Futura 27 marzo 2024

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Fuori sede fuori budget

Ilaria

Ferraresi e Simone Matteis Pagine 2 e 3 #6 Anno 20 27 marzo 2024 Periodico del Master in giornalismo “Giorgio Bocca” - Università di Torino FOTO DI PHILIPPE BOUT (UNSPLASH) APPUNTAMENTI Incontro con Leonardo ai Musei Reali Chiara Bagnalasta| P6 NEWS La fuga dalle notizie: una questione sociale Bagnalasta, Maccario e Rossi | PP4-5 UN’INCHIESTA CONGIUNTA DEI MASTER IN GIORNALISMO

L’INCHIESTA

VITA DA FUORI SEDE UN LUSSO COSTOSO

L’indagine del Master in giornalismo di Torino insieme a quelli di Milano, Roma e Urbino evidenzia quali sono le voci critiche: affitto, spesa, trasporti

IIN SINTESI

Uno studente spende in media 500-600 euro al mese per l’affitto

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La spesa di cibo e prodotti per la casa costa tra i 100-200 euro

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In Piemonte affitti più bassi, ma meno alloggi

n Italia servono almeno 700 euro al mese per vivere fuori sede, suddivisi tra costi dell’affitto compresi in media tra i 500 e i 600 euro e la spesa per prodotti alimentari e per la cura della casa, stimata mediamente tra i 100 e i 200 euro. In Piemonte il costo dell’affitto si attesta al di sotto del trend nazionale, con la maggior parte dei canoni che non supera i 500 euro mensili, comprensivi di spese per le utenze domestiche. Oltre ai costi vivi, a incidere sulle tasche dei fuori sede italiani sono poi le numerose difficoltà legate alla ricerca di un alloggio e alla carenza di agevolazioni o sussidi.

La redazione di Futura News ha condotto un’inchiesta insieme con le scuole di giornalismo di Milano (Iulm), Roma (Lumsa) e Urbino (Ifg) per individuare i fattori principali che impattano sulla vita di studentesse e studenti fuori sede. Alloggio, trasporti, spesa, tempo libero e disponibilità di agevolazioni sono i cinque punti in cui si è articolata l’indagine che, con oltre cinquecento, risposte restituisce una fotografia della situazione nazionale.

QUESTIONE ABITATIVA

In media un alloggio oscilla tra i 300 e i 600 euro (65,2% del totale), ma in proporzione la fetta più ampia riguarda i canoni di 500-600 euro (25,4%). Le stanze singole risultano di gran lunga l’opzione più gettonata (65,8%) rispetto a soluzioni più “comode” come un monolocale (9%) o un bilocale (14.7%), con oltre un quarto del campione che divide la casa con tre coinquilini (25,8%). La ricerca di un alloggio si concentra tra luglio e settembre (54,9%) e avviene principalmente sui social network (35,6%), anche se non mancano i canali più “tradizionali” come l’agenzia immobiliare (23,3%) o il passaparola (22,2%).

MEZZI DI TRASPORTO

La maggior parte dei fuori sede dichiara di usare prevalentemente i mezzi pubblici (58,1%) o di spostarsi a piedi (30,4%). Se sulla scelta dei trasporti incide primariamente il fattore distanza, è interessante notare come meno della metà del campione sia provvisto di un abbonamento ai mezzi pubblici, il cui costo oscilla tra cifre al di sotto dei 30 euro (35,8%) arrivando a un tetto mas-

simo che mediamente non supera i 50 euro (47,5%), mentre agevolazioni su scala reddituale sembrano esistere solo in minima parte (17%).

CARRELLO DELLA SPESA E TEMPO LIBERO

La fetta più ampia del campione spende al mese tra i 100 e i 200 euro (41,9%) per la spesa alimentare e domestica. Ai costi più “essenziali” della vita quotidiana si aggiungono, per quanto accessori, quelli del tempo libero: partendo dal caffè, il classico espresso a 1 euro sembra aver ormai ceduto il passo a tazzine il cui costo si aggira tra 1,20 (25%) fino a 1,50 euro (30%). Sullo spritz, invece, le differenze sono meno marcate: l’a-

peritivo italiano per eccellenza costa dai 5 ai 7 euro (72,1%), ma resistono luoghi in cui è possibile spendere tra i 4 e i 5 euro (19,9%) o addirittura tra i 3 e i 4 euro (7,5%). Per fare sport servono in media tra i 50 e i 100 euro al mese (45,3%) mentre un biglietto del cinema varia tra i 7 e i 9 euro (50,5%).

