Cittadini & Salute Aprile 2014

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Cottarelli, chi è costui? È l’uomo più importante per la cura della nostra salute. Più importante del ministro, più importante di un primario, più importante dell’assessore della nostra regione alla sanità o il suo presidente. Cosa fa nella vita Cottarelli. Studia, ordina e preordina i risparmi in tutto il sistema della spesa pubblica italiana. E la Sanità entra a pieno titolo coi suoi 110 miliardi annui complessivi. Ma mentre prima si pensava che questi ritocchi di spesa sarebbero stati reinvestiti in Sanità ora che il gioco si fa duro in Europa, questi soldi tagliati saranno distribuiti per avere una spesa pubblica meno pesante. Il commissario Carlo Cottarelli ha chiesto di guardare ai ricoveri inappropriati. Questo significherà che si troverà posto in ospedale con grande difficoltà e i tagli saranno preservati.



L’editoriale di

Mario Dionisi

“La sanità dovrà tagliare sugli sprechi”. Vorrei soffermarmi su questa asserzione letta sui giornali migliaia di volte in questi mesi. Il fatto che in Sanità ci siano degli sprechi - ammesso tranquillamente - dovrebbe esser nozione che rimanda direttamente a procedure giudiziarie da attivare in proposito: chi ha sprecato? Dove e come? Qualcuno si è arricchito per questi sprechi o è stata solo negligenza? Dando per scontata la soluzione ai quesiti, i tagli vengono comminati prevalentemente a chi lavora nel mondo della cura della salute. Nessuna reprimenda all’esercito di amministrativi delle 149 Asl italiane che hanno operato acquisendo servizi e beni con prezzi che messi a confronto sono disparati. E lo sono in modo evidente da anni, da anni si predica ma nulla è stato fatto. Si fa sulle attività che lavorano a supporto dell’intervento pubblico per la cura della salute. Quasi che il ragionevole profitto da lavoro autogestito sia qualcosa da penalizzare in nome dell’appiattimento, di un mal interpretato universalismo. Sì, perché l’universalismo del nostro sistema sanitario deve essere diretto al paziente portatore di diritti, non deve tradursi dell’omologazione. Ma torniamo agli sprechi. Sono stati determinati dove c’erano risacche di eccessiva garanzia sulla produttività al lavoro, dove si era tranquilli su pendenze di bilancio. Loro non saranno penalizzati. Saranno invece tagliati fondi per le ospedalizzazioni private, per la diagnostica (ivi, pag.9), per le attività di prevenzione che i cittadini sono costretti a fare in quanto sostanzialmente rigettati da un servizio pubblico lento e farraginoso. La parte pubblica verrà ridimensionata sui ricoveri inappropriati e sui posti letto. Non si capisce bene come scongiurare questi ricoveri se proprio sulla diagnostica si vuole tagliare. La risultante sarà lo smantellamento di tanti piccoli ospedali di provincia che nell’insieme svolgono una funzione di assorbimento della domanda di cura. Domanda che sarà sempre più forte se è vero, come è vero, che sono a rischio chiusura diverse case di cura ed ospedali privati (ivi, pag. 19) privati, appunto, della capacità di lavorare dai tagli della spesa. Attenzione! L’alternativa in men che meno sarà quella di farsi curare in Francia, Germania o Inghilterra. Chi può! Chi non può si arrangi. Bella riforma!

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di

Angelo Nardi

Sensi e controsensi dell’attuale fase di elaborazione sanitaria La medicina è sempre più in mano alla tecnologia. Pochi avanzamenti si sarebbero fatti se non fosse subentrata da una parte la genetica, dall’altro l’ingresso le capacità di fare analisi diagnostiche attraverso metodi di imaging. E queste ultime sono velocemente applicate alle strumentazioni di cui si dotano gli stabilimenti di diagnostica. Il governo della Sanità perfettamente incurante di queste elementari verità alla portata di tutti che hanno cambiato il modo di approcciare la cura della salute, tratta il problema dei sistemi di approccio sociale alla medicine e alle terapie con la stessa logica di cinquanta anni fa: ospedali, ambulatori e medici di base. In una fase di ristrettezze dice che ogni voce di queste tre grandi componenti deve ridimensionarsi dettando tabelle di marcia per il loro ridimensionamento. Questo percorso è praticamente elaborato dai tecnici dei diversi governi degli enti regione, depositari della delega piena all’organizzazione sanitaria sul territorio. Non si capisce, invece come questa grande fase di crisi e di nuova austerity poteva essere l’occasione per ripensare la Sanità e le sue gerarchie. La politica sotto scacco dei ragionieri vede molto bene gli “zero virgola” (e fa bene a vederli) ma non si rende conto che un investimento ingente serve a prestare un servizio primario. Se questo servizio è inadeguato ai tempi i suoi fruitori con possibilità di spesa andranno a servirsi di sistemi più efficienti, anche in Europa (già perché ora si può). Quindi a servirsi della Sanità italiana, pubblica o privata che sia, saranno quelli in qualche modo impossibilitati a fare migrazioni tali da avere garanzie. Conseguenze: la nostra Sanità rischia di morire coi propri pazienti che moriranno perché non avranno cure adeguate, almeno non paragonabili a quelle di altri paesi europei o di qualche regione italiana privilegiata che però entrerà subito in surplus di clienti-pazienti. Questa lunga premessa serve a esprimere due postulati: Una cattiva politica economica produce poveri. Una cattiva politica sanitaria produce morti. I nostri riusciranno a raggiungere entrambi gli obiettivi. w w w .ci tta d i ni es a l ute.i t

