Quindicinale 1062 - 14 marzo 2024

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1062 Informazione cultura e tempo libero Anno XLIII n.5 | 14 marzo 2024 | € 2,50

Fondato da Dario De Bastiani nel 1982

Si dice il Piave o la Piave?

Il Piave vicino a Sappada in una fotografia di Carlo De Bastiani

Poste italiane spa - Spedizione in abbonamento postale D.L. 353/2003 (conv. L.27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 1, CNS TV - Periodico di informazione, cultura e tempo libero - Anno XLIII n.5 - 14 marzo 2024 - Euro 2,50 - Contiene I.P.

QUARTIER DEL PIAVE L’emendamento salva panevin

La rubrica “Tabù” a cura della dottoressa Fanny Guidolin

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CONEGLIANO La combattente altruista

Perché si tradisce?

ISSN 2784-9716

VITTORIO VENETO Maschi vittoriesi gran russatori




Piazza Roma 16/B , SARMEDE - tel. 0438 959267 Via Petrarca 1, VITTORIO VENETO - tel. 0438 689583


PRIMO PIANO

Si dice il Piave o la Piave? A parte il fatto che entrambi i generi sono accettabili, la trasformazione di Piave in nome maschile ha a che vedere con l’eroismo …soprattutto propagandistico. Ma il fiume che attraversa gran parte del Veneto orientale e che divide a metà la marca trevigiana non è protagonista solo della storia recente. La sua formazione e trasformazione risale a

di Michele Zanchetta

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fiumi montani nascono dal dissolvimento delle nevi e dei ghiacci, in particolare il Piave ha origine da una serie di sorgenti che confluiscono in un laghetto artificiale, costruito sopra Sappada negli anni Sessanta. Dal 2019 la fonte è passata dal Veneto al Friuli, mutando un confine storico secolare, ma da una valle più occidentale, la Val Visdende, arrivano altre acque torrentizie che alimentano con intensità il suo corso nei primi chilometri di vita. Durante il suo percorso verso il mare, il Piave scende verso sudovest, attraversando quasi verticalmente il Bellunese sino a Ponte nelle Alpi, raccogliendo numerosi torrenti che ingrossano fortemente il suo alveo; non è stato un percorso facile, strette gole sono ancora caratteristica del suo alto percorso montano, con valli

20mila anni fa, quando era una lingua di ghiaccio che usciva dalle Alpi. Formandosi alle pendici del Monte Peralba, il Piave attraversa il Veneto e sfocia a nord della Laguna veneta, ma durante la sua storia ha avuto percorsi diversi e molti eventi si sono svolti lungo il suo corso. Tra geologia e storia, un viaggio nel tempo a partire dalla preistoria sino ai nostri giorni incassate, profondi burroni, cascate improvvise non ancora scavate dal passaggio dell’acqua. Arrivato in Valbelluna muta il suo procedere, isolando le Prealpi dalle Alpi, per poi ridiscendere incidendo le colline sino all’alta pianura veneta, dove scorre placidamente in direzione sudest sino al mare. Fino ad un certo tratto il suo alveo è sassoso, con ciottoli e rocce di colori sgargianti che ne sono un carattere distinguente: tutto ciò è conseguenza degli apporti rocciosi differenti, che vanno dal bianco al nero, dall’azzurro al rosso, dal giallo al grigio, toccando sedimentazioni quanto rocce vulcaniche o metamorfiche. Ma se per l’alto tratto montano non abbiamo alcun dubbio sul suo percorso nel corso del passato, a partire dalla Valbelluna qualche dibattito sorge, perché il fiume ha lasciato traccia del suo passaggio in diversi luoghi, spesso inaspettati. I fiumi sono vivi: gli uomini possono imbrigliarli e prelevare l’acqua, cambiargli percorso e formare dighe, ma quando arrivano le alluvioni a dire l’ultima parola è sempre la Natura, con spesso tragiche conseguenze. Il nostro territorio era molto diverso qualche migliaio di anni fa: durante l’ultima glaciazione la temperatura

era più bassa, la pianura si estendeva sino a metà Mar Adriatico ed era una landa semideserta. Dalla Val Lapisina scendeva una lingua di ghiaccio che a Savassa si divideva in due rami, uno superava la stretta di Serravalle e si esauriva nella pianura cenedese, l’altro proseguiva sino a Gai in Vallata. Era l’ultima propaggine del ghiacciaio che avvolgeva tutte le Alpi e una serie di corsi d’acqua correvano sul fondo, depositando a valle argille, pietrame e sabbia.

Le sorgenti del Piave, ai piedi del monte Peralba

I vari tracciati del Piave Fino a circa 20.000 anni fa il Piave, uscito dalla stretta prealpina di Quero, proseguiva verso sud, passando a ovest del Montello; le tracce si notano nei terrazzi fluviali ancora visibili sul fronte occidentale del lungo colle e nei depositi ghiaiosi che caratterizzano la pianura a sud di Montebelluna. In seguito, il fiume iniziò a scavarsi una via più ad est, passando a nord del Montello e sbucando vicino alle colline di Susegana. Quando lo scioglimento dei ghiaccio, Giovedì 14 marzo 2024 | 5 Il Quindicinale


PRIMO PIANO

Il Piave a Belluno

I canali artificiali in alveo del Piave che permettono a Lovadina il fluire delle acque

per l’aumento delle temperature, lasciò spazio a corsi impetuosi, la Val Lapisina fu solcata per qualche migliaio d’anni da un impetuoso ramo del Piave. Circa 10.000 anni fa un grosso fronte di versante del Pian del Cansiglio franò a valle, ostruendo il percorso del fiume e creando il Lago di Santa Croce. Si può immaginare che fu un evento impressionante, si è calcolato che crollarono circa 135 milioni di m3 su un fronte di circa 3,5 km, creando la sella del Fadalto con depositi spessi circa 200 m. Un grosso lago si formò a valle, che andava dalla Val Lapisina sino a Cison, ma in seguito un’altra frana, questa volta dal versante del Col Visentin, separò le due aree creando il rilievo tra Longhere e Revine.

Le tracce storiche Sin dalla preistoria il fiume diven-

Il Quindicinale 6 | Giovedì 14 marzo 2024

ne una delle vie di percorrenza dei mercanti, che attraversavano le Alpi sfruttando passi poco elevati e i fondovalle facilmente percorribili. Lungo il suo corso troviamo diverse attestazioni di insediamenti antichi, compreso il santuario di Lagole di Calalzo, dove sono stati trovati centinaia di doni propiziatori di età paleoveneta. Arrivato in pianura, trovò una naturale inclinazione proseguendo verso sud, unendosi nella zona di Treviso al Sile, un fiume di risorgiva che convogliava le acque di varie polle comparse nella media pianura veneta. E’ questa la spiegazione per l’assenza di scrittori di età classica che parlino del Piave? Certamente, in età romana Piave e Sile avevano un unico corso medio – basso a partire dal municipium di Tarvisium, ma due differenti fonti, una di pianura e una di monte. Plinio il Vecchio, vissuto nel I secolo d.C., nel terzo libro dell’opera

Naturalis Historia scrive“…Fluvius Silis ex montibus Tarvisanis”, ovvero “il fiume Sile che viene dai monti trevigiani”, dandoci testimonianza che per i Romani il tratto più importante era quello di origine montana. Sappiamo che in età romana esistevano i collegi dei dendrophori a Feltre e Belluno, ovvero delle associazioni lavorative che raggruppavano coloro che commercializzavano il legname, dal taglio alla fluitazione lungo il fiume. Ma quando compare il nome Piave? Bisogna attendere alcuni secoli, infatti, solo a partire dall’VIII secolo si trova scritto Plavem, precisamente il primo ad usarlo è lo storico longobardo Paolo Diacono, quando racconta che nel 568 proprio vicino al fiume avviene l’incontro tra il vescovo di Treviso Felice e il re longobardo Alboino; probabilmente il luogo è lungo l’asse stradale che nei secoli seguenti prenderà il nome di Via Ongaresca, costruita su un antico asse della centuriazione romana. Ma da dove arriva il nome Piave? Secondo importanti studi è un nome di origine indoeuropea, deriverebbe infatti dalla radice “*plow-“, in latino pluere, che significa scorrere. Un nome quindi legato al suo moto, al trasportare, che è una tradizione fluviale di antichissima memoria lungo il Piave. Durante l’Altomedioevo, epoca di grandi sconvolgimenti ambientali per mutazioni climatiche, molti fiumi cambiarono il loro corso in seguito ad alluvioni disastrose: se è famosa la Rotta della Cucca, che nel 589 cambiò per sempre il corso dell’Adige e dei fiumi del basso Veneto, non si può dire lo stesso per il corso del Piave, il cui spostamento ci è noto grazie alla geologia. L’analisi scientifica ha rivelato che nel volgere di alcuni secoli, a partire da prima dell’anno Mille, il Piave iniziò a scavarsi nuovi percorsi spostandosi verso est. Il fiume è sempre stato frequentato, lungo le sue sponde sono nati villaggi, città, porti, attività commerciali e istituzioni religiose. Dalla montagna a Venezia, gli zateri guidavano le zattere formate da tronchi legati, portando in pianura persone in viaggio e materiali da commercializzare; nei centri principali c’erano i porti, dove alimentare l’economia locale con le merci dirette verso gli empori. L’Hospitale di Santa Maria di Piave si trovava sulla sponda del fiume, lungo il pas-


PRIMO PIANO

saggio della Via Ongaresca. Sin dalla sua fondazione nell’XI secolo fu area di sosta e riposo per i viaggiatori, ma venne distrutta due volte dalle alluvioni del Piave nel corso del XV secolo e in seguito fu ricostruita a Lovadina, distante dal fiume. Gli zateri conducevano le zattere a Venezia entrando dalla laguna nord, perché oltre ai materiali trasportati a Venezia, la Serenissima aveva una necessità vitale del legno. I tronchi venivano piantati nel fondo della laguna, a poca distanza uno dall’altro, e venivano coperti da tavole. Al di sopra, si costruivano delle massicciate composte da pietre e mattoni, che sarebbero diventate le basi delle fondazioni dei palazzi veneziani. Alcune tipologie di legni, invece, venivano destinati all’Arsenale, dove abili artigiani e carpentieri costruivano le navi della Serenissima, sia da guerra che commerciali. E’ noto che il Montello era un colle destinato alla coltivazione dei roveri, che adeguatamente lavorati diventavano parte dello scheletro delle navi. Per scongiurare le devastanti alluvioni, nel Cinquecento Venezia costruì

lunghi tratti di robusti argini su entrambe le sponde: si trattava di opere in muratura a gradoni, che servivano a proteggere abitati, campagne e la Laguna Nord, che rischiava di asciugarsi a causa dei sedimenti sabbiosi condotti dal fiume. Si riconoscono per la loro monumentalità lungo tutto l’alveo del fiume, ma alcune sono sommerse dalle ghiaie, come le arche che erano strutture in legno e pietra, trasversali rispetto al corso del fiume, e servivano a spezzare la forza della corrente. A partire dal XVI secolo iniziarono, nel corso basso del Piave, lavori di spostamento e rettifica dei fiumi, per renderli navigabili e più sicuri. Il Sile venne indirizzato nella Piave Vecchia, l’antico corso del Piave che fiancheggia la laguna. Il tratto basso del Piave, per eventi naturali e antropici, spostò il suo corso sempre più verso est, con rettifiche e immissioni di corsi secondari; un ultimo evento alluvionale, che modificò il corso del fiume, fu quello che avvenne il 5 ottobre 1935, quando l’irruenza delle acque spezzò gli argini e si scavò un nuovo corso a Cortellazzo.

A seguito di questo evento, l’ultimo tratto del fiume rimase isolato e andò a formare la Laguna del Mort, con riferimento al ramo fluviale morto.

La Val Lapisina e la Vallata viste dal Monte Pizzoc

Si dice la Piave o il Piave? Per i tradizionalisti e gli anziani è giusto, con un moto di nostalgia, usare il femminile, la versione maschile infatti comparve solo nella seconda metà del XIX secolo, per essere accettata con continuità dalla fase finale della Prima Guerra Mondiale. Nell’autunno del 1917, dopo la rotta di Caporetto, le forze italiane si erano ritirate oltre la linea del grande fiume, ripiegando lungo tutta la destra Piave. Nella primavera del 1918, in tempi di grande incertezza e con l’esercito austroungarico ben posizionato in tutto il Veneto orientale, l’unico modo per recuperare le terre perse doveva essere un atto eroico, di tutta la nazione. In quell’occasione Vittorio Emanuele III, re d’Italia, in un commosso discorso alla Nazione, chiamò il fiume al maschile, cercando di riversare un eroismo estremo in quell’atto di liberazione. Giovedì 14 marzo 2024 | 7 Il Quindicinale


NOTIZIE DALLA MARCA

Il dolore di chi resta

La ferita, il trauma, il percorso di guarigione di fronte a una perdita annunciata. La storia di Matteo B. Bianchi

Matteo B. Bianchi

La copertina del libro

Il Quindicinale 8 |

S

i contano più morti per suicidio che vittime di guerra. Eppure del suicidio non si parla, guai a farlo: nei giornali, in televisione, nei social, nei dibatti. Sull’atto suicidiario uno stigma irremovibile. E per chi rimane, familiari e amici, un dolore senza la tregua da poter sperimentare in una condivisione, in un confronto o trovando almeno un punto di appoggio. Matteo B. Bianchi ha scritto “La vita di chi resta” (Mondadori). Un romanzo, non un saggio né un reportage. Una storia che ha per protagonisti l’autore e il compagno. “Quando torni non ci sarò già più. Sono le ultime parole di S. a Matteo, pronunciate al telefono in un giorno d’autunno del 1998. Sembra una comunicazione di servizio, invece è un addio. S. sta finendo di portare via le sue cose dall’appar-

