Quindicinale 1059 - 31 gennaio 2024

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1059 Informazione cultura e tempo libero Anno XLIII n.2 | 31 gennaio 2024 | € 2,50

Fondato da Dario De Bastiani nel 1982

Tiziana Gottardi fotografata da Andrea Armellin

Poste italiane spa - Spedizione in abbonamento postale D.L. 353/2003 (conv. L.27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 1, CNS TV - Periodico di informazione, cultura e tempo libero - Anno XLIII n.2 - 31 gennaio 2024 - Euro 2,00 - Contiene I.P.

QUARTIER DEL PIAVE Tutti pazzi per le meridiane

Mercoledì delle ceneri: torna l’appuntamento con l’aringa e le sue declinazioni culinarie

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CONEGLIANO Al tempo dei ghiacciai

Fish and renga

ISSN 2784-9716

VITTORIO VENETO L’Anse e la centrale di Nove

Lady Bottecchia

Tiziana e il museo del campionissimo


L’ABATE ASSASSINO

E altre storie di contrabbandieri, criminali e suicidi, di Pompeo Gherardo Molmenti

1 anno di Quindicinale

36,90€

Amanti delle storie oscure, dei delitti, dei tradimenti, dei complotti oltre la soglia di casa, degli avvelenamenti nel…brodetto, questo libro è per voi. Racconta infatti vicende truci ambientate nelle nostre terre, che hanno come protagonisti nomi noti: Marcantonio Brandolini (l’abate assassino), il conte Altan (che finì decapitato), la bella Vendramin (che si suicidò), l’uomo selvatico che mangiava solo erbe e che nessuno ha mai saputo se fosse un matto o un grande filosofo. Storie di secoli fa, vere e documentate che tengono col fiato sospeso, anche da un sorriso.

ESCURSIONI PER TUTTA LA FAMIGLIA SULLE DOLOMITI A cura di Eleonora Solero e Mattia Pizzoli

1 anno di Quindicinale

36,90€

Dolomiti, ed è subito meraviglia. Per i grandi, ma anche - forse soprattutto - per i piccoli. Due esperti escursionisti come Eleonora e Mattia hanno selezionato per tutti noi 45 tra le più belle escursioni da fare sulle Dolomiti. Per vivere la bellezza delle cime, dei pascoli, dei laghi, della natura d’alta quota in tutta sicurezza, senza rinunciare al piacere della sorpresa, dell’incanto, del bello di una flora e di una fauna uniche al mondo.

1 anno di Quindicinale

2024

41,90€

VAJONT. QUELLA NOTTE IO C’ERO

Racconti di chi è sopravvissuto di Paolo Munarin

PÈDO ‘L TACON DE ‘L BUS

Proverbi, modi di dire e soprannomi raccolti lungo il fiume Piave di Fulcio Bortot

1 anno di Quindicinale

41,90€

Anche il grande Umberto Eco, che non era veneto, a volte citava in dialetto l’espressione idiomatica che dà il titolo a questo libro. Pèdo ‘l tacon de ‘l bus è uno dei tanti modi di dire, autenticamente nostrani, che rimandano a una saggezza antica, ma ancora attualissima, a una filosofia del vivere che un po’ abbiamo perso per strada. Ma che riconosciamo come familiare. Un viaggio nei proverbi e nelle locuzioni de casada che ci fa sentire parte di una comunità sincera e che, con un sorriso, ci aiuta a cogliere la vera essenza della nostra vita.

A sessant’anni dalla catastrofe del Vajont - la più grave tragedia della nostra storia repubblicana per numero di vittime - una testimonianza condotta sul filo della memoria e dei racconti di chi si è salvato. A ricordare l’orrore del disastro che in quattro minuti di apocalisse spazzò via Longarone e tante frazioni contermini è uno dei longaronesi che miracolosamente si salvarono. Paolo Munarin il 9 ottobre 1963 non aveva nemmeno compiuto un anno. Ma l’eco dell’acqua, della luce irreale, il frastuono della distruzione echeggia ancora nel suo cuore.

