Futura 17 marzo 2023

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Anno 19

17 marzo 2023

Periodico del Master in giornalismo “Giorgio Bocca” - Università di Torino

DISABILITÀ, LAVORO, SCUOLA

PALCOSCENICO A CIELO APERTO Torino, una città per la musica Comai, Maccario| PP 4-5

SALUTE Disturbi alimentari nuova pandemia Bagnalasta, Rossi| P6

SPORT Bassino e Miressi campioni mondiali Marialaura Scatena| P7

APPUNTAMENTI Arte e mostre alle Ogr Micol Maccario| P8

Autonomia a ostacoli

Pagine 2 e 3

Teresa Cioffi, Agnese Ranaldi, Matteo Rossi, Giovanni Turi e Thomas Usan
ILLUSTRAZIONE DI RICCARDO CATALANO

Solo il 31,3% dei disabili ha un lavoro in Italia, contro una media europea del 51%. Una percentuale che evidenza come su questo tema «ci sia ancora molto da fare», come evidenzia a Futura News la ministra della Disabilità Alessandra Locatelli. Tra le proposte per migliorare questo numero ci sarebbe quella di modificare la legge 68/99, che regola il loro inserimento nel mondo del lavoro, una norma che deve «essere attualizzata», dice Locatelli.

IL PROBLEMA DEI DATI

L’Italia è dunque più indietro, molto più indietro dell’Europa. Ma i problemi non finiscono qui. Infatti il dato italiano è frutto di una rilevazione del 2019, l’ultima realizzata dall’Istat. A conferma del fatto che la disabilità è uno dei temi meno approfonditi, con report spesso frammentari e poco recenti. Nello specifico, l’ambito dell’occupazione è tra i meno approfonditi. Da anni le associazioni denunciano questa situazione, che non riguarda comunque solo l’Italia: la questione è stata denunciata da Véronique Bustreel di Agefiph (associazione francese che si occupa dell’occupazione lavorativa dei disabili), che ritiene i numeri ufficiali in circolazione per l’Europa «non del tutto attendibili».

LA LEGGE 68 DEL 1999

L’occupazione delle persone disabili è regolata dalla legge 68 del 1999, che prevede sgravi fiscali e incentivi di assunzione alle imprese. I contratti sono sostanzialmente gli stessi degli altri dipendenti, con l’aggiunta di qualche permesso aggiuntivo di assenza per motivi di salute. Una norma all’avanguardia per la fine degli anni ‘90 che oggi però deve essere modificata secondo la ministra Locatelli «per dare concrete possibilità alle persone con disabilità di intraprendere un

L’AUTONOMIA NEGATA

IL MONDO DEL LAVORO NON È PER I DISABILI

percorso dignitoso di inclusione lavorativa». Tra le proposte di cambiamento ci sarebbe l’introduzione di tutor, a carico dello Stato, che seguirebbero il dipendente durante le mansioni quotidiane.

Diverse le voci favorevoli a questa proposta del ministero della Disabilità. Tra queste, anche quella di Giovanni Ferrero, direttore della Consulta per le Persone in Difficoltà: «Sarebbe un’idea molto interessante - dice - poiché permetterebbe a un datore di lavoro

AUTODETERMINAZIONE

Sulla propria pelle:

l’esperienza di Sergio

Quando scopre che sarebbe diventato cieco la mamma gli dice: non fare la vittima, studia e lavora. «Io vengo da questa scuola qua», dice Sergio Prelato, consigliere nazionale dell’Unione italiana dei ciechi e degli ipovedenti (Uici). È iscritto all’Uici dall’età di 6 anni. Un giorno mentre rinnova la tessera si imbatte nella storia del fondatore dell’Unione, un po’ rivoluzionario come lui. Decide di dedicarsi ad abbattere tutte le barriere – architettoniche, sociali, culturali – che ostacolano l’autodeterminazione. Nel suo libro Pianeta Ciecagna (End Edizioni) racconta le storie semiserie di tre amici in un mondo che non sa ancora misurarsi con le disabilità.

SERGIO PRELATO Consigliere nazionale Uici

di non dover pagare due persone». Ma non è l’unica questione. «È un problema culturale che si incontra nelle aziende - spiega Ferrero -. Bisogna far capire ai datori di lavoro che non tutte le persone disabili hanno bisogno di tutor. Penso ad esempio a una persona paraplegica in carrozzina. In quel caso basta che un posto di lavoro sia accessibile senza barriere architettoniche». Diverso invece il discorso rispetto a tutti coloro che hanno una disabilità intellettiva o cognitiva: «Per

INNOVAZIONE

Qual è la strada con meno pendenze? E il percorso senza buche? A rispondere ci pensa Kimap, applicazione ideata dalla start-up italiana Kinoa. Coordinata da Lapo Cecconi e Armando Dei, ha partorito quello che è l’unico navigatore brevettato a livello europeo per chi si muove in carrozzina. Nel mirino, molti obiettivi: “raccogliendo dati in tempo reale – spiega il professore dell’Università di Firenze, Lapo Cecconi – punta a garantire una mobilità senza barriere architettoniche, una piena accessibilità ai servizi pubblici e un turismo davvero sostenibile”. Da qui, pure l’idea di installare nell’app comandi vocali sugli itinerari per le persone cieche.

loro la figura del tutor è necessaria. In quel caso il datore deve assumere due persone al posto di una. Questo è difficile che avvenga nel settore privato».

PICCOLI PASSI AVANTI

Nel 2021 il ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali del Governo Draghi, Andrea Orlando, ha firmato due provvedimenti che hanno inasprito le sanzioni per le aziende che non rispettano il «collocamento obbligatorio» previsto nella leg-

ge 68 del 1999. Infatti i datori sono tenuti a fare delle «assunzioni obbligatorie». In particolare devono comunicare agli enti competenti i prospetti informativi, contenenti una serie di informazioni che permettono di individuare i posti di lavoro e le mansioni disponibili per i disabili. Sullo stesso tema nel 2022 è stata istituita, sempre dall’ex ministro Orlando, la “Banca dati del collocamento obbligatorio”, per permettere un migliore monitoraggio delle imprese che rispetta-

SPORT E DISABILITÀ

Matteo Fanchini ha 50 anni ed è cieco da quando ne aveva 30. Sportivo da sempre, ha vinto diversi premi nello sci nautico e nel surf, agli europei e mondiali paralimpici. Continua sulla tavola, ma ora ha deciso di mettersi in gioco sulle due ruote. “Ho iniziato con la BMX – spiega – Le persone cieche vanno in bici, ma in tandem: questo limita la loro indipendenza. Voglio dimostrare che si può fare per mandare un messaggio soprattutto ai bambini non vedenti. Mi piacerebbe dare vita a dei corsi, nell’ottica di creare un progetto capace di attraversare l’Italia”. Per raggiungere questo traguardo Fanchini parteciperà al bando della Fondazione Hollman di San Francisco.

