore di Lentini prevedeva l’abbassamento della qualità nei reparti, per dimostrare che l’utenza s’è abbassata e non si possono mantenere doppioni in un territorio così strutturato. I poveri cristi augustani da tre anni hanno intuìto il disegno e

17


18

da tre anni organizzano manifestazioni a a favore del mantenimento e dell’integrità del Muscatello. In un primo momento il primo cittadino, Carrubba, è sembrato favorevole toto corde a ogni iniziativa, aggiungendo di voler seguire le vie legali, come il fallimentare ricorso al TAR, per tutelare il Muscatello, senza mai arrivare alla decisione, che prese nel 1960 l’allora vicesindaco Giovanni Saraceno, di occupare porto e altri gangli vitali di Augusta per difendere l’unità amministrativa del porto di Augusta. Il decreto ministeriale era già pronto. La rivolta popolare, guidata, appunto da Saraceno, che non provocò danni né alle persone né alle cose, fu così efficace, specie anche perché bloccò l’attività portuale vitale per i rifornimenti nazionali di carbu-

rante, da far annullare il decreto e tutto tornò come prima. Il decreto assessoriale per “scippare” il Muscatello di altri due reparti – quello di psichiatria era stato scippato prima – è ancora in pieno vigore. Il primo cittadino si è defilato, forse perché ha in animo di candidarsi alle elezioni regionali proprio nel partito di Lombardo. I poveri cristi augustani alla fiaccolata del 17 ottobre sono diventato un serpente umano che s’è ingrossato a mano a mano che ci si avvicinava al Muscatello, dopo aver attraversato da Piazza Duomo, Via Principe Umberto e, dopo la Porta Spagnola, Via Lavaggi e Viale Italia, con l’animazione dei giovani che urlavano slogan contro Carrubba, la cui assenza era rimarcata dalla vistosa presenza del sindaco di Melilli, Sor-

bello, in prima fila con la fascia tricolore. Mescolato in mezzo alla folla il deputato dell’ARS Vinciullo,che, recentemente, s’è scagliato contro Franco Maniscalco per la “scomparsa” prima e la”rottamazione” dopo della camera iperbarica per il Muscatello, costata 5oo milioni di lire e mai entrata in funzione. Fra i dimostranti incontriamo Luigi Marino, ex consigliere e assessore democristiano, che se la prende con chi non partecipa alla manifestazione. “Gl’indifferenti fanno il gioco del nemico”, afferma Marino. In poco tempo i partecipanti alla fiaccolata diventani circa mille e cinquecento. I poveri cristi augustani, organizzati in comitato, hanno deciso di organizzare la fiaccolata del 17 ottobre, dopo l’ultima, fallimentare, del 27 settembre, non solo come contraltare all’inaugurazione “pantagruelica” dell’ospedale di Lentini, ma come fatto simbolico, per significare che la fiaccola è ancora viva. Sì, ma fino a quando?

Massimo Carrubba


19

SFONDANO SEDE DI BANCA PORTANDO VIA UN BOTTINO DA 20 MILA EURO

A

lle 4 circa del mattino di sabato 21 aprile 2012, prima dell’alba, gli abitanti del quartiere di Viale Italia, soprattutto quelli vicini alla sede della filiale della Banca Agricola Popolare di Ragusa, al numero civico 300, sentono un forte boato. Si svegliano di soprassalto e pensano subito all’esplosione di una bomba o alla scossa di terremoto. Qualcuno si affaccia e vede che un mezzo commerciale tipo Iveco daily, munito di gru, scappa a gran

velocità, seguito da un’automobile scura non meglio precisata. Vengono allertati i carabinieri che si recano sul posto per constatare che la sede della filiale è stata oggetto di un autentico audacissimo assalto banditesco organizzato con tecnica spericolata e in perfetto stile cinematografico da action movie. La banda ha sfondato con il mezzo commerciale, usato come ariete la parte dell’ingresso dov’è collocata la piazzaforte del bancomat, hanno imbragato con la gru la cassafor-

te, dove c’era un bottino di ventimila euro circa e sono fuggiti a gran velocità, seguiti dalla vettura scura in cui, evidentemente, stavano i complici che fungevano da palo. I banditi nel veicoloariete erano a viso coperto per non essere ripresi dalle telecamere della filiale. Giulia Càsole


2020

Documento

Cronaca di un’illusione La speranza è l’ultima a morire? No è MORTA!

LA GINECOLOGIA A LENTINI

S

pes ultima dea, “Speranza ultima dea” dicevano i Romani e noi diciamo che la speranza è l’ultima a morire. Ricordiamo il proverbio latino e quello italiano a proposito della prevista occupazione dell’ospedale Muscatello, indetta, organizzata e diretta, in prima persona, dal sindaco Carrubba, che l’ha annunciata al consiglio comunale, indetto ad hoc, dal presidente Amato, la mattina di venerdì 17 febbraio 2012. E, immediatamente, è stata suonata la grancassa da alcuni gruppi dei social network e da qualche organizzazione sindacale, come la CGIL, che ha reclamizzato l’evento con un paio di manifesti murali vergati a mano, in cui l’organizzazione, come ha fatto altre volte, invita “tutti i cittadini a partecipare”. Secondo gl’intendimenti del sindaco, che sembra si sia svegliato da un lungo letargo, l’occupazione del presidio ospedaliero dovrebbe far recedere il duetto regionale LombardoRusso, rispettivamente “governatore” e assessore alla Salute della nostra Regione, dal loro proposito di trasferire i reparti di ginecologia-ostetricia e pediatria nel faraonico ospedale di Lentini, bello sicuramente a vedersi, che ne è privo, tanto che molte donne lentinesi vengono a partorire proprio qui ad Augusta. E , allora, perché togliere a Augusta