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tamento di Matteo dopo la fine della loro storia d’amore. Quel giorno Matteo torna a casa, la casa in cui hanno vissuto insieme per sette anni, e scopre che S. si è tolto la vita. Mentre chiama inutilmente aiuto, capisce che sta vivendo gli istanti più dolorosi della sua intera esistenza” Venticinque anni circa per decidere di scrivere questo libro, Matteo… Tanti me ne sono serviti non tanto per scriverlo ma per sentirmi pronto a presentarlo poi davanti a un pubblico? Troppo aperta ancora la ferita, forti le emozioni? Anche ma soprattutto non avevo proprio la minima idea di come avrei potuto parlarne. Perché del suicidio di deve tacere. Ho esperienze dirette e riportare da colleghi, di articoli spariti dalle pagine del giornale, di servizi televisivi saltati, di interviste mai pubblicate. Incredibile e per quali ragioni poi? Nelle redazioni sono invalse delle regole non scritte: non scrivere di morti per suicidio per evitare l’emulazione. Si è creato un tabù anche in ambito artistico: trame sul tema rappresentate al cinema ce ne sono ma i protagonisti sono sempre altri. Che non sono nemmeno coloro che restano, con un dolore per una perdita della quale si continua a cercare invano le spiegazioni. Narrazioni su chi rimane e su ciò che prova non ne esistono. E glielo posso dire con cognizione di causa perché per

anni ho cercato un libro che mi aiutasse a coprire il mio vuoto dentro. Per cui quasi venticinque anni dopo, quel libro è stato bene scriverlo direttamente: è stato terapeutico? Non aveva una finalità terapeutica. L’ho scritto per evitare ad altri di ripercorrere la mia esperienza. Penso che il mio contributo sia valso la pena e sia servito. Almeno dalla mole di email e messaggi che ho ricevuto: “Finalmente qualcuno che racconta l’inferno che attraversa chi rimane dopo il suicidio di un familiare, un compagno, un amico”. Sostegno se ne trova dalle istituzioni locali e dal sistema sanitario nazionale? Manca tutto e di più: dalle esperienze di auto mutuo aiuto a un numero verde al quale chiamare quando ti assale la disperazione. Non c’è la volontà. Lei è un “sopravvissuto”: quale responsabile grava su chi rimane? Quella di accettare questo enorme dolore e imparare a conviverci. La vita chiede di andare avanti e ognuno deve trovare il suo modo: chi nella fede, altri dedicandosi ai figli, altri ancora nell’ impegno sociale. Come dire: mettere il proprio dolore al servizio degli altri. Il dolore farà parte per sempre della vita del “sopravvissuto”. Non ci si perdona ma si può smettere di litigarci. Ad un certo punto si deve scegliere di salvarsi. Lei come sta cercando di salvarsi? Parlando della morte, tre quattro giorni alla settimana. Ho in calendario un numero incredibile di presentazioni del libro, non soltanto in Italia; questo mese sarò in Olanda, Grecia, Francia, Serbia, Corea. Tutto il mondo è Paese… Roberto Grigoletto


NOTIZIE DALLA MARCA

Più suicidi che vittime di guerra Intervista al dottor Colusso, per vent’anni Responsabile del Dipartimento Dipendenze dell’Ulss 7

I

l dottor Luigi Colusso è stato per venti anni responsabile a Treviso del Dipartimento delle dipendenze. Nel 1999 ha avviato con Advar il progetto “Rimanere insieme” che accoglie le persone che hanno avuto un lutto e necessitano di accompagnamento per elaborarlo, come colloqui e gruppi di mutuo aiuto. Due di questi sono dedicati ai sopravvissuti, che sono coloro che hanno perso una persona cara per suicidio o per altra morte violenta e improvvisa. Il suicidio è la terza causa di morte al mondo, eppure se ne parla poco, per non dire il meno possibile, perché? In Italia sono circa 4.000 suicidi l’anno: come se ottanta pullman carichi di persone precipitassero nel vuoto. Non se ne parla tanto perché molti ritengono a torto che sia un comportamento dovuto a malattia mentale, che è vero solo nel 20% delle storie. Esiste stigma, pregiudizio, è la rottura di un tabù. In realtà che si uccide ama la vita ma il vedersela sottratta come qualità di vita accettabile, sentire, vero o falso che sia, la solitudine, l’impossibilità di uscire da situazioni dolorose, avvilenti. Il silenzio è dovuto al potenziamento della naturale paura della morte, che rendo per molti incomprensibile il gesto e esercita una sorta di attrazione malefica: nella cerchia di un suicida i gesti suicidari sono più frequenti che

nella media generale. C’è poi il mito, falso, che parlare di suicidio aumenti i gesti. Invece è il contrario, purché se parli con chiarezza, rispetto, ascolto dei sentimenti e dei bisogni delle persone. Cosa spinge, generalmente, al suicidio fermo restando che ogni caso è a se stante? Ogni storia è unica, personale. Certamente solitudine, isolamento sociale, difficoltà di vita, uso non terapeutico di sostanze psicoattive (alcolici, psicofarmaci, sostanze da sballo…) sono condizioni di rischio. Per esempio, dove è consistente il miglioramento del benessere degli anziani, la fascia di età con percentuale più elevata di suicidi, i gesti diminuiscono. Il benessere in causa è anche, molto, quello relazionale… Che cosa e chi può fare qualcosa? Non servirebbe forse una formazione rivolta a tutti, magari a partire dalla scuola visto che non è quella del suicidio una esperienza così infrequente? Domanda perfetta. È ciò che il Tavolo per la prevenzione dei gesti suicidari si impegna a fare, tramite sensibilizzazione: iniziative per la giornata mondiale di prevenzione dei gesti suicidari, il 10 settembre; presentazione di libri sull’argomento; incontri pubblici. C’è poi la formazione dedicata ai medici, al personale sanitario, agli insegnanti, alcune aperte a tutta la cittadinanza, altre dedicate al personale degli enti che partecipano del Tavolo. Prossimamente partirà un corso, già offerto una prima volta con successo, in collaborazione con l’azienda sanitaria che lo gestirà, di formazione per

l’intervento tempestivo dopo un suicidio. Esistono segnali che costituiscono una sorta di campanello di allarme? Sì, però la loro descrizione richiede un tempo e uno spazio molto ampi, anche di dialogo, difficile realizzarli in un quotidiano. È possibile però suggerire qualcosa: soprattutto ai genitori: custodite i vostri figli, non come guardiani, quindi, come persone accoglienti, che ascoltano, che rispondono, che chiedono conto dei silenzi, dei cambiamenti immotivati (apparentemente), che danno fiducia, distinguendo la persona dai comportamenti che specie nei giovani possono essere non sempre encomiabili. Siamo tutti soggetti responsabili… Tutti, quindi anche i genitori, possono dare l’esempio di ascolto, benevolenza, capacità di stare vicino ad amici e parenti, colleghi, alle persone di abituale frequentazione, per coltivare il benessere di queste relazioni, senza pregiudizi. Questo è un rimedio per la solitudine, la perdita dell’autostima, l’insicurezza verso il futuro. Sentirsi benvoluti, stimati, cercati, accettati senza giudizio ma accompagnati al cambiamento di comportamenti nocivi… tutto questo fa bene alla salute di chi si attiva come “custode” degli altri, a chi è “custodito” alla comunità di cui tutti facciamo parte. R.G.

Luigi Colusso

Giovedì 14 marzo 2024 | 9 Il Quindicinale


Scopri i regali riservati agli abbonati L’ABATE ASSASSINO

e altre storie di contrabbandieri, criminali e suicidi , di Pompeo Gherardo Molmenti

1 anno di Quindicinale

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Amanti delle storie oscure, dei delitti, dei tradimenti, dei complotti oltre la soglia di casa, degli avvelenamenti nel…brodetto, questo libro è per voi. Racconta infatti vicende truci ambientate nelle nostre terre, che hanno come protagonisti nomi noti: Marcantonio Brandolini (l’abate assassino), il conte Altan (che finì decapitato), la bella Vendramin (che si suicidò), l’uomo selvatico che mangiava solo erbe e che nessuno ha mai saputo se fosse un matto o un grande filosofo. Storie di secoli fa, vere e documentate che tengono col fiato sospeso, anche da un sorriso.

PÈDO ‘L TACON DE ‘L BUS

1 anno di Quindicinale

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ESCURSIONI PER TUTTA LA FAMIGLIA SULLE DOLOMITI a cura di Eleonora Solero e Mattia Pizzoli

Dolomiti, ed è subito meraviglia. Per i grandi, ma anche - forse soprattutto - per i piccoli. Due esperti escursionisti come Eleonora e Mattia hanno selezionato per tutti noi 45 tra le più belle escursioni da fare sulle Dolomiti. Per vivere la bellezza delle cime, dei pascoli, dei laghi, della natura d’alta quota in tutta sicurezza, senza rinunciare al piacere della sorpresa, dell’incanto, del bello di una flora e di una fauna uniche al mondo.

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Proverbi, modi di dire e soprannomi raccolti lungo il fiume Piave di Fulcio Bortot

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Anche il grande Umberto Eco, che non era veneto, a volte citava in dialetto l’espressione idiomatica che dà il titolo a questo libro. Pèdo ‘l tacon de ‘l bus è uno dei tanti modi di dire, autenticamente nostrani, che rimandano a una saggezza antica, ma ancora attualissima, a una filosofia del vivere che un po’ abbiamo perso per strada. Ma che riconosciamo come familiare. Un viaggio nei proverbi e nelle locuzioni de casada che ci fa sentire parte di una comunità sincera e che, con un sorriso, ci aiuta a cogliere la vera essenza della nostra vita.

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VAJONT QUELLA NOTTE IO C’ERO

Racconti di chi è sopravvissuto di Paolo Munarin A sessant’anni dalla catastrofe del Vajont - la più grave tragedia della nostra storia repubblicana per numero di vittime - una testimonianza condotta sul filo della memoria e dei racconti di chi si è salvato. A ricordare l’orrore del disastro che in quattro minuti di apocalisse spazzò via Longarone e tante frazioni contermini è uno dei longaronesi che miracolosamente si salvarono. Paolo Munarin il 9 ottobre 1963 non aveva nemmeno compiuto un anno. Ma l’eco dell’acqua, della luce irreale, il frastuono della distruzione echeggia ancora nel suo cuore.


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VITTORIO VENETO E VITTORIESE

Sono un terribile rompiscatole se

Nicola Todeschini

Grimilde

H

a appena pubblicato per Utet il terzo volume sulla Responsabilità in medicina: un testo pensato e scritto non solo da un teorico ma soprattutto da un pratico, che ha messo a disposizione quanto ha approfondito per anni. “In queste pagine - spiega Nicola Todeschini, autore del volume - ci sono le sofferenze dei racconti dei miei clienti, il desiderio di rendere loro giustizia, le notti insonni trascorse a cerca-

Il Quindicinale 12 | Giovedì 14 marzo 2024

L’avvocato Nicola Todeschini da venticinque anni si occupa di Responsabilità in medicina. Un ambito scelto (e percorso con passione) fin dalla tesi di laurea. Tra notti insonni, battaglie contro pregiudizi e “poteri forti”, con la toga e la ricerca dalla parte dei diritti dei più sofferenti, Todeschini – oltre a un ampio riconoscimento professionale – ha pubblicato con Utet tre libri miliari sulla materia. Merito suo, della mamma, della tenacia e coerenza nel lavoro. E un po’ del suo cavallo Vivaldi re lo strumento migliore per far valere i loro diritti.”. Nicola Todeschini è un nome noto non solo nella Marca Trevigiana. Da venticinque anni pratica la “responsabilità medica”, un ambito che ha eletto sin dal percorso di studi culminati con una tesi proprio su questo tema. “La mia vita – dice di sè il professionista 55enne - si è alternata tra Vittorio Veneto e Conegliano, nella quale sono da poco tornato e si divide tra i testi di diritto e la passione per l’equitazione, per il dressage col mio cavallo Vivaldi de Susaeta. Da due anni ho poi una nuova assistente in studio, Grimilde, una splendida Whippet, che un giorno sentendo una cliente commuoversi raccontando la recente morte del marito per un tumore misconosciuto, si è alzata per andare a consolarla strappandole un sorriso”. Nicola, come e perché hai scelto di occuparti di responsabilità medica? Avevo in mente le grandi battaglie, i grandi principi. La responsabilità medica, anche per una pregressa esperienza

di Emanuela Da Ros negativa, faceva al caso mio. Proposi io l’argomento al professor Giovanni Gabrielli, e furono mesi straordinari, di pura ricerca, appassionante, tanto che consegnai più di duecento pagine al primo incontro. All’esimio civilista piacque molto, bontà sua, il mio lavoro, e per essere presente alla discussione addirittura interruppe l’anno sabbatico e mi propose di rimanere all’Università. Durante lo studio per la tesi compresi quanto la sensibilità della giurisprudenza per certi argomenti fosse ancora acerba, e che la materia aveva bisogno di approfondimento, che c’era lo spa-


VITTORIO VENETO E VITTORIESE

scorgo un’ingiustizia zio per lasciare un segno. Se vuoi con idealismo misi a fuoco il mio obiettivo di valorizzare il significato della volontà del paziente, pur rispettando il ruolo fondamentale del medico, lottando per raggiungere un equilibrio, senza paternalismi. Il consenso informato ridotto a mera formalità, era inaccettabile così come le resistenze a garantire al paziente vera tutela. Ebbene quell’auspicata rivoluzione copernicana si è compiuta in questi venticinque anni, con buona pace di quei colleghi che canzonavano allora le mie tesi espresse nei primi atti di citazione certi che fossero troppo ardite: quelle cause le ho poi vinte tutte, malgrado il loro scetticismo. Hai dichiarato che in 25 anni, per far valere le tue tesi, ti sei scontrato con poteri forti, lobby, ma hai continuato tenacemente a seguire obiettivi di giustizia e soprattutto la tua coscienza. Se sento che qualche cosa non va non mi allineo mai, sono un terribile rompiscatole se scorgo un’ingiustizia, che è tale prima di tutto perché accettata passivamente da chi invece dovrebbe reagire. Non sono un eroe, sia chiaro, solo uno dei tanti che si dà da fare, ma ti garantisco che le reazioni di certi ambienti, che pretendevano invece ossequio, arretramento e inchini, le ho provate eccome dimostrando loro che per spegnermi ci voleva ben altro. E alla fine, quando anche le sentenze della Suprema Corte hanno percorso questa strada, ho capito che avevo contribuito nel mio piccolo a costruire qualche cosa di utile. Tuo figlio Vittorio ha deciso di studiare diritto. Qual è uno degli insegnamenti più importanti che ritieni abbia ricevuto da te, come padre e come avvocato? Che prima bisogna essere uomini per bene, quindi seguire le proprie passioni ed essere capaci nel lavoro. Lui sa bene che accanto all’impegno e alla competenza, che è determinante acquisire, è fondamentale la curiosità, sapere sempre da che parte stare, lavorare con passione ed empatia rifuggendo le stanche consuetudini responsabili della mortificazione di qualsiasi ricerca scientifica. Visto che sei anche un formatore per i tuoi colleghi, qual è il messaggio che ti piace evidenziare? La passione per la didattica me l’ha

trasmessa la mia mamma, Maestra con la M maiuscola, che faceva studiare l’Infinito di Leopardi ma anche ballare i propri studenti per consentir loro di esprimere la loro personalità al meglio. Ai ragazzi, che sono spesso di grande valore, a torto non riconosciuto, e che vivono tempi molto più difficili dei nostri, dico studiate, approfondite, appassionatevi a qualche cosa che tocchi le vostre corde, e poi credete tenacemente nel percorso che avete in mente, perchè quando cercate strade per una miglior tutela dei diritti fondamentali non perdete mai tempo! Il successo professionale e il riconoscimento accademico delle tue pubblicazioni ti fa sentire alla meta? O il tuo percorso prosegue? I miei piedi sono ben solidi a terra, ho una sana invidia agonistica per tutte le persone di qualità e migliori di me, incontro ogni giorno chi mi può insegnare qualche cosa, vivo così le buone notizie: guardo al cielo per ringraziare chi non c’è più ma mi ha insegnato che la priorità non è essere i migliori, ma essere per bene. Non posso immaginare una vittoria che umilia, ma solo una che rende merito alla ragione. Continuo ogni giorno a studiare le grandi opere altrui, onorare i loro straordinari autori, perché so di aver bisogno di alimentare quotidianamente la mia necessità di essere all’altezza di questo straordinario compito che è la difesa dei diritti. Stai già pensando a un nuovo libro? Sì! Ma questa volta non sarà più rivolto ai tecnici, bensì alle persone comuni:

voglio raccontare loro le storie di straordinaria umanità delle tante persone che ho visto soffrire senza chinare il capo, che mi hanno chiesto di fare giustizia investendomi di un compito ben più grande delle mie modeste forze e che mi hanno insegnato che anche quando tutto sembra perduto è ancora possibile donare la propria fiducia a qualcuno, addirittura quando si sa di non poter vivere abbastanza per vederne il risultato. Non so se l’ho mai meritata, ma so che ho speso tutte le mie energie per riuscirci. Ecco dedicherò a loro le mie prossime notti a scrivere.

