Cittadini & Salute Maggio 2014

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IN BICI IN EUROPA

L’Oms afferma che in Europa si attestano cinquecentomila morti ogni anno a causa dell’inquinamento. Sono novantamila le persone uccise da incidenti stradali e 70 milioni di persone esposte al rumore eccessivo. Se tutta l’Europa prendesse esempio da Copenhagen, dove il 26% delle persone che si muovono in città usa la bicicletta, si potrebbero salvare diecimila persone l’anno dalla morte a causa dell’inquinamento. In più si creerebbero quasi ottomila posti di lavoro. Lo afferma un rapporto dell’Oms Europa presentato a Parigi. L’Italia ha preso in considerazione l’idea proiettandola ipoteticamente su Roma. Ci sarebbero tremila impieghi salvando 151 persone.



L’editoriale di

Mario Dionisi

Con l’esclusione della voce Sanità dalla lista dei tagli in agenda del presidente del Consiglio non si canti vittoria. La sensazione alla fine è che per la cura della salute sia in corso una complicatissima partita a scacchi e gli esiti siano tutt’altro che scontati. Innanzitutto non c’è bisogno di citare la voce Sanità per dire che il settore per la cura della salute sarà penalizzato. Ad essere penalizzati potrebbero essere una miriade di servizi che lavorano per gli ospedali, per gli ambulatori, per i laboratori convenzionati costringendo a lavorare in condizioni di sofferenza in cui sarà il paziente a patire più di quanto vuole la malasorte. L’amministrazione spicciola della Sanità, lo abbiamo detto più volte, è un costo esorbitante per lo Stato. Lì si potrebbero fare operazioni precise. Ma la preoccupazione consiste nel fatto che da una parte si pensa a come si deve spendere di meno, dall’altra si spende sicuramente di più. Penso alle Case della Salute che rischiano di essere micro-ospedali territoriali. E invece la riorganizzazione delle cure territoriali dovrebbe sostenere chi il territorio lo presidia: professionisti sanitari, presidi di primo riferimento, le farmacie, i laboratori diagnostici. Questa potrebbe essere una grande occasione per ragionare sul futuro della Sanità e con questi protagonisti bisognerebbe discutere, non col ragioniere che guarda solo alle questioni di dare e avere. In questo bailamme, diciamolo, l’Europa non ha un modello da suggerire per una nostra riforma sanitaria. Bisogna affermare con forza il principio costituzionale per cui ciascuno ha diritto ad avere le necessarie cure. E allora il sistema universalistico dobbiamo re-inventarlo noi. La Sanità ha bisogno del concorso di risorse che arrivano dall’impresa perché lo Stato non può reggere la corsa al continuo aggiornamento tecnologico in grado di dare gli standard di Sanità che oggi sono a disposizione. E allora il sistema universalistico voluto dalla Costituzione deve necessariamente aprirsi a nuovi interventi e questi può darli chi lavora nell’impresa di fare sanità. w w w .ci tta d i ni es a l ute.i t

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di

Angelo Nardi

Miracolo! (Parola al di fuori della scienza)

Affinché la Medicina renda onore alla consacrazione dei due nuovi Santi Il miracolo col quale si attesta la presenza sovrumana in un evento configura la mancanza di alcun’altra spiegazione mondana. Ma la non spiegazione di un evento non deve essere lasciata nel vuoto. Invece è l’inizio della spiegazione di un enigma che ci conferma il fatto che il sapere della scienza apre solo alcune porte. I casi individuati sulle testimonianze indicano una miriade di casi in cui i medici sbigottiti non hanno trovato risposta. Guardando bene questi sono solo i casi più eclatanti. Eventi di una portata grande per cui la non risposta è pur essa grande, quindi il richiamo alla definizione “miracolo” deve riuscire a rendere la portata della non-risposta in una chiave di questo mondo, per chiedere la considerazione in un altro ordine di idee. D’altra parte non si trovano risposte anche per repentine dipartite oppure per altre guarigioni meno sensazionali o magari per semplici eventi della vita. Forse ci dovremmo abituare al fatto che è la vita a essere un miracolo e considerare miracoloso ogni giorno di vita. Pensare nei termini del miracolo consiste in uno sconfinamento assoluto dai cardini nei quali siamo inchiodati in questo notiziario, come nella vita di tutti i giorni. Ci aiuta a capire però che le parole guida, i binari della conoscenza, sono solamente occasioni per immetterci nel cammino esclusivo della conoscenza. Non ci dicono nulla su quel che c’è davvero da comprendere sul senso della vita. Questa accettazione verso le risultanze prodotte dal nostro operare, a ben guardare, non differisce poi molto dall’atteggiamento del buon medico che opera per quel che sa e attende di vedere se ci sarà conferma per le aspettative sue e del paziente. In caso contrario, cambiare, cercare, non scoraggiarsi perché la risposta del corpo è tutto. E questa non è mai del tutto prevedibile. Quindi, accettare le manifestazioni che il corpo in cura, sotto tutela, rimanda ai propri sistemi di uscita dal male. In tal senso, pensare che in ogni guarigione ci sia un atto di grazia non significa necessariamente rimettersi a un ordine superiore e ammettere la nostra impotenza. Significa non dimenticarsi mai che il nostro sapere è fortemente limitato.

