GIORNALE DI AUGUSTA

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Leonardi Editore

Mensile d’informazione e cultura Numero 39 - Anno XI

Fondato nel 1976

Direttore Giorgio Càsole

Muscatello Augusta, è ora di far sentire la tua voce

Anno XI Numero 40 Aprile 2011

€ 1,50

FORTE e CHIARA

AUGUSTA

DALLA A ALLA Z A CURA DELLA ASSOCIAZIONE

AUGUSTA PHOTO FREELANCE Inserto fotografico da staccare e conservare - n. 3

Il Castello


Sommario 3 Editoriale 4 Mobilitazione pro Muscatello 7 Altre giornate di sciopero 8 Augusta a rischio Chernobyl Fukushima 10 La maledizione dell’uranio impoverito 12 Caso Oikotoen 13 20 anni a Gianfranco Bari 14 Premiata la stilista Federica Fanti 15 Inserto fotografico APF 19 Non è più tempo di Joe Conforte 20 Liceo Megara 21 A scuola con bus ecologici 22 150 anni dell’unità d’Italia 23 3 secoli di vita religiosa al Circolo Unione 24 Cronaca e avvenimenti 26 Settimana dello studente 27 Canottieri Club Nuoto 28 L’asilo nido della M.M. 29 Flash mob dei giovani liceali 30 La favola del processo breve

Sommario

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Periodico di interesse cittadino e dintorni Anno XI - Numero 40 - Aprile 2011 Direttore responsabile : Giorgio Càsole Fotocomposizione, impaginazione e stampa HI-TECH s.r.l. - Via XIV Ottobre, 76 - Augusta Tel. 0931.976311 - Fax 0931.973061 - hitechsrl@chd.it Inserti fotografici a cura APF Chiuso in tipografia il 26-04-2011 I pezzi non firmati si intendono del direttore e-mail: giornalediaugusta@chd.it Facebook: giornale di augusta LEONARDI EDITORE


Editoriale

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Di nome si chiama Fortuna

eby è innocente”, è la scritta che, da qualche giorno, campeggia su striscioni, locandine, lenzuola distese sui muri. La scritta “grida” l’innocenza del 31enne augustano Sebastiano Fortuna, sposato, una figlia, rinchiuso nel penitenziario locale, dal 9 marzo scorso, da quando, cioè, la Corte di Cassazione ha confermato la condanna a tre anni e cinque mesi inflitta a Fortuna dal tribunale di Siracusa e confermata in appello a Catania, per violenza nei confronti di Y. A., palpeggiata nelle parti intime in un afoso pomeriggio del 30 luglio 2003, sulla via principale del centro storico, la Via Principe Umberto, nei pressi di un cantiere edile, dove Fortuna lavorava. Stando all’accusa, Fortuna, oltre alla violenza fisica, usò anche un frasario oltraggioso nei confronti della giovane donna, ventitreenne all’epoca dei fatti, coetanea, dunque, dello stesso Fortuna. La donna, sconvolta, dopo essersi recata a casa e dopo aver raccontato l’episodio alla madre e ad alcune amiche, informò dell’accaduto l’allora fidanzato, S. R., oggi suo marito. Entrambi, l’indomani, ripassarono vicino al cantiere dove lavorava Fortuna, il quale, stando sempre al capo d’accusa, avrebbe detto: “T’è piaciuto ieri? Di’ al cornuto del tuo ragazzo che, se vuole, ce n’è pure per lui.” Dalle parole, così offensive e brucianti, si passò sùbito alle vie di fatto. La rissa fra i due, Fortuna e S.R., vide soccombere il primo. Per reazione,

Fortuna denunciò formalmente l’avversario. Per contraccolpo, circa un mese dopo, la giovane Y.A. presentò una denuncia per violenza contro Fortuna. Il processo contro Fortuna s’è concluso con la condanna definitiva, quello contro S.R,., invece, non è stato contro S.R. non è ancora definito nemmeno in primo grado. Qualche giorno fa, davanti al giudice di pace, il pubblico ministero ha chiesto e ottenuto il trasferimento dell’udienza ad altra data perché l’atmosfera era, diciamo così, surriscaldata dalla presenza dei parenti e familiari del Fortuna, che guardavano in cagnesco i loro avversari per via della ristrettezza di Seby in carcere. Lo stesso Seby ha inviato una lettera, pubblicata su Facebook, per ringraziare tutti i suoi sostenitori che non sono pochi e si stanno contando, proprio mentre scriviamo, visto che sono state raccolte firme, prima in Piazza Duomo, nel cuore del centro storico, e poi in Piazza Fontana, nella parte cosiddetta della Borgata. I familiari hanno raccolto le firme per inoltrare al presidente della repubblica una richiesta di

grazia per Seby,che continua però a dichiararsi innocente, negando ogni addebito. In subordine, Fortuna è pronto a riconoscere d’aver fatto soltanto “la mano morta”. Durante il dibattimento sono stati ascoltati gli ex compagni di cantiere di Fortuna, che hanno testimoniato in suo favore, ma sono caduti in contraddizione e sono stati deferiti all’autorità giudiziaria per falsa testimonianza. Quindi, anch’essi dovrebbero essere sottoposti a processo. La signora, per cui Fortuna è stato condannato, s’è sentita oggetto d’un’altra violenza, a causa del can can provocato da tutte le iniziative dei sostenitori di Fortuna, compresa quella della raccolta delle firme in Piazza Duomo, di fronte allo studio notarile dove la signora lavora. L’effetto è stato così traumatico che la signora Y.A. non è riuscita nemmeno ad andare a lavorare e si è rivolta al suo difensore, il penalista e uomo politico Puccio Forestiere, che ha convocato una conferenza stampa, cui erano presenti la signora e il marito. L’avvocato Forestiere s’è scagliato sùbito contro quei movimenti femministi pronti a scendere in piazza, ma latitanti in questo caso. La signora, di cui, fino a quel momento non si conoscevano né volto né identità, tramite Forestiere, ha chiesto la rimozione di ogni cartello abusivo pro Seby e la tutela contro ogni altro tentativo di offesa nei suoi confronti. La guerra continua?

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Ospedale

Circa diecimila persone hanno partecipato alla mobilitazione pro Muscatello, PROVA DI UNO SCIOPERO GENERALE?

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attina del 26 marzo 2011: la temperatura è mite, la giornata si preannuncia come una di quelle giornate primaverili che invitano a uscire. È sabato. Molta gente non lavora e si riversa fuori. I ragazzi delle scuole, nella stragrande maggioranza, disertano le lezioni. Da diversi giorni, attraverso tutti i mezzi di comunicazione, compresi il passaparola e la diffusione tramite altoparlante, la cittadinanza di Augusta è avvertita: sabato 26 marzo grande mobilitazione per evitare la chiusura dell’ospedale civico intitolato al notaio augustano Emanuele Muscatello, padre di Giuseppe, il medico più illustre cui la città federiciana ha dato i natali. La popolazione si mobi-

lita, anche se, in privato, molti confessano che i medici e il personale ospedaliero in genere sono caduti di livello rispetto ad alcuni anni fa. Si scende in piazza per il campanile, ma anche perché, obiettivamente, si ha paura, paura per sé o i propri cari. E se un giorno qualcuno dovesse subire un ictus o un infarto? Arriverebbe già morto a Lentini, dove dovrebbero essere trasferiti alcuni reparti o altrove. A dare corpo alle ansie, alle preoccupazioni, alle paure e ai giusti risentimenti di tutti è Riccardo Fazio, pediatra in pensione (dopo aver lavorato per una vita proprio al “Muscatello”), portavoce del comitato cittadino pro Ospedale, trasversale ai partiti politici, costituito da esponenti di varie associazioni e movimenti che, a vario titolo, da anni sono a fianco dei cittadini qualunque,

senza colore politico. La popolazione - circa diecimila persone, secondo una stima realistica – si è assiepata nell’area della darsena servizi, da dove si ammira il grande porto, vanto e orgoglio della città, fondata da Federico II di Sveva per via della baia ampia e profonda. E proprio al porto, alla “potenza del nostro porto che ogni anno dà all’erario venti miliardi di euro” che fa riferimento il medico Fazio improvvisatosi oratore lucido e persuasivo, tanto da ricevere, ripetutamente, gli applausi durante il suo discorso, che, gradualmente, si fa più vibrato fino a esplodere in una potente arringa proprio quando tocca il tasto dei contributi miliardari (in vecchie lire) che lo Stato riceve da tutte le esazioni derivanti dal nostro porto. “Dovrebbero fare il nostro


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ospedale tutto d’oro” grida Riccardo Fazio, in uno scatto di comprensibile orgoglio campanilistico, “prima di spendere i soldi per tutti gli ospedali della Sicilia!” Prima d’arrivare a quest’acme di parossismo retorico, Fazio ha “fornito informazioni “ , come ha tenuto a precisare, usando anche l’arma della retorica ironia nei confronti del ministro Brunetta. “Abbiamo studiato prima di parlare”, ha sottolineato l’oratore citando proprio Brunetta. In sintesi la situazione è questa: nonostante una legge regionale del 2009 preveda un “potenziamento” dei presìdi ospedalieri nelle aree ad alto rischio di crisi ambientale, l’attuale governo della Regione Siciliana, rappresentato dal catanese Raffaele Lombardo, presidente, e dall’assessore alla salute, Russo, ha deciso la soppressione del “Muscatello”. L’ospedale, in quanto tale, sarà chiuso, ha precisato Fazio, senza mezzi termini, avvertendo i cittadini a non farsi turlupinare da paroloni come “frazionamento”, “rimodulazione” o altri apparsi nei giorni scorsi su alcuni organi d’informazione, a proposito del Muscatello. Dietro questi termini, “arcaici” li ha definiti Fazio, c’è un evidente disegno politico che vuole cancellare il nostro ospedale pubblico, proprio in una città che, come Milazzo e Gela, dovrebbe rientrare, secondo la citata legge regionale, in quelle aree di crisi ambientale per cui, invece, la struttura ospedaliera dovrebbe essere potenziata, invece d’essere depauperata di reparti e servizi, tanto che, a causa della scomparsa di questi servizi , non ci sarà più il numero di centoventi posti-letto, numero minimo perché una struttura sanitaria possa essere definita ospedale. E, infatti, la nuova sigla c’è già: la struttura sarà chiamata PTA, cioè Presidio Territoriale Assistenziale non sarà altro che il conglomerato di tutti i laboratori,