Il trittico scritto da Todeschini per Electa sulla responsabilità in medicina

Nicola Todeschini con Vivaldi de Susaeta

Giovedì 14 marzo 2024 | 13 Il Quindicinale


VITTORIO VENETO E VITTORIESE

La denuncia: bagno inagibile al cimitero Dopo due anni dalla segnalazione sul Quindicinale, la situazione è punto e a capo. Gli utenti chiedono un intervento urgente

Veduta del cimitero di Ceneda

D

ue anni fa le pagine del Quindicinale ospitavano la denuncia di una nostra lettrice sulla situazione impietosa in cui versavano i bagni del cimitero di Ceneda che si trovano nei pressi del blocco di loculi che confinano con le ex serre comunali. Avendo il morbo di Crohn (un’infiammazione cronica dell’intestino, ndr), alla signora capita di dover usufruire del bagno quando si reca

in cimitero per far visita ai suoi cari. Dei due bagni, all’epoca, solo uno era funzionante (l’altro era stato chiuso perché inagibile), ma versava in una condizione indecente. «Dopo che era uscito l’articolo di giornale – dice oggi la signora, due anni dopo la prima denuncia – la situazione era migliorata. Il bagno era stato pulito ed era tornato decente. Ma, ora, siamo nuovamente punto a capo. La

VIA CANOVA, 59 - VITTORIO VENETO - TEL. 0438 560660

Il Quindicinale 14 | Giovedì 14 marzo 2024

situazione, anzi, è ancora peggiore e non solo perché non c’è apparentemente nessuno che pulisce il bagno, ma anche perché ci sono persone maleducate che fanno i propri bisogni, in particolare quelli solidi, fuori dalla turca. Più di una volta ho provato a pulire il bagno utilizzando lo scopettone che c’era, ma è cambiato poco o nulla. Servirebbe una pulizia profonda con idro-pulitrice». Prima di riportare all’attenzione del nostro giornale la situazione, la signora si è recata nuovamente in municipio per sollecitare una pulizia del bagno. «Mi sono recata in comune – testimonia – ma mi è stato detto che c’è carenza di personale e non si sa chi ha il compito di pulire quel bagno».


VITTORIO VENETO E VITTORIESE

A Serravalle il mercato si fa di sera La sperimentazione per quattro appuntamenti, il terzo venerdì del mese, partirà dal 17 maggio prossimo

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uattro venerdì sera a Serravalle con i banchi degli ambulanti collocati tra piazza Minucci, piazza Vecellio e piazza Foro Boario. Al via una nuova sperimentazione: sbarca nel centro storico il primo mercato serale della città. Dal 17 maggio la novità, che sarà replicata nei successivi mesi (sempre il terzo venerdì del mese): il 21 giugno, il 19 luglio e il 16 agosto. L’idea è stata lanciata nel corso di un incontro tra l’amministrazione comunale e Confesercenti, l’associazione di categoria degli ambulanti. «Chi del mercato del lunedì lo vorrà, potrà partecipare al mercato serale che stiamo programmando per il terzo venerdì del mese, a partire da maggio, per quattro volte. L’idea – anticipa il vicesindaco Gianluca Posocco, che ha la delega alle attività produttive - è che si svolga dalle 19 alle 22, ma ci accorderemo su questo anche con i commercianti del centro storico».

Sarà un’ulteriore sperimentazione dei banchi dentro al centro storico, dopo quella di novembre con il Mercato del Forte dei Marmi. Dubbi su uno spostamento dei banchi più a nord, così da liberare il tratto oggi occupato di viale della Vittoria, sono stati espressi dagli ambulanti all’amministrazione comunale. «I mercatali non sono convinti di tornare a Serravalle – riferisce Posocco -. Ci hanno illustrato dubbi in ordine ai parcheggi e al trasporto pubblico che, rispetto al Centro, a Serravalle hanno detto essere più carenti». Nel frattempo lo studio commissionato dal comune agli esperti ha certificato che i banchi potrebbero starci nel centro

Ispezioni nelle attività

Hotel Terme in sicurezza

Vittorio Veneto. Effettuati diversi controlli in tutto il territorio provinciale da parte dei Carabinieri del Nucleo Ispettorato del Lavoro di Treviso L’attività ispettiva ha riguardato diversi settori tra i quali i pubblici esercizi, l’agricoltura e l’edilizia, interessando aziende, individuate anche a seguito di attività info-operativa sequenziale all’analisi di dati provenienti dall’Arma Territoriale. Nello specifico, nel corso di un controllo effettuato presso un ristorante etnico situato nel comune di Vittorio Veneto sono stati individuati 2 cittadini di origini cinesi impiegati in totale carenza previdenziale ed assicurativa e quindi “in nero”. L’attività è stata sospesa e i lavoratori irregolari sono stati allontanati.

Vittorio Veneto. Da cinque anni è chiuso. E l’ex hotel Terme, nonostante la sua centralissima posizione, è stato più volte bersagliato dai vandali che, forzate porte e finestre, sono entrati all’interno della struttura di viale della Vittoria per bivaccarvi. Più volte il comune ha invitato la proprietà a provvedere al decoro dell’ex albergo. Ma con scarsi esiti. Ora, grazie anche al nuovo regolamento di polizia urbana, il comune, dopo vari solleciti andati a vuoto, è potuto intervenire, chiudendo porte e tappando con delle tavole di legno delle finestre della struttura. Ignoti sono entrati più volte nella struttura, arrecando dei danni, anche se fortunatamente contenuti.

storico, occupando cioè l’area che va dall’ex bar Alpino a piazza Minucci. «Ora questo studio va approfondito anche con delle prove, come sarà il mercato serale. Chiaramente sono stati messi in luce anche i pro e i contro dello spostare i banchi verso Serravalle, così come di una loro eventuale collocazione più a sud, verso il Centro città. Ovviamente – conclude il vicesindaco - ora non riusciremo a decidere: sarà la prossima amministrazione a capire quale via intraprendere». Claudia Borsoi

Il mercato a Vittorio Veneto (fotografia di repertorio)

Vittoriesi gran russatori

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embra che una ventina di anni fa i maschi vittoriesi fossero proprio dei gran “russatori”. Nel corso del 2004 ben 200 uomini si presentarono al Centro per disturbi del sonno del locale Ospedale civile per cercare un rimedio a quel fastidioso ronzegàr, come si dice in dialetto vittoriese. Un disturbo fastidioso soprattutto per chi dorme, o cerca di dormire, accanto a un “russatore”. “Il fenomeno è sottostimato – sosteneva il dottor Luigi Marino, responsabile del Centro. Coloro che ne soffrono sono più di quanti si possa immaginare. Spesso il paziente non si rende conto del problema che ha nel sonno perché… ci dorme sopra. Sono le mogli a spingere i mariti a prendere provvedimenti, minacciando addirittura una possibile separazione. Molte di loro nei mesi più caldi sono costrette a dormire in terrazzo”.

VENTI ANNI FA a cura di Ido Da Ros

Giovedì 14 marzo 2024 | 15 Il Quindicinale


VITTORIO VENETO E VITTORIESE

“Piave Servizi tuteli le sorgenti della Val Lapisina” Richiesta bipartisan al presidente Bonet dal consiglio comunale A destra: Marco Dus

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uando, a febbraio, il presidente di Piave Servizi, Alessandro Bonet, è intervenuto in consiglio comunale a Vittorio Veneto, dall’aula è arrivata un’univoca richiesta: tutelare le sorgenti della Val Lapisina che danno l’acqua a quasi la metà delle utenze servite dal gestore idrico. Inoltre, i consiglieri di minoranza e l’assessore Bruno Fasan hanno sollecitato Piave Servizi a tenere in considerazione quanto il territorio vittoriese mette a disposizione in termini di acqua. «Noi diamo molto, ma non so se riceviamo tanto. Non chiediamo a Piave Servizi soldi, ma investimenti»

ha sintetizzato il capogruppo Pd Marco Dus. «Tutela delle fonti, borgate ancora prive di acquedotto e tubazione nel traforo non ancora inserita nella linea» le sollecitazioni del consigliere Giulio De Antoni (civica Dus). Quanto alla tutela delle fonti, Bonet ha spiegato che è in corso un progetto per individuare il miglior approccio per tutelare le sorgenti della Val Lapisina. «Abbiamo finanziato con 70mila euro un progetto di ricerca che coinvolge l’Università di Padova e dei professionisti della zona e siamo a buon punto. Si tratta di uno studio sperimentale che vuole andare oltre il tradizionale metodo di tutela delle fonti. Contempla lo studio del terreno e per questo sono già

La chiusura del Carnevale di Marca... con il botto! Vittorio Veneto. Cala il sipario sull’edizione 2024 di Carnevali di Marca. La sfilata del 25 febbraio a Vittorio Veneto ha chiuso ufficialmente il carnevale, con il recupero della precedente sfilata rinviata per maltempo. La giornata ha visto la presenza di moltissime persone, tanto che il pubblico è stata stimato in 20 mila persone. In passerella ben 16 tra carri e gruppi mascherati. L’ultimo atto sarà il Galà di chiusura che sabato 16 marzo all’oratorio “Giovanni Paolo II” di San Vendemiano ospiterà anche l’estrazione dei biglietti della tradizionale Lotteria di beneficenza.

Il Quindicinale 16 | Giovedì 14 marzo 2024

stati eseguiti dei carotaggi, uno studio sperimentale – ha detto Bonet – che potrà poi essere portato anche in altri campi pozzi». «Sappiamo tutti – ha dichiarato l’assessore Bruno Fasan – che il maggior inquinatore della Val Lapisina è il viadotto dell’autostrada A27». Il viadotto non è infatti dotato di un sistema di raccolta delle acque, che finiscono per cadere sotto, dove ci sono anche le sorgenti. «Il 45% dell’acqua di Piave Servizi – ha aggiunto Fasan – parte da Vittorio Veneto. Chiedo un po’ di più attenzione per il nostro comune. Ci sono comuni che hanno avuto investimenti per 5-6 milioni di euro: ora qualche investimento anche in Val Lapisina». C.B.


VITTORIO VENETO E VITTORIESE Flash La denuncia di una paziente. Addio partigiano Mognol

E la replica dell’Ulss “Pasti mal cucinati, personale insufficiente, problemi con le sacche per la nutrizione parentale”

Vittorio Veneto. La città piange il partigiano Ferdinando Mognol. Era nato il 24 gennaio 1925 e aveva fatto la Resistenza nella zona del Cansiglio. Partigiano del Battaglione “Marin”, era stato inserito nella Brigata “Fratelli Cairoli” appartenente alla Divisione Garibaldi “Nino Nannetti”.

Beccate con droga e coltello Colle Umberto. I carabinieri il 18 febbraio scorso hanno fermato un’Alfa Romeo Mito con a bordo due ragazze una 24enne alla guida e una 22enne, entrambe del vittoriese. I militari dell’arma hanno controllato il marsupio della passeggera trovando nascosto al suo interno un coltello a serramanico lungo 15 centimetri, mentre nel portaoggetti dell’auto hanno trovato un grammo di stupefacente del tipo MDMA.

Colle comune riciclone Colle Umberto. Il Comune di ha ricevuto il primo premio rifiuti free a livello regionale nella categoria tra i 5.000 e 15.000 abitanti, con soli 47 kg e il 90% di raccolta differenziata.

A scuola cinque giorni Vittorio Veneto. La modalità didattica con lezioni dal lunedì al venerdì, ormai rodata nelle scuole primarie e medie della città, sbarca anche al liceo “Flaminio” di Vittorio Veneto a partire dall’anno scolastico 2024/25. Interesserà per ora due classi prime, una del liceo scientifico opzione scienze applicate e una del liceo delle scienze umane.

Gentile redazione, mi chiamo Lorena M. e vi scrivo per portare alla vostra attenzione ciò che ho visto durante il mio ricovero all’ospedale di Vittorio Veneto. Sono stata ricoverata nel reparto di chirurgia del primario Agresta dal 19 dicembre 2023 al 12 gennaio 2024. Sul mio comodino ho lasciato una lettera di ringraziamento a tutto il personale del reparto, ma qui voglio segnalare ciò che, a mio parere, non deve succedere in un ospedale”. Inizia così la lettera arrivata alla redazione del Quindicinale in cui la signora Lorena rende pubbliche alcune cose che si sono verificate. “Un giorno – scrive - mancavano le federe per i cuscini, i cucchiai di plastica non c’erano praticamente mai, per tre giorni non mi sono stati dati gli integratori prescritti dalla dietista perché c’era l’inventario, i pasti arrivano sovente errati e il cibo era mal cucinato. Ad esempio la minestra non è fatta né di brodo di verdura né di brodo di carne, ma sembra acqua: quale nutrimento può dare a una persona debilitata? Non siamo al ristorante, ma l’alimentazione è alla base della buona salute e soprattutto quando una persona è debilitata va alimentata in modo sano. Ripristinare la cucina all’interno dell’ospedale sarebbe una cosa estremamente sensata”. Poi la questione pulizie, “Il personale delle pulizie ha un tempo ristretto per pulire e quando una persona si ammala non viene sostituita”, e quella del personale “Il personale oss è insufficiente, anche gli infermieri andrebbero messi in condizione di avere un aiuto in più”. “Ci sono stati problemi per l’ordinazione delle sacche per la nutrizione parenterale, la fornitura di sacche e placche per le stomie è scarsa” scrive. E conclude: “Il governatore Zaia sbandiera in tv l’eccellenza della sanità veneta. Sono solo parole al vento, perché nella realtà dei cittadini ci sono solo difficoltà”. Questione

che Lorena ha indirizzato direttamente a Zaia con un’email. Sulle problematiche sollevate dalla paziente, l’azienda sanitaria ha così replicato. Sulla mancanza di federe spiega che “da quando è subentrato il nuovo appalto l’azienda ha riscontrato alcune difficoltà rispetto alla fornitura della biancheria; sono intercorse molte telefonate, mail e sopralluoghi con il servizio di lavanderia e la direzione sanitaria che ha sempre cercato di trovare una soluzione al problema. Negli ultimi mesi la fornitura risulta essere sufficiente, ma talvolta può capitare che venga a mancare del materiale: in tal caso il personale si attiva immediatamente con il servizio lavanderia il quale ha sempre cercato di dare risposta al problema”. Per quanto riguarda i pasti “vengono spesso effettuate delle verifiche da parte del personale che ha in appalto il servizio di ristorazione insieme alle dietiste dell’Ulss 2”. “Il personale delle pulizie – la replica -, quando assente, viene sostituito: non è mai capitato che il servizio non fosse stato evaso a causa di una malattia”. Quanto alla carenza di oss ed infermieri evidenziata nella lettera, l’Ulss 2 replica che “le presenze di personale infermieristico e oss sono definite in base al numero dei posti letto presenti all’interno dell’unità operativa e concordato con il servizio delle professioni sanitarie”. E dall’azienda un’ultima precisazione: “Al reparto di chirurgia, su richiesta del medico che aveva in cura la signora, sono state fornite le sacche di nutrizione parenterale dal 29 dicembre 2023 all’8 gennaio 2024, data in cui alla paziente è stata sospesa la sacca di alimentazione parenterale. La farmacia ospedaliera ha ricevuto la richiesta di fornitura il 29 dicembre, e il giorno stesso ha provveduto a inviare la sacca. Per quanto riguarda gli integratori, si tratta di prodotti di scarsa valenza clinica e di norma non vengono acquistati per alcun paziente: viene consentito l’acquisto di integratori a carico del Sistema Sanitario Nazionale soltanto se inseriti nel piano terapeutico redatto dal Centro di riferimento regionale per le malattie rare”.

