Cittadini & Salute Marzo 2013

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Mario

Dionisi Cari amici lettori,

Con quasi il 41% dei voti utili la Regione Lazio

Leggere che un quarto del personale nel servizio sa-

ha acclamato presidente, come sappiamo tutti, Ni-

nitario pubblico è composto da impiegati, ragionieri,

Il nuovo presidente della Regione Lazio dovrà

Nelle parole, come tutti quelli che fanno politica, as-

cola Zingaretti. Come tutti, anch’io mi congratulo.

segretarie e presunti manager è incomprensibile.

muoversi necessariamente in modo nuovo. Dovrà

sicurano l’elettorato sul mantenimento dei servizi e il

proprio nell’ambito in cui il margine di decisione e

Ma non sarà così anche perché la logica seguita finora

lavorare in una condizione di assoluta difficoltà

loro standard. Ma sappiamo tutti che non sarà così.

autonomia della Regione è massimo: la Sanità.

ha pensato di fare ritocchi a tutta una serie di servizi

tro strutture da chiudere, almeno 1.500 licenziamenti

nizzazione amministrativa. Bisognerebbe leggere il

Duemila posti letto da tagliare negli ospedali, quat-

necessari, ma non si è mai pensato di rivedere l’orga-

annunciati, 900 milioni di deficit per quest’anno de-

bilancio complessivo della sanità e del complesso dei

dovrà convivere con un convitato di pietra, il com-

Lazio. Questo, ad oggi, ancora non è possibile.

vono trovare un modo per essere gestiti. Il presidente missario di governo. Quello che il nuovo presidente

servizi erogati dal Servizio Sanitario Nazionale nel Da imprenditore della Sanità privata-convenzio-

della Regione Lazio deve fare, dando così chiaro se-

nata col pubblico conosco perfettamente i costi azien-

dove andare a colpire.

vengono compensati e il regime tariffario a cui siamo

gno di discontinuità dai suoi predecessori, è capire Da imprenditore della Sanità modestamente

un’idea me la sono fatta. In troppi negli uffici per

dali di alcuni servizi, sappiamo tragicamente come sottoposti, ma non si conosce altrettanto per le strut-

ture cosiddette pubbliche. E allora, caro presidente

l’attività amministrativa! Quando si pensa ai tagli

Zingaretti, la rivoluzione culturale che noi utenti

servizi, ma non si guarda mai alla pletora di sotto-

di vedere ogni voce per unità di costo, saperla con-

Sono attività che ogni amministrazione pubblica

tanza di questo servizio o di questo bene, quindi

aziende fuori sede. Non si capisce bene perché non

Ma per fare tutto questo bisogna innanzitutto sapere.

sulla Sanità, ci si divide sulle varie voci relative ai posti nei vari uffici.

in difficoltà economica ha affidato a cooperative o

della sanità ci aspettiamo consiste nella sua capacità

frontare con costi omogenei, saper valutare l’impor-

saper decidere serenamente.

si dovrebbe fare altrettanto in Sanità. Il bilancio della

La vera rivoluzione del neo riformismo che lei vuole

strettamente mezzi e misure per la cura della salute.

augurio per Lei è questo.

Sanità dovrebbe esser composto di voci inerenti

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rappresentare consiste innanzitutto nel sapere. Il mio

Mario Dionisi

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ATTUALITÀ Cinquanta piazze allestite in tutta Italia con gazebo presso i quali conferire per analisi delle urine e misurazione dei valori pressori. Perché le patologie dei reni possono essere prevenute, solo che quando questo organo inizia a dare tristi notizie di sé potrebbe essere troppo tardi. Quindi anche in questa materia la prevenzione è importante e va effettuata in modo sistematico senza alcune avvisagli percettive. Perché il rene è un organo forte, resistente. Riesce a sopperire ad ogni difficoltà interna, ma quando dà segnali di non farcela potrebbero essere quelli definitivi. Quindi la prevenzione in ambito diagnostico va fatta sempre, indipendentemente dalla giornata mondiale del rene dove gli specialisti della Società italiana di nefrologia si sforzeranno di dare un messaggio che arrivi a tutti. Innanzitutto sul piano della ricerca la più grande delle speranze è dettata da una ricerca apparsa su Journal of the American Society of Nephrology. Secondo questo studio si potrebbero: Generare i nefroni! Vascolarizzati da monocellulari sospensioni segnano un passo significativo per l’obiettivo a lungo termine di sostituire la funzione renale da un tessuto-ingegnerizzato renale. I nefroni sono formati da diversi tipologie di cellule che tutte insieme cooperano affinché il rene funzioni. Effettuano filtrazione, riassorbimento e

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Giornata mondiale

Negli ultimi dieci anni i dializzati sono aumentati del 22 per cento, mentre i trapianti hanno visto un incremento del 78 per cento.

secrezione che sono le funzioni del rene. Sono riusciti ad elaborarli in laboratorio, anche se non sono riusciti a formare i glomeruli nell’ambiente a vascolare. In altre parole non si erano trasformati in tessuto funzionante. Infatti, senza il supporto dei vasi sanguigni non si riescono a formare le complesse strutture fondamentali del rene. Ma in questa sperimentazione i ricercatori sono riusciti a produrre tessuti simili a reni immaturi semplici con sospensioni di cellule embrionali. La novità è che in questo modo ha comportato l’ulteriore maturazione di tessuto renale. In altri termini, il capolavoro della genetica che consiste nella produzione di un rene artificiale non è ancora compiuto ma sono stati effettuati i passi più difficili. La risposta che i ricercatori danno oggi consiste nel fatto che il tessuto può formarsi effettivamente in un ospite, una persona in cui è impiantato. Le sperimentazioni ora continueranno sugli amici roditori. Ma mentre si attende che la ricerca dia nuove risposte bisogna saper autogovernare l’impianto di lavaggio del sangue.

