Quindicinale 1061 - 29 febbraio 2024

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1061 Informazione cultura e tempo libero Anno XLIII n.4 | 29 febbraio 2024 | € 2,50

Fondato da Dario De Bastiani nel 1982

Franco Posocco in una fotografia di Emanuela Da Ros

Poste italiane spa - Spedizione in abbonamento postale D.L. 353/2003 (conv. L.27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 1, CNS TV - Periodico di informazione, cultura e tempo libero - Anno XLIII n.4 - 29 febbraio 2024 - Euro 2,50 - Contiene I.P.

QUARTIER DEL PIAVE Aggiusto (tutto) e mi diverto

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Matrimonio in codice bianco Sempre più Sì in chiesa Bigamo. A sua insaputa

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CONEGLIANO Tra Conegliano e coniglio il nome è breve

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Matrimonio con sorpresa ISSN 2784-9716

VITTORIO VENETO Qual è l’oggetto più smarrito?

Franco Posocco Guardian Grando (anche) del paesaggio



PRIMO PIANO

Ceneda è un paesaggio. Serravalle una città La definizione da appuntare - è dell’architetto Franco Posocco, Guardian Grando della prestigiosa Scuola Grande di San Rocco a Venezia. Nella redazione del Quindicinale ci abbiamo scambiato quattro chiacchiere (e tre endecasillabi). I temi colloquialmente affrontati? La Scuola Grande di San Rocco (ovvero la Sistina di Venezia), Marco Polo, l’orto a chilometri sessanta, Ceneda e Serravalle con le loro peculiarità, ma anche lo spaesamento della Vittorio attuale. Con una soluzione ipotizzata da Posocco che sarebbe “sciocchevole” non prendere in considerazione

C

om’è mia poco pregevole prassi (principiare con allitterazioni-giustificazioni rientra pelo pelo nei canoni giornalistici) non li ho appuntati tutti. I nomi degli intellettuali, dei maestri, dei professionisti che Franco Posocco andava citando durante la nostra conversazione: Andrea Zanzotto, Mario Rigoni Stern, Renzo Piano, Angelo Tomelleri (primo presidente della Giunta del Veneto nel 1970, anno della costituzione della regione), Mario Ulliana, Giuseppe Mazzotti, Augusto Murer…

di Emanuela Da Ros Un peccato. Perché chiacchierare con Franco Posocco è come scorrere le pagine più lusinghiere della nostra storia. Della nostra irrinunciabile poesia. Non solo contemporanea. Ed è così piacevole - il suo sorriso sornione aiuta - che ci si scorda di verbalizza-

re, di fissare con accuratezza passaggi fondamentali per seguire una teoria di ricordi, esperienze e riflessioni che evocano altre esperienze, altre riflessioni, ricordi che abbiamo condiviso. A un certo punto, in un duetto, io e Franco Posocco abbiamo preso a declamare il canto di Ulisse, ma anziché oltrepassare le colonne d’Ercole siamo entrati nella Scuola Grande di San Rocco a Venezia e nell’orto dei Baccichet a Ceneda. Un itinerario fuori dalle mete comuni, che però aiuta - se non è così, la colpa è decisissimamente mia - a capire l’itinerario formativo, filosofico, artistico, amministrativo di un cenedese illustre che dal 2006 è Guardian Grando della Scuola Grande Arciconfraternita di San Rocco

Franco Posocco

Giovedì 29 febbraio 2024 | 3 Il Quindicinale


PRIMO PIANO

La famiglia Posocco in una Pasquetta negli Anni 50

a Venezia (un ruolo prestigioso legato a una struttura che Ugo Ojetti aveva definito la Sistina di Venezia e che anche grazie ai 70 quadri di Tintoretto che custodisce viene considerata il terzo museo della città lagunare), che ha al suo attivo 250 titoli pubblicati, che ha fatto parte di diversi consigli scientifici in svariate università e che dal 1970 ha dato forma e organizzazione alle strutture tecniche della regione Veneto, presiedendo fino al 1995 la commissione tecnica regionale. L’intero numero del Quindicinale che in passato si è avvalso dei suoi contributi con lo pseudonimo di Urbano Barbato - non sarebbe sufficiente a ospitare il vasto curriculum di Franco Posocco, che a 87 anni - è nato a Vittorio Veneto il 17 settembre 1936 - , è ancora attivissimo. Quando arriva in redazione e infila gli occhiali nel taschino della giacca, perché gli servono solo per leggere, dice di avere gli occhi di Pierin Bel e prende a descrivere con vivacità un personaggio vittoriese che appartiene alla memoria folkloristica della città. A Vittorio, a Ceneda, Posocco - che vive e opera a Venezia - è ancora legatissimo. Ricordando la sua infanzia, dice di essere figlio della Lupa, ma di non aver mai indossato la divisa da balilla perché nel ‘43 è caduto il fascismo. E poi sorride di quella leggenda familiare che aveva come protagonisti un papà cenedese, Tiziano Posocco, e una mamma serravallese, Maria

Il Quindicinale 4 | Giovedì 29 febbraio 2024

Garatti. Il primo di famiglia clericale, vocata alla monarchia, la seconda di famiglia garibaldina e quindi con idee repubblicane. Dopo il diploma al Flaminio e la laurea in architettura a Venezia, Franco Posocco apre il suo primo studio in un granèr di via Del Fante. Il primo progetto? “La casa di Mario Botteon nei primi anni sessanta - precisa - quando eravamo influenzati dalle idee di Frank Lloyd Wright. Quanta stima provo ancora per Mario: una persona dalla bontà e dalle qualità morali eccezionali. Un amico che ricordo con affetto, insieme a Aldo Toffoli, Giuseppe Bevilacqua e Dario de Bastiani, Mario Ulliana…” Dal granèr, Franco Posocco passa presto alle aule universitarie perché opta soprattutto per la carriera accademica in un ambito specifico come l’urbanistica. Ma il suo sguardo, il suo impegno spaziano oltre cattedre e ricerche d’archivio. Nel 1970 con l’ingegner Tomelleri mette in piedi la struttura tecnica della regione Veneto, e sarà proprio nel nuovo ente a stilare una serie di leggi e provvedimenti fondamentali. Non era un impegno soffocato dalla burocrazia? No, assolutamente. Era un lavoro interessante, relativo alla predisposizione di piani e progetti che si attuavano proprio nell’epoca del boom edilizio. Ho partecipato attivamente all’avvio delle politiche sull’ambiente e i beni culturali, una materia di fatto tutta da

creare e percorrere, che mi ha permesso di operare vivacemente con tutte le università del Veneto da Padova a Venezia e all’allora nascente università di Verona. Di esaminare il paesaggio anche sotto il profilo architettonico e urbanistico, arrivando per esempio a catalogare le ville venete e i centri storici. In realtà più che la burocrazia al primo posto c’erano passione e inventiva. La regione come ente amministrativo e politico è stata dunque uno dei suoi obiettivi. In questi giorni il Senato ha approvato il disegno di legge che prevede l’autonomia differenziata delle regioni a statuto ordinario. La sua reazione? Io sono un regionalista di formazione, e credo che l’autonomia del Veneto sia un ottimo risultato. La regione nasce contrastata in Italia. Il Risorgimento che porta all’unità aveva un’idea federalista del paese, che nasceva da apporti ideologici anche contrapposti come quelli di Cavour, Gioberti, Rosmini e Cattaneo. Alla fine ha prevalso un modello napoleonico alla francese. La costituzione però aveva individuato fin dal suo nascere un ruolo importante per le regioni. Nel 1995 si conclude il suo impegno all’interno della Regione. Poi che succede? Trovo una nicchia in cui operare nella Scuola Grande di San Rocco, in cui sono appena stato rieletto Guardian Grando… ‘na monada, perché alla mia età ci si dedica ai nipoti e al giardinaggio. Appuntando la battuta di Posocco ci metto un asterisco. D’accordo gli impegni professionali, ma ho di fronte un ultraottantenne col fisico e la memoria che l’età sembrano rinvigorire e sono curiosa di sapere qualcosa di più della vita privata, di una quotidianità fatta appunto - o forse - di figli e nipoti. Ma Franco Posocco è ancora dentro la Scuola di San Rocco. “E’ un’istituzione prestigiosa - prosegue - un centro di cultura e di condivisione che risale al Quattrocento, che viene considerata la Sistina di Venezia dato che vanta il meraviglioso ciclo di teleri dipinti da Tintoretto nella seconda metà del Cinquecento. Fa convegni, mostre, edizioni, concerti di alto livello”. Vittorio Veneto, la città dov’è nato, e Venezia - la città che l’ha accolto sono i due centri che oggi frequenta di più. Come definirebbe Venezia? Venezia è una città della cultura, che


PRIMO PIANO cura l’umanesimo, che ha una visione umanistica dell’arte della convivenza. Venezia è il modello antitetico alla città contemporanea, stressante e inquinata. E Vittorio Veneto? Raggiungo Vittorio soprattutto il fine settimana. Agli amici dico che ho l’orto a chilometri sessanta, perché i miei ortaggi li coltivo a Ceneda, distante appunto una sessantina di chilometri dalla mia abitazione. Una volta andavo a camminare sul Visentin e il Pizzoc, ci mettevo un’ora e mezza a raggiungere la cima dalla località La Sega. La bellezza, l’originalità di Vittorio Veneto è che è un esperimento di nascita della città. il risultato dell’addizione dei due centri primigeni, Serravalle e Ceneda. Due realtà storicamente antitetiche: Ceneda è un paesaggio, Serravalle una città. Quest’ultima si può considerare la prima città veneziana grazie alla donazione del vescovo Ramponi, mentre l’ultimo leone che Venezia pone come sigillo sulle sue città è sul castello di Ceneda, che è l’ultima podesteria della Serenissima. Ceneda è cresciuta sotto il pontefice che l’ha difesa anche con le scomuniche, e il suo territorio riflette la storia rurale del territorio, basti pensare che vi si coltivavano gli uliveti più a nord d’Europa, Serravalle è incastonato in un’architettura unica. Vittorio ha il merito di aver conservato il paesaggio rurale e di avere un centro monumentale. Com’è la salute urbanistica della città oggi? C’è stata una marmellata edilizia che ha invaso la campagna centuriata e i cosiddetti Prà de Mesc. Ceneda in questo momento è in sofferenza Ora è in atto un ritorno nei centri storici e solo Serravalle ha il volto di un centro storico. Alcuni residenti hanno l’impressione che Vittorio sia spaesata… Sia Vittorio che Conegliano sono alla ricerca di un ruolo. La soluzione è un forte coordinamento tra i due centri, che manterrebbe le due identità. Vi sono diversi bipoli nella regione, come Este e Monselice o Schio e Thiene, che si coordinano in maniera funzionale. Il coordinamento non è un’unificazione, ma il superamento del campanilismo. Il 2024 è l’anno di Marco Polo. Che cosa le suggerisce questo personaggio illustrissimo? Marco Polo è il primo urbanista della storia veneta perché il suo interesse per luoghi e città è fondativo della me-

raviglia con cui coglie le culture ignote, lontane, con cui descrive gli elementi essenziali di un posto tanto che Italo Calvino all’inizio delle sue Città invisibili coglie proprio il racconto di Marco Polo. La passione per l’urbanistica, l’architettura, il paesaggio risale alla sua infanzia? Da bambino avevo la passione per la geografia, che interpreto anche oggi come difesa del passato e progetto del futuro. Una passione nutrita col tempo grazie a studi e incontri avvenuti fin dal liceo, dove ho avuto come insegnante Andrea Zanzotto: con lui ho affrontato le cantiche del Purgatorio e del Paradiso dantesco ed è stato proprio il genio di Zanzotto a farmi scoprire dentro le terzine non solo personaggi e fatti, ma luoghi e città, la territorialità degli eventi nella poesia. (A questo punto il mio asterisco evidenzia la curiosità privata). A proposito di nipoti, quanti ne ha? Cinque. Di un’età compresa tra i 14 e i 21, l’età della formazione individuale. Figli? Ho due figlie, Pisana e Donata. La prima ha seguito le orme paterne, è architetto e associata alla Sapienza di Roma e tra le altre cose si sta dedicando con Renzo Piano a un progetto innovativo

sulla qualificazione delle carceri - a cominciare da Rebibbia - che prende il nome di Modulo per l’Affettività e la Maternità. Che augurio può fare il Guardian Grando della Scuola di San Rocco alla sua città natale? Che guardi alla bellezza dell’ambiente come cifra dello stare insieme e all’innovazione come orizzonte del progredire nella concordia. Sempre avanti e bareta fracada!

Alcuni dei teleri del Tintoretto nella Scuola Grande di San Rocco a Venezia

La Scuola Grande di San Rocco a Venezia

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NOTIZIE DALLA MARCA

La Marca insanguinata In provincia sono stati 57 i decessi nel 2023 legati agli incidenti stradali. Muoiono di più gli over 65 e i cittadini tra i 25 e i 44 anni

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ono 57 i decessi stradali registrati nella provincia di Treviso in tutto il 2023, in lieve calo rispetto al 2022 (-10%) e 2558 le persone rimaste ferite in un sinistro. In sintesi, emerge una lieve diminuzione della mortalità stradale rispetto al biennio precedente, fuoriuscite autonome a causa della distrazione e scontri frontali restano le prime dinamiche di incidente. Giugno il mese con più incidenti nel 2023, i giorni più critici il sabato e la domenica; la fascia oraria più critica tra le 21 e le 22. L’analisi, redatta dal Centro di Monitoraggio degli Incidenti Stradali della Provincia di Treviso grazie ai dati raccolti dalle Forze dell’Ordine, coordinate dalla Prefettura di Treviso,

e Polizie Locali, permette di tracciare un quadro utile a monitorare le principali cause e dinamiche di incidente e le abitudini dei guidatori nella Marca. Il rapporto evidenzia anche i mesi più critici: giugno si conferma il mese più funesto nel 2023, con 9 mortali (nel 2022, era settembre, con 11 mortali): un’anomalia rispetto al decennio 2014-2022, che, in media, registrava a giugno 3 incidenti. I giorni in cui si sono verificati più incidenti mortali nel 2023 sono quelli del fine settimana, il sabato (11 mortali) e la domenica (10 sinistri mortali). Guardando invece alle fasce orarie in cui si verificano più incidenti, l’analisi della Provincia ha messo in evidenza che l’apice di mortalità si verifica tra le 21 e le 22 (7 incidenti mortali). Per quanto riguarda le principali dinamiche, anche nel 2023 la più frequente resta la fuoriuscita in solitaria (14 mortali), a testimonianza del fatto che la distrazione alla guida è la causa principale. Seguono gli scontri frontali (8 nel 2023), i laterali (8) e i frontalilaterali (6). Diminuiti invece gli investimenti di pedone, rispetto alla media:

4 investimenti nel 2023, rispetto ai 9 di media del quinquennio precedente. L’analisi svolta dal Centro di Monitoraggio della Provincia si è focalizzata poi sul rapporto tra le fasce d’età delle persone che purtroppo hanno perso la vita a causa dell’incidente e le principali dinamiche di incidente: nel 2023 le principali vittime della strade sono stati cittadini ultra sessantacinquenni (20), più soggetti a mortalità negli scontri frontali, seguiti dai cittadini dai 25 ai 44 anni (14 vittime), rimasti coinvolti maggiormente in incidenti per fuoriuscite autonome di strada. Guardando invece ai giovani tra i 15 ed i 24 anni (10 vittime nel 2023), le dinamiche di incidente si distribuiscono in modo quasi omogeneo tra scontri frontalilaterali, scontri laterali, tamponamenti e fuoriuscite autonome. Infine, lo studio ha preso in considerazione il luogo degli incidenti: i sinistri mortali avvengono prevalentemente fuori dai centri abitati, dove solitamente la velocità di guida è maggiore, mentre gli incidenti con feriti si verificano soprattutto in centro abitato.