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CURIOSITÀ

Prevenzione morbillo, l’Italia è indietro La vecchia trivalente è ancora un problema per il sistema di comunicazione, non solo sanitario Il nostro paese non ha ancora comunicato all’Oms quelli che faranno parte della Commissione per controllare che sia morbillo che rosolia siano eliminate. L’obiettivo prefissato è il 2015. Morbillo-parotite-rosolia sono ancora incluse, ma solo nel nostro paese nel 1999 tra le vaccinazioni obbligatorie e raccomandate, questo perché la copertura vaccinale è ancora un dato difficile da recepire con esattezza. Ma il problema resta: l’obiettivo dell’Oms consiste nell’eliminare in Europa, entro il 2015, morbillo e rosolia. Raggiungerlo, secondo l’Oms, significa creare una commissione ad hoc di esperti per attuare un Piano di prevenzione a livello europeo al quale hanno aderito 53 Paesi in Europa e nel mondo. Il 20 marzo diverse agenzie hanno rilevato che è stato discusso il problema al Congresso europeo di Antalya dedicato ai programmi nazionali di immunizzazione in Europa. (Ansa) Dal sistema di sorveglianza europeo risulta che da aprile 2012 a marzo 2013 sono stati registrati 8.127 casi di morbillo nei vari Paesi europei, tra cui la Francia (559 casi), l’Italia (523), la Romania (3.641) e il Regno Unito (3.523). w w w .ci tta d i ni es a l ute.i t

Secondo i dati raccolti, l’88% dei casi di morbillo registrati nel nostro Paese ha riguardato persone che non erano state mai vaccinate: in particolare, i casi del 2013 hanno colpito soprattutto i bambini sotto l’anno di vita (che a quell’età non hanno ancora ricevuto il vaccino), quelli tra 1 e 4 anni e i ragazzi tra i 18 e i 25 anni. “In Italia e in altri Paesi europei - sottolinea all’Ansa Susanna Esposito, presidente della Commissione dell’Oms per l’eliminazione di morbillo e rosolia congenita e Presidente Sitip - il morbillo e la rosolia sono malattie ancora pericolose. Se vogliamo davvero raggiungere gli obiettivi prefissati dall’Oms e ottenere, in breve tempo, un efficace aumento della copertura vaccinale è fondamentale il coinvolgimento della classe politica italiana. Il nostro Paese ha dato un grande contributo nell’eradicazione della polio a livello nazionale, lo stesso ci aspettiamo che faccia nell’attuazione del Piano di eliminazione di morbillo e rosolia”. La vaccinazione trivalente (morbilloparotite-rosolia), in Italia, è stata inclusa ufficialmente nel 1999 nel calendario nazionale delle vaccinazioni obbligatorie e raccomandate, con

indicazioni per la somministrazione della prima dose per tutti i bambini a partire dai 12 mesi compiuti e comunque entro il 15esimo mese di vita, e con l’introduzione di una seconda dose all’età di 5-6 anni. Eppure, nel nostro Paese la situazione della copertura vaccinale rimane ancora complessa: se la copertura con la prima dose appare buona sebbene non ottimale (circa il 90%), quella della seconda dose è, invece, nettamente inferiore agli standard richiesti, anche perché è stata introdotta soltanto nel 2005. Questo il motivo per cui tanti adolescenti e giovani adulti non sono vaccinati o lo sono stati solo una prima volta. “Morbillo e rosolia - chiarisce sempre all’Ansa Susanna Esposito potranno considerarsi malattie eliminate solo quando si constaterà la completa scomparsa di casi delle due malattie per un periodo di almeno 36 mesi dall’ultimo caso conosciuto. Inoltre, gli Stati partecipanti al Piano dovranno raggiungere il 95 per cento dei soggetti di età inferiore ai 40 anni vaccinati con due dosi di vaccino”. (Ansa) Dolcino da Novara

