Cittadini & Salute Giugno 2012

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Editoriale

Sanità pubblica, per tutti e per nessuno di Angelo Nardi

Si restringe la cerchia di

persone che possono accedere ai servizi garantiti dalle Asl.

A dirlo un rapporto del

Censis sul quale si è incentrata la conferenza stampa del

6 giugno. Come al solito le fa-

miglie non garantite da reddito certo, dove la donna è

il capofamiglia, con anziani e figli da sostenere sono le categorie sociali che rischiano di rimanere escluse per

loro rinuncia dal servizio sanitario. Secondo la ricerca

arrivano addirittura a nove milioni i rinunciatari della sanità pubblica. Il 61% di questi è di sesso femminile e

in 4 milioni di casi vive al Sud o nelle isole. La spesa sa-

nitaria rappresenta un costo sempre più elevato: è cre-

sciuta del 2,2% medio annuo nel periodo 2000-2007 e

del 2,3% negli anni 2008-2010. Ma quel che fa im-

pressione è il dato relativo al primo decennio del duemila dove si registra un aumento del 25,5%. Ma c’è

anche chi rinuncia alla servizio pubblico per la cura

della salute. Di questi, il 77% dei casi sono di coloro che ritengono le liste d’attesa sono troppo lunghe.

Su questi dati non possiamo sfuggire a una domanda

radicale: per chi è la sanità pubblica? A cosa serve tenere in piedi questo carrozzone miliardario? Esiste an-

cora una sanità pubblica?

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Ciao, Doctor House! Dukan, fuori dall’Ordine dei Medici Sistema Google per i marcatori anti-cancro Spese diverse, diverse prestazioni per la salute IHG/ Emodialisi: una nuova tecnologia dialitica approda presso la Unità Decentrata Dialisi Tutti i numeri del doping nello sport San Camillo, posti letto insufficienti! Il caffè allunga la vita Colesterolo. Tutto messo in discussione In Italia si mangia tanto cavallo Il S.Spirito, il più antico d’Europa La diagnosi salva la Sanità

Non a caso le regioni con il deficit sono quelle dove

queste tendenze di fuga dalla sanità pubblica sono più forti. Per gli enti regione che hanno i piani di rientro

dal deficit sanitario la crescita media della spesa pubblica nel settore è calata dal +6,2% del 2000-2007 a

meno dell’1% nei tre anni successivi. A livello nazionale si è passati, nello stesso periodo, da aumenti annui del 6% al +2,3%.

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Cittadini & Salute Mensile di informazione Socio-Sanitaria Editore e Direttore Generale Mario Dionisi Direttore Responsabile Angelo Nardi Art Director Antonella Cimaglia Redazione Via Carlo Del Prete, 6 Tel. 0774 081389 E-mail: redazione@cittadiniesalute.it - grafica@cittadiniesalute.it Stampa Fotolito Moggio strada Galli, 5 Villa Adriana (Rm). Registrazione n. 31 del 29/06/2010 presso il Tribunale di Tivoli. Tutte le collaborazioni sono considerate a titolo gratuito, salvo accordi scritti con l’editore. Tutto il materiale cartaceo e fotografico consegnato alla redazione, non verrà restituito. Chiuso il 31/05/2012

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Curiosità Il 21 maggio su Fox è andata in onda l’ultima puntata del Doctor House. Il medico profondamente sofferente ma risolutivo per le sofferenze altrui, anche quelle morali, l’analista dalla capacità di guardare con occhi sempre disincantati i dolori umani, se ne va. Le scommesse davano il medico della finzione gettare la maschera, per un finale da vero teatro, senza se e senza ma. Tantopiù che il titolo allusivo recitava: “everybody lies” - tutti mentono. Ma sempre da teatro, l’attenzione degli autori invece ha guardato alla passerella finale dove, come in una giostra felliniana, tutti i personaggi della propria esistenza - delle otto serie della fiction - appaiono. Amato e odiato con la stessa intensità non si può negare che House ha riportato l’apice dei problemi di una sanità gestita in modo esemplare, sia sotto i profilo dell’economia che sotto il profilo della diagnosti. House costantemente pungolato perché le ricerche sui pazienti non costino troppo, House costantemente alla ricerca del bandolo di una matassa piena di segni contraddittori che non consentono una diagnosi lineare. Il più delle volte allora deve affidarsi al suo cinismo oppure al lavoro vero e proprio: scandagliare tutte le ipotesi per cancellare tutte quelle che non portano al risultato della guarigione e poi analizzare il contesto specifico della malattia. Il medico allora esce dall’ospedale per andare ad analizzare la specificità del dove il virus è stato contratto. Un esempio paradigmatico per ogni contestualizzazione delle direzioni prese dalla medicina, al netto della politica e di conte-

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Ciao, Doctor

Ha avuto il merito di aver reso popolare la medicina più difficile e cervellotica.

sti economici che complicano di molto le ricette risolutive per una sanità migliore. Di certo quella del Doctor House rappresenta la fiction più riuscita. Come sempre, inaspettatamente. Una produzione che ha messo insieme attori bravi ma mai pienamente convincenti nel grande schermo tanto da non trovare piena affermazione come protagonisti nel mondo del cinema. Ma a spiegare il successo deve intervenire sicuramente la mistica del genio che trova sempre una grande fascinazione nel pubblico. Il genio assoluto, irriverente, in anticipo nei suoi tempi tanto da essere incompreso, dà un piacere immenso allo spettatore perché esterno, quindi in grado di poterlo valutare, comprendere, sentirlo vicino in situazioni in cui non è stato compreso, ma, cosa più importante, sentirlo vicino. Gli altri così bravi ma compiuti, prevedibili, piatti sotto il profilo personale. Lui, il genio, così fuori dagli schemi. Comprenderlo, sostenerlo dalla parte dello spettatore significa avere l’illusione di somigliargli. Ma la novità di House consiste nel fatto che il personaggio ha adottato una serie di anticorpi tali da sconsigliare ogni vis imitativa. House è pieno di difetti. House si droga, House soffre le pene dell’inferno per un suo male a una gamba, House è stato lasciato dalla moglie e cerca