Ma il primo luogo per la tutela dei reni è la tavola. Quindi, limitarsi a mangiare. Non superare i cinque grammi di sale al giorno. Assimilare un grammo di proteine per ogni chilo di peso corporeo. Controllare l’acido urico con le analisi diagnostiche delle urine. Bisogna anche far attenzione all’eccesso di fosforo. Assai più rara come condizione, ma surgelati, soft drink e formaggi se assimilati in eccesso non fanno bene agli organi deputati a depurare il sangue. Nel convegno internazionale “Genoa Meeting on Hypertension, Diabetes and Renal Diseases” tenutosi dal 21 al 23 febbraio sono questi i contenuti emersi. “Cose già note che non necessitano la partecipazione a un convegno specialistico” - si dirà. Ma al convegno il tema della salute dei reni è stato direttamente collegato alle abitudini alimentari. Il sale, innanzitutto. E non è sufficiente toglierlo dall’acqua che cuoce gli spaghetti o evitare di mangiare salame. Il sale è ovunque. Impossibile verificare in ogni dove della nostra alimentazione. Allora potrebbe bastare fare un esame diagnostico attraverso le urine. Si deve controllare la sodiuria. E poi fare bene attenzione a non esagerare nell’assimilare le proteine. w w w .ci tta d i ni es a l ute.i t


del rene, 14 marzo

In queste pagine la ricerca più innovativa nel campo della nefrologia e consigli utili per tutelare i due gemelli nel lavaggio del sangue

La prescrizione tipica consiste in 1,2 grammi di proteine per ogni chilo di peso. Di nuovo: come si può tenere sotto controllo un regime di questo tipo? Facendo a spanne il conto con settanta grammi di proteine il conto si fa indicando come esemplificativo del quoziente proteinico un etto di formaggio grana che dà poco meno della metà di questa quota. Lo stesso vale per la bresaola. Un filetto di duecento grammi fa assimilare 40 grammi di proteine. Incredibile a dirsi: appena sei in meno di un petto di pollo dello stesso peso. Dicevamo del fosforo. Questo minerale non lo si trova solo genericamente nel pesce bensì anche nei latticini, nei legumi, nelle uova e in alcuni insaccati, come la salsiccia di fegato. Può incrementare il danno renale con conseguente danno per arterie e cuore. Ma c’è poi un altro nemico che si insidia nascosto: l’acido urico. Sempre nel convegno di Genova è stato riportato il risultato di ricerche per cui elevati livelli di uricemia senza alcuna manifestazione evidente, si associano a pressione alta, quindi danni al cuore e ai reni. w w w .ci tta d i ni es a l ute.i t

L’ultima insidia Si chiama Cobalto-60. Il suo smaltimento è spesso responsabile della radioattività trovata in alcuni materiali basati sul ferro come gli acciai a causa dell’affinità tra i due metalli. Dopo essere entrato nella fisiologia umana buona parte del Cobalto-60 viene espulso nelle feci. Una piccola quantità è assorbita dal fegato, i reni, e le ossa, dove la lunga esposizione ai raggi gamma che induce può provocare diversi tipi di cancro. Un rimedio dall’alimentazione: frutta e verdura. Tra consolazione e speranza, ma anche dato dimostrato in una ricerca del Texas A&M College of Medicine negli Stati Uniti e pubblicata su Clinical Journal of the American Society of Nephrology. Mangiare frutta e verdura fa bene alla salute dei nostri reni. In 71 pazienti colpiti da malattie renali croniche, sarebbe stato infatti possibile provare che mangiare frutta e verdura può davvero tutelare i reni dalle malattie croniche. Questi ultimi suddivisi in due gruppi si sono sottoposti, uno ad alimentazione di frutta e verdura.

L’altro gruppo invece assumeva un farmaco orale alcalino. Dopo un anno di osservazione i pazienti che hanno assunto il farmaco avrebbero inoltre un livello di PTCO2 (plasma total carbon dioxide) superiore agli altri pur mantenendo gli stessi valori per gli indicatori. Anche il Ministero della salute ha pubblicato un prontuario per indurre chiunque a curare i reni per tempo. Sono state pubblicate le linee guida in nefrologia. Sono qui raccolte una serie di raccomandazioni di buona pratica in cui trovano opportuna sintesi le migliori prove disponibili in letteratura e le opinioni degli esperti, a beneficio degli operatori sanitari e degli amministratori, per una migliore qualità e appropriatezza dell’assistenza resa al paziente. Si tratta del primo documento italiano che tratta tutti gli aspetti della malattia da un punto di vista multidisciplinare. Ci sono risposte a quesiti relativi alla gestione territoriale e ai metodi di informazione e supporto per pazienti e i loro familiari. In particolare i temi trattati sono relativi a test diagnostici e strumentali, fattori di rischio, comorbilità, trattamento dell’ipertensione, delle malattie cardiovascolari, della dislipidemia, dell’uricemia, dell’ematuria, dell’osteoporosi dell’iperfosforemia. Per chi vuole fare il punto dello stato effettivo delle nostre conoscenze e la capacità del sistema sanitario nazionale di saper dare risposte. Beatrice Portinari

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ATTUALITÀ

Pronto soccorso, tra i servizi il più inaccessibile! Il dato riguarda il 2012 ed è stato elaborato dall’Istat. Chiaramente i soliti squilibri tra Nord e Sud d’Italia La pubblicazione dell’annuario Istat ha dato come elemento saliente relativo alla difficoltà ad avere accesso a servizi, al primo posto, il pronto soccorso. Lo dicono le famiglie che denunciano difficoltà di accesso ai servizi di pubblica utilità, quali farmacie, pronto soccorso, uffici postali e comunali, forze dell’ordine e servizi commerciali. Ma tra questi servizi il pronto soccorso (52,7 per cento) è al primo posto. Seguono le forze dell’ordine (37,2 per cento), gli uffici comunali (33,7 per cento), i supermercati (28,5 per cento) e gli uffici postali (25,3 per cento). Negozi di generi alimentari (20,5 per cento) e le farmacie (20,3 per cento) invece sono più accessibili.

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Le famiglie del Sud d’Italia sono in maggiore difficoltà per questi accessi. Ma tra i responsi, quello del Pronto soccorso riconosce un gran divario tra il Nord (45,2%) e il Sud (62,4%). La Regione che ha registrato meno difficoltà di accesso da parte degli utenti è il Trentino Alto Adige con il 35,4%, mentre quella dove si sono registrati più disagi è la Calabria con il 67%. La risposta che appare ovvia va comunque menzionata: “Non si può paragonare la qualità, l’importanza e l’aspettativa dell’utente di un servizio come quello fornito da un Pronto soccorso e metterla a confronto con quella di un qualsiasi altro servizio come un supermercato, le poste, gli tutti uffici pubblici in genere”.