un tempo chiamata SAUB, attualmente ospite del cosiddetto palazzo di vetro di Pippo Amara. “Avremo una guardia medica con maggiore spazio, ma niente di più”, ha chiarito Fazio, il quale ha toccato il tasto dolente della mancanza di posti letto in tutta la regione. Fazio, infatti, con tono molto preoccupato, ha disegnato uno scenario da incubo. “Se non ci fosse posto a Lentini o a Siracusa o a Catania, in caso di acuzie, a seconda della malattia, si può essere smistati dall’altra parte della Sicilia, a Trapani o a Sciacca o, addirittura a Reggio Calabria, fino a Bari o a Benevento”. Fazio ha ricordato tutto l’iter “legale” – ha sottolineato – che ha portato alla situazione odierna e che porterà ala soppressione del Muscatello: una serie di decreti dell’assessore Russo, preceduti dal comportamento dell’attuale direttore generale, Franco Maniscalco, del’ASP di Siracusa, da cui dipende il “Muscatello”. Maniscalco, definito da Fazio lo strumento tecnico-politico per arrivare a questa legale soppressione, non ha mai voluto sostituire i medici trasferiti o pensionati e le cose sono andate sempre peggio, producendo un circolo vizioso. A causa delle indubitabili pecche venute ad accumularsi tanto da allontanare i pazienti dal Muscatello, i posti-letto sono apparsi in esubero e, invece, di migliorare l’offerta, si è preferito far affossare ancora di più, tanto che il decreto di trasferimento di taluni reparti, quali ginecologia e pediatria a Lentini, varato lo

scorso anno, è stato rafforzato da un decreto del febbraio 2011. A Lentini è stato già trasferito il reparto di psichiatria, quando i pazienti – ha informato Fazio- sono più numerosi in Augusta e dintorni. Tutto legale, dunque, E per questo, Fazio ha ringraziato ironicamente, in senso antifrastico, tutti i politici regionali, dal cosiddetto governatore Lombardo, all’assessore Russo, fino a “tutti quelli che qui vengono a fare il pieno di voti”, anche se non ha citato i nomi di Pippo Gianni e di Enzo Vinciullo, presenti e confusi tra la folla. “Hanno avuto il coraggio questi signori” – ha detto Fazio con spregio – “di non tener conto nemmeno di una petizione a favore del ospedale Muscatello” firmata dall’ammiraglio comandante di Marisicilia, dal direttore del carcere, dal presidente dell’autorità portuale e dai sindaci di Augusta e Melilli, proprio per significare che il Muscatello serve un’ampia e variegata popolazione, con varie patologie, che vive a ridosso di industrie ad alto rischio, per di più in un’area dove, incombe, elevato


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Ospedale

il rischio sismico. Fazio ha concluso la sua concione ammonendo il pubblico che questa è stata solo una mobilitazione, una specie di prova generale aggiungiamo noi, di una mobilitazione più ferrea e stringente, cioè un vero sciopero generale, cui far partecipare tutta la cittadinanza, come in quel fatidico e famoso sciopero del 28 dicembre 1960, da noi più volte ricordato, qui e altrove, quando furono bloccati ferrovia e porto, soprattutto quel porto che dava e dà così tanto e che, con un decreto ministeriale, si voleva amministrativamente dividere in due: una parte agli augustani, l’altra ai siracusani, con il pretesto di dare giurisdizione a Priolo, Frazione allora di Siracusa.Dopo una giornata di autentica serrata, non quella di appena mezz’ora registratasi il 26 marzo durante il percorso del corteo sulla strada principale, dopo un’autentica sommossa popolare, dopo una sola giornata di lotta, dopo una serie di conciliaboli telefonici fra la prefettura e il ministero, il decreto fu definitivamente cassato, revocato, annullato. e Augusta ridiventò padrona a pieno titolo del suo porto. Fu quella una bella, memorabile, direi epica, pagina di storia cittadina. Historia magi-

stra vitae ammoniva il grande oratore romano Cicerone. Nel 1960 a guidare la rivolta, che non degenerò, perché non ci furono morti né feriti né gravi danni alle cose, fu l’allora vicesindaco Giovanni Saraceno, ex comunista, allora socialdemocratico, vero capopopolo capace di parlare alla gente, ai lavoratori, e indossò la fascia tricolore, in luogo dell’allora sindaco Bordonaro, avvocato di professione, il quale, probabilmente, non si sentì la forza d’affrontare una situazione

Nella foto in basso un momento della protesta popolare del 28 dicembre 1960, guidata da Giovanni Saraceno, con la fascia tricolore così drammatica con altrettanta drammaticità. Il coraggio, ricorda Manzoni a proposito del pavido curato don Abbondio, se uno non ce l’ha non se lo può dare. A fianco di Riccardo Fazio

era presente, con fascia tricolore, il sindaco Carrubba, che non ha dimostrato né la forza della parola sprigionata dall’arringa di Fazio (che, all’inizio doveva essere un semplice “comunicato”,quasi dovesse leggere un testo scritto) né serietà d’intenti. Della paventata chiusura dell’ospedale si parla da anni. Altre volte ci sono state mobilitazioni, non così folte; come, e sempre il sindaco ha parlato al futuro: “Vedremo, faremo”. Che cosa? Sono state minacciate o battute le vie legali? Sono stati esortati tutti i deputati regionali e nazionale che qui raccolgono voti.? È stato modificato qualcosa da Lombardo e Russo? che, invece, di potenziare quello di Augusta, stanno facendo costruire un altro mega ospedale a Catania, città di Lombardo e un altro, pediatrico, hanno inaugurato a Palermo. Siamo arrivati alla frutta. Che cosa intende fare il sindaco che è, per legge, la massima autorità sanitaria comunale? Non ci è sembrato di capire che voglia emulare Giovanni Saraceno. A chi spetterà la prossima mossa? Al comitato cittadino? Ma ci sarà una prossima mossa? Giorgio Càsole


Ospedale

Il comitato cittadino deciso a non mollare

Altre giornate di sciopero ad Augusta a salvaguardia del Muscatello a prossima mossa ci sarà. Il comitato cittadino ha deciso di proclamare per il prossimo 5 maggio una giornata di sciopero generale di tutte le attività produttive del territorio con la possibilità di prolungare la protesta anche nei giorni 6 e 7 maggio. La decisione è stata assunta nel corso della riunione del coordinamento del comitato cittadino per la difesa dell’ospedale, che si è riunito giovedì 21 aprile nell’aula magna del nuovo padiglione del Muscatello. La riunione ha fatto seguito all’incontro tenutosi martedì 19 aprile a Palermo, all’assessorato regionale alla sanità, tra l’assessore Massimo Russo e una delegazione di Augusta, guidata dal sindaco Massimo

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Carrubba unitamente a una rappresentanza del comitato difesa ospedale. “Il comitato” - ha detto il portavoce Riccardo Fazio - “dopo ampia discussione, considerato lo sforzo istituzionale dell’assessore Russo, aperto al dialogo e alla disponibilità di una visita ad Augusta nei prossimi giorni per capire meglio il territorio, non avendo di fatto avuto riscontri concreti, ma una netta chiusura alla modifica del decreto 01377 del 25.5.2010 e alla sua revoca, invita le organizzazioni sindacali territoriali e la cittadinanza allo sciopero generale di 24 ore di tutte le categorie a sostegno e a difesa della lotta per la salvaguardia dell’ospedale Muscatello da tenersi il prossimo 5 maggio. La cittadinanza tutta, le organizzazioni sindacali territoriali, le associazioni imprenditoriali, dei

commercianti e degli artigiani sono inoltre invitati alla mobilitazione generale con blocco delle attività nei giorni 6 e 7 maggio". G.d.A.

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Ambiente

Quando nella baia di Augusta approdarono l’incrociatore Belknap e la portaerei Kennedy, unità navali americane dotate di armi nucleari, entrate in collisione

Golfo di Augusta a rischio Chernobyl-Fukushima

Al contrario di altri porti nucleari: La Spezia, Taranto, Gaeta e La Maddalena, qui mancano le informazioni sui piani di emergenza

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li abitanti del polo chimico e petrolifero di Augusta-Melilli-Priolo (nella foto), sanno di vivere in una delle aree più a rischio e inquinate d’Italia. Lo chiamano giustamente il “golfo della morte”. Alle spalle, le grotte e le cave naturali dei monti Climiti, per decenni depositi delle armi chimiche in dotazione alle forze armate italiane e statunitensi. Sulla costa, selve di ciminiere, raffinerie e oleodotti: hanno avvelenato le acque e i fondali con arsenico, mercurio, metalli pesanti, diossine, idrocarburi e scorie cancerogene. Infine il porto, uno dei più grandi d’Italia, 6,8 km di pontili dove si movimentano annualmente oltre 31,5 milioni di tonnellate di prodotti petroliferi. Un’area del complesso è off limits: serve per gli attracchi delle

unità della marina militare impegnate nei pattugliamenti del Canale di Sicilia e per rifornire di carburante e munizioni la VI Flotta USA e le navi da guerra degli alleati NATO. Con la guerra alla Libia il via vai militare si è fatto ancora più intenso ed è sempre meno raro osservare nel golfo le minacciose sagome dei sottomarini nucleari delle classi “Ohio” e “Los Angeles” della US Navy, quelli che hanno sferrato gli attacchi con centinaia di missili da crociera “Tomahawk” all’uranio impoverito. Presenze dall’insostenibile impatto ambientale che mettono ancora più a rischio la sicurezza e la salute della popolazione, ignara - stavolta - di convivere a fianco di reattori simili a quelli della famigerata centrale di Chernobyl. L’intensificarsi nella rada di Augusta dei transiti e delle soste dei sottomarini USA è stato denunciato dalla Campagna per la smilitarizzazione di Sigonella e Legambiente Sicilia. Con un’interrogazione al Presidente della Provinciali Siracusa, il consigliere Alessandro Acquaviva (Gruppo Misto – SEL), ha chiesto invece di sapere “se sono state attuate dagli organi competenti tutte le procedure finaliz-

zate a garantire alla popolazione la conoscenza sui rischi radiologici presenti e sulle eventuali misure di emergenza da adottare in caso di incidente nucleare”. “L’art. 130 del decreto legislativo 230/95” – aggiunge Acquaviva - “prevede che le popolazioni che risiedono in prossimità degli impianti siano regolarmente aggiornate sulle misure di protezione sanitaria applicate, sulla natura e le caratteristiche della radioattività e suoi effetti sulle persone e sull’ambiente, sul comportamento da adottare in caso d’incidenti e sulle autorità responsabili degli interventi di protezione e soccorso. Le informazioni su quanto accade nel siracusano sono invece inesistenti”. Dove si è invece avuto accesso ai piani di emergenza di altri porti nucleari (La Spezia, Taranto, Gaeta e La Maddalena), la loro valutazione ha dato esiti assai poso rassicuranti. E i punti di attracco e di fonda delle imbarcazioni nucleari sono posti a distanze minime da aree densamente abitate. I reattori utilizzati per la propulsione di mezzi militari navali pongono serissimi problemi di sicurezza. “I sottomarini nucleari sono inevitabilmente sistemi accident prone, ovvero possono subire vari tipi di incidenti, anche molto gravi, con frequenza notevolmente maggiore rispetto ai sistemi nucleari civili”, segnala uno studio pubblicato nel novembre 2004 dal Politecnico di Torino, a firma di Massimo Zucchetti (docente di Impianti nucleari), Francesco Iannuzzelli (Peacelink) e Vito Francesco Polcaro (CNR). “In campo civile esistono numerosi sistemi di sicurezza e di emergenza che sono obbligatoriamente presenti nel reattore nucleare, senza i quali l’impianto non ottiene il permesso di funzionamento