un reparto augustano doc, nato e potenziato per volere di un augustano di vaglia quale è stato lo scomparso Salvatore Paci, medico specialista con libera docenza all’Università di Catania? Perché, rispondono Lombardo e Russo, in coro o singolarmente, bisogna risparmiare e bisogna tagliare i “punti nascita” (orribile espressione coniata forse dai due: uno, Lombardo, psichiatra in aspettativa dell’ASP di Catania, l’altro, Russo, magistrato,sempre in aspettativa, del tribunale etneo). Che bisogna risparmiare è giusto, ma è anche sacrosanto e giusto che non si deve risparmiare sulla pelle dei cittadini, com’è sancito dalla Costituzione. Bisogna tagliare dov’è logico. Facciamo due esempi. A Ragusa città c’erano, fino a non molti anni fa, tre ospedali: due di questi, il Civile, ex ospedale Mussolini”, ubicato a Ragusa superiore aveva tutti i reparti di un ospedale funzionale, l’altro, chiamato “Paternò Arezzo”, ubicato a Ragusa Ibla, la Ragusa vecchia, aveva gli stessi reparti del “Civile”.Quest’ultimo, addirittura, aveva un doppione al suo interno: oltre al normale reparto di ginecologia, dove nascevano i bambini, c’era un altro reparto, denominato fittiziamente di “patologia ostetrica”, dove nascevano regolarmente i bambini: Il doppione era stato realizzato per accontentare due primari. Un’enormità, ovviamen-

te. Il terzo ospedale ragusano, chiamato “Giambattista Odierna”, aveva reparti specialistici. Questi tre ospedali aveva autonomia amministrativa e gestionale. Quando, però, è subentra la razionalizzazione delle ASL, poi ASP in Sicilia, sono stati eliminati i doppioni dispendiosi. Ovviamente, com’era giusto. Per risparmiare, sono stati aboliti molti primariati. Facciamo un esempio: nei vari ospedali di un’ASP ci sono i reparti di oculistica, ognuno dei quali, prima, aveva un suo primario; ora c’è un solo primario o dirigente per tutti i reparti e, se è necessario, tale dirigente si sposta da un reparto all’altro. Però, per risparmiare non sono state abolite le figure o non sono stati drasticamente ridotti gli stipendi dei cosiddetti manager o direttori generali che, di norma, sono pagati 250 mila euro l’anno, con l’aggiunta di benefici, cioè altri soldi, se procurano risparmi. Come li procurano questi risparmi? Lesinando sui prodotti farmaceutici ,garze o altro, come mi confermava un medico del Muscatello, che vuol mantenere l’anonimato. Però, poi spendono i nostri quattrini per far stampare giornali semiclandestini, con tanto di stipendio al direttore e ai redattori, giornali “inutili”, come direbbe Celentano, anche perché a Siracusa il giornale dell’ASP, diffuso non sappiamo dove e quando, ri-


21

porta spesso la foto a tutti denti del sorridente direttore generale Maniscalco, come abbiamo potuto constatare quando c’è stata mostrata una copia. Maniscalco, su ordini del duo Lombardo-Russo, ha disposto con decreto il trasferimento di ginecologia-ostetricia per accontentare chi? I lentinesi, in primo luogo, il loro deputato Gennuso, che milita nell’MPA di Lombardo, e poi Lombardo e Russo, non certo per motivi di razionalizzazione della spesa, perché se si volesse davvero razionalizzare, l’ospedale Muscatello manterrebbe il “suo” reparto di ostetricia e quello, collegato, di pediatria, e il nosocomio di Lentini potrebbe avere reparti nuovi di zecca. Il mio ragionamento è logico. Ma la logica non coincide con la politica. Avremmo voluto esordire in altro modo. Eravamo attaccati a un sottilissimo filo di speranza. Pensavamo, speravamo, desideravamo ardentemente che il colpo di reni del sindaco avrebbe potuto far mutare le posizioni. Quale illusione! Eppure l’avevamo detto, attraverso il web, e scritto, su queste e altre colonne, più e più volte in quasi quattro anni, da quando, cioè, alla Regione comandano Lombardo e Russo, che il Muscatello era in pericolo. Sul Diario di sabato scorso,

18 febbraio, abbiamo pubblicato il nostro articolo sulla chiusura del reparto di ostetricia-ginecologia con il titolo 29 febbraio 2012: giorno infausto nella storia di Augusta. Siamo stati profetici, dunque? No, sapevamo che quello era il giorno stabilito dal decreto per il trasferimento a Lentini, dove ora certo canteranno vittoria, anche perché molto personale paramedico lavorava qui da noi, sobbarcandosi al pendolarismo e, fra qualche giorno, potrà lavorare sotto casa. Siamo caduti nell’ultima illusione provocata dall’appassionato discorso del Carrubba che, in consiglio comunale, una settimana fa, sembrava intenzionato, lancia in resta, ad andare contro tutto e tutti, pur di salvare il Muscatello dalla gravissima perdita e sembrava pronto a barricarsi dentro. È durata un giorno questa speranza. Il 21 febbraio tutto è rientrato nei ranghi. Il sindaco “barricadiero” s’è arreso subito, forse perché ha visto che pochi cittadini erano con lui. Per forza, gli augustani, apatici e abulici per natura quali siamo, si sono probabilmente stancati di tutte questo gridare “al lupo, al lupo”, senza costrutto, senza nerbo – tanto i giochi sono stati decisi in alto loco - o, forse, sono ormai indifferenti al fatto che i figli nasceranno altrove, non più ad Augusta. A meno che non ritornino