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Il Quindicinale


VITTORIO VENETO E VITTORIESE

Mastro Vinaio e una vita dietro il ba

Mario Posocco

Mario Posocco, l’ultimo casoìn vittoriese, chiuderà a marzo. Tra i ricordi di settant’anni di vendita al dettaglio ci sono anche quei due chili di tortellini…da vendere col telemarketing di Emanuela Da Ros e Alessandro De Bastiani

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orse è l’ultimo, forse il penultimo, casoìn di Vittorio Veneto. Mario Posocco è comunque uno dei rari gestori di un negozio di alimentari al dettaglio che hanno resistito fino ai giorni nostri. Quando - secondo gli ultimi dati Confcommercio in collaborazione con il Centro Studi Tagliacarne - la moria di piccoli negozi ha raggiunto cifre record dal secondo dopoguerra: 111 mila negozi al dettaglio chiusi tra il 2012 e il 2023, uno su cinque. Il Quindicinale 8 | Giovedì 29 febbraio 2024

Mario Posocco ha imparato il lavoro nel 1949, a soli dodici anni, presso il negozio dello zio Cornelio Marchioro in ghetto, a Salsa. Nel 1954 è passato agli alimentari Serafini, ai Frati, nel negozio d’angolo dove adesso c’è BTA. Uno dei suoi compiti erano le consegne a domicilio in bicicletta, un servizio adottato un po’ da tutti i negozi di alimentari di allora. Amazon non ha inventato nulla. Nel 1958 partenza per il servizio militare, allora erano 15 mesi di “ferma obbligatoria”. Rientrato a casa apre il suo primo negozio a Carpesica dove adesso c’è il bar Camein. È solo la prima di una serie di botteghe. Da Carpesica si sposta a Orsago, poi ancora a Vittorio con uno dei primi supermercati della città, si chiamava Panda ed era in via Martel, in concorrenza con l’altro supermercato di allora, Brusadin a Costa. Nel 1994 si sposta in centro, in via Brandolini, dove apre il punto vendita Mastro Vinaio. Da semplice negozio di alimentari col tempo la bottega si specializza infatti nella vendita di vino, sia sfuso che in bottiglia con un’ottima e variegata offerta di vini sfusi che sgorgano da una nutrita batteria di spine. Ora Mario Posocco è stanco. “Più che altro - dice - non mi reggono le gam-

be, altrimenti proseguirei volentieri il lavoro, anche perché ho il rimpianto di non vedere qualcuno portare avanti l’attività”. Nella piccola, fornitissima, bottega c’è un po’ di tutto: dal detersivo per piatti al vaso di giardiniera “a prezzo bomba”, da un’ampia selezione di vini ai pizzoccheri della Valtellina. “Lavoro ce n’è aggiunge Posocco - , perché i clienti vengono di continuo a fare piccole spese - magari per pochi euro - visto che i supermercati ormai sono decentrati.” Dopo tanti decenni di vendita al dettaglio, ora che si appresta ad andare in pensione, qual è il suo stato d’animo? Facendo un bilancio, sono contento dell’attività che ho scelto e praticato, ma non nego che sono anche deluso. Ho ricevuto un bel riconoscimento da Roma perché dal 1952 al 1997 ho fatto parte dell’UC di Vittorio Veneto - la passione per il ciclismo è nata quando c’erano i campionissimi, cioè Coppi e Bartali - ma per quanto riguarda il lavoro non ho certo ricevuto alcun plauso dai miei concittadini. È una critica a Vittorio Veneto? No, Vittorio è una città meravigliosa - a parte le strade: per percorrerle ci vuo-


VITTORIO VENETO E VITTORIESE

anco le la Jeep - ma i vittoriesi da tempo immemore preferiscono andar fuori a far compere. Prendere l’auto e raggiungere magari il capoluogo per comprare un profumo e risparmiare un euro. È nella loro mentalità. Dal punto di vista commerciale la città non è poco attrattiva…è una frana. Il suo punto vendita è rimasto aperto anche durante il lockdown: la pandemia è stata una batosta sotto il profilo commerciale? No. La batosta per i negozi di alimentari al dettaglio c’è stata con l’apertura dell’Emisfero e del Tosano. Cosa ricorda dei suoi primissimi passi da commerciante? Era davvero tutto diverso! Negli anni cinquanta e sessanta, i prodotti si vendevano sfusi. Lo zucchero aveva la sua carta da zucchero azzurrina; il riso, la pasta, la farina venivano confezionati con carta paglia, la carta velina serviva per gli affettati o gli alimenti oleosi. Il vino e l’olio venivano versati nelle bottiglie che portavano i clienti. I prodotti venivano confezionati al momento, secondo le richieste: tre etti di zucchero, dieci milligrammi di conserva.... Negli anni cinquanta la novità era rappresentata dai prodotti confezionati Cirio o Irca: c’è ancora qualcuno che mi chiede la famosa salsina di pomodoro della Cirio! Un episodio curioso di quegli anni? Quando lavoravo nel ghetto di Salsa, un anno, sotto Natale, lo zio Cornelio aveva ordinato due chili di tortellini: all’epoca erano un’esagerazione. A un certo punto si chiese come avrebbe fatto a venderli e antesignano del telemarketing - telefonò alle famiglie bene di Vittorio per proporre la specialità, così a forza di due etti alla volta i tortellini furono distribuiti… Da quando ha riconvertito la sua bottega, lei è conosciuto dai vittoriesi come Mastro Vinaio: il suo rapporto col vino? Sono quasi astemio…lo sorseggio in compagnia. Il suo piatto irrinunciabile? La pastasciutta.

Un Verdi tutto nuovo

Nuovi proiettori laser e poltrone. Furlan: “Puntiamo alle 70mila presenze all’anno”

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uovi proiettori laser di ultima generazione. E ora anche nuove poltrone per una visione ancora più confortevole dei film. Novità al multisala Verdi di via Lioni. Avviati tutta una serie di interventi, strutturali e tecnologici, per rendere ancora più al passo con i tempi il cinema. A dettagliarli è il proprietario Gianantonio Furlan. «Nel 2023 abbiamo rifatto completamente gli impianti di riscaldamento e di condizionamento per rendere più efficiente dal punto di vista energetico la struttura, intervento realizzato in parte con fondi Pnrr. Sempre fondi Pnrr hanno sostenuto per buona parte l’installazione dei nuovi proiettori. Ora sono in corso dei lavori di manutenzione straordinaria e di rifacimento del tetto – fa il punto Furlan -. Nei prossimi mesi aggiorneremo gli impianti sonori, mentre da marzo prenderà avvio

l’intervento di totale sostituzione delle poltrone che saranno di nuova generazione, più ampie e reclinabili. Questo comporterà la perdita di alcuni posti, ma aumenterà il confort per gli spettatori. Un intervento, questo, di cui si sentiva bisogno e che in parte è coperto da finanziamenti ministeriali». Complessivamente Furlan sta investendo sul multisala oltre un milione di euro. La sostituzione delle poltrone partirà dalla sala 1, per proseguire con le sale 2, 3 e 4 (nelle quali saranno rifatte anche le gradonate), per concludersi a metà agosto. «La nostra volontà è di riportare il Verdi ad una qualità che manca da tempo – afferma il proprietario -. Abbiamo chiuso il 2023 con oltre 50mila presenze. E il 2024 è partito ancora meglio con un +20% rispetto allo scorso anno. Mancano però un po’ di film americani bloccati a causa dello sciopero e posticipati. L’obiettivo di sostenibilità è ora quello di arrivare a 70mila presenze all’anno. Chiaramente non sono i numeri degli anni ’90, ma puntiamo a recuperare una fetta di pubblico». Claudia Borsoi

Il cinema multisala Verdi

A sinistra: Gianantonio Furlan

Giovedì 29 febbraio 2024 | 9 Il Quindicinale


VITTORIO VENETO E VITTORIESE

La Supercantina sociale

Ok alla fusione: nasce la cantina sociale Conegliano, Vittorio Veneto e Casarsa. 1.600 soci e quasi 6mila ettari di superficie vitata a pinot grigio delle Venezie, prosecco doc e docg

Stefano Zanette

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rima il sì a larga maggioranza dei soci della società cooperativa agricola “Viticoltori Friulani La Delizia” di Casarsa della Delizia (PN). Poi sabato 10 febbraio il via libera anche dai 1.250 soci della cantina sociale di Conegliano e Vittorio Veneto. Con la nuova fusione per incorporazione, la cantina sociale di Vittorio Veneto che a suo tempo aveva già inglobato nel 2013 la cantina sociale di Conegliano e nel 2016 quella di Sacile e Fontanafredda, apre il 2024 con l’ulteriore espansione verso il Friuli Venezia Giulia, dando vita alla cantina sociale Conegliano, Vittorio Veneto e Casarsa: circa 1.600 soci, quasi 6mila ettari di su-

perficie vitata, 900mila ettolitri di prodotto, tre denominazioni da valorizzare: il prosecco doc, il Conegliano e Valdobbiadene prosecco docg e il pinot grigio delle Venezie. All’assemblea dei soci della cantina di Conegliano e Vittorio Veneto. «A larghissima maggioranza, solo due i voti contrari su circa 400 presenti, la fusione è stata approvata. L’obiettivo è quello di creare un’azienda che possa guardare al futuro in modo ottimistico – afferma Stefano Zanette, presidente della cantina sociale -, valorizzare il lavoro dei soci e salvaguardare il reddito dei produttorisoci della cantina. Inoltre, la sfida sarà valorizzare ulteriormente il prodotto

Aerocampo alle associazioni in attesa del progetto finale?

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Vogliamo già da subito rendere fruibile l’area dell’ex aerocampo di San Giacomo alle associazioni sportive che qui potrebbero avere degli spazi per gli allenamenti» annuncia il vicesindaco Gianluca Posocco. Il tema è già stato affrontato in giunta. E Posocco, che ha la delega allo sport, ne ha parlato con alcune associazioni, in particolare quelle del calcio, rugby e ciclocross, trovando da parte loro interesse. Da qui la volontà di stanziare i primi 70mila euro sull’ex aerocampo, variazione al bilancio che sarà portata prossimamente in consiglio comunale. «Si tratta della somma necessaria per dotare l’area di fognatura, rete idrica ed energia elettrica – spiega Posocco -, utenze che richiederanno tre-quattro mesi per essere attivate». La giunta conta di far partire questi lavori a breve, perché la volontà è di rendere fruibile l’area con l’autunno.

Il Quindicinale 10 | Giovedì 29 febbraio 2024

confezionato nei vari mercati e trovare nuovi sbocchi. Quella che è nata è senz’altro la realtà tra le più significative del panorama enologico del Nord-Est». La cantina continuerà ad essere partner de La Marca, rafforzando il gruppo. «Dopo aver portato prima la cantina di Conegliano, poi quella di Sacile e Fontanafredda nel gruppo, ora entra nel gruppo anche Casarsa, creando nuove sinergie di mercato che possono rafforzare il rapporto all’interno della cooperazione per creare strategie vincenti non solo nel mercato europeo, ma anche in quello americano ed asiatico» afferma Zanette. Stefano Zanette già presidente della cantina sociale di Conegliano e Vittorio Veneto a seguito dell’ulteriore fusione mantiene il suo ruolo. Direttore generale Lauro Pagot, direttore tecnico degli stabilimenti di produzione Luca Dal Bianco, direttore amministrativo Luigina Montesel. La società La Delizia srl, con sede a Casarsa, che gestirà la commercializzazione dell’imbottigliato, è presieduta da Flavio Bellomo e diretta da Mirco Bellini. La nuova cantina sociale ha il suo quartier generale a Vittorio Veneto, due sedi di imbottigliamento a Conegliano (15 milioni di bottiglie lo scorso anno) e a Casarsa (26 milioni di bottiglie nel 2023), tre centri di raccolta a Vittorio Veneto, Fontanafredda, Casarsa. «Con questa fusione, il gruppo ha la possibilità di affrontare ulteriori crescite, dall’aumento degli spazi per lo stoccaggio e per la riserva vendemmiale all’incremento della capacità lavorativa, oltre alla possibilità – conclude Zanette – di immettere nel mercato direttamente il Conegliano Valdobbiadene Superiore docg imbottigliato». Claudia Borsoi


VITTORIO VENETO E VITTORIESE

Sant’Augusta (quasi) a nuovo Saranno rimossi un centinaio di alberi con il progetto di riordino ambientale curato dall’unione montana delle Prealpi Trevigiane

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he il colle Marcantone, sulla cui sommità si trova il santuario di Santa Augusta, di anno in anno sia sempre più invaso dalla vegetazione, con piante che in occasione delle ondate di maltempo finiscono per schiantarsi anche sul sentiero, è sotto l’occhio di tutti. Se un secolo fa, basta guardare qualche foto d’epoca, il colle si presentava ben curato e con una minima quantità di piante – le cappelle che scandiscono il sentiero che dalle scalinate di via Calcada sale al santuario erano ben visibili -, oggi gli alberi hanno sommerso la collina. Prenderà avvio nelle prossime settimane, non appena arriverà l’ok dalla Soprintendenza dal momento che parte dell’intervento ricade, nei pressi della scalinata davanti al santuario, in area classificata come “bene monumentale”, l’intervento di riordino della vegetazione – taglio degli alberi e rimozione di piante già schiantate – curato dall’unione montana delle Prealpi Trevigiane. Un intervento oggi più che mai necessario e anche complesso: sarà pure impiegato un elicottero per rimuovere i tronchi e portarli a valle. «Stiamo aspettando solo l’ok della

Fondi per la stazione nivea

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ual è l’altezza neve in tempo reale ai 2000m del Rif. Semenza (CAI Vittorio Veneto)? Ti piacerebbe saperlo? E’ partita la raccolta fondi con un’offerta libera alla realizzazione di una stazione di misura dell’altezza neve in tempo reale. Per sostenere le spese vive della nuova iniziativa, ecco il link diretto alla raccolta fondi: www.gofundme.com/f/k4szex oppure mediante Paypal a www.paypal.com/paypalme/ progettocansiglio

Soprintendenza per dare avvio ai lavori – fa il punto la presidente dell’unione Silvia Salezze -. La ditta è già stata incaricata per questo lavoro che costerà circa 60mila euro coperto da finanziamenti ottenuti dall’unione montana delle Prealpi Trevigiane proprio per interventi di questa natura e che vengono eseguiti anche in altri territori comunali. Questo tra tutti è l’intervento più oneroso e complesso, perché sarà impiegato anche l’elicottero per prelevare i tronchi e portarli in un terreno messoci già a disposizione da un privato. Il progetto di abbattimen-

to delle alberature comprende anche l’ultima rampa del sentiero prima del santuario che rientra in un compendio storico. Complessivamente saranno rimossi un centinaio di alberi, alcuni già schiantati da mesi». L’intervento è finanziato con il fondo per la montagna e quello vittoriese, tra quelli a cui l’unione montana delle Prealpi Trevigiane sta dando corso, è senz’altro il più importante in termine di investimento. «E tra i più urgenti – conclude la presidente con riferimento ad interventi in questo ambito – nel territorio di Vittorio Veneto». Claudia Borsoi

Veduta aerea del complesso del santuario di Santa Augusta

A magnar dai frati

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el 1934 Vittorio Veneto, all’epoca cittadina di 23.000 abitanti, contava ben 1.650 disoccupati. Le strade pullulavano di questuanti e decine di poveri bussavano ogni giorno alle porte del convento dei Francescani a Ceneda per ricevere una scodella di minestra. Col passare del tempo l’afflusso aumentò a tal punto da indurre i frati a costruire un refettorio più capiente, decoroso e luminoso. Una ditta effettuò i lavori del tutto gratuitamente. Il giorno dell’inaugurazione il discorso di circostanza fu tenuto da un giovane professore di filosofia dell’Università di Padova, il vittoriese Francesco Franceschini, che nel secondo dopoguerra fu tra i membri dell’Assemblea costituente. Un ricco pranzo venne offerto a una sessantina di poveri. Il refettorio continuò la sua attività ancora per parecchi decenni, venendo incontro allle persone più povere. A tale proposito ricordiamo quest’espressione dialettale vittoriese riferita un tempo a qualcuno che stava scivolando verso la più completa miseria: “Ghe tocarà ‘ndar a magnar dai frati”.

NOVANTA ANNI FA a cura di Ido Da Ros

Giovedì 29 febbraio 2024 | 11 Il Quindicinale


VITTORIO VENETO E VITTORIESE

All’asilo a due anni Una sezione “primavera” e un servizio dopo-scuola: da settembre alla scuola dell’infanzia Opera De Mori

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nni fa c’era stata una sperimentazione all’asilo di Savassa-Forcal. Poi il progetto era stato archiviato. Ora è la scuola dell’infanzia Opera De Mori di Serravalle ad avviare una sezione “primavera”. A settembre nella scuola salesiana di via Cavour, attiva dal 1929, prenderà avvio la classe, l’unica in città sia tra le scuole paritarie che pubbliche, riservata ai bambini che hanno compiuto i due anni e che per iscriversi all’asilo dovrebbero attendere ancora un anno. Per loro, grazie a questa sezione, un ingresso anticipato di un anno. «La città di Vittorio Veneto è attualmente sprovvista di una sezione “primavera” e viste le richieste arrivate dal territorio abbiamo voluto attivare con il prossimo anno scolastico questa ulteriore offerta educativa riservata ai bambini dai 24 ai 36 mesi – annuncia

la direttrice dell’Opera De Mori, suor Carla -. E già abbiamo avuto le prime richieste da alcune famiglie». La sezione potrà accogliere una decina di bimbi che saranno seguiti da una maestra. Per loro all’interno della scuola di via Cavour spazi dedicati e con arredi e giochi su misura. Non mancheranno attività didattiche e ludiche da condividere con i “grandi”, i circa 45 bambini della scuola dell’infanzia. «Sarà sempre una scuola con il metodo educativo di don Bosco» sottolinea suor Carla. L’orario sarà come per la scuola dell’infanzia, dalle 8 alle 16, dal lunedì al venerdì, con possibilità di aderire anche al servizio pre-scuola (dalle 7.30 del mattino) e a quello post-scuola (fino alle 17). Anche per questi bimbi la mensa sarà interna. Da settembre partirà anche un nuovo servizio: il dopo-scuola per i bambini della scuola primaria, sempre in via Cavour. Per maggiori informazioni sulla sezione “primavera” o sul servizio di dopo-scuola si può contattare la scuola allo 0438.57542 o via email scuola@operademori.it. C.B.

Torna l’acqua del sindaco Vittorio Veneto. Qualcuno vi ha già fatto rifornimento riempiendo svariate bottiglie con acqua liscia o gassata, anche se ufficialmente la casetta dell’acqua del sindaco non è stata ancora riattivata. Ma il display è acceso e dall’erogatore è uscita l’acqua. E chi aveva già la tessera magnetica precedentemente in uso in queste casette dell’acqua, è riuscito a riempire le bottiglie. La casetta dell’acqua di piazza XXV Aprile è stata la prima ad essere riattivata. Dal settembre 2022 le casette dell’acqua erano chiuse in attesa che fossero sottoposte ad una manutenzione straordinaria, intervento affidato a novembre 2023 alla ditta Bwt Italia di Milano per una spesa di 36.234 euro, di cui 30mila per la manutenzione straordinaria, il resto per la gestione annuale delle tre casette. In questa casetta – l’unica delle tre – c’è anche la possibilità di ricaricare con le monetine la tessera magnetica.

