02/07/2020 - "Ospedale nuovo sì ospedale nuovo no"

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SETTIMANALE DI INFORMAZIONE FONDATO NEL 1983

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REDAZIONE

Da Rota a Rolleri Confindustria nella continuità

Confcooperative: “Ora è il momento di avere più coraggio”

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VIVIPIACENZA

Riflessione da svolgere su due piani: sanitario e urbanistico

“Ospedale nuovo sì ospedale nuovo no”

Ai cittadini, fruitori dei servizi, occorre spiegare quali sono le attuali problematiche della sanità con un’operazione di vera trasparenza Nuovo ospedale. La confusione del dopo Covid non aiuta a far chiarezza e a capire a fondo uno dei punti cruciali che investono la comunità piacentina. Due sono i piani su cui si sviluppa il progetto ospedale. Da un lato l’utilizzo sanitario della struttura che nascerà, (decisa 5 anni fa, maturata ora in piena emergenza pandemica) e dall’altro lo snodo urbanistico con l’accelerazione verso il consumo di suolo. Un punto di vista sanitario che si intreccia con un punto di vista urbanistico.

Fondazione Teatri e la musica al Farnese A PAGINA 14

Il 4 luglio le celebrazioni del Patrono

LENTI A PAGINA 3

Arena Daturi, torna il cinema sotto le stelle

“Il pronto soccorso non si molla” “Siamo un gruppo di valdardesi preoccupati delle ultime notizie sul Pronto Soccorso di Fiorenzuola d’Arda. Faremo domande, vogliamo risposte. Con il Diritto alla Salute non si scherza”. Si presentano così sul loro spazio facebook. Contano circa un centinaio di aderenti e quasi 700 followers. A metterli insieme sono state le ripetute “minacce” di chiusura del Pronto Soccorso.

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Alla comunità piacentina l’Antonino d’Oro 2020

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“Solidarietà per la vita” premiata la Croce Rossa

Al Santuario Madonna del Monte premiati, con la Croce Rossa, tutti i volontari che hanno combattuto la battaglia contro il virus A PAGINA 13

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Corriere Padano

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02 luglio 2020

ATTUALITÀ

Venerdì 3 luglio, alla vigilia delle celebrazioni per il Santo Patrono di Piacenza, Palazzo Farnese ospita l’incontro “Di notte si vedono le stelle”, organizzato dalla parrocchia di Sant’Antonino in collaborazione con il Comune di Piacenza e il “Nuovo Giornale”. L’appuntamente è per le ore 21 e parteciperanno Elena Camminati, dirigente scolastica, Eleonora Fernandi, infermiera del Reparto Malattie Infettive dell’Ospedale di Piacenza, Alessandro Guidotti, presidente del Comitato di Piacenza della Croce Rossa Italiana, Andrea Magnacavallo, direttore del Pronto Soccorso dell’Ospedale

@etioetio

“Di notte si vedono le stelle”, racconti per ricordare

DI NOTTE SI VEDONO LE STELLE

Alla comunità piacentina l’Antonino d’Oro 2020

di Piacenza. A intervallare le loro testimonianze guidate dalla giornalista del “Nuovo Giornale” Barbara Sartori, ci saranno gli intermezzi musicali del Quartetto “Mahlerinetti” con Mariella Francia, Annalisa Meloni, Nicolas Palombarini e Martina Di Falco. L’obiettivo della serata è quello di riflettere sull’esperienza condivisa dell’emergenza sanitaria e ricordare gli atti di profonda umanità che sono spuntati in vari settori e ambiti mentre il coronavirus mieteva le sue vittime. Con l’augurio che questi racconti possano infondere nei cittadini una nuova speranza per ripartire.

Racconti per ricordare e ripartire al tempo del coronavirus

VENERDÌ 3 LUGLIO ore 21

Palazzo Farnese, piazza Cittadella, Piacenza Serata con

Elena Camminati dirigente scolastica

Eleonora Fernandi

infermiera del Reparto Malattie Infettive dell’Ospedale di Piacenza

Alessandro Guidotti

presidente del Comitato di Piacenza della Croce Rossa Italiana

Andrea Magnacavallo

direttore del Pronto Soccorso dell’Ospedale di Piacenza

Modera: Barbara Sartori

Quest’anno il premio vuole essere un atto di stima e gratitudine per tutte le persone che si sono impegnate per far fronte all’emergenza sanitaria

in collaborazione con:

Intervento musicale del Quartetto “Mahlerinetti”

con Mariella Francia, Annalisa Meloni, Nicolas Palombarini e Martina Di Falco In caso di maltempo la serata si svolgerà nel salone del Palazzo Gotico

L’emergenza sanitaria che ha colpito tutta l’Italia nei mesi scorsi è stata una prova molto dura in particolare per Piacenza e la sua provincia, è per questo motivo che per la prima volta a ricevere il premio “Antonino d’oro 2020” non sarà una persona bensì la città di Piacenza e Provincia. Lo hanno annunciato i Canonici del Capitolo della Basilica di Sant’Antonino martire in vista della consegna del Premio, giunto alla 35^ edizione, annualmente sponsorizzato e patrocinato dalla Famiglia Piasinteina, che verrà consegnato personalmente dal vescovo Gianni Ambrosio sabato 4 luglio nella Basilica Sant’Antonino

a conclusione della solenne celebrazione eucaristica delle ore 11. Il premio sarà ritirato da Patrizia Barbieri sindaco di Piacenza e presidente della Provincia, in rappresentanza simbolica di tutti i piacentini. La celebrazione potrà essere seguita in diretta sul canale televisivo della diocesi www. piacenzadiocesi.tv e sull’emittente Telelibertà. Il vescovo Gianni Ambrosio ha accolto la decisione con grande favore, ritenendola doverosa verso la città per aver dato una grande dimostrazione di buona umanità a ogni livello, dalle istituzioni ai singoli individui. “Il conferimento del premio -

Il premio “Antonino d’Oro” viene assegnato dal 1986, alternativamente, ad un ecclesiastico e ad un laico. Ecco l’albo d’oro: 1986: dott. Piero Castignoli, studioso di S. Antonino. 1987: card. Agostino Casaroli, segretario di Stato di Giovanni Paolo II 1988: prof. Ferdinando Arisi, critico d’arte. 1989: card. Luigi Poggi, nunzio apostolico in Italia. 1990: dott. Francesco Bussi, esperto di musica. 1991: mons. Antonio Mazza, vescovo di Piacenza dal 1983 al 1994. 1992: prof. Alessandro Beretta Anguissola, medico e scienziato. 1993: card. Ersilio Tonini, arcivescovo emerito di Ravenna. 1994: prof. Luigi Rossi Bernardi, scienziato. 1995: mons. Carlo Poggi, parrocchiano di

ha scritto Don Giuseppe Basini, presidente dei Canonici, nelle motivazioni - vuole essere un atto di stima e di gratitudine nei confronti di tutte quelle persone che in questi ultimi mesi si sono impegnate, con generositàà e coraggio, a far fronte alla terribile pandemia che duramente ha colpito la nostra città di Piacenza e la sua provincia.” La gratitudine va ai tantissimi piacentini che hanno manifestato un grande senso di responsabilità civica e di solidarietà umana, mossi dal vivo desiderio di contribuire affinché venisse sconfitta la diffusione dell’infezione da Covid-19. “Una ferita che difficilmente

si potrà rimarginare, poiché causata innanzitutto dalla morte di oltre mille persone (tra le quali anche sei sacerdoti della nostra diocesi) che improvvisamente sono state strappate all’affetto dei loro cari e alla vita della collettività”, ricordano i diaconi e un pensiero va anche alla sofferenza degli anziani rimasti “rinchiusi” per tanto tempo nelle loro abitazioni o nelle case di riposo e che non hanno potuto ricevere le visite dei loro parenti e amici. Senza dimenticare “il dolore di numerose famiglie che si trovano in seria difficoltà economica o che stanno vivendo forti conflitti al loro interno e la sofferenza silen-

ziosa, a volte dimenticata, dei nostri bambini e adolescenti impediti di frequentare la scuola, gli amici e i luoghi di aggregazione così importanti per la loro crescita personale. In questo “oceano di dolore” non possiamo dimenticare le persone che hanno vissuto il tempo del lockdown in strada”. “Dentro a questa realtà così difficile e oscura”, concludono i diaconi nelle motivazioni, “vorremmo che la solennità di Sant’Antonino, patrono della nostra città e della diocesi, fosse anche l’occasione per cogliere i segni di speranza che sono emersi in mezzo a noi e dai quali ripartire per ricostru-

L’albo d’oro del premio Sant’Antonino, vescovo di Fidenza. 1996: prof. Alberto Spigaroli, presidente dell’Ente per il restauro di Palazzo Farnese. 1997: mons. Luciano Monari, vescovo di Piacenza-Bobbio dal 1995. 1998: Adelia Firetti, fondatrice dell’istituto secolare missionarie scalabriniane. 1999: padre Gherardo Gubertini, fondatore della Casa del Fanciullo. 2000: avv. Corrado Sforza Fogliani, presidente nazionale di Confedilizia e della Banca di Piacenza. 2001: mons. Luigi Ferrando, vescovo di Bragança (Brasile). 2002: ing. cav. Aldo Aonzo, presidente di Ce-

mentirossi. 2003: mons. Piero Marini, vescovo. 2004: comm. Luigi Gatti, ex presidente Camera di Commercio. 2005: padre Sisto Caccia, superiore degli Scalabriniani di Piacenza. 2006: dott. Gianfranco Agamennone, medico chirurgo. 2007: don Luigi Mosconi, missionario piacentino in Brasile. 2008: Dina Bergamini, direttrice didattica. 2009: mons. Gianni Ambrosio, vescovo di Piacenza-Bobbio. 2010: Paolo Perotti, scultore. 2011: don Giorgio Bosini, fondatore dell’Asso-

ire il tessuto lacerato della nostra comunità”. Resta ora il virus della paura, come conseguenza di tutto ciò che è accaduto e potrebbe accadere in autunno, che rischia di condizionare i nostri rapporti con gli altri spingendoci a far crescere la diffidenza e la sfiducia. Proprio per questo l’augurio è quello ora di ripartire tutti insieme, con grande speranza per il futuro. Ricordando le parole di Papa Francesco: “siamo tutti sulla stessa barca, tutti fragili e disorientati, ma nello stesso tempo importanti e necessari, tutti chiamati a remare insieme, tutti bisognosi di confortarci a vicenda”.

ciazione “La Ricerca”. 2012: prof. Umberto Chiappini e Giulia Vaciago, primi presidenti della Caritas Diocesana. 2013: mons. Antonio Lanfranchi, arcivescovo di Modena-Nonantola. 2014: Luigi Menozzi, educatore scout. 2015: madre Anna Maria Cànopi, abbadessa e fondatrice dell’Abbazia “Mater Ecclesiae” sull’Isola di San Giulio (Novara) 2016: Giancarlo Bianchini, presidente dell’As. so.fa. 2017: mons. Giorgio Corbellini, presidente dell’Ufficio del lavoro della Sede Apostolica. 2018: Linda Ghisoni, sottosegretario al Pontificio Consiglio per i laici, famiglia e vita e consultore della Congregazione per la Dottrina della fede. 2019: mons. Domenico Berni, vescovo emerito della prelatura di Chuquibambilla (Perù).


