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Leggera e rapida, ma supergigante

Bassino è partita dalle montagne piemontesi per vincere sulle piste di tutto il mondo

di Marialaura Scatena

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Con l’arrivo della primavera, la Coppa del Mondo di sci alpino si avvia verso l’atto conclusivo. Non è più tempo di neve, eccetto sui monti. Lo sa bene Marta Bassino, nata ai piedi delle Alpi del Mare e cresciuta a Borgo San Dalmazzo, nella provincia cuneese. La sciatrice ventisettenne, talento ormai consacrato, rappresenta l’Italia sulle piste di tutto il mondo, quest’anno portando al collo un oro in più: quello del SuperG conquistato a Méribel. Un successo che è andato ad aggiungersi ai giganti vinti in Coppa del mondo. Un’atleta figlia della sue montagne, con cui sembra parlare mentre scia e di cui parla per raccontare se stessa.

Sei nata in montagna e grazie al tuo lavoro la frequenti quotidianamente: c’è secondo te qualcosa che le tue montagne hanno e che non hai mai trovato in altri luoghi?

«Le montagne cuneesi sono uniche nel loro genere, così come il territorio sottostante. Penso che ognuno di noi abbia dei legami più forti con le proprie origini ed è quello che poi rende tutto più speciale, così come il sentimento che mi lega alle mie montagne. Ogni volta che torno a casa, che vado a sciare a Limone o nelle stazioni vicine, ogni volta che mi perdo nelle nostre valli, mi sento bene e faccio il pieno di energie».

Come raccontato anche nel documentario “Famiglia”, la montagna è un posto del cuore e non solo un luogo di lavoro. Cosa hanno dato le montagne alla sciatrice Marta? E cosa ha dato lei? Forse nel ritorno a casa dal Mondiale c’è tutto il significato di questo rapporto?

«È proprio vero, le montagne di casa hanno un posto speciale nel cuore. Mi sento profondamente legata a loro perché mi hanno permesso di diventare la persona che sono oggi. Senza le montagne vicino a casa, forse non avrei mai fatto questo percorso. E ora, appena posso, do loro tutto il riconoscimento e la visibilità che meritano, perché il Cuneese è un posto speciale, così come le persone che lo vivono. L’affetto che sento, anche da lontano, è vero e sincero e in tanti me lo hanno dimostrato al ritorno a casa».

Nella vittoria del SuperG a Méribel hai sciato una seconda parte di gara in maniera perfetta, mantenendo la freddezza e la concentrazione. Può essere una metafora della pazienza e della calma che insegna la montagna anche quando è necessario essere veloci?

«Siamo un fattore di elementi e i nostri risultati di conseguenza. Quella gara è stata perfetta, so-

CAMPIONESSA

Marta Bassino, sciatrice classe 1996 prattutto nella parte finale, dove sono riuscita ad esprimere la mia tecnica al meglio. E come dite voi, sì la freddezza e la concentrazione, come la calma e la pazienza, sono valori fondamentali per la riuscita dei successi. La montagna, la natura, lo sport in generale ti aiutano a farli tuoi».

Qual è il tuo bilancio della stagione fin qui? Dal tuo punto di vista di giovane campionessa, cosa ti senti di dire a un coetaneo che vorrebbe vivere in zone di montagna lontane dalla città?

L’INTERVISTA

«Il bilancio è stato sicuramente positivo fino a qui. In slalom gigante ho ritrovato la mia sciata di due anni fa e nelle discipline veloci riesco ad esprimermi sempre meglio: la medaglia d’oro ottenuta ne è stata la conferma. Il nostro territorio offre tantissimo ai ragazzi che, come me, amano la montagna, la natura e sentono il bisogno di restare connessi con il verde. Rispetto alle grandi città, qui si trovano energia e sinergia con l’ambiente. Cuneo sta investendo sempre di più nei giovani, garantendo loro prospettive sempre più ampie».

Miressi nuotatore di città

C’era la moglie di un ex calciatore a cui Torino non piaceva perché non aveva il mare. Ad Alessandro Miressi invece, che di professione fa il nuotatore, Torino piace. Proprio nel capoluogo piemontese, il talento moncalierese si prepara ad affrontare due anni cruciali.