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PRIMO PIANO

Che dici se ti chiamiamo Lady Bottecchia? Incontro con gli occhi azzurrissimi e la vivacità pragmatica di Tiziana Gottardi, presidentissima della Pro Loco di Colle Umberto che sta varando un calendario pirotecnico per ricordare Ottavio Bottecchia, che ha in cantiere un paniere di iniziative per valorizzare il suo comune di adozione, e che ci regala uno dei motti più ambiti: uno fa per uno, due fanno per tre. E se lo dice lei che - da sola - ha fatto deviare il Giro d’Italia c’è da crederci

testo di Emanuela Da Ros fotografie di Andrea Armellin

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ar cambiare itinerario al Giro d’Italia: fatto. Creare un Museo dedicato a Ottavio Bottecchia: fatto. Volare a Dubai per presentare un progetto etico-sostenibile promosso anche dal Consorzio delle Pro Loco delle Prealpi: fatto. A Tiziana Gottardi, presidente della Pro Loco di Colle Umberto, la spunta riesce bene. Nel lungo e vivace elenco di iniziative che propone con gli undici membri del Consiglio direttivo e al centinaio di volontari dell’associazione i progetti concretizzati (o in via di realizzazione) sono moltissimi.

E alcuni davvero ambiziosi. O audaci. O sorprendenti. In vista dell’anniversario che cent’anni fa portò il collumbertese Ottavio Bottecchia nell’olimpo delle glorie ciclistiche internazionali, Tiziana e la “sua” Pro Loco, in sinergia con il comune di Colle Umberto, il 3 febbraio inaugureranno il museo dedicato al campione di cui da anni si favoleggiava. Per il momento la struttura verrà ospitata nell’edificio detto “La Mola” in via Tandura e “sarà - spiega Gottardi - un punto di riferimento tangibile per il mondo del ciclismo, fatto di appassionati …in movimento. Un museo dedicato a un mito delle due ruote - venerato soprattutto oltralpe, dove il suo nome viene francesizzato

in Botescià - ma che valorizzerà anche il territorio e lo splendido paesaggio collinare che contraddistingue Colle Umberto. “ “Ma i museo - puntualizza ancora sarà solo uno degli eventi in cartellone per il 2024, visto che in programma c’è uno spettacolo teatrale realizzato ad hoc dall’Accademia da Ponte di Vittorio Veneto, un docufilm con interviste ai pronipoti di Bottecchia e altri progetti che vedranno il diretto coinvolgimento delle scuole e dei giovani.” Le iniziative per celebrare Bottecchia avranno un comune denominatore cromatico: il giallo. “Non è una scelta casuale - spiega Gottardi - . Il giallo è il colore per antonomasia del campio-

Tiziana Gottardi, presidente della Pro Loco di Colle Umberto

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PRIMO PIANO Tiziana Gottardi davanti a una delle case abitate da Ottavio Bottecchia a San Martino di Colle Umberto