Ambiente

da parte delle autorità preposte. Su un sottomarino, la presenza di questi sistemi è assai più contenuta, per ragioni di spazio, di peso e di funzionalità. Inoltre, essendo vascelli militari, i sottomarini nucleari sono soggetti all’approvazione e alla responsabilità esclusivamente delle autorità militari, notoriamente e costituzionalmente poco sensibili al problema dell’impatto ambientale dei loro armamenti e della salute di coloro che li adoperano. Di conseguenza ci ritroviamo col paradosso che reattori nucleari che non otterrebbero la licenza di esercizio in nessuno dei paesi che utilizzano l’energia atomica, circolano invece liberamente nei mari”. “I sottomarini sono progettati in genere per resistere alla pressione del mare non oltre i 500 metri di profondità”, aggiungono i tre ricercatori. “Se quindi uno di essi affonda e finisce a profondità maggiori, il vascello si danneggia irrimediabilmente e non si può fare affidamento sul contenimento di eventuali sostanze inquinanti a bordo. Siamo, cioè, di fronte a una bomba ecologica aperta e soggetta ad interazione con le acque, incapace di impedire la dispersione nell’ambiente delle sostanze radioattive”. I sommergibili affrontano inoltre condizioni operative, anche in tempo di pace (esercitazioni, pattugliamento, etc.), che “possono comportare altri incidenti come l’esplosione di siluri, collisioni, urti col fondale, dalle conseguenze pericolose per l’impianto nucleare a bordo”. La statistica sul numero e la gravità di incidenti avvenuti in passato a questo tipo di reattori è amplissima, con dispersioni in mare di grandi quantità di radioattività e molte vittime. In quaranta anni, si sono verificate un centinaio di emergenze nucleari o radiologiche. “Ricerche in corso dimostrano la correlazione fra la presenza di sommergibili a propulsione nucleare e la concentrazione di elementi radioattivi alfa-emettitori in matrici biologiche marine”, segnala lo studio del Politecnico di Torino. “Le caratteristiche dei reattori civili e militari sono analoghe, ma su un mezzo navale non possono essere imbarcate pesanti schermature di cemento e calcestruzzo, né potrà essere sempre garantita nelle vicinan-

ze un’adeguata assistenza in caso di incidente”, segnala il fisico Giuseppe Longo dell’Università di Bologna. Dal punto di vista della tipologia degli incidenti e della quantità di radioattività diffusa, nel caso di navi e sottomarini, oltre alla veicolazione degli inquinanti nell’atmosfera si ha una diffusione anche attraverso l’acqua, con effetti sull’ecosistema marino. Tutt’altro che remota la possibilità di un surriscaldamento del nocciolo del reattore per il mancato funzionamento del circuito di raffreddamento e finanche la fusione parziale o totale del nocciolo, un incidente dalle conseguenze catastrofiche. “La fusione del nòcciolo è un evento ipotizzato dai piani di emergenza di Taranto e La Spezia”, rileva il fisico Antonino Drago dell’Università di Napoli. “Ciò provocherebbe un possibile cataclisma tipo maremoto, dovuto allo sfondamento dello scafo

dante chiese di potere fare ingresso in un porto italiano, ma il permesso gli fu negato dalle autorità competenti per motivi di sicurezza. Alla fine il sottomarino si diresse nel porto di Gibilterra; l’entità dei danni subiti dal reattore costrinse l’unità all’ormeggio per diversi anni, generando le proteste della popolazione e una querelle diplomatica fra Gran Bretagna e Spagna. Una tragedia ancora più grave avvenne venticinque anni prima nelle acque del Mar Ionio meridionale. La notte del 22 novembre 1975, la portaerei USS John F. Kennedy entrò in collisione con l’incrociatore USS Belknap, armato di missili nucleari “Terrier”. A bordo di questa unità scoppiò un incendio che giunse a pochi metri dalle testate (fu lanciato uno dei più alti livelli di allarme nucleare, il cosiddetto broken arrow – freccia

da parte del nòcciolo che fonde o evapora a milioni di gradi fondendo anche tutto ciò che incontra; si leverebbe una nube radioattiva che spazzerebbe larghe zone seminando morte, provocando un inquinamento del mare in proporzioni inimmaginabili, e in definitiva, attraverso le piogge, dell’acqua potabile e dei prodotti agricoli”. Un caso di avaria all’impianto di raffreddamento, con conseguente perdita di refrigerante (LOCA = Loss of Cooling Accident) è avvenuto il 12 maggio 2000 al sottomarino d’attacco britannico HMS Tireless, mentre transitava al largo della Sicilia. Dopo aver ha spento il reattore, il coman-

spezzata). Le fiamme causarono la morte di 7 uomini dell’equipaggio. “Se le fiamme avessero raggiunto le testate atomiche, sarebbero esplose con effetti facilmente immaginabili, provocando la contaminazione radioattiva di un’area enorme, in teoria gran parte dell’Italia meridionale”, ha commentato l’esperto di Greenpeace International William Arkin, in forza all’esercito USA dal 1974 al 1978. L’incrociatore Belknap, parzialmente distrutto, fu rimorchiato nel porto di Augusta da un’altra unità navale USA. Nella città siciliana approdò il successivo 26 novembre pure la portaerei John F. Kennedy, anch’es-

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sa dotata di armi nucleari. Mentre il Belknap restò in rada per diversi giorni, la portaerei lasciò Augusta il 28 novembre per dirigersi a Napoli, dove fu sottoposta ad alcuni lavori di riparazione. Su quanto accadde realmente quella maledetta notte del 1975 nelle acque ad est della Sicilia esistono scarne informazioni. Un rapporto del giugno 1976 del Comando del Carrier Airborne Early Warning Squadron 125 dell’US Navy ricorda che il 14 novembre 1975 “era stata avviata un’esercitazione di guerra anti-aerea (Anti-Air Warfare Exercise) per valutare ulteriormente le capacità di intercettazione a largo raggio dei velivoli E-2C ed F-14”. “Alle ore 22 del 22 novembre, la Kennedy e il Belknap si urtarono in mare durante le operazioni aeree notturne”, prosegue il rapporto. “Gli E-2C dello Squadrone 125 presero immediatamente il controllo della pista di volo della portaerei e misero rapidamente in salvo tutti gli aeroplani in una struttura diversa, la facility aeronavale di Sigonella, in

Italia. A bordo della Kennedy suonarono i sistemi d’allarme e la nave fu impegnata nel combattere le fiamme che si svilupparono. Gli appelli eseguiti per tutta la notte permisero di localizzare tutto il personale dello squadrone, e parecchi degli uomini s’impegnarono attivamente nelle operazioni di spegnimento dell’incendio e di salvataggio”. Ancora più drammatico il racconto di Tom Pruitt, uno dei militari imbarcati nella fregata USS Bordelon, giunta in soccorso delle unità in collisione. “La task force navale era posta sotto il commando dell’ammiraglio Dixon che seguì ogni fase di quella notte, dando personalmente gli ordini di assistenza al Belknap. Metà dell’incrociatore era investito dalle fiamme e successivamente ho appreso dagli uomini a bordo, che quelli che stavano a prua non sapevano se lo scafo si fosse squarciato a metà. Così come non lo sapevano quelli che stavano a poppa. Inizialmente l’ammiraglio Dixon ordinò alla fregata USS Claude Ricketts di posizionarsi

Augusta, la maledizione dell’uranio impoverito

a fianco del Belknap controvento, per spegnere l’incendio. Dopo alcune ore, egli si rese conto che non era questo il lavoro che andava fatto. Fu allora ordinato alla Bordelon di affiancare il Belknap sottovento alle fiamme e al fumo, in modo da poter dirigere il getto d’acqua nell’area dove nessuno poteva accedere in altro modo. Il nostro skipper, George Pierce, tenne la Bordelon a meno di 15 piedi dalla fiancata della Belknap – in mare aperto – fino a quando le fiamme non furono messe sotto controllo. Successivamente la Bordelon rimorchiò il Belknap sino alla baia di Augusta, in Sicilia, e aiutò l’equipaggio dell’incrociatore nelle attività di riparazione che durarono tre giorni”. La foto di un ufficiale dell’US Navy immortalò l’incrociatore in rada ad Augusta il 23 novembre 1975. Anche se il ponte appare in parte intatto, la struttura d’alluminio dello scafo sembra essersi fusa del tutto. Antonio Mazzeo

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’accelerazione impressa all’inchiesta avviata dal procuratore capo di Lanusei, Domenico Fiordalisi, sulla vicenda delle armi all’uranio impoverito preoccupa i dipendenti degli Stabilimenti Militari, fra i quali quello di Augusta. Il Ministero della Difesa ha sempre smentito di aver utilizzato armi all’uranio impoverito, ma il fatto che l’innalzamento di casi di leucemia fra gli abitanti che risiedono nei pressi del poligono di Salto di Quirra e una dettagliata relazione della competente Asl ha dato un nuovo impulso all’inchiesta che era stata avviata anni orsono. La magistratura vuole capire se l’Italia ha avuto a disposizione tali tipi di armamenti ed eventualmente come sono stati stoccati e impiegati, mentre i lavoratori dell’ente umbro pretendono ora di sapere se il personale tecnico civile ne è venuto a ‘contatto’, al punto da averli addirittura lavorati. Nel


Ambiente

2001 era stata presentata un precisa interrogazione all’ex Ministro della Difesa, Mattarella: “Il personale tecnico militare e civile di un deposito di armamenti in Italia ha richiesto nel mese di gennaio 2001 che siano effettuati i controlli e analisi per i rischi collegati all’uranio impoverito; tale personale ha effettuato verifiche e lavorazioni su una serie di munizioni all’uranio impoverito su di un lotto ritornato dalle operazioni della Somalia”. L’interrogazione riguardava i colpi di artiglieria fabbricati da una società israeliana che vanno sotto la dicitura di proiettili 105/51mm APFS-DS-DM33. Alcuni lotti furono sicuramente arricchiti con uranio impoverito così da consentire ai colpi stessi di penetrare qualsiasi corazza: difficile però al momento stabilire se furono anche questi acquistati dall’Italia. Lo Stabilimento Militare di Baiano di Spoleto lavorò quel tipo di colpi, molti anni più tardi da quell’intervento militare in Somalia (1993) che finì al centro del documento che i parlamentari posero in interrogazione. Lo ricorda oggi il Segretario Regionale della USB Difesa,