riparo nella direttrice amministrativa dell’ospedale presso il quale lavora ma con successi alterni fino alla capitolazione. House ha una capacità introspettiva talmente grande da capire troppo, da capire laddove il senso comune non arriva e quindi condividere le sofferenze degli altri dalle quali le persone di comune intelligenza si emendano per impossibilità a percepirle. “Non conviene essere House, sembra dire lo stesso personaggio. Non provate ad imitarmi, non provate ad immaginare di essere come me, perché è terribile”. Lo spettatore allora nell’impossibilità di trovare una dimensione di immedesimazione non ha altra scelta che immergersi nella storia. Ogni personaggio è troppo lacunoso per apparire un modello credibile. Ed allora la storia diventa lo stesso campo percettivo di House. La storia diventa la diagnosi impossibile da trovare per il nuovo tipo di malattia che dà segnali contraddittori tra di loro. House in tutto questo ha il primo merito di non fermarsi davanti all’ineluttabilità della morte incombente. Ha anche il merito di non rassegnarsi ad ammettere che il caso per lui è incomprensibile, che poi è la stessa cosa. Non ci sono cose nel mondo che non sono comprensibili all’umano intelletto. Potrebbe essere questo il primo dei postulati w w w.cittadinies alut e.it


H ouse!

Ma il pubblico l’ha amato perché per una volta non ha invidiato la condizione del protagonista

di House. Non viene mai asserito, come profonda convinzione ma è insita nel personaggio e forse ne fa uno dei rari elementi ottimistici. La filosofia di House, sulla quale si è anche scritto, ha questo assioma: “esse est percipi” - l’essere delle cose consiste in qualcosa di assolutamente percepito e sulla base di questa stessa percezione bisogna muovere per capire l’essere delle cose (quindi della persona, come della malattia). La percezione è l’unica cosa che conta, l’unica cosa a dirci qualcosa sul soggetto malato, quindi sulla malattia. Non bisogna cercare architetture arcane, legami o intrecci tra patologie che servono a dare una spiegazione alla malattia. La malattia viene dopo la patologia. Non si può prescindere dall’esistenza di questa patologia, al momento della ricerca sconosciuta, per capire la malattia. Ma anche la patologia è qualcosa che può essere percepito, come la malattia percepita dal malato e dai medici per come riescono a leggerla. House è tutto il contrario di un’idealista. Non c’è mai uno scadimento di questo tipo nella sua persona. Ed è forse questa coerenza a conferirgli veramente il crisma di genialità. House guarda i suoi problemi come quelli di chi gli sta vicino come quelli del malato sotto il profilo strettamente fisicista. E non ha mai torto. (Qui entra la fiction!). www.cittad inies alut e.it

Al fine di comprendere il come si è arrivati a una degenerazione nel corpo del malato, oggetto di analisi da parte dei medici, House chiede ai suoi colleghi di prendere atto del campo scenico in cui si è verificata la malattia. Non c’è malattia senza il suo contesto. Non c’è affezione senza una fisica causa scatenante. In tal senso House va contro la tendenza fondamentale del nostro tempo per cui nella genetica si riconoscono gran parte delle motivazioni per cui il corpo si inceppa, qualcosa di ferma. House non si arrende a questa spiegazione perché implica l’idea di un destino, di qualcosa che preordina l’andamento delle cose che invece è determinato essenzialmente dalla volontà dei soggetti operanti, quindi dai loro errori, dalle loro sviste, dalla loro incapacità a comprendere il contesto di relazioni in cui si trovano. Ma d’altra parte il capire molto, il capire intuitivo, non serve molto ad House se gli procura tutte quelle sofferenze. Pare che il personaggio in epilogo dica allo spettatore più affezionato: “non ti crucciare del mondo, non resta che far torto o subirlo”. Una sorta di Adelchi manzoniano. Ma la consolazione per House forse consiste che la sua morale non è per il mondo, ma valevole solo per lui. Perché il suo personaggio continui ad esistere, c’è bi-

sogno di una finzione ed è quella che ciascuno di noi, quotidianamente è obbligato a recitare. Ma non si può non guardare al funzionamento della struttura sanitaria statunitense senza guardare con riferimento ai nostri modelli. Anche nella finzione sulla nostra sanità i mali dei nostri medici (in un’altra fiction di grande successo sulla Rai) appaiono sempre di tipo esistenziale, affettivo, di identità irrisolte, di propria collocazione nel mondo. Il problema nella fiction di House esiste, viene accennato, ma è messo a latere. Nella fiction americana la sceneggiatura di House ha il coraggio di immergere la testa nei problemi effettivi che si porta dietro quel modello di sanità. Se una terapia deve essere insistita, se la diagnosi non si raggiunge per intuito diretto, bisogna mettere in opera ulteriore tecnologia che ha dei costi. Ovvia la protesta della direttrice amministrativa, quindi il Doctor House è messo alle strette e deve inventare uno stratagemma. Diventerà scorretto e questo aguzza il suo ingegno e forse la diagnosi giusta. Anche in quella sanità gli operatori hanno problemi con la precarietà ma sono affrontati con virilità. C’è la non enunciata fiducia sul fatto che, negli States, se ce la metti tutta ce la fai. Accenni ad una visione liberale della società e individualistica della persona che fanno parte del secondo presupposto filosofico della sceneggiatura. E già da qui House avrebbe da opporre, denigrando come cervellotiche queste speculazioni da europei sconfitti dalla Storia. Come dargli torto? Jacopone da Todi