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REGIONE LAZIO

Lazio, laboratori analisi sotto tiro

Come nel gioco del cerino la scottatura arriva sempre all'ultimo della catena che poi è il primo in ordine di prevenzione e cura: il laboratorio diagnostico “A rischio 2.000 lavoratori della Sanità privata accreditata”, dice Federlazio. Non solo meno posti letto coi tagli alla sanità. Anche meno diritto di accedere alla prevenzione coi sistemi di diagnostica in grado di dare in tempi decenti il quadro dello stato di cose. Si deve riorganizzare la rete dei laboratori analisi. Questo significa farne di meno. Questo significa che alcuni dovranno chiudere, i più deboli. Si tratta della traduzione in altre parole di quanto detto dal Sub Commissario alla Sanità, Renato Botti, durante l’incontro con le parti sindacali del 14 marzo. Prevedibile l’accensione dei toni dell’incontro che hanno suggerito a Botti di alzarsi e andarsene. Un atteggiamento senza precedenti, ha dichiarato il presidente Federlazio del settore, Claudia Tulimiero Melis. Le federazioni degli imprenditori della sanità privata sono alle prese con la redazione di un documento alternativo ai progetti del subcommissario. La questione assume un aspetto nevralgico per il funzionamento di tutto l’impianto e avanzare la motivazione

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economicistica - posti di lavoro e rischio di chiusura attività - pur essendo una degna argomentazione non rende bene quanto il problema sia nevralgico. Nell’impossibilità di pensare una sanità pubblica che da sola riesca a sopperire ai problemi della richiesta di diagnostica, l’apporto delle attività cosiddette private-convenzionate diventa, appunto, nevralgico. Tutti sanno che la sfera della diagnostica è fondamentale perché consente di evitare i ricoveri inappropriati. E sui ricoveri inappropriati si concentra la scure della spending review. L’eventualità più folle a cui andiamo incontro consiste nella prospettiva per cui la Regione Lazio, come il governo di altri enti regione, per spendere di meno taglino questa spesa con aggravio generale sui costi generali. Si spende meno in una voce marginale per spendere molto di più su una voce che consiste nella mole principale della spesa: l’ospedalizzazione. Ma anche qui continuiamo a parlare di economia e non di salute. Gemma Donati

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Italian Hospital Group

CENTRALINO 0774 38.61 FAX 0774 38.61.04 188, Via Tiburtina 00012 Guidonia (RM) www.italianhospitalgroup.it

Dott.ssa Tiziana Franceschini, Psicologa dell’età evolutiva e psicoterapeuta clinica Ambulatorio privato di Psicologia dell’Età Evolutiva

Ci consigliano di andare dallo psicologo per nostro figlio, ma noi abbiamo molti dubbi… Spesso il consiglio di andare da uno psicologo dell’età evolutiva

viene dato dalle maestre quando osservano nei bambini delle dif-

ficoltà nell’area cognitiva (disturbi dell’apprendimento), compor-

tamentale (disattenzione, iperattività), affettivo-relazionale

(isolamento, ansia da prestazione, problematica gestione delle

emozioni negative) o altro ancora. Altre volte i genitori stessi no-

tano nei figli dei comportamenti che destano loro preoccupazione,

ma sono comunque riluttanti a portare il bambino da un profes-

sionista, di cui spesso non conoscono le modalità e gli obiettivi. Proprio per questo è utile analizzare e dipanare i dubbi più fre-

quenti dei genitori.

Non sappiamo cosa dire a nostro figlio per portarlo…

Molti genitori dicono ai figli che vanno da un loro amico con cui

parlare e giocare, altri chiedono allo psicologo di andare a fare i col-

Temiamo che nostro figlio si senta diverso e problematico…

Le famiglie che sviluppano la motivazione ad andare da uno psico-

logo stanno attraversando una fase di cambiamento, rispetto alla quale

l’adattamento trovato in precedenza non è più funzionale. Spesso il

bambino si fa carico delle tensioni di tutta la famiglia, ma un bravo psi-

cologo è in grado di ridefinire la domanda di aiuto (la problematicità

del minore) per sottrarre al figlio il ruolo di “capro espiatorio”. Quindi,

non abbiamo un bambino problematico, ma una famiglia che ha biso-

gno di aiuto per cambiare. Il fatto che i genitori prendano atto che ci

sono delle difficoltà insegna ai bambini che di fronte ai problemi non

si fa finta di nulla, ma si cerca tutti insieme una soluzione.

Non ci va di andare da qualcuno che ci fa sentire giudicati…

Spostare il focus dal bambino a tutta la famiglia è rassicurante per

il bambino, ma può essere penoso per i genitori, per cui possono

loqui a casa propria. È bene rassicurare i genitori che ai bambini si

emergere l’ansia del giudizio, il senso di colpa e la paura di avere

glie a stare meglio. Andare insieme da uno psicologo apre tra geni-

parte è un bene che i genitori si confrontino con l’idea dell’errore,

cambiamento, laddove al contrario una bugia mistifica la realtà, lede

e che neanche a loro è richiesto di aderire ad un irraggiungibile ideale

può tranquillamente dire che si va da un dottore che aiuta le fami-

tori e figli un tavolo di confronto che è la premessa del

la fiducia del bambino e ostacola il cambiamento. Va specificato che

andare a casa dei pazienti non è previsito dal codice deontologico e

commesso errori tali da compromettere lo sviluppo dei figli. Da una

perché in questo modo insegnano ai bambini che nessuno è perfetto

di perfezione. Dall’altra parte, quelli dei genitori non sono propria-

mente errori, perchè la famiglia è in una fase evolutiva nuova, in cui

bisogna diffidare dei professionisti che accettano questa condizione.