Ettore Magrini. “Il nostro ente, mi pare di ricordare che fosse il 2005, fu chiamato a operare alcune modifiche a quei colpi israeliani. Proprio in quei giorni uscì un articolo-inchiesta de La Repubblica che parlava dell’uranio impoverito applicato a simili colpi di artiglieria e mi precipitai a chiedere delucidazioni sia alla direzione militare, sia al servizio prevenzione e protezione”. La risposta fu precisa, anche se mai messa per iscritto: “Ci dissero che dovevamo stare tranquilli perché quei colpi di artiglieria non erano stati arricchiti con materiali radioattivo – continua Magrini – e che tutto era in regola per la sicurezza dei lavoratori, sia per i meccanici, chiamati a intervenire sull’ogiva, sia per gli artificieri. Non ci fu una risposta scritta, ma ricordo bene di aver messo a verbale la mia richiesta”. Domani comunque il sindacato tornerà a farsi sentire chiedendo stavolta un impegno preciso anche se “le lavorazioni sui DM33” conclude Magrini “sono finite circa due anni fa”. Esprime preoccupazione anche il sindaco di Spoleto, Daniele Benedetti, in merito ai possibili scenari che coinvolgerebbero lo stabilimento di Baiano di Spoleto. “È chiaro che se le cose corrispondessero al vero” ha detto Benedetti “ci si troverebbe di fronte a uno scenario molto preoccupante. In situazioni così delicate non sono ammissibili né ambiguità né indeterminatezza. Abbiamo bisogno di sapere con tempestività come stanno esattamente le cose. Vogliamo rassicurazioni precise e puntuali. Per questo chiediamo

che il Ministero della Difesa faccia totale chiarezza sulla questione. Siamo molto vicini ai lavoratori e a tutti i cittadini di Baiano e condividiamo i timori e la pressante richiesta di risposta anche da parte del sindacato. Sarà fatto tutto il possibile da parte di questa amministrazione per ottenere dal Ministero le informazioni necessarie per avere un quadro certo sulla questione e scongiurare ogni possibile situazione di incertezza che mette a rischio la salute dei cittadini”. In Sardegna intanto l’attenzione sull’inchiesta è altissima tanto che nelle ultime ore si registra la presa di posizione anche dell’assessore alla sanità Antonello Liori: ‘Chiedero’ personalmente al ministro La Russa che lo Stato si faccia carico delle spese di uno studio epidemiologico nella zona del Poligono di Quirra, curato però direttamente dalla Regione. E’ un problema di salute pubblica che rischia di danneggiare pesantemente l’economia del territorio ed è necessario accertare la verità. Perciò dobbiamo affidarci a uno studio serio, documentato, imparziale. Ecco perché la Regione si deve candidare alla sua gestione, ovviamente in stretta collaborazione con istituti specializzati, in primis l’Istituto superiore di sanità, da affiancare alle Aziende sanitarie regionali. G. T.

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Caso Oikotoen CARRUBBA CONTRO PASSANISI PASSANISI CONTRO CARRUBBA

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l processo Oikotoen, che è in corso di svolgimento, a Siracusa, davanti al giudice del tribunale (presidente Giancarlo Cascino; a latere, Simona Ragazzi e Angela Geraldi), è stato esaminato e controesaminato l’ex dirigente dell’ufficio Ecologia del comune di Augusta, Roberto Passanisi che in questa “dolorosa” vicenda giudiziaria riveste il ruolo di vittima di un tentativo di concussione posto in essere nei suoi confronti dal sindaco Massimo Carruba. Il processo infatti vede sul banco degli imputati proprio il capo dell’ Amministrazione comunale di Augusta perché, secondo il pubblico ministero Musco, avrebbe cercato di “condizionare” le decisioni del dirigente dell’ufficio Ecologia in relazione alla richiesta autorizzazione a costruire una piattaforma polifunzionale da parte della società Oikotoen. Il tanto agognato parere che avrebbe dovuto rilasciare il funzionario a corredo della domanda della Oikotoen, fu poi espresso dal funzionario Roberto Passanisi, ma il suo esito non sarebbe affatto piaciuto al sindaco Carruba che, tuttavia, facendo buon viso a cattiva sorte, confermò, sia pure a denti stretti, il parere contrario di Passanisi alla realizzazione della piattaforma polifunzionale della società Oikotoen. Ma, allora, se non rilasciò l’autorizzazione alla Oikotoen, come mai è finito nel tritacarne dell’inchiesta giudiziaria per rispondere del reato di tentata

concussione? A rispondere al quesito è il Roberto Passanisi il quale afferma, e per questo motivo si è costituito parte civile contro il sindaco Carruba che, dopo quel suo parere negativo dell’autorizzazione amministrativa alla Oikotoen, lui è stato emarginato e sottoposto a “pressioni” psicologiche di ogni tipo al punto che ritenendosi ormai un nemico da abbattere con le buone o con le cattive da parte degli amministratori comunali lui stesso prese la decisione di togliere il disturbo e di mettersi anzitempo in pensione. Nel corso dell’esame cui è stato sottoposto dal pubblico ministero Maurizio Musco, dall’avvocato Luigi Latino che peraltro è il suo difensore di parte civile, e dall’avvocato dello Stato Maimone, Roberto Passanisi ha rievocato la sua drammatica espe-

rienza di funzionario comunale messo in un angolo per avere tutelato gli interessi della città e dei suoi concittadini. Roberto Passanisi ha ricordato infatti che la piattaforma polifunzionale doveva sorgere sulla falda acquifera da cui viene prelevata l’acqua che sgorga dai rubinetti delle case degli augustani. Passanisi tuttavia, è stato messo in difficoltà dai difensori del sindaco Carruba, Fiorella Intrepido e Francesco favi. Nel corso del controesame, infatti, i difensori del sindaco hanno strappato all’ex funzionario comunale l’ammissione che ha lavorato come consulente della società Gespi, fornendo alla stessa una preziosa collaborazione insieme a Domenico La Ferla. I legali del sindaco hanno ricordato che La Ferla è un geologo ed è stato un consulente del pubblico ministero, e che la Gespi è una società concorrente alla Oikotoen. Il processo proseguirà il prossimo mese con l’audizione di altri testimoni dell’accusa. Pino Guastella


Sentenza

PROCESSO ABBREVIATO Decisione del giudice dell’udienza preliminare Michele Consiglio

20 Anni di carcere a Gianfranco Bari Lo squartatore di Francesca Ferraguto

È

sfuggito alla pena dell’ergastolo, che nei suoi confronti aveva chiesto il pubblico ministero Antonio Nicastro, per avere ucciso la fidanzata Francesca Ferraguto e aver poi distrutto il suo cadavere, facendolo a pezzi con il flex. Allo squartatore di Augusta, Gianfranco Bari, invece, il giudice dell’udienza preliminare, Michele Consiglio, ha inflitto la pena di vent’anni anni di reclusione. Il Gup ha riconosciuto Gianfranco Bari colpevole dei reati di omicidio volontario e distruzione del cadavere, ma non ha riconosciuto sussistente la circostanza aggravante di avere agito con crudeltà, che, viceversa, aveva ritenuto sussistente il pubblico ministero, che gliel’aveva contestata all’inizio del processo celebrato con il rito abbreviato. E, conseguentemente, essendo venuta meno questa aggravante di avere commesso l’omicidio con crudeltà, la pena è scesa a 30 anni ed è stata ridotta ulteriormente a 20 anni di reclusione in considerazione dello sconto spettante a Gianfranco Bari per aver chiesto di essere giudicato con il rito abbreviato. Gianfranco

Bari è stato condannato al risarcimento dei danni in favore del padre, della madre e dei due fratelli di Francesca Ferraguto, da liquidarsi in separata sede, ma, in attesa che il giudice del tribunale civile stabilisca l’entità dell’indennizzo, l’imputato dovrà pagare una provvisionale di 130 mila euro in favore le quattro parti civili. La sentenza ha gettato nello sconforto i genitori della povera Francesca Ferraguto, tutelati in giudizio dall’avvocato Beniamino D’Augusta, che, in sede di discussione, si era battuto per l’affermazione della penale responsabilità di Gianfranco Bari eaveva auspicato che fosse condannato a pagare una provvisionale di 500 mila euro alle parti civili. Nessun commento è stato fatto dal pubblico ministero che, comunque, non esclude di impugnare il verdetto del Gup. Invece, grande soddisfazione per la sentenza del Gup viene espressa dall’avvocato Giuseppe Cristiano, difensore di Gianfranco Bari. Il penalista aveva auspicato l’esclusione della circostanza di aver agito con crudeltà, perché, prima gli atti di indagine e successivamente lo psichiatra che ha sottoposto a consulto l’imputato, hanno escluso che la povera Francesca

Ferraguto avesse sofferto per le percosse subite dall’omicida. Per l’avvocato Cristiano ha fatto bene il Gup a escludere l’aggravante perché, come già ha sottolineato il suo consulente psichiatra, s’è trattato di un omicidio d’impeto, e non c’è stato alcun accanimento da parte di Gianfranco Bari ad allungare la sofferenza della vittima prima che la stessa morisse. In effetti, secondo quanto accertato dai carabinieri, e anche sulla base della confessione resa dallo stesso imputato nel momento in cui venne arrestato, Gianfranco Bari colpì a mani nude o con un corpo contundente la povera Francesca Ferraguto, la quale, battendo il capo contro il pavimento o un mobile, morì sul colpo. Poi, ma già con l’avvenuto decesso della giovane donna, Gianfranco Bari ha fatto scempio del suo cadavere, segandolo a pezzi con il flex. Ma questo macabro cerimoniale avviene immediatamente dopo il decesso di Francesca Ferraguto. P.G.