Francesco Benazzi, direttore generale Ulss 2

Giovedì 14 marzo 2024 | 17 Il Quindicinale


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uanta fatica ha richiesto l'adattamento alle sfide dell'era post Covid, soprattutto nel contesto delle continue novità legislative e dei decreti emergenziali? L’era post covid è stata particolarmente complessa per tutte le professioni. Decreti emergenziali e novità legislative continue hanno reso necessaria un’elasticità senza precedenti nell’aggiornamento e nella gestione delle problematiche del cliente, un tempo risolvibili con gli ordinari strumenti a disposizione, sui quali si era già ampiamente stratificata la prassi. La bulimia legislativa, con il superbonus 110% e i vari bonus edilizi, ha certamente portato a un rinnovamento del settore, ma ha anche creato una complessità senza precedenti per operatori e famiglie interessate alla riqualificazione immobiliare. In questo contesto Zeta Professionisti è stato un punto di riferimento per famiglie ed imprese del territorio, adottando l’approccio che da sempre li contraddistingue, ovvero quello di accettare con entusiasmo le sfide professionali che il mercato pone, anche le più complesse ed innovative, approfondire e proporre soluzioni concrete e percorsi virtuosi per i clienti. Zeta Professionisti, fondata a Vittorio Veneto nel 2017 da Sebastiano Zanette, 38enne Dottore Commercialista e Revisore Legale, è oggi coadiuvato dalle Dott.sse Giovanna Primo e Milena Costantino, oltre che da un team, tutto al femminile, di collaboratrici e dipendenti, che ogni giorno si impegnano nel dare soluzioni ai clienti. Zeta Professionisti ha saputo adattarsi ai cambiamenti non limitandosi alle tradizionali competenze contabili: lo studio con il suo Team, ha voluto essere pioniere nell'accompagnare le imprese verso il suc-

cesso, soprattutto nei momenti cruciali del loro percorso. Che si tratti di dare vita a una nuova società, con un occhio attento alle aspettative di ogni socio e alla solidità del piano d'impresa, o di navigare le sfide dei cambiamenti significativi come l'ingresso di nuovi investitori, la gestione della liquidazione o il delicato passaggio generazionale, ha saputo stare al fianco degli imprenditori per trasformare ogni sfida in un'opportunità. Ultimamente lo studio ha introdotto nuovi servizi volti a monitorare e migliorare la redditività anche pianificando al meglio le tappe della crescita. All’attività professionale Sebastiano ha da sempre abbinato l’attività istituzionale e convegnistica, che lo ha portato di recente a diventare componente della giunta nazionale dell’Unione Giovani Dottori Commercialisti ed Esperti Contabili, dopo un triennio nell’organo scientifico e divulgativo dell’Unione, la Fondazione Centro Studi.


VITTORIO VENETO E VITTORIESE

Acquedotto in via Coste Rive

Ricorrenze MARIA BITTO n. 13. 2. 1939 - m. 18. 3. 2020 Il fiore che tu eri non si appassirà mai. Marito e figli

DUILIO BET n. 22. 7. 1928 - m. 19. 3. 2015 Sopralluogo al cantiere del presidente di Piave Servizi Alessandro Bonet, con il sindaco di Vittorio Veneto Antonio Miatto, l’ingegnere Sandro Della Libera e il geometra Matteo Modolo

L’intervento si è reso necessario con l’assottigliarsi delle sorgenti Bibanel, causato dalla prolungata siccità

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vviato il cantiere per risolvere il problema della mancanza di acqua potabile riguardante alcune utenze di via Costa Rive a Vittorio Veneto. L’intervento, per un investimento di 175 mila euro interamente finanziato dalla tariffa del Servizio Idrico Integrato, si è reso necessario con l’assottigliarsi delle sorgenti Bibanel, causato dalla prolungata siccità, e garantirà la continuità della fornitura idrica alle utenze interessate. Per far fronte all’emergenza, in particolare negli ultimi due anni, Piave Servizi aveva dovuto ricorrere ad alcuni interventi estemporanei, talvolta impiegando alcune autobotti per garantire il servizio alle utenze. Al fine di risolvere definitivamente il problema, quindi, la società ha avviato i lavori per la posa di una nuova condotta idrica, una tubazione lun-

ga circa 1.320 metri che prolungherà la condotta esistente in via Colors, a Fregona, fino a raggiungere via Costa Rive. Verranno rinnovati gli allacci alle utenze e installati gruppi di riduzione della pressione e collegamenti idraulici. L’intervento, inoltre, prevede la sostituzione della tubazione a valle delle sorgenti Bibanel, soggetta a frequenti rotture, scongiurando l’eventuale svuotamento dei serbatoi a monte. Anche se in maniera discontinua, le sorgenti continueranno ad approvvigionare le storiche vasche di accumulo sul posto, che rimarranno a disposizione dei Servizi Forestali per eventuali necessità nella prevenzione degli incendi boschivi e, se possibile, per una parziale riconversione agli utilizzi rurali della zona. Un intervento complesso, vista l'orografia dei luoghi, lungo una strada particolarmente stretta e piena di curve. La conclusione dei lavori – che rientrano fra quelli ritenuti prioritari per il superamento dell’emergenza siccità, comunicati al Dipartimento della Protezione Civile tramite il Consorzio Viveracqua, al quale appartiene la stessa Piave Servizi - è prevista in primavera.

Addio a Renato De Luca Vittorio Veneto. Il mondo del commercio ambulante ha perso Renato De Luca. Si è spento a 65 anni, circondato dall’affetto della sua famiglia. Renato era una vera e propria icona del commercio itinerante: per tutta la vita aveva infatti venduto attrezzattura e abbigliamento per la caccia e la pesca nei mercati ambulanti di Sacile, Conegliano, Vittorio Veneto e di tutto il territorio.

Ti ricordiamo con tanto affetto. I tuoi cari

VALENTINO DA ROS 21. 3. 2019 - 21. 3. 2024 Rimarrai sempre nei nostri pensieri e nei nostri cuori. Moglie e figlie con generi e nipoti

EMILIO FRANCESCON 12. 3. 2009 - 12. 3. 2024 Ti ricordiamo con tanto affetto. I tuoi cari

ANGELO CASAGRANDE n. 7. 10. 1943 - m. 14. 3. 2023 Nella ricorrenza della tua scomparsa onorano la tua memoria di marito, padre e nonno la moglie, i figli e gli amici.

PAOLO PALLARO 18. 3. 2018 - 18. 3. 2024 Sono passati già sei anni ma sei sempre nei nostri ricordi. Mamma, papà, Alberto, Daniela e nipote Luca Una S. Messa sarà celebrata domenica 24 marzo alle 7:30 presso la chiesa di San Francesco

Giovedì 14 marzo 2024 | 19 Il Quindicinale


VITTORIO VENETO E VITTORIESE

Energia pulita nel sito Unesco A promuovere la Cer l’unione montana Prealpi Trevigiane: in rete 12 comuni che produrranno 300mila kWh annui

Silvia Salezze

È

la prima comunità energetica rinnovabile (Cer) del Veneto promossa da un’unione montana. E la prima del sito Unesco delle Colline del prosecco di Conegliano e Valdobbiadene. Da Cordignano a Vidor, ecco che in questo inizio 2024 ha mosso i suoi primi passi la Cer dell’unione montana delle Prealpi Trevigiane. Il primo è stato avere il sostegno di tutte le amministrazioni comunali (Vidor, Valdobbiadene, Miane, Follina, Cison di Valmarino, Revine Lago, Tarzo, Vittorio Veneto, Fregona, Sarmede, Cordignano e Cappella Maggiore, quest’ultima, però, avendo già una propria Cer ha potuto

Il Quindicinale 20 | Giovedì 14 marzo 2024

per il momento solo dare un sostegno nel merito). Il secondo, a febbraio, è stato partecipare all’apposito bando regionale che mette sul piatto i primi fondi per dare attuazione alla Cer. A luglio si saprà se il progetto della Cer dell’unione montana, redatto dalla società Regalgrid Europe, sarà beneficiario di un contributo regionale e se potrà prendere avvio. Seguirà, entro la fine dell’anno, la nascita dell’associazione che riunirà l’unione montana e i comuni quali enti capofila del progetto che punta a produrre energia pulita e a condividerla in rete. «Tutti i comuni, con eccezione di Cappella Maggiore che non ha potuto al momento formalizzare la sua partecipazione per una questione tecnica perché ha già avviato la sua Cer, hanno aderito a questo progetto e approvato con deli-

bere di giunta l’atto di indirizzo per la costituzione di una comunità energetica nel territorio dell’unione montana – spiega la presidente dell’unione, Silvia Salezze -. Il progetto di massima ha già individuato le tre cabine primarie a cui sarà possibile agganciare la Cer: si trovano una nella parte nord di Vittorio Veneto, un’altra a Follina e la terza a Bigolino di Valdobbiadene. In questa fase, ogni comune ci ha indicato i siti di proprietà comunale, come scuole e palestre, dove poter installare dei pannelli fotovoltaici». Gli impianti previsti in questa Cer avranno una potenza totale di circa 267 kWp con una stima di generazione pari a circa 300mila kWh annui che saranno messi in rete. Alla Cer oltre ai comuni potranno aderire piccole e medie imprese produttrici di energia pulita e cittadini, produttori o semplicemente consumatori di energia. «L’obiettivo di questa Cer – conclude Salezze – è anche quello di dare servizi a soggetti in condizione di povertà energetica. I surplus energetici potranno cioè diventare delle agevolazioni per le famiglie in difficoltà economica o sostenere progetti a carattere sociale». Claudia Borsoi


VITTORIO VENETO E VITTORIESE A Cappella la prima Cer della provincia “Molte manifestazioni di interesse per la nuova energia pulita” CAPPELLA MAGGIORE. La prima Cer è pronta a produrre energia. A Cappella Maggiore nel dicembre 2022 il comune, primo in provincia, aveva approvato lo statuto e il regolamento della Cer. E nel corso del 2023, l’ulteriore passo: la fondazione dell’associazione CM SoleInsieme che ha il compito di gestire la Cer. «Il primo impianto fotovoltaico che alimenta la Cer è già stato realizzato sopra il centro sociale: attendiamo ora che Enel provveda ai necessari collegamenti, affinché possa iniziare a funzionare e a produrre energia» fa il punto il sindaco

Mariarosa Barazza. Negli ultimi mesi il comune ha promosso tra cittadini ed imprese la comunità energetica, per raccogliere le adesioni di produttori e consumatori di energia pulita. «Abbiamo ricevuto circa 25 manifestazioni di interesse sia da parte di soggetti privati che intendono consumare l’energia prodotta dalla Cer, sia da imprese che hanno grandi impianti e che, nei momenti in cui non utilizzano l’energia, intendono metterla a disposizione della Cer – spiega Barazza -. Il prossimo passo sarà indire una riunione con chi ha manifestato l’interesse». Nei prossimi mesi, dunque, la Cer CM SoleInsieme potrà essere operativa. Quanto alla Cer promossa dall’unione montana, Barazza sottolinea come

«questa sia un’ottima iniziativa su area vasta e il mio augurio è che anche Cappella Maggiore vi possa entrare e mettersi a sistema». Al momento cavilli burocratici legati alla già attivata Cer CM SoleInsieme bloccano il comune nell’aderire ad altre Cer. C.B.

L’impianto installato sul tetto del centro sociale

Sorridi con noi a Carnevale

Non c’è pace per la Val dei Fiori

Ennesimo disagio per gli abitanti della valle

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na nuova frana in Val dei Fiori ha bloccato a fine febbraio l’accesso alle abitazioni che si trovano alla fine della strada ed ai fondi agricoli. Da anni piccoli smottamenti richiedono interventi di manutenzione, ma le recenti piogge hanno fatto franare, sull’unica strada di accesso, una grande quantità di terra provenirnte dalla zona dove era stati fatti degli sban-

camenti per fare posto ad un vigneto. Le case sarebbero state ugualmente raggiungibili attraverso la vecchia strada della Val de Caldaz, ma a causa dei cancelli posti dal proprietario del fondo all’inizio della strada ciò non è più possibile. Per questo, oggi, i proprietari possono raggiungere le loro case solamente a piedi su una strada resa fangosa dalla frana. Più volte è stato contattato il comune nella la speranza che intervenga per porre fine al grave disagio che vivono questi cittadini.

Cappella Maggiore. Al centro di sollievo “Sorridi con noi” volontari e ospiti del centro hanno festeggiato Martedì grasso con maschere, travestimenti e scherzi il carnevalein una grande festa e attraverso la “musicoterapia” si sono lasciati andare all’ascolto e al bel canto. Le volontarie del centro inoltrano un caloroso invito alle persone disponibili ad entrare a far parte della “famiglia dei volontari”, donando calore umano e vivendo, esse stesse, momenti di emozioni positive e gratificanti. Il centro è aperto il martedì e il venerdì dalle ore 09:00 alle ore 12:00 presso la sede degli alpini in via Trevisani Nel Mondo.