le modalità educative che prima andavano bene ora non sono più

traumatica…

ma a far capire che sono loro ad avere le risorse per cambiare, in

Abbiamo paura che nostro figlio viva questa esperienza come

Uno psicologo dell’età evolutiva ha tutti gli strumenti per adat-

tare la relazione con il bambino alla sua età mentale ed emotiva,

funzionali. Responsabilizzare i genitori non serve a colpevolizzarli,

modo da proporre al bambino nuove modalità di comportamento.

Non ci piace l’idea di delegare a uno specialista ciò che compete

ma in ogni caso l’esperienza contiene in sè una minima dose di

a noi genitori…

sono eventi stressanti, ma è proprio la sana frustrazione insita nelle

quello di sostituirsi ai genitori nella cura e nell’educazione dei figli.

stress. Anche togliere il pannolino e andare il primo giorno a scuola sfide evolutive che consente di crescere. Il confronto del bambino

con lo stress permette allo specialista di valutare le sue reazioni, le

Lo psicologo non lavora sulla delega e il suo compito non è

La partecipazione attiva dei genitori è necessaria, perché la consu-

lenza non può avere effetto trasformativo se è centrata solo sul

difese, la forza dell’Io, la capacità di adattamento. La consulenza

bambino. L’aiuto di un esperto serve ad attivare le competenze e le

quale da parte sua ha un’occasione per fare un’esperienza nuova

attivano il cambiamento. In conclusione, fare una consulenza psi-

serve proprio a evidenziare le fragilità e le risorse del bambino, il

che va nella direzione della crescita. Molti genitori spesso si ricre-

dono rispetto ai figli, che dimostrano di avere molte più risorse di

quanto essi immaginavano. w w w .ci tta d i ni es a l ute.i t

risorse dei genitori, in modo che essi trovino soluzioni nuove che

cologica vuol dire intraprendere un percorso di crescita, una sfida

evolutiva comune al termine della quale la famiglia si ritrova più

unita. In questo modo è possibile crescere insieme.

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ATTUALITÀ A Renzi la definitiva ardua sentenza sulle operazioni di revisione della spesa? Sarebbe consolatorio ascrivere al criterio di un giudice il destino di qualcosa. Questo invece sarà determinato dalle opzioni di un tecnico, Carlo Cottarelli. E un tecnico per definizione sceglie senza un cuore, bensì facendosi funzionario della logica determinata dalla tecnica. Tecnico è il giudizio sui meriti, in Sanità. Tecnica la valutazione degli eccessi. Tecnica anche la simbiosi tra i due ambiti che come in un sistema di equazioni matematiche dovrà dirci quali sono i valori della “x” e della “y”. Quali, quindi, sacrificare. Non si riesce a pensare questa come grande occasione per ripensare completamene il sistema, l’organizzazione della Sanità che con l’avvento delle macchine, dell’elettronica, della telematica ha stravolto completamente funzionalità e classificazione delle emergenze. Il nostro primo ministro quindi deve sciogliere il nodo della spending review, ma è più preoccupato a comprendere la posizione espressa dai governatori degli enti-regione. Ma i governatori non parlano come persone che si occupano della cura della salute. I governatori si preoccupano dell’eventualità sia tolto loro un potere. Quello più grande, la voce che da sola rappresenta almeno i tre quarti del bilancio di un ente-regione: la sanità. Il Ministero della Salute chiede che le somme risparmiate siano reinvestite in sanità.

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A spendersi per la spesa

La promessa per cui i tagli nel mondo della cura per la salute sarebbero stati reinvestiti nella stessa voce Proposito lodevole ma lontanissimo dai criteri del sistema di austerità al quale si vuole arrivare. Se quanto tolto fosse ridato alla grande voce da cui è stato tolto non ci sarebbe lo scorporo di liquidità a cui si vuole arrivare, ma solo una più attenta allocazione delle risorse. Una misura che non è di questa fase. Improponibile oggi. Commovente il Renzi dal volto umano quando intervenendo nella trasmissione Porta a Porta dice espressamente: “in sanità abbiamo margini di miglioramento, la spending review la facciamo, ma i soldi li lasciamo sulla sanità”. Subito i suoi tecnici frenano. E sono i tecnici che governano Renzi, non è Renzi che governa i tecnici. Massimo Crozza, segretario nazionale della Fp-Cgil Medici, ha subito richiamato il capo del governo a essere coerente e mantenere le promesse su quanto già dichiarato. “Le risorse risparmiate dalla revisione della spesa in sanità ha affermato - devono essere reinvestite nel settore, per dare migliori e più qualificati servizi ai cittadini, senza più tagli e ticket”. Sulla stessa linea il segretario del maggiore sindacato dei medici dirigenti, l'Anaao-Assomed, Costantino Troise: “La sanità - avverte - non è quel pozzo senza fondo che ci si ostina a descrivere e