È anche vero però che un servizio come il Pronto soccorso ha una frequenza di accesso meno abituale degli altri in elenco, per cui è ipotizzabile che il soggetto intervistato dal sondaggista abbia più direttamente a memoria l’esperienza di disagi incontrati in circostanze di vita più abitudinarie. Il fatto di aver dato la priorità al pronto soccorso non indica, per tanto, solo una priorità in termini di gravità bensì è l’espressione di un’inefficienza incontrata, se non personalmente, attraverso esperienze indirette. Ma forse, a ben guardare, il tipo di risposta denota un altro sentore riguardante il sentimento più generalmente diffuso: la mancanza di fiducia nel servizio sanitario. Gemma Donati

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CURIOSITÀ

Obesità, miti e leggende

Individuata come caratteristica genetica, per combatterla c’è bisogno di scienza, non di falsi convincimenti

Sull’obesità si dicono molte sciocchezze. Non è vero che piccole modifiche ma costanti nell’alimentazione possano avere effetto lungo termine. Non è vero nemmeno che valgono di più piccole perdite di peso progressive piuttosto che un dimagrimento rapido. A dare un ampio resoconto di miti e invece fatti riscontrati sull’obesità è il New England Journal of Medicine in un articolo uscito a febbraio. Altra leggenda metropolitana consiste nell’allattamento materno come effetto protettore contro l’obesità. In più fare molto sesso non aiuta a dimagrire. Lo smantellamento di ciascuna di queste false convinzioni è suffragato da una miriade di ricerche il cui assemblaggio è stato effettuato in un articolo uscito su una rivista specializzata di nutrizione.

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La ricerca riporta anche alcuni miti non pervenuti nelle nostre terre, tipo che saltare la prima colazione sia di aiuto per una dieta contro l’obesità. Ma da noi è arrivata la falsa credenza che mangiare più frutta e verdura sia di aiuto. Dimagrire e ingrassare non dà effetti devastanti come molti nutrizionisti continuano a sostenere. Quando l’obesità dipende direttamente dall’alimentazione conta quello che si mangia, non quanto i pasti sono distribuiti durante il giorno. Ma ce n’è anche per i forsennati dello sport! L’esercizio fisico non sempre fa perdere peso, aiuta a dimagrire. Mantiene, sicuramente, in buona salute. Giusto raccomandarlo, ma non come sistema dietetico. A questo punto dopo la pars destruens, c’è bisogno di una pars costruens.

Da cosa dipende l’obesità è presto detto: la genetica. Le abitudini alimentari moderate però possono sicuramente moderare la tendenza ad ingrassare. Bisogna poi insistere sui metodi che empiricamente hanno funzionato sul paziente. Capitolo a parte, riguarda i bambini in sovrappeso. Decisivo il coinvolgimento della famiglia! Nella ricerca, a sorpresa (ma forse non troppo perché forse proprio qui si voleva arrivare), c’è un varco aperto alla chirurgia bariatrica detta anche chirurgia dell’obesità. Si perde peso, si perde volume superfluo e questo è una certezza. Tutto avviene a breve termine. Il tutto senza controindicazioni, a meno che non ci sia dabbenaggine da parte del chirurgo. Piccarda Donati

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CURIOSITÀ

Ancora casi di aritmia nel calcio Stavolta è il giovane terzino dell’Inter a sospendere la carriera con un punto interrogativo. Prima ancora il caso di Doni ex portiere della Roma. Ma forse c’è un sistema che riesce a prevenire e capire Si chiama Felice Natalino. Ha venti anni. Colpito da una forte aritmia è stato operato al cuore. Era in casa. L’operazione è avvenuta al San Raffaele di Milano. Il tipo di operazione, come al solito, consiste in un’ablazione. L’intervento è perfettamente riuscito. Il recupero alla normale vita per il ragazzo dovrebbe avvenire tra un mese e mezzo, per lo sportivo agonista c’è un punto interrogativo. Laddove ci fosse esito positivo tra cinque mesi lo potremmo vedere difendere la fascia sinistra con la maglia dell’Inter. Felice Natalino ha esordito a diciotto anni in una partita col Parma, sempre nelle fila dell’Inter allenato da Benitez. Ed è stato lo stesso team di medici dell’Inter a riscontrare nel ragazzo le alterazioni nel battito, tanto da ordinargli di sospendere la vita agonistica per risolvere il problema. A casa sua, in Calabria, l’inaspettata crisi e il ricovero. Resta tutto da stabilire se questi ripetuti casi di aritmia, finiti in alcuni casi in modo tragico, abbiano qualche relazione con un impegno agonistico fuori controllo e senza attenti esami diagnostici tali da tenere in costante attenzione la vita cardiologia dell’atleta. Ma anche il portiere Doni ha avuto scherzi dal cuore. L’ex portiere della Roma ha avuto un arresto cardiaco durante una visita con la sua nuova squadra del Liverpool. Doniéber Alexander Marangon, in arte Doni, sapeva di soffrire per un’aritmia. Durante alcuni test a Liverpool ha avuto un arresto cardiaco. Dopo visite di controllo in diversi centri specializzati in Europa, compreso il cardiologo che lo aveva in cura a Roma, ha deciso di astenersi dallo sport per qualche mese.