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Personaggi

Il premio “Franca Florio” alla stilista augustana Federica Fanti

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l premio Franca Florio per la moda è stato assegnato alla stilista augustana Federica Fanti con la seguente motivazione: “Ambasciatrice della Sicilia come giovane imprenditrice nel campo dell’Alta Moda nel Mondo.” , nella sede dell’Assemblea Regionale Siciliana in Sala Gialla del Palazzo Reale di Palermo, oggi meglio conosciuto come Palazzo dei Normanni, dove, nei giorni scorsi, si è svolta la cerimonia di consegna del Premio Franca Florio, conferito a professionisti manager e imprenditori, quale riconoscimento per il loro ruolo di Ambasciatori della Sicilia

(nella foto, Federica Fanti con Costanza Afan de Rivera Florio). La cerimonia è stata anticipata da una tavola rotonda sul tema Imprenditori di Sicilia. Il Premio, giunto alla sua 4^ edizione, è stato ideato e organizzato dalla Patrizia Livreri, docente di elettronica alla la facoltà di ingegneria dell’ università di Palermo, nonché presidente regionale della fondazione Marisa Bellisario, istituita in ricordo e per onorare una delle donne, Marisa Bellisario appunto, che ha

contribuito in modo significativo al progresso della Sicilia, esportando per eccellenza la cultura e il dinamismo in tutto il Mondo. Federica Fanti è figlia di un sottufficiale di Marina, di origine veneta, di stanza ad Augusta, e di una giovane donna augustana. Federica sin da giovanissima ha manifestato doti artistiche. Oggi fa la pendolare fra la città natale e Catania


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Augusta dalla A alla Z

Inserto fotografico a cura dell’associazione APF

Il Castello n. 3


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1 - Bastione N/W (Marco Moschitto) 2 - Notturno (Romolo Maddaleni) 3 - Vedute del porto (Carmelo Micieli) 4 - Cinta a mare (Giuseppe Schermi) 5 - Veduta del Rivellino (Giuseppe Scapellato) 6 - Torre Bugnata (Sebastian Brusca) 7 - Stemmi Ingresso (Romolo Maddaleni) 8 - Veduta da Nord (Maria Gadaleta) 9 - Veduta da L. Rossini (Corrado Di Mauro) 10 - Veduta dal Ponte Federico II (Gaetano Cannavò) 11 - Vedute dal parco (Duccio Luglio) 12 - Interni (Felice Cucinotta) 13 - Caletta sotto le cinte (Marco Moschitto)

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Personaggi

All’asta di San Giuseppe il tradizionale bastone

NON è più tempo di Joe Conforte

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i ricordate la tradizionale vendita all’asta che veniva svolta ad Augusta il 19 marzo per la festa dedicata a San Giuseppe, quando dal balcone di fronte alla chiesa si affacciava, impellicciato, quel noto personaggio, di nome Joe Conforte, accerchiato dalle sue bionde sventole e dai suoi “strani” collaboratori? Tradizionalmente i devoti, grandi e piccini, partecipavano in massa, accorrevano da ogni quartiere della città, anche se a oggi non si è capito se per devozione al Giuseppe santo o al Giuseppe (Joe) uomo. Il dubbio rimane, visto che oggi la gente non accorre più come prima, cioè da quando Joe Conforte, fuggito per frode fiscale dal Nevada in Brasile, non potrà più raggiungere la sua citta natìa, Augusta . Si sa solo che Joe era

un personaggio di grosso “calibro” e gli piaceva tanto apparire imboccando il suo enorme sigaro, in attesa che si finisse la vendita degli articoli “alla portata di tutti” per acquistare e a caro prezzo i bastoni di torrone alle mandorle, e il bastone di Giuseppe, il santo ovviamente. Una grande soddisfazione per Joe Conforte, l’amico di Frank Sinatra, il ragazzo emigrato in cerca di fortuna da Augusta negli Stati Uniti d’America, in cerca di una dea bendata che non tardò ad arrivare perché, secondo le dichiarazioni da lui stesso rese all’epoca al prof. Giorgio Càsole durante un’intervista televisiva , nella vita il segreto del successo si divide in tre parti: bisogna cogliere l’occasione giusta, avere tanto cervello e tanta forza. Una vera forza la sua, si sa, con le sue case da gioco, il casino, il casinò e, soprattutto, tanto cervello, lo stesso che lo indotto ad abbandonare tutto in età avanzata per andare in Brasile in esilio dorato. La conoscono tutti ad Augusta la vera storia di Joe Conforte, una notorietà resa ancor più brillante dal film biografico che dall’America arrivò nella sala cinematografica di questo nostro ridente paesotto di provincia, nella sala dell’ormai dismesso cinema Impero, oggi ridotto a un pugno di “macerie” perché distrutto dal tempo e dall’indifferenza dei nostri amministratori comunali che non hanno saputo acquisire al patrimonio comunale un locale che poteva diventare un sala teatrale in pieno centro storico,

per non parlare di quell’altro monumento in via di degrado che è il Kursaal Augusteo. E non solo al cinema Joe Conforte si faceva ammirare, con sequenze riprese dal vivo proprio qui ad Augusta della processione di Joe con le sue sventole e il sigaro in bocca, seguito daslla banda musicale e dal maresciallo delle guardie municipali. perché, si ricorderà, anche la stampa nazionale e il settimanale L’Espresso non seppero , all’epoca, sottrarsi al fascino misterioso del nostro illustre concittadino, che fu persino intervistato dal celebre e popolare giornalista televisivo e della cata stampata Enzo Biagi. Il tradizionale bastone di torrone venduto all’asta di San Giuseppe, invece, quest’anno è stato acquistato da un arbitro di calcio a 5, Sebastiano Di Franco, conosciuto meglio come Frankie, ragazzo di buona famiglia e devoto a San Giuseppe, il santo. Giuseppe Tringali Nella foto sopra Joe Conforte, nella foto accanto: Frankie Di Franco

bollette relative al pagamento

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Liceo Mègara “aperto” anche quest’anno, anche linguistico dal prossimo

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nche in quest’anno scolastico, Il liceo “Mègara” ha accolto i ragazzi che si trovano all’ultimo anno della scuola media e devono compiere una scelta importante: l’indirizzo di studi da seguire per i prossimi cinque anni. Il liceo cittadino attualmente offre tre indirizzi : classico, scientifico e delle scienze umane . Dal prossimo anno scolastico potrà attivare anche l’indirizzo di liceo linguistico giacché l’assessorato regionale alla pubblica istruzione ha dato parere favorevole, con il decreto n. 740, alla richiesta formulata anni addietro dal collegio docenti del liceo. La conferma è stata data dal dirigente scolastico, Giuseppe

S. Adònia, visibilmente soddisfatto per il risultato raggiunto, “che premia” – ha sottolineato“gli sforzi compiuti dalla nostra scuola per ampliare il ventaglio dell’offerta formativa e per consentire ai tanti ragazzi di Augusta, che frequentano scuole di altre città vicine, di sottrarsi alla fatica del pendolarismo per poter studiare le lingue fondamentali dell’Unione europea o altre lingue di Paesi emergenti; la nostra scuola è prontissima ad attivare questo nuovo indirizzo linguistico, non solo per numero di locali destinati ad aule, ma anche per la presenza di attrezzatissimi laboratori linguistici”. Spetterà al collegio docenti definire e stabilire nella sua strutturazione

questo nuovo indirizzo,”che s’inserisce nel solco della sperimentazione attivata dal nostro liceo negli anni scorsi, quando sono stati impartiti insegnamenti curriculari di francese oltre a quelli tradizionali di inglese”, ha osservato la docente Carmela Circo, incaricata della funzione strumentale all’orientamento post scuola media. In occasione dell’iniziativa denominata “liceo aperto”, in primo luogo sono stati gli stessi liceali ad accoglierea gli alunni delle scuole medie e i loro genitori, e con i docenti li hanno informati sui diversi percorsi di studio, quali materie comprende ognuno di essi e la durata media delle lezioni scolastiche . Su indicazione dei professori, genitori e alunni hanno “esplorato” la scuola visitando aule e laboratori . I laboratori sono tre : quello di fisica, quello di chimica, e il laboratorio linguistico,tutti e tre di nuovissima generazione. In ogni laboratorio una rappresentanza di studenti e l’insegnante della materia specifica hanno mostrato ai visitatori gli strumenti, i materiali a disposizione e le attività che si svolgono nelle ore di studio e il maggiore coinvolgimento e interesse che questo suscita negli studenti rispetto alla stessa materia appresa attraverso l’uso dei libri di


Scuola

testo.

Nel laboratorio linguistico la professoressa Brunno ha mostrato il video del backstage di “and so this is Chritsmas”, lo spettacolo in lingua inglese messo in scena dagli studenti di tutti e tre gli indirizzi prima delle vacanze natalizie, sotto la guida degli insegnati d’inglese. Sono stati effettuati collegamenti via internet e sono state mostrate le varie attività che si svolgono durante l’ora di inglese, che sviluppano le abilità di ascolto e parlato, spesso trascurate in classe, come il dettato con le canzoni su internet, il gemellaggio con una scuola della Romania tramite l’ E-twinning space per l’esercitazione nella conversation e per sviluppare uno scambio culturale tra la nostra città e quella degli studenti stranieri. I visitatori hanno potuto osservare e utilizzare in prima persona le tecnologie didattiche più avanzate di cui il laboratorio è dotato. Un elemento che ha suscitato molto interesse nei ragazzi è stata la lavagna multimediale : uno strumento che, grazie alle sue caratteristiche interattive, rende piacevoli e di immediata comprensione le lezioni. Grazie al continuo coinvolgimento da parte di studenti e professori, i ragazzi delle medie hanno mostrato interesse e curiosità per ogni attività illustrata e alla fine sembravano entusiasti. È stata un’attività ben organizzata, stimolante e indispensabile per studenti così giovani che si troveranno fra qualche mese di fronte a una scelta di fondamentale importanza. Martina Errante Dalla Libia arrivano le immagini orri-

I liceali in movimento ad Augusta per raggiungere la loro scuola

Per andare a scuola meglio bus piccoli ecologici e più frequenti

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urante l’attività di studio e approfondimento effettuato da un gruppo di studenti della nostra classe II D L.S., sotto la guida del prof. Pietro Latino, riguardante la statistica, abbiamo effettuato un’indagine sui mezzi di trasporto utilizzati dagli studenti del liceo classico “Mègara” per recarsi a scuola e per rientrare nelle proprie abitazioni. Sono stati intervistati gli alunni di tutte le classi; poi, servendoci di un foglio elettronicoe propeie abitaza classe II D L., abbiamo sistemato i dati ed elaborato il grafico sottostante. Dato il prevalente uso di mezzi di trasporto come moto, automobili e autobus, possiamo dedurre che, per la maggior parte degli alunni, la sede scolastica si trova distante dalla abitazioni. Noi pensiamo che la scuola dovrebbe essere ubicata in un punto baricentrico rispetto al territorio di riferimento in modo da ridurre l’uso di questi mezzi a motore che oltre ad essere causa della formazione di ingorghi e qualche incidente, contribuiscono notevolmente all’inquinamento acustico e atmosferico. Per solvere il problema alla radice sarebbe utile impegnarsi per

una delocalizzazione dell’istituto scolastico. Considerato che questa soluzione è di difficile attuazione, intanto sarebbe opportuno migliorare i mezzi di trasposto pubblici aumentandone la frequenza nelle ore di ingresso e uscita dalla scuola utilizzando mezzi più ecologici e più piccoli, considerato che le nostre vie hanno dimensioni ridotte. Tutto questo, però, può realizzarsi solo con la consapevolezza, il consenso e la partecipazione di tutti: noi stessi e coloro che decidono per il presente e il futuro della nostra città. Ai nostri amministratori ci rivolgiamo, pertanto, affinché possa essere preso in considerazione il problema e possano essere adottate strategie per risolverlo. Francesco Arcidiacono, Sharon Bandiera, Andrea Costagliola, Gloria Iacono, Fabrizio Neri, Mattia Torretti, Giuseppe Valenti

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Manifestazioni

I 150 anni dell’unità d’Italia festeggiati dai bambini e dal Circolo Unione

Nelle foto: momenti delle manifestazioni al C. U.