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Attualità

Dukan, fuori dall’Ordine dei Medici

Si è dimesso, ma su di lui pendevano due processi disciplinari che comunque si svolgeranno. Inizia la nemesi di un successo solo commerciale Il nutrizionista francese ha chiesto e ottenuto di essere estromesso dall’Ordine dei medici, anche se potrà comunque fregiarsi del titolo di dottore perché anche in Francia la laurea in medicina corrisponde a un riconoscimento di Stato. Pierre Dukan, d’altra parte voleva evitare i due procedimenti disciplinari per l’esercizio del suo mestiere a fini commerciali. La sua uscita dall’Ordine però non sospende la procedura. L’ipotesi di reato nella deontologia medica consiste nella violazione al principio di estraneità del medico ad interessi strettamente speculativi. La dieta Dukan ha venduto quattro milioni e mezzo di copie in Francia.

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Si caratterizza per essere iperproteica. La conseguenza di perdita di peso si spiega con l’accumulo di corpi chetonici. Ma questo causa spesso sensi di nausea e anche una riduzione dell’appetito, cosa comunque gradita dai forsennati della dieta. Ma i corpi chetonici sono dannosi per i reni. Al di là del primo successo, qualsiasi dieta va vista nel medio e lungo termine. In tal senso gli effetti indesiderati consistono in un danno per i reni. In effetti la dieta Dukan non è altro che una regola iperproteica associata al consolidato concetto di alimentazione dissociata anche questa una convinzione contestata da molti nutrizionisti.

La facilità con cui si perde peso è la diretta conseguenza del notevole stress cui si sottopone il fisico. La risposta dei tifosi di Dukan vede nell’obbligo a bere molto una scappatoia dai problemi. Il fatto è che sono in molti quelli che non ci riescono. Le ricerche evidenziano che le diete in cui carne, pesce, latticini magri e uova costituiscono la parte preponderante, sottopongono il paziente a un consumo di proteine nell’80% dei casi superiore all’apporto nutrizionale consigliato con gravi ripercussioni sulla salute. British Dietetic Association, riporta che la dieta Dukan non ha alcuna base scientifica. Secondo l’associazione britannica dei dietologi la relega tra le diete peggiori da seguire. Ma la difesa d’ufficio - che comunque bisogna fare - vede in ogni grande successo una grande invidia nei concorrenti. Cecco Angiolieri

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Ricerca

Sistema Google per i marcatori anti-cancro Il sistema dell’organismo paragonato all’infinità dei dati nozionali dispersi in rete. La ricerca è stata pubblicata sul prestigioso Plus One Un problema della terapia oncologica consiste nel riuscire a leggere la reazione di tutti i geni marcatori. Sono elementi che predicono in modo anticipato l’esito della terapia. Ma spesso i problemi sono di completa leggibilità di questo tipo di reazioni, nel senso che non si comprende bene qual è il tipo di reazione espressa dall’organismo. Sull’esperienza di Google allora è stato predisposto un nuovo approccio computazionale dove si identificano i geni prognostici per l’esito delle reazioni di difesa contro gli agenti tumorali. Il miglioramento di precisione nella predizione è arrivato al 7%. Al di là del successo di questo metodo computazionale che consiste nel

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saper selezionare, e se del caso eliminare ipotesi incongrue, un problema che si posto dall’applicazione della genetica nella ricerca specifica a un caso, consiste proprio nella selezione in una miriade di specificità per le quali non esistono i tempi per arrivare ad una ricognizione analitica. Interviene quindi il calcolo con le forme più conosciute e di successo applicate al calcolo combinatorio di antica memoria. Questo non significa che il medico, ancorché il ricercatore, debbono diventare anche dei matematici. A ciascuno il suo. Significa sicuramente che il logico matematico deve saper lavorare con il ricercatore medico mettendolo nelle condizioni di risparmiare tempo ed energie.

Un grande passo in avanti, quindi, se l’analitica riuscirà a dare quel che la paziente applicazioni delle sperimentazioni non riesce a dare. Ma il rischio più conosciuto è quello rovesciato. Che a livello di comune conoscenza si cerchi di arrivare a diagnosi veloci sulla propria persona, in modo autoprodotto, sulla base dello scarso contenuto nozionale tramandato da studi distratti, per arrivare a diagnosi grazie alla ricerca su Google. Siamo entrati in un campo totalmente diverso e, per certi versi, ironico. Nel senso dell’esatto contrario di quanto si diceva sopra: il sistema di Google che aiuta la ricerca nel suo sistema di selezione. Qui la capacità di capire, selezionare, la propria malattia si lascia alle nozioni che ci tramanda il computer e la rete attraverso il più conosciuto dei suoi motori di ricerca: Google. Una pratica ben conosciuta dai medici che si debbono schermire da pazienti sempre più saputelli. Brunetto Latini

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Attualità

Spese diverse, diverse prestazioni per la salute

L’Istat all’interno del suo rapporto sul sistema paese evidenzia i dislivelli della sanità. Arrivano i tagli del ministero della funziona pubblica e nuove regole per le regioni

