Ephemerellidae

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Le pagine che seguono, che trattano la famiglia di effimere Ephemerellidae, sono estratte dal libro “Gli insetti di Fly Line�


Ephemerellidae Chiave della famiglia

M 1+2 IM

Nelle ali anteriori l’estremità prossimale della seconda cubitale (Cu 2) è assai più vicina alla prima cubitale (Cu1) che alla prima anale (A1). A circa 1/3 dall’origine ne diverge in modo repentino formando un tipico spazio triangolare. Tra M 3+4 e Cu1 vi sono alcune corte venature intercalari.

M 3+4 A1

Cu 1 Cu 2

F

amiglia importante non come numero di specie, bensì a causa dell’incredibile diffusione, e variabilità, della sua unità più rappresentativa: Serratela ignita (ex Ephemerella ignita). In questo caso quindi la natura ci semplifica le cose, anche se a prezzo di una maggiore povertà di individui. Tre generi con 4 specie, ma molti specialisti considerano tutte le specie appartenenti al genere Ephemerella: gen. Serratella sp. S. ignita; S. spinosa gen. Ephemerella sp. E. mucronata gen. Torleya sp. T. major Relativamente a Torleya major, la vecchia opera del De Boisset lo descrive sommariamente (imago) come un insetto di circa mm 8 di colore bruno giallastro con ali di mm10 e cerci bianco grigiastri, avrebbe il pene nettamente più largo in punta che alla base, puntualizzando poi che in Francia non è segnalata (la descrizione è del 1939). La specie sarebbe stata individuata in Germania da Kaplalek, nel 1905. Insomma, credo che nessuno si indispettirà se anche noi lo trascureremo. La sua ninfa è tuttavia descritta

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dalla guida del CNR ed è giudicata “inconfondibile” per caratteristiche piuttosto evidenti (vedi capitolo sulle ninfe). Comunque è raro e presente, in Italia, al Centro-Nord. E. mucronata è rara e, in Italia, è presente solo nel Nord Est. Serratella spinosa è poco comune e limitata all’Italia del Sud. Veniamo quindi alla Serratella ignita, l’insetto che ha fatto versare fiumi d’inchiostro a tutti gli autori di opere alieutiche. Il motivo principale è certamente la sua diffusione straordinaria. C’è da stupirsi più nel non reperirla e questo in qualunque ambiente: in acque vorticose di montagna come lente del piano, in acque pure come sensibilmente inquinate. Certamente non è verificabile, ma Serratella ignita è stata dichiarata seconda, dopo l’E. danica, come preferenza culinaria da parte del pesce. Poi verrebbero i Baetis ed infine gli Heptageniidae. É stato infatti ipotizzato che ogni insetto abbia un suo sapore, e questo sarebbe tra i preferiti. Forse anche ciò ha contribuito a focalizzare l’at-


tenzione su questo insetto, ma il segreto del suo successo è certamente la onnipresenza. Individuare la famiglia Ephemerellidae significherebbe automaticamente discriminare S. ignita se non fosse per la presenza rara di altre specie, limitate alle zone indicate. Seguendo la chiave per la discriminazione delle famiglie si arriva facilmente al punto 4: infatti l’insetto presenta: - tre cerci, - evidenti ali posteriori, - contenuta apertura alare. Dimensione e silhouette lo farebbero confondere facilmente con i Baetidae, ma il paracerco lo escude all’istante. Può essere confusa solo con i Leptophlebiidae. Al punto 4 troviamo il carattere che distingue le due famiglie, occorre quindi verificare se l’estremità della seconda cubitale è più vicina alla prima cubitale (Ephemerellidae) o alla prima anale (Leptophlebiidae). Le venulazioni non sono

molto marcate nelle ali delle immagini e per questa verifica è preferibile separare l’ala dall’insetto curando di non danneggiarne la parte prossimale. Se questa osservazione lascia incertezze (ala danneggiata, estremità delle venulazioni non ben visibili, poca esperienza) un ulteriore carattere decisivo è rappresentato da alcune brevi venature intercalari presenti solo in Ephemerella, collocate tra la prima cubitale e il ramo M 3+4 (ramo posteriore della media posteriore) e che raggiungono il bordo dell’ala. Nei Leptophlebiidae, tra i rami CU 1 ed M 3+4 non vi sono venature intercalari, ma solo trasverse. Questo carattere presenta un ulteriore vantaggio: una volta in grado di identificare con sicurezza la prima cubitale ed il ramo posteriore della media posteriore, la presenza o l’assenza delle venature intercalari può essere verificata direttamente sull’insetto,

Il carattere della venulazione alare posto in evidenza.

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S. ignita maschio. In questa pagina dall’alto: visione intera del maschio, subimago e imago. Pagina a lato: gli stessi insetti nel particolare. L’insetto proviene dall’Appennino modenese, torrente Ospitale, mese di agosto.

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S. ignita. Sopra: subimago femmina. Pagina a fronte: subimago maschio, fiume Sangro, mese di luglio.