all’antico, a oltre cinquant’anni fa, quando si nasceva in casa, come sono nati in casa chi scrive, suo fratello e sua sorella. C’è da vergognarsi d’essere augustani. Mi fa male dirlo e scriverlo. Fa molto male a me, nato qui, vissuto qui, con figlie che vivono qui. La perdita di Ginecologia-ostetricia l’avverto come un pugno nello stomaco, come se mi avessero sbattuto la porta in faccia. Eppure sul piano personale non mi ha mai toccato, perché le mie figlie sono nate a Ragusa, essendo mia moglie originaria di quella città . Non abbiamo saputo condurre una battaglia vincente. Eppure, per oltre tre anni e mezzo avevo indicato la strada, avevo ricordato la battaglia vincente del 28 dicembre 1960. C’è da restare amareggiati nel profondo. A Lentini si potevano aprire reparti nuovi e lasciarci quello nostro, storico, portato all’eccellenza da Salvatore Paci, il ginecologo , figlio di questa terra, che volle lasciare Catania per tornare qui. RICORDATEVI QUANDO QUALCUNO CHIEDERÀ IL VOTO E, SE È POSSIBILE, RITORNIAMO A FAR NASCERE I FIGLI A CASA. Giorgio Càsole

Pubblicato sul Diario del 25/2/2012


2222

Cronaca

Giallo a Priolo, ma la vittima era di Augusta

Freddato Giancarlo Tringali imprenditore di 56 anni fratello dell’ex sindaco Carmelo

E

ra sdraiato sul letto con un foro alla fronte, provocato da un proiettile sparato da distanza ravvicinata, poi fuoriuscito dalla nuca. Il cadavere del morto ammazzato è stato scoperto, la mattina del 25 marzo 2012, dal personale delle pulizie del residence confinante con il Palaenichem, che ha aperto la porta con una chiave passe-partout dopo che, per alcuni giorni, non era riuscito ad accedere nella stanza per rimetterla in ordine. L’identificazione del cadavere è stata effettuata dall’amministratore del residence condominiale. L’ucciso non è un priolese ma un augustano. Si trattava di Giancarlo Tringali, 56 anni, fratello dell’ex sindaco di Augusta, Carmelo, (ex dirigente della Democrazia Cristiana della provincia di Siracusa

e già appartenente all’Udc quando a dirigerlo era il parlamentare nazionale Pippo Gianni). Dato l’allarme, sul posto si sono recati gli agenti del commissariato di Priolo, il sostituto procuratore Maurizio Musco e il medico legale Franco Coco. Dal primo sopralluogo all’interno dell’appartamentino gli inquirenti hanno ricevuto l’input per escludere l’ipotesi del suicidio e indirizzare le indagini verso la pista dell’omicidio. A fare imboccare la pista omicidiaria è stato il mancato rinvenimento della pistola dalla quale è stato esploso il proiettile che ha provocato il foro alla fronte di Giancarlo Tringali. Se fosse stato suicidio sicuramente l’arma sarebbe stata trovata o tra le mani dell’uomo oppure ai piedi del letto. Difficile, al momento, poter dire il calibro dell’arma utilizzata dal killer per uccidere Giancarlo Tringali. Si spera, quindi, nell’autopsia per poter stabilire il calibro dell’arma e del proiettile. Sulle modalità del delitto gli inquirenti non vanno, però, a tentoni ma hanno quasi certezze. Il killer avrebbe attirato il Tringali dentro il residence, le cui camere sono occupate dalle atlete della squadra di pallacanestro, e, approfittando dell’assenza in quel momento delle giocatrici, gli ha sparato da distanza ravvicinata il colpo di pistola, mentre la vittima si era sdraiata sul letto.

Il problema è capire se sia stato il Tringali ad aprire la porta al killer oppure, qualora sia stato quest’ultimo ad attirare in una trappola la vittima, capire quante persone siano in possesso delle chiavi delle stanze ubicate nel residence. Comunqe sia, gli investigatori ritengono che l’omicida potrebbe essere una persona che si trovava in compagnia del Tringali e quindi da quest’ultimo ben conosciuta, al punto di fidarsi e di seguirla all’interno di quel residence. Il dato si deduce dall’assenza di segni di effrazione alla serratura della porta o delle finestre. L’assassino dovrebbe essere una persona che ben conosceva il residence e la sua destinazione d’uso. Oltre a sapere che vi abitassero le atlete della squadra di pallacanestro del Priolo, l’omicida era ben consapevole che c’erano delle stanze non occupate da inquilini e che nel giorno e nell’ora in cui si è consumato l’omicidio egli avrebbe potuto agire con assoluta tranquillità perché non sarebbe stato disturbato dalle fittavole e testimoni frequentatori del residence. Il ragionamento vale anche nel caso in cui fosse proprio il Tringali l’inquilino dell’appartamentino in cui è stato assassinato. Si tratta adesso di comprendere il tipo e il calibro della pistola usata dall’assassino. Le risposte ai vari quesiti, purtroppo, tarderanno ad arrivare .