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CURIOSITÀ

Dislivelli europei nei trattamenti sanitari

E non è detto che chi più spende meglio spende. La Germania è uno dei paesi europei che spende di più (11,6% del Pil) e ha una percentuale di mortalità tra le più alte nel mondo con 10,9 morti ogni centomila abitanti

Più di cinquecento milioni di persone vivono nell’Unione europea, ma nonostante sia collegato a livello politico, le disparità nei risultati di salute sono molto diffuse. Questa disparità è stata esemplificata ad inizio aprile dal periodico scientifico The Lancet. Il trenta per cento della mortalità del giorno dopo per infarto miocardico acuto è stata più di un terzo elevata nel Regno Unito che in Svezia. Eppure la spesa sanitaria ha grandezze identiche, se proporzionate al Pil. Ed allora è stato promosso un progetto di ricerca per capire se negli investimenti sanitari i livelli di qualità a cui si spera di arrivare siano degni delle giustificate aspettative. Il progetto che cerca di spiegare tali risultati è Euro HOPE, Speranza nell’Euro, risultati europei sulla Sanità: prestazioni ed efficienza. I dati sono stati presentati l’8 aprile presso il Karolinska Institutet in Svezia. I sistemi sanitari in sette paesi con dati a livello di paziente collegabili (Finlandia, Ungheria, Italia, Paesi Bassi, Norvegia, Scozia e Svezia) sono stati valutati in termini di risultati, qualità, uso delle risorse, e il costo per cinque gruppi: postumi da infarto, infarto, fratw w w .ci tta d i ni es a l ute.i t

tura dell’anca, il cancro al seno, e peso molto basso alla nascita. La variazione sostanziale nei risultati sanitari è stato vista, sia tra e all'interno dei paesi. L’Ungheria è risultata la peggiore dei paesi dell’Unione. Ma questo è dovuto in gran parte da fattori economici, la Norvegia e la Svezia hanno più bassa mortalità generale, ma la Scozia è andata meglio per la mortalità dovuta al peso basso alla nascita. Svezia (e Norvegia) hanno come caratteristica nei problemi sanitari la mortalità per un anno e una disposizione alle malattie cardiache e coronariche. Sotto il profilo della regione della federazione o area territoriale autonomamente amministrata - il migliore dei risultati l’ha ottenuto la Scozia che è andata meglio che la Svezia. Ma il problema per una corretta statistica è stato nel fatto che sistemi di spesa e sanitari differivano tra i paesi sulla Speranza Euro. Ma non è stata segnalata relazione tra finanziamento dell’assistenza sanitaria e risultati di salute, tra produttività ospedaliera e qualità delle cure o tra qualità e uso delle risorse (tranne che in Finlandia e in Ungheria per la cura di affezioni cardiologiche).

In questi dati dell’Unione europea brilla in evidenza la mancanza dei numeri riguardanti il nostro Paese. Questo è dovuto al fatto che non ha performance specificamente positive sul contesto maggiormente evoluto tecnologicamente ma nemmeno da picco inferiore. Bisognerebbe, però, pur sempre ricordare che nell’Unione, l’Italia è al secondo posto come aspettativa di vita pari alla media di 82 anni. Davanti all’Italia c’è solo la Svizzera con 82,5. Invece, l’Ungheria è il paese con più alta mortalità che si misura con il numero di morti ogni mille abitanti: In Ungheria è a 13,2, in Romania a 12, segue la Germania a 10,9. Ma l’Italia, in Europa, è il paese dove si muore di più di cancro con 277 morti ogni centomila abitanti. Sempre in Europa sono la Francia e i Paesi Bassi i paesi dove si spende di più per la Sanità con 11,9% del loro rispettivo Pil. La Germania segue con l’11,6% del Pil. La Svizzera con l’11,5%, la Danimarca l’11,4%, l’Austria e il Portogallo l’11%, Belgio il 10,7%, la Grecia il 10,2%, Svezia e Regno Unito il 9,6%. L’Italia, con Norvegia e Spagna, spendono il 9,5% del loro Pil. Dolcino da Novara