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La ministra Locatelli: «Legge 68/99 da cambiare, tutor per l’inserimento»
LE
STORIE
Kimap, il navigatore per la carrozzina
«Voglio essere un esempio per i bambini non vedenti»
di Agnese Ranaldi di Giovanni Turi di Teresa Cioffi LAPO CECCONI Cofounder dell’azienda MATTEO FRANCHINI Atleta paralimpico sci nautico
SU FUTURA. NEWS Le storie e le voci dei testimoni
CREDIT: THISISENGINEERING RAENG DA UNSPLASH

no gli obblighi imposti dalla legge 68/99.

Le proposte per aumentare il numero di disabili comunque non mancano. Una delle più autorevoli è arrivata negli scorsi mesi da Marino Bottà, direttore generale Andel (Agenzia Nazionale Disabilità e Lavoro), che ha rilanciato un nuovo modo per impiegare le multe derivate dal mancato adempimento delle “adozioni lavorative” da parte delle imprese. Infatti le aziende con più di quindici dipendenti che non assumono la loro quota di lavoratori disabili, sono tenute a versare 8 mila euro a un Fondo Regionale. Secondo Bottà questi soldi potrebbero essere reinvestiti per pagare un datore di lavoro che offre un tirocinio retribuito a una persona che non è nelle condizioni di essere assunta. Utilizzando questo sistema, circa ottocento persone con disabilità stanno già lavorando nelle regioni che hanno aderito a questa proposta. L’obiettivo è quello di estendere questa pratica su tutto il territorio nazionale.

VITA QUOTIDIANA

Sostegno, buco di 10mila docenti LA DENUNCIA

di Matteo Rossi

ALESSANDRA LOCATELLI La

In Piemonte mancano 10.000 insegnanti specializzati nel sostegno. È un numero molto alto che pone degli interrogativi sul percorso formativo previsto dalla legge attuale. È quanto riporta Luisa Limone segretaria Cgil regionale che si occupa di istruzione. «Dagli ultimi dati raccolti da Usr Piemonte (Ufficio scolastico regionale) sull’anno scolastico in corso – sottolinea - i docenti di sostegno che hanno seguito un percorso di formazione specializzato sono poco più di 7.200, ma le domande pervenute hanno raggiunto quota 17.300. Un numero che non permette interpretazioni e che ha obbligato le scuole a cercare 10.000 insegnanti in deroga per occuparsi degli studenti disabili». Con insegnanti in deroga si fa riferimento a persone che non hanno una formazione specialistica in merito. Vengono assunti, infatti, anche i candidati che hanno presentato domanda di “messa a disposizione”. Ovvero tutti coloro che concedono la loro disponibilità a insegnare attraverso delle lettere inviate direttamente alle scuole.

«Il problema principale - racconta Maria Cinzia Messineo, insegnante di sostegno in distacco sindacale con la Flc della Cgil - sono gli esigui posti che vengono messi a disposizione per il Tfa, il corso annuale che permette ai docenti di specializzarsi sul sostegno. Ogni anno il ministero dell’Istruzione invia una circolare alle regioni per dare avvio a questi corsi. Come Cgil, insieme a Uil e a Cisl, abbiamo aperto un tavolo di confronto con l’università e l’ufficio scolastico e siamo riusciti a raddoppiare i posti a disposizione in Piemonte. È un ottimo traguardo».

Una casa tecnologica per fare tutto da sè

Ese una casa quasi totalmente tecnologica potesse rendere molto più autonoma una persona disabile? Dallo scorso settembre questo sogno è diventato realtà.

“La casa di Ale” è un progetto molto ambizioso, nato a Villaguardia in provincia di Como, che sta permettendo ad Alessandro Meroni (10 anni), affetto da mielite acuta flaccida, di poter avere una vita più semplice. La casa è infatti dotata di numerose tecnologie, controllate dal bambino attraverso un device, che gli permettono di muoversi liberamente tra i diversi ambienti. “La casa di Ale” è la prima abitazione in Italia studiata con tecnologie che possano permettere a un disabile di essere più indipendente.

ALESSANDRO MERONI

Il protagonista del progetto

MANCA LA FORMAZIONE

Secondo Giovanni Ferrero, direttore della Consulta delle persone in difficoltà, manca una formazione specialistica sul sostegno. «Il nostro corpo insegnanti è poco qualificato sul tema, gli stessi docenti che insegnano le materie tradizionali devono avere una formazione. Esistono alcune disabilità che non sono riconosciute dalla legge 104 e che quindi non danno diritto ad avere un proprio insegnante: un esempio sono i bambini Fil (Funzionamento intellettivo limite). Sono bambini che presentano limiti intellettivi e problemi adattivi e che hanno delle mancanze a rispondere a tutte le richieste della scuola e dell’ambiente in cui vivono».

PROPOSTE SUL TAVOLO

Il ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara ha annunciato la modifica delle regole riguardanti l’insegnamento di sostegno. Sono tre

IN SINTESI

Il percorso per la specializzazione

In Italia, la legge attuale prevede che per diventare insegnanti specializzati in sostegno sia necessario partecipare a un corso annuale chiamato Tirocinio formativo attivo (Tfa). Nella prassi, però, i docenti che hanno concluso questo ciclo di formazione non sono abbastanza per coprire tutte le richieste. Così può essere assegnato il sostegno anche a insegnanti non in ruolo ma cha abbiano conseguito 24 crediti formativi previsti. Esiste un progetto di legge che alza il numero di crediti a 60, ma a oggi non è ancora stato approvato.

le questioni sul tavolo: mantenere la continuità del rapporto tra alunno e docente, adeguata formazione del personale e aumentare il numero degli insegnanti. «Dietro alle proposte del governo – sottolinea Messineo – esiste l’intento di ingabbiare i docenti, andando a delineare una situazione di staticità che non serve alla scuola. Attualmente chi entra in ruolo con il sostegno può, dopo 5 anni, passare ad altri insegnamenti. Il ministro, invece, vorrebbe bloccare questo passaggio. Secondo Ferrero le proposte dell’esecutivo vanno nella direzione giusta. «Puntare sulla formazione è fondamentale, ma non bisogna commettere lo sbaglio di formare solo chi vuole diventare insegnante di sostegno. Deve essere un processo che coinvolge anche i professori che insegnano le altre materie, altrimenti si rischia di avere personale altamente specializzato ma che investe le proprie competenze solo nel rapporto con l’alunno disabile».