il Ssn non è in grado di sopportare ulteriori restrizioni. Il premier non può solo dichiarare che occorre cambiare verso ma deve farlo davvero, rompendo ogni rapporto di continuità con ciò che hanno fatto i suoi predecessori”. Sul punto, assolutamente cruciale, le Regioni in ogni caso non arretrano di un millimetro, come attesta il documento presentato ieri al governo per chiedere che vengano assicurati per la sanità i 109,902 miliardi già previsti per il 2014, nonché i 113,352 previsti per il 2015 e i 117,563 del 2016. “È stato concordato che i risparmi derivanti da azioni di razionalizzazione della spesa sanitaria - si legge nel documento - debbano rimanere nella disponibilità dei bilanci sanitari”. I governatori ricordano inoltre che si sono svolti vari incontri per l’elaborazione del Patto per la salute, “in particolare sui temi dell’adeguamento dei Livelli essenziali di assistenza, con l’impegno di un Dpcm entro il 30 giugno 2014, della revisione delle misure di compartecipazione ed esenzione, della gestione delle risorse umane e dell’assistenza ospedaliera”. Sulla destinazione delle risorse della revisione della spesa sanitaria resta ferma

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sanitaria si fanno gaffes!

ha avuto un respiro corto. Il primo ministro ha cattivi suggeritori, i ragionieri debbono prendere il loro posto

anche Beatrice Lorenzin: “Bisogna rendere sostenibile il sistema, tagliare gli sprechi e rinvestirli nella Sanità. La sfida dei tagli ha affermato il ministro, intervenendo a un convegno di Federanziani - significa reinvestire i risparmi in salute, assistenza agli anziani, Livelli essenziali di assistenza, tecnologie e risorse umane”. Ma c’è un ambito di decisioni sui quali i politici, tipicamente concepiti, hanno voce e capitolo. E questo riguarda la riforma del Titolo Quinto. A più riprese, negli ultimi due anni, in ogni convegno della Sanità, sulla Sanità, si è espresso il giudizio comunemente condiviso per cui l’affidamento di deleghe sostanziali in merito alla gestione della Sanità agli enti regione abbia creato ulteriore aggravio di spesa senza miglioramento delle prestazioni.

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Ebbene nemmeno questo mantra appare più un giudizio condiviso e all’evidenza di tutti. Non a caso gli occhi di chi ha a cuore le sorti della Sanità vanno in stretta marcatura al ddl costituzionale del governo Renzi là dove si modifica il Titolo Quinto e dove si evidenziano cambiamenti relativi all’attribuzione delle competenze legislative in materia di Sanità. Competenze che, a giudizio di tutti, debbono essere assolutamente riviste dopo la confusione, i guasti e il perenne contenzioso tra Stato-Regioni conseguente alla “legislazione concorrente” prevista dall’improvvida riforma del 2001. Sul punto, però, anche il ddl Renzi sembra tutt’altro che esente da ambiguità: è ben vero che la bozza del primo testo abolisce la “legislazione concorrente”, ma non è del tutto

chiaro se la materia sanitaria - come potrebbe sembrare a una prima lettura del provvedimento - finisca per transitare più marcatamente, se non addirittura in via esclusiva, nella competenza delle Regioni. I governatori stanno coi forconi ben attenti non gli sia portato via il giochetto della Sanità. E i governatori rappresentano voti per tutti i partiti. Si riuscirà quindi ad avere una Sanità dove siano esclusi i conflitti di attribuzione, ma dove ciascuno farà quel che fa con meno risorse per l’equilibrio di tutti. E allora l’incapacità della classe politica di guardare agli orizzonti nuovi del mondo della Sanità per quel che riesce ad esprimere, oggi, anche in chiave tecnologica, costringerà alla prossima tornata a consegnare ad altri onere e potere di gestione, con revisione del dettame universalistico della carta costituzionale. Si parlerà allora della sua inattualità. Ma come i dibattiti sulla Sanità davanti a gente che sta male e non trova cure adeguate suoneranno come parole al vento. Beatrice Portinari

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REGIONE LAZIO

La Regione Lazio rinnova gli ospedali Decisivo non si crei un corto circuito tra le strutture da ammodernare e quelle da tagliare