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ATTUALITÀ

L’assicurazione di Obama funziona In controtendenza alle prime pessimistiche risultanze il presidente degli Stati Uniti vince la scommessa sulla cura per la Salute

“Obamacare - si legge nel rapporto che accompagna l’indagine, del quale riferisce una nota Ansa - sembra aver quasi raggiunto il suo scopo di aumentare la percentuale di americani con assistenza sanitaria”. La scorsa settimana la Casa Bianca ha reso noto che oltre sette milioni di americani si sono assicurati attraverso l’Affordable Care Act, meglio conosciuto come Obamacare. Un risultato che ha superato le aspettative, vista la partenza in salita lo scorso ottobre, e che inserisce anche gli Stati Uniti nel novero dei Paesi che si preoccupano della copertura sanitaria obbligatoria dei loro cittadini, una scelta di civiltà alla quale gli Stati Uniti - per molti, non tutti e non sempre comprensibili motivi - prima di Obama si erano sempre largamente sottratti. la controversa riforma sanitaria sulla quale il presidente Usa Barack Obama ha rischiato una larga parte del suo consenso politico. I primi risultati negativi, dopo un anno, avevano costretto il presidente degli Stati Uniti a chiedere pubblicamente scusa. Ora scusa debbono chiederlo gli Obama-sciettici. La cosiddetta Obamacare consiste in una legge vera e propria.

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Obbliga 48 milioni di persone non assicurate a stipulare una polizza con prestazioni minime garantite, tra cui le cure per i figli fino a 26 anni. Si tratta, quindi, di una copertura sanitaria non pubblica ma universalmente accessibile grazie a una piazza virtuale. Qui si può contrattare sul libero mercato la propria assicurazione al prezzo più vantaggioso, senza più discriminazioni per chi soffre di patologie pregresse. Si può accedere per averne conoscenza anche attraverso il sito web www.healthcare.gov e il ricorso a questo sistema aveva raggiunto risultati scarsi, in primo momento. Ora anche gli statunitensi hanno capito l’importanza di un servizio sanitario che funzioni. Obama può andar fiero di aver vinto una battaglia storica per gli Stati Uniti. Un contenzioso senza fine tra Democratici americani contro le lobby delle assicurazioni e contro l’opposizione repubblicana. Una vittora che completa il percorso a cui Franklin Delano Roosevelt dette l’inizio nel 1935 con il Social Security Act. Anche Lyndon Johnson dopo trent’anni fondò il Medicare e Medicaid, la copertura sanitaria federale per anziani e indigenti. Angelina Travaglini

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REGIONE LAZIO

Cinquantasette milioni risparmiati in Sanità L'obiettivo è stato raggiunto dalla Regione Lazio

Sembra una buona notizia ma non lo è. Se la Regione Lazio dice di aver già risparmiato cinquantasette milioni per spese eccessive c’è da chiedersi il perché siano state finora spese, c’è da chiedersi quanto è stato speso in eccesso, c’è da chiedersi quante altre voci ci sono che indicano questi eccessi nelle precedenti gestioni. E comunque, ecco fatta la lista della spesa con le somme risparmiate messe tra parentesi, da parte dell’amministrazione in carica: appaldi di pulizia (otto milioni), servizi di lavanderia (sette milioni), mensa (quattro milioni e mezzo), rifiuti sanitari (due milioni per lo smaltimento), riparazioni della tecnologia (un milione e centomila), dispositivi medici (quattrocentomila), automezzi (trecentosettantacinquemila), protesi (trecentosettantunomila), trasporto (trecentomila), pellicole per radiografie (trecentoquarantaseimila), reagenti (centotrentacinquemila), guardaroba (sessantanovemila). Secondo quanto riportato dall’organo di informazione della stessa Regione Lazio, nel 2013, le norme della spending review indicavano la rinegoziazione dei contratti in corso, riguardo la fornitura di beni e servizi.

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In particolare stabilivano una riduzione del 5% della spesa per Asl, ospedali, Policlinici universitari, Istituti di ricovero e Ares 118. Ma il risparmio di 57 milioni di euro è arrivato anche grazie alla revisione di tutti i contratti, che sono, tanto per ripetere quelli sulla pulizia, mensa, lavanderia, manutenzione delle apparecchiature sanitarie, noleggio, riparazione automezzi, manutenzione sistemi informatici e consulenze. Un risultato importante è che non si risparmi sulle Tac e le risonanze magnetiche eccessive che servono esclusivamente a tutelare il medico costituendo quella che è conosciuta come Medicina difensiva ma anche denominata Appropriatezza della cura. “Possiamo dire con orgoglio - spiega il Presidente della Regione Nicola Zingaretti - di essere sulla strada giusta per il contenimento della spesa e per il mantenimento dei servizi per i cittadini. I 57 milioni di euro di risparmi sono l’inizio di un percorso lungo e virtuoso che vede come obiettivo finale quello di mutare completamente il volto della sanità laziale”. Natalia Albensi