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VITTORIO VENETO E VITTORIESE

Un giardino della guarigione Il progetto sarà presentato dalla viva voce del dottor Colucci che opera in Ucraina

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a due anni fa spola tra Londra, dove vive e lavora, e l’Ucraina martoriata dalla guerra. Lunedì 11 marzo il dottor Gianluca Colucci, medico chirurgo originario di Colle Umberto, sarà a Vittorio Veneto alla Casa dello Studente per un nuovo incontro pubblico – dopo quello di un anno fa – per fare il punto sulle attività portate avanti in Ucraina. Ad organizzare la serata – l’incontro ha inizio alle 20.30 – sono gli Scout di Vittorio

Veneto, il cui clan lo scorso anno aveva invitato un gruppo di scout ucraini per vivere insieme una route estiva sulle Dolomiti, rispondendo così alla richiesta del capo scout ucraino. Colucci è uno dei volontari dell’associazione Smart Medical Aid, realtà che si occupa di fornire supporto e materiale medico nelle zone di guerra dell’Ucraina. Nello stato martoriato dalla guerra, in questi due anni Colucci ha partecipato a più progetti di collaborazione medica. Tra questi c’è anche quello che punta a creare un giardino della guarigione, un “healing garden”, nei pressi dell’ospedale di Dnipro, un progetto che nel corso della serata sarà anche illustrato da uno dei progettisti in collegamento vi-

deo da Milano. Un “healing garden” è uno spazio esterno appositamente progettato per promuovere e migliorare la salute e il benessere delle persone, i cui benefici possono essere ottenuti attraverso una esperienza di tipo passivo (guardare o stare in un giardino) e/o un coinvolgimento attivo nel e con il giardino (giardinaggio, terapia riabilitativa e altre attività). Nel corso della serata sarà illustrato questo nuovo progetto e quelli già svolti, oltre a porre attenzione a ciò che sta accadendo in Ucraina, guerra che da ottobre, con il conflitto fra Israele e Hamas, è passata in secondo piano. E chi lo vorrà potrà contribuire ai progetti di Smart Medical Aid con un’offerta. C.B.

Gianluca Colucci

Il Segno di Luigi Marcon

Il Maestro Rino e le montagne

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ino al 5 maggio alla Galleria Civica Vittorio Emanuele II è possibile visitare la mostra “il Segno di Luigi Marcon”, a cura di Francesca Costaperaria, dedicata all’artista vittoriese recentemente scomparso. Apre venerdì, sabato, domenica e festivi ore 10-12 e 15-17 o su prenotazione. Info: 388.4741241.

Dino Lino Maset e Amelia Ghirardi Congratulazioni per il vostro straordinario traguardo di 70 anni di matrimonio raggiunto il 30 gennaio! Le figlie Gisella e Sandra con i generi Lauro e Giancarlo e i nipoti Fabrizio, Priscilla, Damiano, Davide e Annachiara.

Un volume in ricordo del giovane scalatore Costacurta CAPPELLA MAGGIORE. Ancora fresca di stampa sarà presentata l’ultima fatica editoriale di Angelo Costacurta di Cappella Maggiore, noto ai più per la sua professione di ricercatore scientifico nell’ambito della viticoltura, famoso esperto in ampelografia, direttore del Centro per la ricerca in Viticoltura e da tempo anche scrittore. Si tratta di “Maestro, Rino e le Montagne”, un testo che per Costacurta ha un respiro particolare. Il libro infatti è dedicato al fratello Rino ed alle vette alpine, tanto amate da questo suo unico fratello, che proprio scalando una cima perse la vita giovanissimo, nel lontano 1977. Rino Costacurta era tanto un appassionato scalatore da diventare anche istruttore di alpinismo, il primo della sezione Cai di Vittorio Veneto. Il libro, realizzato a quattro mani, insieme a Giovanni Uliana, sarà presentato proprio nel paese natio dei fratelli Costacurta, Cappella Maggiore, di cui Angelo ne è stato anche sindaco. A ospitare l’evento sarà la sala A del Centro sociale comunale, sito alle spalle del municipio. Per l’occasio-

ne interverrà anche il Coro Anzano, diretto dal maestro Paolo Stefan. L’appuntamento è per venerdì, 1 marzo, alle 20.30. E’ richiesta prenotazione allo 0438 580960 della Biblioteca comunale oppure attraverso l’indirizzo e mail biblioteca@comune.cappella-maggiore.tv.it

Rino Costacurta

Giovedì 29 febbraio 2024 | 13 Il Quindicinale


VITTORIO VENETO E VITTORIESE

L’oggetto più smarrito? La bicicletta Ma c’è anche chi perde denaro, fede nuziale, chiavi di casa e molto altro. Tutto quello che c’è da sapere (e da fare) nel caso in cui si ritrovino cose abbandonate o perse nel territorio comunale

Ezio Camerin

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li oggetti persi per strada, lungo i marciapiedi, nei parchi o dentro agli edifici pubblici sono ogni anno molti. Il primato di oggetto ritrovato spetta alle biciclette, ma ci sono anche portafogli con denaro, gioielli, telefonini, borsette, libri e molto altro. Cosa fare nel caso in cui si rinvenga in un giardino pubblico o lungo un marciapiede un mazzo di chiavi? A chi va consegnato? Posso rivendicare la proprietà di un oggetto ritrovato, come un gioiello, nel caso in cui il legittimo proprietario non lo reclami? E dopo quanto tempo? Dall’agosto 2013 a Vittorio Veneto è in vigore il “regolamento per la gestione delle cose ritrovate e consegnate al comune” che in 17 articoli codifica tutta la procedura, dagli obblighi per chi trova una cosa mobile al premio dovuto al ritrovatore. «Un regolamento – sottolinea il comandante della polizia locale Ezio Camerin – che ha definito una gestione snella per gli oggetti smarriti e consegnati al comune. Questo ci permette, a differenza di

una volta quando il ciarpame riempiva diversi armadi fino a 20 anni, non potendolo buttare via prima di questa scadenza, che, trascorso un anno dal ritrovamento e senza che ci sia alcun reclamo da parte del legittimo proprietario, l’oggetto possa essere buttato via o consegnato a chi lo aveva trovato. La procedura ci permette oggi di avere una ventina di biciclette smarrite nel nostro deposito, a differenza delle 200-300 che avevamo stabilmente prima dell’entrata in vigore del regolamento». Il primo errore che tanti fanno quando ritrovano un oggetto smarrito dal suo legittimo proprietario è di non rivolgersi all’ufficio giusto per fare la segnalazione e consegnarlo. «A fronte di un certo numero di persone – evidenzia il comandante Camerin – che conoscono il codice civile (l’articolo 927 recita: “Chi trova una cosa mobile deve restituirla al proprietario e, se non lo conosce, deve consegnarla senza ritardo al sindaco del luogo in cui l’ha trovata, indicando le circostanze del ritrovamento) e che depositano in municipio l’oggetto ritrovato, altre scrivono sui social o portano l’oggetto ai carabinieri o alla polizia:

gli oggetti vanno depositati sempre in comune, nel nostro caso all’ufficio di polizia locale». Nel momento del deposito della cosa ritrovata, il cittadino è invitato a fornire la propria identità e a rispondere a delle domande (come le circostanze di ritrovamento dell’oggetto). Nel verbale viene anche indicato se allo scadere di un anno, in caso di mancato reclamo da parte del legittimo proprietario, quanto rinvenuto vuole essere oppure no tenuto da chi lo ha consegnato che ne diventa il proprietario. Chiuso il verbale, qual ora la cosa ritrovata presenti elementi utili per un’immediata identificazione del suo proprietario, la polizia locale lo rintraccia e lo invita a ritirarlo. Diversamente, il ritrovamento viene pubblicizzato dal comune sull’albo pretorio online. Trascorso un anno senza che il proprietario si sia fatto avanti, l’oggetto appartiene a chi lo ha trovato, che ne diventa dunque il possessore ed ha tempo trenta giorni per ritirare all’ufficio polizia locale l’oggetto, altrimenti scattano gli oneri di custodia di 50 euro al mese dovuti al comune. Se invece rinuncia alla proprietà dell’oggetto, questo se non ha valore finisce subito al macero. «Una procedura snella, semplice, senza costi per nessuno» evidenzia il comandante. Quanto alle biciclette, se queste sono in buono stato vengono offerte alle associazioni del territorio, altrimenti vengono rottamate. Al ritrovatore spetta un premio? L’articolo 16 del regolamento dice che “Il proprietario deve pagare al ritrovatore, se questi lo richiede, il premio stabilito dall’art. 930 del codice civile”. Aspetto ai più sconosciuto. Claudia Borsoi

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VITTORIO VENETO E VITTORIESE

Controllo del vicinato a quota 160 Ora si punta ad allargare la rete nei quartieri del Centro, Costa, Meschio e Serravalle

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due anni dall’avvio, il progetto del controllo del vicinato coinvolge oggi 160 persone distribuite nei sette gruppi attivi in cinque quartieri. Il punto sull’iniziativa che coinvolge i cittadini nel monitorare il territorio segnalando eventuali criticità al comune, dalla persona che si aggira per le vie con fare sospetto all’abbandono di rifiuti, lo fa il consigliere comunale Alberto Pagotto (Lega), delegato dall’amministrazione comunale a seguire il progetto del controllo del vicinato. «Attualmente sono attivi due gruppi nel quartiere della Val Lapisina, uno a Cozzuolo, uno a Carpesica, due a Santi Pietro e Paolo e uno a San Giacomo di Veglia, che è stato

l’ultimo a partire a luglio 2023 – spiega Pagotto -. In totale si contano 160 persone che hanno aderito al progetto del controllo del vicinato su base volontaria. A breve organizzeremo delle riunioni nei quartieri del Centro, di Serravalle, Costa e Meschio dove al momento non c’è ancora una copertura di questa iniziativa per sensibilizzare la cittadinanza ad essere delle sentinelle sul territorio». Da quando il progetto è partito non sono mancate le segnalazioni, soprattutto in ordine alla sicurezza, con messaggi nei gruppi WhatsApp poi indirizzati dal referente alle forze dell’ordine. Nei quartieri che hanno aderito al progetto sono stati posizionati i cartelli identificativi del controllo del vicinato quali deterrenti per le persone malintenzionate. Mancano però ancora in Val Lapisina come evidenzia l’ex presidente del quartiere Silvano De Nardi. Chi volesse partecipare al progetto può scrivere un’email a pl@ comune.vittorio-veneto.tv.it. C.B.

Alberto Pagotto

Ricorrenze

La Pro Loco si rinnova. Gottardi confermata presidente

VITTORIA VAZZOLA 19. 3. 2023 19. 3. 2024 Colle Umberto. La Pro Loco locale a metà febbraio ha rinnovato il Consiglio Direttivo dell’associazione. Sono risultati eletti dall’assemblea dei soci Tiziana Gottardi (poi confermata presidente), Francesca Redio (vicepresidente), Lara Marin (tesoriera), Roberto Basei (segretario), Mariagrazia Pastre, Fabiana Fadelli, Barbara Romano, Gianluca Meneghin, Christian Pizzol.

GIOVANNIBATTISTA SCARPIS 11. 3. 2000 11. 3. 2024

Ovunque voi siate, noi sappiamo arrivare fino a lì. La vostra famiglia LIVIO POLLEGGIONI n. 23. 2. 1944 - m. 2. 3. 2019

Bottoli vince in Europa Vittorio Veneto. Chi sono i vincitori degli European Textile & Craft Awards 2024 selezionati dalla prestigiosa giuria internazionale? La notizia è stata svelata durante la cerimonia di premiazione al Teatro Walther di Bolzano dalla giornalista Rai e presentatrice dell’evento Anna Zangerle. Il Lanificio Bottoli ha vinto l’oro nella categoria l’industria tessile sostenibile nella moda femminile e maschile (Sustainable textile industry). L’Accademia Tessile Europea ha istituito gli European Textile & Craft Awards per riconoscere i risultati eccezionali nell’artigianato e nelle arti contemporanee e tradizionali e il loro legame con il mondo del design. I progetti e i prodotti premiati inoltre saranno esposti nella Winner Gallery al Festival Internazionale dell’Arte Tessile e del Design che si svolge dal 15 al 17 marzo 2024 nel Castel Marreccio a Bolzano.

A tutti coloro che lo conobbero e l’amarono perchè rimanga vivo il suo ricordo.

ANGELO PULLINI

n 3. 12. 1938 - m 27. 2. 2023 Sempre nei nostri pensieri. La tua famiglia

Giovedì 29 febbraio 2024 | 15 Il Quindicinale


freodaczionualse

Il punto vendita compie 60 anni: una storia di famiglia che continua

FRATELLI PIN via Dalmazia 86

VITTORIO VENETO

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www.fratellipin.it

I

BUON COMPLEANNO “FRATELLI PIN”

l negozio “Fratelli Pin” compie 60 anni. Quella del punto vendita di via Dalmazia è sempre rimasta una storia di famiglia, dalla fondazione del 1964 all’attuale gestione. Andrea e Luciano Pin aprirono il negozio in via Dalmazia, poi nel 1976 si spostarono in via Pontavai per ampliare l’attività. La rivoluzione tecnologica dei cellulari fece entrare nell’azienda di famiglia anche la figlia di Andrea, Sonia, per gestire il reparto di telefonia. Nel 1996 il negozio entrò a far parte dei rivenditori autorizzati Vodafone, allora Omnitel, e successivamente diventa anche rivenditore Wind. Nell’aprile del 1996 l’attività tornò in via Dalmazia, questa volta al civico 86, dove tuttora risiede: nel 2006 i due fondatori, dopo 44 anni di attività, cedettero l’attività ai figli Nicola e Sonia. Dal 2013 quest’ultima è diventata l’unica proprietaria, e insieme ai suoi quattro collaboratori continua la tradizione di famiglia. Nel giugno del 2017 è arrivato anche l’ultimo rinnovamento del negozio, con la nuova insegna Expert City.“Fratelli Pin” ha quindi ulteriormente rafforzato la propria tradizione, garantendo tutti i servizi offerti dal gruppo Expert, dall’assistenza tecnica, al “controllo” dei prezzi e alla consegna a domicilio. “Il nostro punto di forza è dare oltre al prodotto anche un servizio post vendita, e in questo ho dei validi collaboratori” spiega Sonia, che è riuscita a coniugare la conoscenza del territorio e della clientela, caratteristiche peculiari del negozio di prossimità, con la qualità, i prezzi, la scelta e la garanzia di un grande gruppo d’acquisto come Expert. “Vorrei ringraziare tutti i nostri clienti che ci scelgono per i loro acquisti – aggiunge Sonia -. Senza di loro non apriremmo il negozio ogni mattina. Un plauso va anche a mio marito e a mia figlia, che mi supportano ogni giorno, e a Francesca, Roberto, Maurizio

e Alessio, i miei fidati collaboratori. Sono davvero una parte fondamentale della mia attività”. Il punto vendita è specializzato, come si dice in gergo, nei settori del “bianco” e del “bruno” (elettrodomestici, audio/video, telefonia, informatica, tv). “I servizi aggiuntivi e post vendita ci differenziano dalla grande distribuzione – spiega la proprietaria -. Grazie anche al sito Expert, dove il cliente può vedere la nostra disponibilità di marchi e modelli, riusciamo a stare al passo con l’e-commerce”.“Fratelli Pin” rimane ancora una realtà che mette al centro il cliente e che investe quotidianamente per poter migliorare l’offerta, cercando di offrire prodotti di qualità, assistenza, servizi e le ultime novità che il mercato tecnologico offre.


VITTORIO VENETO E VITTORIESE

Bottecchia ha trovato “casa”

Inaugurato il primo Museo al mondo dedicato al celebre ciclista COLLE UMBERTO. C’erano circa 400 persone, sabato 2 febbraio, all’inaugurazione del Museo “Ottavio Bottecchia”, il primo museo interamente dedicata al campione di ciclismo Ottavio Bottecchia, primo italiano a vincere il Tour de France nel 1924, primo ed unico italiano ad incassare due vittorie consecutive (sua infatti anche quella del 1925) e primo a vestire la maglia gialla dalla prima all’ultima tappa (nel 1924). Il museo è stato allestito nell’antica mola (piccolo mulino con maglio e fucina) della frazione di San Martino, in via Fratelli Tandura, a poche centinaia di metri dalla casa natale di Bottecchia. Il museo ha tra i suoi oggetti di punta - tutti originali - la maglia gialla del 1923, gli occhiali da corsa del 1924 usati durante gli allenamenti e le gare, l’orologio da tasca del 1924 marchiato con la scritta “Automoto”. E anche la bicicletta originale marchiata “Automoto”, modello special, di Bottecchia del 1925, un pezzo che si è aggiunto poche ore prima del taglio del nastro. A metterla a disposizione il pordenonese Antonio Pagotto che, leggendo sulla stampa il rammarico della Pro Loco di Colle Umberto per non avere una bici

originale da poter esporre, ha contattato il comune di Colle Umberto. È stato lui stesso, nel corso dell’inaugurazione, a svelare come quella bici sia arrivata alla famiglia Pagotto. «Da quasi cento anni la mia famiglia ne possiede una – ha raccontato -. Mio papà Carletto nel 1925 a Pordenone barattò con Bottecchia la sua bici in cambio di una nuova. Nei decenni successivi quella bici è stata poi dimenticata. Trent’anni fa l’ho esposta ad una manifestazione in ricordo di Bottecchia a Pordenone e poi è finita nuovamente in cantina, fino a tre giorni fa quando ho contattato il municipio». Tante le autorità civili e sportive intervenute alla cerimonia di inaugura-

zione. Emozionatissima la presidente della Pro Loco di Colle Umberto Tiziana Gottardi che ha sottolineato come questo museo sia «il risultato di anni di lavoro, che ha visto impegnati volontari e aziende del territorio insieme. Abbiamo fatto nostra una frase di Bottecchia: “Perseverai, resistetti, ma soprattutto volli”. Anche noi abbiamo perseverato e voluto questo museo che racchiude un grande valore». I volontari della Pro Loco saranno ora impegnati nel garantire per cominciare l’apertura al pubblico del museo la prima domenica di ogni mese a partire da domenica 4 febbraio, dalle 9.30 alle 16.30 in questo periodo dell’anno, oltre alle aperture su appuntamento o in occasione di eventi.