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nissimo, perché la maglia simbolo del Tour de France è gialla, e perché la vita e soprattutto la morte di Bottecchia si ammanta ancora di mistero, visto che la sua tragica fine resterà probabilmente un giallo irrisolto”. A Tiziana, durante l’intervista, mi sono scordata di dire che in virtù del pirotecnico anno di celebrazioni, si è già meritata il soprannome di Lady Bottecchia. Chissà se reagirà con un sorriso. Andrea Armellin - il colpevole - giura di sì. “Tiziana - dice di lei Andrea, che è attualmente uno dei due vicepresidenti della Pro Loco di Colle Umberto - ha il talento della simpatia, oltre a essere una forza propulsiva per l’associazione e tutta la comunità. Ma lo sai che tre anni fa è riuscita a far deviare il Giro d’Italia?” Tiziana - LadyBottecchia conferma con un po’ di ritrosia l’impresa. Racconta che nel 2021 ha convinto i dirigenti del giro a passare per Colle Umberto, proprio per onorare la memoria di Bottecchia. E riferisce il dettaglio - chiamiamolo così - come fosse un evento naturale, e semplice. “Devo a mio padre Giuseppe Gottardi buona parte della mia caparbietà nell’affrontare le piccole sfide che mi prefiggo - spiega - e lo spirito pratico che lo caratterizzava e la vocazione al volontariato. Anche se era stato carabiniere per un breve periodo della sua esistenza, visto che poi aveva percorso un’altra strada professionale, per tutta la vita si era dedicato all’Associazione Carabinieri in congedo e negli anni Novanta è stato il primo a portare nel Veneto il mondo della Protezione Civile. Quando è scomparso - dieci anni fa - mi sono fatta tatuare sul braccio un motto che mi ricordasse il suo spirito di iniziativa: Noi siamo infinito. Una frase che me lo fa sentire vicino e che mi guida ancora.” Hai altri tatuaggi meno visibili? Le iniziali dei nomi dei miei figli, Anna, che ora a vent’anni, e Francesco che ne ha 17. E sulla caviglia ho una sorta di incitamento al contrario: Let it be. Un monito che invita, quando è il caso, a lasciar perdere…non gli obiettivi, ma gli screzi, o ciò che può togliere forza e serenità al tuo incedere. Andrea Armellin ammette che tu sei il cuore pulsante della Pro Loco di Colle Umberto. Non è vero. Fin da quando ho assunto la presidenza, il 17 febbraio del 2020, ho pensato che il bello dell’associazione è la sua indole corale. Operare

insieme non solo è piacevole, ma consente di portare a termine progetti che altrimenti sarebbero insostenibili. Uno fa per uno, due fanno per tre. E’ un altro dei motti che mi accompagnano. Il fatto di lavorare insieme oltre che per un aiuto fattivo è fonte di incoraggiamento. Il lavoro all’interno della Pro Loco ha avuto esiti felici perché ci confrontiamo e sosteniamo reciprocamente. E questo è avvenuto anche agli esordi, quando l’attività è stata bloccata dal lockdown. Anche nei mesi di chiusura infatti abbiamo portato avanti un corso e un concorso di fotografia, proprio grazie ad Andrea.” Sei una persona felice? “Sì, sono felice. Soprattutto penso di essere fortunata, perché ho una famiglia che mi sopporta e supporta - e quindi ringrazio Anna, Francesco e mio marito Luca Pilotto - e perché vivo in un posto splendido.” Che vuol dire abitare a Colle Umberto? “Poter vivere in una dimensione ideale, ai margini delle città più trafficate, ma non troppo lontano da centri più serviti sul fronte ferroviario per esempio. Vuol dire trovare l’atmosfera del piccolo villaggio antico, dove il vicinato ha una funzione sociale, dove esiste ancora una realtà di contatto solidale, e poi ogni volta che esco di casa e passeggio scopro sempre, immancabilmente, qualcosa di nuovo, perché Colle Umberto ha eccellenze paesaggistiche, culturali, artistiche…tutte da valorizzare e veicolare.” Originaria di Conegliano, dove è nata 51 anni fa, Tiziana che di professione fa l’agente di commercio per la grande distribuzione alimentare, tra famiglia, professione e volontariato ha viaggiato moltissimo: negli Usa, in Vietnam, in Tunisia, nello Sri Lanka, in Indonesia… Vista la passione per Ottavio Bottecchia, girerai spesso anche in bici, no? A dire il vero…non ci vado quasi mai!


PRIMO PIANO

Un museo per Ottavio È l’unico in Italia: avrà sede nell’antica mola in località Mescolino. Inaugurazione il 3 febbraio COLLE UMBERTO. Cento anni fa Ottavio Bottecchia (1894-1927) vinceva il Tour de France. Fu il primo ciclista italiano a salire sul podio della celebre gara francese nel 1924, vestendo per la prima volta in assoluto la maglia gialla dalla prima all’ultima tappa (suo anche questo primato). E fu pure il primo italiano a vincere due Tour consecutivamente, dato che lo vinse anche l’anno successivo. A Colle Umberto, comune trevigiano in cui Bottecchia nacque e visse a lungo nella frazione di San Martino, prendono avvio le celebrazioni per questo centenario, due anni di eventi che si aprono con l’inaugurazione del Museo “Ottavio Bottecchia”. Si tratta del primo spazio espositivo interamente dedicato al campione della due ruote allestito in Italia. A promuoverlo è la la Pro Loco di Colle Umberto e l’amministrazione comunale di Colle Umberto. «Un progetto - ripercorre la presidente della Pro Loco di Colle Umberto, Tiziana Gottardi - su cui stiamo lavorando da un paio d’anni. Tutto è partito chiedendo a tre pronipoti di Ottavio Bottecchia la loro collaborazione per dare risalto alle gesta del loro antenato, raccogliendo da loro storie, aneddoti e oggetti della vita