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Doni ha trentatré anni e un pezzo di carriera, per un portiere, ancora da fare. L’ex portiere della Roma ha preferito tornarsene in Brasile e non sa quando - e se - sarà possibile tornare in campo. L’aritmia è l’alterazione del normale ritmo cardiaco. Si chiama regolare la frequenza cardiaca che non supera la distanza fra i battiti consecutivi di 160 msec. L’adulto a riposo, ha una variazione dai 60 ai 100 battiti al minuto. Le speranze della ricerca si affidano alla diagnostica per immagini. Obiettivo: guardare il cuore in aritmia. Si tratta di un sistema che consente di osservare le anomalie in 3D. Nel corso del meeting dell’American Association for the Advancement of Science di Boston un ricercatore, Filip Van Petegem ha stato presentato il modello che consente di vedere in tre dimensioni l’aritmia cardiaca. L’alterazione delle pulsazioni nella pompa cardiaca è apprezzabile con chiarezza microscopica. Ad arrivare a questo risultato i ricercatori della University of British of Columbia. Attraverso i raggi X sono riusciti a rendere perspicuo, evidente, chiaro, il percorso dei geni e le loro mutazioni che influenzano il comportamento delle cellule cardiache deputate a controllare il ritmo del cuore. Un getto di ioni di calcio nelle cellule muscolari cardiache anticipa ogni battito cardiaco. Attraverso una proteina ha inizio l’effettiva contrazione cardiaca. Ebbene, la mutazione del gene legato a questa proteina provoca aritmia perché destabilizza questa fase causando un rilascio di calcio prematuro. Questa la tesi. Giovanna Visconti

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REGIONE LAZIO Un rebus che se non vogliamo lasciare alla cabala non possiamo nemmeno relegare alla retorica, poiché la Sanità del Lazio è ammalata finanziariamente con un deficit di novecento milioni per il 2013. Questi i problemi evidenziati dal piano del commissario di governo Enrico Bondi sui conti di un governo locale che non è riuscito ad amministrarsi negli anni. Sull’assistenza c’è un fabbisogno che viene stimato con un costo di centocinquanta milioni annui. Questo solo quando una serie di servizi e attività sarà entrata a regime. Poi ci sono i costi eccessivi che denotano cattivo intervento, come la degenza pre-operatoria che è di 2 giorni e mezzo, mentre la media nazionale è di 1,9 giorni. Sempre nel Lazio la degenza media totale è di 7,1 giorni mentre a livello nazionale siamo sui 6,7. In sostanza il problema principale è nel manico. Nella conduzione manageriale delle rispettive aziende sanitarie. In un’intervista a Il Messaggero, Nicola Zingaretti, acclamato come nuovo governatore della Regione Lazio il 26 febbraio, aveva dichiarato che avrebbe fatto piazza pulita delle dirigenze sanitarie. Sempre Zingaretti in campagna elettorale aveva detto che lo stato di commissariamento la Regione Lazio se lo era meritato per la sua mala gestio. Questa la dichiarazione resa al quotidiano romano a tre settimane dalla consultazione elettorale del 24, 25 febbraio: “Certo che cambieremo i direttori generali.

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Nicola Zingaretti, cosa

Abbiamo sempre evitato di dare vetrina a personaggi politici se non in stretta relazione ad attività per la cura della salute.

Più in generale verificheremo tutte le nomine: sta diventando un film giallo, a venti giorni dalle elezioni in Regione si nominano persone per cinque anni, per tre anni ... È una pratica immorale che si commenta da sola. Non so se ci siano dei reati, noi manderemo tutto al Tar quando arriveremo. Al di là della legge, visto che si tratta di soldi pubblici, bisognerebbe avere un po’ più di stile e di trasparenza”. In campagna elettorale il nuovo Presidente ha predicato la serietà, il non regalare false illusioni. Dal suo sito ha scritto: “Basta con la demagogia di chi gira gli ospedali e dice a tutti sì per non cambiare nulla, e basta con un approccio che rischia di essere troppo schiacciato sui numeri senza capire che dietro quei numeri ci sono servizi, disservizi, vite, realtà, esperienze, storie che bisogna conoscere e distinguere, per criticarne alcune e apprezzarne altre”. Ma non ha saputo resistere alle tentazioni della retorica quando ha auspicato a un programma di dieci punti scritti collettivamente. (Ma se ha stabilito che i punti sono dieci evidentemente sa quali punti sono, quale livello di collaborazione cercava, allora, l’ex-candidato presidente ora presidente?).

Tanto che i punti li dice lui stesso. “Riorganizzazione territoriale e la riconversione della rete ospedaliera” per superare “l’attuale sistema ospedalocentrico” anche attraverso “il potenziamento dei servizi territoriali, a partire dalle Case della Salute”; poi le cure primarie con “con studi aperti H12 ogni giorno”; l’integrazione socio sanitaria; la prevenzione “come elemento integrante del sistema della salute”; ma anche la “trasparenza e l’eliminazione degli sprechi” senza però dimenticare le nuove tecnologie utili “per accedere a prestazioni o informazioni sulla qualità delle diverse strutture, ricevere orientamento sui percorsi di cura, ridurre le liste di attesa in piena trasparenza ed equità di accesso”. Queste per Zingaretti sono “le priorità su cui si misurerà la capacità della politica di riacquistare la credibilità” ma anche “per allontanare lo spettro dei tagli che oggi sembrano l’unica, drammatica, risposta al dramma del debito e costruire finalmente un modello di sanità regionale più moderno, efficiente e vicino ai cittadini”. Ipse dixit: “Rimettere al centro delle politiche per la salute le persone e i loro w w w .ci tta d i ni es a l ute.i t


possiamo aspettarci?

Al suo insediamento è lecito chiedersi come il nuovo governatore riuscirà a trasformare la sanità della regione romana

diritti fondamentali e dare vita a una rivoluzione dei modelli organizzativi, della trasparenza e del merito per innalzare la qualità dei servizi”. Dà una spiegazione di quanto è successo al pianeta sanità della Regione Lazio: “Figlio della storia di questa Regione e della cattiva politica che spesso l’ha governata. È la storia di una lunga stagione di malasanità, nella quale il debito cresceva fino a diventare un macigno di oltre 10 miliardi sulle nuove generazioni, e senza neppure essere contabilizzato perché, ai tempi della giunta Storace, non venivano presentati nemmeno i bilanci delle Asl”. In campagna elettorale il neo Presidente ha accusato: “Si è praticamente affossata la centrale unica degli acquisti,