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PRIMO PIANO

a cura di

antonellalenti.it Nuovo ospedale. La confusione del dopo Covid non aiuta a far chiarezza e a capire a fondo uno dei punti cruciali che investono la comunità piacentina. Due sono i piani su cui si sviluppa il progetto ospedale. Da un lato l’utilizzo sanitario della struttura che nascerà, (decisa 5 anni fa, maturata ora in piena emergenza pandemica) e dall’altro lo snodo urbanistico con l’accelerazione verso il consumo di suolo. Un punto di vista sanitario che si intreccia con un punto di vista urbanistico. E la storia si complica. Con interrogativi che si ammassano. LO STEP SANITARIO - Qui i dubbi, gli scontri verbali (conditi anche di un pizzico di “benaltrismo” che non guasta mai) hanno iniziato subito a dilaniare un dibattito che resta ancora troppo in superficie e che ripropone lo schema di sempre: due squadre contrapposte che si fronteggiano. Il noi e loro di sempre. Ospedale sì. Ospedale no. Dove spesso si evince che chi sta per il sì e chi sta per il no sono decisi “a tutti i costi e a prescindere”. Squadre uguali e contrarie che si elidono a vicenda. Forze fisiche che duellano e che lasciano intorno il vuoto. Eppure c’è una necessità assoluta di comprendere di cosa si stia parlando e quali siano i modelli, i progetti sanitari sottesi a tanto chiacchierare. Si ripete insomma uno schema di comportamento che non è nuovo nei dibattiti della società politica e civile piacentina. In tutta questa confusione non si intravede dove resti lo spazio per capire quale obiettivo salute sia necessario dopo lo choc della pandemia. Non si trova tempo e spazio (anche virtuale) in cui siano illustrate le strutture che servono per evitare che gli ospedali diventino impraticabili (a causa di pandemie) ai pazienti cronici o con gravi patologie “convenzionali”. Interrogativi forti che chiamano risposte serie, chiare e documentate. Un primo passo di documentazione sarebbe illustrare lo stato dell’arte. Si dovrebbe fare il punto su quello di cui oggi dispone la sanità piacentina. Un totem in piazza Cavalli potrebbe essere utile alla bisogna. Forse ai cittadini potrebbe interessare sapere quali sono i “gioielli” o le deficienze sanitarie locali: in termini di apparecchiature e strutture all’avanguardia, in termini di spazi in cui contenerle, di personale qualificato per condurle, di come si applica il concetto molto in voga di umanizzazione dell’ospedale nel rispetto del paziente e dei caregiver. Sarebbe interessante anche capire in termini strutturali quali capacità attrattive ha l’attuale sanità, condizione per catalizzare nuovi professionisti della salute.

“Ospedale nuovo sì ospedale nuovo no” Serve operazione vera trasparenza Utile e istruttivo poter avere un quadro chiaro della rete diffusa che risponde al principio della medicina d’iniziativa e che lavora sul territorio. Medici, infermieri e tecnici che se nella pandemia sono stati acclamati eroi su una spinta emozionale, ora possono rischiare di ritornare sotto la coltre di indifferenza per non dire di diffidenza. E’ anche a tutto questo che si dovrebbe dare risposta, costruendo un nuovo ospedale, che non può essere solo un palazzo in muratura, per quanto grande. Dietro all’ospedale c’è ben altro. Ecco allora che sarebbe un’operazione di trasparenza dare ai cittadini le informazioni necessarie. Ai cittadini, fruitori dei servizi sanitari, si dovrebbe spiegare che se oggi devono attendere un’operazione chirurgica per tanto tempo è perché con tanta domanda le sale operatorie a disposizione non sono sufficienti. Sarebbe interessante spiegare loro perché è così importante l’interdisciplinarietà dei professionisti nei sistemi di cura moderni. Utile illustrare come sia indispensabile che un ospedale abbia a disposizione gli spazi per fare ricerca che fa crescere i professionisti ma anche le potenzialità di cura dei pazienti e stimolare i propri medici a farla in strutture all’avanguardia… Tanto di questo è possibile se lo si progetta guardando a una scienza che fa passi avanti in fretta. Ma non si parla di questi contenuti o forse se ne parla al chiuso dei palazzi istituzionali. Però molte cose sono cambiate davvero e non è solo retorica. L’uovo di Colombo è stato trovato: udite-udite la salute è il problema principe e riguarda tutti. Facciamo in modo che sia rispettato questo assunto base. POI C’E’ IL TEMA URBANISTICO - Dal canale sanitario a quello urbanistico. La seconda questione legata al nuovo ospedale e che fa così accapigliare le parti riguarda il “dove farlo”.

E qui si entra coi piedi nel piatto del tema dei temi urbanistico-ambientale: il consumo di suolo. Il primo appunto chiama in causa la Regione. Come si concilia la scelta di costruire su suolo agricolo un ospedale finanziato in gran parte dalla Regione che ha da poco licenziato una legge urbanistica che si proietta verso il principio “zero consumo di suolo”? Contraddizioni. E le contraddizioni si vanno a moltiplicare se si considera che l’esperienza tremenda con il Covid ha messo a nudo la sfrontatezza con cui

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lo sviluppo e l’espansione decisa dall’uomo ha aggredito l’ambiente desertificandolo e appunto consumando suolo. Contraddizioni in termini che ci danno il senso di quanto quel gridare al vento in piena pandemia “nulla sarà più come prima” sia stato il mero frutto di un’emozione momentanea. Finito quel momento la vita vera torna ad avere altri schemi, altre esigenze, altre urgenze. Quelle di sempre. Ed è un tema non secondario quello urbanistico. Gli addetti ai lavori s’infervorano sulle città future che immaginano come un’infilata di fitti “boschi verticali”. Al momento resta un conciliabolo accademico. Nella pratica – e l’ospedale insegna – tutto casca quando dalle parole si deve passare ai fatti. Il pensiero che tutta la polemica intorno all’effettiva necessità di un nuovo ospedale sia stata innescata sulla scelta urbanistica adottata è sufficientemente fondato. Del resto quella scelta determina un’inversione decisa al principio sancito ripetutamente secondo cui niente più sarebbe stato costruito oltre la tangenziale che avrebbe dovuto restare il limite artificiale del confine cittadino. Così non è stato. E fatta la scelta dell’area ospedaliera ne resta un’altra vuota dirimpetto. Vuota fino a quando?

«Capita poi di voler condividere la casa con le persone che amiamo e di adottare con loro nuove soluzioni»

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E’ stata l’Assemblea di Confindustria Piacenza numero 75. Doveva fare il punto su un pezzo di storia del nostro territorio dal 1945. Da tempo si pensava ad un evento che ne rappresentasse la consistenza delle analisi che ne sarebbero scaturite. La pandemia ha messo tutti a terra, in modo più drammatico nella nostra provincia, azzerando il futuro e costringendoci a vivere giorno per giorno nella paura. Superato il lockdown, il sistema imprenditoriale piacentino ha ripreso a girare, responsabilmente nei limiti dei protocolli di sicurezza, con convinzione e ottimismo. Quell’ottimismo della volontà che il nuovo presidente Francesco Rolleri ha indicato come carburante per superare le difficoltà e cogliere le opportunità che si presenteranno sicuramente. Una ripartenza resa possibile grazie alla solidità e vitalità dell’Associazione lasciatagli in eredità da Rota e, ricordiamolo, da Cesare Betti: così ha sottolineato il nuovo presidente. Presentandosi all’assemblea ha confermato di preferire una gestione collegiale alimentata da un lavoro di gruppo e confronto delle idee in linea con la riforma Pesenti. Un forte richiamo di responsabilità ai cinque “vice” che lo affiancheranno: Erika Colla, Nicola Parenti, Valter Alberici, Antonio Cogni e Claudio Bassanetti potranno a loro volta contare sulla collaborazione di altri dieci colleghi che integreranno il Consiglio di Presidenza. Rolleri ha poi proseguito: ”Confido di poter contare sull’attenzione degli amministratori pubblici e delle istituzioni, così come è stato fino ad ora, e di tutti i soggetti che interagiscono con il mondo imprenditoriale. Abbiamo di fronte una sfida che solo tutti assieme possiamo affrontare. Nella nostra associazione sono rappresentati 21 settori merceologici, una situazione che ci permette di avere uno sguardo più ampio, di poter osservare e utilizzare esperienze diverse. Vorrei che ciò diventasse patrimonio di tutti i nostri associati favorendo incontri tra aziende per condividere idee e conoscenze. Dobbiamo essere pronti a scenari diversi, soggetti a repentini cambiamenti e quindi anche noi dobbiamo esserlo con programmi flessibili ed elastici. Il nostro obbiettivo sarà organizzare la resilienza delle imprese e del territorio, con caparbietà e convinzione. Le imprese a qualunque settore appartengono sono il vero motore della modernità e della integrazione sociale, riserva di energia e fiducia, la vera locomotiva che può trainare il paese fuori dalle difficolta.” LINEE DI MANDATO Presentando il Programma di mandato, Rolleri ha sottolineato come oggi sia difficile prevedere il futuro: “Oggi sono un po’ più ottimista rispetto a qualche settimana fa. Ho visto la determinazione con la quale stiamo affrontando la ripartenza e per questo sono convinto che anche questa volta ne usciremo rafforzati. Occorre tutelare il tessuto produttivo e sociale, lavoratori, imprese, famiglie, con strategie e strumenti inediti senza lesinare risorse per garantire il benessere futuro. Occorre agire subito, senza tentennamenti o

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ATTUALITÀ

Da Rota a Rolleri Confindustria nella continuità

“Le imprese sono il vero motore della modernità e dell’integrazione sociale, la locomotiva per trainare il paese fuori dalle difficoltà”

Nella foto il nuovo presidente di Confindustria Francesco Rolleri insieme ad Alberto Rota resistenze. E’ meglio sbagliare nell’agire che essere indecisi e tergiversare. Oggi più che mai dobbiamo agire.” Ha poi indicato alcune priorità: “Occorre riprendere al più presto il cammino dello sviluppo e per farlo occorre, a mio avviso,

puntare su alcune priorità, alcune trasversali a tutti i settori, altre specifiche per il nostro territorio: Ricerca Innovazione e capitale umano Internazionalizzazione Sinergie per lo sviluppo

Credito e finanza Transizione energetica e sostenibilità Made in Piacenza – Alta gamma” Su ricerca, innovazione e capitale umano sono state spese parole di apprezzamento per

offerte formative

5 VICE DEL PRESIDENTE l’avvio di un dialogo tra i Centri di ricerca dell’associazione, le Università e le imprese. Invitando le aziende a intensificare i rapporti con la scuola e con la formazione in genere, tenendo conto delle nuove competenze che i cambiamenti porteranno con se. Sottolineando poi come Forpim potrà essere uno strumento formidabile per fornire una proposta formativa qualificata. Saltiamo a pianificazione strategica, smart city e società collegate e controllate: “Negli ultimi anni le pianificazioni territoriali sono state strettamente presidiate e Confindustria Piacenza si è fatta portatrice di molteplici proposte che in parte sono state inserite negli strumenti di pianificazione a vari livelli. Vorrei segnalare due realtà di cui si parla poco: la modalità ferroviaria – con il progetto Città del ferro – e quella via acqua con l’importante infrastruttura della nuova conca di Isola Serafini non ancora sufficientemente valorizzata; nella definizione di infrastrutture strategiche non può mancare il riferimento a quelle telematiche che hanno mostrato tutta la loro validità, proprio in questo momento di lockdown e di distanziamento sociale. Quanto alle smart city, Piacenza è in ritardo con gli interventi e per questo è necessario premere sull’acceleratore attivando quelle competenze, sempre più numerose, che troviamo tra gli associati che con lungimiranza si sono aggregati nel RICT”. In conclusione Francesco Rolleri ricorda: “In questi anni dovremo mostrare coraggio, equilibrio e capacità decisionali per mantenere la struttura produttiva italiana e dimostrare ancora una volta che il successo delle imprese è il successo del paese”.