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a mattina di mercoledì 16 marzo, vigilia del giorno dichiarato festivo per il centocinquantesimo anniversario dell’unità d’Italia, nel cortile del plesso denominato “Cappuccini”, del I Circolo Didattico “Giovanni Pascoli”, i bambini si sono esibiti in un “omaggio” canoro e poetico per i propri genitori. I bambini, come si può vedere dalla foto, erano tutti vestiti come piccoli garibaldini e il plesso della scuola era pavesato dal tricolore italiano. Così gli alunni della scuola primaria hanno voluto festeggiare i 150 anni dell’Unità d’Italia, intonando canti, recitando poesie e leggendo alcune riflessioni sulla “bandiera,” simbolo di unità e di fratellanza per l’intera nazione, come ha voluto sottolineare la dirigente scolastica Rossella Miraldi, che, con le sue maestre, ha dato il benvenuto ai genitori, orgogliosi e commossi per “l’esibizione” patriottica dei loro figlioletti.

C. C.

Nella foto: un momento dei bambini che cantano

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l 17 marzo, il Circolo Unione, la Croce Rossa Italiana, l’ Associazione Musicale Shloq, il I° Istituto Comprensivo P. Di Napoli, insieme, hanno ricordato le lotte, i sacrifici e i caduti per la difesa dei valori, degli ideali, del patrimonio monumentale, artistico,letterario e culturale di “UNITALIA”. Il logo, frutto del lavoro di una qualificata équipe della “P. Di Napoli”, altamente espressivo e rappresentativo dell’importanza di raggruppare tutte le varie entità locali e regionali sotto un’unica bandiera tricolore, è stato scelto dal Ministero che l’ha riportato nella home-page nazionale del PON 2007-2013 in occasione della celebrazione del 150° dell’Unità d’Italia. Per fare spazio al numeroso pubblico accorso, nel salone di rappresentanza del Circolo sono state aperte anche le porte prospicienti la Piazza Duomo e sono stati rimossi parecchi mobili antichi e artistici. Una calorosa e gioiosa atmosfera fatta di dolci sorrisi, di recite di brani letterari , di commoventi brani musicali, di intonazione di canti patriottici ha caratterizzato la serata. Protagonisti della scena i giovanissimi alunni del coro e dell’ orchestra del sopracitato Istituto. Sulle note di violini, di chitarre, di clarinetti, del pianoforte e attraverso le strofe cantate e recitate, il pubblico ha potuto ripercorrere le varie fasi che hanno caratterizzato il travagliato percorso che ha portato all’Unità d’Italia e che hanno

contribuito a realizzare quanto ardentemente desiderato già da parecchi secoli dai grandi della storia italiana. “Risulta indispensabile un nuovo Risorgimento” - hanno sottolineato la presidente del Circolo Unione, Gaetana Bruno Ferraguto, l’ispettrice provinciale della Croce Rossa Italiana, Pasqualina Moscuzza e la dirigente scolastica della “Principe di Napoli”, Tea Sortino - “che possa accomunare tutti gli italiani in un unico obiettivo, che facendo leva sulle nobili e antiche origini e tradizioni contribuisca a far rinascere tutti i veri valori e ideali e a far di nuovo grande la nostra Italia. In tal senso occorre rendere partecipi di tale progetto i nostri giovani. A questi ultimi , da parte degli adulti, è fatto obbligo di offrire dei validi modelli di riferimento basati anche sull’osservanza di saldi e sani principi etico-morali. Altri qualificati attori della serata sono stati Camillo Spina che con la relazione “ Risorgimento Italiano in chiaro scuro Siciliano” ha ben descritto il contesto storico dell’epoca con le varie ripercussioni, non totalmente positive, sulle popolazioni del Regno delle Due Sicilie, e Salvo Tempio che con altro componente della Scuola Musicale Shloq ha eseguito due briosi brani musicali. Indimenticabile serata che ha visto, nel segno dell’Unità d’Italia, una convergenza di ideali e di lavori da parte di parecchie organizzazioni rappresentative del mondo


Cultura

della cultura, della scuola, dell’arte e non ultimo del volontariato. Un particolare riconoscimento ai docenti, musicisti e maestri di canto e musica della “P. Di Napoli,” che hanno preparato gli alunni e partecipato direttamente alla manifestazione: Giuseppe Salemi , Marina Apollo, Katia Cipriano, Giuliano Giuseppe, Giuseppa Romina, Luca Patania Giuseppe Pattavina. Gaetano Gulino

"3 secoli di vita religiosa al Circolo Unione"

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abato 24 aprile si è chiusa la mostra organizzata dal Circolo Unione “Vita civile e vita religiosa ad Augusta: un legame secolare” , iniziativa che ha coinvolto, a vario titolo, la presidente, il direttivo, i soci del circolo e i cittadini che, numerosi, otre 3000, hanno visitato l’esposizione. La mostra ha permesso ai visitatori di scoprire un passato della nostra città fatto di piccole cose, di quotidianità, di gesti e riti che hanno accompagnato lo svolgere del tempo e hanno plasmato il proprio intimo rapporto con la religiosità. Inoltre si è voluto dare ai giovani uno spunto di riflessione su un” angolo di piccola storia”. Sono stati esposti oltre 170 oggetti che hanno documentato, soprattutto, la religiosità domesti-

ca che, per alcuni secoli, ha costituito ad Augusta un momento fondante dell’essere “famiglia”. Si è evitato di dare una mera lettura estetica agli oggetti di arte religiosa popolare, cercando invece di tentare la ricostruzione dei loro contesti d’uso, di ciò che è stato il loro “ senso” all’interno della casa. I “santini”, le acquasantiere, le stampe devozionali, i piccoli messali, le antiche coroncine, hanno spesso dipanato nei visitatori il gomitolo dei ricordi della propria infanzia. E poi gli olii, le incisioni, le pitture su vetro, le cartapeste destinate a fasce sociali più alte, insieme alla testimonianza di atti di una “vita civile”, hanno completato la mappa di un percorso culturale che ha segnato la vita di una larga parte della nostra comunità cittadina condizionandone i quadri di riferimento, i sistemi di rappresentazione, i rapporti sociali, i sogni. L’evento è stato reso possibile grazie alla generosità dei proprietari dei pezzi esposti, alla contribuzione degli sponsor ( H o t e l Venus, Biemme Car) e al patrocinio della Provincia Regionale di Siracusa. Gaetana Bruno Ferraguto

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hiusa la mostra si ci chiede quale tipo di contributo abbia apportato nella società augustana. Di certo non supportata dai “potenti” locali, da quelli religiosi in quanto ritenuta un po’ pagana, da quelli civili in quanto vista come fonte di ulteriore confusione in un clima di molteplici iniziative più o meno culturali, la mostra ha saputo elevarsi al di sopra delle umane e meschine critiche

e raggiungere un obiettivo altamente nobile, riscuotendo in tal modo un vero successo. In effetti tramite i vari oggetti, messi in esposizione, ben descritti e allocati nei vari contesti storici da tre validi professionisti che incessantemente si sono alternati alla guida dei visitatori, la mostra ha permesso di riesaminare varie fasi di vita di un tempo che fu. Usi, abitudini, riti, testimonianze di un popolo cresciuto tra sacrifici e sofferenze ma confortato dall’osservanza di regole e modelli civili e religiosi che di fatto ne hanno nobilitato il breve passaggio terreno. Un esempio per tutti: parecchi ragazzi, prima in visita scolastica organizzata, sono tornati successivamente con i rispettivi genitori o nonni a cui con entusiasmo hanno espresso colorite frasi tipo- “Vedi papà, vedi nonno, quella è un frammento della famosa tela del sabato santo, che veniva calata in Chiesa Madre con una cerimonia del tutto particolare, al cui termine la gente si abbracciava e faceva la pace, anche gli nemici acerrimi dimenticavano i dissapori accumulatisi nell’anno-. Risposta del familiare-” ahimè, con la scomparsa di questa tradizione è cessata anche la sana abitudine di fare la pace per Pasqua. Sarebbe opportuno ricercare e riattivare molte delle nostre antiche tradizioni-. G.G. Nella foto (di Gaetano Gulino): una sezione della mostra

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Avvenimenti

Il 17 marzo di 150 anni fa

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ur senza la consueta unanimità (i rappresentanti della Lega Nord hanno espresso voto contrario) il governo Berlusconi ha deciso di rendere festivo il 17 marzo. Perché proprio il 17 marzo? Perché il 17 marzo 1861 è la data di nascita del Paese, consegnato al re Vittorio Emanuele II con legge n. 4671 del Regno di Sardegna, quando a Torino, prima capitale dello Stato, venne proclamato il Regno d’Italia. Da un’Italia divisa in sette Stati, oppressa dalla sottomissione all’ Austria, nasceva un Regno Unito, che dal Piemonte alla Sicilia si riconosceva in un unico governante, un sistema di leggi univoco e una tradizione culturale accreditata sul piano internazionale. Il via ufficiale ai 150 anni di storia unitaria venne dato a Palazzo Carignano, nuova sede del Parlamento, che si era riunito per la prima volta il 18 febbraio dello stesso anno 18611. Le rappresentanze popolari erano state rinnovate con elezioni del gennaio: su quasi 26 milioni di abitanti, il diritto a votare fu concesso dai nuovi governanti solo a 419.938 persone (circa l’1,8%) e alla fine i voti validi si ridussero a 170.567. La proclamazione del Regno d’Italia si configurò come una prosecuzione del Regno di Sardegna, tanto che Vittorio Emanuele II continuò a mantenere, tra le proteste della sinistra storica, la numerazione originaria della dinastia dei Savoia. Nell’ articolo, approvato il 17 marzo, si leggeva: “Vittorio Emanuele II assume per sé e per i suoi successori il titolo di re d’Italia”. Non vi fu inoltre la costituzione di una nuova entità statuale, ma solo un cambio di nome. Sono gli elementi di quel “vizio d’origine costituito dall’impronta dell’accentramento piemontese”, più volte ricordato da’attuale presidente della

repubblica, Napolitano, che ne ha chiesto il superamento. Il primo presidente del Consiglio, proclamato il 23 marzo 1861, fu Camillo Benso Conte di Cavour, che, rivestendo tale carica, morì il 6 giugno dello stesso 1861. Il Regno d’Italia rimase in vita fino alla proclamazione della repubblica il 2 giugno 1946. L.S.

