Aurhelio notiziario ottobre novembre '14

Page 1

Centro Studi Aurhelio Il granaio spirituale di ispirazione tradizionale, in servizio permanente effettivo, sul litorale a nord di Roma. Bollettino delle attività nei mesi di ottobre, novembre 2014

Santa Marinella per la famiglia naturale [recensione] Sabato scorso, 8 di Novembre a Santa Marinella, il Centro Studi Aurhelio ha organizzato un incontro di formazione e un presidio in centro città che hanno avuto come tema centrale la difesa della famiglia naturale. Di riflesso, una informazione dettagliata sulle attività che intendono praticare nella politica, nella cultura e nelle scuole, i sostenitori dell’ideologia di genere. Per l’occasione, è intervenuta la direttrice editoriale di Notizie Pro Vita, la professoressa Francesca Romana Poleggi. Santa Marinella non è rimasta insensibile al bisogno di verità, messo a repentaglio dalla conferenza a favore delle unioni civili, dell’introduzione delle ore di “educazione sentimentale” nelle scuole e sui temi di sedicenti omofobie, organizzata dal circolo cittadino SEL, fiancheggiato dai consiglieri di Un’altra città è possibile. A testimonianza della quasi totale cecità da parte delle forze politiche e culturali che si richiamano a valori di ordine spirituale, oltre al silenzio dei media e dei giornali, Aurhelio è stato l’unico a organizzare qualcosa a riguardo. Una importante occasione di informazione alternativa nonché opportunità per conoscere la verità oltre la valanga di menzogne a cui è sottoposta l’opinione pubblica. Dall’incontro quindi, sono emersi moltissimi spunti di riflessione. La Professoressa ha subito messo in chiaro la realtà delle cose, ovvero che essere maschio o femmina non è un dato transitorio, scegliere di essere madre e padre non è un diritto né un capriccio e che il matrimonio appartiene ad un uomo ed a una donna. Qualsiasi altra “unione” è pertanto artificiosa, perché contro natura e dunque, non riconoscibile dallo Stato. Cedere su questo, implicherebbe il primo passo verso una reazione a catena che potrebbe una sempre crescente pretesa di presunti “diritti” che potrebbe arrivare anche a legalizzazioni di aberranti crimini ed empietà, come la pedofilia. Avendo chiaro che le campagne a favore delle unioni civili sono finanziate dalle grandi lobby finanziarie internazionali e multinazionali e che gli asserviti sostenitori di tale “lotta” pullulano dentro scuole e istituti, la professoressa ritiene che sia necessario un più stretto rapporto genitori-figli e maggior coesione tra le famiglie per difendere i propri discendenti dalle incresciose menzogne propalate. L’obiettivo degli agenti sovversivi, è quello di mellifluamente inculcare nella testa dei ragazzi suggestioni e tendenze totalmente prive di fondamento. Ancor più grave, perché si intende realizzarlo nelle scuole e con figure che rappresentano dei punti di riferimento formativi come gli insegnanti. La giornata si è chiusa positivamente, in tarda mattinata, con un presidio e un volantinaggio presso il centro della città. L’evento è servito ad informare i cittadini sulla necessità di tenere alta la guardia sulle intenzioni dei tanti filantropi che si aggirano nelle scuole con la scusa di “educare sentimentalmente” i giovani e poi propinare come normali, pratiche del tutto irriguardose per età e la specificità culturale e religiosa delle famiglie. Il Direttivo del Centro studi Aurhelio


Biblioteca Aurhelio per la cultura tradizionale, l’unica biblioteca operativa a Santa Marinella [comunicato] Mentre i lavori alla Biblioteca Comunale di Santa Marinella appaiono interminabili con l’affidamento diretto al ribasso e nel minor tempo possibile per la sua ristrutturazione, nel panorama culturale santamarinellese una biblioteca continua a rimanere operativa e a stimolare l’interesse dei cittadini per i libri. Si tratta della nuova Biblioteca per la Cultura Tradizionale che già dal mese di settembre è in funzione presso il Centro Studi Aurhelio. La Biblioteca, gestita in regime di volontariato è dotata di un registro elettronico consultabile presso la sede in via della Libertà 22 e ha come scopo dichiarato la diffusione dei testi attinenti alla dottrina tradizionale. Cionondimeno, la biblioteca ospita anche testi di diritto, di storia, saggi scientifici, filmati, fumetti, saggistica politica e tanto altro. Sui suoi scaffali possono essere facilmente consultabili libri di autori come Evola, Guenon, Junger, Mishima, Codreanu, Degrelle, La Rochelle. oltre a Dante, Sands, Pressefield, Romualdi, Sermonti Tutti i libri provengono da donazioni di soci e da simpatizzanti del Centro Studi. Quest’ultimo infatti a proprio carico, ospita i testi, ne supporta la gestione e segnala le novità e le disponibilità attraverso i suoi organi informativi. Tra le varie donazioni registriamo con stima e gratitudine, il dono della Associazione islamica "Imam Mahdi" di Roma che arricchisce sensibilmente il fondo librario con testi di assoluto rilievo. Nell’attesa che la Biblioteca cittadina venga riaperta e restituita al pubblico, Santa Marinella può godersi nel frattempo l’unica biblioteca aperta e operativa della città che non corre il rischio di essere ristrutturata dal Comune. Centro Studi Aurhelio