La nuova squadra di Rolleri è pronta a coordinarsi per dare manforte al presidente nell’ottica della riforma Pesenti che ha disegnato una Confindustria più partecipativa, interconnessa tra le varie aree in cui si articola. Il presidente Rolleri ha detto chiaramente che crede nel lavoro di gruppo, nel confronto delle idee e di aver chiamato alla vicepresidenza un gruppo di colleghi per essere affiancato nel difficile compito che lo attende. Valter ALBERICI (Gruppo Allied) con delega alla ricerca, innovazione e capitale umano Claudio BASSANETTI (Gruppo Bassanetti) con delega ai programmi speciali di valorizzazione patrimonio pubblico, di contrasto agli effetti dell’emergenza coronavirus (tavolo provinciale COVID) e finanza di progetto Antonio COGNI (Impresa Cogni S.p.A.) con delega alla pianificazione strategia infrastrutture e smart city Erika COLLA (Colla S.p.A. con delega all’agroalimentare, made in Piacenza e alta gamma Nicola PARENTI (Paver S.p.A.) con delega all’energia, transizione energetica e sostenibilità All’assemblea hanno partecipato fisicamente Erika Colla, Nicola Parenti e Antonio Cogni trasmettendo il messaggio di tutti i componenti la vice-presidenza: “Siamo pronti a coordinarci e confrontarci con i dieci nuovi consiglieri che ci affiancheranno”.

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FIORENZUOLA D’ARDA

“Il pronto soccorso non si molla” A Fiorenzuola un comitato apolitico si mobilita per scongiurarne la chiusura definitiva

a cura della redazione

“Siamo un gruppo di valdardesi preoccupati delle ultime notizie sul Pronto Soccorso di Fiorenzuola d’Arda. Faremo domande, vogliamo risposte. Con il Diritto alla Salute non si scherza”. Si presentano così sul loro spazio facebook. Contano circa un centinaio di aderenti e quasi 700 followers. A metterli insieme sono state le ripetute “minacce” di chiusura del Pronto Soccorso. Il loro “portavoce e coordinatore” è il ventitreenne fiorenzuolano Riccardo Boaretto che precisa: “Il nostro comitato è totalmente diverso dal precedente. Quello nato per evitare la demolizione del vecchio edificio ospedaliero. Era diverso anche nei volti che lo rappresentavano, ma le tematiche si intrecciano. Noi siamo un gruppo di cittadini apartitici, anzi, diciamo così: al nostro interno ci sono uomini e donne di diverso orientamento politico, ma non ci prestiamo ad alcuna strumentalizzazione politica. Siamo un fronte civico che vuole semplicemente sapere, conoscere, avere risposte ed indicazioni comprensibili da chi gestisce la sanità a livello locale, provinciale, regionale e nazionale”. Boaretto spiega ancora: “Molte persone, fino ad oggi, si sono sentite frastornate e per certi versi prese in giro dalle tante notizie discor-

danti e preoccupanti sul futuro dell’ospedale di Fiorenzuola. Provvedimenti enunciati e poi nei fatti ritirati, modificati o addirittura disattesi, decisioni che apparivano contraddittorie ed inquietanti, molte volte incomprensibili ai più, carenti come erano di quelle necessarie e doverose spiegazioni che comunque sarebbero dovute agli utenti”. L’approccio del neonato comitato è maturo, corretto e costruttivo: primo passo conoscere ed approfondire le tematiche sanitarie; secondo passo mettere la gente in condizione di comprendere e di essere informata; terzo passo sollecitare risposte da parte dei responsabili istituzionali, valutarle, discuterle; quarto passo, se necessario, contestare, opporre obiezioni e avanzare proposte e suggerimenti. “Siamo partiti con l’idea di salvaguardare il pronto soccorso di Fiorenzuola, ma il nostro intento è più complessivo e deve essere ca-

lato in un contesto generale di programmazione: affrontare i problemi della sanità da quelli della medicina territoriale, delle case della salute a quelli del nuovo ospedale della val d’Arda e dei servizi ai cittadini. Vorrei rammentare, a questo proposito, che il nosocomio non è solo a servizio della città, ma di tutta la vallata e per questo dovremmo essere tutti più consapevoli e solidali. Così come dovremo colloquiare e confrontarci con l’analogo comitato di Castel San Giovanni. Vorremmo che la politica e gli amministratori comprendessero che non siamo nati contro qualcosa o qualcuno, ma viceversa con intenti positivi e collaborativi. Le istituzioni ed i partiti sembrano aver compreso l’essenza e le finalità del comitato dimostrandoci la loro stima, anche se non sono mancate alcune note stonate. Una in particolare ci ha sorpreso perché è venuta dal sindaco di Fiorenzuola che pur

avendo più volte manifestato attenzione nei nostri confronti, con una battuta si è augurato che questi comitati non nascano come funghi. Ci siamo offesi, ma tutto è finito lì. Guardiamo avanti con fiducia, evitiamo le polemiche, preferiamo la concretezza e cercare ciò che unisce, nell’interesse collettivo”. Il 5 giugno il comitato ha inviato all’AUSL una email nella quale, dopo aver illustrato la sua posizione in difesa del pronto soccorso fiorenzuolano, chiedeva un incontro per discutere i problemi della salute in

Presso l’Associazione, conteggi IMU e compilazione modelli F24 per i relativi versamenti

val d’Arda. “Ad oggi (ndr: 26 giugno) nessuna risposta, neppure di cortesia, da parte del direttore generale Luca Baldino e dell’addetto stampa. “Non possono certamente decidere sulla nostra testa - ribadisce Boaretto - senza averci almeno sentito, senza aver spiegato adeguatamente e giustificato ogni decisione in modo convincente. Saremo pazienti, assertivi e anche collaborativi, ma sapremo anche dare battaglia democratica se fosse necessario, facendo valere la nostra posizione”. Come si aderisce al comitato in

un momento dove le restrizioni ai contatti sociali limitano di fatto assemblee, manifestazioni e incontri? Intanto attraverso la pagina facebook che porta il nome del comitato e che fornisce istruzioni. Più semplicemente per aderire al comitato basta inviare una email a ilprontosoccorsononsimolla@ gmail.com indicando le generalità e esplicitando la volontà di aderire, il tutto nel rispetto della privacy. Nelle foto, il logo del nuovo comitato e l’ospedale di Fiorenzuola

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FOCUS COOPERAZIONE

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Negri: ”Ora è il momento di avere più coraggio” Il presidente di Confcooperative Piacenza ribadisce come sia ineludibile recuperare i ritardi accumulati nei vari settori: lavoro, welfare e territorio

Nella foto il presidente di Confcooperative Piacenza, Daniel Negri

Durante l’incontro avuto con la nostra redazione Daniel Negri, presidente provinciale di Confcooperative, ha mostrato una grande voglia di “guardare avanti”. In parte ha sorpreso tutti perché, pur evidenziando le criticità post-covid dopo aver preliminarmente sottolineato il dramma sofferto dalla nostra comunità, le sue considerazioni si sono sviluppate attorno a due concetti ben chiari: coraggio e determinazione. Questo l’esordio: “Il mondo cooperativo, per le sue caratteristiche, è riuscito a resistere seppur con grandi difficoltà. Utilizzando parte delle riserve patrimoniali abbiamo difeso i posti di lavoro riuscendo così a tenere in piedi il Paese assieme a tutto il sistema imprenditoriale durante il periodo più difficile di lockdown. Mi riferisco soprattutto allo sforzo di garantire i servizi primari: servizi ospedalieri, case di riposo, sistema agroalimentare, filiera logistica, filiera del consumo”. Concludendo l’analisi dei problemi che si sono accumulati nonostante gli sforzi di tutto il sistema produttivo, il presidente indica una strada: “Penso che ora sia giunto il momento di avere coraggio. Se vogliamo generare lavoro e rilanciare sviluppo, obbiettivi assolutamente sincroni, occorre iniziare eliminando tutte le cause di irrigidimento del mercato del lavoro. Mi riferisco per esempio all’abolizione del Decreto dignità perché, nella situazione di emergenza in cui siamo, non ha senso tutta questa burocratizzazione sulle causali dei rinnovi del contratto a tempo determinato. Questa nostra posizione ci accomuna a diverse altre associazioni di categoria, quindi vorrei ribadire che è un tema anche nostro. Sempre in tema di lavoro vorrei segnalare come lo smart working da assoluta necessità sia poi diventato, dove possibile per il tipo di mansioni, un’opportunità per rivedere l’organizzazione delle dinamiche aziendali. Dallo smart working ha ripreso forza il tema della produttività, mai affrontato pienamente. Infatti, rispetto ad altri paesi europei a forte vocazione industriale manufatturiero, denunciamo un vistosissimo ritardo. Questi ritardi non ce li possiamo più permettere…”

Purtroppo è ancora diffuso l’equivoco che maggiore produttività sia sinonimo di sfruttamento. Andrebbe messa in campo una politica trasparente perché risultino chiari e disponibili i vantaggi. “La produttività deve essere un valore riconosciuto alla forza lavoro, il sistema cooperativo ha ben chiaro il problema tant’è che proponiamo una detassazione degli straordinari, premialità fiscali ed eventuali altri incentivi da concordare all’interno di trattative sindacali. Occorre assolutamente superare la valutazione della presenza e misurare invece il risultato”. Un altro tema su cui vorremmo proporre una riflessione

responsabile riguarda il cosiddetto Terzo settore. Penso non sia sfuggito a nessuno il forte disagio in cui si sono trovate le famiglie, gli anziani, i bambini, i disabili durante il lockdown quando si è dovuto rinunciare agli asili nido, ai centri educativi, centri diurni, alle più varie forme di assistenza …” Proviamo a inserirci argomentando che l’emergenza appena descritta ha coinvolto o almeno sfiorato quasi tutti presentandosi in tutta la sua crudezza. Facendoci comprendere quanto la chiusura o la mancata flessibilità dei servizi alla persona sia stata in moltissimi casi destabilizzante. “Vedete, è come la salute – chiosa Negri - l’apprezzi maggiormente quando soffri la malattia. Il Terzo Settore ci ha ricordato la sua insostituibile funzione. Noi di Confcooperative ci stiamo battendo perché venga rivisto, rivalutandolo, il rapporto misto pubblicoprivato. Dove il privato non venga demonizzato bensì considerato capace di esprimere conoscenze ed esperienze che permettano maggiore flessibilità e capacità di colmare vuoti fuori programma. Il nostro modello di società privata con finalità pubblica è sicuramente da potenziare migliorandolo a beneficio del benessere della società.” Se volessimo spostarci su temi più vicini al nostro territorio Confcooperative manterrebbe

la stessa capacità propositiva? “Più che proposte, siamo impegnati nel rilancio del valore delle aree interne sull’appennino piacentino attraverso cooperative di comunità già avviate, valorizzazione di progetti turistici, valorizzazione del patrimonio boschivo troppo a lungo trascurato. Questo lockdown sposta anche noi necessariamente su un piano autarchico per favorire il rilancio del nostro territorio. Lo facciamo, come si vede, privilegiando le aree più periferiche rispetto ai centri turistici più importanti. Ma vorrei tornare al tema lavoro proponendo un argomento su cui riflettere per favorirne lo sviluppo, non in modo risolutivo però utile. Mi riferisco all’annoso problema della ricerca lavoro. Credo che occorra ripensare tutto il sistema, soprattutto il ruolo degli operatori privati: Agenzie interinali e consulenti per la ricerca e la selezione del personale, soggetti che hanno dimostrato la loro efficacia al contrario dei Centri per l’impiego. Anche i recenti provvedimenti legati alla strutturazione del reddito di cittadinanza non hanno prodotto gli effetti desiderati. Un ripensamento del sistema anche attraverso il coinvolgimento delle agenzie di collocamento private, unitamente ad un ruolo sempre più attivo delle imprese appare come la via prioritaria per recuperare funzionalità. Parliamone”.