Giovedì 14 marzo 2024 | 21 Il Quindicinale


CONEGLIANO E CONEGLIANESE

La combattente pronta a dare una Margherita Borsoi, Alfiere della Repubblica, modello per altri ragazzi, racconta la sua disabilità – è nata senza un arto – e di come questa non le sia mai stata di impedimento. Nemmeno per raggiungere traguardi lontani anche per i “normodotati”. Ora studia al liceo artistico ma già si prepara per Parigi, dove concorrerà alle Paralimpiadi 2024

Margherita Borsoi

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argherita Borsoi, 17 anni da San Pietro di Feletto, è campionessa italiana di Parataekwondo 2023. In realtà non è il primo titolo che questa giovane ragazza riesce a portare a casa, bensì il quinto titolo italiano in questa disciplina, l’unica differenza è che nel campionato 2023 si è confrontata con un’altra atleta con disabilità, mentre solitamente Margherita gareggia con atleti normodotati nonostante lei sia nata senza l’avambraccio e la mano sinistra. Una mancanza di cui Margherita non ha mai sofferto particolarmente. “Lei ha sempre avuto il desiderio di essere autonoma, doveva fare da sola. Questi ragazzi hanno veramente una forza extra. L’ostacolo è da stimolo e non da blocco. Tutto, nell’insieme della vita quotidiana, era un ostacolo: allacciarsi le scarpe, tirarsi su la cerniera, gattonare e per essere autonomi bisogna trovare delle strategie alternative – spiega mamma Maristella - A

Il Quindicinale 22 | Giovedì 14 marzo 2024

di Tiziana Benincà cinque anni ha messo la sua prima protesi elettrica che fa i movimenti grazie alla contrazione dei muscoli del moncone. Nelle varie esercitazioni c’era anche quella di allacciarsi le scarpe e lei le allacciava a tutti i compagni della scuola materna!” Ma com’è nato il desiderio di praticare un’arte marziale? “Tutto è nato grazie a mio fratello Matteo che ha due anni meno di me e voleva fare la Tartaruga Ninja. Così siamo andati insieme a fare wushu. All’inizio ero dubbiosa, ma la presenza di mio fratello mi ha aiutata tantissimo. Ad un certo punto ci siamo stancati ed allora abbiamo cambiato disciplina e abbiamo iniziato con il taekwondo dal momento che è uno sport paralimpico”. “Avevo incontrato il presidente del Comitato Italiano Paralimpico e mi aveva consigliato quest’arte marziale, ma dato che erano ancora piccoli e si divertivano, non abbiamo ritenuto necessario cambiare. Nel momento in

cui loro non hanno più avuto voglia di continuare, abbiamo cercato una scuola e dopo due giorni Margherita ci ha detto che lei era nata per praticare questo sport - continua la mamma Avrei preferito qualcosa di più tranquillo, ma a lei piace il combattimento e nel taekwondo i colpi si danno con le gambe e ci si difende con le braccia. Quando l’avversario vede che le manca il braccio sinistro ovviamente inizia a battere proprio lì. Lei, infatti, ha sempre gareggiato con atleti normodotati perché ce ne sono pochi in Italia con gli stessi parametri (peso, cintura, ecc). Da un lato noi siamo contenti che combatta con i normodotati, perché si parla sempre di inclusione, ma se inclusione vuol dire aver vantaggi, non stiamo più parlando di inclusione ma di vantaggi quindi che ci sia parità di trattamento è la cosa perfetta, non ci sono sconti, non devono esserci. Nonostante questo, diverse gare le ha vinte”. Ora Margherita si allena presso il


CONEGLIANO E CONEGLIANESE

mano agli altri Centro Sportivo Eracle con l’ASD Centro Taekwondo Vittorio Veneto del Maestro Eros Piccin e guarda al suo prossimo obiettivo: le Paralimpiadi 2024 a Parigi. Dopo i vari successi a livello italiano era stata contattata dalla Nazionale, ma un problema al ginocchio due anni fa l’ha messa in attesa. Ora ha ripreso vincendo pure il campionato italiano ed è pronta per riprovarci. “Le gare sono sparse per il Mondo; bisogna avere un buon punteggio anche nelle gare internazionali, ma più giovani si è meglio è, inoltre sono l’unica para ragazza in Italia, quindi se vogliono portare qualcuno...” conclude Margherita con un sorriso e gli occhi che brillano. Basta guardarla per capire la semplicità e la genuinità di questa ragazza, che da sempre convive tranquillamente con una disabilità che da molti potrebbe essere vista come un impedimento, invece la grinta e la determinazione si percepisce in ogni sua parola. “Io non ho mai avuto problemi con la mia disabilità. Mi sono integrata bene nella squadra e con mio fratello è stato tutto più semplice. Anche a scuola non mi sono mai sentita isolata. Ho sempre avuto la fortuna di trovare dei compagni di classe ben disposti e non ho mai subito bullismo. Certo ogni tanto c’è qualcuno che fa battute fuori luogo, ma noi ci divertiamo a scherzare con la mia protesi. All’inizio di ogni percorso scolastico c’è stato uno shock iniziale, ma quando spiego e loro capiscono, tutto risulta normale” assicura Margherita. La notizia è arrivata al sesto mese di gravidanza come spiega mamma Maristella. “Appena saputo è stata una tragedia, ovvio che metti in preventivo che non possa essere tutto perfetto, ma che potessero nascere bambini senza arti io non l’avevo mai sentito, invece c’è un’incidenza molto alta. Il mio pensiero è andato subito al lato pratico: come farà ad avere una vita normale? A volte queste malformazioni sono legate a problemi cardiaci, renali, cecità e quindi fino alla nascita non potevamo sapere se il resto era a posto. Sul subito è stato difficile, ma quando abbiamo deciso che era la nostra bambina ed andava bene così, è

stato tutto più semplice. Una mamma che aveva una bimba di tre anni circa, nata anche lei come Margherita, era venuta a parlarmi, ci aveva fatto conoscere la bimba e vederla serena è stato illuminante e ci ha aiutato tanto. L’impatto successivo è stato quando è nata: gli sguardi della gente, le persone che parlano… per me sono state dolorose; per fortuna per lei non è mai stato un problema. Ad un mese di età ha iniziato la fisioterapia per sviluppare tutto anche a livello celebrale; a sei mesi ha messo la sua prima protesi che le è stata utile per gattonare. Le protesi vanno cambiate spesso e quelle base vengono passate dal sistema sanitario, ma non quelle sportive, quindi siamo indietro ancora anni luce per poter dire che una persona con disabilità può fare sport visti i costi”. Margherita all’età di 11 anni ha ricevuto il titolo di Alfiere della Repubblica, un titolo riconosciuto a minorenni che si sono distinti per solidarietà o altri meriti e rappresentano un buon modello di cittadino. Da allora è stata chiamata da diverse scuole per andare a raccontare la propria storia, una cosa che lei ama molto fare, soprattutto quando i bambini iniziano a fare le domande, perché in quei contesti sono liberi di farlo “Quando uno spiega poi basta, l’argomento è chiuso. Poi qualcuno ha iniziato a praticare questo sport vedendomi, altri mi hanno chiesto aiuto perché non erano in grado di gestire delle loro difficoltà e quindi questi incontri sono molto utili. Mia madre non sopporta quando la gente mi guarda, bisbiglia... lei soffre, ma a me non importa, se la gente vuole capire capisce, altrimenti fa a meno. Lo sport mi ha aiutato tantissimo a gestire l’ansia, anche a scuola. Anch’io nelle prime gare ero agitatissima, ma non sono questi i problemi della vita”. Ora Margherita frequenta il Liceo Artistico a Vittorio Veneto, audiovisivo multimediale, ma la vita è ancora tutta da giocare. Probabilmente seguirà l’università, ma le sue passioni sono varie. Intanto questa giovane atleta continua a raccontarsi perché “c’è questo timore nella disabilità, ma probabilmente è dato dal fatto che non la conosciamo. Nel momento in cui uno la capisce, fi-

nisce lì; il segreto sta nel raccontarsi. Ognuno di noi ha delle difficoltà, ma quando si vuole ottenere qualcosa veramente, si ottiene e anche se il percorso è più lungo e più faticoso, si arriva alla meta”.

Margherita alla vittoria dei campionati italiani Margherita sugli sci

Giovedì 14 marzo 2024 | 23 Il Quindicinale


CONEGLIANO E CONEGLIANESE

Quarantotto magnolie da salvare

Le magnolie di via Cadorna

In via Cadorna stop alla motosega: il marciapiedi verrà sistemato, ma si eviterà il taglio degli alberi

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opo i recenti abbattimenti dei pini domestici nelle scuole Mazzini e Marconi, degli alberi in viale Spellanzon e in altre zone della città a causa di malattie e pericoli conclamati, l’Amministrazione coneglianese “dalla motosega facile” - com’è stata da qualcuno definita - aveva annunciato il taglio di tutte le 22 magnolie sul lato sud di via Cadorna, strada che porta dalla chiesa dei frati Cappuccini verso

piazza Duca d’Aosta. L’intervento prevedeva la sostituzione con alberature più gestibili: la metà delle attuali come numero, collocate in spazi più ampi e il rifacimento del marciapiede in porfido, ora disconnesso a causa delle radici, per renderlo omogeneo e conforme alla norma che prevede uno spazio minimo di 90 centimetri per il transito delle carrozzine dei disabili, non rispettata in diversi punti. La sollevazione della cittadinanza via social e le osservazioni dei residenti di Parco Rocca hanno spinto l’omonimo Comitato di Quartiere a organizzare un incontro pubblico al quale ha partecipato l’assessore competente Claudio Toppan, che ha portato all’attenzione una soluzione molto più “accomodante” venendo incon-

tro alla volontà della comunità. Nel suo intervento ha illustrato un nuovo progetto di restauro e conservazione che mantiene sostanzialmente le magnolie dove sono cercando - con alcune modifiche mirate nelle aiuole e l’aiuto dell’agronomo nel ridimensionamento dell’apparato radicale - di agevolare le loro condizioni di vita. Se il loro stato di salute lo consentirà verranno salvate e la motosega potrà riposare, ma si attende il referto definitivo del perito e la presentazione del progetto esecutivo. Per il resto il marciapiede in porfido sarà risistemato e le sezioni accanto alle aiuole sostituite con una pavimentazione drenante o bituminosa e messe a norma. Chiara Dall’Armellina

Vandali filorussi alla chiesa dell’Annunziata

Caffè Alzheimer

SUSEGANA. Vandali in azione nel cuore di Susegana: gli ignoti hanno preso di mira la storica chiesa della Madonna dell'Annunziata, di proprietà della famiglia dei nobili Conti Collalto. L’edificio settecentesco è stato deturpato con una doppia scritta “W Putin” . I responsabili rischiano una denuncia per deturpamento e offese a confessione religiosa. La chiesa conserva l’immagine “miracolosa” dell’arcangelo Gabriele. Le forze di polizia stanno indagando sull'accaduto, mentre altre scritte simili sono state segnalate in un'area commerciale lungo la statale Pontebbana, sempre a Susegana.

CONEGLIANO. Continuano in città gli gli incontri al Caffè Alzheimer, a supporto di persone con deficit cognitivo e familiari. Le prossime date: 27/03, 17/04, 15/05, 12/06 e 10/07. Dalle ore 9.30 alle ore 11.30. Info al numero 348 8466008.

Il Quindicinale 24 | Giovedì 14 marzo 2024


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Un Natale flop per i commercianti Presentati i risultati del sondaggio di Ascom-Confcommercio Conegliano e Confesercenti Treviso

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l villaggio di Natale finisce ancora sotto i riflettori. AscomConfcommercio Conegliano e Confesercenti Treviso hanno infatti proposto un questionario di gradimento ai propri associati e la mattina del 22 febbraio scorso hanno presentato i risultati del sondaggio. “Per circa il 40% degli intervistati, il Villaggio di Natale ha portato molta gente “fuori dal centro storico”, così come la chiusura di corso Mazzini alle ore 18 ha influito molto (per molto si intende punteggio tra 8 e 10) per circa il 50% - si legge nella nota diffusa dalle associazioni -. Quanto agli acquisti natalizi, non sono stati favoriti per il 34,6% e solo il 7,4% ha risposto che hanno molto favorito gli acquisti. Schiacciante la quota di operatori, il 69%, che hanno riscontrato la difficoltà da parte del pubblico

a raggiungere il punto vendita ed altrettanto alta la fetta, il 67,9% che ha dichiarato la difficoltà di reperimento del parcheggio per l’auto. Quanto ai fatturati del commercio, le fette più consistenti sono comprese nell’intervallo tra stabilità (27,2%) e calo fortissimo (22,2%), poche e frazionate le punte dei rialzi di fatturato”. “Il settore non alimentare del commercio resta stabile per il 25% ed in fortissimo calo per il 23,2% - si legge ancora -. Parzialmente diversa la tendenza nei bar e pubblici esercizi, che hanno registrato, per il 36% fatturati crescenti, mentre calanti, anche molto, per il 18,2%. Più netta ed evidente la risposta dei fatturati della ristorazione classica: risulta in calo il 66,7% e crescente il 33,3%”. Sempre secondo il rapporto presentato dalle associazioni, “per il 65,4% degli intervistati i frequentatori del villaggio non sono anche consumatori, ovvero non spendono nei negozi e nei locali ma sono solo fruitori delle attrattive. Si conferma quindi un successo del Villaggio di Natale inteso come attrattiva, che risulta fre-

quentato, ma un insuccesso rispetto ai riflessi su vendite e andamento del commercio. Tra gli ambulanti che hanno subito lo spostamento, il 63% ha risposto che è andata male, malissimo il 33%, nessuno dichiara che è andata bene. Per il 69% la comunicazione messa in atto dal Comune è stata insufficiente. Infine nessuno ha gradito la nuova ubicazione e addirittura il 40%, a fronte di uno spostamento, valuterebbe l’opportunità di cambiare lavoro”. “Noi associazioni poniamo questi dati a disposizione dell’amministrazione – dichiara Maurizio Gibin, presidente di Ascom Conegliano -. I dati servono per capire e prevenire nuovi errori che si abbattono sul commercio. Il commercio, lo ricordiamo, “fa città ed è parte integrante” della stessa, quindi riteniamo di avere diritto di esprimerci ed in questo caso lo facciamo con dati concreti. L’auspicio è che per la prossima edizione si riesca ad istituire un tavolo di lavoro congiunto e funzionale nel rispetto degli interessi di tutti, in un’ottica di rivitalizzazione complessiva e non di solo di divertimento”. O.T.

Maurizio Gibin

Giovedì 14 marzo 2024 | 25 Il Quindicinale


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Chef Barbieri avvistato a Conegliano Il conduttore di “4 Hotel” era in città. Capraro: “Una puntata sulle colline del Prosecco”

Bruno Barbieri al Caffè Teatro

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el pomeriggio di lunedì 19 febbraio il noto chef Bruno Barbieri, nonché conduttore del programma “4 Hotel”, è stato avvistato a passeggiare lungo le vie del centro storico di Conegliano. Secondo le testimonianze lo chef si è fermato per un aperitivo al Caffè Teatro, in piazza Cima, e all’hotel Canon d’oro, dove ha pernottato, sempre in centro storico. “È stato ospite al Canon d’oro, ha pas-

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sato il pomeriggio in centro, come un turista - conferma Federico Capraro, presidente di Ascom Confcommercio e componente dell’Associazione per il Patrimonio delle Colline del Prosecco di Conegliano e Valdobbiadene, oltre che titolare dell’hotel Canon d’Oro -. Era in perlustrazione, ci sarà una puntata di 4 Hotel sulle colline del Prosecco di ConeglianoValdobbiadene. È stato bene, ha mangiato al “Bistrot” in via XX settembre, ha apprezzato Conegliano, una persona cordialissima, elegante nei modi. Un bel riconoscimento per le colline del prosecco che stanno diventando una destinazione turistica”. Visto l'accordo di riservatezza tra i proprietari delle location e il programma, i nomi delle strutture non sono ancora stati svelati. Roberto Silvestrin

Flash

Addio Sofia Godega di Sant’Urbano. La comunità di Godega piange Sofia Cela, la bimba di 5 anni che ha perso la sua battaglia contro il tumore. La prematura scomparsa della piccola ha gettato nello sconforto l’intera comunità: la famiglia di Sofia è infatti molto apprezzata e benvoluta da tutti.