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CURIOSITÀ In comune il nostro sistema sanitario ha un’arretratezza in termini di strumentazioni informatiche e telematiche talmente forte da far insorgere qualche naturale sospetto. Ad aggravare la condizione di fai da te per ogni ospedale ed ogni Asl si aggiunge il federalismo sanitario per cui non esiste ancora un sistema nazionale informatico per la Sanità che sia utilizzabile in ogni realtà dove si lavora per la cura della salute. Come in ogni dove, in Italia, esistono le isole felici ma esistono spazi web e sistemi di informazione telematica molto arretrati. Eppure si è più volte detto che un sistema efficiente sarebbe una fonte di risparmio molto forte. Evitiamo di citare le cifre citate dai precedenti ministri come quello attuale per non replicare il gioco dei numeri, ma il risparmio sarebbe comunque evidente. A giovarne anche la necessaria trasparenza delle strutture di cura. Per il resto, altro che universalità! L’Italia appare un paese diseguale al suo stesso interno come qualità di servizi sanitari. Al livello più basso d’Europa. Pari solo all’Inghilterra che non ha mai avuto una tradizione solidaristica. A dare, di nuovo, questo tratto del sistema sanitario nazionale la presentazione della ricerca ad opera dell’Osservatorio nazionale sulla salute nelle Regioni italiane svoltasi il 16 aprile a Roma, all’Università Cattolica.

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Come sta in salute

La versione dell’Osservatorio della salute che ha effettuato un’attenta analisi sui malesseri

La mobilità dei ricoveri per acuti in regime di ricovero ordinario è in crescita: dal 6,9% dei ricoveri nel 2002 al 7,4% nel 2007, al 7,5% nel 2012. I ricoveri fuori regione hanno però opposta tendenza. Nel 2002 erano 606.192 le dimissioni in mobilità, nel 2007 se ne sono registrate 575.678, nel 2012, invece, 505.675. Un dato che però va letto col fatto che sono diminuiti i ricoveri in assoluto. Nel 2012 i malati costretti al viaggio per la salute sono in Campania. E non è solamente a Sud che si accentua la mobilità (in questa tendenza il Molise fa eccezione). Ma anche al Nord - Piemonte, Valle d’Aosta, Liguria e Provincia autonoma di Trento si evidenziano queste piccole migrazioni ospedaliere o di offerta di intervento in Sanità. Lombardia, Emilia-Romagna e Toscana, invece, i sistemi sanitari regionali che accolgono di più. “Ridotta mortalità per malattie del sistema circolatorio e per i tumori, trend che si deve sia agli investimenti fatti negli anni passati nelle politiche di prevenzione, sia agli avanzamenti diagnostici e terapeutici. Si intravede anche qualche timido segnale di mi-

glioramento negli stili di vita, almeno sul fronte dei consumi di alcolici e nel vizio del fumo, ma è ancora desolante e anzi in peggioramento la forma fisica dei cittadini, sempre più grassi; aumentano soprattutto gli obesi e non fanno eccezione i bambini”. Piemonte: la Regione con il tasso maggiore di gravidanze con procreazione assistita, ed è anche la Regione con la più alta percentuale di donne con consumi alcolici a rischio. Il Piemonte è la Regione che presenta il maggior tasso di gravidanze per 100 cicli con tecniche di Procreazione Medicalmente Assistita (PMA), ovvero un tasso di successo del 25,8%. In negativo, invece, si segnala che il Piemonte è la Regione dove si registra la maggior percentuale di donne di 19-64 anni (2,7%) che eccede i consumi di alcolici raccomandati (dati anno 2011). Le attuali Linee Guida per una sana alimentazione dell’Istituto Nazionale di Ricerca per gli Alimenti e la Nutrizione considerano a rischio le donne che consumano più di 20 grammi di alcol al giorno (1-2 Unità Alcoliche). w w w .ci tta d i ni es a l ute.i t