Cronaca

Dicono gli inquirenti che le difficoltà per poter immediatamente stabilire il diametro del foro provocato dal passaggio del proiettile, in modo da poter ipotizzare il calibro dell’arma e della pallottola, sono state costituite dall’inoltrato stato di decomposizione del cadavere. A Il medico legale Franco Coco, ritiene che soltanto con l’autopsia potrà sciogliere alcuni dei molti nodi riguardo al giorno e all’ora in cui è sopraggiunta la morte del Tringali, e al tipo di proiettile esploso dall’omicida. Il magistrato che coordina le indagini,

il sostituto procuratore Maurizio Musco, tra i primi a recarsi nel residence in cui è stato commesso l’omicidio, ha posto una serie di quesiti agli investigatori del commissariato della Polizia di Stato, che, a quanto è dato sapere, si avvarranno della preziosa collaborazione dei colleghi della Squadra Mobile e della Polizia Scientifica. Gli investigatori, dopo aver dato un nome al morto ammazzato, hanno convocato i suoi congiunti per ottenere preziose indicazioni sulle amicizie che intratteneva non solo nella cit-

tà natia di Augusta, ma anche a Priolo, sui rapporti di lavoro che aveva in corso, su eventuali contrasti avuti in passato e recentemente con persone estranee al nucleo familiare. Altre investigazioni riguardano la branca di lavoro del Tringali. Egli, infatti, gestiva un autosalone in Augusta e, a quanto pare, intratteneva rapporti con moltissime persone.

Pino Guastella

Omicidio Tringali: punto di svolta?

Arrestato Francesco Giarracca ex socio d’affari della vittima

G

li augustani e tutti i siciliani vengono informati dall’edizione quotidiana di “Buongiorno, Sicilia”, irradiata da RAI/Sicilia, alle 7,50 del 18 dicembre 2012 che la stessa mattina è stato tratto in arresto il commerciante 57enne Francesco Giarracca, d’origine veneta, ma trapiantato ad Augusta da piccolissimo e negli ultimi anni residente a Priolo Gargallo. Nell’ex Frazione di Siracusa, il Giarracca aveva avviato un’impresa con il suo coetaneo Giancarlo Tringali, fratello minore dell’ex sindaco di Augusta, Carmelo. Quasi otto mesi fa il corpo senza vita di Giancarlo Tringali fu trovato dalle donne di pulizia all’interno di una camera di un residence, gestito da Giarracca e dalla vittima fino allo scioglimento della loro società. Fu imboccata in un primo tempo la pista passionale giac-

ché Giancarlo Tringali, nonostante fosse sposato, ma separato, e con figli, aveva fama di “sciupafemmine”. Il movente, invece, a quanto lasciato trapelare dagl’inquirenti era tutt’altro, di origine economico-finanziaria. Il Giarracca era come appeso a un filo, grazie ad assegni del valore di circa trecentomila euro che Tringali minacciava di riscuotere, mandando in completa rovina il Giarracca. Costui, preso dal panico, avrebbe chiesto a un professionista di freddare l’ex socio e ha poi tentato di depistare gli investigatori. Pare che il Giarracca si fosse confidato con un ispettore del commissariato priolese della polizia di Stato, a proposito delle minacce espressa dalla vittima. Stando alle indiscrezioni, in quella circostanza, il Giarracca avrebbe detto che solo un colpo alla testa avrebbe potuto fermare il Tringali.

Nella mattinata di martedì 18, Giarracca è stato trasferito nel carcere siracusano di Cavadonna.Interrogato, si è avvalso della facoltà di non rispondere. Il suo difensore asserisce che aveva un alibi per l’ora del delitto. Diletta Càsole

23 23


24

Rimpatriata di ex alunni delle suore di Sant’Anna

I

ragazzini della scuola elementare sant’Anna 45 anni dopo: questo il titolo che la loro maestra, suor Maria Antonietta, avrebbe certamente assegnato se fosse stata ancora al mondo. Si è svolta giovedì 29 luglio 2011, infatti, la riunione di “vecchi” compagni della scuola elementare sant’Anna di Augusta, alcuni trasferiti in altre parti d’Italia e altri residenti in città.

Dei 33 alunni di quella classe erano presenti 26, un numero ragguardevole, considerando che alcuni non sono potuti intervenire perché fuori sede o perché impegnati altrove. Si sono rivisti in un locale della zona, grazie alla caparbia volontà di un alunno di quella classe, che li ha contattati uno per uno e ha trovato una data che potesse accontentare la maggior parte.

Gli ex compagni hanno vissuto momenti di grande emozione e commozione, considerando che alcuni non si vedevano da quei lontani giorni della scuola elementare. La serata è trascorsa piacevolmente, ricordando i vecchi tempi e qualche aneddoto particolare, tra un antipasto alla siciliana, una pizza e la classica fetta di torta, tutto accompagnato da una bibita e qualche brindisi. Un applauso fragoroso ha salutato l’ingresso della torta con la foto di quei piccoli 33 alunni nel cortile della scuola. È stata grande la soddisfazione dei partecipanti, che hanno concluso la serata con la promessa di rivedersi a cadenza annuale. Carmela Mendola