Vincita milionaria nell’edicola bar tabacchi di Angelo Aversente

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na vincita milionaria è stata realizzata al concorso gratta e vinci, nella città federiciana. Un anonimo scommettitore ha vinto 1 milione di euro. La vincita milionaria è stata realizzata nell’edicola – bar – tabacchi di Angelo Aversente, ubicata nei pressi del piazzale Fontana. Il fortunato scommettitore ha realizzato la mega vincita grattando un biglietto del concorso del costo di appena 10 euro. “Non sappiamo chi sia il vincitore” – dicono Angelo Aversente e la moglie Irina Boeva , felici ovviamente dell’inaspettata fama che ha sùbito circondato la loro rivendita . “Abbiamo appreso della super vincita solo attraverso il bollettino ufficiale della Lottomatica che ci ha inviato il diploma della fortuna. Dal nostro locale passano centinaia di clienti giornalmente e, quindi, per noi è impossibile risalire all’identità del prescelto dalla dea bendata, il fortunato fresco milionario”. La vincita, secondo i gestori della rivendita, risalirebbe a una decina di giorni fa. Nel punto vendita si erano registrate altre vincite, ma mai prima d’ora così alte. C. C.

La crisi libica coinvolge anche il porto di Augusta, base militare strategica e porto commerciale fra i più importanti in Italia.

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iovedì 24 marzo, ore 11 circa del mattino: il primo immigrato a sbarcare dal portellone della nave San Marco è un tunisino che si regge sulle stampelle. Poi tutti gli altri 549migranti. Ad attenderli, sulla banchina dell’area commerciale di Punta Cugno, nella rada di Augusta, un imponente cordone di sicurezza con oltre duecento uomini delle forze dell’ordine. Gli immigrati sono i imbarcati sui bus noleggiati per l’occasione e condotti presso il “villaggio degli aranci” di Mineo. Molta la cautela e i controlli a causa di un possibile pericolo di infiltrazioni terroristiche tra gli immigrati, come ha fatto balenare il direttore del Dipartimento informazioni per la sicurezza, Gianni De Gennaro. Intanto da Mineo ,dove i primi quattro pullman sono giunti alle ore 13 dello stesso 24 marzo, arrivano notizie di una clamorosa protesta. All’arrivo dei primi immigrati sindaci e amministratori dell’area etnea tentano di non far entrare i pullman , ma dopo qualche minuto di tensione, le forze dell’ordine riescono a fare entrare i pullman. Secondo quanto si è appreso da fonti ministeriali questo della San Marco dovrebbe essere il primo di tre viaggi che consentirà il trasferimento da Lampedusa di circa 1800 immigrati. C.C.


Avvenimenti

Si toglie Cadavere di donna trovato in la vita nel piazzale del contrada Vetrano a notte fra venerdì 25 e c o n cimitero un sabato 26, in contrada a l l ’ i n Vetrano, in un anfratto di terno i delle più belle sco- d o c u pensionato di gliere diunaAugusta è stato ritrova- m e n t i , to, grazie alla scoperta compiuta a Davoli 65 anni da un pescatore e da alcuni pas- Marina nell’area di Catanzasanti, il cadavere, in avanzato ro. L’autopsia è stata compiu-

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a destato grande scalpore il tragico gesto compiuto da una persona nota per il suo carattere affabile, Giuseppe Luppino, 65enne, pensionato, che, nel pomeriggio di lunedì 28, si è sparato alla tempia mentre si trovava all’interno della sua auto, parcheggiata sul piazzale antistante il cimitero. Luppino non è morto sul colpo. Sentito il botto e visto l’uomo in condizioni tragiche, il custode del cimitero ha chiamato l’ambulanza e il pensionato è stato immediatamente trasportato al pronto soccorso dell’ospedale cittadino, quello stesso ospedale dove Luppino aveva lavorato per molti anni, stimato da tutti. Le speranze di salvarlo sono apparse subito inconsistenti. Luppino, infatti, è morto l’indomani. Non si conoscono le motivazioni che hanno indotto l’anziano uomo a compiere l’estremo gesto, dal momento che era da tutti considerato una persona dal carattere fondamentalmente mite. Sembrerebbe che la pistola usata da Luppino fosse detenuta illegalmente. Indagini sono tutt’ora in corso da parte delle forze di polizia. D.C.

ta dal medico legale Giuseppe Bulla, il quale ha chiesto due settimane di tempo per deLe operazioni di recupero positare i risultati della sua sono state condotte dai vigili perizia. Al momento si escludel fuoco, mentre la polizia ha de l’ipotesi di violenza o, pegavviato sùbito le indagini. La gio, di omicidio. Sembra più notizia è stata lanciata breve- probabile l’ipotesi che si sia mente durante l’edizione po- trattato di un atto volontario, meridiana del tiggì regionale quello del suicidio, giacché della RAI, lo stesso sabato la quarantenne soffriva di un 26. Un’altra trasmissione te- grave forma di depressione, a levisiva, Chi l’ha visto? Di causa di un’attività commerRAITRE, settimane fa, si oc- ciale, ereditata dal padre, che cupò della scomparsa di una aveva subìto un autentico disdonna, bianca, dell’età della sesto finanziario. donna ritrovata fra gli scogli Cecilia Càsole di Augusta. Potrebbe essere stata la corrente a trasportare il cadavere della donna sfortunata, identificata dai parenti, anche sulla scorta della protesi dentaria, come la quarantenne Maria Pelaia scomparsa il 2 marzo scorso, dalla località Serra San Bruno, vicina a Vibo Valentia, in Calabria. L’identificazione è stata rapidamente compiuta dal fratello e dagli zii della donna che, prima di scomparire, evidentemenNella foto: un momento te gettandosi in acqua, aveva dell’intervento dei vigili del fuoco, abbandonato la propria auto, nell’altra Maria Palaia stato di decomposizione, di una donna, che poteva avere trentacinque-quarant’anni.

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Sport

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iorno 7 febbraio 2011 all’interno del Palajonio di Augusta, si sono svolte le finali del torneo di calcetto della settimana dello studente 2011 del nostro liceo. La settimana dello studente è una piacevole tradizione del nostro istituto durante la quale vengono organizzate, dagli stessi studenti, varie attività sportive (calcetto, pallavolo, ping pong, caccia al tesoro, ecc…). Quest’anno la sfida tra le varie classi si è dimostrata avvincente. Il programma delle finali ha previsto la finale 3°-4° posto, tra IV C e IV D, e la finalissima per il 1° posto, tra la IV A e la VB, tutte del liceo scientifico. Il primo incontro ha visto il predominio della IV D, che ha avuto la meglio sull’avversario con lo strepitoso punteggio di 13-5. La finalissima, molto combattuta, si è decisa nelle fasi finali ed è terminata con la vittoria della IV A per 6-4. Al termine è avvenuta la premiazione, in cui sono state consegnate coppe e medaglie alle squadre di pallavolo, classificatesi prima e seconda, e alle compagini del torneo del calcetto, in cui l’intero podio è stato premiato. Ottavio Pugliares

La settimana dello studente si chiude con un’avvincente partita a calcetto


Sport

Allievi d’oro della Canottieri Club Nuoto Augusta

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abato e domenica 19/20 marzo ha avuto inizio la stagione agonistica 2011. Nelle due giornate si sono misurati i migliori atleti siciliani sulle distanze olimpiche. Ottime prestazioni per i giovani canottieri della Canottieri Club Nuoto Augusta considerando che questi atleti augustani hanno totalizzato pochissime uscite in acqua e solo grazie all’ospitalità degli amici del circolo Canottieri Ortigia di Siracusa che hanno permesso qualche allenamento presso la loro struttura sul fiume Anapo

Negli Allievi”B” maschile oro nel doppio con Matteo Licata e Luca Dettori, nel singolo 7,20 argento per Matteo Licata, buona la prestazione per il singolo7,20 femminile Beatrice Prato. Grandissima la prestazione degli Allievi “C” che ha visto la vittoria nel singolo 7,20 di Sebastiano Galoforo, doppia vittoria per il doppio di Salvatore Contento e Giuseppe Cipriani , il quale in coppia con il C.C. Ortigia hanno vinto anche il 4 di coppia. Nei cadetti 2 argenti per il singolo Giuseppe Urso. Argento anche con il singolo 7,20 per Sebastiano Galoforo che si è cimentato nella categoria superiore, poi insieme agli altri due allievi “C” Contento e Cipriani si

sono classificati secondi nel 4 di coppia Cadetti. Un buon secondo posto per il doppio cadetti di Sebastiano Greco e Matteo Sciacca. Nella categoria Ragazzi soddisfacenti i 4 quarti posto dal nostro Rosario Galoforo totalizzati 2 nel singolo e 2 nel doppio uno con la C.C.Ortigia e uno con il compagno di squadra Andrea Farini che ha fatto anche un quarto posto nel singolo. Terzo posto anche per Domenico Moschitto nel singolo senior. Questa squadra augustana prepara con tantissime sacrifici e ambizioni il prosieguo della stagione e prossimamente la regata nazionale di Piana degli Albanesi sperando di poter tornare ad allenarsi al più presto nelle acque amiche della nostra Augusta.”, ha detto Vincenzo Gorofolo, vicepresidente della squadra augustana V. G.