il nostro paese

degli italiani, regione per regione, ma anche sulle disfunzioni della Sanità

Veneto: la Regione con la quota minore di ricoveri in regime ordinario, ma è anche la Regione in cui i cittadini spendono di più di tasca propria per l’acquisto di farmaci. Il Veneto è la Regione con la quota minore di ricoveri in regime ordinario: infatti il tasso standardizzato di dimissioni ospedaliere per questo tipo di ricoveri, pari a 103,9 per 1.000 (dato 2012) risulta il minore d’Italia, a fronte di un valore medio italiano pari a 120,3 per 1.000. Inoltre il tasso standardizzato complessivo di dimissioni ospedaliere (ovvero in regime ordinario e in Day Hospital) è pari a 136,9 (valore minimo in Italia) per 1.000; il valore medio nazionale è pari a 163,5 per 1.000. Ma il Veneto è la Regione in cui i cittadini sono gravati dalla maggiore spesa per l’acquisto di farmaci, infatti il Veneto presenta la più elevata spesa farmaceutica pro capite per ticket e compartecipazione in percentuale sul totale della spesa: in Veneto ogni cittadino spende di tasca propria il 15,2% della spesa pro capite totale (valore medio italiano 12,2%). L’indicatore esprime la spesa che il cittadino deve sostenere per accedere w w w .ci tta d i ni es a l ute.i t

all’assistenza farmaceutica erogata dal servizio sanitario pubblico. Emilia Romagna: la Regione con la degenza media preoperatoria più breve. L’Emilia Romagna è la Regione con la Degenza Media Preoperatoria standardizzata più breve in Italia: è pari a 1,22 giorni, a fronte di una media nazionale di 1,81. Questo parametro è indice di efficienza organizzativa e di appropriato utilizzo dei servizi diagnostici e dei reparti di degenza chirurgici. Lazio: la Regione che cura in day hospital più pazienti provenienti da altre parti d'Italia. Ma è la Regione con un trend crescente di consumi a rischio di alcolici tra i maschi. Il Lazio è la Regione che cura in regime di day hospital più pazienti provenienti da fuori regione (35.211 nel 2012) e che presenta il saldo maggiore tra pazienti che da altre regioni vengono a curarsi negli ospedali laziali e residenti nel Lazio che invece escono dai confini regionali per curarsi, sempre in regime di day hospital. Questo saldo ammonta annualmente a 18.329 pazienti (anno 2012). I pazienti che da altre regioni sono arrivati nel Lazio per curarsi nello

stesso anno sono stati 35.211 (dimissioni per acuti in regime di day hospital), che corrisponde a una percentuale di attrazione del 10,8%; i pazienti laziali che sono andati a curarsi altrove sono stati 16.882, che corrisponde a un indice di fuga del 5,5%. In negativo, invece, si segnala che nel Lazio vi è un trend in crescita di consumo di alcolici a rischio tra i maschi. Infatti, nel corso degli ultimi anni tra gli uomini si è registrato un trend in aumento dei consumatori a rischio che sono passati dal 18,2% della popolazione maschile di età 19-64 anni (media italiana 21,5%) nel 2010 al 20,9% nel 2011 (media italiana 19,8%). Calabria: la Regione con la minore incidenza di HIV. Ma è anche la Regione italiana dove si eseguono meno trapianti. La Calabria è la Regione dove si registra la minor incidenza di HIV: il tasso (per 100.000) di incidenza delle nuove diagnosi di HIV è infatti pari a 1,3 per 100.000 contro un tasso medio italiano di 5,8 (anno 2011). Ma la Calabria è la Regione in cui si effettuano meno trapianti nella penisola: la Regione ha infatti un tasso di trapianti effettuati di 10,2 per milione, contro un tasso medio italiano di 48,8 per milione (dati 2012). Alagia Fleschi

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CURIOSITÀ

Apologia del caffè

Non fa male, anzi coadiuva l’efficienza del fegato. Non aumenta la pressione. Certo! Sempre se non si esagera Il consumo di caffè è associato a un rischio minore di sviluppare la cirrosi epatica. A dirlo sono alcuni ricercatori della Duke-NUS Graduate Medical School e della National University di Singapore, i quali hanno dimostrato che bere due o più tazze della bevanda ogni giorno aiuta a ridurre il rischio di morte legato a questa malattia di oltre il 65 per cento. Nella ricerca sono stati coinvolti oltre 63 mila volontari cinesi di età compresa fra 45 e 74 anni residenti a Singapore e ritenuti a rischio per lo sviluppo della malattia. I soggetti hanno risposto a dei questionari riguardanti le proprie abitudini alimentari, lo stile di vita adottato e la storia medica generale. Sono stati seguiti in totale per una media di 15 anni. Nel 24 per cento dei casi, i pazienti sono deceduti a causa della cirrosi epatica all’età di 67 anni. Ai potenziali effetti dannosi del caffè sull’apparato gastroenterico: si pensi ad esempio che i medici hanno a lungo sconsigliato il caffè perché ritenuto dannoso per il fegato; oggi si riconosce invece che il caffè fa bene al fegato, e non solo. Infatti, i numerosi studi scientifici che si sono succeduti negli ultimi anni hanno rimosso i sospetti sulla pericolosità del caffè ed anzi, inaspettatamente, hanno