Le Case nel Parco, come riqualificare e sviluppare la città Stanno procedendo speditamente i lavori nell’Area ex Manifattura Tabacchi per la realizzazione di un grande progetto di rigenerazione urbana: Le Case nel Parco. “Uno dei progetti di recupero più importanti del territorio, frutto di un lavoro corale come non si vedeva da tempo nella nostra città”. Si era presa tutti i meriti – nelle parole del sindaco – l’amministrazione Barbieri presentando il progetto di riqualificazione dell’ex Manifattura Tabacchi, all’interno del quartiere Infrangibile a Piacenza. L’area è quella delimitata da via Montebello e via Raffalda, si trova nel quartiere Infrangibile e si sviluppa su un’area di 58 mila metri quadrati. Il piano si pone il duplice obiettivo di riqualificare un ampio comparto, prestando particolare attenzione ai temi dell’ambiente e dell’efficientamento energetico, e di contribuire al welfare cittadino rispondendo al fabbisogno abitativo esistente con l’offerta di housing sociale. L’intervento, del valore complessivo di 45 milioni di euro, sarà realizzato da Fondo Estia Social Housing, istituito e gestito da Prelios Sgr, partecipato all’80% per cento da Cassa Depositi e Prestiti (attraverso il fondo Fia) con Cariparma Credit Agricole nel ruolo di banca finanziatrice. L’operazione ha visto la collaborazione di soggetti pubblici e privati; al consorzio di cooperative Concopar è stata affidata la progettazione, la realizzazione e la gestione sociale dell’intervento. La progettazione è stata affidata da Concopar alla consorziota Cotep scrl - www.cotep.it - Il consorzio piacentino ha realizzato più di 1000 alloggi nella sua attività quarantennale e attualmente gestisce, a Piacenza e provincia, più di 140 abitazioni di Housing Sociale. Gli edifici saranno realizzati a margine di un parco verde di 25 mila metri quadrati che conterrà attrezzature per i bambini e un’area dedicata agli orti urbani. Il complesso abitativo sarà composto da 260 alloggi che saranno offerti in differenti modalità di vendita; è stata effettuata la demolizione (30 mila metri quadrati che erano occupati da capannoni in disuso). I lavori procedono con la realizzazione delle opere di urbanizzazione che potete seguire sui nostri canali social: www.concopar.it – pagina facebook e instagram di Concopar


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GIORNATA INTERNAZIONALE DELLE COOPERATIVE

02 luglio 2020

Corvi: “L’ambiente, al centro della nostra mission” Il direttore Confcooperative: “La cooperazione come modello vincente anche nelle situazioni di maggiore difficoltà” Il tema 2020

Lotta al cambiamento climatico Il primo sabato di luglio ricorre – in tutto il mondo - la Giornata Internazionale delle Cooperative. Quest’anno si celebra l’ambiente: “Cooperare per la lotta al cambiamento climatico” è infatti il tema scelto dall’Alleanza Cooperativa Internazionale per il 2020. La giornata – che quest’anno ricorre sabato 4 luglio - rappresenta l’occasione per richiamare l’attenzione della comunità internazionale e delle istituzioni sulla cooperazione: le celebrazioni verteranno infatti sul contributo delle cooperative alla tutela dell’ambiente, elemento prioritario dell’Agenda 2030 “Obiettivi di Sviluppo Sostenibile”. L’Alleanza internazionale cooperativa – che ogni anno organizza la Giornata - ha coinvolto le organizzazioni associate in un’azione comune per contrastare l’inquinamento globale: “Nessun paese ne è immune. Le emissioni di gas serra sono superiori di oltre il 50% rispetto al 1990 e il riscaldamento globale sta causando cambiamenti duraturi nel nostro sistema climatico che minaccia conseguenze irreversibili se non agiamo”, si legge nel messaggio 2020. L’Alleanza internazionale cooperativa ha poi realizzato una mappa interattiva che mostra come stanno agendo le cooperative di tutto il mondo contro i cambiamenti climatici (www.ica.coop/en) ed ha promosso un concorso fotografico (#Coops4ClimateAction) per eleggere l’immagine a tema più rappresentativa. I cooperatori di tutto il mondo sono stati infine invitati a realizzare un breve video in supporto alla Giornata Internazionale cooperativa: i più rappresentativi sono stati inclusi nel messaggio ICA realizzato per le celebrazioni del 4 luglio.

di

Francesca Gazzola

Confcooperative Piacenza celebra la Giornata internazionale delle cooperative sottolineando l’impegno locale nella ricerca e nella promozione di un modello sostenibile di impresa, incentrato sul rispetto dell’ambiente e sulla lotta ai cambiamenti climatici. “La tematica ambientale – spiega Nicoletta Corvi, direttore di Confcooperative Piacenza – è al centro della formula cooperativa. La tutela dell’ecosistema e lo sviluppo sostenibile sono tra i punti cardine della nostra mission (insieme a mutualità, uguaglianza, partecipazione democratica, e solidarietà). Per questi motivi le nostre cooperative socie – evidenzia Corvi – pongono grande attenzione alla promozione di un modello sostenibile di impresa e al tema dell’educazione ambientale. Prioritario per Confcooperative è trasferire alle nuove generazioni comportamenti ecosostenibili e responsabili”. I cambiamenti climatici colpiscono in misura maggiore la popolazione più vulnerabile del nostro pianeta: quest’anno a tale problematica si sono aggiunte le conseguenze della pandemia, che sta mettendo a dura prova la tenuta del tessuto sociale ed economico: “Ancora una volta – aggiunge

“È prioritario trasferire alle nuove generazioni comportamenti ecosostenibili”

“Costruttori di Bene comune. Risposte nuove a nuovi bisogni”

Corvi – la cooperazione ha dimostrato di saper trovare al proprio interno gli strumenti per poter ripartire ed elaborare – conseguentemente e velocemente - innovative strategie di azione, rivelandosi come modello vincente anche nelle situazioni di maggiore difficoltà”. Confcooperative invita ad avvicinarsi alla formula cooperativa ed a scoprirne i numerosi vantaggi: “Siamo aperti a supportare nuove progettualità di impresa da parte di giovani che si affacciano al mondo del lavoro e – allo stesso tempo – a studiare insieme alle aziende in difficoltà nuove soluzioni alternative per poter ripartire (dando vita ad un nuovo soggetto imprenditoriale)”. La pandemia da covid 19 ha imposto una rapida riorganizzazione del lavoro: “E’ grazie alle sue proprietà intrinseche che la cooperazione offre maggiore flessibilità ed al tempo stesso maggiori tutele ed assistenza reciproca. Grazie al principio di mutualità, ricorda Corvi, la cooperativa consente – più di ogni altro modello di impresa - di conciliare i tempi di vita e di lavoro. Così facendo, promuove un modello di economia differente, che pone in perfetta relazione le molteplici dimensioni che coinvolge: la persona al centro di impresa, l’uso corretto delle risorse, l’inclusione sociale e il rispetto dell’ambiente”. Confcooperative è al lavoro in queste settimane per individuare un equilibrio tra lo smart working imposto forzatamente dalla pandemia e l’elaborazione di una nuova metodologia di lavoro che possa affiancare (e non sostituire) la normale attività lavorativa. “Il nostro obiettivo – evidenzia Corvi - è studiare soluzioni compatibili con le esigenze di chi ha un carico di cura a casa (e deve occuparsi di persone anziane e della crescita dei propri figli) andando incontro maggiormente alle esigenze dei nostri soci lavoratori (e soprattutto delle lavoratrici)”. Anche nell’ottica della valorizzazione ambientale: “Le modalità di lavoro sperimentate durante il lockdown – conclude Corvi – hanno aperto un dibattito su una possibile riorganizzazione del lavoro orientata – ancora di più - al maggiore benessere della persona e alla tutela dell’ambiente. Solo in questo modo possiamo cercare di trarre da un’esperienza così dolorosa – come la pandemia da coronavirus – un insegnamento da cui ripartire’.

Nella foto in alto Nicoletta Corvi, direttore di Confcooperative Piacenza


02 luglio 2020

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FOCUS COOPERAZIONE

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La casa nell’era Covid: servono più spazi e servizi Il presidente Abicoop, Dario Cavazzuti: “Cerchiamo di dare una risposta alle esigenze delle famiglie, che siano alla portata di tutti”

Nella foto il presidente di Abicoop, Dario Cavazzuti di

Susanna Pasquali

Presidente, in base alla sua esperienza, l’emergenza sanitaria legata al Coronavirus ha in qualche modo impattato sul settore abitativo? “Nettamente. Questi mesi di reclusione forzata hanno visto le famiglie vivere le proprie abitazioni in modo molto diverso da prima, modificandone la percezione e ribaltando le priorità delle persone nella ricerca della casa ideale. L’emergenza sanitaria e i cambiamenti sociali e lavorativi che il Covid ha portato con sé hanno visto aumentare l’importanza della funzionalità degli spazi in cui si vive”. E’ quindi cambiata anche il tipo di richiesta? “Recenti ricerche sull’andamento del mercato immobiliare, dimostrano che i requisiti prioritari nella scelta della propria abitazione stanno cambiando: l’importanza di uno sfogo all’aperto o di una stanza dove poter lavorare ad esempio stanno prendendo il sopravvento rispetto ad altre caratteristiche, come la centralità delle posizioni o altro. Tuttavia si tratta di requisiti abitativi non sempre alla portata di tutte le famiglie. E in questo senso ritengo che Abicoop e la sua offerta abitativa a costi decisamente ridotti rispetto al mercato, rappresenti sempre di più una risposta importante anche nel futuro per quelle persone che per varie ragioni non possono o non vogliono acquistare un immobile”. E’possibile quindi conciliare comfort abitativo e prezzi bassi? “La nostra cooperativa ha sempre investito in immobili le cui caratteristiche oggi rappresentano ancora di più un valore aggiunto. Insieme al contenimento dei costi, infatti, gli alloggi messi a disposizione dei soci hanno requisiti in linea con quanto sempre di più viene richiesto: la stragrande maggioranza degli appartamenti ha ampi balconi a disposizione, quasi tutti i nostri immobili hanno giardini o cortili condominiali ad uso esclusivo, si trovano nelle vicinanze di aree verdi e di tutti i servizi essenziali alle famiglie. Ma non solo. Una realtà come la nostra mette sempre al centro la persona e questo, in momenti di gravi crisi come quella che stiamo attra-

versando, ritengo sia l’aspetto più importante”. In che senso? “Abicoop è una cooperativa nata su valori ben precisi. E in questi mesi, in cui tante famiglie si sono trovate a fronteggiare una crisi economica imprevista e senza precedenti, crediamo di averlo ulteriormente dimostrato, dialogando con tutti i nostri soci in difficoltà, trovando soluzioni personalizzate e venendo incontro alle reali problematiche in cui tanti si sono trovati loro malgrado. Ritengo che di fronte a situazioni come queste, avere un interlocutore “umano” come Abicoop – che per vocazione non mette solo l’aspetto economico al centro ma privilegia anzi l’attenzione per le persone – rappresenti un elemento di serenità importante per i nostri utenti”.