CREDIT: SPACE.HACKABILITY.IT

Il bicchiere inventato per un ragazzo

Le nuove soluzioni di Hackability

Leonardo è un bicchiere da viaggio in poliuretano termoplastico. Un oggetto nato per aiutare un giovane ragazzo affetto da una malattia genetica che comporta la compromissione dell’apparato muscolare e una progressiva rotazione dei polsi verso l’interno che gli impedisce di svolgere molte attività quotidiane, soprattutto quelle fuori casa. Leonardo sopperisce a queste difficoltà permettendo alla persona di bere con facilità. Gli ideatori di questo prototipo fanno parte del team di Hackability. Una comunità di professionisti nata nel 2016 a Torino e che si riunisce per cercare di risolvere problemi alle persone disabili, realizzando cose che non ci sono o migliorando quelle che ci sono con l’obiettivo di farle costare meno. Una non profit che unisce le competenze di designer, maker, artigiani digitali che tramite la coprogettazione, l’uso di stampanti 3D e di schede open source, creano soluzioni nuove, in grado di soddisfare i bisogni delle persone con difficoltà nella vita quotidiana. Un obiettivo nobile che vede il proprio successo grazie allo sviluppo di una metodologia di co-design e open innovation che oltre a permettere la realizzazione di oggetti d’uso comune o complessi, riesce a implementare episodi d’inclusione sociale.

della Consulta delle persone in difficoltà

Già nel 2016, l’innovazione di Hackability è stata colta dal Politecnico di Torino dando la possibilità agli studenti di sostituire il tradizionale esame di “Tecnologie per la disabilità” con una coprogettazione insieme a persone disabili. Nel 2017 l’European Social Innovation Competition ha riconosciuto Hackability come una delle trenta realtà in in grado di esportare in tutta Europa i vantaggi derivanti dall’innovazione tecnologica. Nel 2018 la multinazionale Barilla ha scelto Hackability per sviluppare soluzioni che facilitino le difficoltà delle persone disabili in cucina e nello stesso anno ha vinto il premio “Io lavoro” della Regione Piemonte. Un susseguirsi di collaborazioni che ha portato questa realtà a travalicare i confini europei per arrivare fino a Shanghai, in Cina. Attualmente, la non profit ha laboratori anche a Milano, Cuneo, Parma e Reggio Emilia.

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Disabilità
ministra della
FUTURO TECNOLOGICO
CREDIT: STRISCIA TF91 CREDIT: ADAM WINGER DA UNSPLASH

PALCOSCENICO A CIELO APERTO

TORINO, UNA CITTÀ PER LA MUSICA

Non solo concerti: gli artisti si esibiscono in libertà per le strade come in nessun altro luogo. Nel 2022 oltre 7mila performance registrate con l’app Arthecity

IN SINTESI

Una media di 20 esibizioni al giorno per le vie del centro

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Dal 2018 l’app Arthecity per prenotarsi

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Ogni 15 giorni un tavolo di confronto tra gli organizzatori degli eventi

Venti esibizioni al giorno per un totale di più di 7mila performance nell’arco di tutto il 2022. L’arte pullula per le strade di Torino, non importa quale sia il clima o la stagione. E la città ne è orgogliosa: «Siamo stati i primi a liberalizzare l’arte di strada, che sia musica, teatro o qualsiasi altra performance» racconta Marco Ciari, responsabile di Torino creativa, l’ente comunale che si occupa di offrire consulenze e sostegno alle attività culturali giovanili. Dal 2018, infatti, non c’è nessun limite all’arte tra le vie della città. Tramite l’applicazione Arthecity, chi vuole esibirsi nel centro storico può prenotare un posto per massimo due ore di permanenza, tra le 10 e le 22. Le postazioni sono 28, in punti strategici e distanziati tra loro per mantenere l’ordine e non disturbarsi a vicenda. E nei quartieri, c’è libertà assoluta. «Io nasco come artista di strada. Torino ti dà lo spazio senza dover chiedere neanche l’autorizzazione».

Racconta così Pietro Morello, che in città ha fatto crescere la sua musica, fino a portarla poi in giro per l’Italia. Nessun permesso, nessuna burocrazia: basta registrarsi su Arthecity e prenotare un posto. Non è scontato. In altre città italiane, per esempio, per esibirsi bisogna prima andare in Comune, spiegare la propria performance e, a quel punto, chiedere il nulla osta per esibirsi. Secondo Morello, è proprio questo che fa la differenza. «Sono buoni tutti a fare grandi spettacoli - spiega - non è facile invece accogliere chi si esibisce per strada». Morello nel 2021 è stato nominato ambasciatore del mondo dalla città di Torino, adesso suona in giro per il globo e racconta ai 3,2 milioni di follower su TikTok la musica e le sue missioni umanitarie. Nel bel mezzo di un tour italiano, Morello racconta l’amore per la sua città natale: «Gli artisti che sono emersi da Torino ci sono poi comunque ritornati, nessuno si è disamorato della città. Io per primo».

IDENTIKIT DELL’ARTISTA

Su Arthecity al momento ci sono 3.265 utenti, tra artisti singoli e gruppi. «Circa la metà sono torinesi» osserva Ciari, mentre gli altri sono professionisti che girano per l’Italia. Torino non è l’unica città a utilizzare questo sistema di pre-

notazione, ognuno è organizzato a modo proprio. Arthecity è un’applicazione nata a Ferrara, utilizzata da più realtà, come Trieste, Piacenza, Genova, Ferrara. «Da quanto utilizziamo questo sistema il numero di multe è crollato - racconta Ciari - l’app non lascia equivoci: se ti prenoti, il posto è tuo».

L’identikit di un artista di strada è quanto più variegato possibile. Da studenti a professionisti già affermati, qualcuno per pagarsi l’affitto, altri lo fanno per guadagnare qualcosa in più. «Da un po’ di anni musicisti di qualsiasi livello scelgono la strada. Chi per emergere, chi per arrotondare, questo tipo di esibizioni per molti è ormai diventato una parte

importante dell’attività lavorativa» riporta Ciani. Musica, teatro, magia, animazione e giocoleria sono le arti più gettonate, in netta minoranza invece chi si esibisce “da fermo”, come ritrattisti e cartomanti.

A CICLO CONTINUO

Non esiste una vera e propria stagionalità, tra inverno ed estate il numero di prenotazioni varia poco. Anche nel periodo di grandi eventi musicali per la città, come è stato Eurovision l’anno scorso, non si verifica un impatto negativo sull’attività degli artisti di strada che, anzi, sono avvantaggiati dalla massiccia presenza di turisti.

Le esibizioni per strada sono un

aspetto cardine per la città, che da anni cerca di diventare punto di riferimento per la musica. Gli spazi ci sono, ma manca un po’ di spinta. Secondo Morello «Torino potrebbe impegnarsi di più, perché ha tutte le carte per diventare il punto di riferimento principale per la musica in Italia». Una competizione in primis con la vicina Milano, che sembra ancora difficile da superare in questo campo.

GLI ORGANIZZATORI

L’obiettivo di consolidare Torino come città della musica, però, è condiviso da tutti. Le principali associazioni culturali che gestiscono la scena musicale torinese, come

LA TECNOLOGIA A VOLTE NON BASTA: SPESSO LE CODE PER PRENOTARSI SONO LUNGHE

Tanti talenti, ma (in centro) pochi posti

di C. C.