Qui sopra: il museo Ottavio Bottecchia Sopra a sinistra il taglio del nastro con da sinistra Domenico Bottecchia (pronipote di Ottavio), il consigliere regionale Roberto Bet, la presidente della Pro Loco Tiziana Gottardi, il sindaco Sebastiano Coletti e il sindaco dei ragazzi Deborah Chies

Sotto, da sinistra: la bicicletta originale di Bottecchia e i suoi occhialini

Giovedì 29 febbraio 2024 | 17 Il Quindicinale


CONEGLIANO E CONEGLIANESE

Il futuro del lavoro? L’organizzazione Dennis Tonon, Deputy Industrial Director di Amorim Cork Italia (sede di Conegliano), dopo aver vinto un prestigioso premio internazionale, spiega come dovrebbe essere organizzata l’azienda del futuro - che in alcuni casi è già presente. Privilegiando il benessere dei dipendenti, un’atmosfera positiva e serena, una cultura aziendale basata sulla gratitudine

In queste pagine: Dennis Tonon

T

rent’anni appena (l’avverbio lo aggiunge chi sta scrivendo, evidenziando la sua boomeraggine), il coneglianese Dennis Tonon occupa una posizione di rilievo all’interno della Amorim Cork Italia di Conegliano. E per la sua filosofia organizzativa a livello di leadership ha meritato un premio internazionale a cui aspiravano 7.339 candidati in 18 paesi sui cinque continenti: il Positive Leadership Awards 2023. Residente a Santa Lucia di Piave, dopo gli studi in Ingegneria, Tonon ha continuato a formarsi sia in Italia che all’estero, conseguendo un Master of Business Administration presso la University of Bologna Business School, una certificazione in Executive Programs in Mergers & Acquisitions presso l’Imperial College Business School di Londra e in Strategic Business Management presso l’Università di Cape Town. La prima cosa che dice di sé - tra le molte di cui prendere nota - è che tra le svariate passioni che coltiva - amicizie, viaggi, teatro, arte, jazz, fitness - c’è “l’impatto sociale”. “Credo - sottolinea - che molte volte possiamo fare la differenza con piccoli gesti”. I suoi gesti, il suo modo di intendere l’organizzazione del lavoro e il benessere di chi lo eserIl Quindicinale 18 | Giovedì 29 febbraio 2024

cita sono innovativi, rivoluzionari in un certo senso. Sicuramente “di nicchia”. Ma Dennis è fiducioso: l’organizzazione positiva (e qui spiegherà di che si stratta) non può che portare benefici. Dennis Tonon, quando e perché è arrivato in Amorim Cork? Qual è il suo ruolo? Sono entrato in Amorim Cork nel 2015, quando ho iniziato uno stage focalizzato sul Lean Manufacturing. In questa veste, ho guidato un progetto di miglioramento continuo aziendale e di ottimizzazione dei processi. Nel corso degli anni, ho avuto l’opportunità di approfondire diversi ambiti all’interno dell’area industriale. Attualmente, ricopro il ruolo di Deputy Industrial Director, occupandomi dell’efficienza operativa e della gestione delle operazioni industriali. Chi l’ha segnalata a questo premio internazionale? Quando ci penso, sorrido, poiché non ho ancora scoperto chi abbia agito come “miccia” in questo processo. L’ho saputo inaspettatamente, dopo aver ricevuto una mail in cui mi spiegavano che ero stato candidato. È interessante notare che coloro che nominano e votano devono descrivere dettagliatamente chi sei e fornire esempi specifici relativi al tuo modello di gestione e stile di leadership. Queste informazioni però non sono accessibili al candidato. Perché sono importanti i Positive Leadership Awards? Perché contribuiscono a definire un nuovo standard di leadership basato su principi positivi e ispiratori. Questi premi riconoscono e celebrano individui che dimostrano pratiche di leadership di grande impatto, incoraggiando gli altri a migliorare le proprie organizzazioni, comunità e il mondo in generale. In un contesto in cui la psicologia positiva ha guidato un cambiamento culturale

di Emanuela Da Ros verso la promozione di ciò che è giusto anziché la correzione di ciò che è sbagliato, i premi riflettono la necessità di adottare un approccio più sostenibile e orientato al bene comune nella gestione delle organizzazioni. Molti suoi coetanei a 30 anni stanno ancora studiando, oppure arrancano alla ricerca di un lavoro. Si sente un privilegiato? E‘ stato fortunato ad avere quest’opportunità, oppure brutta citazione, ma l’accogliamo - la fortuna aiuta chi ha un progetto, una passione reale? Considero la mia “giovane” età come un vantaggio. La fortuna indubbiamente gioca un ruolo nella nostra vita, ma da sola potrebbe non assicurare un successo sostenibile nel lungo periodo. Credo che la vera fortuna si manifesti quando si uniscono opportunità, impegno e una passione autentica. È la dedizione incrollabile che diventa il motore per trasformare le opportunità in successo. Un altro aspetto cruciale è l’incontro lungo il percorso con veri mentori. Nel mio caso, ho avuto la fortuna di averne due: Filipe e Carlos. Il suo lavoro - da quanto ho capito - consiste nel creare in azienda un clima positivo. Il che vuol dire ritmi di lavoro accettabili, un contesto sereno...che altro? Nel mio ruolo di gestione industriale, vedo la creazione di un clima positivo in azienda come una responsabilità condivisa da ogni individuo. Credo che il clima e la cultura d’impresa siano il risultato della contribuzione di ciascun membro e non derivino da un individuo o da


CONEGLIANO E CONEGLIANESE

e positiva un gruppo specifico. Da questa prospettiva, l’implementazione di un progetto trasversale diviene quindi cruciale, coinvolgendo e stimolando ogni individuo attraverso programmi formativi sulla scienza della felicità, la gestione dello stress, la comunicazione efficace e lo sviluppo delle intelligenze multiple, unendo teoria ed esperienza pratica. Ogni impresa, che sia un produttore,

un’azienda tecnologica o una società di consulenza, trova il suo valore nelle persone che la compongono. Questo approccio si traduce in uno stile manageriale che promuove una cultura aziendale basata sulla gratitudine, positività e realizzazione personale dei dipendenti. Oltre all’efficienza operativa, si crea così un ambiente in cui la soddisfazione dei dipendenti diventa il motore principale del successo. La soluzione che propone a suo giudizio può essere introdotta in tutte le aziende? Non c’è una qualche forma di resistenza? La filosofia dell’Organizzazione Positiva, volta a promuovere il benessere aziendale come leva strategica, può adattarsi a qualsiasi realtà. Tuttavia, l’introduzione di questo modello potrebbe incontrare resistenze legate a vecchi schemi e alla paura del cambiamento, componente comune della natura umana. La chiave sta nell’adattabilità. Le resistenze al cambiamento sono comuni, soprattutto in aziende con culture consolidate. La comunicazione chiara, coinvolgendo i dipendenti e dimostrando i benefici del cambiamento, è cruciale. Le Generazioni Z e Y, a cui appartiene, che visione hanno del lavoro? Queste generazioni si trovano di fronte a una serie di “sfide” notevoli, ma anche a opportunità uniche. La competitività del mercato, la flessibilità delle posizioni di lavoro e il peso del debito studentesco in certi stati, sono ostacoli che si fanno sentire. Tuttavia, ciò che ci contraddistingue è la nostra predisposizione alle competenze digitali e la mentalità aperta all’innovazione. Abbiamo risposto con creatività a molte sfide, adattandoci alle nuove tecnologie. Noi della Generazione Y e Z abbiamo valori e priorità differenti rispetto alle generazioni precedenti. Crediamo in un sano equilibrio tra vita e lavoro, attribuendo grande importanza all’etica aziendale e alla responsabilità sociale. La ricerca di un significato nel lavoro supera

l’importanza del salario: aspiriamo a crescere, imparare e contribuire positivamente nelle aziende in cui lavoriamo. Formazione e feedback sono quindi essenziali per il nostro sviluppo. Questa combinazione di aspettative contribuirà sicuramente a un efficientamento del clima e della cultura d’impresa nelle organizzazioni. La sua azienda è già un’eccellenza anche per quanto riguarda l’attenzione ai dipendenti…c’è qualche ulteriore progetto da anticipare? Amorim Cork Italia si dedica costantemente all’analisi, alla valutazione e allo studio di nuove politiche di gestione del personale mirate al benessere dei dipendenti e alla promozione del work-life balance, supportata dalla certificazione aziendale “Family Audit Executive” e dal coinvolgimento attivo di tutto il personale nel progetto “Organizzazione Positiva”. Contemporaneamente, stiamo attuando un piano di espansione ambizioso per la nostra struttura industriale, con l’obiettivo di aumentare la superficie da 3.700 a 8.000 metri quadrati. Questa espansione non solo sosterrà la crescita aziendale, ma contribuirà anche a creare un ambiente di lavoro ancora più accogliente e funzionale per i nostri dipendenti, consentendoci di offrire un servizio ancor più elevato ai nostri stimati clienti. Non le chiedo di quantificare il suo stipendio, ma è soddisfatto? E il lavoro le lascia tempo libero? Quanto al mio orario di lavoro, direi che sono coinvolto in modo piuttosto intenso. Tuttavia, quando fai ciò che ami, la fatica sembra dimezzarsi. È un investimento notevole in termini di tempo, ma diventa una naturale conseguenza quando ci si sfida e impegna costantemente per migliorarsi e raggiungere i propri obiettivi. Sul tema dello stipendio, ritengo che sia importante ricevere gratificazione dalla sfida intellettuale e dalla crescita professionale, insieme a una retribuzione adeguata. Al momento, sono soddisfatto di entrambi gli aspetti, ma tengo sempre come obiettivo il miglioramento continuo, seguendo la filosofia che “Buono è nemico dell’ottimo”. Credo che la costante ricerca dell’eccellenza sia la chiave per un progresso continuo e appagante. Giovedì 29 febbraio 2024 | 19 Il Quindicinale


CONEGLIANO E CONEGLIANESE

Tra Conegliano e coniglio che distanza (etimologica) c’è?

M. Moro, “ Veduta di Conegliano”, 1850

Nel corso dei secoli sull’origine del nome Conegliano sono state ipotizzate derivazioni bibliche ed epiche, scomodando dei, personaggi mitici e re. In realtà sembra che la città debba il suo nome ad un romano dal nome particolare…

C

onegliano è adagiata ai piedi dei rilievi ed ha sviluppato il suo insediamento tra piano e colle sin dall’età medievale. La prima attestazione della sua esistenza risale al 1016, quando viene nominata Colinglane in un documento nel quale l’imperatore Enrico II di Sassonia conferma a Lodovico vescovo di Belluno terre e diritti nella Marca. Sicuramente l’insediamento è molto più antico, come confermano ritrovamenti nel nostro territorio, dal Neolitico nella zona della Ferrera sino all’età del Bronzo sulle pendici del colle del castello. Molte le ipotesi sull’origine del nome, qualche anno fa lo storico Luciano Caniato raccolse in uno scritto tutte le fonti che parlavano della fondazione della città, che spesso raccontano il desiderio dei Coneglianesi d’avere nobili natali o mitiche origini. Ma il nome, da dove viene? Storici dei secoli passati hanno scritto di origini mitiche, risalenti addirittura ai tempi dell’Iliade di Omero. Secondo queste ricostruzione Giano, esule da Troia con Antenore che si fermò lungo Il Quindicinale 20 | Giovedì 29 febbraio 2024

il Brenta e fondò Padova, raggiunse i colli Trevigiani creando il nucleo originario di Conegliano. Si è parlato di un nipote di Noè, o del perduto popolo dei Cogienses descritti nel I secolo d.C. da Plinio il Vecchio, oppure di una Conigsland, una Terra Regia, ovvero il luogo dove si raccoglievano le tasse per gli imperatori a partire da Ottone I nel X secolo. Un’altra mitica ipotesi è legata al ritrovamento, nel XVIII secolo, di un’ara votiva di Giano Bifronte sulla collina del castello: nella fantasia degli storici

di allora testimonianza di una possibile esistenza di un tempio a lui dedicato in età romana, di cui però non rimane alcuna traccia. Una valente studiosa, Paola Barbierato, qualche anno fa elaborò una tesi convincente, che rifiutava anche l’ipotesi che il nome derivasse direttamente da cuniculus, ovvero grotta. Conegliano sembra essere un nome derivato da un toponimo prediale romano, ovvero si tratterebbe di un territorio che, in età classica, era proprietà di una specifica persona, che diede in seguito nome anche al luogo. Secondo la studiosa, deriverebbe dal cognome Cuniculus, che in latino ha il significato sia di coniglio che di cunicolo sotterraneo, probabilmente legato al fatto che il timido animale scava le sue tane sottoterra. Michele Zanchetta

Muore investito dall’ambulanza Conegliano. Una passeggiata serale che si trasforma in tragedia: un uomo di 75 anni, Adriano Canzian, e la sua cagnolina sono stati travolti da un’ambulanza l’8 febbraio scorso lungo viale XXIV maggio mentre attraversavano la strada. La cagnetta è morta sul colpo insieme al suo padrone, mentre l’uomo al volante dell’ambulanza è rimasto sconvolto. Il caso è al centro di un’indagine: il pubblico ministero ha aperto un fascicolo per omicidio stradale nei confronti dell’autista dell’autoambulanza. Gli investigatori dovranno capire se l’uomo abbia attraversato la strada in modo improvviso, senza dare il tempo al conducente di reagire, o se l’ambulanza abbia avuto modo di frenare.


CONEGLIANO E CONEGLIANESE

Almeno due vasche a settimana (e l’età non conta) Domenico Loro “cittadino attivo” e nuotatore a 97 anni dà ancora battaglia. Piste ciclabili, sicurezza per anziani e bambini: si può e si deve fare meglio

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onegliano “non è una città a misura di anziano” e se ha dirlo è Domenico Loro, per gli amici Nico, 97 anni compiuti, impegnato in passato nella difesa dei diritti dei concittadini over 65, quanto meno una riflessione merita di essere fatta. “Non ci sono politiche sociali adeguate e la città stessa sembra morta”. È una critica chiara e lucida quella del signor Loro, il cui nome è legato alle battaglie del Comitato Utenti Piscine Comunali che nei primi anni 2000 ha combattuto a nome di oltre mille cittadini per ottenere la possibilità di regolamentare orari e tariffe e di accedere senza un

Flash De Chirico prorogato Conegliano. La mostra “Giorgio de Chirico. Metafisica continua”, a Palazzo Sarcinelli, è stata prorogata al 17 marzo: tre settimane in più rispetto alla data di chiusura prevista.

Acquedotto e fognatura Conegliano. Termineranno indicativamente a giugno i lavori di Piave Servizi per l’estensione della fognatura e l’adeguamento dell’acquedotto in quartiere Lourdes. L’intervento, per un investimento complessivo di 1 milione 540 mila euro, riguarda l’abitato lungo le trasversali di via Immacolata di Lourdes, fino al confine con Bagnolo, nel Comune di San Pietro di Feletto. Precisamente una porzione di via Monte Cristallo, via Monti Tofane, via Monte Civetta e via Monte Marmolada.

abbonamento negli impianti comunali. Lo scontro tra istituzioni, gestore e Comitato è stato duro, passato per denunce e tribunali, fino all’archiviazione della querela per diffamazione contro Loro e un altro dei fondatori. Domenico Loro è un cittadino tosto, determinato e pronto ancora a dare il suo contributo per cambiare il mondo, sebbene da qualche anno abbia rinunciato alle battaglie in grande stile di un tempo. Suseganese di nascita (1927), laureato in chimica, nel dopoguerra lavora in diversi posti tra cui alla Montedison. Amante del nuoto con un brevetto da istruttore e uno da bagnino punta su questo sport per mantenersi in forma e non è un caso che tuttora lo pratichi due volte la settimana con grande costanza. Il suo messaggio è scientificamente provato e vuole essere un consiglio spassionato per chi invecchia, ma anche per gli amministratori che si occupano della gestione di questi temi: “Più anziani vanno in piscina, meno pazienti si ritrovano in ospedale - sottolinea Loro - Si deve poi tenere conto che di fronte a un invecchiamento generale della popolazione e di conseguenza a un incremento di problemi fisici dei futuri anziani, la piscina sarà il luogo preferito per fare movimenti senza rischi per le articolazioni e l’ambiente ideale dove svolgere l’attività motoria. È una lezione ben appresa in molte nazioni, ma vorrei chiedere all’Assessore delle Politiche per la terza età se è informata sulle iniziative di politica sociale che vengono attuate in favore degli anziani nelle piscine delle più avanzate società dell’Unione Europea”. L’elisir di lunga vita passa per lo sport, adeguato all’età (lui è l’unico sopra i 90 a frequentare abitualmente la piscina di Conegliano, oltre a una passeggiata di un km quotidiana), per un’alimentazione contenuta e controllata (con qualche sgarro come il caffè corretto con la grappa, ma solo se di ottima qualità!) e sicuramente per un allenamento della mente invidiabile. Con computer e whatsapp è in confidenza, ma è il concetto di cittadino “attivo e consapevole” il suo vantaggio su tutti, anche sui

giovani. Cita più volte la Legge 241 del 1990 che regola il procedimento amministrativo e la trasparenza nonché i rapporti tra il cittadino e la pubblica amministrazione “improntati ai principi della collaborazione e della buona fede”. “Da soli si fa poco, ma riuniti in comitato le istituzioni ci devono ascoltare”. In anni più recenti si è occupato di un altro tema importante, la mobilità in bicicletta. “Nella seconda città della provincia di Treviso al lavoro e a scuola non si va in bicicletta. È troppo pericoloso” diceva nel 2015 portando in primo piano la questione come Comitato Utenti Piste Ciclabili. A distanza di quasi dieci anni il Comitato non esiste più, ma la situazione non è cambiata. “Ci sono piste oggi che si interrompono improvvisamente e poi cosa faccio? Mi metto la bici in spalla? Meglio andare in macchina”. Domenico guida abitualmente e continua a viaggiare. Di recente ha festeggiato il suo compleanno alle Canarie e chiude con un monito: “Non c’è amministrazione dove l’amministratore non teme l’amministrato”. Chiara Dall’Armellina

Domenico Loro

Giovedì 29 febbraio 2024 | 21 Il Quindicinale


CONEGLIANO E CONEGLIANESE

Electrolux rallenta: licenziamenti in vista Nel 2023 si è dimezzato l’utile operativo e licenzia 168 lavoratori tra quadri e impiegati: tagli anche nella sede di Susegana

L’ingresso dello stabilimento Electrolux di Susegana

SUSEGANA. Nel 2023, il fatturato della multinazionale Electrolux a livello mondiale è stato di circa 11 miliardi di euro; l'utile operativo, escluse voci non ricorrenti, di circa 39 milioni di euro, dimezzato rispetto agli 80 del 2022. Lo rende noto la multinazionale svedese nell’ annuale comunicato di chiusura dei conti. Gli utili sono diminuiti principalmente a causa di minori volumi dovuti a una domanda di mercato debole e a una più intensa pressione sui prezzi in Nord America. La multinazionale è impegnata in un ampio programma di ridimensionamento delle risorse umane. Ai primi di feb-

Il Quindicinale 22 | Giovedì 29 febbraio 2024

braio la direzione di Electrolux Italia ha inviato al ministero del Lavoro, alle Regioni Veneto, Friuli Venezia Giulia, Lombardia, Emilia Romagna e Marche, all’Ispettorato del Lavoro, alle organizzazioni nazionali e locali dei lavoratori e alle associazioni di Confindustria nazionale e locali, la comunicazione dell’apertura della procedura di licenziamento collettivo di 168 impiegati e quadri. I licenziamenti riguardano le sedi di Susegana con 34 unità, Porcia con 73 licenziamenti, Pordenone con 13, Forlì (38), Cerreto Ancona (5) e Solaro Milano (5). La motiviazione addotta dall’azienda è che “il gruppo Electrolux sta affrontando significative perdite di volumi in un quadro di flessione del mercato europeo, sceso al di sotto di 80 milioni di unità complessive, ossia con una diminuzione di circa il 12% rispetto al periodo pre-pandemico”.