Si è parlato tanto di solidarietà in questi mesi. In che modo si può parlare di solidarietà anche in ambito abitativo? “Questi mesi ci hanno visto impegnati nel tentare di offrire supporto e assistenza sistematica ai soggetti più fragili, a chi è solo o a chi vive situazioni di difficoltà. Sempre in questo senso abbiamo avviato e stiamo sviluppando convenzioni con realtà di quartiere da mettere a disposizione dei nostri soci: la volontà è quella di creare una rete di servizi agevolati, anche in ambito sanitario: è recentissima, ad esempio, l’apertura del primo studio di psicologi nel quartiere Farnesiana, i cui trattamenti saranno convenzionati per tutti i nostri soci che ne sentissero l’esigenza. Ma l’impegno che Abicoop porta avanti è su diversi fronti: siamo anche

parte attiva in Legacoop Abitanti per stimolare il Governo e la Regione ad istituire fondi specifici a sostegno delle politiche abitative”. A proposito di fondi e finanziamenti: sono stati annunciati importanti sgravi fiscali nel settore edilizio. Pensa che questo possa rappresentare una reale opportunità? “Stiamo ovviamente seguendo con grande attenzione l’argomento e se realmente si rendesse possibile avviare degli interventi di riqualificazione con le agevolazioni di cui si sta parlando, saremmo pronti con progetti e investimenti. Tuttavia al momento è importante mantenere un atteggiamento prudente e attendere gli sviluppi perché ci sia maggiore chiarezza applicativa su quanto finora annunciato”.

Caseificio Santa Vittoria, cambio della guardia e nuovi impianti Cambio della guardia alla direzione del Caseificio Santa Vittoria. Dal Primo maggio Giuseppe Rizzi ha lasciato il suo lavoro per la pensione. Nel ruolo di responsabile amministrativo gli subentra Roberta Pezza, incarico già ricoperto all’interno del gruppo Ferrari Mangimi da cui proveniva. “Mi sento motivata nel mio nuovo incarico perché sono entrata a far parte di una squadra coesa, ben assortita e competente ciascuno nel proprio settore”. Il passaggio di consegne è avvenuto nella massima collaborazione, il direttore Rizzi mi ha affiancato fino all’approvazione del bilancio. Ora la stima del presidente Fausto Gandolfi e dei soci che compongono il consiglio costituiscono un forte stimolo per il mio futuro impegno.” Giuseppe Rizzi torna così a fare il vigneron a tempo pieno a Monterosso dove coltiva uve nostrane da cui ricava buon vino, particolarmente apprezzati sono quelli bianchi. “Ho iniziato questo lavoro - ricorda Rizzi - già dal 1980, contestualmente ad altri due caseifici, poi nell’88, con la crescita produttiva, sono entrato a pieno titolo in questo incarico che è coinciso con profonde trasformazioni del caseificio stesso che, sempre sotto la presidenza Gandolfi, è passato dalla lavorazione di 20mila quintali di latte con 23 soci, agli attuali 400mila con 20 soci e 63mila forme di Grana padano Dop prodotte in un anno”. Ora però a seguito dei lavori di ampliamento è in corso una profonda riorganizzazione delle produzioni grazie alla disponibilità di un nuovo capannone adibito interamente per l’impianto di salamoia. Si è trattato di un investimento di circa due milioni di euro che incidono sulla produzione garantendo il massimo livello qualitativo attraverso massima cura dei tempi, metodi e procedure sempre uguali. Ne guadagnerà la produzione che potrà esprimersi su livelli di circa 65/70 mila forme di Grana Padano Dop all’anno. Il secondo capannone per il momento non ha ancora una destinazione d’uso. Si resta in attesa di capire come evolverà il mercato nei prossimi mesi, sarà disponibile per qualsiasi contingenza o repentini cambi di programma, opportunità utilissima di questi tempi. Nella foto Roberta Pezza e Giuseppe Rizzi


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02 luglio 2020

FOCUS COOPERAZIONE

Edwin Ferrari: “Occorre anche far ripartire commesse e ordini” Nell’ultima puntata stagionale di Decoder, era ospite il presidente di Legacoop Emilia Ovest Edwin Ferrari. Intervistato dal direttore di Tg Reggio Gabriele Franzini, ha esaminato lo stato di salute della cooperazione dopo il lockdown e le crisi di alcune imprese negli ultimi anni. “Abbiamo alle spalle un periodo durissimo. I settori più colpiti sono stati soprattutto quelli legati ai servizi, alla ristorazione collettiva, alla logistica, all’immobiliare e alle costruzioni”. Edwin Ferrari, presidente di Legacoop Emiliaovest, non fa giri di parole. Il coronavirus ha colpito duramente molti settori del mondo

produttivo e malgrado il 58% di chi lavora nel mondo della cooperazione si sia sentito tutelato durante i mesi del lockdown, occorre intervenire prontamente per aiutare l’economia. La parola chiave è liquidità: “La liquidità a breve termine è il problema più sentito dalle nostre imprese, così come far riprendere commesse e ordini, e non ultimo la coprogettazione dei servizi alla persona”. Il governo e la Regione hanno stanziato miliardi per sostenere l’economia. Legacoop è pronta a giocare un ruolo mettendo al servizio delle imprese e delle persone un pacchetto di competen-

ze trasversali che possano dare risposte pronte e immediate per sfruttare al meglio il bonus del 110% nel campo delle costruzioni e gli altri sostegni previsti dalle normative. Edwin Ferrari ha toccato inoltre il tema delle aziende cooperative che sono andate in crisi. Nella sola provincia di Reggio sono stati dati 33 milioni di euro in solidarietà per sostenere i soci delle coop che hanno avuto difficoltà. In Emilia Romagna, la cifra supera i 90 milioni, ha detto Ferrari. E’ un segno tangibile della forza dello spirito cooperativo, una ricchezza che questo territorio non può permettersi di perdere.

Alleanza delle Cooperative: “Sostenere le imprese per generare lavoro” Ruolo chiave dei servizi alla persona e sostegno alle coop in crisi per 33 milioni di euro Un grande piano nazionale per la transizione ecologica ed energetica, un pacchetto con 100 proposte di semplificazione normativa, la richiesta di interventi per sostenere la capitalizzazione e il rafforzamento patrimoniale delle imprese e nuovo patto sociale che defiscalizzi gli incrementi di produttività. Queste, in sintesi, le principali proposte che l’Alleanza delle Cooperative ha presentato oggi al Governo nel corso degli Stati Generali. «DL rilancio e DL liquidità – spiega il presidente Mauro Lusetti, anche a nome dei copresidenti Maurizio Gardini e Giovanni Schiavone – hanno pensato soprattutto alla finanza, ma non al rafforzamento patrimoniale. Noi abbiamo invece avanzato diverse proposte che vanno proprio in questa direzione: Ace, fiscalità agevolata dei ristorni portati a capitale; favorire la rivalutazione dei beni di impresa. E ancora equity anziché debito per sostenere le PMI; sostegno ai Workers Buy Out non solo per imprese in crisi ma anche per successione generazionale e interventi nel capitale delle imprese da parte dei Fondi di previdenza integrativa». Vanno inoltre promosse, secondo l’Alleanza, l’autoimprenditorialità cooperativa e le molte esperienze di autoorganizzazione economica e sociale presenti nelle comunità e nei territori, con particolare attenzione alle cooperative di comunità, per valorizzare tutte le energie, le culture e gli interessi del Paese.

Sempre sul fronte delle imprese l’Alleanza ha chiesto all’esecutivo di garantire un maggior sostegno alle filiere tutte italiane, con stabilimenti e manodopera in Italia e che pagano le imposte nel nostro Paese. Altra leva su cui puntare per rilanciare la competitività delle imprese è l’allargamento e il potenziamento degli incentivi 4.0 «l’iper e super ammortamento – aggiunge il presidente dell’Alleanza – rischiano di

non essere fruibili ad un panorama ampio di imprese; per questo insistiamo perché si allarghi la platea per uno stimolo universale all’innovazione per tutte le imprese con l’automatismo del credito di imposta. Per incentivare la produttività del sistema imprenditoriale è necessario un nuovo patto sociale e la defiscalizzazione dei premi. Inoltre, per compensare il blocco dei licenziamenti, occorre almeno una compensazione alle imprese rendendo più flessibile i contratti a tempo determinato, superando l’obbligo di causale. Sottolineiamo inoltre la necessità di impegnare tutte le risorse messe a disposizione dall’Unione Europea per investimenti infrastrutturali materiali e immateriali». Un’attenzione specifica – per l’Alleanza – va dedicata anche alle imprese attive nel settore turismo, cultura ed eventi, tra le più colpite dalle conseguenza della pandemia, che rappresentano un driver significativo di sviluppo e vanno aiutate con adeguate misure di sostegno. Alleanza delle Cooperative Italiane ha infine proposto «un grande piano per la sostenibilità concertato insieme alle parti sociali che possa essere attuato attraverso un DL sostenibilità e che porti il nostro paese verso una transizione energetica ed ecologica». Nella foto, al centro il presidente Mauro Lusetti affiancato dai copresidenti Giovanni Schiavone (a sinistra) e Maurizio Gardini (a destra)


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Sos Emporio solidale per famiglie in difficoltà Il neo-presidente Idda: “Amplieremo i criteri di accesso. Poi nuovi servizi per la tutela della salute e apertura sportello di banca etica” a cura della redazione

L’onda lunga del Covid-19 e gli effetti economici sulle famiglie sono già realtà: in questi tre mesi le richieste di aiuto all’Emporio solidale di Piacenza sono più che raddoppiate e non accennano a fermarsi. “Ogni giorno riceviamo decine di telefonate che evidenziano un forte stato di disagio economico e sociale” afferma Mario Idda, neo-presidente dell’Emporio solidale di Piacenza, al quale chiediamo chi siano nel dettaglio i nuclei familiari in difficoltà: “Il 63% è italiano. Nella maggior parte dei casi si tratta di persone che prima della pandemia vivevano in una situazione – seppur non agiata - dignitosa”. Oggi non è più così: i “nuovi poveri” sono nuclei familiari monoreddito o monogenitoriale, giovani e meno giovani con lavori precari (“che in due mesi si sono polverizzati”) o con contratti a tempo determinato (“che non sono stati rinnovati”), a cui si aggiunge la piaga del lavoro nero. “La pandemia da coronavirus, prosegue il presidente Idda – che da un anno è direttore della Caritas Diocesana di Piacenza e Bobbio – ha creato una voragine economica che lascerà lunghi strascichi sul tessuto sociale, con conseguenze ben maggiori della crisi del 2008. E’ per questi motivi – aggiunge –