del campione. E Franco e Domenico Bottecchia e Renato Zarpellon hanno risposto con generosità. Abbiamo quindi scelto con cura gli oggetti per il museo, così da dare una completezza di visione a chi verrà a visitarlo. Ci sarà una sezione multimediale, ma tutto il resto è materiale originale che racconta la storia di questo grande uomo. Ci sono pezzi identificativi, come ciò che Bottecchia usava per correre, materiale fotografico e stampe, tutti oggetti gelosamente custoditi dai nipoti fino ad oggi e che per la prima volta vengono esposti al pubblico. Inoltre, il fatto di aver ricevuto daloro tanti oggetti ci permetterà anche di fare un allestimento a rotazione, così da offrire al visitatore nuovi spunti nel tempo».

Franco Bortuzzo, caposervizio RAI che a lungo ha seguito la Formula 1 e ora si dedica al ciclismo, durante la recente intervista a Tiziana Gottardi all’interno del Museo Bottecchia per il docufilm RAI in preparazione proprio su Ottavio Bottecchia

La Pro Loco di Colle Umberto

I Ottavio Bottecchia

Il Museo “Ottavio Bottecchia” è stato allestito dai volontari della Pro Loco nell’antica mola (piccolo mulino con maglio e fucina) della frazione di San Martino, in via Tandura, messa a disposizione dal comune di Colle Umberto. «Una scelta romantica come il ciclismo che lui correva – sottolinea la presidente Gottardi con riferimento alla location -. L’immobile si trova nella frazione in cui Bottecchia era nato ed è anche legato alla sua famiglia, perché qui sia suo nonno sia suo papà ci hanno lavorato: qui veniva forgiato il ferro e svolgendo prima attività nei campi, poi come carrettieri, erano legati a questa mola». Lo spazio espositivo sarà inaugurato sabato 3 febbraio alle 15.00.

l Consiglio Direttivo che ha guidato la Pro Loco di Colle Umberto negli ultimi quattro anni è composto da Tiziana Gottardi (presidente), Andrea Armellin (vicepresidente), Ivo Mezzacasa (vicepresidente), Roberto Basei (segretario), Francesca Redio (tesoriere) e i consiglieri Alvise Cherubin, Milli Fullin, Maria Grazia Pastre, Christian Pizzol, Leonardo Martucci, Luca Zambon. Il 9 febbraio alle 20:30 presso la sala San Lawrenz di via Capitano a Colle Umberto si terranno le elezioni per il rinnovo delle cariche sociali. Possono votare tutti i soci in regola con il tesseramento e con almeno tre mesi di iscrizione alle spalle.

Membri del Consiglio Direttivo della Pro Loco di Colle Umberto

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NOTIZIE DALLA MARCA

Le pietre della memoria a Susegana e Pieve di Soligo Realizzate dall’artista Gunter Demig le pietre d’inciampo ricordano internati e vittime del nazifascismo

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ove nuove pietre di inciampo ricordano le vittime del fascismo a Susegana e a Pieve di Soligo. Realizzate dall’artista Gunter Demig e richieste dalle amministrazioni comunali in collaborazione con l’Anpi provinciale, le pietre d’inciampo (in tedesco Stolpersteine) sono un’iniziativa per depositare, nel tessuto urbanistico e sociale delle città europee, una memoria diffusa dei cittadini deportati. Consistono in una piccola targa d’ottone della dimensione di un sampietrino (10 × 10 cm), posta davanti alla porta della casa in cui abitò la vittima del nazismo o nel luogo in cui fu fatta prigioniera, sulla quale sono incisi il nome della persona, l’anno di nascita, la data, l’eventuale luogo di deportazione e la data di morte, se conosciuta. Questo tipo di informazioni intendono ridare individualità a chi si vedeva ridurre soltanto a numero. L’espressione “inciampo” deve intendersi non in senso fisico, ma visivo e mentale, per far fermare a riflettere chi vi passa vicino e si imbatte, anche casualmente, nell’opera. Per leggerla correttamente bisogna chinarsi, rendendo così omaggio al sacrificio di quella persona.