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evidenziato alcuni effetti benefici nei confronti del fegato e dell’intestino. Il caffè non è una semplice soluzione di caffeina e poche altre sostanze brune ma è una bevanda che contiene centinaia di specie molecolari. La lista completa dei composti presenti nel caffè è lungi dall’essere definita, anche se tra le centinaia di sostanze presenti nel caffè, forse più di mille, moltissime sono state identificate. Tra queste ultime, parecchie sono “sostanze bioattive”, ossia hanno proprietà tali da esplicare un ruolo nel metabolismo della cellula. Esse comprendono, oltre agli alcaloidi stimolanti come la caffeina, anche minerali come il potassio, precursori delle vitamine come la trigonellina, antiossidanti come gli acidi clorogenici e le melanoidine, lipidi terpenici come kahweolo e cafestolo, ecc... Non è detto quindi che gli effetti del caffè sull’organismo dipendano esclusivamente dalla caffeina: essa è certamente la più nota tra le sostanze attive ma il caffè, come già detto, ne contiene molte altre. Da alcuni studi sono emersi gli effetti fisiologici di molte molecole finora trascurate e, tra queste, il kahweolo e cafestolo si sono rivelati particolarmente protettivi per la cellula epatica. Beatrice Portinari

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REGIONE LAZIO

Dalla Pisana lo stato di salute

Si parla meno di deficit e più di efficienza della cura. Questo già è un dato sintomatico importante ma non dice che il dissesto finanziario è una stagione conclusa. Anzi! Buona la salute generale della Regione Lazio, che presenta, tuttavia, molte contraddizioni. Le tante eccellenze rendono attrattiva la regione, che cura in regime di day hospital più pazienti provenienti da fuori (35.211 nel 2012) e che presenta il saldo maggiore tra pazienti che da altre regioni vengono a curarsi negli ospedali laziali e residenti nel Lazio che invece escono dai confini regionali per curarsi, sempre in regime di day hospital: questo saldo ammonta annualmente a 18.329 pazienti (anno 2012). A preoccupare, invece, sono gli stili di vita: le donne sono tra le più accanite fumatrici mentre i giovani, soprattutto di sesso maschile, bevono troppo. Ad analizzare vizi e virtù di questa regione è l’undicesima edizione del rapporto Osservasalute (2013). Nel Lazio il 10,4 per cento dei cittadini ha tra 65 e 74 anni, a fronte di una media nazionale del 10,5 per cento, mentre le persone tra 75 e 84 anni sono il 7,2 per cento della popolazione regionale, a fronte di una media nazionale del 7,5 per cento. Gli anziani di 85 anni o più sono il 2,6 per cento della popolazione regionale, a fronte di una media nazionale del 2,8 per cento. Il 16,93 per cento della popolazione maschile over 65 vive sola in presenza di limitazioni, e il 36,36 per cento delle femmine; il 17,16 per cento dei maschi in regione vive solo in assenza di limitazioni e il 37,07 per cento delle femmine. La speranza di vita alla nascita è per i maschi pari a 79,1 anni (media italiana 79,4); per le femmine, invece, è pari a 84,3 anni (valore medio italiano 84,5). A preoccupare sono gli stili di vita: si beve e si fuma troppo. Parlando di alcol, la prevalenza di consumatori a riw w w .ci tta d i ni es a l ute.i t

schio di 11-18 anni - ovvero quei giovani che praticano almeno uno dei comportamenti a rischio relativamente al consumo di alcol, come l’eccedenza quotidiana o il binge drinking - è pari al 18,8 per cento dei maschi contro un valore medio italiano 14,1 per cento, per un totale del 12,4 per cento dei giovani in questa fascia d’età (valore medio italiano 11,4 per cento). Il totale dei consumatori a rischio è il 13,7 per cento degli individui in questa fascia d’età, contro un valore medio italiano 12,5 per cento. Gli adulti in sovrappeso nel Lazio sono pari al 33,7 per cento, contro un valore medio nazionale è il 35,6 per cento. E una percentuale di obesi pari al 9,3 per cento dei cittadini (persone di 18 anni e oltre), a fronte di un valore medio italiano del 10,4 per cento. Il 23,4 per cento dei minori di 6-17 anni è in eccesso di peso (sovrappeso o obesi) contro un valore medio nazionale di 26,9 per cento. Il 22,2 per cento della popolazione dai 3 anni in su pratica sport in modo continuativo contro un valore medio italiano 21,9 per cento. Coloro che non svolgono alcuno sport sono il 43,8 per cento della popolazione, contro una media nazionale 39,2 per cento. Nel Lazio si registra un consumo di antidepressivi pari a 35,3 dosi definite giornaliere per 1.000 abitanti nel 2012. A livello nazionale il consumo medio è di 36,8 DDD/1.000 ab die. Il tasso standardizzato di suicidio è pari al 5,46 per 100.000, a fronte di un valore medio nazionale di 7,21 per 100.000 fra i soggetti con 15 anni e oltre. La regione presenta una quota di tagli cesarei pari al 43,35 per cento sul totale dei parti nel 2012, contro la media nazionale di 36,62 per cento. (Fonte: Osservasalute) Gemma Donati