Sono Piemonte, Valle d’Aosta, Trentino, Veneto, Emilia Romagna e Toscana le regioni con maggiori livelli di qualità. Maggiore assistenza, migliore efficienza verificata da controlli interni ma anche dal grado di soddisfazione degli utenti-pazienti. Campania e Sicilia hanno il solito ruolo rovesciato di livelli più scarsi di gradimento, in tutte le dimensioni della Sanità. Lo ha detto l’Istat nel rapporto annuale 2012 nel capitolo dedicato proprio alle “diseguaglianze nella qualità dei servizi sanitari”. In particolare si è sottolineato le differenze di assistenza nell’offerta sanitaria per i pazienti con malattie croniche. Ad eccezione di Abruzzo e Basilicata, tutte le regioni meridionali presentano valori sotto il target previsto: in particolare in Puglia e Sicilia gli anziani seguiti con forme di assistenza domiciliare integrata sono la metà rispetto all’obiettivo fissato. C’è uno scarto, poi, di 500 euro a persona fra quanto speso tra la provincia autonoma di Bolzano, che spende 2.191 euro per ogni residente, e la Sicilia, che ne spende 1.690 euro. Il dato non è nuovo, non fa sensazione perché tristemente conosciuto e rinno-

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vato alla comune conoscenza attraverso le voci di spesa più diverse in Sanità. La nota comune è che in Italia non solo si spende troppo, ma si spende in modo disparato tra regione e regione. Un meccanismo che dovrebbe far ripensare una sorta di eccesso di delega dato agli enti di governo locale della sanità. Altro che federalismo! Un eccesso tale che il primo ad avere le idee più chiare su come e dove usare il bisturi non è il ministro della salute ma il ministro Patroni Griffi che lascia trapelare la sua convinzione di tagliare in Sanità le auto blu. Quattro miliardi duecento milioni di tagli con la spending review. Trecentocinquanta milioni di costi in meno per lo Stato sono il risultato della sforbiciata sulle auto blu. Colpi di scure da tre miliardi arrivano dalla riorganizzazione degli appalti. In tutti questi recuperi di spesa la voce più ridimensionata riguarda la Sanità. Sono le poche indiscrezioni trapelate da brevi dichiarazioni rese dal ministro della Funzione Pubblica Filippo Patroni Griffi. “Con il professor Amato stiamo approfondendo il tema del finanziamento a partiti e sindacati” - ha detto il ministro rispondendo alla do-

manda sulla relazione della Corte dei Conti. Altro argomento scottante sono le consulenze esterne di cui ogni amministrazione pubblica ha sovrabbondato. A dare una bella sberla al sistema di spesa del mondo sanitario, almeno come concepito dalla regione, arriva anche il decreto approvato dal Consiglio dei ministri il 23 maggio. Rende obbligatoria la certificazione dei pagamenti della pubblica amministrazione. Questo coinvolge principalmente gli enti regione con piano di rientro per deficit sanitario. Questo non rassicura il mondo imprenditoriale che deve essere pagato per le prestazioni medico-diagnostiche che risalgono a interventi di tempi non recenti eseguiti, spesso, con estrema urgenza per ripianare una falla del sistema sanitario pubblico. E la Regione Lazio è comunque l’ente che certifica i crediti meno degli altri. Nondimeno il nostro ente-regione ha risposto alle preoccupazioni generali sulla sua solvibilità dicendo che la Regione Lazio deve essere esclusa da tale obbligo proprio perché sottoposta a piano di rientro a causa del deficit sanitario. Una tutela, dunque, per le amministrazioni più deboli economicamente. La Regione ha un fondo di 500 milioni alimentato, sin dal 2010, dalla SACE e dalle banche che riguarda i debiti diretti della regione. Oderisi da Gubbio w w w.cittadinies alut e.it


Italian Hospital Group

CENTRALINO 0774 38.61 FAX 0774 38.61.04 188, Via Tiburtina 00012 Guidonia (RM) www.italianhospitalgroup.it

Emodialisi:

una nuova tecnologia dialitica approda presso la Unità Decentrata Dialisi Dal mese di Aprile presso l’Unità di Dialisi Decentrata (U.D.D.) della Divisione di Nefrologia e Dialisi dell’Ospedale S. G. Evangelista di Tivoli, sita nel complesso sanitario della Italian Hospital Group, è attiva una nuovissima tecnologia dialitica. All’avanguardia nelle scelte terapeutiche per i pazienti costretti a trattamenti depurativi salvavita trisettimanali, il Dott. Pasquale Polito, Responsabile Sanitario della U.O.C. di Nefrologia e Dialisi dell’Osp. S. G. Evangelista di Tivoli e della U.D.D. Italian Hospital Group, ha voluto mettere a disposizione dei pazienti la più grande novità tra le apparecchiature di dialisi degli ultimi 5 anni. Si chiama HDF Mista ed è ideata e progettata dalla Fresenius Medical Care, azienda leader mondiale nel settore hard & software dell’emodialisi e della dialisi peritoneale. L’HDF Mista permette di: ÿ ridurre i fastidi dei pazienti durante il trattamento dialitico;

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ÿ ridurre la perdita di proteine; ÿ effettuare una seduta di terapia

con un minor affaticamento cardiovascolare. L’efficacia è dimostrata da studi pubblicati su riviste internazionali. Sicuramente è lodevole, in tempi di grande crisi economica, che un centro clinico riesca a essere al-

l’avanguardia senza costi maggiori per l’Azienda Sanitaria. È verosimile che i pazienti, grazie a questa nuova tecnologia, potranno avere meno complicazioni, quindi meno costi socio-sanitari e una migliore qualità di vita. In conclusione, che dire? Un esempio di Buona Sanità nel territorio della ASL RMG!