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pensata per limitare gli sprechi o la corruzione. Il Lazio è una delle poche Regioni italiane che non ha nemmeno comunicato alla Corte dei Conti a quanto ammonta per il 2011 il debito delle Asl e degli ospedali relativo ai propri fornitori di beni e servizi”. Zingaretti parla di transizione ma non spiega verso cosa. “La rete ospedaliera del Lazio è fortemente squilibrata, con un’eccessiva concentrazione in alcuni aree urbane di Roma e forti lacune in altre, fino alla spoliazione di servizi essenziali in alcune aree della Regione; la spesa complessiva è troppo concentrata sulle strutture ospedaliere e poco sul territorio” ... “La sanità del Lazio ha grandi risorse” con diverse virtuosità ma senza “un’eccellenza del sistema” e questo fa sì

che “le capacità dei singoli così come le strutture più avanzate rischiano di non essere valorizzate e di trasformarsi sempre di più in monadi prive di una rete di sostegno, non riuscendo a svolgere nel migliore dei modi la propria funzione nei confronti degli utenti e a dispiegare appieno le proprie grandi potenzialità”. Descrizioni che raffigurano la realtà sanitaria di questa regione senza però riconoscerne le precise connotazioni di quelle che danno il meglio e quelle che danno il peggio. In campagna elettorale, d’altra parte, è umano non riuscire a entrare meglio nello specifico. Certo, una maggiore rispondenza ai sistemi per risolvere le cronicità del sistema-Lazio sarebbe stato preferibile. Prima tra questa la considerazione che si tratta del sistema sanitario regionale che più soffre della sproporzione tra numero di potenziali pazienti determinati dalle cittadinanze e quello delle effettive dimensioni di un sistema che serve la capitale. Come per Roma Capitale servirebbero poteri speciali. Dolcino da Novara

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EUROPA

Camere operatorie insicure

Trentasettemila morti l’anno in Europa per infezioni. Potrebbe dirsi il problema numero uno dell’organizzazione sanitaria nelle società tecnologicamente evolute La sicurezza dei malati attraverso la prevenzione e il controllo delle infezioni nei luoghi di cura è stato il tema affrontato il 5 marzo dal Consiglio informale dei Ministri della Salute dell’Unione Europea in corso a Dublino. Ogni anno nei Paesi dell’Unione muoiono per infezioni correlate ai luoghi di cura 37 mila persone. Diventa decisivo per i sistemi che curino i pazienti e non siano causa involontaria della loro dipartita, che ci siano monitoraggi delle infezioni e di formazione del personale sanitario, attraverso anche le costituzioni di gruppi di interesse a livello aziendale, l’adozione di pratiche igieniche più sicure e la conduzione di audit sul tema. In Sicilia il 12 febbraio scorso la protesta dei medici per le camere operatorie insicure si è trasformata in astensione dal lavoro. E sono proprio i camici bianchi ad andare all’attacco ribellandosi alle migliaia di denunce arrivate da pazienti che si trovano con problemi alla salute del tutto inaspettati e causati unicamente dall’ambiente pessimamente igienizzato. In quel caso il nodo era la mancata riforma dei punti nascita, che sarebbe dovuta scattare a fine anno: Su oltre venti reparti che avrebbero dovuto chiudere i battenti perché al di sotto degli standard di sicurezza di 500 parti l’anno, solo quattro avevano cessato l’attività. Problema d’insicurezza strutturale è invece quello che lamenta l’ospedale S. Eugenio di Roma con quattro sale operatorie soggette a improvvise infiltrazioni di acqua dal tetto. “Non sono state usate se non per una cinquantina di interventi, alcuni dei quali in videoconferenza” - dice Rocco Truglia, rappresentante dell’Usb dell’Asl RmC, intervistato da On Line News. Eppure risale al 2009 il manuale per la sicurezza in sala operatoria prodotto dal ministero della salute. w w w .ci tta d i ni es a l ute.i t

Ma emblematica l’evento successo il 26 febbraio a Bergamo. Una cimice sulla spalle del chirurgo mentre opera e ad accorgersene è lo stesso paziente in anestesia locale. Il fatto è avvenuto in un complesso ospedaliero molto ben organizzato, un esempio nella mappa dei migliori presidi sanitari nazionali: l’ospedale Giovanni XXIII. “Mi scusi, signor chirurgo, ma ha una cimice che le salta sulla spalla!” si è sentito dire il chirurgo mentre operava. L’azienda ospedaliera, a mo’ di film comico, dichiara: “nella mattinata di martedì 26 febbraio in una sala di Day Surgery è stato individuato un insetto, con tutta probabilità proveniente dall’esterno”. Sempre dalla dirigenza sanitaria ammettono: sono cose che succedono. La notizia sarebbe secondo le autorità sanitarie irrilevante. Rilevante solo “l’enfasi che viene data a episodi che in altre situazioni sarebbero ritenuti non rilevanti”. E invece il caso è rilevantissimo. Deve essere solo un esempio per capire che gli ambienti delle sale operatorie dei nostri ospedali molto spesso non sono asettici. E forse sono questi i motivi per cui aumentano i contagi batterici da sala operatoria. Probabilmente si potrebbe fare di più come misura di prevenzione. Quindi, al di là del caso buffo, anche comico, a lieto fine, marginale, importante monitorare le condizioni igieniche nelle quale chirurghi e operatori sanitari operano. In sostanza appare molto ardua la battaglia per far sì che il malato abbia la garanzia di uscire dal luogo di cura in condizioni non peggiori di quelle per cui ci è entrato. La tecnologia se da una parte consente di lavorare da parte dei sanitari in modo più fluido e con maggiori garanzie sul banale errore individuale, d’altra parte c’è il pericolo che abbia abbassato i livelli di attenzione. A questo concorre la necessità costante di risparmiare. Pia de' Tolomei