I nostri maestri| René Guénon: Il doppio senso dell’anonimato [dottrina] A proposito della concezione tradizionale dei mestieri, che fa tutt’uno con quella delle arti, dobbiamo segnalare un’altra questione importante: le opere dell’arte tradizionale, ad esempio quella medioevale, sono generalmente anonime, ed è del tutto recente il tentativo, frutto dell’«individualismo» moderno, di attribuire taluni nomi conservati dalla storia a capolavori noti, tentativo che conduce ad «attribuzioni» spesso fortemente ipotetiche. Questo anonimato è precisamente l’opposto della preoccupazione, costante negli artisti moderni, di affermare e di far conoscere a tutti i costi la propria individualità. Qualche osservatore superficiale potrebbe forse pensare che ciò sia comparabile al carattere ugualmente anonimo dei prodotti industriali di oggi, benché questi non siano certamente «opere d’arte» ad alcun titolo; ma la verità è un’altra, perché, se effettivamente c’è anonimato in entrambi i casi, è per ragioni esattamente contrarie. Avviene per l’anonimato come per tutte quelle cose le quali, secondo l’analogia inversa, possono essere prese contemporaneamente, sia in senso superiore, sia in senso inferiore; è così per esempio che, in un’organizzazione sociale tradizionale, un essere può essere fuori dalle caste in due modi, o perché al di sopra di esse (ativarna), o perché al di sotto (avarna), ed è evidente che tali eventualità sono agli estremi opposti. Analogamente, quei moderni che si considerano fuori da ogni religione sono all’estremo opposto di quegli uomini i quali, avendo penetrato l’unità principiale di tutte le tradizioni, non sono più esclusivamente legati ad una particolare forma tradizionale. In rapporto alle condizioni dell’umanità normale, o dell’umanità «media» in certo qual modo, gli uni si trovano al di qua e gli altri al di là; gli uni, si potrebbe dire, sono caduti nell’«infraumano», mentre gli altri si sono elevati al «sopraumano».Ordunque, l’anonimato può caratterizzare l’«infraumano» altrettanto bene che il «sopraumano»; il primo caso è quello dell’anonimato moderno, anonimato della folla o della «massa» nel senso in cui la si intende oggi (ed è ben significativo che si usi una parola così nettamente quantitativa come «massa»), mentre il secondo è quello dell’anonimato tradizionale nelle sue diverse applicazioni, ivi compresa quella concernente le opere d’arte. [...] A questo punto si potrebbe sollevare una obiezione: se il mestiere deve essere conforme alla natura di colui che lo esercita, l’opera prodotta, abbiamo detto, esprimerà necessariamente questa natura, e potrà esser riguardata come perfetta nel suo genere, o costituente un «capolavoro», quando la esprimerà in maniera adeguata; orbene, la natura in questione è l’aspetto essenziale dell’individualità, cioè quello che si definisce mediante il «nome»: non si tratta forse di qualcosa che pare andare direttamente al rovescio dell’anonimato? Per rispondere bisogna anzitutto fare osservare che, a dispetto di tutte le false interpretazioni occidentali su nozioni come quelle di Moksha e di Nirvâna, l’estinzione dell’«io» non è in alcun modo una annichilazione dell’essere, ma al contrario essa implica una specie di «sublimazione» delle sue possibilità (diversamente, osserviamolo di sfuggita, la stessa idea di «resurrezione» non avrebbe alcun senso); senza dubbio l’artifex che si trova ancora nello stato individuale umano non può che tendere verso una simile «sublimazione», ma il fatto di conservare l’anonimato sarà appunto per lui il segno di questa tendenza «trasformante». Del resto si può anche dire che, in rapporto alla società stessa, non è in quanto «tal dei tali» che l’artifex produce la propria opera, ma in quanto egli svolge una determinata «funzione»; a questa, che è d’ordine veramente «organico» e non «meccanico» (il che pone in luce la differenza fondamentale con l’industria moderna), egli deve, nel suo lavoro, identificarsi per quanto possibile; e tale identificazione, oltre ad essere il mezzo della sua «ascesi», caratterizza in certo qual modo la misura della sua partecipazione effettiva all’organizzazione tradizionale, poiché è in virtù dell’esercizio stesso del suo mestiere che egli è incorporato a quest’ultima e che vi occupa il posto che propriamente conviene alla sua natura. Per cui, da qualsiasi parte si considerino le cose, l’anonimato si impone in qualche modo come norma; ed anche se tutto ciò che esso implica in principio non può essere effettivamente realizzato, dovrà per lo meno esistere un anonimato relativo nel senso che, soprattutto ove ci sia un’iniziazione basata sul mestiere, l’individualità profana o «esteriore», definita come «tale figlio di tal altro» (nâma-gotra), sparirà per tutto ciò che si riferisce all’esercizio di quel mestiere. Se ora passiamo all’altro estremo, quello rappresentato dall’industria moderna, vediamo che l’operaio vi è sì altrettanto anonimo, ma perché ciò che egli produce non esprime niente di lui stesso ed in realtà non è neanche opera sua, essendo puramente «meccanica» la funzione che egli svolge in tale produzione. In definitiva, l’operaio come tale non ha in realtà alcun «nome», perché, nel suo lavoro, egli non è che una semplice «unità» numerica senza qualità proprie, la quale potrebbe essere sostituita da un’altra «unità» equivalente, cioè da qualsiasi altro operaio, senza che nulla cambi nel prodotto di tale lavoro; e così, come dicevamo prima, la sua attività non ha più niente di veramente umano, anzi, ben lungi dal tradurre o per lo meno dal riflettere qualcosa di «sopraumano», essa è ridotta all’«infraumano», nel