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Curiosità L’età degli atleti positivi la prevalenza maggiore di positività ai test antidoping è rilevata in atleti con età superiore ai 44 anni. Eppure il 60% degli atleti controllati aveva età inferiore ai 29 anni. Ma questo significa due cose: che non si è preso alcun campione probante all’interno delle attività effettivamente agonistiche e che sostanze finalizzate ad alterare le prestazioni sono preferite da atleti amatori che oramai non hanno nulla da dire alla competizione finalizzata a una prospettiva esistenziale. Bensì l’allenamento diventa una dimensione rifugio sulla quale ci si concentra in modo eccessivo. Le sostanze più usate sono diuretici e agenti mascheranti, al secondo posto gli stimolanti. Tra le federazioni con il maggior numero di atleti controllati si osservano grandi differenze. Il ciclismo, per esempio, ha una prevalenza di positivi al di sopra della media col 4,4%. Particolare attenzione va posta anche alle percentuali di positivi riscontrate in alcuni sport nei quali il numero di controlli è molto esiguo ma rappresentano percentuali di positività particolarmente elevate: la pesistica e cultura fisica (9,7%), l’Handball (6,3%) il Rugby (5,0%). Ma in alcune specialità come la pesistica il dato è sicu-

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Tutti i numeri del

La fiera delle ipocrisie e delle grandi improbabilità in un mondo che ha bisogno di una riforma ramente sottodimensionato perché l’uso di alcune sostanze che ottimizzano le prestazioni fa parte integrante della disciplina. Oltre il 63% degli atleti è risultato positivo ad un unico principio attivo, il 31% è risultato positivo a due sostanze e 2 atleti sono risultati positivi a 6 sostanze contemporaneamente. Ma l’identikit offerto invece è quello del trentenne, di sesso maschile, residente al Nord. Ma anche questa configurazione sposta di poco il personaggio-tipo indicato ad inizio. Ugualmente chi svolge attività sportiva agonistica anche se le sue velleità volgono verso il tramonto. La sua appare una dimensione di ultima spiaggia. Ma c’è un’altra ipotesi più cogente. Che in effetti coloro che si dopano per mire effettivamente agonistiche sono semplicemente più protetti nei loro team, tanto da non apparire. L’agonista, probabile campione, di venti anni è un capitale a cui non si può rinunciare mettendolo

a nudo davanti un esame delle urine. E allora queste urine possono esser prelevate da un suo amico sano. Sta di fatto che dei 1.676 atleti controllati 52 sono risultati positivi alle sostanze vietate: circa il 3,1% con una marcata differenza di genere, poiché la prevalenza di maschi positivi è più del doppio di quella riscontrata nelle donne. Lo scorso anno l’attività di controllo della CVD ha riguardato 386 eventi sportivi per un totale di 1676 atleti di cui il 71% di sesso maschile e il 28,% di sesso femminile, con un’età media di 29 anni. Il ciclismo è stata la disciplina sportiva più controllata. Poco meno del 40% di tutti i controlli, infatti, hanno riguardato la Federazione ciclistica. Seguono il calcio, la pallacanestro, il nuoto. Tra le federazioni con il maggior numero di atleti controllati si osservano grandi differenze. Oltre il 63% degli atleti è risultato positivo ad un unico principio attivo, il 31% è risultato positivo a due sostanze e 2 atleti sono risultati positivi a 6 sostanze contemporaneamente. w w w.cittadinies alut e.it


doping nello sport sostanziale in grado di accettare la persona per i suoi limiti Nel 2011 le sostanze vietate più utilizzate sono state i diuretici e gli agenti mascheranti, seguite dagli agenti anabolizzanti e dagli stimolanti. Da notare che negli atleti positivi della Federazione ciclistica, sebbene le sostanze più usate siano risultate le stesse della popolazione generale (diuretici e mascheranti), è maggiore la frequenza di stimolanti ed è completamente assente la positività ai cannabinoidi. Gli stimolanti, inoltre, sono usati soprattutto dalle donne in particolare quelli ad azione anoressizzante per il controllo del peso, risulta assente invece l’uso di cocaina. I dati che riguardano l’uso di farmaci consentiti

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(fenomeno della medicalizzazione dell’atleta) indicano che il 42,6% ha usato nel 2011 farmaci antinfiammatori, il 7,2% antiasmatici, il 7,1 farmaci per le malattie da raffreddamento. Più della metà degli sportivi, inoltre, ha assunto prodotti salutistici e integratori (58,8%). In occasione del convegno sono stati presentati anche i dati riassuntivi di tutta l’attività di controllo della CVD dal 2003 a oggi. A distanza di 9 anni sono stati controllati 12.485 atleti con un’età media di 27 anni e di questi il 3% è risultato positivo ai controlli antidoping con una differenza di ge-

nere molto ampia: il 3,8% dei maschi contro l’1,4% delle donne. Negli anni le percentuali di atleti positivi sono state molto diverse con valori minimi registrati nel 2005 (2%) e con il valore massimo nel 2008 (4,8%). L’intervento di controllo si è svolto nei settori dilettantistici, giovanili, nelle serie minori (dalla D in giù) e nelle discipline sportive meno controllate dal CONI. Il numero degli atleti è spesso esiguo quindi non rappresentativo della federazione di appartenenza. Le positività dunque non possono essere interpretate come una stima della diffusione del fenomeno del doping all’interno delle singole federazioni ma si tratta di dati significativi e rappresentativi di un fenomeno che è in espansione nello sport amatoriale e che riguardano perciò la popolazione generale. Brunetto Latini

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Regione

San Camillo, posti letto insufficienti! E allora medici e sindacati inscenano una protesta simbolica per dieci minuti. Sanità: sindacati e medici occupano simbolicamente il San Camillo Il 21 maggio il più grande ospedale di Roma ha visto il sit in di denuncia sulle condizioni dell’ospedale San Camillo Forlanini di Roma. La prima carenza consiste nei posti letto dedicati all’emergenza. Personale medico e infermieristico assolutamente insufficienti. Specialmente al Pronto Soccorso. La condizione è rimasta quella di un anno fa al tempo della famosa denuncia con le riprese dello stato di precarietà della struttura di primo intervento del nosocomio che è conosciuto come uno dei migliori a livello nazionale. In una nota sindacale la spiegazione della protesta: “Nel corso di un sit in spiega la nota - è stata ribadita la volontà di portare avanti la vertenza finché la Regione Lazio non darà risposta alle necessità più urgenti in tema di posti letto e dotazione organica. Richieste minime, e quindi irrinunciabili”. Si tratta chiaramente di una dimostrazione organizzata senza urti al servizio pubblico, senza alcun incidente, allestita in modo che avesse una risonanza, ma senza creare sensazionalismo. Tutto questo per fare arrivare un messaggio alla Regione Lazio che deve adeguare gli or-