PIEMONTE: COSTI BASSI MA MERCATO SATURO

In Piemonte, il canone di affitto mensile è più basso. Il 62,7% paga, spese incluse, tra i 300 e i 500 euro. Non manca, però, chi è riuscito a trovare soluzioni più economiche: il 15,3% del campione si mantiene al di sotto dei 300 euro, cifra che a

COME RISPARMIARE SUI GENERI ALIMENTARI

livello nazionale raggiunge appena l’8,8%. Jennifer, una studentessa fuori sede, intervistata davanti alla sede di Unito a Palazzo Nuovo, la pensa diversamente e denuncia: «Il problema è trovare dei prezzi accessibili perché sono veramente alti. Vivo in una stanza singola all’interno di un appartamento condiviso con il proprietario che abita al piano di sopra, pago 400 euro al mese ed è uno dei prezzi migliori che ho trovato». «Per un mese ho vissuto insieme a una donna di 65 anni pagando 350 euro, ma è stata un’esperienza terribile». A farle eco Paola, un’altra studentessa originaria di Palermo: «Adesso vivo in un trilocale con mia sorella per

Repopp, l’iniziativa che aiuta gli studenti

di Matteo Rossi

Comprare generi alimentari al supermercato non è più sostenibile, è tutto troppo caro». Chiara Romano è una studentessa fuori sede a Torino. Si è trasferita da Cuneo per poter frequentare l’università. Tra affitto e bollette sono pochi gli spiccioli che rimangono per poter fare la spesa. Così ha deciso di usufruire del progetto Repopp che recupera prodotti ortofrutticoli ancora valorizzabili ed edibili nel mercato di Porta Palazzo e in altri mercati della città. Chiara ha conosciuto questa realtà attraverso il suo coinquilino. «Veniamo qui una volta ogni due settimane – continua – e

facciamo scorta. Poi laviamo, cuciniamo tutto e riempiamo il congelatore».

«I RAGAZZI E LE RAGAZZE CHE LAVORANO A QUESTO PROGETTO HANNO TUTTI UN RICONOSCIMENTO ECONOMICO»

PAOLO HUTTER PRESIDENTE DI ECO DALLA CITTÀ

Repopp è nato nel 2016 su iniziativa di Città di Torino, Amiat Gruppo Iren, Novamont, Eco dalle Città e Sea e abbraccia diversi obiettivi. Oltre all’aiuto concreto alle persone in difficoltà e al recupero di prodotti ancora edibili in un’ottica di economia circolare, questa realtà è diventata anche un esempio di integrazione. Molte persone straniere lavorano a questo progetto. «Nessuno di loro è volontario – racconta Paolo Hutter, presidente di Eco dalle Città -, hanno tutti un riconoscimento economico per quello che fanno». I ragazzi e le ragazze hanno delle pettorine con alcune scritte stampate: “Sentinelle anti spreco”, “Senza frontiere contro gli sprechi”. Si ritrovano a Porta Palazzo intorno alle 13 dal lunedì al venerdì e si aggirano tra i banchi del mercato ortofrutticolo in cerca di prodotti da salvare. Arrivano pesche, zucchi-

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CREDIT: GIUSEPPE PATRIARCHI

700 euro al mese, ma per trovarlo ci sono voluti quasi sei mesi. Ѐ stato un colpo di fortuna, senza contare i prezzi alti per situazioni “indecenti”, come quando mi hanno proposto una stanza piccolissima e senza finestra». Come racconta Paola, si aggiunge il costo della spesa: «In due spendiamo 200 euro». Stima invece Jennifer: «Del cibo se ne occupano i miei genitori, ma se dovessi farlo io spenderei 200 euro».

AUMENTO SENZA FRENI

In Piemonte, così come nel resto d’Italia, negli ultimi anni i prezzi sono aumentati esponenzialmente. Secondo Immobiliare.it Insights - la sezione di analisi dati della

ne, banane, melanzane, cavolfiori e tutto quello che è stato consegnato dai vari ambulanti. Alcuni prodotti sono un po’ ammaccati, non verrebbero venduti, ma sono ancora valorizzabili. Dopo aver montato un piccolo banco, dividono la frut-

IL PROGETTO

Diecimila nuovi alloggi:

50k

Appartamenti vuoti o affittati in nero a Torino

10k

Alloggi che l’iniziativa vuole ristrutturare 2

Piattaforme per i proprietari e per gli studenti

l’idea di Unito e Politecnico

Gpiattaforma dedicata alla vendita e all’affitto di immobili -, in Italia a febbraio 2024 l’affitto mensile al metro quadro era di 13,12 euro, con un aumento del 9,88% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. A Torino, la crescita dei costi supera quella nazionale, arrivando al 12%. Nel capoluogo piemontese poi il fenomeno si colloca all’interno di un contesto in cui gli studenti fuori sede aumentano, in risposta alla crescente attrattività della città come polo universitario, mentre l’offerta si mantiene sostanzialmente invariata. Secondo la maggior parte del campione, infatti, il problema è proprio questo: ci sono poche soluzioni disponibili a prezzi accessibili.