“Doniamo in sicurezza” l’appello estivo di Avis In occasione della Giornata mondiale del Donatore, Avis Emilia Romagna ha avviato la campagna estiva #Io ti racconto che “Continuiamo a donare il sangue in sicurezza. Noi non ci fermiamo!”. L’obiettivo è duplice: promuovere le donazioni in un periodo in cui c’è particolarmente bisogno di sangue, e, al tempo stesso, ricordare a chi vorrà iniziare (o continuare) a donare, che potrà farlo senza paura e in totale sicurezza. ‘Il fabbisogno di sangue non conosce pause. E’ costante e va garantito a tutti, nei periodi di emergenza (o di carenza delle scorte, come quello estivo) così come durante l’intero anno, al fine di creare (e mantenere) un bacino di donatori continuo nel tempo’, afferma Laura Bocciarelli, vicepresidente di Avis regionale Emilia Romagna, la quale ringrazia i volontari Avis ‘per il grande impegno svolto nei mesi della pandemia da Covid-19’ e tutti i donatori (a Piacenza sono circa 9 mila) ‘che – anche nei mesi più difficili – non hanno smesso di donare’. La risposta del territorio durante l’emergenza è stata positiva, con un incremento del numero dei donatori: ‘Le visite di idoneità – nei primi cinque mesi dell’anno – sono salite del 3,6% rispetto al 2019, per un totale di 450 donatori in più. La raccolta in aferesi (plasmaferesi e raccolta multicomponent) è cresciuta del 19% rispetto allo stesso periodo del 2019, arrivando a 950 unità’. Durante i mesi di pandemia l’autosufficienza di sangue intero è stata sempre mantenuta (con un incremento del 14% nel mese di maggio per la riapertura dell’attività chirurgica): ‘I donatori hanno risposto senza timore alle chiamate, nonostante le difficoltà logistiche e gestionali del lockdown e per questo li ringraziamo. Oggi – aggiunge la vicepresidente Bocciarelli – abbiamo bisogno che questo impegno sia mantenuto anche in futuro e che non sia legato esclusivamente all’emergenza’. A tale proposito la vicepresidente regionale ricorda che ‘presso il Centro trasfusionale di Piacenza è stata predisposta una nuova griglia di prenotazioni per la donazione di sangue in totale sicurezza, attraverso l’ampliamento delle fasce orarie e delle postazioni disponibili: dallo scorso 29 giugno presso il Servizio Trasfusionale sono stati riservati 4 posti ogni mezz’ora (alle ore 8:00-8:30-9:00-9:30-10:00-10:30) per consentire di mantenere le attuali 24 donazioni al giorno. Sono stati inoltre raddoppiati (con due nuovi appuntamenti alle ore 10:30), i posti disponibili per le visite di idoneità e per le riammissioni dei donatori inattivi da più di due anni’. Parola d’ordine: donare in sicurezza limitando i tempi di attesa.

che, come Emporio, dobbiamo essere pronti a rispondere alle nuove esigenze del territorio”. A tale proposito, Idda anticipa le novità che interesseranno nei prossimi mesi la “cittadella solidale” di via Primo Maggio 62: “Insieme a tutte le realtà coinvolte nel progetto, abbiamo deciso di rivedere i criteri di accesso agli aiuti e di consentire ad una più ampia platea di famiglie di usufruire dei nostri servizi e per un periodo di tempo maggiore. Ciò – evidenzia Mario Idda - sarà possibile grazie alla grande generosità dei piacentini - che in questi mesi hanno partecipato con numerose donazioni e raccolte alimentari - e al forte impegno della presidente uscente, Laura Bocciarelli, (in carica fino allo scorso 5 giugno) che ringrazio, insieme a tutti i soggetti coinvolti nel progetto”. Oggi sono 110 le famiglie accreditate e supportate dall’Emporio: “Il nostro obiettivo – prosegue Idda – è riuscire a raddoppiare il numero dei nuclei destinatari di aiuti. Per poterci riuscire necessitiamo di nuovi volontari (ad oggi sono una settantina, ndc) per la gestione del magazzino e dei servizi”. Prioritaria per il presidente è la riattivazione immediata (in rispetto alle normative di distanziamento sociale) degli sportelli di ascolto e di accompagnamento, “per aiutare le famiglie ad affrontare le conseguenze della pandemia da Covid-19. L’Emporio – ricorda Idda –

non è solamente un supermercato solidale (dove non circola moneta ma si fa la spesa con una tessera a punti, ndc), bensì uno spazio dove le persone in difficoltà vengono aiutate a recuperare la propria autonomia”. All’interno dell’Emporio verranno avviati nuovi servizi di tutela della salute (con prestazioni odontoiatriche gratuite) e - in futuro – verrà attivato lo sportello della banca etica:“Stiamo ragionando sulla possibilità di avviare un servizio di sostegno al bilancio delle famiglie attraverso l’affiancamento di una consulenza mirata. Ci stiamo lavorando ma - al momento - prosegue Idda, siamo concentrati sui servizi di prima necessità: nelle prossime settimane inaugureremo, infatti, alcune celle frigorifere per poter inserire anche prodotti freschi, come frutta e verdura”. Prosegue senza sosta, infine, il laboratorio Caritas di falegnameria “per donare arredi (recuperati dai privati) alle famiglie che ne hanno bisogno”. L’impegno nelle scuole è tema centrale del mandato di Idda: “In queste settimane abbiamo coinvolto numerosi ragazzi all’interno del supermercato solidale. Un aiuto importante ma anche un’esperienza educativa forte: i giovani hanno l’opportunità di comprendere che le difficoltà - se condivise - possono essere superate. E’ in questo modo che siamo parte integrante di una comunità”.


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02 luglio 2020

PIACENZA SOLIDALE

La Ricerca: “Siamo nel tempo dell’ascolto” Area Consulenze e ascolto è il nuovo servizio per superare traumi e ansie post-covid 19 in particolare l’angoscia e la disperazione per il frequente “lutto negato”, quindi il recupero della consolazione di

Federico Tanzi

“Grazie al gruppo, stando a stretto contatto con chi ha vissuto la tua stessa esperienza, si può ritrovare quell’abbraccio virtuale che il coronavirus ha impedito”. Uno degli aspetti più tragicamente inediti che l’emergenza sanitaria ha fatto emergere è stato quello del cosiddetto “lutto negato”. Al dolore della perdita si è aggiunta la frustrazione, resa ancor più tangibile dalle “barriere” della quarantena, di non poter dire addio alla persona cara. Per provare a rimettere insieme questi frammenti di sofferenza, e ricostruire un mosaico di senso di fronte al mistero della morte, c’è l’associazione “La Ricerca”, realtà piacentina con sede sullo Stradone Fanese, dal 1980 a fianco dei giovani e delle famiglie contro dipendenze e fragilità. Sviluppando un percorso già consolidato e con il ripristino parziale delle attività in presenza, partirà infatti a breve il nuovo servizio denominato Ar.CA (Area Consulenze e ascolto) rivolto alle persone e alle famiglie in difficoltà, con un focus particolare dedicato ai traumi post-emergenza covid 19. Coordinatrice del progetto - che mette insieme un’équipe formata da otto psicologi, un educatore professionale e dodici facilitatori per i gruppi di auto-mutuo-aiuto - è Donatella Peroni. Sarà lei, dopo un primo colloquio telefonico, a fare da tramite tra la persona che richiede aiuto e i professionisti dell’ascolto de “La Ricerca”. DA NOI SI PUÒ TORNARE A RESPIRARE “Lutti, crisi familiari, perdita del lavoro, dipendenze: questo sportello vuole essere una risposta alle tante situazioni di disagio e trauma che sono sorte, o sono state accentuate, durante l’emergenza sanitaria - spiega -. Esigenze non di carattere strettamente medico, ma che riguardano la dimensione relazionale e della persona. Questo è più che mai il tempo dell’ascolto - evidenzia -: le persone hanno bisogno assoluto di parlare delle proprie emozioni, ma soprattutto hanno necessità di avere il tempo adeguato per farlo”. Peroni ci tiene a sottolineare di come non esistano risposte preconfezionate: ogni storia, ogni dolore, ogni emozione o fragilità impone interventi diversi e mirati. “L’idea è di costruire percorsi ad hoc in cui impieghiamo tutte le risorse a disposizione, non solo quelle interne all’associazione, ragionando sempre in un’ottica di rete e andando a collaborare con i tanti servizi che il territorio offre. Il punto di partenza fondamentale - mette in chiaro - è quindi

finanziamento ma sono già diverse le richieste di assistenza arrivate, quindi, in ogni caso, a breve partiremo: un servizio di questo tipo è parte del nostro Dna”. IL LUTTO NEGATO GENERA RABBIA Ma quali sono le emozioni che accomunano coloro a cui la pandemia ha negato la pienezza del lutto? “Angoscia profonda, senso di disperazione e, soprattutto, rabbia - spiega l’operatrice dell’associazione -. Rabbia per non aver potuto esserci, per non sapere se sia stato fatto tutto il possibile per salvare il proprio caro, a prescindere che sia così o meno. Il nostro cervello - aggiunge - ha necessità di comprovare direttamente la morte; senza è come se permanesse un senso di incompletezza, di irrisolutezza. Queste cose venivano date per scontate, considerate una sorta di ritualità vuota e di facciata: di quei gesti e parole, della presenza delle persone che ci vogliono bene, solo adesso che ci sono stati sottratti ci siamo resi conto di quanto ne avevamo bisogno, sia a livello fisico che mentale. Ecco perché - sottolinea - con il progetto Ar.Ca puntiamo a recuperare questo aspetto fondamentale della consolazione reciproca”. Nella foto Donatella Peroni, coordinatrice del servizio

ABBIAMO SCOPERTO L’ESSENZIALE DELLE RELAZIONI

l’approccio, l’ascolto iniziale delle problematiche di un individuo, che ci permette di capire se questi ha necessità più o meno opprimenti, di natura esclusivamente psicologica o anche fisica ed economica. Le persone a “La Ricerca” trovano un ambiente protetto, che non ti giudica, dove è possibile esprimere le emozioni. Qui - afferma -, è il caso proprio di dirlo, si può tornare a ‘respirare’”. Per “tornare a respirare” bisogna avere però anche la possibilità di passare oltre, congedarsi definitivamente da chi non c’è più. Ecco il senso dei gruppi per i “lutti negati”, la vera novità portata dal progetto Ar.Ca. “In questo periodo - commenta Donatella Peroni -, molte persone hanno accompagnato un proprio caro in ospedale non sapendo che quella sarebbe stata l’ultima volta che lo avrebbero visto: una dinamica completamente nuova a cui bisognava trovare una risposta appropriata. Stiamo per questo progettando di aggiungere al gruppo già esistente dedicato al lutto, formato da dodici persone, uno specificatamente incentrato sulla perdita in tempo di coronavirus. Siamo in attesa di un

Tra tanto dolore e paura, per Donatella Peroni il mondo capovolto dal coronavirus ci lascia anche alcuni esempi ed occasioni di cambiamento positivo. “Ho notato, nonostante tutto, che molte persone hanno saputo tirare fuori risorse inaspettate - la sua riflessione -. Ogni crisi è un’opportunità per riscoprire l’essenziale delle relazioni: nell’isolamento da lockdown ci siamo scoperti fragili, ma non abbiamo mai smesso di cercarci reciprocamente. Questo significa, ancora una volta, che senza gli altri non possiamo esistere. Al contempo, l’emergenza ha fatto emergere l’importanza della responsabilità collettiva: in ogni nostro comportamento non possiamo più tenere conto solo di noi stessi, ma pensare anche alla salute di chi ci sta accanto”. COME ACCEDERE AL SERVIZIO AR.CA – Il cellulare di Ar.CA 346.6747670 è in funzione nei giorni feriali dalle 9 alle 13 e dalle 14,30 alle 17,30. Stessi orari di apertura della sede dell’associazione in Stradone Farnese 96 (numero del centralino 0523.338710)

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02 luglio 2020

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“Solidarietà per la vita” premiata la Croce Rossa Al Santuario Madonna del Monte premiati, con la Croce Rossa, tutti i volontari che hanno combattuto la battaglia contro il virus «Grazie veramente a tutti. Questo riconoscimento alla Croce Rossa piacentina non premia solo noi ma anche tutti i volontari che portano altre divise. Noi siamo stati di supporto, ma i veri protagonisti nella fase di emergenza sono stati i medici e gli infermieri. Al centro del nostro operato c’è sempre l’individuo. Durante la fase più critica il nostro lavoro si è concentrato sul trasporto dei malati, ma poi abbiamo svolto anche un ruolo sociale, soprattutto in supporto dei familiari che non potevano andare a trovare i loro congiunti in ospedale». Lo ha detto Alessandro Guidotti dopo aver ritirato dalle mani del Prefetto il “Premio Solidarietà per la vita Santa Maria del Monte” (promosso dalla Banca di Piacenza e giunto alla sua trentesima edizione), assegnato per la prima volta a un Ente (la Cri, sezione di Piacenza, di cui l’avv. Guidotti è presidente) e non a una persona fisica. Il Premio gli è stato conferito solennemente (quest’anno la cerimonia era riservata ai soli invitati, nel rispetto delle vigenti normative sul distanziamento interpersonale) al termine della messa presieduta, nella chiesa del Monte dedicata alla Beata Vergine, dal decano del Collegio cardinalizio Giovanni Battista Re e concelebrata dal vicario episcopale della Val Tidone don Giuseppe Bertuzzi e dal rettore del santuario don Gianni Quartaroli. La motivazione è stata letta dall’Ispettrice regionale delle infermiere volontarie, Giuliana Ceriati: “La Croce Rossa Italiana-Sezione di Piacenza ha rinnovato - con l’impegno profuso nel combattere il contagio del virus Corona, insieme a tanti altri organismi ed al personale medico e paramedico - la sua storica tradizione di soccorso ai bisognosi, interprete ineguagliabile dei principii del