25

Era di Augusta il re del porno italiano morto a Roma a 60 anni

A

Riccardo Schicchi

l tempo in cui la base navale di Augusta ospitava molti marinai di leva – e , talvolta, anche marinai americani che qui sostavano per almeno un giorno – i bordelli erano fiorenti, quelli legali fino a nel 1958, quando la senatrice socialista Merlin non propose al parlamento l’abolizione delle case dette chiuse o di tolleranza, i bordelli, appunto, perché luogo di sfruttamento della prostituzione – principio nobilissimo, ma con effetti peggiori del male che voleva cancellare. I bordelli o casini erano addirittura classificati come oggi gli alberghi, a quattro stelle, a tre, a due, a seconda e della “merce fresca”, le donnine, cioè, e dell’eleganza della “casa”, governata, in genere, da una maitreisse, cioè da un’anziana ex prostituta messasi in proprio. Lo Stato imponeva tributi a quest’attività, ma garantiva i controlli sanitari e per la salute delle donne e per la prevenzione di malattie sessuali. Alla maestra Merlin apparve aberrante l’imposizione tributaria sul “mestiere più antico del mondo. Era come se lo Stato stesso assumesse lo status di sfruttatore della prostituzione, Da qui e dall’esempio proveniente dalla vicina Francia, si arrivò piuttosto celermente all’approvazione della legge, chiamata,appunto,. Merlin, da nome della prima firmataria. Non si era previsto che il mestiere è rimasto sempre più antico e che le donne sono passate

davvero nelle mani di magnaccia sfruttatori autentici delle donne, spesso fatte venire in Italia con l’inganno, che vengono picchiate e che trascorrono le ore serali e notturne. - È il fenomeno detto delle lucciole, perché “brillano” di sera e di notte, stando davanti al fuoco nelle fredde sere d’inverno., senza protezione e senza difesa. I bordelli clandestini sono stati funzionanti, senz’avere più, tuttavia, l’allure di un tempo (come ha mostrato Tinto Brass nei suoi film), tant’è vero che, nelle case chiuse scoccava spesso l’amore da parte del maschio che, così,riscattava la donna, arrivando, in taluni casi, a sposarla. Sei anni prima del varo della legge Merlin, il 12 marzo 1952, ad Augusta nasce Riccardo Schicchi, figlio di un militare di stanza nella base. Dopo le scuole dell’obbligo si iscrive al liceo scientifico, lo stesso che, anni dopo, avrebbe frequentato un altro personaggio che avrebbe acquistato fama e popolarità, Saro Fiorello. Schicchi precede Fiorello quanto a monellerie. La voce popolare riferisce che fu espulso perché sorpreso a spiare le ragazze nei locali igienici a loro riservati. L’espulsione rappresentò un colpo di fortuna per il giovane Riccardo che ripiegò sul liceo artistico in un’altra città, dove si diplomò in fotografia. Si trasferì a Roma e firmò servizi fotografici, anche in zone di guerra, per conto del prestiogio-

so settimanale mondadoriano EPOCA. Fu, però, l’incontro con l’incontro con la biondissima e giovanissima disinibita modella ungherese Ilona Staller a imprimere una svolta alla sua carriera, facendo di lui il re del porno italiano, come un altro augustano di nascita, Joe Conforte, è diventato celebre negli USA e,di riflesso in Italia, per essere stato il re della prostituzione legale negli States. Joe Conforte è dovuto scappare per non essere processato e condannato per evasione fiscale. Tuttora è vivo e vegeto in in Brasile. Ne parlammo tempo fa sul Diario con un pezzo “Che fne ha fatto Joe Conforte?”, ripreso, senza citare la fonte, da un giornalista siciliano, collaboratore de Lo Specchio della Stampa. Riccardo Schicchi, dopo i trionfi conosciuti grazie a Ilona Staller e alla più importante delle sue “scoperte”, la statuaria Moana Pozzi, con cui fondò pure il “Partito dell’Amore”, dopo aver girato film porno, di cui era anche sceneggiatore, dopo un arresto durante lo scandalo denominato Vallettopoli, si è ammalato di diabete ed è morto il 9 dicembre 2012, giorno dopo l’Immacolata, a Roma, nell’ospedale Fatebenefratelli, qualche giorno dopo essersi svegliato dal coma. I giornali nazionali e anche il social network Facebook hanno dato rilievo alla notizia.


26

Brucoli

D

Il Circolo Unione per il Castello aragonese

ietro le giostre, nella piazzetta che delimita a nord il borgo marinaro, il visitatore occasionale riesce a intravedere il vulcano dell’Etna, quasi sempre sormontato da un pinnacolo di fumo e, con grande meraviglia, l’ imponente sagoma di un vecchio castello. Schiamazzo, risate, un vocio continuo e un misto di rumori e suoni contraddistinguono la prima zona dell’estremità nord del borgo, poi il silenzio, il senso di solitudine e abbandono che dominano sull’austero maniero. La gente del luogo, alle domande del visitatore risponde che anticamente il castello rappresentava per Brucoli una fortificazione di difesa del territorio e che è stato abitato da diversi signorotti e potenti di turno, ma soprattutto da una regina, anche se pazza e segregata, la regina Giovanna. In ogni caso deve essere stato qualcosa di importante tanto è vero che la Soprintendenza ha provveduto a un decoroso intervento di ristrutturazione. Il lungo silenzio è stato poi interrotto solo per qualche giorno, riferiscono ancora gli abitanti del borgo, da