ta e la verdura in varie cassette sulla base del numero delle persone che si presenta. I posti non sono infiniti, quando i prodotti sono esauriti, l’appuntamento è al giorno seguente. In attesa della cassetta piena di frutta e verdura c’è pure Martina (nome di fantasia). «Oltre al grosso aiuto economico – racconta – mi fa bene sentirmi parte di un progetto che combatte lo spreco alimentare, in un’ottica sostenibile. Tra l’altro questi sono prodotti molto validi, basta lavarli bene e consumarli in fretta». Anche lei è una studentessa fuori sede, ha lasciato la Toscana per studiare a Torino e ha conosciuto Repopp tramite il passaparola. «Non chiediamo a nessuno – conclude Hutter – le motivazioni per cui vengono a prendere i prodotti salvati. Sicuramente tanti sono giovani studenti fuori sede, poi ci sono anche ragazzi stranieri».

li studenti fuori sede aumentano e, insieme, cresce anche la domanda di alloggi. Torino student housing, nato dalla collaborazione tra l’Università e il Politecnico di Torino, risponde a questa problematica, ristrutturando gli appartamenti sfitti. A Torino, per le stime dell’Associazione piccoli proprietari immobiliari, ci sono circa 50mila appartamenti non affittati. Le ragioni sono diverse: in alcuni casi gli alloggi sono in condizioni poco dignitose, in altri sono occupati da inquilini morosi o vengono locati in nero. Nell’arco dei prossimi cinque anni, perciò, il progetto mira a recuperare e immettere sul mercato circa 10mila abitazioni. L’iniziativa riguarda non solo il capoluogo piemontese, ma anche tutte le città dove si trovano le sedi decentrate dei due atenei.

«L’idea è coinvolgere un insieme di soggetti, dai general contractor ai proprietari di casa», spiega Paolo Biancone, professore di Economia aziendale all’Università di Torino e ideatore di Torino student housing. Il proprietario potrà mettere a disposizione il proprio alloggio su una piattaforma. Le imprese presenteranno un progetto e il migliore si aggiudicherà il lavoro. «In questo modo il cittadino trasforma un problema, cioè un appartamento vuoto che non sa come gestire, in una rendita di tipo finanziario». È prevista poi la definizione di uno standard di servizio. Come illustra Biancone, dopo la ristrutturazione le case verranno classificate: «Un immobile con pochi servizi avrà una stella, se invece avrà il condizionatore o il wi-fi verrà valutato di più». Un’attenzione particolare è rivolta alla sostenibilità a partire dall’acquisto di arredamenti second hand. La logica del riutilizzo è intrinseca al servizio: «Nel momento

in cui andiamo a ristrutturare dei luoghi già presenti, facciamo economia circolare perché, al posto di costruire nuove palazzine, prendiamo gli appartamenti e li rigeneriamo». Con la ristrutturazione si potrà ottenere anche un miglioramento dei consumi energetici. E gli studenti dove potranno vedere gli alloggi? Di nuovo, su una piattaforma creata appositamente. «Il problema è la ricerca. Ci sono troppi siti di annunci immobiliari - osserva Biancone -. Il nostro, per facilitare gli studenti, sarà visibile direttamente dalle pagine web dell’Università di Torino e del Politecnico».

Il finanziamento della ristrutturazione, spiega Biancone, avviene per volano bancario: «La banca mette a disposizione i fondi e il proprietario può saldare il debito, disponendo dell’entrata derivante dall’affitto». Vista l’alta richiesta, secondo il professore non si corre il rischio che l’alloggio non venga locato.

L’ALTERNATIVA

Lo scopo è incoraggiare l’incontro tra domanda e offerta. Così facendo, si intende facilitare la ricerca degli studenti e aumentare l’attrattiva dell’ateneo. Ma c’è anche un impatto sociale positivo sulla città: «Negli ultimi trent’anni Torino ha perso abitanti. Se riusciamo ad attrarre studenti, che trovano dove poter dormire e poi un’occupazione, possiamo invertire la tendenza». Il professore osserva che la mancanza di alloggi nel capoluogo piemontese interessa gli studenti, ma anche i giovani lavoratori: «Le aziende hanno difficoltà a trovare posti letto per i loro dipendenti. Una ditta che deve decidere dove stabilire una nuova sede si preoccupa di questo». C’è poi una ricaduta economica: «Consideriamo 10mila appartamenti in cinque anni e moltiplichiamoli per una media di 70mila euro di ristrutturazione. È tutto denaro che viene messo in circolo e che fa girare l’economia».