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ganici, ma anche alle ristrettezze imposte dal piano di rientro del deficit, quindi al governo che impone dei parametri. Quindi la sanità del Lazio non sorride. E non serve felicitarsi per l’arrivo di oltre 10 milioni di euro per attività in materia sanitaria. Sono un solletico davanti alla mole dei problemi che ha questa regione. Nel frattempo per rastrellare questi dieci milioni la giunta Polverini ha approvato la delibera per l’ottimizzazione delle risorse. “Si tratta di un provvedimento che ci consente di liquidare già nel corso di quest’anno risorse - Renata Polverini - attraverso l’applicazione di una norma che permette di accorpare finanziamenti relativi a capitoli di bilancio affini per materia semplificando la liquidazione delle risorse”. La delibera comprende diversi finanziamenti: 120 mila euro alla Asl RmB e alla Asl RmA per il progetto di odontoiatria sociale. “Ma quale odontoiatria sociale! - Gli urlano dai pronto soccorso - Qui servono strumenti di prima necessità per operare!” 790 mila euro a favore dell’Istituto Zooprofilattico delle Regioni Lazio e Toscana per il finanziamento delle attività e dei centri di eccellenza. (Una facile bat-

tuta direbbe: “gli uomini muoiono in corsia ma gli animali hanno una vita egregia” ma la condizione di emergenza deve far riflettere su ogni centesimo speso). 100mila euro al Centro antidroga e farmacologia clinica dell’Azienda ospedaliera Policlinico Umberto I, per la collaborazione tra il Servizio sanitario regionale e il Comando regionale Lazio della Guardia di Finanza, per le analisi tossicologiche su polveri sequestrate. (Nulla da obiettare). Due milioni e 500 mila euro a favore dei servizi di prevenzione e sicurezza nei luoghi di lavoro delle Asl per il mantenimento dei livelli essenziali di assistenza, in tale ambito di attività (Sperando siano ben spesi perché il personale lavori meglio). Cinque milioni e 100 mila euro a favore dei servizi di salute mentale indispensabili per il mantenimento degli standard operativi previsti da Piano triennale per i servizi della salute mentale (Come sopra). Un milione di euro per le attività del Centro per l’Autonomia istituito presso la Asl RmC al fine di favorire l’abilitazione e la riabilitazione delle persone con disabilità grave e gravissima. Duecento mila euro per lo “Screening uditivo neonatale universale”. Il San Camillo fa parte della Asl RmA. Aspetta un’altra operazione di economia interna per risolvere i suoi problemi. Ulderico degli Uberti w w w.cittadinies alut e.it


Ricerca

Il caffè allunga la vita Sembra uno slogan pubblicitario, ma secondo una ricerca è proprio così. Buono per non dormire ma anche per non morire Non solo risveglia attenzione, riflessi, allunga anche la vita. Secondo una ricerca, su 400 mila persone i bevitori di caffè vivono di più. La rilevazione quindi è statistica, non chimico epidemiologica. Ma forse per le proporzioni dei numeri ancora più rilevante. I mali che possono evitarsi sono quelli che riguardano il cuore, quindi ictus, ma anche infezioni. Ma non si può far a meno di rilevare lesioni per l’effetto di essere più svegli, quindi capitano meno incidenti ai bevitori di caffè. L’argomento è stato affrontato su The New England Journal of Medicine. Sono stati visionati i registri nazionali degli Stati Uniti sui quali si sono viste le cause dei decessi in relazione alle abi-

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tudini alimentari. A parità di altre abitudini alimentari gli uomini che bevono da 2 a 6 caffè al giorno hanno un rischio di morte ridotto del 10% rispetto ai coetanei che si astengono dal caffè; le donne un rischio ridotto del 16%. Più difficile dire chimicamente qual è l’effetto benefico della nera bevanda sull’organismo. Il caffè ha circa un migliaio di sostanze che dovrebbero essere monitorate una per una per capire quali sono i rispettivi effetti sull’organismo. La cognizione diffusa in medicina vede nel fegato e nel diabete i suoi effetti maggiormente positivi. L’effetto indesiderato dalla pubblicazione di questi studi e dalla loro inevitabile divulgazione estesa ai lettori che

non arriverebbero alla pubblicazione scientifica, è quello di avallare l’uso a bere in modo smodato quel nettare in tazza, piacevole abitudine tutta italiana. Chiaramente sarebbe un errore. Ma l’errore evidentemente è anche quello che ha compiuto la ricerca scientifica per tanti anni quando ha vietato il caffè davanti ad eclatanti casi di persone con ipertensione. Su quali basi per tanti anni si è vietato di berne? Forse solo sul semplicistico presupposto che una bevanda eccitante potesse sostenere anche la circolazione del sangue e potesse farlo in modo eccessivo. Con altrettanta attenzione a non abusare mai di niente non si vorrebbe che tra qualche anno si ritornasse su questa liberatoria eccessiva per una sostanza che comunque è eccitante. La moderazione nell’alimentazione è una condotta che non porta mai a guasti. Vanni Fucci