un evento che una qualificata associazione di fotografi è riuscito a mettere in atto, superando miracolosamente le numerose difficoltà e ostacoli per le autorizzazioni richieste delle varie istituzioni, soprintendenza per prima. Poi il nulla. Silenzio, indifferenza. A un tratto un risveglio…. un piccolo ritorno di memoria, di senso di appartenenza, di amore e rispetto per le proprie radici, una capacità di ritrovare nella storia di una popolazione e di un territorio elementi , fatti, eventi che possano conferire loro valore e dignità. Ed ecco che nella ventilata serata del 23 luglio 2011,un pubblico di circa due centinaia di attenti e qualificati ospiti, luci e fari illuminanti il castello, musiche, costumi medioevali indossati con orgoglio da eccellenti ragazzi liceali e una rievocazione storica, a cura di valenti conferenzieri, di fatti, eventi commerciali, abitudini alimentari e costumi d’epoca, riescono a vincere questo stato di torpore, di sonno profondo. E’ come uscire da un coma.. L’iniziativa è del Circolo Unione

di Augusta che, nell’àmbito delle molteplici attività culturali messe in programma estivo, ha voluto dare un contributo per fare luce sulla vera storia del castello e far sì che potesse essere dignitosamente valorizzato, fruito e inserito nei progetti di sviluppo culturale ed economico della popolazione indigena. Gemma Colesanti, ricercatrice all’Istituto di studi sulle società del mediterraneo del CNR e docente all’ l’Università Orientale di Napoli i, è riuscita a trovare nella la biblioteca dei Gesuiti di Barcellona n. 4 libri di contabilità, di cui n. 2 mastri (definitivi) e n. 2 manuali (preparatori , appunti) e un carteggio di corrispondenza tra due sorelle Johanna e Catarina Sabastida. Dalla traduzione di queste lettere e di un libro mastro, scritti in catalano, misto a siciliano, finalmente viene documentato con il dovuto rigore scientifico un periodo storico, seconda metà del 400, che vedeva il Caricatore di Brucoli come uno dei più importanti nell’àmbito degli scambi commerciali che avvenivano all’epoca dei fatti tra la Sicilia, il Nord Africa, Barcellona, Venezia ed altre città. Catarina, moglie del governatore della camera reginale di Spagna, Giovanni Sabastida, continuò a svolgerne le funzioni dopo la morte del marito, rivelandosi una vera e propria donna manager oltre che madre. Mercanteggiava: panni, frumento, carni, pelli, schiavi; Produceva frumento, pane e vino; Era prestatrice di denaro e proprietaria di un hostal a Brucoli dove si fittavano camere e si vendevano al dettaglio pane


Cronaca Nera

vino e carni. La Colesanti fornisce ancora molti interessanti dettagli della vita civile, degli scambi commerciali che condizionavano l’economia di Brucoli, di Siracusa, della Val di Noto del 400, ma afferma” nessuna regina, nessuna Giovanna la pazza è stata mai a Brucoli, sono tutte leggende” Il pubblico è un po’ perplesso ma entusiasta e consapevole finalmente di attingere notizie da fonti documentabili e certe. La serata che ha registrato l’interessante intervento del prof.

Luigi Lombardo sulle abitudini alimentari dello stesso periodo,la presentazione e ringraziamento alle autorità intervenute da parte della presidente del Circolo, Gaetana Bruno , - l’introduzione e il coordinamento da parte del socio Piero Castro,- la mostra fotografica “Brucoli e il suo hinterland”’ dell’associazione Augusta Photo Freelance,- è stata completata con il sorteggio di una maxifoto del castello di Brucoli,- con la video proiezione di un filmato, vincitore a livello nazionale, sulla storia mediovale

di Augusta e Brucoli dei ragazzi del liceo Mègara coordinati dalla loro docente Jessica Di Venuta,e infine con una raffinata cena nel cortile della attigua Capitaneria di Porto, grazie soprattutto alla disponibilità del presidente dell’Associazione Welfare della Gente di Mare, Rosario Litrico. Riflessione finale: speriamo che non si vada avanti a via di episodici risvegli…. e che si possa uscire da questo stato di coma profondo. Gaetano Gulino

“I complici del mostro sono ancora in libertà” urla il padre di Francesca in un manifesto

SCONTO DI PENA A GIANFRANCO BARI

D

iciotto anni , non più venti: questa la decisione della Corte d’Assise d’Appello di Catania per Gianfranco Bari, soprannominato lo “squartatore di Augusta”. La sentenza ha provocato grandissima delusione e sconforto per familiari, parenti, amici di Francesca Ferraguto, e per quanti, comuni cittadini, si aspettavano un aumento di pena, non già uno sconto per Gianfranco Bari, sposato ma separato, tre figli, che con la povera Francesca, appena 21enne, aveva una relazione more uxorio finita in tragedia: in un eccesso d’ira, provocato pare dal rifiuto di Francesca di badare

ai tre figli, il 25 maggio del 2009, lui la colpì a morte e poi tagliò, con una sega elettrica, il corpo e nascose i pezzi in nove sacchi circa di sacchi nera per la spazzatura, nascosti in un podere di campagna dei suoi genitori, contro i quali, probabilmente, erano diretti gli attacchi del padre della sventurata ragazza in un manifesto pubblico affisso ai muri della città, laddove si dice che “i complici del mostro sono ancora in liberta”. Bari era stato condannato a vent’anni di reclusione da giudice unico, Michele Consiglio, secondo il rito del giudizio abbreviato, voluto dallo stesso imputato, che prevede già uno sconto di pena rispetto a quella prevista per delitti efferati come questo. I giudici d’appello hanno respinto le richieste di una condanna

più dura formulate dall’avvocato della parte civile, la famiglia Ferraguto, e della stessa Procura Generale. Sarebbe oltre modo interessante leggere, le motivazioni che hanno convinto i giudici a pronunciare questa sentenza che ha lasciato i familiari nello sconforto e la gente comune nello sconcerto. La vicenda delittuosa è sta ricostruita dal terco canale della RAI nell’ultima puntata del programma serale Amore criminale, venerdì 14 dicembre, l’ultima della stagione 2012. Sono stati intervistati i genitori, il fratello e un’amica della sfortunata Francesca, fra uno spezzone e l’altro della breve fiction, nella quale situazioni ricostruite con attori professionisti si alternavano a scene documentaristiche di Augusta e della campagna bruco lana dove sono stati trovati i resti del corpo della povera ragazza.