Una soluzione? Gli studentati, ma sono pochi

«Ho saputo del Collegio universitario Einaudi a metà del primo anno. Pago 200 euro al mese, spese incluse, e devo solo mantenere la media al di sopra o pari al 24», racconta Anna, una studentessa dell’Università di Torino, intervistata all’esterno del Campus Einaudi. Oltre al criterio del merito, si aggiungono una serie di corsi di formazione, parte del cosiddetto piano personale formativo, ma lei è tranquilla: «È fattibile, non si vive con l’ansia». La ragazza, prima di trasferirsi nella struttura, gestita da una fondazione privata che in città ha cinque residenze per 850 persone, aveva provato a cercare casa autonomamente: «Spesso la camera è piccola e anche con i coinquilini ci vuole fortuna» Quella in cui vive Anna è una delle tante residenze universitarie del capoluogo piemontese. In tutta la regione, secon-

do la fotografia scattata da Studenti indipendenti nella ricerca “Le città sono di chi le abita” pubblicata il 23 ottobre 2023, sono 27. In particolare, a Torino sono 21 per un totale di 2.099 posti letto, ossia il 4% della popolazione di fuorisede. Considerando anche i collegi privati, la situazione non migliora: secondo i dati del Ministero dell’università e della ricerca, la quota sale a circa 3.300, poco più del 6%. Il 26 febbraio 2024 il Consiglio dei ministri ha approvato il decreto Pnrr 4. Al suo interno anche pacchetto di aiuti di 1,2 miliardi di euro per raggiungere l’obiettivo, fissato dal Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), di 60mila nuovi posti letto. A Torino si prevede di realizzarne 7mila per il 2026.

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VISUALIZZAZIONE GRAFICA DI ILARIA FERRARESI CON I DATI DELL’INCHIESTA CONDIVISA TRA I MASTER DI GIORNALISMO ITALIANI CREDIT: SCOTT WEBB CREDIT: MATTEO ROSSI
IN NUMERI
I.F.

Il 36% degli spagnoli, inglesi e statunitensi dice di evitare le notizie. È il dato che emerge dal Digital news report 2023, pubblicato dal Reuters institute dell’università di Oxford. È la news avoidance e si verifica in tutto il mondo, anche se non riguarda allo stesso modo il genere maschile e quello femminile. La maggior parte di coloro che decide di non informarsi (news avoiders) è donna.

Perché le persone non leggono le notizie? «Sono due le principali motivazioni: c’è chi dice che la colpa sia da ricercare nelle notizie stesse e chi invece sostiene di essere lui la causa. In realtà, la motivazione è da indagare sia nelle notizie che nei soggetti», ha spiegato Ruth Palmer, docente universitaria di Comunicazione alla Ie University (Spagna), durante la presentazione del libro “Avoiding the news” (Columbia university press, 2024).

FATTORI SOCIALI

Dalla ricerca emerge che chi rifiuta le notizie non appartiene allo stesso gruppo sociale. Oltre alle donne, è un fenomeno più diffuso tra i giovani e le classi socio-economicamente meno elevate. Dai sondaggi negli Stati Uniti è evidente che circa tre non lettori consapevoli su cinque sono di genere femminile. La tendenza però non è limitata a quello spazio geografico, è una dinamica replicata nella maggior parte dei Paesi del mondo.

«Le donne tendono a consumare meno notizie anche a causa delle pesanti responsabilità di cura che gravano ancora prevalentemente sulle loro spalle. A questo elemento si collegano le divisioni di lavoro tra le mura domestiche, che spesso permettono agli uomini di avere più tempo libero, quindi anche per stare al passo con le notizie», si legge nel testo. Una delle donne intervistate, Andrea, conferma questa abitudine: «Sono originaria di una grande fa-

LE STORIE

L’ANALISI DI “AVOIDING THE NEWS”

FUGA DALLA NOTIZIA

UNA QUESTIONE SOCIALE

Donne, giovani e meno abbienti evitano di leggere per informarsi

miglia di lavoratori, tutti gli uomini erano fuori a lavorare e le mamme erano a casa, cucinavano, nessuna era davvero preoccupata delle notizie».

Diffusa è poi la percezione che gli articoli dei giornali, soprattutto quelli che indagano temi economici e politici, siano prodotti per un pubblico principalmente maschile. «Se guardiamo le redazioni dei giornali sono composte ancora soprattutto da uomini - commenta Ruth Palmer - che, di norma, scrivono rivol-

NEGATIVITÀ E SFIDUCIA

gendosi ad altri uomini. Le donne sono spesso escluse. Ma per avere una visione più completa servirebbero più donne nei ruoli apicali dei giornali».

Rilevante è anche lo status socioeconomico. Le persone che appartengono a una classe sociale meno elevata hanno più probabilità di evitare le notizie rispetto a quelle che conducono una vita agiata. Dai sondaggi emerge che negli Stati Uniti solo l’11% dei news avoiders ha una laurea.