Arrivano nuovi investimenti per ospedali più accoglienti e moderni. Decisi interventi per garantire la manutenzione straordinaria nei reparti e soprattutto nei pronto soccorso. La Regione investe 35 milioni di euro per finanziare interventi di manutenzione straordinaria di ambulatori, reparti, uffici e aree di accesso, ma soprattutto i pronto soccorso e l’area dell’emergenza. Il fondo è stato ripartito in modo uguale tra le 21 aziende operative del sistema regionale. Ogni azienda riceverà la stessa cifra, pari ad un milione e 675 mila euro. Le opere, visto il breve tempo stabilito per concluderle, saranno affidate anche con la modalità della somma urgenza. Saranno i nuovi direttori generali definire un piano di utilizzo di queste risorse. Ogni Asl, ospedale o istituti di ricovero deve concludere i cantieri, compreso il collaudo, entro e non oltre il 31 ottobre di quest’anno. Se i finanziamenti non saranno utilizzati entro la data prevista, le somme residue torneranno alla Regione. In materia di politica per gli ospedali, che dovrebbe essere una scienza a parte anche in tema di bilanci, la Regione Lazio mostra di credere molto alle Case della Salute, la riforma dell’ex ministro Balduzzi.

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Con le Case della Salute si intenderebbe adeguare l’offerta sanitaria evitando agli ospedali il sovraffollamento nei pronto soccorso. Stante le stesse comunicazioni di programmatiche però il governo di Zingaretti guarda a grandi ospedali specializzati. Del piano di riqualificazione, quindi, non può entrare il nuovo centro di odontoiatria sociale che si è realizzato all’ospedale Umberto I di Roma. Da una parte si dà risposta a un problema rimandato per decenni, per cui non si capisce bene perché se la cura è un diritto universale la cura odontoiatrica deve, di fatto, essere affidata in modo esclusivo ai privati. Quindi una prima risposta a decenni di problematicità per avere accesso alle strutture pubbliche. Si aggiunge all’Umberto I il centro di odontoiatria sociale che si presenta come la più grande clinica odontoiatrica pubblica italiana. Dispone di sessantacinque poltrone per la cura, come si dice in gergo odontoiatrico. È su tre piani dedicati a diverse specialità. In sostanza, è una non politica quella sugli ospedali. Piuttosto un “fare” che guarda a quel che si può fare (anche in bene) ma non riesce a dare nuove collocazioni alle esigenze delle medicina tecnologica che guarda al futuro. Alagia Fleschi

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CURIOSITÀ

Termalismo, fa bene!

Lo dice una relazione presentata all’Oms Il documento World Health Organization Traditional Medicine Strategy 2014-2023 presentato a Macao guarda al rilancio scientifico delle medicine tradizionali e complementari, alla seria organizzazione formativa degli operatori, al rigoroso controllo qualità dei prodotti naturali e corretta informazione dei pazienti/consumatori. Lo ha presentato l’OMS. In relazione alle Medicine tradizionali e complementari si fa riferimento alla Medicina termale. Recenti ricerche dimostrano che le cure termali rientrano in una visione più ampia del concetto di salute. Gli studi sono stati effettuati dalla Femtec e dall’Italiana Fondazione per la Ricerca Termale (Forst) con la supervisione tecnica dell’Oms. Una ricerca su tutte, tra queste. Si chiama Hydroglobe. I suoi risultati saranno presentati nei prossimi giorni a Roma. Ma del resto nella pratica associata agli allenamenti è stato già provato che le cure termali aiutano a sentirsi meglio e a stare meglio. Ricercatori del Regno Unito hanno sottoposto gli atleti soggetti ad affaticamento muscolare ad immersioni

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di 10 minuti in acqua dagli 8 ai 22 gradi che sono risultate efficaci nel riabilitare i muscoli colpiti da microtraumi. “Il metodo della crioterapia provoca un abbassamento della temperatura muscolare e, al contrario, riattiva quella sanguigna” commenta Attilio Parisi all’Ansa, docente di medicina dello sport all'università di Roma Foro Italico. “Si tratta di metodi che si stanno sperimentando con successo in tante specialità che prevedono sforzi ripetuti e prolungati, come nelle gare di sci, slalom o fondo da fare giorno per giorno. Si sfruttano anche massaggi caldo-freddo e immersioni in acqua prima fredda e poi calda, utili per avere una rapida capacità di recupero, inclusa la rigenerazione dei microtraumi e l’eliminazione degli enzimi correlati con i danni che ostacolano la performance successiva”. C’è da credere che se è confermato il pronto recupero per gli sportivi, le terapie termale hanno ottima applicazione anche nelle persone comuni, non agonisti portatori di traumi e microtraumi. Un sistema di medicina riabilitativo, quello delle Terme, che il governo della Sanità deve nuovamente considerare per la sua effettiva valenza. Matilde di Canossa