Violenza sessuale Susegana. Il Tribunale di Treviso ha condannato a tre anni e mezzo di reclusione un invalido di 53 anni di Susegana accusato di violenza sessuale ai danni di due diverse badanti assunte nel 2017. Le vittime sono due straniere di 25 e 28 anni individuate attraverso annunci diretti sul web, una delle quali sarebbe anche stata narcotizzata con un sedativo diluito in una bevanda. L’uomo in precedenza era già stato condannato per reati commessi allo stesso modo.


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Varese trova casa a Ca’ Pesaro Le opere di Renato Varese entrano nella collezione di Ca’ Pesaro. Grazie a una donazione al comune di Venezia il Maestro coneglianese ha trovato finalmente il suo posto nel più importante museo di arte veneta del Novecento

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Conegliano, in mancanza di un museo che possa esporre le sue opere, Renato Varese ha lasciato tante testimonianze della sua arte tra la Contrada Grande e il castello, ma a Venezia, città che gli ha regalato tanti riconoscimenti e importanti amicizie, il suo posto non poteva che essere nella Galleria d’Arte Moderna di Ca’ Pesaro, tra i tanti artisti veneti che ha conosciuto e studiato per lunghi anni. La Fondazione Musei Civici di Venezia ha infatti ufficializzato la donazione alla città lagunare di un corpus opere di Varese a cui si lavorava tempo: i due dipinti ad olio su tavola “Cristo deposto” e “Lucifero”, tratti dal ciclo “Del Religioso” del 1983, e una trentina di opere di grafica tra disegni a china, litografie e acqueforti. La cerimonia di presentazione delle opere, già inserite nel percorso espositivo del museo, ha visto la presenza dello stesso Varese con i figli Pinagrazia e Angelo e dei vertici dei Musei Civici Veneziani, tra cui la pre-

sidente Mariacristina Gribaudi, il direttore scientifico Chiara Squarcina, la responsabile di Ca’ Pesaro Elisabetta Barisoni e il conservatore Matteo Piccolo. In rappresentanza del comune di Conegliano, l’assessore al Turismo e alla Cultura Cristina Sardi. Per l’occasione erano presenti anche i familiari del giornalista e critico d’arte Paolo Rizzi, che scrivendo proprio del Cristo Deposto parlò di una “religiosità panica, esistenziale” nelle opere di Varese. Guido Perocco, che fu per lungo tempo direttore di Ca’ Pesaro, definiva il maestro coneglianese “un pittore fuori dalla nostra realtà, per cui è spontaneo un parallelo con

qualche pittore antico”. Ma questa è solo la punta dell’iceberg dell’interesse che ha suscitato l’arte di Varese in ben settantacinque anni di carriera: di lui hanno scritto, tra gli altri, critici come Luigina Bortolatto, Giovanni Carandente, Enzo di Martino e il grande amico Luigi Tito, sempre presente nei suoi ricordi commossi degli anni veneziani. Con questa donazione si chiude idealmente un cerchio nell’avventura veneziana di Renato Varese: anche in laguna l’artista coneglianese ha finalmente trovato il suo posto di diritto tra i grandi maestri dell’arte veneta del Novecento. Fabio Zanchetta

Zaia: “Basta glera. Differenziate la piantumazione”

Furto di carburante

Godega di Sant’Urbano. Venerdì 23 febbraio si è tenuto il convegno “Appuntamento con l’andamento di mercato del prosecco e delle altre denominazioni vitivinicole del nostro territorio”: oltre mille persone presenti all’interno del padiglione giallo di Godega Fiere per partecipare all’atteso appuntamento che funge da anteprima all’Antica Fiera «Il prosecco rappresenta una bottiglia di bollicine su tre nel mondo: abbiamo un grande valore e una grande responsabilità - ha commentato il presidente della regione Veneto Luca Zaia - Noi dobbiamo investire su ciò che i mercati si aspettano: le certificazioni ambientali e la sostenibilità. I mercati ci chiedono di avere vini sempre più sostenibili, cioè rispettosi dell’ambiente. Credo che questo sacrificio lo possiate fare. Pianto ancora glera? la domanda. Io vi dico: cercate di differenziare la piantumazione in campo”.

Conegliano. Due cittadini albanesi residenti a Santa Lucia di Piave e Codognè, rispettivamente di 40 e 25 anni, sono stati rinviati a giudizio dal tribunale di Treviso per un furto avvenuto lo scorso Halloween a Conegliano. I due individui sono stati sorpresi mentre rubavano carburante da un camion posteggiato in via Galilei. Gli imputati sono stati denunciati per furto aggravato.

Renato Varese con i figli e due sue opere a Ca’ Pesaro

Giovedì 14 marzo 2024 | 27 Il Quindicinale


QUARTIER DEL PIAVE E VALLATA

L’albero dei ricordi Dino Soldera e la passione per il legno, iniziata con un vecchio olmo ritrovato dopo sessant’anni. Col legno ha creato i ritratti dei papi che si sono succeduti. Grazie al legno ha incontrato sua moglie. Il rimpianto che ha in parte guarito grazie alla fatica e alla determinazione? Coltivare la cultura, il sapere, che è la vera ricchezza di un uomo

Dino Soldera

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onostante la sua statura importante e l’aspetto un po’ severo, Dino Soldera è un uomo modesto, dalle origini semplici, nato nel 1940 in una famiglia numerosa nel cuore della campagna di Falzè di Piave. All’età di 12 anni ha iniziato a lavorare in un mobilificio del paese, ma già prima aveva fatto un’esperienza lavorativa come calzolaio “Era un lavoro che non mi piaceva, ma la famiglia era numerosa ed era l’unico modo per avere qualche soldo in tasca” commenta Dino. È iniziata così la sua carriera a contatto con il legno e la sua passione per questo materiale. “Già a 13 anni ero falegname e veniva quasi spontaneo lavorare un pezzo di legno, perché le fabbriche non erano meccanizzate come al giorno d’oggi, bisognava fare tutto a mano. Lavoravamo per un’azienda di Barbisano e così

Il Quindicinale 28 | Giovedì 14 marzo 2024

di Tiziana Benincà io partivo con un carretto dalle ruote in ferro per trasportare il legno dalla loro sede a Falzè e da Pieve prendevo il compensato. Di disavventure ne sono accadute diverse; ricordo che un giorno ho preso paura di un camion che viaggiava in senso opposto e quindi sono rotolato giù dal pendio con l’intero carico. Ammaccato, sono stato aiutato dall’autista e sono ripartito”. Dino ha provato per un breve periodo anche la vita da emigrante, ma ben presto ha deciso di tornare sui propri passi ed ha ripreso il lavoro nella stessa azienda. “Quando sono rientrato ho sentito che mi mancava qualcosa; volevo scrivere, ma vedevo che non ci riuscivo ed avevo paura di perdere tutti gli insegnamenti che avevo ricevuto alle elementari, così mi sono iscritto alla scuola serale di Cultura Generale e Disegno; capivo che dovevo insiste-

re, ma si lavorava come minimo dieci ore al giorno. Il mio desiderio sarebbe stato quello di proseguire gli studi, intanto pensavo sempre alla scuola, raccoglievo libri e poi a 33 anni ho frequentato le serali per avere il diploma di terza media”. Poi ha cambiato mobilificio ed è diventato capofabbrica. “C’era molto da fare – ricorda - e la sera arrivavo a casa distrutto, ma a tempo perso mi piaceva modellare il legno. Il mio primo lavoro l’ho eseguito a vent’anni quando mi ero innamorato di un pezzo di legno brasiliano rosso vivo con cui ho creato un tavolino. Ho sempre preferito i legni duri a quelli teneri, perché anche se sono più difficili da lavorare, ti danno più soddisfazioni e sono più duraturi. Ho fatto dei mobiletti e poi con un pezzo di ciliegio ho creato il ritratto di un Papa e da lì ho fatto i quadri dei sette Papi che sono vissuti nel


QUARTIER DEL PIAVE E VALLATA

Giovane portatore

corso della mia vita, diversi dei quali ho incontrato personalmente. Proprio le conferenze che Papa Luciani teneva qui in paese, mi hanno dato un’ulteriore occasione d’incontrare la mia futura moglie, Giovanna, e mi hanno dato la spinta giusta. Fino al matrimonio tempo per il legno non ce n’era, perché mi avevano coinvolto nella creazione della AS Piave, una società di calcio cui ho partecipato attivamente come presidente, come autista per trasportare in giro i ragazzi, caricando i mattoni per costruire gli spogliatoi: facevamo di tutto e le nostre soddisfazioni, grazie alla costanza, ce le siamo prese. Si sentiva però la mancanza di persone che avevano studiato, in paese non ce n’erano e noi andavamo avanti così, alla buona!” Un elemento che traspare parlando con Dino è la sete di cultura: il suo bisogno di conoscere, di sapere, ma anche la sua fede che prende forma nelle sue sculture. Non solo i ritratti dei Papi, di Madre Teresa di Calcutta o la riproduzione del capitello dedicato a Santa Lucia, che si trova vicino a casa sua, ma anche due crocefissi per niente banali. Il primo infatti nasce da un pezzo di olivo, il secondo da un legno mezzo bruciato salvato durante i restauri del castello di Cison: quasi una vera e propria rinascita a rappresentare una seconda vita. Dino comunque ci tiene a precisare: “Io non sono un artista, sarei stato un artigiano, perché non ho molta fantasia. Riesco a riprodurre i volti, perché uso una tecnica, ma non saprei inventare, bisogna stare con i piedi per terra. Mentalmente sarei un restauratore, non butterei via niente, perché per me è un dovere conservare. Non ho fatto scuole di restauro, ma ho comprato libri per restaurare qualsiasi cosa; per il mobile però non ho bisogno che nessuno m’insegni e li restauro bene. Ho sistemato diversi mobili che erano anche in pessime condizioni, ma sono lavori che richiedono molto tempo. Ora faccio ancora qualcosa, ma meno. A volte, quando si lavora il legno, si sentono le braccia stanche, ma poi man mano che si avanza, che la figura prende forma, si sente l’ebrezza”. Ogni scultura porta dentro di sé una storia, e guardando il Giovane portatore facciamo un balzo nel passa-

to. “Quando avevo sei anni, andavo a scuola a piedi e tutte le strade erano delimitate da siepi incolte, ma vicino ad un incrocio c’era un grosso olmo, solitario, che era cresciuto a ridosso del reticolato, tanto che una parte era rimasta dentro il tronco. Un giorno l’olmo è sparito: l’hanno usato come colmo della stalla che stavano costruendo di fronte. Sono passati molti anni, la stalla è stata distrutta e quel terreno è diventato di proprietà di una nostra nipote. Un giorno mi sono visto offerto quel pezzo di olmo, che oltre sessant’anni prima aveva attirato la mia attenzione. Ne è uscita questa scultura, che ancora racchiude il reticolato”. Nessuna pretesa, nessuna presunzione, Dino esprime solo il suo desiderio di conservare, di condividere e forse in fondo di far uscire una parte profonda di sé attraverso le sue opere.

Ritratto di Papa Giovanni Paolo I

Un crocifisso

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Pieve comunità energetica Una comunità energetica nel parco industriale San Michele: è tra le prime ad essere realizzate in un’area produttiva A destra: Raffaele Mazzucco

PIEVE DI SOLIGO. Con la stipula dell’atto costitutivo e la nomina di Omar Dorigo come presidente della Cer (comunità energetica rinnovabile) del parco industriale San Michele, a fine febbraio ha preso ufficialmente il via la comunità energetica composta da imprese di questa zona industriale a cavallo tra Pieve di Soligo e Sernaglia della Battaglia e dai due comuni. Si tratta della prima Cer a cabina primaria della provincia e del Veneto in una zona industriale. «La comunità energetica è fin dall’inizio parte integrante del progetto complessivo di riqualificazione sostenibile del parco San Michele avviato da alcuni anni – sottolinea Raffaele Mazzucco, presidente dell’associazione di imprese costituita nel parco

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industriale -. Per questo abbiamo avviato già nel 2022 tutti gli adempimenti tecnici e amministrativi richiesti e quindi adesso, una volta concluso un iter normativo più lungo del previsto, abbiamo firmato la costituzione della Cer. Adesso possiamo finalmente procedere all’allacciamento dei primi impianti di produzione di energia rinnovabile ideati e realizzati per la condivisione dell’energia. Altre imprese entreranno a far parte della Cer che rimane aperta anche a cittadini pri-

vati perché più soggetti saranno in rete e parteciperanno alla comunità e più si potrà scambiare energia dando vantaggio a tutti i partecipanti, piccoli e grandi che siano. Puntiamo all’obiettivo di contribuire a ridurre l’impatto ambientale e di diventare il più possibile autonomi per evitare in futuro di subire i rialzi repentini dei costi energetici, come avvenuto in questi mesi, consentendo alle nostre imprese di poter programmare produzione e investimenti». C.B.


QUARTIER DEL PIAVE E VALLATA Flash Nuova mostra di Ulrich Erben

PIEVE DI SOLIGO. Fino al 28 aprile villa Brandolini ospita “Incontri in villa” la nuova mostra dell’artista Ulrich Erben organizzata da VenetoArte in collaborazione con il comune. La mostra, a ingresso libero, è nata con l’obiettivo di celebrare il cinquantennale della carriera del maestro e a testimonianza del profondo legame che l’artista ha con Pieve di Soligo. Orari di apertura: sabato 15.00-18.30; domenica 10.0012.00 e 15.00-18.30. Per prenotare una visita: 389.6792860.

Dagli scavi spuntano due pergamene

FARRA DI SOLIGO. Durante i lavori di costruzione della nuova scuola elementare di Col San Martino, dal terreno è emerso un bossolo esploso del 1915 contenente due pergamene sgualcite e smarrite dal tempo, con molte firme di alpini ancora abbastanza leggibili e la dicitura “31 Maggio 1987 il Gruppo Alpini di Col San Martino…”. Quel bossolo era stato sotterrato durante la cerimonia di inaugurazione del monumento allo scolaro, che è stato spostato per i lavori e che al termine sarà ricollocato nel giardino della scuola. Le pergamene sono state consegnate dal sindaco Stefano Soldan al capogruppo Carlo Ceriali.