Zanussi: partite le analisi CONEGLIANO. Sono state avviate a inizio febbraio le indagini ambientali interne, relative al sito “Ex Zanussi area Nord”, a Conegliano, di supporto alla definizione delle possibili soluzioni progettuali di riqualificazione dell’area. Le analisi, avviate in accordo con il Comune di Conegliano, sono effettuate su varie matrici ambientali (aria, acqua e suolo). Il progetto di riqualificazione dell’area Ex Zanussi riguarda una superficie complessiva di 122mila mq, un luogo strategico in passato sede di importanti impianti produttivi che hanno rappresentato la storia industriale e la crescita socio-economica del territorio. L’incarico di redigere il programma di rigenerazione urbana è stato commissionato dal Gruppo Grigolin al noto studio di architettura Stefano Boeri Architetti.


CONEGLIANO E CONEGLIANESE

Tre anni di grandi nomi La stagione di mostre a Palazzo Sarcinelli tra contemporaneo e grandi classici

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rtika ha presentato una programmazione di mostre a carattere triennale da tenersi Palazzo Sarcinelli. Il progetto prevede la realizzazione di tre grandi mostre, dedicate ad altrettanti momenti significativi della storia dell’arte. Il primo progetto che aprirà i battenti a ottobre 2024 è un omaggio al celebre e controverso Banksy. La mostra si propone di presentare al pubblico, oltre ai capolavori dell’artista di Bristol, anche una “mostra nella mostra” per analizzare l’evoluzione del movimento della Street art dagli esordi di Keith Haring al giorno d’oggi. Obey, Mr Brainwash, TVboy e Banksy: molti tra i grandi interpreti della street art saranno presenti in questa esposizione esclusiva. Il secondo progetto è incentrato sul ritratto di donna, tra i generi più rappresentativi della storia dell’arte. Il taglio curatoriale, partendo dalla Belle

Époque analizza la trasformazione radicale nella ritrattistica del Novecento. Dalla bellezza “classica” di Giovanni Boldini e gli altri interpreti della pittura fin de siècle a Parigi, fino alle rivoluzioni avanguardiste e al Novecento di Sironi. Il terzo progetto è dedicato

ad uno dei movimenti artistici più amati in Occidente: l’Impressionismo. L’esposizione, composta da 70 opere, analizza la produzione di artisti attivi nel nord della Francia. Tra le grandi firme compaiono Monet, Renoir, Boudin, Corot e Courbet.

Un’opera di Banksy

Profanata una tomba SUSEGANA. Una tomba nel cimitero di Ponte della Priula è stata profanata, con ignoti che hanno aperto il loculo di una donna deceduta nel 2010. La scoperta da parte del padre, giunto sul luogo per una visita al feretro della figlia. La bara sarebbe stata danneggiata all’interno. Secondo i carabinieri, intervenuti per gli accertamenti, la profanazione potrebbe essere collegata a un utilizzo della sepoltura come nascondiglio di materiale illecito, pure se non si esclude la pista del mercato di reperti destinati a riti satanisti. Gli autori del gesto sarebbero entrati nel camposanto varcando il muro di cinta con una scala a pioli trovata nelle vicinanze. Sul posto sono intervenuti i Carabinieri della stazione di Susegana e quelli del nucleo investigativo, insieme al sindaco e alcuni familiari della defunta.

Tempo di Fiera! L’appuntamento con l’Antica fiera di Godega è il 2, 3 e 4 marzo GODEGA DI SANT'URBANO. In Veneto è la prima fiera agricola del 2024: l’appuntamento a Godega di Sant’Urbano con l’Antica Fiera di Godega è, come tradizione, nel primo fine settimana di marzo. Da sabato 2 a lunedì 4 marzo il polo fieristico di Godega - 20mila metri quadrati scoperti e 4mila coperti – ospiterà ben 160 espositori e, per la prima volta, il Festival delle Dop Venete, con le eccellenze agroalimentari della nostra regione protagoniste della tre giorni. In questa edizione sono stati riorganizzati gli spazi e la collocazione di espositori e di casette, quest’ultime in

collaborazione con la Pro Loco, così da rendere più fluido il percorso da parte dei numerosi visitatori. Confermato l’ingresso gratuito. «La nostra fiera – sottolinea il sindaco Guzzo – ancora una volta saprà coniugare la sua storicità di fiera agricola al mondo della sostenibilità ambientale, all’arredo casa e alle eccellenze agroalimentari. Con grande piacere ospiteremo il Festival delle Dop Venete: sarà un’edizione straordinaria. Oltre a crescere di anno in anno di qualità, la nostra fiera cresce anche sul fronte delle tematiche affrontate e dell’offerta ai visitatori, senza perdere la sua connotazione di fiera a misura di famiglia. Gli animali a quattro zampe saranno ancora una volta i protagonisti, dentro e fuori la fiera».

Un bambino accarezza un asino alla Fiera

Giovedì 29 febbraio 2024 | 23 Il Quindicinale


QUARTIER DEL PIAVE E VALLATA

Più sono rotte, più mi divertono Se c’è filo da torcere, lui c’è. Luciano Stella aggiusta tutto. Dalle macchine da cucire (che poi raggiungono il Congo o il Senegal) ai ferri da stiro. Grazie alle competenze meccaniche e alla creatività, ha inventato anche il braccio meccanico per missiar 700 porzioni di polenta

di Tiziana Benincà

Luigino Stella

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e macchine da cucire sono quasi dei cimeli di famiglia che ci riportano indietro ai ricordi dell’infanzia quando vedevamo le nostre mamme intente a cucire, creare, adattare vestiti. Ma cosa succede quando un piccolo ingranaggio s’inceppa? Quando gli anni si fanno sentire anche per loro? La cosa più semplice e molto attuale è quella di buttare la vecchia per la nuova: in una società consumistica sembra l’unica soluzione rimasta, ma fortunatamente questo pensiero non è condiviso da Luigino Stella di Pieve di Soligo. “Le signore di una certa età sono affezionate alla propria macchina da cucire e magari c’è solo un piccolo ingranag-

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gio che si è rotto, ma serve tempo e pazienza per trovarlo; molte volte non si vede subito. Io mi diverto ad aggiustarle: sto lì finché non trovo il problema e lo risolvo” spiega Luigino con gli occhi che brillano di passione. “Vale sempre la pena aggiustare una macchina. Molte volte, soprattutto chi vende, consiglia di buttarla e prenderne una nuova, perché ci vogliono molte ore per smontare, controllare e sistemare, ma se la macchina è stata usata molto e sempre, sicuramente tornerà come nuova”. Luigino si è avvicinato al ramo tessile appena tornato da militare “avevo la patente e un’azienda di Barbisano che lavorava per Benetton, cercava un giovane che avesse già fatto il servizio

obbligatorio per portare le maglie in giro per le famiglie alle signore che le aggiustavano, che ci mettevano i bottoni; una volta c’erano tantissime signore che facevano questo genere di lavori. Poi ho iniziato a programmare le macchine, ad aggiustarle e da lì non mi sono più fermato”. Nel 1984 con lo spostamento della produzione all’estero da parte delle grosse aziende, Luigino ha dovuto cambiare settore e così ha trovato un nuovo impiego sempre come meccanico in un mobilificio. “Lì ci sono tanti aspetti: elettrici, idraulici, meccanici, elettronici e così ho imparato molto, tanto che a casa mi arrangio ad aggiustare praticamente tutto” . La passione rimane comunque alla base, visto che Luigino ricorda ancora quando da piccolo, senza essere visto dalla mamma, andava alla sua macchina da cucire per capire come funzionasse. Sfruttando questa predisposizione ha iniziato a collaborare con diverse associazioni di volontariato quali la San Vincenzo, la Caritas e le case di


QUARTIER DEL PIAVE E VALLATA

riposo di Pieve di Soligo e di Soligo aggiustando le macchine da cucire; poi da lì la voce si è sparsa e dal 2004, anno del suo pensionamento, ha mantenuto quest’hobby. Oggi il suo è un nome conosciuto da molti nel Quartier del Piave e molte signore tra i settanta e novant’anni gli affidano le proprie creature con la speranza di riportarle a casa di nuovo funzionanti. “Più sono rotte e più sono contento, perché significa metterci più tempo e la passione è proprio questo. All’inizio non ci dormivo nemmeno di notte pensando al problema. Per cambiare un ingranaggio ci mettevo otto ore, il doppio del tempo che mi serve oggi, ma quando so che ho una macchina che mi aspetta per essere aggiustata, non vedo l’ora di alzarmi per andare a scoprire dov’è il problema”. Grazie ai social Luigino è entrato in contatto anche con una signora delle Terme Euganee che tramite il suo parroco fa arrivare macchine da cucire in Congo. “Già da due anni collaboriamo insieme. Lei me ne porta una quindicina, qualcuna la recupero anch’io, le aggiusto e poi

partono per l’Africa; anche le macchine che non hanno il motore e vanno con le cinghie sono molto richieste. Una cosa simile l’ho fatta con un gruppo di ragazzi da Cison: abbiamo recuperato delle macchine industriali ferme da tanti anni e le abbiamo mandate in Senegal, così ora hanno una nuova vita”. A volte Luigino si trova davanti a delle vere e proprie sfide, ma purché tutto torni a funzionare è lui che crea anche dei pezzi mancanti. “Certi non pensano che ne valga la pena, ma io sono convinto del contrario, a meno che non si tratti di elettronica: in quel caso non ha senso. Io mi diletto ad aggiustare anche ferri da stiro, affettatrici: tutto quello che è legato alla meccanica. A volte mi portano dei pezzi che sono in pessime condizioni o che hanno provato ad aggiustare da soli e allora io mi metto lì, con pazienza e mi diverto a rimetterli a nuovo: più contento di me non c’è nessuno. Qualche macchina da cucire la tengo qui per recuperare dei pezzi, qualche donna appena varcata la pensione mi chiede consigli su come usarle e io

sono qui, a disposizione per insegnare come cucire, lo faccio molto volentieri, perché ovviamente a forza di aggiustarle ho imparato anche ad usarle! Per me aggiustare è una soddisfazione impagabile; alzarmi la mattina e sapere di fare qualcosa! Altrimenti devo mettermi a guardare il telefonino o a fare le parole crociate”. Luigino però non si limita a questo: dal 2006 collabora anche con la Pro Loco di Pieve di Soligo e prepara la polenta con il suo pentolone da 700 porzioni con un braccio meccanico costruito da lui per poter mescolare la farina. Anche le macchine di grandi dimensioni per gli spiedi sono costruite da lui in acciaio inox e ogni anno monta la copertura per lo spiedo gigante. Ormai le collaborazioni sono molteplici: non solo con la Pro Loco locale, ma anche con gli alpini, con le varie associazioni per le sagre di Solighetto e di Farra in occasione di San Lorenzo. “Ho imparato tutto da autodidatta. Ogni volta provo una soddisfazione impagabile, forse perché nel portare in vita una macchina ci metto tutta la mia anima”.

Il laboratorio di Luigino Stella

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QUARTIER DEL PIAVE E VALLATA

Più sicurezza sulle strade Troppi incidenti sui tratti che attraversano Mura, Soller e Tovena

Cristina Da Soller

CISON DI VALMARINO. Due strade provinciali e tre abitati attraversati sotto alla lente: obiettivo garantire maggiore sicurezza alla mobilità debole, pedoni e ciclisti, e prevenire gli incidenti stradali là dove se ne sono verificati già molti, anche mortali. Nelle settimane scorse il sindaco Cristina Da Soller ha avuto modo di eseguire un sopralluogo con i tecnici della provincia sulle due strade provinciali – sp 4 e sp 635 – che attraversano il territorio comunale, ponendo all’attenzione dell’ente competente su queste strade alcune criticità emerse e testimoniate dai tanti incidenti verifi-

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catisi. «In tre punti, in particolare, si registrano eccessi di velocità: il rettilineo che attraversa l’abitato di Mura, quello che passa per Soller e poi quello di Tovena verso il passo San Boldo – spiega il sindaco -. A Mura andremo a spostare la fermata dell’autobus così da creare una situazione che metta in maggior sicurezza i pedoni». Più difficile trovare delle soluzioni per gli altri due tratti. «La provinciale che attraversa Soller (via Redipuglia) non ha i requisiti per essere declassata a centro abitato e quindi qui il limite è di 70 chilometri orari. Con un’uscita dal paese con poca visibilità ci sono stati svariati incidenti nei pressi del bar. L’altra criticità – dettaglia il sindaco – la si riscontra soprattutto nel periodo primavera-estate lungo il rettilineo di Tovena (via San Boldo) che sale verso il passo San Boldo: le abitazioni hanno un accesso diretto sulla strada e le auto nell’uscire dalle case per immettersi nella strada rischiano di colpire i ciclisti che corrono a bordo strada, essendo già di suo la careggiata stretta. Per risolvere queste criticità, ci stiamo lavorando». C.B.

Addio maestra Tarzo. Il 6 febbraio è mancata Annalisa Tosolini, 77 anni, insegnante elementare per 40 anni nella zona di Treviso. Una sua alunna la ricorda così in una lettera affettuosa: “Ciao maestra Annalisa, volevo dirti un grazie grande per tutte le cose belle che mi hai insegnato e per le esperienze fuori del comune ... Sei stata una maestra speciale che ci faceva fare cose speciali... Mai mancata la gita annuale, le uscite per far disegni di copia dal vero per le Canoppe, ogni festività facevamo dei lavoretti diversi, e poi le recite, i tornei sportivi, i giochi della gioventù, i concorsi di disegno e poesia, la conoscenza di artisti come Piazza e delle vite “diverse” dei ragazzi della Nostra Famiglia... Tante e tante esperienze che a 50 anni suonati ancora ricordo. E poi eri la maestramamma, quella che controllava se avevamo i pidocchi, che estraeva denti barcollanti, che faceva inghiottire con il trucco le pastiglie per il mal di corriera, che riparava alla buona un paio di scarpe... Tutto a testimonianza del tuo amore per noi, per il tuo lavoro, per la vita. Adesso siamo diventati grandi ma sento di non essere l’unica a ricordarti con affetto... sarebbe stato bello bere assieme altri 20 di quei caffè, ma sembra giunto il tempo di salutarci... Arrivederci maestra Annalisa! Ti abbraccio forte!”


QUARTIER DEL PIAVE E VALLATA Flash Qui sventola la bandiera arancione

FOLLINA - CISON DI VALMARINO. Ad inizio febbraio, in occasione della Borsa internazionale del turismo a Milano, il Touring Club Italiano ha confermato il titolo assegnato nel 2019 di bandiera arancione ai comuni di Follina e di Cison di Valmarino per il prossimo triennio. La bandiera arancione certifica un’offerta turistica di eccellenza e un’accoglienza di qualità.

Corretto l’errore sui cartelli

Salviamo i rospi! Si cercano volontari per salvare gli anfibi REVINE LAGO. Tutti gli anni, con i primi tepori che annunciano l’imminente primavera e i primi acquazzoni, gli anfibi si destano dal letargo e a decine di migliaia migrano verso i luoghi di riproduzione per la deposizione delle uova. Per raggiungere i corsi d’acqua, gli animali percorrono spesso molti chilometri e purtroppo in diverse zone sono costretti ad attraversare le strade dove moltissimi anfibi vengono investiti dalle automobili e muoiono. Il rospo comune (Bufo bufo) è la specie più numerosa e quindi la più colpita dal traffico. Dato che intere popolazioni di anfibi si mettono in moto in contemporanea e che questi animali camminano lentamente (occorre anche una decina di minuti per attraversare una strada), possono verificarsi dei veri e propri «massacri», con la conseguente estinzione di intere popolazioni locali. Il salvataggio degli anfibi in provincia è iniziato nel lon-

tano 2003 - questo è il ventiduesimo anno - e, nella nostra zona, attorno ai Laghi di Revine, si sono salvati oltre 400mila esemplari. L’operazione da compiere è semplicissima, basta percorrere il bordo della carreggiata e raccoglierli dal fossato prima che raggiungano la strada o dalle reti anti-attraversamento, riporli in un secchio e poi liberarli al lato opposto della strada. L’azione è svolta ogni sera nelle varie zone dai volontari per una durata di circa 3-4 settimane. Inizia da poco dopo il tramonto e si protrae per un paio d’ore. “Ricordiamo, a chi desiderasse aderire, che il salvataggio si compie su strade anche molto trafficate, con tratti privi d’illuminazione pubblica, in condizioni meteo a volte molto difficili, con forti piogge e visibilità limitata, si consiglia quindi un abbigliamento adeguato al clima e soprattutto ad alta visibilità – spiegano i volontari di Sos Anfibi - L’orario va da subito dopo il tramonto e si prosegue per un paio d’ore”. Per info: 347 5931683 (anche Whatsapp).