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ATTUALITÀ

Quando i privati finalmente si ribellano

Jessica Faroni, presidente Associazione italiana ospedalità privata: “La crisi finanziaria non deve essere pagata dalle imprese della Sanità” Chi lavora come impresa nella cura della salute non è concorrente alla Sanità pubblica. Diplomazia, ma anche fermezza contro il sistema dei tagli adottato da Nicola Zingaretti. L’ha espresso a chiare lettere Jessica Faroni, imprenditrice di uno dei complessi più importanti di attività sanitarie dell’area romana e presidente dell’Aiop, Associazione italiana ospedalità privata. Il suo allarme si legge nelle note di agenzia stampa (nello specifico Asca): “La chiusura delle case di cura con meno di sessanta posti letto, come prevede il decreto Balduzzi, farà serrare le porte nel Lazio a ventitre cliniche dove oggi lavorano duemila dipendenti e che forniscono cinquantamila ricoveri l'anno”. L’AIOP è la più rappresentativa organizzazione datoriale tra le case di cura private nel Lazio. Jessica Faroni lo ha detto il 21 marzo nel corso dell’incontro con il presidente della Regione, Nicola Zingaretti, in occasione dell’assemblea delle istituzioni sanitarie associate. Diplomaticamente l’imprenditrice ha dato un complessivo “giudizio positivo” sul lavoro svolto dall’amministrazione regionale. Ma sempre Jessica Faroni ha evidenziato che un concetto chiave per il sistema sanitario nazionale e regionale sia quello per cui il lavoro delle attività impegnate nella cura per la salute che si sorreggono su vera managerialità e su risorse che non sono pubbliche non sono un nemico della Sanità pubblica. “Siamo una risorsa, non un nemico”. Ha detto Jessica Faroni. “Vogliamo continuare a collaborare con la Regione, come abbiamo fatto in questo anno con la giunta Zingaretti, cercando sempre soluzioni e avanzando proposte perché siamo imprenditori privati che fanno parte di un sistema pubblico”. w w w .ci tta d i ni es a l ute.i t

Ma la questione delle questioni alla quale né Zingaretti né, forse lo stesso ministro Lorenzin possono intervenire riguarda i tagli: “Dal 2007 al 2011 sono stati cancellati 2.300 posti letto (tra acuti, riabilitazione e lungodegenza) nelle cliniche private convenzionate, ma ci giunge voce che la Regione stia valutando ulteriori tagli a danno dei privati: se però i costi di una prestazione sanitaria resa da una casa di cura sono certi, gli sprechi vanno cercati altrove”. Ma l’imprenditrice ha toccato nel vivo anche i temi di strategia economico-politica che ha la Sanità oggi. Il primo problema che si troverà ad affrontare è quello dell’esodo dei malati in altre regioni d’Italia e d’Europa le cui cure offrono maggiore affidabilità. “In un momento in cui le frontiere dell’Europa si aprono, il Lazio resta immotivatamente chiuso, disincentivando qualsiasi forma di attrazione di malati da altre Regioni, mentre tutti gli altri enti locali intorno a noi favoriscono questa possibilità che potrebbe fare aumentare le risorse e fare crescere l'economia”. Altro nodo quello delle Rsa e delle strutture di riabilitazione (ex articolo 26): “Il tema della quota di compartecipazione da parte dei Comuni delle rette dei cittadini seguiti in questi centri è di attualità - fa notare il presidente dell’AIOP - e necessita di un immediato intervento da parte della Regione. Noi vogliamo adeguarci ai requisiti richiesti ha aggiunto Jessica Faroni - ma insieme alla Regione bisogna stabilire un cronoprogramma per arrivare alla scadenza di fine ottobre con le carte in regola”. Infine, Faroni ha rilanciato la proposta di utilizzare una parte dei posti letto nelle cliniche convenzionate per decongestionare i Pronto Soccorso dei grandi ospedali romani, spesso superaffollati. Vanni Fucci

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CURIOSITÀ

Raffreddori stagionali, anticipazioni della percezione Se arriva prima la primavera arrivano prima anche le allergie da Cupressacee Raffreddore, congiuntivite, tosse secca, asma. Anche chi non ha precedentemente sofferto di allergene deve preoccuparsene andando da uno specialista se improvvisamente emergono queste manifestazioni. Terapia preventiva contro gli effetti del polline. Lo raccomanda a chiare lettere Roberto Perricone all’Ansa. Ed è il Lazio un’area particolarmente sotto attenzione dei pollini. C’è prevalenza di allergie da Cupressacee che difficilmente si manifestano in questo mese. In aumento anche l’allergia al cipresso. Si tratta di una pollinosi che emerge perché la pianta si è molto diffusa nelle aree urbane del bacino del Mediterraneo, in particolare negli ultimi 15-20 anni il numero è progressivamente aumento. A condizionare la pollinosi, causa di molte allergie, sono sicuramente i cambiamenti climatici. Negli ultimi anni sono state sempre più presenti tra le sensibilizzazioni sulla popolazione allergica. Il polline di Cupressacee determina una di queste pollinosi, un tempo considerata “minore” ed ormai entrata a far parte del rango di quelle “maggiori”.