Da scuola a polifunzionale

Cantiere aperto a Barbisano

PIEVE DI SOLIGO. Hanno ufficialmente preso avvio ad inizio marzo i lavori di ristrutturazione dell’ex scuola elementare di Barbisano da anni chiusa in attesa di una sua riconversione. Il progetto da oltre 1,8 milioni di euro farà cambiare volto e funzione all’immobile posto all’angolo tra via via Monte Grappa e via Pasubio. «Una volta completato l’intervento, la comunità di Barbisano finalmente avrà un’aula civica per incontri, spazi per le associazioni e per ospitare eventi – sottolinea il sindaco di Pieve di Soligo, Stefano Soldan -. Sarà anche la prima struttura di proprietà pubblica nel nostro territorio comunale in classe 4 dal punto di vista sismico. Per questo ospiterà anche la sede del Coc (il centro operativo comunale che viene attivato in caso di emergenze ndr) e un ufficio della protezione civile, oltre ad essere sede

dell’archivio comunale e delle associazioni del paese. Riqualifichiamo un luogo che un tempo era al centro della vita della comunità di Barbisano. Per me è un piacere essere riusciti ad appaltare e ad avviare i lavori, anche se a fine del mandato amministrativo». Nel corso del 2023 l’amministrazione comunale è riuscita a dare copertura finanziaria all’opera - con un mutuo e fondi propri - su cui ragionava già dal 2017 e che nel frattempo ha patito gli aumenti dei prezzi che hanno segnato in questi ultimi due anni il settore edile. I lavori vengono realizzati dall’impresa Cauduro Costruzioni srl di Volpago del Montello che ha presentato il miglior ribasso pari all’11% circa. «Per la mia amministrazione – conclude Soldan - questa è un’opera importante che ha avuto un suo travaglio progettuale. Poi con la revisione dei prezzi si sono allungati i tempi della gara. Ora mi auguro che i lavori procedano speditamente». Claudia Borsoi

Il progetto del nuovo centro polifunzionale presso l’ex scuola elementare di Barbisano

Uno spaccato dell’interno

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QUARTIER DEL PIAVE E VALLATA

Tutti pazzi per le colline

m aglieria m aso Oltre 2300 camminatori da tutto il mondo sul cammino delle colline dell’area Unesco

O Negozio Aziendale Direttamente dalla produzione, maglieria uomo e donna in filati pregiati: seta, cashmere, lana

ltre 2300 camminatori provenienti da 29 Paesi diversi nei primi 7 mesi di vita. Questi i dati ufficiali rilasciati dall’Associazione per il Patrimonio delle Colline del Prosecco di Conegliano e Valdobbiadene rispetto al flusso e all’andamento del Cammino delle Colline del Prosecco di Conegliano e Valdobbiadene, inaugurato l’8 luglio 2023. Sin dal suo lancio, ripreso da media nazionali e internazionali, il Cammino ha subito registrato un fortissimo interesse, tanto che solo nelle prime due settimane sono state oltre 200 le credenziali scaricate. A oggi, e in continua crescita, tra quelle scaricate dal sito e quelle consegnate negli infopoint dell’area UNESCO, si parla già di migliaia. A percorrere questo itinerario a tappe di 51 chilometri sono stati camminatori da tutto il mondo. Oltre all’Italia, con il 50%

di presenze, si spartiscono il restante 50% sia Paesi europei - Germania, Francia, Belgio, Romania, Norvegia, Repubblica Ceca, Svizzera, Croazia, Estonia, Austria, Slovacchia, Lettonia, Spagna, Inghilterra, Olanda, Polonia, Svezia, Ungheria, Galles, Scozia – che extra europei come Australia, USA, Messico, Cina, Camerun, Brasile, Taiwan e Canada. Dati che rispecchiano l’andamento dei flussi turistici del territorio, a dimostrazione che il Cammino rappresenta una delle esperienze outdoor preferite dai visitatori che vengono alla scoperta delle Colline Patrimonio dell’Umanità. Il Cammino delle Colline del Prosecco di Conegliano e Valdobbiadene sarà anche protagonista delle giornate “Cammini Aperti”, il più grande progetto nazionale di promozione del turismo lento, volto a valorizzare i sentieri e i cammini italiani. Ogni Regione porterà all’attenzione due percorsi durante quei giorni e per il Veneto sono stati scelti il Cammino delle Colline del Prosecco di Conegliano e Valdobbiadene e Monselice. Sulle Colline l’appuntamento è per il 13 aprile a Farra di Soligo.

Panevin salvi? Bof tra i firmatari dell’emendamento

Strada dei laghi, 64/b - Revine Lago Tel 0438.929060 - Fax 0438.929832 maglificio.maso@libero.it www.maglieriamaso.it

Il Quindicinale 32 | Giovedì 14 marzo 2024

TARZO. Il 20 febbraio alla Camera è stato approvato l’emendamento “salva panevin”: l’evento della tradizione contadina – se ci sarà l’ok anche del Senato - non sarà assoggetto alle limitazioni ambientali indicate da altre norme attualmente in vigore perché inserito tra i “beni” del patrimonio culturale immateriale. Tradotto: i sindaci non dovranno più, come accade ora, autorizzare l’accensione dei panevin in deroga alla norma (decreto legislativo 152 del 2016 “Norme in materia ambientale”) che vieta le combustioni non autorizzate all’aperto. Questo provvedimento ha però fatto storcere il naso agli ambientalisti: il rischio, è stato da loro

evidenziato, è che questo emendamento peggiori la situazione, autorizzando l’accensione dei panevin anche quando i livelli di smog sono elevati. «Non è così – chiarisce l’onorevole Gianangelo Bof, sindaco di Tarzo e tra i firmatari dell’emendamento -. L’emendamento punta a ribaltare il paradigma attuale: per accendere un panevin, il sindaco non dovrà autorizzarlo come accade ora. Chiaramente rimane valido che in casi specifici, come può essere un rischio sanitario o incendi, il comune o la regione possono assumere provvedimenti per limitare l’accensione anche dei panevin della tradizione». Tradotto: se i livelli di PM10 sono elevati o se c’è un reale rischio incendi legato ad un periodo siccitoso, con delle ordinanze anche i panevin e altri falò della tradizione potranno essere stoppati. C.B.


QUARTIER DEL PIAVE E VALLATA

Forestali puliscono i laghi Rimosse dal lago di Lago le barche da cui sarebbe partito l’inquinamento da polistirolo. Intervenuti i carabinieri forestali. Comitato Difesa Laghi: “Qualcosa finalmente si muove” REVINE LAGO. “Qualcosa finalmente si muove”. I volontari del comitato Difesa Laghi accolgono con favore l’intervento del 21 febbraio scorso, di rimozione di alcuni vecchi natanti che, in parte affondanti nel lago di Lago, sarebbero stati all’origine dell’inquinamento da polistirolo registrato nell’ultimo mese nelle acque, come pure sulla spiaggia, invase dai piccoli pezzi bianchi di questo materiale. Dopo che i volontari hanno denuncia-

to un paio di volti il problema e si sono anche attivati personalmente con una pulizia della spiaggia, della riva e delle acque più prossime alla terra invase dai pallini di polistirolo, ora i carabinieri forestali sono arrivati a Lago per accertare la segnalazione del comitato. “Finalmente un gruppo di carabinieri forestali è intervenuto per avviare la rimozione di alcune barche affondate e scaricate nel lago dalle quali probabilmente si era generato l'inquinamento da polistirolo che si sta riversando sulle rive da giorni – afferma il comitato Difesa Laghi -. Ci chiediamo come sia possibile che un habitat così unico e prezioso come quello dei laghi possa essere adibito a discarica abusiva o come territorio da saccheggiare a scopo turistico pseudo-sportivo. I due laghi sono a tutti gli effetti una zona protetta dalla Direttiva europea. Il comitato fa appello alla Regione affinché intervenga d'urgenza per il rispetto delle norme di tutela, per l'adozione di un regolamento sulla gestione

delle imbarcazioni, oggi inesistente, e per l’istituzione di un Parco naturale regionale che ponga fine all'attuale degrado e ai progetti speculativi misteriosamente scomparsi dagli uffici pubblici dopo essere stati annunciati sulla stampa”.

Il recupero delle imbarcazioni

Flash Rassegna di poesia TARZO. C’è tempo fino al 16 maggio per candidare la propria composizione poetica alla “Rassegna di poesia prof. Carla Dalla Barba” organizzata dalla Pro Loco di Tarzo con il comune. Riservata agli alunni delle scuole elementari e medie della provincia, quest’anno ha per tema “Ogni stagione racconta emozioni e fragilità: a questa io assomiglio…”. Regolamento su prolocotarzo.com.

Tarz… eggiando TARZO. Tre domeniche alla scoperta del territorio e dei suoi prodotti tipici. La Pro Loco di Tarzo dà appuntamento a partire dal 24 marzo con Tarze… eggiando. Si inizia con un’escursione ad anello sulle colline del felettano con partenza dal campo sportivo di Corbanese (10 km). Per info 339 6124248 (Leonardo).

Addio a Ernesto Moz Era un produttore di miele biologico di alta qualità, apprezzato e ricercato da clienti e intenditori TARZO - REVINE LAGO. Martedì 13 febbraio si è spento, a causa di una malattia, Ernesto Moz. Come amava definirsi, professionalmente era un “bioapicoltore”, un produttore di miele biologico di alta qualità. Un profondo conoscitore e difensore delle api, per le quali aveva condotto e vinto una delle prime battaglie legali contro l’uso di pesticidi in periodo di fioritura. Ma prima di tutto Ernesto è stato un militante ecologista. “E’ così che vogliamo ricordarlo e onorarlo, come un miltante della prima, anzi della primissima ora – si legge in una nota di Retecontadina -. Già ribelle in gioventù, come amava raccontare agli amici, aveva organiz-

zato nella sua Vallata da bociazza (era nato nel 1961) assieme ad un amico, una mostra per il primo maggio andata completamente deserta. Da questa lezione aveva tratto ben presto alcune riflessioni sul senso della “solitudine dei rivoluzionari” e sul valore supremo della solidarietà e della libertà di scelta anche quando ti porta controcorrente rispetto alle masse.” Il suo ultimo impegno è stato per Retecontadina, di cui è stato uno dei fondatori e primi portavoce, a partire dal 2017, anno della prima Marcia Stop Pesticidi, che lo ha sempre visto tra i volontari dell'organizzazione. “Il nostro movimento ha perso un pilastro, un amico, un compagno”. Roberto Silvestrin

Ernesto Moz

Giovedì 14 marzo 2024 | 33 Il Quindicinale


RUBRICHE LA MANOVRA DI BILANCIO

S

Problemi Sociali a cura di Michele Cais

e si desidera aggiungere alla manovra di bilancio …la riforma fiscale …le Milleproroghe etc. e non ci si rende conto che la popolazione italiana continua a diminuire a causa della carenza della natalità tanto che (sempre gli italiani) si apprestano ad arrivare a poco più di 58 milioni e con un calo demografico non indifferente. Dovrei ora riempire otto o dieci pagine del Quindicinale, ma mi limito solo a rammentare alcuni punti dei 141 decreti1 attuativi, sperando di far seguito nel prossimo numero FONDO PER LE EMERGENZE IN AGRICOLTURA: Stanziati 100 milioni di euro per ciascuno degli anni 2024, 2025, 2026 per sostenere gli investimenti che sorgono in seguito a eventi non previdenziali. FONDO NAZIONALE PER REDDITO ENERGETICO, per il 2024 e 2025, previsti previsti 200 milioni di euro di contributi per aiutare nuclei familiari con Isee inferiore a 15mila euro. CANONE RAI. L’importo del canone

di abbonamento alla televisione per uso privato viene ridotto a 70 euro. Nulla cambia invece per il canone di abbonamento speciale (esercizi pubblici, locali aperti al pubblico, fuori all’ambito familiare). BONUS NIDO P O T E N Z I AT O . Previsto un aumento del bonus asilo nido già in vigore, solo per le famiglie con almeno due figli. Il bonus passa a 3.600 euro annui per i nati dal 1° gennai 2024 per le famiglie con Isee fino a 40mila euro e con un altro figlio sotto i 10 anni. REDDITO DI INCLUSIONE: il reddito di cittadinanza ha smesso definitivamente di esiste. Al suo posto è entrato in vigore l’assegno di inclusione, insieme al supporto per la formazione e il lavoro, dedicato alle persone tra i 18 e i 59 anni considerate “occupabi-

li”. L’assegno di inclusione si rivolge alle famiglie in cui ci sono persone con più persone con più di 60 anni, minori disabili, a patto che abbiano un Isee inferiore a 9.380 euro. FONDO SOSTEGNO VETERINARIE. Viene istituito un fondo di sostegno per le spese veterinarie presso il ministero della salute per sostenere i proprietari di animali d’affezione nel pagamento di visite veterinarie e operazioni chirurgiche veterinarie. (continua)

TAGLIARE LA TESTA AL TORO

L il Cuore Veneto a cura di Alberta Bellussi

a frase “tagliare la testa al toro” significa risolvere definitivamente una questione che si protrae da tempo anche a scapito o a danno dì qualcosa o di qualcuno. Ma da dove nasce questa espressione? Lo sai che è un detto veneziano. Tutto iniziò nel 1162, quando il patriarca di Aquileia, Ulrico di Treven mosse alla conquista di Grado, città della Serenissima. Il Doge di Venezia, Vitale II Michiel, reagì fortemente sconfiggendo l’esercito di Aquileia e facendo vari prigionieri tra i quali 12 prelati, 12 alleati e lo stesso Ulrico. Venezia accettò, poi, di liberare Ulrico solo dopo il pagamento di un ingente riscatto: 12 pani per i prelati, 12 maiali per gli alleati e un toro per il Patriarca. I pani vennero distribuiti alla popolazione, la carne dei maiali venne distribuita tra i Senatori e il toro, che simboleggiava il Patriarca, fu ucciso nella pubblica Piazza, tagliandogli la testa.

Il Quindicinale 34 | Giovedì 14 marzo 2024

Così, la decapitazione del toro pose fine alla diatriba tra i contendenti e assunse il significato odierno di risolvere definitivamente una controversia che si protrae da tempo. Per ridicolizzare gli aquilani, si stabilì inoltre che ogni anno un toro, 12 maiali e 12 pani dovessero essere mandati a Palazzo Ducale dove si celebrava una festa in cui gli animali, simbolo dei vinti, venivano giustiziati. Il popolo in massa seguiva con applausi e grida di eccitazione il macabro rituale. La tradizione perdurò per secoli fino a quando nel 1523 il doge Andrea Gritti abolì l’uccisione dei maiali, mantenendo solo la tradizione del “Taglio della testa del toro” e portando a tre il numero dei tori da sacrificare. La cosa si è poi trasformata in una vera e propria cerimonia che veniva fatta a Carnevale, il giovedì grasso: non si usavano più maiali e pani ma c’erano 3 tori, portati dalle due corporazioni dei Fabbri

e dei Macellai, che il giovedì grasso venivano decapitati, questo segnava la chiusura di ogni lotta e dello spettacolo. Da qui la decapitazione del toro diventa quindi il simbolo della fine della diatriba tra i contendenti e da qui deriva il significato di risolvere definitivamente una controversia che si protrae da tempo, dare una fine a una cosa, una discussione, un problema.


RUBRICHE PERCHÉ SI TRADISCE? unicità. C’è anche chi tradisce per il piacere di conquiste difficili. O per impulso, per trasgressione, per risollevarsi dalla routine. O infine per dare slancio ad una vita piatta. Tradiscono per divertimento. Per accumulare nomi in rubrica, per colmare un vuoto. Chiunque tradisca solitamente non ama più alla follia.