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Ricerca

Colesterolo. Tutto messo in discussione C’è chi ritiene che l’HDL, quello buono, sia un falso indizio. Ma da una proteina la possibilità di debellare quello cattivo Lo ha scritto Lancet, nuova bibbia della ricerca scientifica. Di sicuro lo studio farà discutere cosa che la rivista ha già iniziato a fare. Secondo questa ricerca che arriva da Harvard, l’HDL alto derivato da motivi genetici non diminuisce il rischio di infarto. L’HDL è risultato non avere quelle qualità contro l’infarto evidenziate in tante ricerche e magnificate da molti medici. Secondo la ricerca di Harvard il colesterolo buono non riduce il rischio cardiaco. Non esiste causa-effetto, non esiste relazione sistematica tra alto HDL e riduzione del rischio infarto. Va detto che la ricerca non ha livelli di analiticità tali da confutare quanto finora è stato asseverato. Il sistema utilizzato è statistico-probabilistico. Si sono osservate le persone geneticamente predisposte al colesterolo HDL cercando di osservarne le risultanze. Sono state osservate le fenomenologie su diverse migliaia di persone ma i casi di infarto non sono stati minori della media che percentualmente investe persone della stesa fascia di età. Ma se da una parte viene a mancare un amico interno che si sperava potesse fronteggiare il nemico del cuore e della circolazione sanwww.cittad inies alut e.it

guigna fluida, arriva una nuova speranza, sempre dalla ricerca. Senza la proteina Angptl3, il colesterolo scompare letteralmente. La scoperta ha inizio dall’osservazione di un un paesino in provincia di Latina dove gli abitanti, molti sono anziani, ne sono sprovvisti quindi sono tanti a campare a lungo. Sono protetti da colesterolo, aterosclerosi e diabete. Succede a Campodimele in provincia di Latina, dove un gene mutato consente di eliminare grassi presenti nel sangue. La notizia non è nuova. La realtà della piccola realtà del Lazio fu scoperta qualche anno fa e già messa in rilievo dall’Organizzazione mondiale della sanità. Ora si sono analizzati i motivi per cui in questo piccolo paese gli abitanti vivono a lungo e in buona salute. I risultati sono stati pubblicati su Journal of Clinical endocrinology and metabolism. Si è accertato che oltre ad un colesterolo basso, si rileva una sorta di protezione da aterosclerosi e diabete. Questo, secondo la ricerca, sarebbe dovuto a una mutazione nel gene che sintetizza la proteina chiamata Angptl3, che rallenta l’eliminazione delle lipoproteine che trasportano il colesterolo e i trigliceridi nel sangue. Sotto il

profilo delle prospettive insite nella ricerca questo significa che l’esistenza di persone prive della proteina Angptl3 dà modo di cercare i farmaci in grado di limitare gli effetti nefasti di questa molecola. Si conferma, quindi, l’importanza di cercare nuove varianti genetiche in grado di avere un ruolo protettivo nei confronti delle malattie, soprattutto di quelle legate all’aterosclerosi. Le implicazioni del colesterolo nella funzionalità cardiaca non fanno dormire sonni tranquilli a chi ne soffre. Continuamente gli studi danno speranze che poi si dissolvono, così come non è quel che prima era una certezza condivisa. Nel mondo della ricerca medica si è presa troppo alla lettera la definizione della fallibilità delle teorie scientifiche di Karl Popper. Piccarda Donati

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Attualità

In Italia si mangia tanto cavallo Cresce il consumo di questa carne iperproteica Una crescita nei consumi, in questo inizio metà anno, pari al venticinque per cento. Difficile la spiegazione. Se la ragione dei ridimensionamenti nei costi dovrebbe essere facile, d’altra parte non convince. Negli ultimi anni il consumo era diminuito: solo 61 mila cavalli macellati nel 2001 su 281 mila di dieci anni prima. A sostenerlo è l’Associazione Horse Angels che adduce alla necessità di disfarsi degli animali da parte dei proprietari, un’indicazione più convincente di questa nuova tendenza equina nell’alimentazione. La preoccupazione che cercano di instillare gli amici del cavallo è che nella macellazione possano entrare anche ca-

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valli in vita destinati alla corsa quindi soggeti ad assumere farmaci se non droghe, quindi non compatibili all’alimentazione. “Non vogliamo incriminare i carnivori - affermano da Horse Angels - ma porre dei distinguo. Posto che tutti gli animali soffrono nella macellazione, e che ogni inutile sofferenza dovrebbe essere loro risparmiata. Posto che consumare meno carne fa bene alla salute degli uomini, del pianeta e degli animali. Ci sono animali nati per accompagnare l’umano nella vita di tutti i giorni, come il cane, il gatto e per l’appunto il cavallo”. L’espediente iperproteico può aver giocato le sue suggestioni con la dieta Dukan (come già detto a pagina 7).

Ma questo dovrebbe aiutare a desistere dal nutrirsi di questo animale nobile e in contempo necessario all’uomo. In vita, però. I vegetariani obbietteranno che le stesse riserve adottare per il cavallo valgono per qualsiasi altro animale che ha il diritto a condurre la sua naturale vita senza incorrere in programmata morte per mano umana, finalizzata ad un nutrimento che potrebbe essere sostituito con altro alimento non animale. Obbiezioni vere. Ma nel caso del cavallo è impossibile non essere sedotti da un’aura di nobiltà originaria che deriva dalla notte dei tempi. Il cavallo è un passaggio evolutivo fondamentale per l’uomo perché gli ha consentito di esplorare altri mondi. Cecco Angiolieri

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Ambiente

Il S.Spirito, il più antico d’Europa Quando l’ospedale diventa un pezzo di storia nazionale. Ricondotto a un centro sanitario la caratteristica di ospedale dovrebbe sparire tra poco per i tagli della sanità che ridimensionano il numero dei nosocomi