Ti alleni al Centro nuoto Torino, cosa ti lega alla città? Hai mai pensato di spostarti?

«Non ho mai pensato di spostarmi, semplicemente perché ho la mia routine qui. Ho tutto qui. Poi mi trovo benissimo con il mio allenatore ormai da circa dodici anni e i risultati si vedono. Anche con il gruppo sto benissimo. A me piace stare a Torino, è una città tranquillissima».

Hai dichiarato che nei 100m stile libero non è più come una volta. Nel tempo ti sei dovuto adattare?

«Non è più come una volta quando il 100 si basava tutto sul ritorno e passavi ai 50 tranquillo per risparmiare energia. Ormai devi fare un passaggio molto più veloce e, allo stesso tempo, cercare di nuotare bene, per risparmiare sia forza che lucidità e ritornare ancora più forte. Io ero uno di quelli che passava più piano: anche se arrivavo sul podio. Poi però ho capito che non funzionava più. Mi sono

MILANO-CORTINA

Pattinaggio

all’Oval: Torino in corsa per ospitare i Giochi del 2026

La sfida per la casa del pattinaggio dei Giochi olimpici del 2026 passa ancora da Rho. Come la Milano-Torino, classica del ciclismo che nel mese di marzo partirà da Rho per raggiungere Orbassano, anche la corsa per aggiudicarsi le gare di pattinaggio su pista delle prossime olimpiadi invernali interessa il capoluogo piemontese. Dopo il forfait di Baselga di Piné (Trento), Torino ha confermato la disponibilità della pista Oval al Lingotto, ma si sono inserite Rho e, al fotofinish, anche il Veneto. La Fondazione Fiera di Milano ha presentato il 13 febbraio il progetto di un impianto provvisorio a Rho. Il progetto prevede l’installazione della pista di velocità di 400 metri all’interno dei padiglioni, con ottomila posti più diecimila posti auto all’esterno. L’idea veneta è spuntata invece dalla cabina di regia riunita a Venezia il 27 febbraio.

Il presidente della regione Luca Zaia ha lanciato la sua “proposta competitiva”: il velodromo di Spresiano (Treviso) o la Fiera di Verona. La Fondazione Milano-Cortina avrà tempo di studiare le proposte fino al 21 marzo, giorno della terza riunione della cabina di regia. Sotto analisi soprattutto l’aspetto economico. I lavori per riqualificare l’Oval di Torino andrebbero a costare tra i cinque e i sette milioni di euro, anche alla luce dei rincari delle materie prime. I progetti di Rho, Spresiano e Verona vanno ancora valutati, ma si ipotizza un costo più che doppio. Forte del vantaggio economico e del ruolo polivalente che l’impianto potrebbe tornare ad assumere alla fine dei giochi, Torino punta a soddisfare la sua vocazione di città sportiva, e dopo le Nitto Atp Finals e le Universiadi, ambisce a essere parte di Milano-Cortina 2026. L’ultima parola spetta adesso al Comitato olimpico internazionale.

dovuto adattare. Mi pare fosse a Budapest, sono dovuto passare più forte del mio solito, e sono arrivato secondo».

Questo è l’anno dei Mondiali in Giappone, che sono però anche un riscaldamento per un 2024 pienissimo, comprendente Europei e Olimpiadi. Cosa sogni?

«Il mio obiettivo ora è sicuramente quello di vincere una medaglia mondiale in vasca lunga perché non l’ho ancora vinta; non individuale almeno, in staffetta sì. Per fortuna quest’anno è molto più

LO STILE LIBERO

Nella foto la specialità di Alessandro Miressi, campione mondiale 4x100 misti semplice rispetto all’anno scorso e al prossimo… però ci si penserà appunto l’anno prossimo, quando l’obiettivo saranno le Olimpiadi. Quando ci sono le Olimpiadi penso che tutte le altre gare passino in secondo piano, ovviamente cercando sempre di fare bene».

Da tifoso della Juventus: se vinci al Mondiale, lasci un cimelio al JMuseum come ha fatto, per esempio, Paltrinieri con la medaglia d’oro di Doha del 2014? «Se me lo permettono sì, assolutamente».