Tabù a cura della VOCALIZZI DURANTE IL RAPPORTO? dott.ssa Voglio portarvi i risultati di uno studio sul comportamento sessuale effettuato Fanny Guidolin OH! IL TRADIMENTO! Quando uno dei due della coppia mi confida l’infedeltà non vado mai a chiedere i motivi perché i motivi sono sempre gli stessi bene o male. Sintetizziamo le tipologie più comuni di infedeltà. Tradisce chi ha il desiderio di avventure romantiche perché magari cerca affetto tenerezza e quindi il tradimento diventa una vera e propria scoperta. Assapora con l’amante

la magia dell’innamoramento che in certe fasi, diciamo la verità, della vita di coppia, può venire a mancare. C’è chi tradisce quando cerca una persona a cui dedicare la propria attenzione che lo ricambi con gesti di estrema dolcezza. Qualcuno tradisce anche per confermare il proprio fascino. Chi lo fa perché ama sentirsi amato, apprezzato. Agli occhi di un partner diverso si chiede la conferma della propria

l’anno scorso nel 2021 su 403 donne. Uno studio sulla vocalizzazione sessuale. I gemiti seguiti da urla e comandi oppure strilli e parole sono maggiormente utilizzati sia per frequenza che per intensità associati al livello di eccitazione. Molte donne (38%) fingono la vocalizzazione, soprattutto poco prima e durante l’orgasmo ma coloro che la usano, aumentano l’autostima del loro partner, il suo senso di bravura e mascolinità.

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SAN MAURO SCOMPARSA NEL BOSCO

N

el medioevo ad ovest di Cozzuolo, tra fitti boschi, sul versante del colle si trovava la chiesa di San Mauro, punto di riferimento per i fedeli. La prima citazione è datata al 1255, come attesta un documento conservato nell’Archivio storico di Vittorio Veneto. Conosciamo pochissimo di questo edificio, purtroppo è scomparso da centinaia d’anni e se ne ignora persino la posizione precisa. Dai pochi documenti noti, sappiamo che nel 1424 era nei beni regolieri affittati dal Consiglio di Ceneda, nella pergamena originale si legge infatti “...mas de san Mor”, ovvero “un maso posto a San Mauro”, che si trovava nella località Bigontina, un colle allungato che si estendeva dalle propaggini occidentali del Colle San Paolo verso Tarzo. Nel 1469 era cappella della cattedrale di Ceneda e pagava il censo, ovvero la rendita, al capitolo, ma purtroppo le ultime attestazioni a noi note sono in

una fonte del 1501. Attualmente le case San Mor, unica traccia rimasta insieme al nome Via San Mor, si trovano a mezzogiorno sulle pendici meridionali del Col Cavalier, un rilievo di 431 m di altezza che le separa dalla strada delle Perdonanze. Di San Mauro (popolarmente San Mor), come di altri edifici religiosi minori che sono purtroppo scomparsi, non va dimenticata la storia e l’attività che svolse in passato, per la cura delle anime dei borghi lontani, specialmente nei confronti dei fedeli che avevano grandi difficoltà nello spostarsi. Muoversi era un problema, non soltanto per anziani o infermi: tenendo conto delle limitazioni date dalla lentezza negli spostamenti, lo era anche per i contadini e le loro famiglie. Più a valle, nel corso del Novecento, è stato costruito un capitello dedicato a Sant’Antonio, superstite attestazione della fede in questo territorio circondato dai boschi.

Autorizzazione Ufficio per l'Arte Sacra e i Beni Culturali Diocesi di Vittorio Veneto n°1253.189/2015

La fede tra le colline a cura di Michele Zanchetta

A sinistra: il capitello dedicato a Sant’Antonio

Giovedì 14 marzo 2024 | 35 Il Quindicinale


RUBRICHE REVINE LAGO TRA STORIA E NATURA

Alla scoperta delle Prealpi a cura di Giovanni Carraro

Giovanni Carraro

Giovanni Carraro

Alla scoperta delle Colline del Prosecco

di Conegliano e Valdobbiadene

Alla scoperta delle Colline del Prosecco di Conegliano e Valdobbiadene

40 itinerari a piedi, 405 km di sentieri Il Cammino delle Colline del Prosecco nell’area Patrimonio dell’Umanità

S

usegana è una meta ben nota ai camminatori, perché offre molteplici soluzioni escursionistiche grazie alla notevole ramificazione di sentieri e strade di campagna che si snodano tra vigne e dolci colline. Famosa la passeggiata ad anello che permette di visitare i castelli di San Salvatore e di Collalto. D’altro canto, Susegana è la città dei due castelli. Il cammino inizia in centro, nei pressi della settecentesca chiesa dell’Annunziata, dove vi è ampia disponibilità di parcheggio. Percorriamo via Sottocroda verso il campo sportivo, fiancheggiando il Bosco delle Bastie in un contesto tranquillo e pianeggiante. Dopo un ponticello sul torrente Rujo, la visuale si apre sui dolci pendii punteggiati da caratteristiche case Collaltine: Casa Le Colline del Prosecco di Conegliano e Valdobbiadene rappresentano un

indiscutibile patrimonio di cultura e di bellezze paesaggistiche dove trovano spazio proposte di escursioni a piedi, alcune del tutto inedite, inserite nel territorio di 29 comuni della Core Zone

UNESCO, della Buffer Zone e della Commitment Zone. Una guida che offre passeggiate adatte a

tutti, dalle semplici camminate di pianura tra borghi e città d’arte, agli itinerari più impegnativi e avventurosi sui rilievi maggiori della dorsale collinare. 405 km di sentieri costituiti da 40 percorsi base e 29 varianti, comprendenti il Cammino delle Colline del Prosecco da compiere in quattro tappe giornaliere tra Vidor e Vittorio Veneto. I singoli itinerari sono minuziosamente descritti e corredati da mappe Tabacco, altimetria, grado di difficoltà, distanza, georeferenziazione, foto di dettaglio e

approfondimenti storici e culturali. I tracciati GPS sono scaricabili nel sito www.collineconeglianovaldobbiadene.it.

Percorso tratto dal libro “Alla scoperta delle Colline del Prosecco di Conegliano e Valdobbiadene”, di Giovanni Carraro, De Bastiani Editore

Grado di difficoltà: turistico Punto di partenza ed arrivo: Susegana, chiesa dell’Annunziata Tempo richiesto: 3h Aumento di quota: m 300 Distanza: km 13 Info e dati: www.ibit.ly/5GF47

Il Quindicinale 36 | Giovedì 14 marzo 2024

Loghét, Casa Lentinèr, Casa Sfondo e la osserviamo pensando a Bianca di e, più in alto, le Torreselle. In seguito, Collalto, la bella ancella che secondo dopo il ponte sul torrente Alberelle, af- la tradizione venne murata viva a caufrontiamo una salita per arrivare a Casa sa della gelosia della sua nobile padroSchiavon. Continuiamo in na. Leggenda vuole che il suo un sentiero più impegnativo, fantasma si aggiri ancora oggi quindi giungiamo ad un inannunciando gioie o catastrofi! crocio, dove deviamo a siniAll’interno del borghetto mestra su via Tourniché lungo un dievale domina la chiesa di San tratto sterrato che si snoda tra Giorgio che aggiriamo passando bellissimi scorci panoramici sul sagrato. Grazie ad un varco GPS E INFO verso prati e colline per arritra le mura, usciamo dal castello vare, in leggera discesa, alle porte della e ci teniamo a sinistra percorrendo in frazione di Collalto. Qui imbocchiamo discesa un sentiero perimetrale che si inconsecutivamente via Zaccaron, via serisce su via Canova. Successivamente Morgante Seconda, Strada di Collalto e saliamo lungo via Collalto centro che ci via Collalto centro per entrare al castel- riporterà alla base della grande torre e rilo tramite due antiche porte di accesso. percorriamo in senso inverso la strada di Sopra di noi incombe la grande torre ingresso per ritrovarci nuovamente sulla Strada di Collalto. Questa attraverserà per circa 3 km lunghi tratti alberati, alternati a passaggi nel bosco e ampie aree di pascolo, mentre sullo sfondo appare la catena prealpina. All’incrocio con via San Daniele e via Tombola, teniamo la sinistra per proseguire su strada asfaltata in moderata discesa. Dopo qualche curva, appare in lontananza il castello di San Salvatore a Susegana, nostra tappa finale. Lo raggiungiamo dopo una leggera salita, percorrendo la strada che costeggia le sue mura, mentre verso sud il panorama si apre sulla pianura trevigiana. Scendiamo sulla via di accesso orientale del castello, incontrando la chiesa della Madonna del Carmine, e concludiamo il giro ritrovandoci nuovamente alla chiesa dell’Annunziata.

T


cultura, arte & spettacolo

ABSTRACT

COME UNA REGINA

BANKSY. PAINTING WALLS

IL MONDO IN CUI VIVIAMO

La storia narra la vita di una donna di nome Regina, una donna come tante, con una vita “normale”. Proprio all’interno di questa “normalità” si svolgono le vicende del personaggio: a partire da interviste fatte a donne seguite dal CAV (centro anti-violenza) di Vittorio Veneto, analisi e indagini fatte sull’argomento, lo spettacolo è stato costruito cercando di parlare a tutte le donne. Purtroppo ormai è noto a tutti quanto lo spettro della violenza di genere si stia insinuando nella vita di molte persone “normali”. Potrebbe essere la nostra vicina di casa, una signora incontrata al supermercato, una ragazza incrociata al parco o in un centro commerciale. La violenza di genere non è solo quella di cui si sente parlare al telegiornale e che spesso sfocia in omicidio, ma c’è un sottobosco molto fitto di storie di donne che subiscono una violenza molto più subdola: quella psicologica, economica. Organizza il Comitato di Cultura e gemellaggio del Comune. Per info: 347 2996919.

È come se un mito avesse preso la forma - visiva/tattile - della realtà, e si fosse avvicinato a noi (anche geograficamente). È un po’ come se una leggenda - per molti versi lui è leggendario - profilasse per noi la/le verità che ne costituiscono l’essenza. La faccio breve: è come averlo (finalmente) a portata di vista - quella vera, sensoriale, non mediata da schermi - e poterlo amare anche di più. La mostra Banksy. Painting Walls, prodotta e organizzata da MetaMorfosi Eventi in collaborazione con M9-Museo del ‘900 di Mestre offre l’occasione di incontrare uno degli street artist più noti al mondo: Banksy. Curata dalla storica dell’arte Sabina de Gregori, la mostra propone oltre settanta opere dell’artista e tre muri originali, dipinti da Banksy nel 2009, nel 2010 e nel 2018. Visite guidate gratuite (a partenza fissa e senza prenotazione tenute da studenti dell’Accademia di Belle Arti di Venezia) il 17 e 24 marzo, 7, 14, 21 e 28 aprile dalle 17 alle 18 (max 20 persone per volta). Info: www.m9museum.it

L’associazione fotografica Inquadra porta a Conegliano Fabio Bucciarelli, fotografo, autore e giornalista italiano, riconosciuto internazionalmente per i suoi reportage in zone di guerra e per le sue immagini che documentano le conseguenze umanitarie dei conflitti. Nel corso degli ultimi quindici anni ha documentato guerre, rivoluzioni, carestie ed epidemie in Medio Oriente, Africa, Asia, Europa e Americhe. Le sue immagini, caratterizzate da una profonda empatia e da un’estetica personale, lo hanno reso uno dei fotogiornalisti più influenti del nostro tempo. Bucciarelli ha ricevuto numerosi premi e riconoscimenti tra cui la prestigiosa Robert Capa Gold Medal - assegnata dall’Overseas Press Club of America nel 2013 per la copertura della guerra siriana - dieci premi Picture of the Year International, due World Press Photo, il VISA d’Or News, il Lucie Impact Award, il Prix Bayeux-Calvados for War Correspondents, due Sony Award. Ingresso libero fino a esaurimento posti. Info: www.inquadra.info

Sabato 16 marzo, 20:30 Fregona, Centro Sociale

Fino al 2 giugno 2024 Mestre, Museo M9

Venerdì 22 marzo, 21:00 Conegliano, Dina Orsi

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RUBRICHE & ANNUNCI TAGLIATELLE UBRIACATE NEL VINO CABERNET Queste tagliatelle ubriacate nel vino sono fonte di svariati profumi e gusti decisi. Nessuna pesantezza ma solo gioia per le papille gustative.

In cucina con Armando Zanotto

Ricetta tratta dal libro “Il Veneto che ti fa gola”, di Armando Zanotto, De Bastiani Editore

Ingredienti per 4 persone: 350 g. di buone tagliatelle fatte in casa, 100 g. di burro, 100 g. di parmigiano non molto stagionato, 1 cipolla, 2 gambi di sedano, 1 carota, 50 g. di prezzemolo, 5 cucchiai di panna, 4 litri di buon vino cabernet, 1⁄2 litro d’acqua, 1 presina di cannella, sale, peperoncino. Preparazione: in una pentola di giusta misura mettete il vino e l’acqua; adagiate la pentola sul fuoco e ad ebollizione versate tutte le verdure frullate, salate e lasciate bollire per 5 minuti, buttate le tagliatelle mescolandole di tanto in tanto fino a cottura al dente, poi sgocciolatele e conditele in una padella con tutte

le verdure, la panna, il peperoncino, la cannella, il burro e il parmigiano, lasciandole leggermente evaporare per qualche minuto a fuoco dolce; se necessario insaporite con sale.

ANNUNCI

LA LANTERNA DI DIOGENE

a cura di Nello Della Giustina

Disponete le tagliatelle su 4 piatti caldi e se desiderate copritele dolcemente con delle lamelle di parmigiano. Portate subito in tavola.

Il vaso di Pandora. Scoperchiare il vaso di Pandora è un’espressione che a volte capita di usare per indicare il rischio che, svelando una cosa negativa, se ne aggiungano altre in una successione senza controllo. Pandora nella mitologia classica è una figura inviata da Zeus per punire Prometeo, colpevole di aver rubato il fuoco agli dei. Quello che nel tempo si è perso è la bellezza suadente e ingannevole di questa figura femminile che nasconde ogni genere di mali nel vaso che porta con sé. Non è un caso che ad accettare quel dono inviato da Zeus, sia il fratello di questi, Epimeteo, il quale, come dice il nome, usa l’intelligenza quando non serve più. Il fratello, Pro meteo (metis > intelligenza), la usa in anticipo mettendosi però in conflitto con la divinità che lo punisce incatenandolo a una rupe del Caucaso.

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Periodico di informazione, cultura e tempo libero Iscritto al n. 480 del registro stampa del tribunale di Treviso il 17/12/1981 e al n. 3086 del registro nazionale della stampa il 24 /04/1991 Editoriale il Quindicinale srl . Viale della Vittoria, Galleria IV Novembre, 4 - Vittorio Veneto (TV), Contatti: Tel 0438.550265 | E-mail: redazione@ilquindicinale.it Siti internet: www.oggitreviso.it | www.ilquindicinale.it Direttore responsabile Emanuela Da Ros Stampa Grafiche De Bastiani snc. Via Marco Polo, 14 - Godega S. Urbano (TV) Abbonamenti e pubblicità Telefono: 0438.550265 Via internet: www.ilquindicinale.it Associato all’Unione Stampa Periodica Italiana Iscrizione al R.O.C. (Registro degli Operatori di Comunicazione) N 016571

Il Quindicinale 38 | Giovedì 14 marzo 2024

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ISSN 2784-9716

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