Nella foto in alto le autorità intervenute e i volontari premiati. Sotto, il prefetto Maurizio Falco e il presidente della Croce Rossa Alessandro Guidotti

diritto internazionale umanitario operando nel campo sanitario come in quello sociale. Esempio preclaro di continuità nell’attività di soccorso e di assistenza”. La cerimonia di premiazione (alla quale hanno partecipato, a parte le autorità religiose, le maggiori autorità provinciali e pressoché tutti i sindaci della Val Tidone) è stata presentata da Robert Gionelli, che ha portato i saluti di mons. Domenico Ponzini (da sempre anima del premio, impossibilitato a intervenire e al quale è stato tributato un lungo applauso) e ha ringraziato per la sua presenza il card. Re, al quale il presidente del Cda della Banca Giuseppe Nenna ha fatto dono della targa dell’ospitalità piacentina, detta “del benvegnù”. E’ quindi intervenuto il sindaco del Comune di Alta Val Tidone Franco Albertini, che ha sottolineato come il premio alla Croce Rossa rappresenti «una lode a tutto il volontariato: in questi mesi tremendi abbiamo assistito a gesti di generosità verso gli altri che, se disinteressati, diventano trascinanti e ci aiutano a far trionfare il bene comune a dispetto della dit-

tatura burocratica. Questo premio - ha concluso - è un dono prezioso che vive su grandi gesti, scolpiti nei nostri cuori». Il prefetto Maurizio Falco, anche in qualità di presidente della Commissione aggiudicatrice del Premio, ha ricordato le giornate di angoscia vissute a fianco di tutti i volontari e in particolare di quelli della Croce Rossa, rimarcando con emozione «i gesti di solidarietà a cui abbiamo assistito, che ci devono insegnare ad essere più flessibili e più responsabili». Il presidente dell’Ordine dei medici di Piacenza Augusto Pagani si è detto «felice»

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della scelta della Commissione di gratificare il lavoro della Cri «svolto sempre con grande umanità». Il presidente Nenna ha, in chiusura, omaggiato con un tagliacarte personalizzato il card. Re, il prefetto Falco e il sindaco Albertini, mentre il presidente esecutivo Corrado Sforza Fogliani nel ringraziare tutti - e il cardinale in particolare per aver mantenuto fede a un impegno preso un anno fa -, ha ricordato che oggi, lunedì 29 giugno, Giovanni Battista Re riceverà in San Pietro dal Papa il “Sacro Pallio” (è l’insegna liturgica d’onore e di giurisdizione, simbolo della pecora smarrita e del Buon Pastore che dà la vita per il suo gregge, costituito nella sua forma attuale da una fascia di lana bianca ornata di sei croci e frange di seta nera, le cui due estremità ricadono sul petto e sulle spalle). E’ un segno di comunione con il Pontefice, portato solo dal Papa stesso e dagli arcivescovi metropoliti. «Tanti auguri - ha detto il presidente Sforza rivolto al card. Re - per questo nuovo riconoscimento». Un ringraziamento è stato rivolto anche a Lavinia Curtoni e Ilenia Marcinnò, e a tutti i loro più diretti collaboratori, per il coordinamento organizzativo della manifestazione. In occasione della trentesima edizione del Premio, onorata dalla speciale presenza del card. Re, la Banca ha posto sul muro di fianco all’ingresso del santuario una targa con i nomi di tutti i vincitori, dal 1991 ad oggi.

Cecilia Borghi

Di norma, secondo la legge sul lavoro agile (l.81/2017), lo smart working deve essere preceduto da un accordo tra lavoratore e datore di lavoro e devono essere garantiti il diritto e le modalità di disconnessione. Ma, attivato per motivi di sicurezza su iniziativa delle aziende senza accordi, lo smart working è diventato ben presto sinonimo di lavoro da casa. Così, i lavoratori hanno dovuto attrezzarsi con una postazione, verificare l’affidabilità della propria connessione internet, barricarsi in una stanza per affrontare le numerose call di allineamento, che si sono moltiplicate venendo meno la vicinanza coi colleghi. Un modo molto diverso di lavorare. Se all’inizio sembrava un lusso non dover andare in ufficio, presto è emerso il rovescio della medaglia: gli spazi e i tempi del lavoro si sono sovrapposti sempre più a quelli personali e hanno intaccato i normali ritmi della vita privata. E gli straordinari spesso sono diventati la norma, sebbene non riconosciuti. L’ufficio condiviso, alias coworking, è un luogo di lavoro flessibile, a basso costo ma dotato di tutti i confort e in grado di stimolare creatività e networking professionale. Nel nostro Paese entro il 2024 sarà scelto dal 38% dei lavoratori (analisi dell’Osservatorio di E-work, Agenzia per il lavoro leader in Italia). Secondo i dati dell’anno scorso, in Italia si contano 360 spazi di coworking, presenti perlopiù al Centro-Nord con Milano in testa. Il numero dei coworker in Italia è un dato in continua crescita, ma per farsi un’idea basti pensare che due dei più grandi network di coworking (Copernico e Talent Garden) già nel 2016 contavano da soli più di 5000 affiliati. Il 58% dei coworkers sono uomini e il 42% donne. L’età media è di 31 anni. L’85% dei coworkers preferisce lavorare in uffici condivisi di piccole dimensioni, con meno di 15 scrivanie per ragionevoli motivi di tranquillità. Di cosa si occupano i lavoratori che scelgono questa formula? Il 53% sono lavoratori autonomi, il 39% piccoli imprenditori e l’8% dipendenti di aziende private. I liberi professionisti fanno i lavori più disparati: sono traduttori, programmatori, giornalisti, agenti di commercio, grafici, esperti di formazione, specialisti del web marketing, fotografi o altro ancora. Spesso le piccole imprese e le startup scelgono il coworking per abbattere i costi di struttura. C’è poi una fetta di coworker che appartiene ad altre categorie, come per esempio gli artigiani che hanno iniziato a sperimentare questo modo di lavorare e fare rete al contempo. Tra i servizi più richiesti ci sono: internet, stampanti, sale riunioni e punto ristorazione. I motivi dietro alla scelta di lavorare in un coworking sono molteplici. Un ambiente con professionisti di settori diversi è stimolante, permette di scambiare idee e creare sinergie lavorative che sfociano in nuove opportunità di business. Ognuno può chiedere pareri e consigli, restare aggiornato e fare networking. In più, decidere di affittare una scrivania o una stanza in uno spazio di coworking è una soluzione conveniente e più flessibile rispetto all’affitto di un ufficio. Innanzi tutto, non occorrono particolari pratiche burocratiche. Inoltre, il canone del coworking include tutti gli arredamenti e gli strumenti, che non occorre comprare (dagli scaffali alla stampante) e le utenze, che non occorre intestarsi (corrente elettrica, acqua, WiFi). Anche agli smart worker piace lavorare in un ambiente così dinamico e in più riducono i tempi di pendolarismo. Insomma, il coworking è sinonimo di rete sociale e i coworker animano questa socialità con relazioni che spesso vanno oltre quella meramente lavorativa. Il costo mensile per l’affitto di una postazione è in media di 280€ e di solito comprende tutti i servizi base: connessione WiFi, stampanti e fotocopiatrici, sala riunioni e l’immancabile macchinetta del caffè. Sicuramente gli spazi di coworking hanno sofferto il periodo di lockdown, restando esclusi da sgravi fiscali e aiuti, come invece è avvenuto in Danimarca, per esempio. Ma ripensando i servizi, soprattutto negli aspetti igienico-sanitari, e rivolgendosi sempre più alle grandi imprese che sceglieranno di favorire un modello di lavoro più lean, “snello”, ripartiranno per far scoprire a sempre più lavoratori il valore di fare rete, perché solo insieme si innescano processi di evoluzione, di innovazione e di sviluppo per il futuro. Attenzione: il Decreto Rilancio permette ai genitori con figli al di sotto dei 14 anni di potersi avvalere dello smart working fino al 31 di luglio. Dal primo agosto si tornerà alla legislazione ordinaria, che prevede un accordo tra lavoratore e datore di lavoro per consentire l’applicazione dello smart working, chi è interessato ad avvalersene deve quindi muoversi per tempo per continuare a lavorare in questa modalità che sembra essere la modalità del futuro.

Giornale indipendente: distribuito gratuitamente nella città di Piacenza e nei comuni limitrofi attraverso espositori posti nei luoghi di aggregazione e passaggio. Direttore responsabile: Giuseppe De Petro. g.depetro@corrierepadano.it

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02 luglio 2020

VIVIPIACENZA

La Fondazione Teatri riporta la musica a Palazzo Farnese Sabato 4 luglio inizia “E quindi uscimmo a riveder le stelle”, la rassegna estiva che vedrà sul palco per la prima volta insieme Meli e Salsi

Torna a risuonare la musica a Piacenza, dopo i tragici mesi dell’emergenza sanitaria che non potranno essere dimenticati. E quindi uscimmo a riveder le stelle – per citare il celebre verso dantesco, più che mai attuale – è il nome della rassegna estiva che avrà sede nello splendido Cortile di Palazzo Farnese. Organizzato dalla Fondazione Teatri di Piacenza e dal Comune di Piacenza, l’evento inaugurale sarà uno straordinario Gala Verdiano che vedrà sul palcoscenico due tra le stelle più luminose della lirica: il tenore Francesco Meli e il baritono Luca Salsi, per la prima volta in duo in concerto accompagnati al pianoforte da Davide Cavalli. Sabato 4 luglio alle ore 21.15, nel giorno di Sant’Antonino, patrono della città di Piacenza, i due celebri artisti, applauditi nei maggiori teatri internazionali, saranno gli interpreti d’eccezione di un indimenticabile concerto consacrato ad arie e duetti verdiani. Nello spazio all’aperto di Palazzo Farnese, allestito con la massima attenzione al rispetto delle norme per la sicurezza sanitaria, con una capienza di circa 300 posti, risuoneranno celebri

brani tratti dalle opere Don Carlo, La forza del destino e Otello di Giuseppe Verdi, in un evento dal valore altamente simbolico per celebrare la rinascita della musica, della cultura dopo un periodo buio, in una delle città maggiormente colpite dalla pandemia. Per consentire la fruizione al più vasto pubblico possibile, non solo nazionale ma internazionale, l’evento sarà trasmesso in diretta sulla piattaforma di Opera Streaming, il primo portale regionale di opera lirica in streaming dai teatri dell’Emilia Romagna. La grande musica tornerà a Palazzo Farnese sabato 5 settembre alle ore 21, con un altro appuntamento d’eccellenza: il Concerto Lirico Sinfonico che vedrà il ritorno di uno tra i più grandi protagonisti delle scene liriche mondiali, il baritono Leo Nucci, particolarmente legato alla città di Piacenza e al suo Teatro. La direzione sarà affidata alla bacchetta di Alvise Casellati, considerato uno dei talenti emergenti degli ultimi anni, alla guida di una nuova compagine nata per quest’occasione, l’Orchestra Farnesiana, composta in larga parte da musicisti piacentini, e

del Coro del Teatro Municipale di Piacenza diretto da Corrado Casati. Con Nucci sul palco, si alterneranno le voci del soprano Silvia Dalla Benetta, del mezzosoprano Anna Maria Chiuri, del tenore Marco Ciaponi e del basso Graziano Dallavalle. Il concerto vedrà una prima parte del programma dedicata a arie e sinfonie verdiane e rossiniane, mentre nella seconda parte verrà eseguito il IV movimento della Sinfonia n. 9 op. 125 di Ludwig van Beethoven, con la celebre ode di Schiller “Inno alla gioia”. I biglietti, in ottemperanza alle norme anti–Covid, saranno acquistabili preferibilmente online sul sito ufficiale della Fondazione Teatri di Piacenza, www.teatripiacenza.it.; solo chi fosse impossibilitato ad effettuare l’acquisto online si potrà recare presso la Biglietteria del Teatro Municipale, aperta dal martedì al sabato dalle ore 10 alle ore 13. Per tutte le informazioni: Biglietteria del Teatro Municipale di Piacenza, aperta dal martedì al sabato dalle ore 10 alle 13, tel. 0523 492251, e-mail: biglietteria@teatripiacenza.it Nelle foto il tenore Francesco Meli e il baritorno Luca Salsi