27


28

La pagina degli addii

GIUSEPPE CANNATA

UN GRANDE IMPRENDITORE AUGUSTANO

L

unedì mattina del 10 giugno 2012 all’ospedale Cannizzaro di Catania, è spirato l’ottantenne

Giuseppe Cannata, coinvolto un mese prima in un incidente stradale sulla provinciale Villasmundo - Augusta, che Cannata conosceva benissimo, da lui percorsa quotidianamente, perché a metà tragitto, prima dello svincolo per Catania, sorgono i due complessi voluti energicamente dallo stesso Cannata: il motel Sicilfuel, con annessa pompa di benzina, sulla destra, provenendo da Augusta, e il mega complesso “CittàDellaNotte” sulla sinistra, comprendente un albergo, un ristorante, un bar, una discoteca, una grandissima sala teatrale e due sale cinematografiche picco-

GIACINTO FRANCO PEDIATRA E AMBIENTALISTA EROE DEI NOSTRI TEMPI

13 settembre 2012 alle ore quattro del pomeriggio, i funerali di Giacinto Franco, scomparso il giorno prima, dopo aver lottato per tre mesi contro il male innominato, quel male proteiforme e misterioso che aggredisce, anche improvvisamente, ogni parte del nostro corpo, e contro cui Franco s’era battuto, dopo aver visto che nascevano bambini malformati nell’ospedale Muscatello, del cui reparto di pediatria era il primario. Erano i primi anni Ottanta, l’epoca del pretore d’assalto, Nino Condorelli, che, primo e unico, osò processare le industrie inquinanti il territorio, e chiese proprio a Franco di redigere un rapporto sulla correlazione inquinamento-tumori. La notizia della morte improvvisa, e per molti del tutto

sconcertante, per i molti che non sapevano del suo male, - l’ alieno”, come lo chiamava Oriana Fallaci, è stata diffusa via Facebook, la rete telematica dove molti cittadini hanno manifestato il proprio cordoglio, definendo Franco un eroe dei nostri tempi. Francesco Ruggero ci ha fatto pervenire questo messaggio: “Si è spento oggi il nostro vicecoordinatore dott. Giacinto Franco, ucciso dallo stesso male che ha cercato per tutta la vita di combattere, molto spesso inascoltato, per la difesa del territorio augustano e particolarmente i bimbi e le madri che qui vivono. Lascia un vuoto incolmabile nella nostra comunità e un profondo dolore in tutti coloro che gli hanno voluto bene, che hanno creduto in lui e nelle idee da

le ma accoglienti. Cannata aveva acquisito una maggiore notorietà e visibilità, giacché era per lui abituale farsi vedere dagli spettatori e intrattenersi con alcuni di loro, dopo le rappresentazioni delle stagioni teatrali di cui andava particolarmente fiero, perché era come se si sentisse in qualche modo lui il vero direttore artistico, non quello che aveva assunto. Che succederà ora a “Città della notte”, questa imponente creatura che gli ha causato più dolori che gioie?

lui sempre espresse con forza e convinzione. Porgiamo le più sentite condoglianze alla sua famiglia tutta, da parte del Movimento Augusta agli Augustani, di tutti gli iscritti, i simpatizzanti e della direzione, unendoci al dolore che in questo momento ci accomuna”. Giacinto Franco, con il suo sodale Luigi Solarino, è stato un prezioso collaboratore di questo giornale, che, sin dal 1976, si batte per un ambiente più sano, più vivibile. L’editore e il direttore responsabile partecipano al dolore della famiglia.


29

GIUSEPPE BOTTINO maestro di fotografia e di vita

P

iazza Duomo 4 non è per me solo un numero civico; fin da bambino ha rappresentato l’inizio di una passione: la fotografia.Lì aveva il suo studio fotografico Giuseppe Bottino, originario di Catania. Se n’è andato l’8 aprile 2012 silenziosamente in punta di piedi lasciando la sua arte fotografica, uno degli ultimi fotografi storici di Augusta a cui ero legato da rispettosa ammirazione. Quel piccolo spazio di vendita di Piazza Duomo era per me, bambino di scuola elementare, un nuovo mondo tutto da scoprire. La famiglia Bottino era legata alla famiglia D’Anna da una sincera amicizia, tanto da organizzare una “trasferta” a Messina in occasione del matrimonio dei miei genitori. Servizio fotografico e filmino, pellicola 8, in bianco e nero che Giuseppe Bottino girò a Santa Margherita il 20 settembre 1956. Subito dopo i miei genitori si stabilirono ad Augusta. Era più di un rapporto tra cliente e fotografo, l’ho capito, quando, da piccolo, si passavano le feste insieme. Quando era possibile accompagnavo lo “zio” Giuseppe nella piccola camera oscura la cui porticina si apriva nel sottoscala dell’ex convento delle monache. Nel buio, Giuseppe Bottino armeggiava con l’ingranditore, mi spiegava i vari passaggi di quella che per me era una magia, portare le immagini dal negativo sulla carta. Poi toccava a me, passare i foglietti di carta da un bagno all’altro, per poi appenderle al filo per l’asciugatura. Rullino