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Il classico Cupressus sempervirens, a cui si affiancano numerose altre specie della stessa famiglia, è sempre più diffuso in Italia, in quanto coltivato a scopo ornamentale oltre che di rimboschimento. Il Cipresso è pianta a fioritura invernale che può liberare grandissime quantità di polline, soprattutto d’inverno. Dai dati della letteratura sembra che questa pollinosi assuma sempre maggiore importanza, in tutta Europa, al punto che la Comunità Europea ha predisposto addirittura dei progetti di ricerca, al fine di identificare cloni di piante meno allergeniche. Le Cupressacee sono diffuse in ogni dove, in Italia, ma al nord e al centro se ne trovano con maggiore frequenza. Si possono trovare sia in zone di mare che a circa settecento ottocento metri sul livello del mare. La fioritura di questa famiglia di arbusti è tra gennaio e maggio. Il Cipresso è la prima pianta che impollina all’inizio della primavera. Altri pollini concentrati si trovano nei mesi di febbraio e marzo. Insomma nella prima metà dell’anno c’è sempre una buona ragione per avere il raffreddore allergico. Giovanna Visconti

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Dr.ssa Veronica Turchetta

Psicologa clinica e di Comunità di Monterotondo (Rm) Esperta in ascolto e sostegno psicologico e-mail: studiopsicologicoturchetta@gmail.com Tel. 327.8259566

RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO

Disfunzione Erettile Psicogena Quando è lei a prendere l’iniziativa a letto Qualche tempo fa mi contattò a studio il Signor Alberto (ovviamente nome e riferimenti sono di pura fantasia per tutelare la privacy del paziente), circa 48 anni, di bell’aspetto, divorziato e con un lavoro di successo. Quando si presentò, durante la raccolta dei suoi dati ed informazioni era notevolmente a disagio e subito dopo capii il motivo. Mi raccontò che non aveva grandi problemi, un buon lavoro, un ottimo rapporto con l’ex moglie, e molte soddisfazioni con i propri figli. Ma il problema era la nuova compagna. Una donna attraente, sofisticata, decisamente spigliata. Nella loro relazione, iniziata da circa 5 mesi, andava tutto bene tranne un piccolo particolare. Durante i loro momenti di intimità lui ultimamente aveva iniziato ad avere defaillance, ovvero ormai soffriva di disfunzione erettile. Una volta preso in carico il paziente, esclusa la possibilità di malattie del sistema cardiocircolatorio o dell’apparato urogenitale, iniziammo a parlare nello specifico della sua relazione con questa donna. Apparentemente una storia da favola, con una donna estremamente femminile, e nel contesto dell’intimità fisica una donna molto accesa. Tutto normale, e allora il problema qual era? Andando nel dettaglio e sentendo parlare il paziente, capii immediatamente che il problema era proprio l’eccessiva spigliatezza della donna nel contesto sessuale.

Il paziente mi raccontò, all’inizio delle nostre consulenze, lui aveva avuto sempre donne meno intraprendenti e spigliate. Affermava che di solito era sempre stato lui a coinvolgere le proprie partner, e che lui era stato sempre quello che doveva creare la condizione dell’eros. Ed ora? Ora invece aveva incontrato una donna che sembrava essere proprio giusta per lui, forse anzi troppo per lui! Lui stesso, sotto mia richiesta, mi disse che aveva paura di confessare le sue paure a lei, perché la sua impotenza in qualche modo lo rendeva meno uomo. Forse aveva paura di risultare debole agli occhi di lei. Ovviamente, con un adeguato sostegno ed in seguito ad un percorso psicologico, arrivammo al punto cardine della situazione, e l’unica soluzione era quella che l’uomo si doveva confrontare con la sua compagna, aprirsi e rivelare a lei i suoi timori e dubbi. Fondamentalmente lui era intimorito da una compagna troppo esperta ed attiva sessualmente, lui aveva timore di risultare non all’altezza. Incentivando una giusta comunicazione e cercando di ristabilire un equilibrio nelle loro dinamiche interpersonali, quel disturbo come era arrivato così all’improvviso svanì. Senza farmaci, in tempi rapidi, solo ristabilendo una giusta comunicazione di coppia. Pubblicato su www.cittadiniesalute.it - 11/02/2014

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Mensile di informazione Socio-Sanitaria Editore e Direttore Generale Mario Dionisi Direttore Responsabile Angelo Nardi Redazione Via Carlo Del Prete, 6 Tel. 0774.081389 Stampa Fotolito Moggio strada Galli, 5 Villa Adriana (Roma). Registrazione n. 31 del 29/06/2010 presso il Tribunale di Tivoli. Tutte le collaborazioni sono considerate a titolo gratuito, salvo accordi scritti con l’editore. Tutto il materiale cartaceo e fotografico consegnato alla redazione, non verrà restituito. Chiuso il 22/03/2014

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