Un rospo comune

Nuova palestra a cielo aperto CISON DI VALMARINO. “Passo San Boldo” recita ora la segnaletica stradale posta sul bivio per l’abitato Tovena. La provincia di Treviso ha provveduto il 5 febbraio a sostituire i due cartelli – uno collocato prima dell’incrocio arrivando da Mura, l’altro arrivando da Vittorio Veneto nei pressi del benzinaio – che da decenni riportavano l’errata dicitura di “Passo San Ubaldo”.

Tarzo, ufficio postale chiuso fino ai primi di marzo TARZO. Riaprirà ad inizio marzo l’ufficio postale di Tarzo, chiuso dal 2 febbraio per un intervento di ammodernamento nell’ambito del progetto “PolisCasa dei servizi digitali”. I cittadini possono fare riferimento all’ufficio di Corbanese di piazza Papa Luciani.

REVINE LAGO. Una nuova palestra a cielo aperto. Da inizio febbraio è fruibile a tutti la nuova area attrezzata realizzata dall’amministrazione comunale nello spazio verde di fronte al polifunzionale di via Fornaci e adiacente all’area in cui si trovano già i campi da pallavolo e tennis. Sono stati installati degli attrezzi per esercizi a corpo libero: ogni attrezzo è dotato di un pannello illustrativo che spiega le corrette modalità di utilizzo. La palestra a cielo aperto è stata realizzata con i fondi (10mila euro, pari al 50% della spesa complessiva) messi a disposizione nell’ambito del progetto “Sport nei parchi” promosso da Sport e Salute spa, azienda pubblica il cui azionista unico è il ministero dell’economia e delle finanze e che si occupa di sviluppo dello sport in Italia.

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QUARTIER DEL PIAVE E VALLATA

Una casa per “Sara”. E la sua famiglia Sfrattata da un’abitazione invasa dalla muffa, una famiglia pievigina - con gravi problemi di salute cerca una casa in affitto

La muffa nella casa di “Sara”

Tobia Donadel

PIEVE DI SOLIGO. Per l’affetto che lega i suoi componenti, la famiglia di Sara (il nome è di fantasia) è un po’ quella del Mulino bianco. Se non fosse che il mulino ha il tetto sfondato, non ha ruote, non ha pale. Non ha il riscaldamento, e le pareti delle stanze sono corrotte dalla muffa. Il “mulino bianco” della famiglia di Sara è una casa in affitto, a Pieve di Soligo. Parecchi mesi fa il tetto dell’abitazione è stato compromesso dalla grandine. Il proprietario l’ha temporaneamente coperto con dei teloni di plastica, ma l’acqua piovana ha trovato il modo di penetrare all’interno, rendendo umide e malsane le stanze del primo piano ormai invase da uno spesso strato di muffa. Sara, il marito e la figlia adolescente in attesa di un risanamento sono stati

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costretti a occupare solo le due stanze al piano terra. E qui da mesi vivono senza riscaldamento, perché - guai su guai - anche la caldaia nel frattempo si è rotta. Sara ce lo racconta pregando nella nostra discrezione. “Non chiedo la carità - dice -. Vorrei solo un’alternativa. La possibilità di avere un’altra casa in affitto per me e la mia famiglia. Il 31 gennaio scorso è scaduto il contratto dell’abitazione dove sto attualmente e il proprietario non vuole rinnovarlo, né intervenire sulla casa finché sarà occupata. Il problema è che non riesco a trovare nulla. Nonostante le tante case vuote, sembra impossibile trovare un appartamento in locazione”. Non è solo una questione di “casa”, anche se il problema è prioritario. Sara, lo scorso novembre, è stata ricoverata per una grave emorragia cerebrale. “Erano settimane - spiega - che avevo un forte mal di testa e la Tac ha rivelato un problema alla testa. Dopo l’operazione, il 29 dicembre scorso sono stata dimessa, ma mi sento ancora molto debole”. Originaria del Marocco, come il marito (sofferente di una patologia cronica), Sara è in Italia da qualche decina d’anni. Dapprima lei e la sua famiglia risiedevano a Cordignano, poi - per motivi di lavoro - si sono trasferiti a

Pieve. I due coniugi hanno una figlia adolescente che frequenta una scuola superiore con impegno e ottimi risultati. E che però, tornando a casa, si trova a vivere in una sorta di anfratto umido e freddo. Da cui oltretutto dovrà andarsene a breve. Sara, il marito e la ragazza si sono integrati bene nella realtà pievigina, hanno - o avevano - una vita normale e dignitosa, ma la situazione abitativa insostenibile li ha messi in crisi. Eppure non desiderano elemosinare aiuti. Vista l’urgenza di una soluzione si sono rivolti ai Servizi Sociali del Comune, ma - considerate le difficoltà in cui anche questo versa sul fronte dell’emergenza abitativa - sperano nella sensibilità di qualche privato, a cui chiedono un piccolo appartamento in affitto. Nient’altro. “Purtroppo l’emergenza abitativa commenta l’assessore Tobia Donadel - è un problema grave, a Pieve di Soligo come in altri comuni. Non abbiamo case popolari libere e nonostante stiamo investendo risorse proprio in questo ambito, dobbiamo evidenziare che la domanda supera ampiamente l’offerta disponibile. Il caso di Sara, che mi viene sottoposto, si affianca ad almeno tre altre situazioni che richiedono una celere soluzione. A cui non è facile arrivare. A Pieve di Soligo possiamo contare su alcuni alloggi della Caritas per far fronte a emergenze immediate ma di breve durata, ma anche questi sono sempre occupati. Una volta ho dovuto far ospitare una famiglia all’hotel Parè di Conegliano per qualche mese, chiedendo aiuti fuori dal comune: i Servizi faticano a farsi carico di necessità che sono numericamente in aumento.” Emanuela Da Ros


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Una scuola che taglia i consumi energetici Nuovo progetto per la primaria “Ancillotto” di Soligo FARRA DI SOLIGO. Già a prova di sisma grazie all’intervento eseguito nel 2021, ora la scuola primaria “Ancillotto” di via dei Colli a Soligo punta ad essere anche un edificio efficiente dal punto di vista energetico. Per questo ulteriore intervento serviranno 1,4 milioni di euro circa: un progetto che la giunta comunale ha già approvato nella sua versione esecutiva e che ha candidato ad un bando regionale per riuscire a sostenere finanziariamente l’opera. «A completamento dei lavori di miglioramento sismico, abbiamo approvato il progetto che prevede la realizzazione del cappotto esterno, la sostituzione dei serramenti, l’installazione di sistemi schermanti per la protezione dalla radiazione

Flash Biscaro condannato PIEVE DI SOLIGO. La Corte d’Assise di Treviso ha condannato a 25 anni di reclusione per Fabrizio Biscaro, 38 anni, di Farra di Soligo, accusato dell’omicidio di Elisa Campeol, 35 anni, di Pieve di Soligo. La tragica vicenda ha avuto luogo il 23 giugno 2021, quando la giovane, barista nel paese, è stata uccisa a pugnalate mentre prendeva il sole sul greto del Piave, a Moriago della Battaglia.

Caffè Alzheimer PIEVE DI SOLIGO. Prosegue il progetto di incontri con persone con demenza e i loro familiari. I prossimi appuntamenti di Caffè Alzheimer il 20 marzo all’Italiana Caffè di piazza Emanuele II, poi il 24 aprile, il 20 maggio e il 19 giugno – sempre dalle 9.30 alle 11.30 – all’osteria al Portego di piazza Caduti nei Lager. Per informazioni: 348.8466008

solare – dettaglia il sindaco Mattia Perencin -, l’intervento sull’impianto di riscaldamento, l’installazione di un impianto fotovoltaico, l’efficientamento dell’impianto di illuminazione interno, l’installazione di sistemi per il controllo e la tele-gestione dell’impianto termico». Il comune punta a dare copertura all’opera per il 70% del suo costo con i fondi FESR 2021–

2027 (fondo europeo sviluppo regionale) a cui ha candidato il progetto. Tra i prossimi progetti allo studio poi quello di miglioramento sismico ed efficientamento energetico della scuola primaria di Farra. «Ormai da qualche anno stiamo intervenendo sulle scuole, come è giusto che sia, e nel giro di qualche anno avremo tutti i plessi sistemati» assicura Perencin. C.B.

La scuola primaria “Ancillotto” di Soligo

Lavoro all’acquedotto Al via il cantiere di Ats per le nuove condotte idrica e fognaria tra via Canonica e via Treviset FARRA DI SOLIGO. Continua l’opera di Ats a Farra di Soligo, in particolare via Canonica ed un tratto di via Treviset lungo la Strada Provinciale 32 che attraversa il territorio comunale sarà l’area del nuovo cantiere. Ats ha stanziato un investimento di circa 250 mila euro grazie al quale verranno sostituite le tubature idropotabili datate e allacciate alla rete della fognatura circa 100 nuove famiglie. Il programma prevede la posa di 550 metri di linee acquedottistiche e la contestuale realizzazione di 520 metri di tubazioni fognarie con relativi allacciamenti per le utenze prospicenti la via. La nuova progettualità ha l’obiettivo di ridurre le perdite di risorsa idrica nella rete, ridurre i frequenti interventi di

manutenzione resisi necessari nel passato e contribuire all’estensione della rete fognaria favorendo l’allacciamento di nuove utenze con conseguente miglioramento ambientale. I lavori sono partiti a metà febbraio e dureranno per circa 120 giorni lavorativi. In base alle necessità del cantiere e per tutta la durata dei lavori saranno previste e segnalate opportune deviazioni del traffico. Il cantiere rimarrà comunque circoscritto e strettamente limitato alle progressive aree di intervento, garantendo quotidianamente determinate fasce orarie di accesso per i residenti. “Anche per i lavori di Farra di Soligo è stata fatta la scelta di procedere con la realizzazione contestuale sia della rete acquedottistica che di quella fognaria – spiega il presidente di Ats, Fabio Vettori – tale decisione è supportata dalla volontà di voler limitare notevolmente i disagi per i cittadini, ma anche di ottimizzare i costi per la realizzazione delle infrastrutture, in un’ottica di gestione efficiente e sostenibile delle risorse”.

Lavori all’acquedotto

Giovedì 29 febbraio 2024 | 29 Il Quindicinale


FOCUS SPOSI Foto di Juan Carlos Marzi

Matrimonio con sorpres Che può succedere il giorno delle nozze? In questo resoconto - c’è un prima e un dopo cerimonia - qualche particolare è stato un po’ esagerato, ma i protagonisti ci hanno assicurato che quel che è successo è quasi tutto

vero. Che un matrimonio senza sorprese sarebbe monotono, che il loro è stato invece frizzante, divertente, resistente… Perché, festeggiando il primo anniversario, hanno ancora al dito l’anello di una lattina di Pepsi

di Emanuela Da Ros

Prima.

Metti che è tutto pronto. La data: be’, quella è fissata da tempo. Sì, poi è arrivata la pandemia ed è slittata di un paio di anni, ma che vuoi che sia? Il giorno resta lo stesso: 13 marzo, e fa niente se cade di giovedì anziché di domenica. Ed è già stato prenotato il ristorante. Menù a base di pesce dell’Adriatico (con tanto granchio blu: lo chef ha insistito). La nonna che odia il pesce si

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accontenterà dell’arista con le patate. E Vanna, l’amica supervegana, avrà a disposizione una cruditè di verdurine a metri zero (dalla dispensa alla tavola). Il fioraio? Ha già predisposto tutto: altare decorato con calle bianche e gialle, in un turbinio di velo da sposa, e un paio di rose rosse per dare appena un po’ di colore purpureo. Prontissimo l’abito. Ci sono voluti mesi per scegliere un modello classico, ma adatto alla stagione, quindi la fodera di cachemire

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Il Quindicinale 30 | Giovedì 29 febbraio 2024


FOCUS SPOSI

sa (in due atti) permetterà di sopportare i capricci marzolini e la prototemperatura della chiesa romanica (ma settecento anni fa non battevano broche?). Certo che in due anni - causa Covid e lockdown - il giro vita della sposa è un po’ aumentato: il corsetto strizza pancia e tette e il torace pare un insaccato, ma la sarta dice che forse si può allargare. L’alternativa è lasciarlo slacciato sulla schiena e coprire le nudità con una mantellina. Le partecipazioni sono state spedite in anticipo. Nessuno le ha ancora ricevute, ma le poste assicurano che sono in viaggio. C’è stato solo un piccolo disguido. Sono state bloccate in un centro di smistamento a causa della mancanza di personale, ma un po’ alla volta giungeranno a destinazione. Nel frattempo meglio mandare un whatsapp. Non sarà elegantissimo scrivere con un messaggio Vi aspettiamo al nostro matrimonio il 13 marzo prossimo, ma vedi che la tecnologia aiuta? E si può sempre fare il recall: Hai ricevuto il mio invito? Invito? Quale invito? Al mio matrimonio! Ah! no, su che gruppo l’hai mandato? Mi sono dissociata da tutti i gruppi perché mi arrivavano troppe

notifiche. Non poteva mancare la lista nozze: anziché in un negozio di casalinghi scontato - è stata fatta in banca: ci sono delle azioni veramente vantaggiose e regalare azioni è il modo migliore per manifestare agli sposi il proprio affettuoso entusiasmo. Per i meno disinvolti nelle quaestio di Borsa, sulle partecipazioni e su whatsapp sono stati inseriti - in grassetto - gli estremi dell’Iban per un eventuale bonifico. Così il regalo sarà all’insegna della tracciabilità. E magari si può pure scalare dalle tasse. Il commercialista si sta informando se c’è un bonus matrimonio: sarebbe la ciliegina sulla torta. A proposito di torta. Al pasticcere sempre su wa - è stato inviato il disegno della torta ideale: una riproduzione del museo Guggenheim di Bilbao. L’alternativa era la Sagrada familia, ma risultava un po’ troppo pretenziosa e forse richiedeva un eccesso di meringhette. Quando si avvicina il giorno fatidico l’emozione è grande. C’è solo da risolvere un piccolo quiproquo. Gli anelli, le fedi dorate coi nomi incisi all’inter-

no, sono state fissate su un cuscinetto di seta bianca con dei fiocchetti. Il problema è che sia Gaia, la damigella quattrenne, sia Lucio, il paggetto cinquenne, vogliono avere l’onore e l’onere di portare il cuscinetto all’altare. Impresa impossibile, perché in due sono state fatte le prove - non lo reggono. Bisognerà affidare a Fulvia, la zia risolvitutto, la questione. Magari Lucio potrebbe portare le fedi e Gaia tenere il velo della sposa. D’accordo, non è un strascico, ma la sarta dice che forse potrebbe allungarlo. Ah! La musica! Per una cerimonia che si rispetti non può mancare una colonna sonora adeguata. Gli sposi sono andati sul classico: un evergreen di canzoni sanremesi adatte a ogni età, da Fatti mandare dalla mamma a prendere il latte a Non ho l’età per amareeeee. Per dare un piglio contemporaneo alla colonna sonora, è previsto che dopo il Sì, lo voglio degli sposi l’impianto stereo della chiesa romanica diffonda We are the champions. Sull’altare è stato posto un megaschermo con il testo della canzone, così gli invitati potranno fare il karaoke. Sarà un pagina successo! (continua nella successiva)

LE STAGIONI DEFINISCONO IL TEMPO NOI IL TUO STILE, È IL MOMENTO DI EVOLVERSI

Giovedì 29 febbraio 2024 | 31 Il Quindicinale


FOCUS SPOSI Dopo.

Foto di Juan Carlos Marzi

Il Quindicinale 32 | Giovedì 29 febbraio 2024

Il prozio Alfio ha detto “Pensavo meglio”, ma forse si riferiva alle ultime amministrative (è fissato con la politica locale). Probabilmente non stava commentando la cerimonia. Sì, le cose non sono andate proprio come previsto, ma tutto è filato abbastanza liscio. Per gli invitati (e pure per gli sposi) è stata una sorpresa scoprire che l’altare rosseggiava. Il fioraio si è giustificato. Il camion che doveva consegnare le calle provenienti dall’Olanda si è bloccato all’altezza del casello 521.67 dell’A4. La versione ufficiale è che ha avuto un guasto al motore, quella ufficiosa è che il camionista, dopo due birrette, ha pensato di farsi un riposino e nessuno ha avuto il cuore di svegliarlo visto che aveva un’aria beata. Così il fioraio, con grande inventiva, ha tirato fuori dalla serra invernale tutte le Stelle di Natale che gli erano rimaste in giacenza e in quattro e quarantove ha decorato l’altare. Il parroco, don Rinetto, ha apprezzato, ma ha chiesto di aggiungere Tu scendi dalle stelle al repertorio musicale. Accontentato. D’altra parte le stelle facevano pendant col velo della sposa, che era bianco rosso e verde: la sarta per allungarlo ha

usato quello che aveva in magazzino, sostenendo che il suo suocero, il compianto capitano Tabacchi dell’associazione Carabinieri in congedo, si sarebbe commosso. La cerimonia è iniziata un po’ in ritardo: circa due ore. Ma non si può dare tutta la colpa al paggetto Lucio e alla damigella Gaia. Ciascuno di loro s’era incaponito a portare il cuscinetto con le fedi e zia Fulvia, che crede nella pedagogia del consenso, per venire incontro ai desideri dei quattrocinquenni e non traumatizzarli in età prescolare ha pensato che il cuscinetto non serviva a un tubo e che ciascuno di loro avrebbe potuto portare un anello a testa. Soddisfatti i due bimbi sono usciti da casa col loro bell’anellino stretto in pugno. Poi Gaia ha starnutito, il pugnetto si è aperto e la fede nuziale - quella della sposa - è caduta tra le maglie della griglia che sta sul marciapiede. Tutta la famiglia ha cercato un rimedio. Il signor Fracassi del primo piano del condominio è sceso con trapano e punte per smontare la griglia, ma si è ferito a un dito: la moglie ha parlato di infortunio sull’oro, perché la fedina sbrilluccicava sul fondo che era una meraviglia. Il paggetto Lucio ha detto a Gaia che era un’impedita. Gaia gli ha dato un


FOCUS SPOSI calcetto sulla caviglia, Lucio ha detto Ahi ahi, si è messo a saltellare così anche la seconda fede nuziale è caduta nel tombino. Vista l’impossibilità di pescare il malloppo, zia Fulvia ha aperto due lattine di Pepsi e ha detto che gli sposi in via provvisoria si sarebbero scambiati l’anellino di latta che chiudeva le lattine. Risolto. Per fortuna la musica ha rasserenato gli animi. Anche se l’impianto stereo era un tantino eccessivo. Quando anziché We are the champions si è diffusa - a volume decisamente troppo alto la canzone Gonna Fly Now, che è la colonna sonora di Rocky (il dj ha un po’ toppato), le pareti della chiesa romanica hanno iniziato a tremare, una pioggerella di calcinacci si è unita alla nuvoletta d’incenso che ancora sostava nell’aere e i petali rossi delle stelle di Natale - già provati - sono caracollati al suolo lasciando degli stecchiti rametti verdi come decorazione floreale. La sposa comunque era radiosa. Così felice che si è messa a ridere (un po’ sguaiatamente), contagiando anche don Rinetto, che ha avuto un accesso di tosse prima di pronunciare il fatidico Vi dichiaro marito eccetera. L’imprevisto, anziché togliere serenità alla sposa, l’ha fatta scompisciare più

Foto di Juan Carlos Marzi

forte e il corpetto - effettivamente troppo stretto - ha ceduto, aprendosi proprio sul decolletè. Niente di osceno: la sposa indossava un reggiseno atletico col marchio Nike stampigliato sulle tette. Però uscire dalla chiesa dove si è appena celebrato il proprio matrimonio in deshabillé non era mai capitato a nessuna. Il fotografo ha commentato che non c’era problema: sarebbe intervenuto in post produzione, a meno che gli sposi non avessero voluto che l’immagine dello sponsor, la Nike, restasse ben visibile. Gli invitati hanno detto la loro: se il

matrimonio aveva già una sponsorizzazione, perché chiedere un bonifico? Il giorno dopo, elegantemente, l’avrebbero annullato. “Tutto è bene quel che inizia bene”, ha chiosato l’operatore della polizia municipale, informando i neosposi che il tagliando del parcheggio a pagamento dell’auto era scaduto da due ore e che l’avviso di sanzione era stato infilato sul grande fiocco sopra il cofano, dato che qualcuno - nel frattempo - doveva aver divelto i tergicristalli. Viva gli sposi!, hanno urlato urlato Gaia e Lucio. E si sono scambiati un bacino. Pace fatta.