ABITUDINI MANCANTI

LE MOTIVAZIONI

Non esiste un’unica ragione per cui alcune persone evitano le notizie. Molti intervistati sostengono di non possedere il background educativo adatto a comprendere a fondo quello che leggono, altri pensano che le notizie siano troppo negative e abbiano ricadute sull’umore, altri ancora si sentono impotenti di fronte ad alcuni fatti che accadono nel mondo.

Uno strumento utile a prevenire la news avoidance è l’avvicinamen-

«Mi sento impotente di fronte alle news» «Non apro i giornali Non l’ho mai fatto»

di M.M.

Tendo a non leggere perché generalmente le notizie riguardano eventi negativi, davanti ai quali mi sento impotente, non fanno che acuire la mia visione negativa delle cose», spiega Sofia. Ma non è l’unica motivazione.

«Ultimamente ho sviluppato una maggiore sfiducia nei confronti del giornalismo che spesso mi sembra condizionato politicamente, diffondendo dati parziali o incorretti. Senso di impotenza e scarsa credibilità inficiano fortemente il mio interesse per l’informazione. Quando leggo, cerco di scegliere solo giornali che infondono maggiore fiducia ed evito notizie che per me sono ininfluenti, come il calcio, la cronaca nera e i pettegolezzi».

SOFIA

29 anni, secondo lei i giornali non sono neutrali

di M.M.

Non è naturale per me cercare le notizie, non trovo un momento nella giornata in cui mi fermo e cerco di capire cosa succede nel mondo», dice Regina. Secondo lei, su questo comportamento influisce il fatto di non essere mai stata abituata a leggere i giornali, nessuno nella sua famiglia lo ha mai fatto e, di conseguenza, nemmeno lei. «Solo mio nonno leggeva il quotidiano ogni tanto. Mi piacerebbe qualche volta sfogliare i giornali perché mi dispiace non sapere cosa mi accade intorno, ho provato a cambiare le abitudini ritagliandomi un po’ di spazio la sera, ma non è facile e mi rendo conto che richiede tempo e concentrazione, che spesso dopo una giornata di lavoro mancano».

REGINA

26 anni, non è mai stata abituata a leggere le notizie

to alle notizie fin dai primi anni di vita.

«Tutti gli studi evidenziano che crescere in un luogo in cui si consumano notizie e se ne parla con i propri genitori aumenta la probabilità che una persona porti con sé questa abitudine in futuro». E questo vale anche per le notizie lette sui dispositivi digitali, dalla condivisione comunque limitata se paragonate al telegiornale guardato insieme durante la cena. Inoltre, ha effetti positivi anche l’esposizione alle no-

SOVRABBONDANZA

«Mi perdo, oggi ci sono troppi contenuti online»

di M.M.

Mi sono sempre persa tra la moltitudine di notizie, mi rendo conto di non riuscire a cogliere le cose di primaria importanza separandole da quelle meno importanti», spiega Stefania. Questa condizione è peggiorata nell’ultimo decennio con la diffusione del giornalismo online e sui social. «Sul cartaceo, in base alla disposizione delle notizie, è immediato cogliere quali sono fondamentali e quali invece fanno solo da contorno. Sul web invece è diverso. Ci sono così tante cose da leggere, si presentano sui social non in modo gerarchico e mi sembra di perdermi sempre qualcosa. A volte mi sento sopraffatta da tutto ciò che mi capita davanti agli occhi».

STEFANIA

56 anni, l’alto numero di news le crea confusione

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CREDIT UFFICIO STAMPA UNITO

tizie in ambiente scolastico e con i coetanei.

COME AGIRE

Non esiste una strategia univoca per far fronte a questo allontanamento, «dobbiamo fare in modo che le persone diventino curiose», commenta Palmer.

Un ruolo importante nel contrasto al fenomeno è rivestito dai giornalisti e dai mezzi di informazione, che dovrebbero far riferimento unicamente a fonti affidabili e verificabili e cercare di limitare la negatività, promuovendo un maggiore equilibrio delle informazioni. «Per le redazioni è utile anche scrivere mostrando alle persone le implicazioni pratiche delle notizie, le connessioni con la vita quotidiana per far capire che leggere serve a qualcosa».

In qualunque caso, alla base ci deve essere un dialogo costruttivo tra giornalisti, media e lettori, capace di coinvolgere le persone, utilizzando un linguaggio trasparente ma, soprattutto, accessibile.

NUOVE CONSAPEVOLEZZE

NEWS

AVOIDANCE

È la tendenza, diffusa in tutto il mondo, a evitare le notizie

PARLA LA DIRETTRICE MOLINO

«Giornalisti decisivi per la comunità»

La nausea da notizie non è un problema solo dei giornali, ma ha a che fare con il nostro modo di vivere la cittadinanza. Se io ho bassa consapevolezza di essere parte di una comunità, mi muovo come cliente e mi lamento di tutto ciò che va a intaccare la mia sfera privata».