A Palazzo Scotti Carpaneto Music Festival

Nel 1962 il Sig. Armando Dodi inaugura la Dodi Utensileria, che nasce come piccola ferramenta e si trasforma negli anni in grande struttura che rifornisce le aziende, artigianali ed industriali. Con 4000 metri quadrati di superficie a disposizione, l'azienda con sede a Castel San Giovanni (PC), mette a vostra disposizione numerosi macchinari e articoli per le lavorazioni meccaniche, rifornendo anche le province di Lodi, Cremona e Pavia. Da sempre apprezzata per la sua flessibilità e assistenza pre e post vendita, Dodi Utensileria si avvale di un organico competente e ben preparato, come lo richiede un mercato

complesso come quello attuale. Dodi Utensileria si occupa anche della distribuzione di attrezzature industriali usate, gruppi elettrogeni, magneti permanenti, pezzame per industrie e prodotti chimici industriali. Professionalità, esperienza e competenza sono gli elementi che da sempre ci contraddistinguono e che, sin dalla nascita della nostra azienda, ci permettono di soddisfare ogni singola richiesta dei nostri clienti al meglio. Il nostro obiettivo principale è la realizzazione di prodotti di altissima qualità, in grado di venire incontro non solo alle esigenze di mercato, ma alle singole richieste di ogni cliente.

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Ha avuto inizio il 20 giugno la seconda edizione del Carpaneto Music Festival. “In VIAGGIO tra i suoni”, fil rouge di questa seconda rassegna di concerti che prosegue fino al 18 luglio nel Cortile di Palazzo Scotti da Vigoleno a Carpaneto Piacentino (PC). Il Festival nasce dalla sensibilità, la volontà e la collaborazione tra il Comune di Carpaneto Piacentino, l’Associazione MusiCultur@rte THAM PROJECT17 e la direzione artistica dell’arpista carpanetese Tatiana Alquati. “Festeggeremo la Musica con un programma vario e stuzzicante che spazierà da Bach, Gabrieli, Handel, Albinoni, Massenet, agli italiani Mortari, Rossini, Puccini, Donizetti, Bazzini, fino al jazz di Ellington. Il destino unisce nella Musica, ogni serata vedrà protagoniste le province che più di altre hanno subito perdite nella lotta al Covid, Milano, Brescia, Cremona, Piacenza, Parma”. Sabato 4 luglio alle 21.15 si esibirà il Quartetto Bazzini con “Elegie - Dolori e mestizia”. Il Quartetto d’archi Antonio Bazzini nasce nel 2010 dall’incontro di tre musicisti diplomati al Conservatorio Luca Marenzio di Brescia (ai violini Daniela Sangalli e Lino Megni e alla violista Marta Pizio) con il violoncellista cremonese Fausto Solci. Nelle estati 2017-2018-2019 viene invitato in Cina (Guangzhou) per tenere masterclass di musica da camera e concerti all’interno del CICA Summer Music Festival. In tale occasione collabora con musiciste di fama internazionali (la violinista Asyed Syed Castro e la violista Isabel Villanueva). I componenti del quartetto sono anche attivi singolarmente, collaborando con numerose formazioni cameristiche ed orchestrali nazionali ed internazionali. Sabato 11 luglio sarà invece la volta del Trio Jazz con “Duke’s Flowers”. Il trio è composto da Riccardo Fioravanti, basso elettrico, Alessandro Rossi, batteria e Roberto Cecchetto, chitarra elettrica. A concludere il ciclo di concerti sarà Arturo Brass Quintet sabato 18 luglio con “Barocco, virtuosismi a confronto”. Nato nel 2012 l’Arturo Brass Quintet è formato da strumentisti con grande e lunga esperienza sia nella musica orchestrale, che in quella cameristica. Matteo Beschi e Marco Catelli (trombe), Antonio Martelli (trombone), Alessio Barberio (tuba), Davide Bettani (corno) vogliono, con la loro testimonianza musicale, far scoprire tutte le potenzialità espressive dei loro strumenti e di questo tipo di ensemble. L’ingresso a tutti gli eventi è gratuito ma con obbligo di prenotazione su Eventbrite, direttamente online, oppure presso l’edicola Laura di Carpaneto. Nella foto il Quartetto Bazzini


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Arena Daturi: è ripartito il Cinema sotto le stelle Da lunedì 6 luglio nuove date nel programma dei Cinemaniaci Ebbene sì, Piacenza avrà la sua rassegna di cinema sotte le stelle. Con l’inizio di luglio è ripartita anche la rassegna che porta il cinema in città, e sotto le stelle. Dopo molte incertenza, infatti, l’Associazione Cinemaniaci è riuscita ad allestire anche quest’anno l’Arena Daturi per ospitare le proiezioni nel rispetto delle nuove norme previste in seguito alla recente emergenza sanitaria. Per fare ciò, sono stati ridotti i posti da 400 ad al massimo 160 posti per garantire il distanziamento fisico in platea, ma con possibilità di sedersi accanto per

i “congiunti”. Cancelli e biglietteria apriranno presto, ma entreranno solo le persone con il posto, mentre le persone eccedenti saranno invitate, senza bisogno di scendere, a tornare un altro giorno. Il criterio è sempre quello del “chi prima arriva meglio alloggia”. Da qui l’importanza degli spettacoli in replica per i film più attesi. Per semplificare l’ingresso è stato introdotto l’abbonamento 10 ingressi, utile specialmente nelle serate in cui è prevedibile un maggior afflusso di persone. Come dice l’ordinanza regionale, la mascherina si può togliere durante la fruizione del film.

Il pubblico è invitato a tenere comportamenti responsabili nel rispetto delle linee guida per contenere la diffusione del Covid-19 attenendosi alle disposizioni anti-assembramento in fase di entrata e uscita e nel raggiungere il punto bar o i servizi igienici. L’inizio degli spettacoli fino a metà luglio è alle 21:45 (poi alle 21:30), l’apertura dell’ingresso 45 minuti circa prima dell’orario di inizio indicato. Al nostro bar questa estate non troverai il caffè. IL PROGRAMMA Lunedì 6 luglio sarà proiettato

uno dei maggiori successi della stagione “Cena con delitto – Knives Out” con Daniel Craig, Ana de Armas, Chris Evans, Joseph Gordon-Lewitt, Jamie Lee Curtis, Toni Collette, Christopher Plummer e Michael Shannon. Il 7 luglio niente film al Daturi, ma ci si sposta al Parco Raggio per una proiezione in pellicola… Mercoledì 8 sarà la volta di “Hammamet” di Gianni Amelio con Pierfrancesco Favino nei panni di Bettino Craxi, uno dei film italiani più importanti dell’anno. Dal 10 luglio la programmazio-

ne avrà una maggiore regolarità con una media di sei proiezioni alla settimana. E l’inizio a pieno regime del cinema all’aperto 2020 non poteva che essere con “Joker” di Todd Phillips, Leone d’oro all’ultima Mostra del cinema di Venezia, con uno strepitoso Joaquin Phoenix, Oscar come Miglior attore protagonista (venerdì 10 e sabato 11 luglio). Non mancherà il tradizionale mix di svago e impegno, grandi autori e giovani emergenti, produzioni hollywoodiane e film indipendenti. Circa il 30% degli spettacoli avrà come oggetto un film italiano. Tra i titoli: “Apocalypse Now – Final Cut” con

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Giovedì 11 giugno 2020

Piacenza Scrive Horror premia i suoi vincitori Lo scorso ottobre, all’interno del festival noir “Profondo Giallo”, gli studenti delle classi superiori di Piacenza sono stati invitati a partecipare al contest letterario “Piacenza Scrive Horror”. Ora è finalmente giunto il momento di premiare i vincitori della sfida letteraria a tinte gotiche e godere in anteprima del libro che raccoglie i racconti in gara. L’appuntamento è per giovedì 2 luglio alle 21 davanti alla Bookbank Libri d’altri tempi! in via San Giovanni. Ai vincitori del contest verranno assegnati premi speciali e nella stessa occasione verranno annunciati anche i vincitori del geocaching. Il contest di scrittura creativa “Piacenza Scrive Horror” si è svolto nel pomeriggio del 31 ottobre 2019 presso il Liceo Gioia di Piacenza. Gli studenti partecipanti hanno ricevuto sul momento l’incipit da cui partire e poi hanno avuto a disposizione tre ore di tempo per scrivere il loro racconto. Officine Gutenberg ha poi riunito i migliori elaborati in un’antologia che verrà presentata nel corso della serata di premiazione.

A Vigoleno “La letteratura nei luoghi della storia” La rassegna “La letteratura nei luoghi della storia” torna nel borgo di Vigoleno per il 6° anno consecutivo, e non si arrende al covid-19. Il progetto, promosso dal Comune di Vernasca, nasce dal desiderio di valorizzare i luoghi della nostra storia, attraverso la riscoperta dei classici della letteratura e consiste nella lettura recitata, ad una o più voci, anche con sottofondo musicale, di alcuni brani delle opere di importanti autori. Le serate di venerdì 10 e 17 luglio saranno dedicate al romanzo “Il Mio Nome è Nessuno – Il Ritorno” di Valerio Massimo Manfredi. Il pubblico potrà ascoltare il racconto di due episodi di una grande saga con cui l’antico racconto omerico viene nuovamente tramandato. Ingresso libero senza prenotazione Il personale all’ingresso può misurare la temperatura corporea con dispositivo a infrarossi, nel rispetto della normativa anti covid-19

introduzione registrata di Francis Ford Coppola, restaurato digitalmente dalla Cineteca di Bologna e messo a disposizione per la rassegna Il Cinema Ritrovato. Il 19 luglio, giorno della strage di via D’Amelio, un bellissimo film che parla di mafia e il 22 luglio un dolce ricordo del regista Claudio Caligari con protagonisti Valerio Mastandrea, Luca Marinelli e Alessandro Borghi. Last but not least, quest’anno l’Arena Daturi entra ufficialmente nel club delle arene estive che fanno anteprime: pci saranno infatti film in anteprima in agosto, destinati alle sale cinematografiche da settembre.

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02 luglio 2020


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