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poichè non sono coperte dalle ali posteriori come invece le loro estremità prossimali, sempre comunque con l’ausilio di una lente. Non solo, ma è visibile anche in buone macro fotografie o diapositive con rapporto almeno 2:1, questo particolare può apparire chiaro e utile per l’identificazione. Ulteriore discriminante sarebbero il colore e la sagoma dell’insetto, in combinazione tra loro, ma occorre parecchia dimestichezza, acquisibile frequentando spesso ambienti ospitanti la specie. All’occhio allenato la sagoma tozza di S. ignita immagine femmina con le sue ali quasi invisibili per la trasparenza e il suo colore dorato bruniccio divengono presto inconfondibili, come anche l’immagine del maschio, con il corpo bruno rossiccio assai scuro e i grandi occhi sferici rosso cupo. Colorazioni però assai variabili nel tempo, dall’ultima muta agli ultimi momenti di vita, tempo entro il quale divengono via via più cupe. Non solo, ma gli autori sembrano tutti concordi nel riconoscere ai colori di S. ignita grande variabilità, pertanto assoluta inaffidabilità ai fini del riconoscimento basato sui colori. La cosa curiosa è che il colo-

re del corpo dell’imago, che va dal bruno rossastro al bruno scuro, ha valso il nome di ignita alla specie (ignitus = infiammato, relativo al colore: vivido, splendente). Il colore delle parti sclerificate di testa e torace variano dal nocciola giallastro al bruno scuro o rossiccio intenso. L’addome delle femmine può tendere al verdastro, colore delle uova in esso contenute, formanti una massa sferica trattenuta, prima della deposizione, all’estremità inferiore dell’addome. La dimensione è di 6-9 mm nel maschio e 6-10 mm nella femmina, imago e subimago. Le ali di S. ignita avrebbero conferito all’insetto il nome nella terminologia Pam inglese: Blue Winged Olive, in francese olive blue de fer, ma per la verità e nonostante la conferma del De Boisset (colore grigio bluastro scuro), io l’ho sempre reperita con ali semplicemente grigie e neppure troppo scure. Non solo, ma appena sfarfallata (osservata in torrenti dell’Appennino modenese) è apparsa piuttosto chiara, tanto da far presumere, prima della cattura, che si trattasse di un Baetis chiaro.


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S. ignita, subimago maschio, la forte illuminazione parzialmente in controluce “accende” l’addome esaltandone il colore.

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In linea di massima, ecco comunque le colorazioni più frequenti da me verificate: Maschio subimago: ali uniformemente grigie, occhi marrone tendenti fortemente al rosso, corpo di colorazione indefinita con predominanza dell’ocra giallastro spento, talvolta con tendenza al verdastro. Più pallido appena sfarfallato, più scuro successivamente. Maschio imago: le ali diventano assai trasparenti con venulazione poco marcata, gli occhi intensificano il rosso ed il corpo diventa bruno rossiccio scurissimo. Femmina subimago: riprende i colori del maschio, ma con un forte viraggio verso il verdastro. A volte appare giallastra più o meno intensa. Femmina imago: ali come nel maschio, corpo più chiaro del maschio, con colorazione abbastanza satura più o meno uniforme, marrone rossiccia o giallastra. Insomma, tra marrone, nocciola, rossiccio, giallastro, bruniccio, dorato, verdastro non è facile venirne a capo. Una bandiera l’avremmo descritta meglio. E. ignita frequenta ogni ambiente di

pianura e montagna fino a 2000 metri ed è presente in tutte le regioni. Sfarfalla da aprile a ottobre, ma con maggior frequenza nel mese di maggio. Note - Il De Boisset riporta sfarfallamenti importanti alla fine di ottobre e la considera una specie prettamente estiva, raramente presente prima di maggio, ma ovviamente anch’essa risente degli anticipi meteo stagionali. La Grandi pone come ultimi sfarfallamenti il mese di settembre e la ritiene univoltina, riporta inoltre una descrizione che vedrebbe gli sciami formati da maschi con aria secca e da femmine dopo giorni piovosi. Il tipico volo pendolare non sarebbe stato osservato e gli spostamenti sarebbero prettamente orizzontali. Unico caso ove sarebbe l’insetto ad imitare il comportamento della mosca artificiale, anzichè il contrario. Rafael Del Pozo Obeso riporta come periodo di sfarfallamento fino alla fine di novembre, per la regione del Leon, in Spagna. La subimmagine vive da uno a due giorni e l’immagine può vivere fino a quattro. Se gli entomologi sono concordi nel ri-


Imago femmina reperita nel fiume Mincio con a lato l’esuvia e, sotto, lo stesso insetto ingrandito. Si noti la tonalità del colore e la tozza silhouette tipica della femmina.

tenere assai variabili svariati caratteri di questo insetto, i Pam sono tutti concordi nel ritenerlo, per i loro interessi alieutici, una delle specie più importanti in assoluto. Ricordo che Mario Riccardi era assai puntiglioso sui colori della S. ignita e valutava attentamente la tonalità giallastra delle femmine subimago prima di scegliere una mosca. Sulla silhouette è importante rilevare la

gibbosità tipica del torace, specie nelle femmine, descritta da tutti gli autori e ben evidenziata in numerosi dressings di artificiali.

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