S

ull’app ci sono postazioni prenotate per le prossime tre settimane. È un po’ come avere il posto fisso». Antoine, artista di strada torinese, da tempo ormai non usa più l’app Arthecity per assicurarsi un angolo dove suonare. Innanzitutto perché va contro i principi del busking, l’arte di esprimersi per strada soprattutto facendo musica. «Si rischia di rendere istituzionale una cosa che di per sé è l’opposto», spiega Antoine. E poi «in centro [l’unica area dove serve prenotarsi] si esibiscono sempre gli stessi, è un grosso limite. Per esempio, mettiamo che arrivi un artista bravo dall’e-

stero, vuole suonare e non gli lasci il posto perché non si è prenotato. È assurdo». Antoine in settimana insegna musica a scuola e dà lezioni private. Nel weekend si esibisce tra le vie della città. Il suo posto preferito è il Balon, dove «c’è molta più gente rispetto al centro». Non c’è il rischio di disturbarsi tra artisti?

«No, c’è un clima di solidarietà. Ci si conosce, ci si accorda, e spesso si suona anche insieme. È questo il bello del busking». Non tutti sono della stessa opinione. Ilaria, busker che abita vicino a Milano, lamenta il sovraffollamento degli artisti per le strade di Torino. «È una giungla, una lotta continua. L’ultima volta ho incontrato circa 17 colleghi in un pomeriggio». Eppure, per suo-

«È UNA GIUNGLA, UNA LOTTA CONTINUA. L’ULTIMA VOLTA HO INCONTRATO 17 COLLEGHI IN UN POMERIGGIO»

ILARIA ARTISTA DI STRADA

nare in centro bisogna prenotarsi su Arthecity. «Ogni tanto l’app è sovraccarica e si blocca. Certi giorni arrivo a Torino e i miei colleghi si lamentano perché nessuno è riuscito ad assicurarsi la postazione». E a quel punto cosa si fa? «Ti metti in

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CREDIT KAPPA FUTURFESTIVAL

Hiroshima Mon Amour, Offtopic e Cap10100, hanno manifestato nel concreto l’intenzione di cambiare le carte in tavola. Nella sostanza, i tre pilastri sono consorziati quindi esistono come soggetto unico, che dialoga con la città. «Abbiamo un tavolo che si occupa di musica» racconta Fabrizio Gargarone, direttore di Hiroshima Mon Amour. Un’operazione che va avanti da un paio d’anni, con incontri ogni 15 giorni. «Chi fa musica si vede e parliamo con la città». Rispetto ai tempi più recenti, secondo Gargarone si va verso la giusta direzione: «Quello che ha mosso Eurovision ha impressionato la politica».

Resta il problema delle impre-

LE NOVITÀ

coda e aspetti. Ma il problema prescinde dall’app: a volte mi è capitato di trovare un artista che suonava a dieci metri da me, perché i posti erano tutti occupati. Capita di mettersi in postazioni che non esistono». In quei casi nessuno chiama la polizia?

se. «La rete musicale del territorio soffre il fatto di rimanere ferma allo status di associazione» lamenta Maurizio Vitale, organizzatore di Kappa FuturFestival. «Bisogna aiutare le microimprese a competere: meno tasse e burocrazia, più servizi». Un problema a cui si allinea anche Daniele Citriniti di Offtopic, che parla della necessità di «riconoscere la musica come valore aggiunto». Per farlo, serve sostenere proprio quelle realtà che se ne occupano a livello territoriale. Infatti secondo lui «è più facile trovare un musicista piuttosto che un manager». Un problema quindi strutturale e culturale, che però sembra essere in via di miglioramento.

«Io preferisco risolvere le cose da sola. Però tante volte ho incontrato gli agenti in borghese che controllavano che tutto fosse in regola con le prenotazioni». Al di là di queste problematiche, però, Torino resta una delle città preferite per gli artisti di strada. «È una bella piazza - secondo Ilaria - Torino ha una bella energia. Senti che c’è qualcosa sotto, non so come spiegarlo». In più, il centro è relativamente piccolo, quindi chi suona è esposto a centinaia di persone ogni giorno. «Farsi notare è un elemento centrale del busking. Se piaci capita che ti contattino per suonare a matrimoni o serate, è un ottimo trampolino di lancio» spiega Antoine. E la racconta come un’esperienza molto diversa dal concerto sul palco: «Il pubblico non è pagante, quindi ha un trasporto diverso. Se si ferma, è perché piaci davvero».

500 Abbonamenti tra gli studenti per la musica classica

107

Eventi previsti per la stagione 2022/2023

84

Musicisti under 30

Card e prezzi accessibili la classica aperta a tutti

Una tessera per agevolare l’accesso agli eventi di musica classica: questo è il nuovo progetto della città di Torino. Come spiega l’assessora alla Cultura Rosanna Purchia «stiamo lavorando da un anno alla card musica. Per ora stiamo definendo i dettagli, dovrebbe debuttare a settembre, all’inizio della prossima stagione». E, aggiunge Antonio Valentino, direttore artistico di Unione Musicale, «nei teatri e nelle sale da concerto, in particolare dopo la pandemia, rimangono sempre delle poltrone disponibili. La card musica ci è sembrato un progetto intelligente per tornare a riempire le sale». Certo, per ora, è che i possessori della tessera potranno acquistare i biglietti dei concerti a un prezzo calmierato. Le realtà musicali torinesi si trovano unite su un fronte comune, al progetto infatti lavorano tutti gli enti che fanno parte dell’associazione Sistema musica. Alla base dell’idea c’è una risposta buona da parte del pubblico, che si è dimostrato interessato alla musica classica. «Gli spettatori si stanno formando, non hanno mai smesso di formarsi. Lo vediamo dal modo in cui partecipano all’offerta musicale della città. Abbiamo fatto open day e open night e la gente è venuta anche senza una vocazione specifica. È un pubblico che chiede di essere inserito, di avvicinarsi all’ambiente, di capirne di più», sottolinea Francesco Pennarola, direttore del conservatorio Giuseppe Verdi. Negli ultimi quindici anni, secondo Valentino, c’è stato un costante allontanamento dei giovani dagli ambienti della musica classica e da camera. Ma recentemente si è verificata un’inversione di tendenza, merito anche del lavoro di investimento rivolto in particolare alle fasce più giovani. «Quest’anno ci sono stati circa 500 abbonamenti