quale ambito essa tende verso il grado più basso, cioè verso una modalità tanto quantitativa, quanto è possibile realizzarla nel mondo manifestato. L’attività «meccanica» dell’operaio rappresenta del resto solo un caso particolare (e però il più tipico, allo stato attuale, in quanto l’industria è il campo in cui le concezioni moderne sono riuscite più completamente ad esprimersi) di quel singolare «ideale» che i nostri contemporanei vorrebbero arrivare ad imporre a tutti gli individui umani ed in tutte le circostanze della loro esistenza; si tratta di una conseguenza immediata della tendenza cosiddetta «egualitaria», della tendenza cioè a quell’uniformità che esige di trattare gli individui come semplici «unità» numeriche, in modo da realizzare l’«eguaglianza» dal basso, poiché, «al limite», questo è il solo senso in cui essa possa essere realizzata, cioè in cui sia possibile, se non di raggiungerla di fatto (essendo essa contraria, come abbiamo visto, alle condizioni stesse di ogni esistenza manifestata), almeno di avvicinarcisi sempre di più e indefinitamente, finché si sia raggiunto il «punto di arresto» che segnerà la fine del mondo attuale. [...] Abbiamo detto che l’individuo si perde nella «massa», o che per lo meno tende sempre di più a perdervisi; questa «confusione» nella molteplicità quantitativa corrisponde ancora, per inversione, alla «fusione» nell’unità principiale. In quest’ultima l’essere possiede tutta la pienezza delle sue passibilità «trasformate», cosicché si può dire che la distinzione, intesa in senso qualitativo, vi è spinta al massimo grado, pur essendo contemporaneamente sparita qualsiasi separazione. Nella quantità pura, al contrario, la separazione è al massimo perché ivi risiede il principio stesso della «separatività», e d’altronde l’essere è evidentemente tanto più «separato» e più chiuso in se stesso, quanto più le sue possibilità sono maggiormente limitate, cioè in quanto il suo aspetto essenziale comporta meno qualità; ma contemporaneamente, data la sua sempre maggiore indistinzione qualitativa in seno alla «massa», egli tende veramente a confondersi in essa. La parola «confusione» è qui tanto più appropriata in quanto evoca la indistinzione tutta potenziale del «caos», ed in effetti si tratta proprio di questo dal momento che l’individuo tende a ridursi al suo solo aspetto sostanziale, cioè, come la chiamerebbero gli Scolastici, ad una «materia senza forma» ove tutto è in potenza e niente è in atto, cosicché il termine ultimo, se lo si potesse raggiungere, sarebbe una vera «dissoluzione» di quanto nell’individualità vi è di realtà positiva; e, proprio in virtù dell’estrema opposizione esistente tra l’una e l’altra, questa confusione degli esseri nell’uniformità appare come una sinistra e «satanica» parodia della loro fusione nell’unità

Creazione Shoplab: Maglietta /Felpa “Compagnia dell’Anello”

Centro Studi Aurhelio Via della Libertà, 22 - 00058 Santa Marinella (Roma) Tel: +39 389 0606290 - e-mail: cst.aurhelio@gmail.com www.aurhelio.it – Pagina Facebook: Centro Studi Aurhelio


Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.