dopo rullino ho iniziato ad appassionarmi alla fotografia. Non arrivavo, per l’altezza di allora, alle vaschette degli acidi, un banchetto di legno mi consentiva di aiutare lo “zio” Giuseppe nel suo lavoro. Quando non esisteva il digitale, la stampa era manuale, così com’era manuale il marketing di allora, dietro ogni fotografia stampata ci si metteva il timbro con la data e quello con l’indirizzo “Articoli fotografici Giuseppe Bottino” con l’indirizzo e il numero di telefono. Anche quel semplice e ripetitivo lavoretto di bambino, quando capitava, era occasione per apprendere l’arte della fotografia, perché nel frattempo facevo domande e ricevevo risposte. Era molto paziente, mi spiegava con semplicità tutto il passaggio dallo scatto, la quantità di luce, la velocità dell’otturatore, la sensibilità della pellicola, il processo di sviluppo. Non potevo avere maestro migliore. Negli anni la sua attività s’ingrandì, da Piazza Duomo(l’immagine a destra è scattata da Giuseppe Bottino) a via Principe Umberto 54 e poi in via Garibaldi dove ancora il figlio Roberto ha il negozio di ottico. Negli ultimi decenni spesso ritornavo a trovare lo “zio” Giuseppe che , con il tempo è diventato rispettosamente “signor” Bottino, con cui si ricordavano i tempi andati, si parlava di fotografia. Negli utimi anni lo incontravo più di rado ma ci si soffermava sempre, l’aria mite, i capelli imbiancati, gli occhiali scuri, l’aiuto di un bastone per

la passeggiatina quotidiana. La stanchezza iniziava a prendere il sopravvento, la mente lucida, i ricordi sono rimasti, era un piacere scambiare le solite quattro chiacchiere, sempre garbato. Lascia un patrimonio di immagini, molti eventi storici. Uno degli scatti più famosi quello della pattuglia inglese che attraversava via Principe Umberto dopo il terribile bombardamento del 13 maggio 1943. Questa foto fece il giro del mondo! Fu anche la copertina di “Life”, una rivista statunitense molto popolare in quegli anni. Altro scatto famoso il sorvolo delle frecce tricolori sul golfo Xifonio durante l’inaugurazione del monumento ai caduti dell’aviazione (l’elica) sul belvedere di ponente.......Tutti eventi documentati con quella professionalità che era indiscutibile, quando i fotografi professionisti scattavano con le macchine a pozzetto, matrimoni, cerimonie, raduni. Lo vedevi in tutte le occasioni, spesso arrampicato, in posizioni poco comode, come nell’occasione della visita del Re Olaf di Norvegia, era il 3/maggio/1967. Tutti scatti che rimarranno nella storia della città e nel mio personale cantuccio della memoria. Grazie per gli insegnamenti: eri un grande “zio” fotografo! Gianni D’Anna


Il 2 settembre 2012, in diretta nazionale su Retequattro da San Giovanni Rotondo

LA CORALE AUGUSTANA IUBILAEUM IN CORO PER SAN PIO

A

ncora una volta, per la terza volta, la Corale Polifonica Iubilaeum, della Parrocchia San Francesco di Paola di Augusta, ha animato le Sante Messe in onore di san padre Pio, a San Giovanni Rotondo. Sabato 1 su TelePadrePio e domenica 2 settembre, in diretta nazionale su Retequattro, i coristi augustani, diretti da Luigi Trigilio, accompagnati all’organo dal maestro Paolo Cipolla, di Catania e dal

presidente, nonché solista Melchiorre Fragalà, hanno cantato nel Santuario dedicato al grande Santo, suscitando profonda emozione nei presenti e provandola in prima persona. I coristi hanno affermato che una tale esperienza ha lasciato un segno indelebile in ognuno di loro, infatti cantare in un Santuario e in diretta nazionale è un grande onore ma comporta anche l’enorme onere di rappresentare la propria città, Augusta. La preghiera, il canto, l’omaggio a san Pio sono state le tappe più importanti del pellegrinaggio di tutti gli augustani, che insieme ai coristi hanno affollato il Santuario. Non sono mancati momenti di convivialità, che hanno evidenziato il legame che unisce i coristi, i quali anche in albergo hanno mostrato che il canto è la loro passione più grande, deliziando le serate degli altri ospiti presenti in hotel. Ogni sera, il pianoforte, suonato dalle abili dita del maestro

Cipolla e le voci armoniose dei coristi hanno suscitato calorosi applausi dai presenti, che da tutte le parti d’Italia erano giunti lì per onorare il Santo e che hanno voluto ascoltare anche brani profani del vasto repertorio dei coristi della Iubilaeum. Tutti i coristi sono orgogliosi del ripetersi biennale dell’appuntamento, che li vede sempre pronti a rispondere positivamente all’invito loro rivolto. Innumerevoli telefonate, messaggi, e-mail e congratulazioni sono giunte da varie parti d’Italia, segno che il canto della Iubilaeum ha impressionato favorevolmente quanti hanno avuto modo di seguire le dirette televisive. “Non c’è due senza tre”, ha sostenuto il direttore della Corale, Luigi Trigilio, pronto a ripetere ancora altre volte l’ormai abituale viaggio in terra di Puglia,per onorare San padre Pio. Carmela Mendola


professionisti dell’informazione gazzettadisicilia.it

Anche sul tuo smartphone e sul tuo tablet


32


Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.