Giovedì 29 febbraio 2024 | 33 Il Quindicinale


FOCUS SPOSI

Sempre più Sì in chiesa Nel 2023 nella Marca sono stati registrati 825 matrimoni religiosi

O

ltre 800 le coppie che decidono di dire “si” in chiesa. Nella Marca Trevigiana continua la voglia di sancire la propria unione con il matrimonio religioso. Pur non arrivando alle cifre pre-Covid di cinque anni fa - 946 le unioni religiose in provincia nel 2019 -, sono stati 825 i matrimoni religiosi vidimati dalla Diocesi di Treviso per il 2023. Dopo il brusco calo del 2020 con sole 500 nozze religiose registrate, negli anni successivi si è andati via via recuperando. E in linea con questo trend anche i numeri degli iscritti ai percorsi di preparazione al matrimonio del Centro della Famiglia di Treviso, che negli ultimi 3 anni, dal 2021 al 2023, ha accompagnato all’altare un totale di 133 coppie. Solo nell’anno passato sono 28 le coppie iscritte al percorso di gruppo e 19 quelle che hanno invece scelto di seguire un itinerario individuale. E per la nuova edizione invernale del ciclo di incontri per futuri sposi all’Istituto

Diocesano di Cultura e di Pastorale Familiare di via San Nicolò, partito venerdì 2 febbraio, sono più di una dozzina le coppie che hanno iniziato la formazione. Numeri che segnalano un ancor vivo interesse per l’unione in una prospettiva di vita cristiana e il desiderio di investire sulla relazione di coppia, mettendosi in gioco in percorsi di accompagnamento per essere veri protagonisti della propria relazione ma anche nella comunità di appartenenza. Accanto al percorso di gruppo, per esigenze personali o di lavoro, il Centro della Famiglia offre anche la possibilità di un percorso de-

dicato alla singola coppia. “Il percorso di preparazione al matrimonio che proponiamo al Centro della Famiglia mette al centro la riflessione personale, il dialogo di coppia e la condivisione in piccolo gruppo, mirando ad accompagnare le coppie a ‘prendersi in mano’, ossia a diventare soggetti della propria storia di coppia, ministri del sacramento che riceveranno, protagoniste nel loro progetto coniugale e familiare, a verificare il proprio progetto di coppia e ad apprendere gli strumenti per prendersi cura della loro relazione di coppia” racconta il direttore del Centro della Famiglia, don Francesco Pesce. “Il fatto che il numero di coppie che scelgono un percorso formativo lungo e strutturato rimanga consistente smentisce una lettura sbrigativa del mondo giovanile che ritiene i giovani superficiali, incapaci di fare sul serio, alla ricerca di cose poco impegnative. √à significativo, inoltre, che pi√π dell’80% delle coppie partecipanti scelgano di aderire a una seconda parte dell’itinerario, della durata di circa un anno e mezzo, che accompagna la coppia nella prima fase della vita coniugale.”

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Il Quindicinale 34 | Giovedì 29 febbraio 2024

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FOCUS SPOSI

Matrimonio in codice bianco Quando il rinfresco di Francesca e Matteo finì tra camici e punti di sutura

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aleotto furono il brindisi e l’inevitabile emozione del momento: il rinfresco di matrimonio di una giovane coppia delle colline del Prosecco ha avuto una svolta inaspettata con parentesi in pronto soccorso, regalandogli una foto di rito memorabile che amici e parenti ricordano ancora divertiti a distanza di anni. Una delle immagini che più è rimasta impressa nei ricordi di Francesca del giorno più bello della sua vita è lo stupore di medici e infermieri quando l’hanno vista arrivare in pronto soccorso vestita da sposa, accompagnata dal neosposo in maniche di camicia, dal fratello che si lamentava perché aveva fame e “dalla sorella della comare con i capelli fucsia cotonati”. “Usciti dalla chiesa e fatte le foto di rito – ricorda la ragazza – siamo arrivati al ristorante dove si sarebbe tenuto il rinfresco, indossavamo ancora i vestiti da cerimonia e io ero un po’

accaldata, così mi hanno servito un calice d’acqua. Solo che in quel momento di emozione sono inciampata e per non rompere il calice mi sono tagliata io”. “L’emozione è diventata un po’ panico, così siamo partiti in un gruppetto cercando un pronto soccorso che in quel momento non fosse affollato, lasciando tutti gli invitati a stomaco vuoto. Quando siamo arrivati ci hanno

chiesto se eravamo veramente sposi, perché avevano il dubbio che venissimo da una festa in maschera”. Il prezioso vestito da sposa (casualmente bianco con ricami rossi) è rimasto fortunatamente immacolato, e Francesca se l’è cavata con un paio di punti di sutura, una foto da incorniciare e, conclude, “l’anniversario dell’antitetanica che ricorderò sempre”. Fabio Zanchetta

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Giovedì 29 febbraio 2024 | 35 Il Quindicinale


FOCUS SPOSI

San Valentino e gli innamorati Ci sono dodici San Valentino tra i santi della Cristianità, come ha fatto un martire a diventare il patrono degli innamorati? Andiamo a scoprire le origini di questa curiosa storia che affonda le radici al tempo dell’Impero Romano, precisamente tra III e IV secolo d.C. A destra: San Valentino, XV secolo, chiesa di Santa Maria del Monumento, Terni

C

ome molti martiri della chiesa delle origini, la storia e le vicende di San Valentino da Terni sono avvolte nel mistero. Lo troviamo per la prima volta nominato in alcuni testi più tardi di circa due secoli, ma le notizie sono poche si confondono con quelle di un omonimo romano. Di certo non c’è nulla, ma sembra che sia nato nella città umbra e che sia morto il 14 febbra-

Il Quindicinale 36 | Giovedì 29 febbraio 2024

io 347 a Roma. Secondo il racconto dei suoi biografi, San Valentino era vescovo della sua città natale, Terni, che a quel tempo di chiamava Interamna Nahars ed era un’importante città romana del centro Italia. San Valentino fu vescovo dopo le riforme costantiniane dell’inizio del IV secolo, quando il Cristianesimo venne riconosciuto religione al pari delle altre e venne decretata la fine delle persecuzioni dei fedeli. Il martire venne chiamato a Roma per curare da gravi disturbi il figlio di un filosofo, che dopo il miracolo si convertì al Cristianesimo con la sua famiglia ed i suoi discepoli. La classe dirigente romana, a quel tempo, era ancora largamente pagana e desiderosa di colpire ogni nuovo rappresentante del nuovo credo, specialmente coloro che sottraevano fedeli ai culti classici. Il magistrato Lucenzio fece arrestare San Valentino, lo processò e lo fece decapitare, abbandonandone il corpo. Un altro San Valentino è attestato sempre a Roma, ma oltre mezzo secolo prima, al tempo dell’imperatore Claudio il Gotico. Anche in questo caso, secondo gli agiografi fu uomo di

grande sapienza e fede, prodigo verso il prossimo e pronto per Dio al sacrificio. Venne ucciso da pagani invidiosi delle sue miracolose guarigioni e conversioni. Sia l’uno o l’altro, dalla storia rileviamo che non esistono connessioni con gli innamorati, per cui la risposta va cercata in altri ambiti, partendo dalla data di morte. In età romana, verso la metà del mese di febbraio avvenivano le feste chiamate Lupercalia, ovvero dedicate al dio della fertilità Luperco, dove le donne si facevano frustare per strada credendo fosse propiziatorio. Quando il Cristianesimo divenne religione di stato, tali atti sfrenati, in completo contrasto con la nuova rigorosa morale, furono sostituiti e questo rito di passaggio verso la nuova stagione avrebbe dovuto simboleggiare qualcosa legato all’amore tra le persone. Nacque così, con ogni probabilità, il legame tra San Valentino e gli innamorati, che grazie ai monaci si propagò in tutta Europa, tanto che nel mondo anglosassone è una festività molto sentita e ricordata. Taluni ricordano come anche gli uccelli iniziano i rituali di accoppiamento verso


FOCUS SPOSI Bigamo. A sua insaputa Va in comune per chiedere un certificato di matrimonio e scopre di essere sposato con un uomo da 40 anni. L’uomo, sposato, ha scoperto di essere bigamo: “Non ne sapevo nulla”

S la metà del mese di febbraio, per cui appare come una perfetta anticipazione dell’arrivo della primavera. Il corpo di San Valentino fu seppellito lungo la via Flaminia a Terni: sopra la sua tomba venne in seguito costruita una basilica che contenesse le sue spoglie, seppur molte reliquie siano conservate in molte parti d’Italia in chiese e monasteri. Ora è tradizione scambiarsi il biglietto d’amore tra innamorati, un rito che ha conquistato tutto il mondo, ma che purtroppo riveste spesso per le persone più una valenza tradizionalistica che simbolica. Michele Zanchetta

www.bellottopose.it info@bellottopose.it

copre, a sorpresa, di essere sposato sia con la moglie che con un uomo. Protagonista dell’incredibile vicenda è un cittadino calabrese di Castiglione Cosentino. Tutto è iniziato quando Giovanni si è recato presso l’ufficio comunale per ottenere il certificato di matrimonio necessario per un atto notarile. Tutto sembrava procedere normalmente fino a quando l’impiegata, durante l’estrazione del certificato di nascita, ha fatto una scoperta sorprendente. Giovanni non solo era sposato con la sua attuale moglie, ma risultava anche sposato con un uomo inglese di cui lui non aveva la minima consapevolezza. La sorpresa è stata ulteriormente amplificata dal fatto che il matrimonio con il presunto secondo coniuge risale al 7 agosto

1982, ben 42 anni fa. Ma Giovanni non ha idea di chi possa essere quest’uomo. Quello che è sicuro è che il comune di Cosenza ha commesso un errore nel registro matrimoniale, e sorprendentemente nessuno si era mai accorto di tale incongruenza prima di quel momento.

Ci si sposa sempre più tardi In Italia ci si sposa sempre più tardi. Molti i motivi: il mutamento nei modelli culturali, l’allungamento dei tempi formativi, l'aumento della scolarizzazione, le difficoltà nell'ingresso nel mondo del lavoro e la sua precarietà: i giovani che restano in famiglia fino alla soglia dei 35 anni è pari al 61,2% (quasi tre punti percentuali in più in meno di 20 anni).

CERAMICHE MOSAICI MARMI E PIETRE

Giovedì 29 febbraio 2024 | 37 Il Quindicinale


RUBRICHE IL CIBO. LA PRIMA MEDICINA

I

Problemi Sociali a cura di Michele Cais

ppocrate, famosissimo medico greco (famoso per i suoi metodi di ricerca e cura) nato nel 450 a.C. (avanti Cristo) padre della medicina diceva che il cibo è il più potente farmaco a disposizione dell’uomo. “Per questo sono convinto - diceva - che una efficiente terapia è quella che si pratica in cucina”. Dieta, in greco, significa “stile di vita”. Nel mondo aumentano cardiopatie, diabete e tumori, e oggi si parla tanto del riscaldamento globale che è un’enorme minaccia, ma non parliamo abbastanza di un’altra grande e concreta minaccia che è quella dell’assistenza che sarà sempre più ingovernabile. Nei giorni scorsi è comparsa sulla stampa la notizia di una ricerca eseguita nel Regno Unito i cui risultati dimostravano come il regolare consumo di yogurt fosse associato a un minore rischio di sviluppare il diabete. Risultati di questo genere sicuramente suscita-

no grande interesse tra il pubblico. Da qualche tempo ad esempio, lo yogurt è pubblicizzato come un mezzo per ridurre il colesterolo e aiutare

la flora intestinale. Che le verdure (fresche) debbano essere alla base di un’alimentazione sana è stato ripetuto all’infinito. La verdura assicura un buon apporto un buon apporto di vitamine, sali minerali e fibra (quest’ultima importante per la regolarizzazione delle funzioni intestinali, e ridurre l’assorbimento di grassi e zuccheri). Quella dell’effetto protettivo dello yogurt nei confronti del diabete è un’altra delle tante osservazioni concernente le proprietà degli alimenti. E non è, ovviamente l’unico esempio. Una riduzione del rischio del diabete è stata anche associata al consumo del caffè. Come noto questa bevanda, tanto cara alla nostra tradizione, contiene caffeina, ma anche altra sostanze il cui ruolo benefico sull’ organismo è ancora in fase di studio. Come tutti i farmaci però anche l’alimentazione non può fare miracoli e va utilizzata cocn parsimonia e attenzione.

I 700 ANNI DALLA MORTE DI MARCO POLO

il Cuore Veneto a cura di Alberta Bellussi

Fresco di stampa: “Il Milione” nell’edizione realizzata da De Bastiani in occasione dei 700 anni dalla morte di Marco Polo

Non vi fu mai uomo, né cristiano né saracino né tartaro o pagano, che mai cercasse tanto nel mondo quanto feci io. Sono Marco Polo, veneziano, e questi sono i colori, i suoni, le luci e le fragranze del mio viaggio, destinato a continuare. Sono Marco Polo, il viaggiatore, e non ho raccontato neppure la metà di ciò che ho visto”. Il Milione 700 anni fa moriva Marco Polo, considerato uno dei più grandi viaggiatori di ogni tempo, un simbolo senza tempo della inestinguibile sete di conoscenza e della necessità di scoperta mai paga degli uomini. Il grande mercante e viaggiatore Marco Polo si spegneva nel 1324, settecento anni fa, all’età di settant’anni. Era nato a Venezia, anzi sembra in Dalmazia che al tempo era veneziana, nel 1254 da una famiglia di mercanti in affari con Costantinopoli e il Mar Nero. Sarà proprio insieme al padre Niccolò e allo zio Matteo, che Marco Polo, all’età di circa diciassette anni, partì dal sestiere veneziano di Cannaregio alla volta dell’Oriente,

Il Quindicinale 38 | Giovedì 29 febbraio 2024

lungo quella che poi verrà appellata la Via della seta. Marco Polo viaggiò intraprendendo una strada lunga circa quindicimila chilometri fra andata e ritorno, nelle misteriose terre di Levante con gli occhi colmi di stupore e con la volontà di conoscere le antiche culture orientali. Il viaggio durò ventiquattro anni. In questo quarto di secolo circa, Marco Polo attraversò luoghi mitici come la Cappadocia, il Deserto dei Gobi, il Kashmir, il massiccio del Pamir, e fece tappa nelle città di Trebisonda, Baghdad, Tabriz, Samarcanda, Lanzhou, Karakorum, Pechino, Xanadu, Pagan e Costantinopoli. Frequentò anche la corte di Kublai Khan, nipote del celeberrimo Gengis Khan e Gran Khan del vastissimo Impero mongolo, svolgendo per il sovrano compiti diplomatici. Ritornato in Occidente, nel 1298 l’esploratore finì in prigione, catturato dai genovesi in Asia Minore. In carcere incontrò Rustichello da Pisa che appassionato delle vicende di Polo in Oriente decise di scriverne le memorie – adoperando la lingua d’oïl –

dando vita a Il Milione, fra i più conosciuti resoconti di viaggio della storia della letteratura. Le manifestazioni per celebrare il mercante viaggiatore saranno molte quest’anno a Venezia. A lui è stata dedicata l’edizione 2024 del Carnevale di Venezia dal titolo “Ad Oriente, il mirabolante viaggio di Marco Polo”. L’epopea di Marco Polo sarà al centro, anche di una mostra allestita a Palazzo Ducale di Venezia dal 6 aprile. La mostra incentrata sulla vita e le mirabolanti avventure di Marco Polo si chiamerà “I mondi di Marco Polo. Il viaggio di un mercante veneziano del Duecento” e comprenderà molti oggetti già presenti nella collezione della Fondazione Musei Civici di Venezia e tanti tesori provenienti da varie parti del mondo: manufatti, reperti e opere artistiche. A Marco Polo saranno dedicate anche la mostra L’Asse del tempo. Tessuti per l’abbigliamento in seta di Suzhou al Museo di Palazzo Mocenigo di Venezia.