tra studenti universitari e liceali. È un ottimo traguardo. Esistono poi convenzioni speciali per gli studenti del conservatorio che possono assistere agli spettacoli a prezzi stracciati. Loro stessi devono imparare a essere spettatori oltre che musicisti. Sono poi previsti ingressi a cinque euro per gli spettacoli al teatro Vittoria. E stiamo portando avanti un progetto pilota dedicato ai più piccoli», aggiunge Valentino. La domenica mattina, al teatro Vittoria, Unione Musicale propone ad aprile e maggio laboratori musicali rivolti ai bambini sotto i quattro anni e alle loro famiglie. «Negli ambienti scolastici non c’è abbastanza attenzione verso la musica classica, il pubblico non si forma, non cresce e, di conseguenza, non da adulto non viene in sala concerti. Per questo stiamo portando avanti nelle scuole tanti progetti di avvicinamento alla musica diversificati tra loro», osserva Valentino. Anche tra i musicisti

quest’anno si registra un’elevata presenza di giovani. Il programma della stagione 2022/2023, che si concluderà a maggio, conta 107 eventi, con 260 artisti. Di questi, 84 sono under 30. Un grande risultato rispetto al passato, secondo il direttore artistico di Unione Musicale. In generale, la risposta della città alla musica classica pare comunque essere molto positiva. «In Italia le grandi stagioni concertistiche hanno risentito della carenza di pubblico dopo la pandemia, ma a Torino questo non è successo», afferma Francesco Pennarola. Non a caso uno dei fiori all’occhiello è MiTo, il festival di musica classica che dal 1978 si svolge a settembre in contemporanea a Torino e a Milano. Alla base di MiTo e della music card c’è un fondamento comune, la convinzione che la musica d’arte debba essere una musica che parla a tutti, accessibile da chiunque, non solo dagli appassionati del settore.

Eventi e Gtt insieme per arrivare ai concerti

Da Torino a Collegno, da Venaria a Stupinigi, i luoghi in cui si svolgono i festival musicali del territorio spesso non sono facilmente raggiungibili con i mezzi pubblici, ma da quest’anno qualcosa potrebbe cambiare. «Stiamo ragionando con il Kappa Futurfestival e con l’azienda dei trasporti Gtt, vogliamo incrementare il servizio già dalla prossima edizione, che si svolgerà dal 30 giugno al 2 luglio al Parco Dora», dice l’assessore allo Sport, al turismo e agli eventi Domenico Carretta. L’obiettivo è quello di costruire modelli adattabili a varie situazioni, promuovendo la gratuità dei mezzi per chi possiede i biglietti degli eventi. «Torino ha una colonna sonora continua. Stiamo lavorando per mettere a sistema tutto il patrimonio musicale della città», aggiunge. «A Torino ogni sera c’è qualcosa di diverso da fare», sostiene l’assessora

alla Cultura Rosanna Purchia. Il problema è rendere questi luoghi accessibili anche a chi non vuole muoversi con l’auto privata in orari serali e notturni. Il discorso del miglioramento dei trasporti è particolarmente importante se si considera che per il 2024 dovrebbe essere in programma un grande evento musicale in stile Eurovision, hanno comunicato Purchia e Carretta, senza entrare nei dettagli organizzativi, ma se l’intento è davvero quello di attrarre giovani dal resto d’Italia e da tutta l’Europa è necessario migliorare i collegamenti all’interno e all’esterno della città metropolitana. «Torino è già città della musica. Il nostro impegno ora è proiettare la sua immagine fuori dalla cinta», conclude Carretta.

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CREDIT: CHIARA COMAI CREDIT: MARTA VOGHERA CREDIT: CHIARA COMAI
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POTENZIAMENTO DELLE CORSE M. M.

Disturbi alimentari, nuova pandemia

Dopo il Covid un aumento dei casi del 30-40%: in Piemonte sono cresciuti da 20 a 28mila

Sempre più persone soffrono di disturbi del comportamento alimentare (Dca). Il polo sanitario della Città della salute di Torino parla di uno «sciame pandemico del disagio psichico che continua a perdurare». La pandemia da Covid-19 ha infatti accelerato l’aumento dell’incidenza dei nuovi casi per anno già in atto da circa un decennio: si stima che questi siano aumentati del 30-40%, soprattutto nella fascia di età 10-20 anni. Per il Piemonte significa essere passati in pochi anni da circa 20mila casi a circa 28mila.

Uno studio del 2023 pubblicato dal Centro esperto regionale per la cura dei disturbi del comportamento alimentare (Cer dca) sul Journal of clinical medicine ha inoltre evidenziato un peggioramento dei sintomi. «Dopo la pandemia, i pazienti accusano un disagio corporeo molto più elevato e fanno più attività fisica», spiega Giovanni Abbate Daga, direttore del Centro. Lo scopo unico è dimagrire, anche in condizione di estrema emaciazione. Per fronteggiare la problematica la Città della salute di Torino ha annunciato alcune novità organizzative e terapeutiche.

Del resto, «il Piemonte ha ancora bisogno di adeguare le risorse alle richieste», spiega Federico Amianto, neuropsichiatra infantile-adolescenziale specializzato in Dca presso l’ospedale Regina Margherita. Nell’ultimo anno, «grazie anche all’apertura di quattro posti letto nell’unità di Verduno (Cuneo) nell’Asl Cn2, la situazione è leggermente migliorata», ma non abbastanza. Il problema è alla base: «Molto spesso tali disturbi presentano una sintomatologia complessa, per cui si associano a depressione, idee anticonservative e istinti autolesionisti, che le strutture ancora non accettano», spiega Amianto. Non riuscirebbero infatti a fornire una sorveglianza continua. Da qui «il forte bisogno di strutture intermedie in cui, dopo aver stabilizzato una situazione di sicurezza in ospedale, l’adolescente può ricevere un livello di intensità terapeutica diversa, magari più psicologica e meno medicalizzata». Attualmente, infatti, in Piemonte non esistono queste possibilità di cura per i pazienti di età infantile-adolescenziale. «Ci sono solo le comunità terapeutiche, che però sono un tipo di trattamento molto intensivo adatto solo ai casi molto gravi. Oltretutto sono molto costose e sempre piene, per cui purtroppo c’è ancora la necessità di adeguare le risorse alle richieste», aggiunge il neuropsichiatra.

I TRATTAMENTI

In questo scenario travagliato si inseriscono due trattamenti innovativi proposti dalla Città della salute. Il primo è di tipo biologico e sperimentale e prevede la somministrazione per 2-4 settimane di sedute quotidiane di 40 minuti di stimolazioni magnetiche dell’area del cervello deputata

GIORNATA NAZIONALE Il 15 marzo si è tenuta la giornata dei disturbi del comportamento alimentare

al controllo emotivo. Nella cura della depressione tale cura ha già dato buoni risultati e partirà dal 15 aprile per i soggetti ricoverati. Il secondo è di tipo psicologico e sfrutta il movimento degli occhi per rievocare ricordi traumatici, rendendoli più facilmente rielaborabili (Eye movement desensitization and reprocessing). Si tratta di una psicoterapia ambulatoriale che è stata attivata presso l’ospedale Molinette da ottobre 2022 e che si sviluppa ora a pieno regime. È infatti dimostrato come la pandemia abbia avuto un effetto traumatico sulle persone. Inoltre, un

recente studio svolto presso il Cer dca e pubblicato sulla rivista European journal of psychotraumatology ha evidenziato che la maggior parte dei pazienti ha avuto uno o più eventi traumatici nel corso della propria vita e che un ragazzo/a su otto ha un disturbo post traumatico da stress associato al Dca. Sostegno arriverà anche da tutte le Asl del Piemonte: da maggio contrattualizzeranno personale dedicato alla cura di tali disturbi, grazie ai fondi ministeriali stanziati per il biennio 2023-2024 e all’impegno della Regione e dell’assessorato alla Sanità.