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ATTUALITÀ

No ad una Sanità diretta dall’economia A dire no è il ministro della salute Renato Balduzzi da Dublino. Durante il vertice del 4 e 5 marzo si sono trattati i problemi di obesità, politiche alimentari integrate, i disturbi dell'autismo le infezioni negli ambienti dedicati alle cure “Non bisogna parlare di tagli, ma di riorganizzazione, non di minor spesa, ma di migliore spesa, non di superamento dell’universalismo, ma di universalismo più solidale, in cui chi ha di più paghi molto di più, ma tutti, e soprattutto i più deboli e fragili, siano garantiti e aiutati”. L’intervento del ministro della salute italiano Renato Balduzzi, il 5 marzo, si è concentrato su questa parte nevralgica del dibattito di Dublino dove si sono incontrati i ministri della salute europei. Il ministro della Salute, prof. Renato Balduzzi, è intervenuto al Consiglio informale dei Ministri della salute dell’Unione europea sul problema dell’impatto della crisi economica sulle politiche della salute. Il ministro Balduzzi ha affermato che “la sfida della sostenibilità sarà il tema degli anni futuri”. E poi: “la sostenibilità di un sistema è strettamente legato alla fiducia dei diversi attori nel sistema stesso e nella sua capacità di reggere alle sfide, che in sanità sono quelle dell’invecchiamento della popolazione, della cronicità, delle aspettative di cura e delle nuove tecnologie”. Il ministro Balduzzi ha rilevato che sono tre strade da percorrere: “Lotta agli sprechi e all’inappropriatezza clinica e organizzativa; autonomismo responsabile; investimenti in prevenzione, materia nella quale l’Italia è il fanalino di coda in Europa, anche se, in realtà, la prevenzione è molto forte perché all’impegno pubblico va aggiunta una miriade di iniziative e di impegni a livello di volontariato e di no profit”. Il ministro Balduzzi ha infine proposto una considerazione circa il modo con cui il tema della sostenibilità è affrontato a livello di Consiglio dei Ministri dell’Unione europea. Balduzzi ha rilevato che questo tema “non può essere riservato ai Ministri dell’Econo-

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mia e delle Finanze, né nei singoli Stati membri, né a livello europeo”: “Diversamente tutto ciò che ho detto sulla fiducia e sulla necessità di non comunicare tagli, ma riorganizzazione in funzione di un più elevato livello di tutela della salute, sarebbe contraddetto in modo clamoroso”. Il ministro Balduzzi quindi ha accennato alla riunione dell’Ecofin di domani in Grecia: “Se domani l’Ecofin deciderà che la sostenibilità dei sistemi sanitari è competenza dei soli Ministri dell’Economia, tutto ciò di cui si è discusso qui a Dublino è vano”. Nel vertice si sono toccati anche altri temi di stretta attualità. Obesità, politiche alimentari integrate, i disturbi della comunicazione, autismo compreso, nei bambini, il problema delle infezioni negli ambienti dedicati alle cure. Il Consiglio proseguirà anche nella discussione sulla proposta di nuova Direttiva Europea sulla protezione della popolazione dal fumo attivo e passivo. Sono questi i temi che sono affrontati nel Consiglio informale dei ministri della salute dell’Unione europea in corso a Dublino, nel semestre di presidenza irlandese dell’Ue. Renato Balduzzi ha anche sollecitato gli Stati membri ad adottare azioni comuni per la diagnosi precoce dei disturbi comportamentali complessi e dei disturbi dello sviluppo nei bambini fin dalla primissima infanzia. Il ministro della salute ha sottolineato l’importanza di un’azione comune a livello europeo, oltre che nei singoli Stati, della sorveglianza a largo spettro per identificare i segni precoci dell'autismo. Il ministro l'ha definita “una priorità”, chiedendo all’Unione di redigere un report annuale sulle attività realizzate per permettere a tutti gli Stati un migliore scambio di informazioni. Gemma Donati

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CURIOSITÀ

Medici e infermieri hanno successo in tv

Hanno successo in tutto il mondo le serie televisive che vedono come protagoniste le corsie di ospedale statunitensi. Grey’s Anatomy è arrivata alla sesta stagione. Scrubs è prossima alla nona La Sanità portata su piano di spettacolo funziona. Ha funzionato Doctor House, così come in Italia con “Medicina Generale” trasmesso in Rai. Funziona nella programmazione recente con Scrubs e Grey's Anatomy. Chiaramente in ogni di queste fiction, assieme alla Sanità va dato un ingrediente che diventa dominante: l'amore, la simpatica pazzia, la comicità pura, il dramma a lieto fine … Ma è l’ispirazione comica la più apprezzata - nel caso di Scrubs trasmesso su MTV - oppure romantica, nel caso di Grey's Anatomy, trasmesso in Italia su La7. A spiegare Grey's Amatomy è proprio uno dei protagonisti dei Scrubs, Perry Cox, quando dice: “Niente cambia in questo mondo, Grey's Anatomy continua a concludere ogni storia con una meschina voce-pensiero che mette insieme tutti i tasselli delle varie storie”. Il fine narrativo di Grey's Anatomy consiste proprio nel riportare attraverso la voce narrante da sfondo agli episodi, che anche in quel mondo di grandi stravolgimenti nulla cambia effettivamente nel corso del dinamismo delle esistenze.

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Il suo carattere vuole quindi essere contemplativo, sentimentale e consolatorio. Di segno completamente opposto invece Scrubs dove la vena comica è assolutamente preponderante. C'è una voce narrante, John Michael Dorian. È un medico giovane del Heart Sacred (Sacro Cuore). Deve vedersela col medico dal cuore duro, Perry Cox, con il primario, Robert Kelso, stupido, incapace, attento al budget e ad ogni formalità, con l’infermiera-cerbero Carla Espinosa che però si fidanza e sposa il suo miglior amico il chirurgo Turk, bravo ma svitato quanto lui. Ma soprattutto John deve confrontarsi con la collega di pari grado, Elliot Reid. Se ne invaghisce e viene contraccambiato a tratti … Il merito di queste storie consiste nel riportare, anche se sotto traccia ma abbastanza leggibile nella trama, tutti i problemi dell’organizzazione sanitaria, negli Stati Uniti come altrove: i gradi di responsabilità del medico, il suo timore di avere ritorsioni legali dal paziente, il rapporto con la morte, l’aspettativa di guarigione, l’incomunicabilità tra medico-paziente, la difficoltà di arrivare ad una diagnosi certa, i costi sanitari messi al primo posto davanti alla salute del paziente. Alagia Fleschi