Le pietre di Susegana... Nonostante il freddo, a Susegana, alle nove del 14 gennaio scorso, erano presenti centinaia di persone a seguito del sindaco e del consiglio comunale, che hanno seguito la posa di cinque pietre. Significativo il luogo scelto. Davanti alla biblioteca comunale che sorge dove c’era la Casa del fascio. La cerimonia è stata seguita anche dalla staffetta Partigiana Anna Granzotto con gli studenti dell’Istituto Comprensivo di Susegana che alla fine della posa in opera delle pietre hanno letto quanto preparato

nelle classi sul tema della memoria. Questi i nomi dei cittadini ricordati: Lovatello Guerrino, Modanese Angelo, Zanardo Sante, Zanco Vittorio, Zuccon Massimo.

...e quelle di Pieve di Soligo Più tardi nella sala consiliare del comune di Pieve di Soligo è stato presentato il libro Dopo l’ 8 settembre 1943, del ricercatore Pietro Baratto introdotto dalla vice presidente dell’Anpi Antonella Lorenzoni. Nel volume sono elencati tutti i Resistenti caduti, Internati militari, civili e partigiani dei comuni della provincia di Treviso presentazione aperta dal bellissimo discorso del sindaco di Pieve di Soligo Stefano Soldan. È seguita la posa di quattro pietre davanti al municipio grazie alla volontà dell’amministrazione comunale e dalle sezioni Anpi unificate del Quartier del Piave - Vallata e Valdobbiadene, che sono state dedicate a Angelo Marinelli, Gregorio Salamon, Giovanni Padoin e Luigi Stella. “Queste pietre – è stato eviden-

ziato da Lorenzoni - possono sembrare quasi delle carte d’identità, ma sono dei piccoli monumenti che vogliono restituire dignità di essere umano a chi fu ucciso, far riflettere sull’orrore di ciò che avvenne e vigilare perché ciò che è accaduto non si ripeta mai più. Per dare un significato ancora più profondo alle pietre d’inciampo, Gunter Demnig ha spesso citato il Talmud, testo fondamentale della religione ebraica, che in un passaggio afferma: Una persona viene dimenticata solo quando se ne dimentica il nome. C’è, quindi, chi preferisce non ricordare, chi ha paura della verità storica o vuole continuare a negarla, chi ritiene che la memoria degli orrori del nazifascismo sia “di parte” e non un dovere civile che appartiene a tutti. La memoria non è mai neutra, può creare nuove divisioni così come può provocare nuove sofferenze, ma può anche far nascere dibattiti utili per trovare, giorno dopo giorno, nuovi mezzi per rendere più efficaci e giusti i modi per perpetuare il ricordo e vigilare sul presente”. Omar Lapecia Bis Giovedì 31 gennaio 2024 | 7

L’opera di messa a dimora delle pietre d’inciampo a Susegana e le pietre di Pieve di Soligo

Il Quindicinale


VITTORIO VENETO E VITTORIESE

La forma dell’acqua. Vista dalla Cen Una meta imperdibile. Vicina a casa e ancora poco conosciuta. La Centrale di Nove con i suoi edifici storici (il più antico ha 110 anni) offre la possibilità di conoscere uno dei più importanti impianti idroelettrici del Nordest e di vedere il modellino in scala del Vajont utilizzato prima della tragedia del 1963. Con le guide appassionate dell’Anse, l’Associazione degli ex dipendenti Enel

Roberto Da Boit e Giovanni Della Libera con sullo sfondo la centrale di Nove. In primo piano il modello della diga del Vajont Un volontario dell’Anse con Giovanni Della Libera e Roberto Da Boit

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olto è partito da Nove. La nascita e lo sviluppo dell’industria idroelettrica italiana - e non solo del Nordest - sono rintracciabili a pochi chilometri dal centro di Vittorio Veneto. Tra le vistose tubazioni, gli impianti idraulici e ingegneristici e quei laghi artificiali a cui si dà un’occhiata distratta salendo verso il Bellunese.