A Piancavallo si lavora su una cura sperimentale per riabilitare i pazienti

Ognuno di noi ha una concezione diversa del proprio corpo, sia in riferimento al modo in cui lo muove nello spazio sia per come lo percepisce. E chi ha una percezione negativa può essere più incline a sviluppare disturbi alimentari. Parte da questo presupposto lo studio condotto all’Auxologico di Piancavallo in provincia di Verbania da Maria Elena Navarra, psicologa al secondo anno di dottorato in neuroscienze.

«Attraverso il nostro progetto - racconta -, sotto la supervisione della psicologa e ricercatrice Federica Scarpina, cerchiamo di capire quale sia la rappresentazione che

le persone affette da disturbi del comportamento alimentare hanno del loro corpo».

La psicologa Navarra si confronta soprattutto con pazienti con obesità e anoressia e lo fa grazie all’utilizzo di protocolli sperimentali e questionari psicologici. «L’obiettivo - sottolinea - è quello di ampliare la conoscenza che già abbiamo sull’argomento e potenziare il programma riabilitativo, raggiungendo così un miglioramento generale dello stato fisico e psicologico. Le persone con una rappresentazione corporea negativa possono essere più inclini a sviluppare disturbi alimentari, depressione e ansia. Pertanto è importante promuovere un’immagine corporea positiva e sana attraverso l’educazione, la

LA PSICOTERAPEUTA RACHELE

CESCHIN

«Il problema nasce quando la mente, ma non il corpo, ti dice di mangiare»

Rachele Ceschin è psicologa psicoterapeuta e tra le fondatrici del Centro Libenter a Torino, che dal 2015 si occupa di disturbi del comportamento alimentare (Dca). La sua missione è offrire un sostegno a chi, pasto dopo pasto, si spoglia della propria autonomia, svelando corpi e menti sempre più debilitati. Le persone che soffrono di Dca hanno infatti «un’identità molto vaga» e «dipendono costantemente dal contesto», spiega Ceschin. Li strema una corsa senza fine verso standard sempre più orientati a un criterio di perfezionismo, guidati dalla necessità di sentirsi adeguati. «Sono pazienti che non hanno alcun contatto con il proprio corpo e non hanno alcuna verità a cui tornare», aggiunge l’esperta. Hanno infatti perso il senso di sazietà: «Non è il corpo ma la mente che dice loro di mangiare, in quanto è l’unica cosa che sentono di poter fare, o non mangiare, perché

resistere alla fame attiva in loro un senso di grande potenza». Per loro «il controllo diventa la strategia per gestire l’inadeguatezza». Sono talmente sfiduciati verso sé stessi che finiscono per diventare la loro malattia. «L’approccio terapeutico-costruttivista si basa proprio sul provare a scardinare l’idea di un’identità di disturbo, cioè ‘io sono anoressica (o bulimica)’, per far vedere ai pazienti che agiscono un comportamento di tipo anoressico (o bulimico)’», spiega la psicoterapeuta. In questo modo, «possono dare un senso a quei comportamenti e recuperare quello che il disturbo dà loro attraverso strategie più virtuose, che consentano alla persona di crescere e di sentirsi adeguata nel mondo, indipendentemente dalla forma del suo corpo». Il vicolo infatti non è cieco. Guarire è possibile, ma per farlo bisogna «decidere di esplorare», spiega Ceschin.

C.B.

LA STRUTTURA L’Auxologico di Piancavallo in provincia di Verbania

consapevolezza e la prevenzione. Parlare con i pazienti - concludenon è semplice. Bisogna ponderare ogni parola, con l’intento di creare un rapporto di fiducia reciproca.

Deve essere a loro chiaro che noi siamo lì per aiutarli».

L’Auxologico di Piancavallo è immerso nella natura, tra le Alpi e il lago Maggiore. È una struttura ospedaliera riconosciuta a livello nazionale come punto di riferimento e di eccellenza per la cura dell’obesità grave ed è specializzata anche in altri disturbi del comportamento alimentare come anores-

sia e bulimia. Il trattamento di queste patologie prevede l’utilizzo di tecnologie diagnostiche e terapeutiche di ultima generazione, con l’attivazione di percorsi riabilitativi multidisciplinari. Ogni anno sono 1 milione e 300 mila le persone che vengono visitate in questo ospedale per un totale di 178.000 giornate di ricovero erogate. All’interno di questa realtà esiste anche un padiglione dedicato ai bambini e agli adolescenti, un luogo che oltre alla parte sanitaria comprende anche una scuola, spazi ricreativi e una palestra.

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UNA TERAPIA PER AFFRONTARE I DCA
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Leggera e rapida, ma supergigante

Bassino è partita dalle montagne piemontesi per vincere sulle piste di tutto il mondo

Con l’arrivo della primavera, la Coppa del Mondo di sci alpino si avvia verso l’atto conclusivo. Non è più tempo di neve, eccetto sui monti. Lo sa bene Marta Bassino, nata ai piedi delle Alpi del Mare e cresciuta a Borgo San Dalmazzo, nella provincia cuneese. La sciatrice ventisettenne, talento ormai consacrato, rappresenta l’Italia sulle piste di tutto il mondo, quest’anno portando al collo un oro in più: quello del SuperG conquistato a Méribel. Un successo che è andato ad aggiungersi ai giganti vinti in Coppa del mondo. Un’atleta figlia della sue montagne, con cui sembra parlare mentre scia e di cui parla per raccontare se stessa.

Sei nata in montagna e grazie al tuo lavoro la frequenti quotidianamente: c’è secondo te qualcosa che le tue montagne hanno e che non hai mai trovato in altri luoghi?

«Le montagne cuneesi sono uniche nel loro genere, così come il territorio sottostante. Penso che ognuno di noi abbia dei legami più forti con le proprie origini ed è quello che poi rende tutto più speciale, così come il sentimento che mi lega alle mie montagne. Ogni volta che torno a casa, che vado a sciare a Limone o nelle stazioni vicine, ogni volta che mi perdo nelle nostre valli, mi sento bene e faccio il pieno di energie».

Come raccontato anche nel documentario “Famiglia”, la montagna è un posto del cuore e non solo un luogo di lavoro. Cosa hanno dato le montagne alla sciatrice Marta? E cosa ha dato lei? Forse nel ritorno a casa dal Mondiale c’è tutto il significato di questo rapporto?