Paola Molino è la direttrice dell’Eco del Chisone, giornale di prossimità del Pinerolese, con 10mila abbonati, 70 collaboratori e 10 giornalisti professionisti di redazione.

Perché i cittadini evitano le notizie?

«Se per fare il passaporto devo aspettare mesi e mesi, mi lamento. Lo stesso per le liste di attesa in Asl. Ma non vado a cercare di capire i vari fattori che hanno portato a questa situazione. Questo avviene anche nel giornalismo dove la notizia rilevante diventa quella che ti cambia la vita o quella che va a corroborare la tua visione del mondo. Invece, chi è attivo all’interno di una comunità e ha piena consapevolezza del senso comune si muove in modo diverso, leggendo anche le notizie che non sono strettamente relative alla propria sfera privata».

Le redazioni hanno delle responsabilità?

IL SETTIMANALE È NATO NEL 1906

Eco del Chisone, la voce del Pinerolese

SOLUZIONI

Creare fiducia per far tornare a leggere

di Chiara Bagnalasta

Il fenomeno della news avoidance è diventato strutturale perché le persone che evitano sistematicamente le notizie sono tendenzialmente in crescita», spiega Christopher Cepernich, sociologo della Politica e della comunicazione presso l’Università di Torino. Cosa fare allora? Nel libro “Avoiding the news” gli autori identificano due strade. La prima: «proseguire con la fidelizzazione del pubblico - maggioritario - che ancora riconosce e frequenta le news». La seconda: «Reingaggiare coloro che se ne sono allontanati. Tuttavia, per quanto affascinante, è anche la strada più difficile».

«Crescendo ho imparato a cercare le notizie»

di Micol Maccario

C’è anche chi ha preso consapevolezza dell’importanza di leggere le notizie con il tempo. «Quando ero piccola mi capitava spesso di sentire parlare di attualità e di cadere completamente dalle nuvole, mentre i miei compagni magari avevano sentito quelle cose alla televisione. Perciò, crescendo, ho imparato a informarmi», dice Simona. La quantità di notizie che legge variano in base ai giorni e agli impegni, «faccio difficoltà a seguire le notizie più pop, che leggo superficialmente, forse i social mi hanno aiutata in questo. Quando mi perdo qualcosa che mi sembra importante però tendo a recuperarlo successivamente, magari con dei podcast, per non restare indietro su nulla».

SIMONA 27 anni, ha iniziato a leggere i giornali fin da piccola

«Sì, se le redazioni sono le fabbriche delle notizie, oggi noi abbiamo fabbriche novecentesche. Mi piace fare il parallelismo con la cultura metalmeccanica piemontese. L’indotto della Fiat si alimentava con una piccola rete di officine, dal dialetto boite. Quando la Fiat ha iniziato ad andarsene queste imprese hanno dovuto reinventarsi. Le hanno dotate di un computer, ma senza alcuna spiegazione sull’utilizzo. Lo stesso vale per le redazioni, esiste un grosso problema di selezione delle notizie. Noi dobbiamo scrivere giornali intergenerazionali interrogandoci sul significato delle parole senza dare nulla per scontato. Qui abbiamo il mensile Extra. Il prossimo numero sarà sull’Europa. Le prime quattro pagine saranno una descrizione di come funziona l’Unione europea e di quanti fondi europei sono arrivati a Pinerolo e nei piccoli comuni delle valli».

I direttori delle testate possono fare qualcosa?

«I direttori devono rinunciare alla visione verticistica del proprio ruolo, preferendo una posizione di facilitatori. Devono togliersi quell’aria un po’ snob e cercare di fare da mediatori con i lettori e con la comunità di riferimento. C’è an-

L’Eco del Chisone nasce a Pinerolo nel novembre del 1906 come settimanale al servizio del circondario di Pinerolo, allora sottoprefettura, nel cuore dell’età giolittiana, sotto i segni della bella époque. È un giornale laico di ispirazione cattolica che lascia molto spazio alla cronaca e segue l’attività economica e politica del territorio. Oggi conta diecimila abbonati, settanta collaboratori e dieci giornalisti professionisti di redazione. Ha anche un mensile di approfondimento, Extra, che tratta temi di più ampio respiro. La direttrice è Paola Molino.

che una questione di genere. Sono poche le direttrici in Italia, alcune sono caporedattrici, ma sono sempre poche rispetto agli uomini. Invece sono convinta che proprio le donne diventeranno più numerose all’interno delle redazioni e verranno chiamate a curare questo lavoro malato».

Quindi i cittadini percepiscono questa lontananza dai giornalisti?