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Cronaca cittadina

L’asilo nido della M.M. Intitolato all’eroe di Giampilieri, Pasquale Simone Neri

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ono pochi gli uomini che sanno guardare la morte negli occhi per il bene di altre persone e Simone Neri, al pari di eroi altrettanto giovani come il carabiniere Salvo d’Acquisto, merita un posto d’onore nella nostra memoria”. Mai parole come queste sono state così adeguate e tempestivamente pronunciate per conferire la medaglia d’oro al valore civile, alla memoria, di un giovane eroe dei nostri tempi. ll 27 novembre del 2009 parole e medaglia furono pronunciate e consegnata dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ai familiari del ventenne sottocapo della Marina Militare Simone Neri, che il l° ottobre dello stesso anno aveva perso la vita per salvare un bambino rimasto intrappolato nella cameretta dell’abitazione devastata dall’ alluvione che sconvolse il villaggio di Giampilie ri. Avrebbe compiuto trent’anni da lì a pochi giorni, essendo nato a Messina il 15 ottobre del 1979. Mercoledì 6 aprile 2011, tutti i familiari di Simone Neri erano presenti alla cerimonia d’intitolazione a Pasquale Simone Neri dell’asilo nido che il comando di Marisicilia ha fatto costruire nel comprensorio denominato Campo Palma, in Augusta. More solito, la cerimonia è stata celebrata in pompa magna, con tanto di picchetto, composto da marinai uomini e marinai don-

ne, davanti a un folto pubblico di invitati, fra cui l’ex prefetto di Siracusa oggi a Messina, Alecci, l’assessore Giuseppe Isgrò, in rappresentanza del sindaco di Messina, Buzzanga, il sindaco Carrubba di Augusta. Al taglio del nastro due madrine: Maria Angela e Vittoria Neri, sorelle di Simone, orgoglio-

sto del pranzo offerto dalla Marina, dai cuochi, o maestrini, per usare il sostantivo in uso da loro, interni alla base. Ovviamente compiaciuto il “padrone di casa”, l’ammiraglio di div. Ruzittu, co-

se, ovviamente, del fratello eroe, ricordato dal fratello minore Salvatore come “una persona solare, generosa e simpatica, pronta ad aiutare il prossimo. Ci manca, ma lo sentiamo comunque vicino a noi. Ringrazio la Marina a nome della mia famiglia e soprattutto di Simone”. Salvatore, Maria Angela , Vittoria e il loro padre hanno presieduto al taglio dell’enorme torta, riproducente la facciata dell’asilo nido, preparata, come, tutto il re-

mandante di Marisicilia, non solo per la riuscita della cerimonia , ma per l’apertura di un asilo nido aziendale, cioè per i figli dei dipendenti della Marina, ma anche aperto alla gente di Augusta. “C’è una convenzione in itinere con il Comune”, ci ha detto il maresciallo Paolo Antonuccio, che ha la responsabilità, diciamo così, militare dell’asilo, gestito da una cooperativa di Palermo che ha assunto personale locale: tre educa-


Cronaca cittadina

trici e due ausiliarie. – Come mai di Palermo? Domandiamo.”La Marina ha bandito una gara d’appalto in campo europeo e la gara è stata vinta da una cooperativa palermitana, mentre le illustrazioni delle pareti esterne sono state offerte gratuitamente dai docenti e dagli allievi del liceo artistico di Giarre: la Marina si è limitata a fornire l’occorrente per eseguire le illustrazioni”. -Quanti sono i bambini che attualmente frequentano l’asilo? “Sono sei, ma l’asilo può ospitare trenta bambini: sei posti sono destinati a figli di augustani, non appena sarà firmata la convenzione che, in questo momento, è in fase di definizione.” Vicino a noi, mentre intervistavamo il maresciallo Antonuccio, l’assessore messinese Isgrò, cui abbiamo chiesto come mai non viene delocalizzato il villaggio di Giampilieri che è sotto l’incubo delle frane dovute alle alluvioni. “La gente non se ne vuole andare, è radicata in quei posti, Giampilieri di sopra, Gimpilieri di sotto e altri, che non possiamo certo spostare e, volendo trasferire questa gente, non sappiamo nemmeno dove possa essere trasferita. Ma stiamo lavorando per mettere in sicurezza questi posti.” In alto: Simone Neri;Sin.: il ns. direttore mentre intervista l’assessore

Tutti zitti e poi un urlo fortissimo

Flash mob organizzato da giovanissimi liceali

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a popolazione parla! Questo slogan ha contraddistinto lo Scream Flash Mob, una manifestazione avvenuta il 16 marzo nella Piazza Duomo di Augusta. Un flash mob è un evento durante il quale si riunisce un gruppo di persone all’improvviso in uno spazio pubblico per poter fare qualcosa di stravagante. In questo caso, la manifestazione aveva come fine quello di risvegliare la popolazione “addormentata” di Augusta ed è significativo il fatto che sia stata organizzata da giovanissimi, aiutati dal passaparola sui social network, ma non solo. Alle 19.30 all’improvviso, in piazza Duomo, sfidando la pioggia, mentre fervevano i preparativi per le celebrazioni dei 150 anni dell’Unità d’Italia, un gruppo assai numeroso di ragazzi è rimasto immobile per un paio di minuti e alcuni di loro tenevano in mano delle lettere, formando la frase cogito, ergo parlo. Dopo questa fase

di cogito, al segnale di un’organizzatrice, i ragazzi iniziano a urlare fortissimo, attirando l’attenzione dei passanti, per svegliare simbolicamente la città. Entusiasmo alle stelle per alcune delle organizzatrici, intervistate al termine dell’evento. Per Federica Giangrande: “Finalmente, dopo tanto silenzio, i giovani hanno deciso di scatenarsi in un grande urlo e per dire basta a tanta omertà”. Per Anna Guerrisi: “ Quest’urlo è simbolo

di un nuovo inizio, non staremo più zitti e sempre più faremo sentire la nostra voce, perché lo spettacolo siamo noi”. Anche per Fiorella Tringali il successo di questa manifestazione rappresenta un punto di partenza perché sono intenzionate a organizzarne altri in futuro. Questo grido di speranza da parte dei giovani non può che rendere orgogliosi i cittadini di Augusta, consapevoli che questi ragazzi possono assicurare davvero un futuro migliore a tutta la città. Ottavio Pugliares Nelle foto: momenti dell’evento

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Opinioni

La favola del processo breve di Gian Carlo Caselli(°)

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oi italiani siamo convinti di essere molto furbi. Più furbi degli altri e orgogliosi di ciò. Non c’è barzelletta che abbia come protagonisti, per dire, un francese, un tedesco e un italiano che non ci veda prevalere alla grande. Ma forse siamo cambiati. Perché ormai ce le beviamo tutte con allegria. Da tempo, infatti, ci prendono in giro e siamo contenti. Ci ingannano e godiamo. Cadere in trappola ci inebria. Formule come “riforma (epocale) della giustizia” e “processo breve” sono né più né meno che ipocrisie degne della peggior propaganda ingannevole. Se le parole avessero ancora un senso, e non fossero usate come conigli estratti da un cilindro, sarebbe chiaro che di riforma della giustizia si potrebbe parlare soltanto se si facesse qualcosa per accelerare la conclusione dei processi. Ma se non si fa niente in questa direzione, parlare a vanvera di riforma della giustizia equivale a sollevare spesse cortine fumogene intorno al vero obiettivo: che è quello di mettere la magistratura al guinzaglio della maggioranza politica del momento (oggi, domani e dopodomani), buttando nella spazzatura ogni prospettiva di legge uguale per tutti. Quanto al sedicente “processo breve”, siamo al gioco di prestigio. La riforma, infatti, avrebbe come effetto non un processo breve ma un processo ammazzato a tradimento (con l’aggravante dei futili motivi). Ovviamente schierarsi contro il processo breve è da folli. Sarebbe come rifiutare una medicina efficace contro il cancro. Qui però non si tratta neanche dell’elisir di Dulcamara! Non basta urlare a squarciagola che il processo sarà breve. Occorre fare qualcosa di se-

rio (procedure snellite; più mezzi agli uffici giudiziari) perché si possa arrivare a sentenza in tempi più rapidi. Se non si fa nulla è come proclamare ai quattro venti che la squadra di calcio del Portogruaro vincerà sicuramente la Champions, confidando nella disattenzione o dabbenaggine di chi ascolta. Ora, come per vincere la Champions ci vuole una squadra attrezzata, così per avere un processo davvero breve ci vogliono interventi che il processo lo facciano finire prima: ma finire con una sentenza nel merito (innocente o colpevole), non con una dichiarazione di morte per non aver rispettato un termine stabilito ex novo, più o meno a capocchia. In verità, la riforma ha un sapore di truffa (verbale), perché i tempi non saranno ridotti ma castrati, e i processi non saranno abbreviati ma morti e sepolti. In parole povere: si fissa un termine che deve essere rispettato a pena di morte senza minimamente preoccuparsi del fatto che l’attuale sfascio del sistema non consentirà di rispettarlo in un’ infinità di processi. È come pretendere che un palombaro vestito da palombaro percorra i cento metri in pochissimi secondi, sennò muore. Assurdo, esattamente come il sedicente processo “breve”. Una mannaia che impedirà di accertare colpe e responsabilità e concluderà il processo con un’attestazione di decesso (estinzione) tanto burocratica quanto definitiva e tombale. Uno schiaffo alla fatica che le forze dell’ordine compiono per assicurare alla giustizia fior di delinquenti. Uno schiaffo al dolore e alla sofferenza delle vittime dei reati. Uno schiaffo alla sicurezza dei cit-

tadini. Proprio quella sicurezza su cui sono state costruite solide fortune elettorali. Sicurezza che ora diventa – di colpo – roba di scarto, rivelando con assoluta evidenza come il tema sia considerato un’opportunità da sfruttare biecamente, anche gabbando la povera gente, più che un problema da risolvere. E tutto questo perché? Per fare un favore a LUI, all’altissimo (ed ecco i futili motivi). Non sfugge a nessuno, difatti, che l’obiettivo vero non è tanto ammazzare migliaia di processi, quanto piuttosto sopprimere – nell’ammucchiata – anche quel paio di cosucce che appunto interessano a LUI. Con tripudio di un esercito di scippatori, borseggiatori, topi d’alloggio e ladri assortiti, truffatori, sfruttatori di donne, spacciatori di droga, corruttori, usurai, bancarottieri, estortori, ricattatori, appaltatori disonesti, pedofili, violenti d’ogni risma, operatori economici incuranti delle regole che vietano le frodi in commercio e tutelano la salute dei consumatori, imprenditori che spregiano la sicurezza sui posti di lavoro e via elencando... Questo catalogo già sterminato di gentiluomini che la faranno franca, che si ritroveranno impuniti come se avessero vinto al totocalcio senza neppure giocare la schedina, si “arricchirà” all’infinito con la cosiddetta “prescrizione breve”: un’altra misura che sa di presa per il naso, l’ennesima leggina ad personam (meglio, la fotografia di LUI in persona) che fa a pugni col principio di buona fede legislativa. Sarebbe poco se fosse una di quelle barzellette che il premier usa raccontare in pubblico per il divertimento di chi ama l’ossequio servile. Invece si tratta di una bastonata in testa a una giustizia che già sta affogando. Una catastrofe per l’Italia, perché il feudo di Arcore possa continuare a svettare sulla palude nella quale annaspano i comuni mortali in cerca di giustizia. (°) Procuratore della Repubblica a Torino già procuratore del-

la Repubblica a Palermo


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