«È proprio vero, le montagne di casa hanno un posto speciale nel cuore. Mi sento profondamente legata a loro perché mi hanno permesso di diventare la persona che sono oggi. Senza le montagne vicino a casa, forse non avrei mai fatto questo percorso. E ora, appena posso, do loro tutto il riconoscimento e la visibilità che meritano, perché il Cuneese è un posto speciale, così come le persone che lo vivono. L’affetto che sento, anche da lontano, è vero e sincero e in tanti me lo hanno dimostrato al ritorno a casa».

Nella vittoria del SuperG a Méribel hai sciato una seconda parte di gara in maniera perfetta, mantenendo la freddezza e la concentrazione. Può essere una metafora della pazienza e della calma che insegna la montagna anche quando è necessario essere veloci?

«Siamo un fattore di elementi e i nostri risultati di conseguenza. Quella gara è stata perfetta, so-

CAMPIONESSA

Marta Bassino, sciatrice classe 1996

prattutto nella parte finale, dove sono riuscita ad esprimere la mia tecnica al meglio. E come dite voi, sì la freddezza e la concentrazione, come la calma e la pazienza, sono valori fondamentali per la riuscita dei successi. La montagna, la natura, lo sport in generale ti aiutano a farli tuoi».

Qual è il tuo bilancio della stagione fin qui? Dal tuo punto di vista di giovane campionessa, cosa ti senti di dire a un coetaneo che vorrebbe vivere in zone di montagna lontane dalla città?

L’INTERVISTA

«Il bilancio è stato sicuramente positivo fino a qui. In slalom gigante ho ritrovato la mia sciata di due anni fa e nelle discipline veloci riesco ad esprimermi sempre meglio: la medaglia d’oro ottenuta ne è stata la conferma. Il nostro territorio offre tantissimo ai ragazzi che, come me, amano la montagna, la natura e sentono il bisogno di restare connessi con il verde. Rispetto alle grandi città, qui si trovano energia e sinergia con l’ambiente. Cuneo sta investendo sempre di più nei giovani, garantendo loro prospettive sempre più ampie».

Miressi nuotatore di città

C’era la moglie di un ex calciatore a cui Torino non piaceva perché non aveva il mare. Ad Alessandro Miressi invece, che di professione fa il nuotatore, Torino piace. Proprio nel capoluogo piemontese, il talento moncalierese si prepara ad affrontare due anni cruciali.

Ti alleni al Centro nuoto Torino, cosa ti lega alla città? Hai mai pensato di spostarti?

«Non ho mai pensato di spostarmi, semplicemente perché ho la mia routine qui. Ho tutto qui. Poi mi trovo benissimo con il mio allenatore ormai da circa dodici anni e i risultati si vedono. Anche con il

gruppo sto benissimo. A me piace stare a Torino, è una città tranquillissima».

Hai dichiarato che nei 100m stile libero non è più come una volta. Nel tempo ti sei dovuto adattare?

«Non è più come una volta quando il 100 si basava tutto sul ritorno e passavi ai 50 tranquillo per risparmiare energia. Ormai devi fare un passaggio molto più veloce e, allo stesso tempo, cercare di nuotare bene, per risparmiare sia forza che lucidità e ritornare ancora più forte. Io ero uno di quelli che passava più piano: anche se arrivavo sul podio. Poi però ho capito che non funzionava più. Mi sono

MILANO-CORTINA

Pattinaggio

all’Oval: Torino in corsa per ospitare i Giochi del 2026

La sfida per la casa del pattinaggio dei Giochi olimpici del 2026 passa ancora da Rho. Come la Milano-Torino, classica del ciclismo che nel mese di marzo partirà da Rho per raggiungere Orbassano, anche la corsa per aggiudicarsi le gare di pattinaggio su pista delle prossime olimpiadi invernali interessa il capoluogo piemontese. Dopo il forfait di Baselga di Piné (Trento), Torino ha confermato la disponibilità della pista Oval al Lingotto, ma si sono inserite Rho e, al fotofinish, anche il Veneto. La Fondazione Fiera di Milano ha presentato il 13 febbraio il progetto di un impianto provvisorio a Rho. Il progetto prevede l’installazione della pista di velocità di 400 metri all’interno dei padiglioni, con ottomila posti più diecimila posti auto all’esterno. L’idea veneta è spuntata invece dalla cabina di regia riunita a Venezia il 27 febbraio.

Il presidente della regione Luca Zaia ha lanciato la sua “proposta competitiva”: il velodromo di Spresiano (Treviso) o la Fiera di Verona. La Fondazione Milano-Cortina avrà tempo di studiare le proposte fino al 21 marzo, giorno della terza riunione della cabina di regia. Sotto analisi soprattutto l’aspetto economico. I lavori per riqualificare l’Oval di Torino andrebbero a costare tra i cinque e i sette milioni di euro, anche alla luce dei rincari delle materie prime. I progetti di Rho, Spresiano e Verona vanno ancora valutati, ma si ipotizza un costo più che doppio. Forte del vantaggio economico e del ruolo polivalente che l’impianto potrebbe tornare ad assumere alla fine dei giochi, Torino punta a soddisfare la sua vocazione di città sportiva, e dopo le Nitto Atp Finals e le Universiadi, ambisce a essere parte di Milano-Cortina 2026. L’ultima parola spetta adesso al Comitato olimpico internazionale.

dovuto adattare. Mi pare fosse a Budapest, sono dovuto passare più forte del mio solito, e sono arrivato secondo».

Questo è l’anno dei Mondiali in Giappone, che sono però anche un riscaldamento per un 2024 pienissimo, comprendente Europei e Olimpiadi. Cosa sogni?

«Il mio obiettivo ora è sicuramente quello di vincere una medaglia mondiale in vasca lunga perché non l’ho ancora vinta; non individuale almeno, in staffetta sì. Per fortuna quest’anno è molto più

LO STILE LIBERO

Nella foto la specialità di Alessandro Miressi, campione mondiale 4x100 misti

semplice rispetto all’anno scorso e al prossimo… però ci si penserà appunto l’anno prossimo, quando l’obiettivo saranno le Olimpiadi. Quando ci sono le Olimpiadi penso che tutte le altre gare passino in secondo piano, ovviamente cercando sempre di fare bene».

Da tifoso della Juventus: se vinci al Mondiale, lasci un cimelio al JMuseum come ha fatto, per esempio, Paltrinieri con la medaglia d’oro di Doha del 2014? «Se me lo permettono sì, assolutamente».