«Dobbiamo uscire dalle redazioni. Stiamo qui dentro in attesa della notizia della giornata, invece le notizie sono fuori. Un paragone possibile è quello con la religione. Sono sempre di meno i cattolici che vanno in chiesa. Se il prete rimane dietro all’altare aspettando i fedeli, senza interrogarsi su quello che sta succedendo, non cambierà questa situazione. Lo stesso discorso vale per i giornali. Il giornalista è un attivista e deve essere in grado di dettare l’agenda».

LA PRIMA PAGINA

Al settimanale lavorano

10 giornalisti: ha 10mila abbonati

Secondo Cepernich, si tratta infatti di una sfida di natura sociologica, che ha a che fare con processi di lungo periodo legati al comportamento e alle convinzioni delle persone e non soltanto con la variabile della scarsa fiducia. Al contrario, «confermare la tendenza di coloro che non hanno abbandonato il rapporto con le news sembra essere meno complesso. Occorre sviluppare forme di adattamento ai nuovi ambienti mediatici e fare in modo che la funzione informativa del giornalismo assolva i bisogni reali di informazione delle persone, incontrando le nuove modalità di consumo delle notizie». Il problema? «Nella relazione tra informazione e consumatori si è realizzato un cortocircuito, che è quello della non funzionalità del rapporto: spesso i giornali producono notizie che non sono utili per un segmento sempre crescente di popolazione». In questo senso, «non è vero che la news avoidance rinuncia all’assolvimento della funzione informativa. Chi evita le news, infatti, non evita l’informazione ma la ricerca per altre vie, causando un depauperamento della funzione giornalistica». Per combattere il fenomeno, i casi più fortunati di giornalismo italiano suggerirebbero di «puntare alla costruzione di un modello comunitario, che rispecchia la posizione identitaria di uno specifico gruppo sociale» e di «intercettare le specificità dei nuovi ambienti mediatici, oggi fortemente sovraffollati e competitivi. Non basta frequentarli, ma apprenderne la logica e trasformare di conseguenza le notizie affinché rispondano a esigenze e modalità di consumo differenti».

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CREDIT CRISTOPHER CEPERNICH Cepernich, sociologo dei media
CREDIT PIXABAY CREDIT PAOLA MOLINO

CULTURA

DAL 27 MARZO ALL’11 APRILE

GLI APPUNTAMENTI

a cura di Chiara Bagnalasta

ARTE IN ANTEPRIMA

La musica dipinta

L’organologo Davide Rebuffa racconta le ricerche che hanno permesso di svelare il nome e le particolarità del rarissimo strumento raffigurato nel dipinto “Il suonatore” di Antiveduto Gramatica, di cui i Musei Reali hanno recentemente acquisito la parte

mancante. Con l’apporto dell’iconografia musicale e della storia dell’arte, lo studioso farà luce sulla cultura e la prassi musicale a Roma nel primo Seicento. Il pubblico potrò inoltre scoprire il suono dello strumento dipinto, che lo stesso relatore suonerà dal vivo.

3 aprile, Musei Reali - Galleria Sabauda

Messer Tulipano 2024

Al Castello di Pralormo torna la 23esima edizione di Messer Tulipano, la manifestazione floreale che ogni anno attrae tantissimi visitatori, appassionati e curiosi. Nella tenuta nobiliare situata a una trentina di chilometri da Torino, più di 100mila tulipani e narcisi danno il

benvenuto con la loro fioritura alla bella stagione. Oltre al “percorso di delizie nel giardino”, che vuole stupire i visitatori con vedute, colori, suoni e angoli pittoreschi, Messer Tulipano propone anche visite al castello, allestimenti ed esposizioni a tema.

Parole e storie di donne

In attesa della quinta edizione del festival ContemporaneA. Parole e storie di donne, che si terrà a Biella dal 27 al 29 settembre 2024, il Circolo dei lettori propone un’anteprima speciale, con sei incontri e tredici ospiti. Il tema scelto è Voce in capitolo: un modo

per ribadire la necessità di dare maggiore spazio alla voce delle donne, prestando ascolto alle storie e alle parole delle protagoniste della letteratura e della società di ieri e di oggi, così com’è nello spirito di ContemporaneA fin dalla sua nascita.

6 aprile, Fondazione Circolo dei lettori

Al Parco del Castello di Miradolo

Dopo l’avvio del progetto di restauro che sta coinvolgendo gli spazi del parco storico, della serra neogotica e dell’antica casa del custode, riapre il Parco del Castello di Miradolo. Il programma è ricchissimo: passeggiate guidate tra scorci pittoreschi e alberi centenari,

visite al camelieto, caccie al tesoro all’insegna dei colori, dei profumi e del divertimento. Ma anche mostre, degustazioni guidate di tè, attività per le famiglie e gli adulti e letture animate per i più piccoli, circondati da fioriture inaspettate e piccoli animali .