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Anastacia di nuovo ammalata

La sua figura, quella di una donna forte, dà coraggio alle donne che debbono superare questo momento: “Non lasciare mai che il cancro rubi il meglio di te!” L’annuncio è stato dato su Facebook, ma il profilo nella gestione della malattia sarà strettamente riservato. “Ad Anastacia purtroppo è stato diagnosticato il cancro al seno per la seconda volta dopo averlo sconfitto con successo nel 2003”. Questo il comunicato stringato sulla sua pagina Facebook. Il fatto che riguarda la vita personale della cantante è stato reso pubblico unicamente per dare motivazione all’annullamento della sua tourneé europea. Il tumore del seno è dovuto alla moltiplicazione incontrollata di alcune cellule della ghiandola mammaria che si trasformano in cellule maligne. Il problema per chi ha un’affezione di questo tipo consiste nella tempestività della diagnosi, quindi della cura. Questo perché il pericolo potrebbe consistere nel distacco di queste cellule dal tessuto che le ha generate per invadere i tessuti circostanti e, col tempo, anche gli altri organi del corpo. Anastacia avrà sicuramente colto il nuovo insorgere della malattia per tempo per cui l’augurio è da parte di tutti. Riuscirà sicuramente vincitrice anche stavolta! La cantante, in passato, ha già avuto un intervento al seno è solita ironizzare su questa parentesi della sua vita riaperta. “Il chirurgo ha dovuto togliermi il 40% del seno, però hey, tanto ne avevo una tonnellata”. Prenderla a ridere però sarebbe un grave errore per sé e per chi l’ascolta e può prenderla a modello. Anastacia infatti spiega il suo Calvario già vissuto. “Quando ho avuto il risultato della biopsia, si confermava che era un tumore e si stava espandendo rapidamente. Prendere il telefono e dire agli amici “ho un cancro” è stata una cosa tosta. Il mio chirurgo mi ha detto che quando ha iniziato w w w .ci tta d i ni es a l ute.i t

l’operazione gli è venuto un groppo in gola, il tumore era più avanzato di quanto sembrasse” - sono dichiarazioni rilasciate in estate al giornale Marie Claire. Prima quindi di essere a conoscenza di un ritorno di malattia. O di una nuova malattia, dato che non è a conoscenza. Sempre nell’ambito operazione verità e superamento dello stesso velo di ironia necessario per difendersi dalla malattia, Anastacia spiega la sua degenza: “Il periodo dopo l’operazione è stato terribile, ho provato più dolore di quello che mi immaginavo; per due settimane non ho potuto muovermi, e quando alla fine sono riuscita ad alzarmi in piedi, camminavo come Ozzy Osbourne”. Non salta alcun passaggio nella sua ricostruzione del dolore. “Non potevo neanche piangere perché il piangere mi procurava dolori in più, ed inoltre c’era sempre la possibilità che dovessero togliermi tutto il seno”. La fase di malattia e il suo recupero però probabilmente hanno dato allo spirito di Anastacia una persona nuova, più forte e consapevole. Si innamora nuovamente. Stavolta è uno stunt-man. “È davvero la persona giusta. È stato al mio fianco per tutta la radioterapia. All’inizio avevo l'impressione che i miei seni fossero come delle merci avariate, ma poi, giorno dopo giorno, sono migliorati. Adesso non riesco a smettere di far vedere le tette alle mie amiche, mi piacciono troppo. Sembrano i seni di una sedicenne, troppo belli”. Già nel corso di quella stessa intervista, in tempi non sospetti, Anastacia prende in considerazione il ritorno della malattia. “In questo caso ho deciso che mi farò togliere entrambi i seni. Mi comprerò delle tette finte, non voglio essere schiava di questa malattia. L’unico vantaggio del tumore al seno è che, se togli il seno, togli anche il tumore”. Gherardo Segarelli

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I farmaci vanno acquistati in farmacia!

Il web devastato dalla vendita di medicine contraffatte: una confezione su dieci, a dirlo la Food and Drug Administration statunitense Un’inchiesta di Wall Street Journal ha evidenziato il business legato ai farmaci antitumorali. Sono state rilevate contraffazioni di confezioni di Avastin che non avevano il principio attivo. Quello delle adulterazioni è diventato un business mondiale. I primi farmaci ad essere contraffatti sono quelli che migliorano le prestazioni sessuali maschili. Molti vengono dalla Cina e hanno un principio attivo molto ridimensionato da quello regolarmente presente in una pillola o totalmente assente. Seguono i prodotti contro l’ipertensione, ma anche farmaci oncologici. Il grado di interesse per il contraffattore dipende esclusivamente dalla diffusione di farmaco, malattia e soprattutto del prezzo in cui il farmaco è venduto. Tra fine settembre ed inizio ottobre una vasta operazione dell’Interpol in cento paesi ha sequestrato 3,75 milioni di farmaci contraffatti. Si calcola un valore complessivo di 10,5 milioni di dollari. Internet, chiaramente, la sede principale per la vendita di questi prodotti. Ma a trovarsi costantemente nel web sono ormoni della crescita e sostanze dopanti, quindi l’obiettivo è identificare le farmacie online illegali.

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Ci sono importanti brand farmaceutici che per segnalarsi ai propri consumatori con un marchio di originalità che non può essere contraffatto, tipo etichette per distributori e pazienti e altri piccolissimi accorgimenti noti esclusivamente al produttore. Questo per garantire che si sta assumendo un farmaco originale, non contraffatto. L’Italia ha pensato a un bollino ottico in grado di garantire la tracciabilità di ogni singola confezione. Ma la battaglia contro la contraffazione farmaceutica è all’ordine del giorno. I servizi di polizia e della dogana di cento Paesi hanno sequestrato 3,75 milioni di dosi di farmaci contraffatti venduti su Internet per un valore di 10,5 milioni di dollari nel corso di un’operazione mondiale nella lotta contro la contraffazione. Lo ha annunciato Interpol e ha parlato di record superato di anno in anno. A fine anno scorso sono stati chiusi diciottomila siti online di farmaci illegali. Trattamenti anti-cancro, antibiotici, pillole contro le disfunzioni erettili, farmaci per dimagrire o integratori alimentari sono quelli più richiesti. Matilde di Canossa