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«Perché spostarsi?
S.
Mi piace stare a Torino» di M.
CREDIT: GPS PERFORMANCE SA M. S. CREDIT: WIKIPEDIA CREDIT: SERENA REPICE LENTINI DA UNSPLASH

DAL 17 MARZO AL 31 MARZO

GLI APPUNTAMENTI

a cura di Micol Maccario

Van Gogh experience

La palazzina di caccia di Stupinigi ospiterà dal 17 marzo al 25 giugno la “Van Gogh experience”. La mostra multimediale permette allo spettatore di immergersi nella vita dell’artista con una visione a 360 gradi delle

opere. Partendo dalla biografia, il pubblico potrà ammirare i quadri prendere vita in un’area di oltre duecento metri quadrati. È presente anche una sezione dedicata alla realtà virtuale, con biglietto accessorio, che permette al visitatore di vedere la realtà con gli occhi di Van Gogh.

Dal 17 marzo al 25 giugno, ore 18, Palazzina di caccia di Stupinigi

Alla ricerca di Venera

Aiace Torino presenta il film “Alla ricerca di Venera” della regista Norika Ser.

La proiezione, in onda il 22 marzo alle 21 presso l’Ambrosio cinecafè, si inserisce nella rassegna “Rose dell’est”, dedicata alle cineaste dell’Europa centro orientale. È la storia di

Il festival dell’Oriente

Torna al Lingotto fiere il festival dell’Oriente sabato 18, domenica 19 e il weekend del 25-26 marzo. Tra gli spazi della fiera saranno disponibili decine di corsi e attività gratuite, mostre fotografiche, seminari e spettacoli. In quei giorni in Lingotto

si vestirà di colori, musiche e profumi di terre lontane. I visitatori potranno sperimentare differenti terapie tradizionali. Tra i vari settori, inoltre, ci saranno padiglioni destinati a terapie olistiche, yoga, reiki, massaggi shiatsu, bazar e gastronomia tipica.

18-19 e 25-26 marzo, Lingotto fiere

Fotografia e intelligenza artificiale

Venera e della difficoltà di difendere la propria reputazione in un piccolo paese del Kosovo.

Il film è risultato vincitore del premio speciale della giuria del festival di Rotterdam 2021 e selezionato ai festival di Sarajevo e IndieLisboa.

In attesa della fiera della fotografia “The phair”, in programma dal 5 al 7 maggio, dieci appuntamentiprevisti fino al 20 marzo - ne anticipano l’inizio. L’artista Massimo Vitali e il curatore del museo Fotografia contemporanea Matteo Balduzzi martedì 28 marzo

alle 18.30 presso la galleria Mazzoleni London-Torino introdurranno un discorso che guarda al presente e al futuro: “La fotografia al tempo dell’intelligenza artificiale”. L’accesso per ogni evento deve essere prenotato ed è di massimo trenta persone.

28 marzo, 18.30, galleria Mazzoleni London-Torino 22 marzo, ore 21, Ambrosio Cinecafè

Medea. Una madre

In scena al teatro Astra (via Rosolino Pilo 6 ) dal 28 marzo al 2 aprile la tragedia “Medea. Una madre”.

È un mito greco che ha viaggiato nel tempo da Euripide ad Apollonio Rodio fino a Valerio Flacco, e che ora torna sul palco per indagare la figura della protagonista. L’opera inizia simbolicamente con una teca contenente un simulacro al centro della scena. Saranno i suoi stessi figli a ricostruire la figura della madre, indagando il movente dell’azione che l’ha resa mito. Attraverso i secoli, le narrazioni si

Arte e mostre Il programma delle Ogr

spostano da Euripide al drammaturgo Antonio Tarantino, accompagnate dalle note di Luigi Cherubini e dalla voce di Maria Callas. Medea è una semidea, maga, barbara e rivoluzionaria. L’immagine finale che emerge è quella di una madre. Medea libera sé stessa e strappa i figli alla vita e alle narrazioni future.

Gli spettacoli sono in programma il 28, 30 e 31 marzo alle 21; il 29 marzo e l’1 aprile alle 19.30 e il 2 aprile alle 17. I biglietti sono disponibili online sul sito del teatro Astra. www.fondazionetpe.it

28 marzo-2 aprile, 18.30, teatro Astra

IL COLOPHON

Futura è il periodico del Master in Giornalismo “Giorgio Bocca” dell’Università di Torino Registrazione Tribunale di Torino numero 5825 del 9/12/2004 Testata di proprietà del Corep

Direttore Responsabile: Marco Ferrando Segreteria di redazione: Sabrina Roglio Progetto Grafico: Nicolas Lozito Impaginazione: Federica Frola

Artisti internazionali, linguaggi sperimentali e temi centrali della cultura contemporanea in programma alle Officine grandi riparazioni dal 29 marzo. In apertura “Perfect behaviors. La vita ridisegnata dell’algoritmo”, un’indagine incentrata sul cambiamento dei comportamenti individuali e collettivi in una società che classifica, misura e riprogramma tutti gli individui. La mostra collettiva, esposta ai binari 1 e 2 delle ex officine fino al 25 giugno, mette in discussione l’idea di intelligenza artificiale come creatura autonoma. Saranno presenti opere di Universal Everything, Paolo Cirio, Eva e Franco Mattes, Brent Watanabe, Geumhyung Jeong e James Bridle. La programmazione continua a settembre con la mostra collettiva “Mutating bodies, imploding stars” che indaga il concetto di corpo a partire dall’ecologia femminista e dalla teoria degli affetti queer. Ricorrendo a linguaggi che spaziano dalla pittura alla videoinstallazione, l’esposizione si concentra su nuove forme di soggettività in costante mutamento. Due le mostre che saranno presentate nel mese di novembre, in concomitanza con la Torino art week e Artissima. La prima, presentata al binario 1, dedicata a Sara Sze e la seconda, al binario 2, a Sara Enrico. Le artiste, impegnate in una riflessione sui limiti della scultura, invitano il pubblico a riconsiderare il modo in cui si percepisce la realtà. Nella prima, caratterizzata da costellazioni di oggetti e immagini, l’artista rielabora le molteplici narrazioni visive della quotidianità. Nella seconda, Sara Enrico invita gli spettatori a riconsiderare le categorie percettive canoniche, permettendo a chi osserva di immergersi in una straniante esperienza sensoriale, visiva e tattile. Con questi eventi il programma delle Officine grandi riparazioni conferma la sua vocazione internazionale e una spiccata tendenza alla sperimentazione artistica.

Redazione: Chiara Bagnalasta, Niccolò Bambini, Riccardo Bessone, Marta Borghese, Elena Brizzi, Teresa Cioffi, Chiara Comai, Ilaria Ferraresi, Eugenia Gastaldo, Micol Maccario, Simone Matteis, Federico Mellano, Cinzia Raineri Djerbouh, Agnese Ranaldi, Matteo Rossi, Franco Luigi Sani, Alberto Santonocito, Marialaura Scatena, Giovanni Turi, Thomas Usan.

Ufficio centrale: Giulia Avataneo, Sandro Bocchio, Luca Indemini, Paolo Piacenza, Matteo Spicuglia, Maurizio Tropeano.

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di M.M.
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