RUBRICHE PARLIAMO D’AMORE NON TI DICE TI AMO Perché il partner non ti dice ti amo? I motivi per cui una persona non pronuncia questa parola pur provando il sentimento d’amore possono essere diversi. Dal pudore, alla paura di essere vulnerabile, al timore di non volersi impegnare in una relazione importante, ma anche al dubbio che effettivamente sia amore. Quando queste due magiche parole stentano ad arrivare , si innescano delle paure che mettono in discussione i sentimenti e spesso frenano chi dei due vorrebbe invece pronunciarle. Dire ti amo rappresenta sempre un passaggio a qualcosa di più stabile, più definito. Qualcuno, rimasto ferito da una precedente relazione, rimane trattenuto per paura di esporsi troppo. Alcuni uomini si sentono fragili o troppo teneri nel dire ti amo perché di solito sono educati più verso l’azione che la comunicazione. Ma la difficoltà a dire TI AMO rappresenta anche difficoltà nella comunicazione dei sentimenti in genere.

Io suggerisco di iniziare (a chi non l’ha mai detto) o di ricominciare (per chi l’ha dimenticato) scrivendo TI AMO in un bigliettino di carta e poi nasconderlo in un luogo nascosto, dove il/la Partner potrebbe trovarlo. Quando lo troverete, ringraziate nei giorni successivi per il bel gesto. Questo rinforzerà le buone azioni. FLATI VAGINALI Mi rivolgo a quelle donne che rinunciano ad alcune posizioni sessuali o addirittura ad alcune attività sportive perché durante certe posizioni dalla vagina esce una brutta scoreggia. Si chiamano flati vaginali o Queef e… tranquille, non comportano alcun ri-

schio per la salute ginecologica. Tutto quel gas non ha odore di gas. Potrebbe essere una debolezza delle strutture di supporto. Sì, i muscoli che circondano la vagina si sono indeboliti terribilmente, ma anche lo stantuffo del pene avanti e indietro, in un canale chiuso può portare dentro aria in determinate posizioni e quest’aria deve per forza uscire una volta che vi posizionate dritte. Accade più spesso alle donne molto magre. Si può prevenire durante l’attività sessuale? Direi di no, per evitare di perdersi la bellezza delle posizioni che creano piacere durante il rapporto. E se ti capita durante l’attività fisica, ti consiglio di inspirare quando i muscoli che circondano la vagina sono rilassati ed espirare contraendo quei muscoli quando devi fare l’esercizio di risalita delle gambe verso l’alto o quando poni il bacino obliquo. Mantieni la contrazione quando riporterai le gambe loro posto e cerca di non spingere con i muscoli addominali. Se non funziona forse hai bisogno di una ginnastica di rinforzo.

Tabù a cura della dott.ssa Fanny Guidolin Specialista nella riabilitazione delle disfunzioni pelvi perineali Consulente Sessuale

GLI ORATORI SCOMPARSI DEL MONTE ALTARE

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ella zona del Monte Altare, tra boschi e prati, esistevano i due oratori di San Giovanni e di Santa Elisabetta, scomparsi da oltre un secolo in seguito alle soppressioni napoleoniche del 1810. E’ interessante la loro presenza sui versanti di questo rilievo, perché appare come l’unica conosciuta su un colle dall’antichissima frequentazione. Secondo Basilio Sartori i due oratori si trovavano in un area vicino a Case Posocon, che in passato era nota come Postcastro di Ceneda, trovandosi dietro la collina del castello di San Martino. San Giovanni è citato per la prima volta nel 1255 e successivamente in un beneficio del 1289, ma fu rifatta poco dopo perché nel 1302 l’oratorio viene definito “novo”. Dalle notizie seicentesche sappiamo essere più grande, con una campanella per chiamare le funzioni posta tra due pilastrini. In cima al colle San Paolo, sulla sella tra

i ruderi del castello di Sant’Elia e l’oratorio, un archetto disegna un portale conosciuto ancora oggi come Porta di San Zuane, perché scendendo lungo il sentiero si raggiungeva la chiesetta di San Giovanni. Santa Maria ad Elisabetta (quindi la Visitazione) compare più tardi nelle fonti, infatti, nel 1472 viene citata nel testamento di Antonio Benvenuto da Osigo, detto Rugamala di Madeago di Belluno, che lasciò cinque soldi a ogni cappella cenedese. Da una cronaca di una visita pastorale del vescovo Albertino Barisoni, sappiamo che fu ingrandita intorno al 1665, grazie anche ad un beneficio della famiglia De Lotto Nel 1785 il Lotti ricorda che erano distanti “…quanto un tiro di pietra…”, infatti, entrambi dipendevano dalla benestante fraglia o Confraternita di San Giovanni Battista ed erano talmente legati tra loro che in caso di festività venivano scambiati i paramenti sacri.

Autorizzazione Ufficio per l'Arte Sacra e i Beni Culturali Diocesi di Vittorio Veneto n°1253.189/2015

La fede tra le colline a cura di Michele Zanchetta

A sinistra: il colle di San Paolo visto dalle pendici del Monte Altare

Giovedì 29 febbraio 2024 | 39 Il Quindicinale


RUBRICHE REVINE LAGO TRA STORIA E NATURA

Alla scoperta delle Prealpi

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isitare Revine Lago ed i suoi

borghi significa compiere un a cura di tuffo nel passato. Le stretGiovanni te viuzze, i cortili, i “porteghi”, i muri Carraro delle case in pietra calcarea, sono uno

Giovanni Carraro

Giovanni Carraro

Alla scoperta delle Colline del Prosecco

di Conegliano e Valdobbiadene

Alla scoperta delle Colline del Prosecco di Conegliano e Valdobbiadene

40 itinerari a piedi, 405 km di sentieri Il Cammino delle Colline del Prosecco nell’area Patrimonio dell’Umanità

straordinario esempio di architettura rurale che accomuna le frazioni poste sulla fascia pedemontana attorno ai laghi della Vallata. Un percorso ad anello ci consentirà di vivere queste emozioni, passeggiando tra storia e natura a cavallo tra i comuni di Revine Lago e di Tarzo. La partenza è fissata al parcheggio del Parco del Livelet, nei pressi della frazione di Lago. In breve, ci portiamo all’inizio del sentiero naturalistico che percorre in senso orario la sponda del lago di San Giorgio e lo seguiamo fino al Lido, dove è presente una spiaggetta molto frequentata specialmente nella stagione estiva. Subito dopo lasciamo il percorso per seguire un caratteristico viottolo lastricato, l’Andreona, che conduce al centro di Lago, dove attraversiamo la provinciale per proseguire su via San Giorgio e successivamente su via Dell’Acqua, entrando così in quella che fu l’Antica Via Maestra, anche detta “Strada Vecia”. Camminando verso est su via Cal delle Viole, incontreremo il sito archeologico di San Martino, dove esisteva una delle più antiche chiese di tutta la pedemontana. Oggi quel che Le Colline del Prosecco di Conegliano e Valdobbiadene rappresentano un indiscutibile patrimonio di cultura e di bellezze paesaggistiche dove trovano spazio proposte di escursioni a piedi, alcune del tutto inedite, inserite nel

territorio di 29 comuni della Core Zone UNESCO, della Buffer Zone e della Commitment Zone. Una guida che offre passeggiate adatte a tutti, dalle semplici camminate di pianura tra borghi e città d’arte, agli itinerari più impegnativi e avventurosi sui rilievi maggiori della dorsale collinare.

405 km di sentieri costituiti da 40 percorsi base e 29 varianti, comprendenti il Cammino delle Colline del Prosecco da compiere in quattro tappe giornaliere tra Vidor e Vittorio Veneto. I singoli itinerari sono minuziosamente descritti e corredati da mappe Tabacco, altimetria, grado di difficoltà, distanza,

georeferenziazione, foto di dettaglio e approfondimenti storici e culturali. I tracciati GPS sono scaricabili nel sito www.collineconeglianovaldobbiadene.it.

Percorso tratto dal libro “Alla scoperta delle Colline del Prosecco di Conegliano e Valdobbiadene”, di Giovanni Carraro, De Bastiani Editore

Grado di difficoltà: escursionistico Punto di partenza ed arrivo: Tarzo, Piazza IV Novembre Tempo richiesto: 2h 30’ Aumento di quota: m 331 Distanza: km 7,9 Info e dati: www.ibit.ly/5GF47

Il Quindicinale 40 | Giovedì 29 febbraio 2024

resta è una piccola porzione dell’ab- localmente “pioi”, mentre camminiamo side. Subito dopo, entriamo nella bor- su un bel fondo lastricato. Scesi sulla gata di Santa Maria passando di fronte provinciale, continuiamo su via Mellera all’omonima chiesa risalente al 1170 e fino a Pian del Pos, il cui toponimo si poco dopo deviamo a sinistra in località rifà all’antico pozzo visibile sulla siniMonastier, per poi proseguire sull’Anti- stra. Un altro sito di interesse storico è il ca Via Maestra che d’ora in poi diventa Lavatoio alle Lame, che raggiungeremo sentiero. Il tracciato, molto ben marcato camminando su via Sotto Cal, mentre e caratterizzato da lievi saliscendi, è pro- poco più avanti, ormai fuori dall’amtetto a monte da un caratteristico muro bito urbano di Revine, incontreremo la a secco. Da notare, sulla sinistra, una ciminiera delle antiche fornaci Tomasi che funzionarono fino alla fine costruzione diroccata, ciò che del secolo scorso. Proseguendo rimane di un antico romitoin aperta campagna ritroveremo rio. Sulla nostra destra, inveil sentiero naturalistico che ci ce, di tanto in tanto la visuale condurrà questa volta in riva al si apre tra gli alberi offrenlago di Santa Maria a Caderlin, doci splendidi panorami sui nei pressi dell’omonimo centro laghi e sulle colline di Tarzo. turistico oggi non più attivo. Senza accorgercene entriamo GPS E INFO La stradina compie alcune svolte a Revine, seguendo un breve tratto della strada per Pian de le Femene mentre circumnaviga lo specchio lacue di via della Valle. Camminando su via stre e ci permetterà di apprezzare una San Matteo, patrono del paese, raggiun- varietà notevole di scorci paesaggistici: giamo la trecentesca chiesa arcipretale tratti rettilinei delimitati da file di geldi San Matteo Apostolo per poi scende- si, pioppi e salici, panorami sul lago e re sulla scalinata laterale, costruita nel sui canneti, punti di sosta con pannelli 1721, e proseguire verso est superando tematici, è davvero un piccolo paradiso. il ponte sul torrente Pavei, che qui in Da notare che questo tratto coincide con paese chiamano La Grava. Deviamo sul il segnavia 1052b. In breve, raggiunVicolo dei Portici ed entriamo in uno dei giamo il punto più meridionale del lago più caratteristici agglomerati di Revine, dove sorge il Va de le Femene, un temapprezzando le vecchie case con i tipi- po luogo di incontro delle lavandaie ed ci cortili e i ballatoi in legno, chiamati oggi area attrezzata con giochi per bambini. Continuiamo la circumnavigazione in territorio comunale di Tarzo e, tenendoci a sinistra all’intersezione con la variante per il Canale delle Barche, entriamo a Colmaggiore, seguendo la Via dei Murales fino al successivo borgo di Fratta (vedi itinerario n.23). All’altezza dell’ultimo affresco, “La Frasca” dell’artista Maria Teresa Casagrande, deviamo a destra entrando nella pianura. Effettuate alcune ampie svolte, superiamo il ponticello sulla Taiada, canale emissario dei laghi, per poi ritornare al Parco del Livelet dove si conclude la nostra passeggiata.

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cultura, arte & spettacolo

GLI ULTIMI GIORNI DI AGATHA VON BRAUN

2 e 3 marzo 2024 Vittorio Veneto, Teatro Da Ponte Una casa avvolta dalla polvere porta i segni di una gloria antica. Una contessa senza età canta a una pianta appassita, mentre il suo maggiordomo muto spazza le foglie che cadono imperterrite dal soffitto. Due figure senza tempo in un luogo sospeso, dove l’eternità è un susseguirsi indistinguibile di giorni e di tazzine da tè. Questo delicato equilibrio va in pezzi quando la contessa Agatha Van Braun scopre che il suo calendario termina l’11 novembre. Così Agatha si ritrova ad affrontare l’inconcepibile: per lei non ci saranno più un 12 novembre, una primavera, un Natale, tantomeno un compleanno. Surreale e autentico al tempo stesso, è la parabola tragicomica di una donna di fronte alla finitezza dei propri giorni. Centro Teatale Da Ponte. Info: 0438 550511

ABSTRACT

INQUADRA I VIAGGI

GIORGIO DE CHIRICO

Secondo appuntamento con la rassegna di serate dedicate ai racconti di viaggi con l’ausilio di proiezioni fotografiche. Le serate sono condotte in prima persona dalle stesse persone che hanno fatto il viaggio e che riproporranno le emozioni di quell’esperienza. Le prossime date 5 marzo 2024: Papua Niugini, Il Paese dai materici colori, di Fabrizio Zoldan 9 aprile 2024: Isole remote del nord Europa, Fær Øer, Senja, Vesteralen, Lofoten e Åland, di Fabio Zennaro 7 maggio 2024: Islanda, Avventuroso on the road low cost, di Irene D., Benedetta R., Fabio B. e Giannantonio Z. Organizza l’associazione fotografica Inquadra di Conegliano. Le serate iniziano alle ore 21:00 e sono ad ingresso libero. Info:www.inquadra.info

La mostra “Giorgio de Chirico. Metafisica continua”, prorogata a Palazzo Sarcinelli fino al 17 marzo, porta, per la prima volta, un nutrito gruppo di capolavori del Maestro italiano nella città di Conegliano. Le prestigiose stanze rinascimentali di Palazzo Sarcinelli rappresentano la cornice architettonica ideale per l’esposizione delle opere di un artista che ha sempre saputo confrontarsi originalmente con il passato artistico italiano. La mostra riserva un ampio focus alla stagione neometafisica (1965-1976 ca.) – di cui Fondazione de Chirico possiede la più importante e completa collezione al mondo – in cui l’artista torna a elaborare i temi che popolavano le opere del primo periodo metafisico (1910-1918). Per prenotazioni e informazioni: www.artikaeventi.com/dechirico

Dal 6 febbraio, ore 21:00 Conegliano, Audit. Dina Orsi

Fino al 17 marzo 2024 Conegliano, Palazzo Sarcinelli

FVENDITA araon ceramiche PIASTRELLE, LEGNO PIETRA e ARREDO BAGNO

Giovedì 29 febbraio 2024 | 41 Il Quindicinale


RUBRICHE & ANNUNCI RADICCHIO ROSSO DI TREVISO ALL’AGRODOLCE Piacevole quell’agrodolce che acquisisce il radicchio nella cottura. Può essere accompagnato come antipasto con dei buoni salumi o con i bolliti o con il pesce bollito e può essere conservato in vasi da composta sia con l’aceto sia con l’olio. In cucina con Armando Zanotto

Ingredienti per 4 persone: 6 cespi di radicchio rosso di Treviso tardivo 1/4 lt di aceto di vino bianco 70 gr di zucchero di canna 3 foglie di alloro 2 ramoscelli di rosmarino 8 grani di pepe nero 4 chiodi di garofano 2 pezzetti di cannella in canna ½ lt di acqua e vino bianco 4 bacche di ginepro Sale Preparazione: Mondate il radicchio dalle cime e di parte della radice e

tagliate nel senso della lunghezza in 4 parti. Lavatelo. In una casseruola capace versate l’aceto il vino , l’acqua , il rosmarino, le foglie d’alloro , lo zucchero, il pepe, i chiodi di garofano, la cannella, sale quanto necessario, facoltativo uno spicchio d’aglio. Fare bollire il tutto per 5 minuti, tuffatevi il radicchio lasciandolo bollire per

ANNUNCI

LA LANTERNA DI DIOGENE

a cura di Nello Della Giustina

4-5 minuti, toglietelo conservando l’acqua, vino e aceto lasciando raffreddare sopra un panno il radicchio. Ben freddo sistemarlo in vasetti da composta e coprirlo con l’aceto,acqua,vino della cottura oppure con l’olio. Trascorsi 5 giorni può essere consumato su vari piatti a vostro desiderio.

“Al mondo non vi sono né felicità né dolore assoluto. La vita di un uomo felice è un quadro dal fondale d’argento con stelle nere. La vita di un uomo infelice è un fondale nero con stelle d’argento”, Honoré del Balzac; “Il dolore è il filo con cui la stoffa della gioia è intessuta”, Henri de Lubac. Il grande romanziere dell’Ottocento e il grande teologo del Novecento esprimono in modo poetico l’alternarsi nella vita umana di momenti felici e meno felici: già Omero 2800 anni fa diceva che alla porta di ciascuno vi stanno due otri, uno che contiene i mali, l’altro i beni, aggiungendo che è felice chi riceve più beni che mali. Fonte delle due citazioni il Breviario domenicale di Gianfranco Ravasi.

Vendo attività (gelateria da asporto) nella parte ovest della Germania. No perditempo. Chiamare al 3921963615 Vittorio Veneto. Vendesi stabile attualmente adibito a negozio in zona Frati in via Garibaldi, situato in edificio storico ristrutturato, pavimento antico e travatura a vista. Circa 100mq. Tel 0438.53258. Vittorio Veneto. Signora cerca abitazione in affitto con un po’ di verde a Vittorio Veneto o paesi vicini. Tel 347 3756363 Vendesi smielatore in acciaio, capienza 4 favi, usato poco, come nuovo. Euro 100. Tel 339.2686916 Vittorio Veneto. Cercasi appartamento anni ‘70-’80-’90 per acquisto, munito di ascensore e riscaldamento autonomo. Zona centro o Costa di Vittorio Veneto, purchè vicino ai servizi. Tel 347 2668688

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Il Quindicinale 42 | Giovedì 29 febbraio 2024

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ISSN 2784-9716

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