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RICERCA

Falsi miti alimentari

Ci sono poche evidenze sul fatto che frutta e verdura siano effettivamente protettive Non è detto che i grassi siano “cattivi”. C’è legame indiretto tra alimentazione e cancro. Se, da una parte, è vero che alcuni alimenti facciano male e possono essere causa di patologie oncologiche, non è vero il contrario. Non ci sono alimenti sui quali sperare per schermirsi dal cancro. Lo ha detto Walter Willett, epidemiologo dell’università di Harvard. Willett studia il rapporto tra alimentazione e tumori. Lo ha detto al congresso dell’American Association for Cancer Research. Le diete anticancro sono leggende metropolitane. Solo un accenno ad alcuni tra le leggende metropolitane più diffuse in termini di nutrizione. I migliori antiossidanti sono i mirtilli. Falso. In effetti l’uva ha antiossidanti nelle stesse proporzioni e si tratta dello stesso tipo specifico di antiossidanti dei mirtilli. L´alimento che ne ha di più in assoluto, combattendo così l´invecchiamento delle cellule, è il cioccolato fondente. Le barrette alimentari come sostitutivo di pasti. Sono lesive, fanno ingrassare. Sono come o peggio le merendine che contengono concentrati di zuccheri. Anche le barrette

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sono ricche di zuccheri, carboidrati e dolcificanti sintetici, e alla fine possono avere almeno altrettante calorie dei cibi “normali”. Meglio una piccola porzione di dolce standard piuttosto che un piatto di dolce a basso contenuto di grasso. Mangiare di notte peggio che di giorno. Avrebbe un peso alimentare maggiore perché dormendo non si brucia nemmeno un po’ di quello che si è assimilato. Nulla di più falso. I potenziali nutrizionali dei singoli cibi sono gli stessi sia di mattina che di sera. In una ricerca sulle scimmie è stato dimostrato che il peso non cambia se assumono il 6% del loro cibo quotidiano di notte o se arrivano al 65%. I fattori che determinano il consumo calorico sono principalmente influenzati dal tipo e dalla quantità di attività svolte durante il giorno, dalle ore e dalla qualità del sonno, dallo stato “mentale”, stato ormonale ecc. La stessa persona, con lo stesso peso e le stesse attività, può aumentare o diminuire il proprio fabbisogno calorico a seconda dello stato ormonale del momento, più o meno “attivo”. Importante è anche quanto si consuma. Matilde di Canossa

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RICERCA

Il danno della “medicina fai da te”

Colpa della crisi aumenta la pessima pratica di inventarsi curatori di sé stessi, in una ricerca del Codacons in collaborazione con l’Agi È stato chiesto a un campione di circa 2.500 intervistati a chi si rivolgono in caso di problemi alla salute non gravi, quando cioè si manifesta un disturbo o il primo sintomo di una malattia e si vuole risolvere o migliorare la propria situazione: a fronte di un 52,45% di italiani che individua nel medico (inteso come medico di famiglia, ospedali, pronto soccorso e strutture sanitarie private) il soggetto cui fare riferimento in tale circostanza (percentuale che sale al 75,4% nella fascia d’età oltre i 61 anni), vi è una fetta consistente e crescente di popolazione, pari al 35,8% del totale, che ricorre al “fai da te”. Nessun problema, ovviamente, per quell’11,6% dei cittadini “self care” che si rivolgono al farmacista, affidandosi quindi alla mediazione di un professionista, ma preoccupano, e molto, quelli che invece hanno nel web la loro prima opzione di riferimento per le pratiche di autocura. Nella fascia di età 18-30, quasi un cittadino su due cerca su internet la soluzione ai propri problemi, fenomeno certamente favorito anche dall’esplosione dell’offerta di siti dedicati ai problemi di salute.