Forse è il più antico ospedale del mondo, la sua storia raccontata in un libro scritto dalla giornalista Silvia Mattoni, dal chirurgo e docente universitario Massimo Mongardini e dal professor Marco Scarnò, statistico. Ha ottocento anni ma la sua storia potrebbe essere giunta alla parola fine e messo in condizioni di diverso uso a scopi sanitari. Giusto però celebrarne la funzione all’interno della città eterna, ne cuore di Roma, vicino a Castel Sant’Angelo. Fondato nel 1198 da Papa Innocenzo III come vero e proprio ospedale, come si concepisce oggi e ancora non era stato concepito nel Medioevo. Ma in effetti la sua storia inizia assai prima. Nasce. in effetti, nel 727 come edificio destinato all'alloggio, assistenza e cura dei sempre più numerosi pellegrini che giungevano a Roma per venerare S. Pietro, Principe degli Apostoli. Distrutto e ricostruito più volte, nel corso dei secoli, solo nel 1198 ad opera di Papa Innocenzo III viene riedificato ed adibito ad ospedale. L’architettura della struttura ospitante l'Ospedale ne fa un’opera da ammirare indipendentemente dalla sua funzionalità www.cittad inies alut e.it

sanitaria. Nel passato gli è stato costruito molto accanto spesso un vincolo alla funzionalità della struttura e all'impianto di più moderne tecnologie imprescindibili in un ospedale che si proietta nel primo secolo del terzo millennio. È stato, quindi, studiato e realizzato un progetto di ri strutturazione che, pur rispettando la struttura originaria ed i vincoli architettonici, oggi consente un migliore utilizzo degli spazi e che, unitamente alla dotazione delle più moderne apparecchiature medicali ed informatiche, fa del S. Spirito un ospedale all’avanguardia. Ha un pronto soccorso, il ricovero ospedaliero e nelle sue strutture vengono svolte visite ambulatoriali specialistiche. Il pronto soccorso è un servizio attivo tutto il giorno. Assicurato da un internista, un chirurgo di pronto soccorso, un ortopedico-traumatologo e, quando necessario, da un anestesista rianimatore, un radiologo, un ostetrico-ginecologico, un pediatra, un cardiologo, un laboratorista, uno psichiatra, un trasfusionista e un endoscopista digestivo. La leggenda tramanda del Papa che ebbe l’incubo di pescatori, intenti al recupero delle reti gettate nel Tevere tra

la Mole Adriana e il vecchio Ponte Neroniano, trovassero impigliati tra le maglie corpicini di neonati, “buttati nel fiume da donne sciagurate, desiderose di sopprimere il frutto della colpa”. Fanciulle senza famiglia e bisognosi furono quindi accolti in quella prima struttura sanitaria. Ma nel Santo Spirito ha preso vita la medicina basata sull’osservazione dei sintomi dai quali nasceva la diagnosi, e ci sono stati studi che hanno portato alla scoperta di malattie come la malaria. Vengono per la prima volta creati reparti di isolamento per i malati di epidemie; si dà il via a una codificazione della sperimentazione farmacologica. Il merito dell’evoluzione dell’ospedale, il primo ad essere progettato per questa finalità, fu anche dovuto alle ferree “Regole innocenziane”: pensate da Papa Innocenzo III (da cui prendono il nome) insieme al primo precettore dell’Ospedale Guido di Montpellier. Una tradizione dal grande valore storico che però non si incontra con i tagli di bilancio resi necessari dal deficit sanitario. Uno spessore storico e una capacità funzionale che deve per forza fare un’eccezione per la sua eccellenza, per essere questa struttura il Santo Spirito. Primo ospedale in Europa. Bernardo da Chiaravalle Cittadini & Salute

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Mario

Dionisi La diagnosi salva la Sanità Nel precedente numero pubblicato ad aprile è

stato riportato il risultato di un sondaggio in

solo che riesco a sapere con precisione qual è

mio stato di salute per potermi organizzare in

cui si dà conto che il massimo di affidabilità

caso riscontrassi dei problemi”. Forse, allora,

gnostiche private e convenzionate. Questo non

misura del paziente deve partire proprio da

della sanità in Italia è dato dalle attività diasono io a dirlo, ma il campione delle persone

il ragionamento sulla riforma della sanità a questo. Negli anni passati il centro della sanità

intervistate dal sondaggio.

era il medico. Gli ospedali erano pensati per ce-

imprenditori della sanità privata ma effettuata

barone con i suoi sottoposti fino ad arrivare al

Una ricerca che non è commissionata dagli

dal Censis con lo scopo di capire qual è il livello

di apprezzamento della gente comune nei con-

fronti dei servizi a tutela della propria salute.

lebrare la verticalità del medico-primario-

personale infermieristico. Ora tutto deve par-

tire dalla persona malata.

Cominciamo a dire allora che una persona

Il sondaggio del Censis, come sempre fa que-

malata non è detto che abbia problemi che si ri-

quali sono le aspettative degli italiani, quali

superata che dobbiamo superare nell’offerta sa-

Quindi, incidentalmente, mentre gli italiani si

E allora se la prima fase parte dalla cono-

sto importante istituto di ricerca, vuole capire sono le loro proiezioni nel loro mondo.

pronunciavano sulla Sanità italiana, sui loro ti-

mori, sulle aspettative, è emerso che questo

solvono in ospedale, che questa è una risposta

nitaria, sia pubblica che privata.

scenza dello stato della propria salute attra-

verso la diagnostica il passo successivo deve

comparto specifico della diagnostica si concen-

essere la programmazione della cura e della te-

Della serie: “non so se gli ospedali italiani mi

l'ospedale propriamente detto coinvolto.

tra la migliore delle aspettative degli italiani.

rimettono al mondo o mi tolgono da questo, so

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rapia. E questa solo in alcuni casi deve vedere

Mario Dionisi

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