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RICERCA

Giornata delle malattie rare: 28 febbraio L’European Organisation for Rare Diseases promuove questa iniziativa Bisogna far crescere la consapevolezza sulle malattie rare. Questo sia nelle grandi organizzazioni sanitarie statali che in quelle private. Una malattia rara in sé non interessa i grandi interessi della farmacologia, non viene approfondita perché, chiaramente, i numeri ridotti di cui si compongono i casi, non urgono come emergenza estrema. Tutte insieme però le malattie rare sono un’urgenza dei sistemi sanitari. Anche perché, al di là di grandi classificazione, la medicina del futuro dovrà entrare nella logica della specialità o addirittura unicità di ciascuna malattia, perché ciascuna malattia deve essere riferita a una persona specifica che di per sé costituisce un’eccellenza e un’eccezione dal resto. La definizione di malattia rara è comunque impressionante. Secondo lo stilema europeo per malattia rara si intende quell’affezione che colpisce meno di cinque persone su diecimila. Il problema è che ne esistono circa ottomila di malattie come questa! Nell’insieme possono colpire 30 milioni di persone in Europa. In Italia la giornata viene celebrata il 2 marzo con un convegno che si divide su tre aspetti: quel che fanno le regioni, la comunicazione e il punto di vista dell’ammalato.

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In questa edizione 2013, sono stati stanziati centoquarantaquattro milioni dall’Unione europea per combattere le malattie rare. Si tratta di ventisei progetti di ricerca. Riguardano le malattie rare. Questo in virtù della giornata dedicata a livello nazionale del 28 febbraio. Il finanziamento è stato annunciato dalla Commissione Ue. Sono dedicati al miglioramento della vita di trenta milioni di europei. Gran parte di questi, bambini. Il fondo serve per entrare nel mondo di questo tipo di malattie per trovare le terapie che sappiano riconoscerle, distinguerle, quindi curarle. I paesi partecipanti sono ventinove, non tutti dell’Unione europea. Nel riparto dei fondi della Sanità, il ministero ha destinato alle malattie rare 20 milioni di euro più 15 milioni per i tumori rari. “Ma non va abbassata la guardia - ha detto il ministro della Salute, Renato Balduzzi -. Le malattie rare costituiscono un vero e proprio banco di prova dell’efficienza del Sistema sanitario nazionale”. Margherita degli Aldobrandeschi

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“Colpa lieve”, ma solo se il medico segue i protocolli La Medicina difensiva abbassa i suoi scudi verso i pazienti ma non viene meno il clima di incertezza per i ricorsi contro gli errori. Da Palazzo di Giustizia arriva la mezza assoluzione per i medici che lavoreranno più tranquilli

La Corte di Cassazione si è espressa nei confronti degli errori nell’esercizio della sua attività. Se il medico segue tutte le procedure, i protocolli, le terapie opportune davanti a ogni singola manifestazione di patologia la sua eventuale responsabilità è ritenuta “lieve”. Si sgombra il campo, quindi, da eventuali rovesci penali. In sostanza il medico per non incorrere a rovesci di fortuna davanti al giudice dovrà auto tutelarsi rientrando in una serie di linee guida. Ma se si volevano evitare i costi eccessivi per la cosiddetta Medicina difensiva, in questo modo viene dato un avallo giuridico a questa nuova categoria economico-sanitaria. La questione sottoposta alla Suprema Corte era se la responsabilità professionale dell’esercente le professioni sanitarie determinasse la parziale abrogazione delle fattispecie colpose. In sostanza, se eventuali errori commessi dagli esercenti di professioni sanitarie potessero essere leniti laddove si fossero utilizzate tutte le misure diagno-

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stiche conosciute per arrivare a capo di un problema nella cura della salute. La Cassazione ha risposto sì. I giudici, in applicazione del principio, hanno annullato con rinvio la condanna per omicidio colposo di un chirurgo che nell’esecuzione di un intervento di ernia al disco, aveva leso dei vasi sanguigni provocando una emorragia letale per il paziente. Al giudice di merito è stato chiesto di riesaminare il caso per determinare se esistano linee guida o pratiche mediche accreditate relative “all’atto chirurgico in questione”, se l’intervento eseguito si sia mosso entro i confini segnati dalle direttive e, in caso affermativo, se nell’esecuzione dell’intervento vi sia stata colpa lieve o grave. La sentenza “dimostra che il tentativo legislativo rappresentato dalla legge Balduzzi, non è stato vano», ma pone anche il problema “dell’accreditamento univoco” delle linee guida, sottolinea il segretario dell’associazione medici dirigenti Anaao, Assomed, Costantino Troise.

E intanto per i ricorsi a medici che sbagliano a torto o a ragione vengono spesi dieci miliardi l’anno. Pari allo 0,75% del prodotto interno lordo. Lo dice la relazione della Commissione parlamentare d'inchiesta. Il 53% dei medici che dichiara di prescrivere farmaci a titolo “difensivo”. Va rilevato anche il fatto che nel 2010 questo esborso è diminuito di circa settecento milioni. Il dato drammatico per la nostra Sanità consiste nel fatto che nel decennio che va dal 1995 al 2005 la spesa sanitaria è quasi raddoppiata passando da 48 a 92 miliardi l’anno (il conteggio chiaramente è in Euro). Visite specialistiche cresciute del 73% che determinano una crescita del 21% delle prescrizioni, effettuate da ogni medico, dichiaratamente inutili. Il 71% dei medici interpellati. In tre anni, Italia, si contano cinquecentosettanta casi di malasanità. Leggasi errori del personale e disfunzioni. In 400 casi c'è stata la morte del paziente: 261 per presunti errori medici e 139 a inefficienze di vario tipo. Pia de’ Tolomei

Mensile di informazione Socio-Sanitaria Editore e Direttore Generale Mario Dionisi Direttore Responsabile Angelo Nardi Redazione Via Carlo Del Prete, 6 Tel. 0774.081389 Stampa Fotolito Moggio strada Galli, 5 Villa Adriana (Roma). Registrazione n. 31 del 29/06/2010 presso il Tribunale di Tivoli. Tutte le collaborazioni sono considerate a titolo gratuito, salvo accordi scritti con l’editore. Tutto il materiale cartaceo e fotografico consegnato alla redazione, non verrà restituito. Chiuso il 08/03/2013

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