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L’abitudine del “fai da te”, però, “può essere pericolosissima - ammonisce il Codacons - perché in assenza di una visita specifica da parte di un medico, i sintomi possono peggiorare in tempi brevi con conseguenze anche gravi per la salute”. Tra i fattori essenziali che spingono il 35,8% dei cittadini a cercare nel web la soluzione a disturbi fisici, oltre alla crisi economica, vi sarebbero, secondo quanto rileva Codacons, anche le liste d’attesa nella sanità pubblica. Se la crisi rende impossibile il ricorso a visite specialistiche i cui costi non risultano più abbordabili per la maggioranza della popolazione italiana, infatti, le liste d’attesa infinite sono forse anche peggiori, osserva la sigla consumerista, perché allontanano l’utente medio dalla sanità pubblica, rendendo difficoltoso e snervante l’accesso a ospedali e strutture sanitarie per le quali i cittadini pagano le tasse. Basti pensare che solo nel 2012, l’11% dei cittadini italiani ha rinunciato alle cure mediche, con il record del 23% per quelle odontoiatriche. (Fonte: Agi-Agenzia giornalistica Italia) Giovanna Visconti

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Dr.ssa Veronica Turchetta

Psicologa clinica e di Comunità di Monterotondo (Rm) Esperta in ascolto e sostegno psicologico e-mail: studiopsicologicoturchetta@gmail.com Tel. 327.8259566

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Eritrofobia

Il disagio che arriva dal non accettarsi Qualche tempo fà mi contattò una ragazza, la chiameremo Emma, di circa venticinque anni, con un problema comune a molte persone, molto imbarazzante, l’Eritrofobia, cioè il disturbo del rossore improvviso. Quando si presentò a studio, vidi una bellissima ragazza, attraente, brillante, con un sorriso dolce ma triste. Lei mi spiegò subito con notevole imbarazzo il disagio che le arrecava soffrire di questo disturbo. La sua vita era completamente in balia della paura di diventare rossa in pubblico. Tale paura era talmente radicata ed invadente, che ormai le impediva quasi totalmente di presentarsi nei centri affollati, quali ristoranti, l’Università, qualunque occasione dove vi fosse gente. Ma non era finita quì, mi descrisse nei più piccoli particolari quanto dolore le arrecava soffrire ormai dalla stragrande maggior parte della sua esistenza, di questo problema. Tutto per lei era terribilmente difficile, tutto sembrava drammaticamente complicato, anche intrattenere rapporti interpersonali con gli amici, fino a trovarsi un fidanzato. Data tale difficoltà lei arrivò ad evitare qualunque occasione di uscire, qualunque rischio di mettersi in mostra, diventando sempre più chiusa e taciturna. Una volta che mi presentò tutta la sua vita, io le chiesi cosa voleva in quel momento. Lei in modo molto sereno mi disse, essere finalmente felice!

Da quel momento iniziammo il nostro percorso, di gestione dell’ansia, e subito le feci capire una cosa assai semplice, forse pure banale, ovvero lei doveva smettere di osservare continuamente se stessa e volgere la sua attenzione al mondo che la circondava. Praticamente le suggerii che alla prima occasione in pubblico, non doveva soffocare le proprie emozioni, quale l’ansia o la preoccupazione di diventare rossa, ma semplicemente viversi il momento. Le consigliai di osservare le persone che aveva attorno, gli ambienti, di ascoltare davvero le conversazioni… di gustarsi la compagnia della gente. Praticamente le dissi di aprirsi al mondo. E dopo pochi incontri, dove le fu suggerito di credere di più in se stessa, dove fu migliorata oggettivamente la sua autostima, dove lei iniziò a rilassarsi… il disturbo praticamente scomparve. Magari non completamente, capitò forse altre due o tre volte nel mesi successivi, ma quel fastidiosissimo rossore, ormai lei non doveva più soffocarlo. Quel calore che le saliva da dentro, doveva solo viverlo in modo naturale, accettarlo. E quando iniziò a credere di più in se stessa davvero, ad essere consapevole che valeva qualcosa, che non era solo quel disturbo che la rappresentava davanti agli altri… Con sua grande meraviglia, sparì completamente. Pubblicato su www.cittadiniesalute.it - 07/04/2014

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Mensile di informazione Socio-Sanitaria Editore e Direttore Generale Mario Dionisi Direttore Responsabile Angelo Nardi Redazione Via Carlo Del Prete, 6 Tel. 0774.081389 Stampa Fotolito Moggio strada Galli, 5 Villa Adriana (Roma). Registrazione n. 31 del 29/06/2010 presso il Tribunale di Tivoli. Tutte le collaborazioni sono considerate a titolo gratuito, salvo accordi scritti con l’editore. Tutto il materiale cartaceo e fotografico consegnato alla redazione, non verrà restituito. Chiuso il 26/04/2014

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