Guercino, il mestiere del pittore

Oltre cento opere di Guercino e di artisti del periodo come i Carracci, Guido Reni e Domenichino presentano la grande arte del maestro emiliano e insieme raccontano il mestiere e la vita dei pittori del Seicento. La mostra si configura come un grande affresco del sistema dell’arte dell’epoca, con opere provenienti da più di trenta importanti musei e collezioni, tra cui il Prado e il Monastero dell’Escorial. Per la prima volta dopo quattrocento anni, riunifica anche il ciclo di dipinti commissionati a Bologna da

Alessandro Ludovisi, futuro papa Gregorio XV. Ripercorrendo temi e aspetti che attraversano tutta la carriera del maestro, grazie a capolavori di primo piano, l’evento intende dare conto più in generale della professione del pittore a quel tempo: le sfide del mestiere, i sistemi di produzione, l’organizzazione della bottega, le dinamiche del mercato e delle committenze, i soggetti più richiesti. Il tutto in un racconto che si sviluppa in dieci sezioni tematiche tra confronti, parallelismi, testimonianze.

IL COLOPHON

Futura è il periodico del Master in Giornalismo “Giorgio Bocca” dell’Università di Torino Registrazione Tribunale di Torino numero 5825 del 9/12/2004 Testata di proprietà del Corep

Direttore Responsabile: Marco Ferrando Segreteria di redazione: Sabrina Roglio Progetto Grafico: Nicolas Lozito Impaginazione: Federica Frola

L’Autoritratto di Leonardo ai Musei Reali

di C.B.

Il format “A tu per tu con Leonardo”, l’incontro con le opere del maestro conservate alla Biblioteca Reale di Torino, torna quest’anno in una versione totalmente inedita, dedicata al celeberrimo Autoritratto di Leonardo da Vinci, icona della storia dell’arte di tutti i tempi. L’esposizione ha ottenuto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica e con il patrocinio della Regione Piemonte, presenta oltre sessanta opere, quindici delle quali originali di Leonardo. Tra queste, spiccano i sei fogli del Codice Atlantico, realizzati in Francia nel periodo in cui disegnava l’Autoritratto. La mostra è arricchita da numerosi prestiti, accordati da prestigiose istituzioni italiane e da collezioni private, e presenta testimonianze originali dell’attività di Leonardo negli ultimi anni della sua vita. Il percorso è completato da una nutrita selezione di dipinti, disegni, incisioni, matrici calcografiche e fotolitografie che documentano la fortuna del celebre disegno di Torino e del volto del Genio dal Cinquecento al Novecento. A impreziosire questo racconto per immagini, la Galleria Sabauda dedica per la prima volta una sala a venti opere eseguite da pittori leonardeschi - allievi, seguaci e imitatori del maestronelle quali si evidenzia l’attualità della lezione di Leonardo. Una selezionata rassegna di quindici sculture di Giuliano Vangi completa con uno sguardo contemporaneo l’ambito della raffigurazione del volto, mentre il catalogo “L’Autoritratto di Leonardo. Storia e contemporaneità di un capolavoro” (a cura di Paola Salvi e pubblicato da Silvana Editoriale) e l’installazione multimediale “Leonardo da Vinci: la visione del Genio tra reale e virtuale” avvicinano ulteriormente il pubblico all’universo di Leonardo attraverso una nuova modalità di racconto. Tra le aperture straordinarie della mostra, in programma dal 28 marzo al 30 giugno: 1, 25 e 29 aprile, 1 maggio e 2 e 24 giugno.

Redazione: Chiara Bagnalasta, Niccolò Bambini, Riccardo Bessone, Marta Borghese, Elena Brizzi, Teresa Cioffi, Chiara Comai, Ilaria Ferraresi, Eugenia Gastaldo, Micol Maccario, Simone Matteis, Federico Mellano, Cinzia Raineri Djerbouh, Agnese Ranaldi, Matteo Rossi, Franco Luigi Sani, Alberto Santonocito, Marialaura Scatena, Giovanni Turi, Thomas Usan.

Ufficio centrale: Sandro Bocchio, Emanuele Franzoso, Luca Indemini, Paolo Piacenza, Matteo Spicuglia, Maurizio Tropeano.

Segreteria di redazione: giornalismo@corep.it

FUTURA MAGAZINE #6 – 27 MARZO 2024 6
NATURA FIORI A PRALORMO MOSTRE Fino al 16 giugno - via Cardonata 2 - San Secondo di Pinerolo (To) Fino al 1° maggio - via Umberto I 26 - Pralormo (To) Fino al 28 luglio, Musei Reali - Sale Chiablese
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