Il Quindicinale 8 | Giovedì 31 gennaio 2024

Eppure la Centrale di Nove merita almeno una visita approfondita. Sia perché i suoi manufatti - in particolare la centrale di Nove Vecchia del 1914 e l’edificio delle turbine di Nove nuova del 1925 - permettono di comprendere un po’ più a fondo le dinamiche che stanno alla base dello sfruttamento delle acque fluviali e lacustri a fini energetici, sia per vedere da vicino il modello in scala 1:200 utilizzato dalla Sade per sperimentare gli effetti di una frana nel lago formato dalla diga del Vajont, sia perché la visita viene gestita con maestria e passione da alcuni volontari dell’Anse, l’associazione di solidarietà tra dipendenti e pensionati delle Aziende del Gruppo Enel . L’Anse è un’associazione senza fini di lucro, nata nel 1991, dalla fusione dell’Unione Gruppi Lavoratori Anziani Enel e dall’Associazione Nazionale Pensionati Elettrici, con il patrocinio dell’Enel. Associa i lavoratori in attività e in pensione del Gruppo Enel, i loro familiari e i superstiti oltre che i lavoratori trasferiti dal gruppo Enel ad altre aziende. La sede centrale è a Roma e conta oltre 20 mila

di Emanuela Da Ros iscritti, distribuiti in tutto il territorio nazionale, organizzati in unità territoriali di base raggruppate in sezioni regionali. A Nove, in via Borgo Botteon 27, ha sede il Nucleo Anse di Vittorio Veneto e Conegliano, il cui responsabile è attualmente Giovanni Della Libera. “Il 16 ottobre 2018 - spiega Della lIbera - è stata stipulata tra Enel Green Power e Anse Triveneto una Convenzione che regolamenta gli aspetti organizzativi per l’accesso in sicurezza dei visitatori alla Centrale di Nove prorogando un accordo di collaborazione già sottoscritto nel dicembre 2015. Il compito dei soci Anse è anche quello di accompagnare studenti e insegnanti nelle visite scolastiche e tecniche che avvengono in totale sicurezza”. I soci accompagnatori, senza dimenticare – dicono i colleghi – coloro che li hanno preceduti e ai


VITTORIO VENETO E VITTORIESE

ntrale di Nove

La centrale di Nove

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quali va il loro ringraziamento, attualmente sono: Antonio Pompeo, Giovanni Della Libera, Antonio Da Boit, Fabrizio Dal Puppo, Walter De Gasperin, Annarita De Cesaro, Tullio De Nardi, Bruno Casagrande, Valter Coan, Ivan Mezzaroba e Pietro Sinigalia. Le visite guidate alla Centrale di Nove e al modellino della diga del Vajont vengono effettuate da ottobre a maggio nei giorni di martedì e giovedì dalle 9 alle 12. Dopo la visita studenti e insegnanti hanno la possibilità, previa prenotazione, di usufruire del servizio mensa interno alla centrale. “Oltre alla visita all’impianto - spiega Antonio Da Boit - agli studenti e ai docenti viene spiegato il corretto utilizzo dei DPI ai fini della tutela della sicurezza personale. L’esperienza, la professionalità maturata negli anni precedenti e la visibilità sul territorio ha fatto sì che nel 2023 i soci abbiano registrato 1.860 presenze. Gli studenti delle scuole elementari, medie e superiori provenienti da diverse scuole del Triveneto sono stati 1435, 139 i docenti e 286 i gruppi”.

A Nove le centrali presenti sono tre e si trovano sulla riva destra del lago Restello. La prima, in esercizio dal 1914 è stata dismessa nel 1967. La seconda, chiamata centrale di Nove Nuova o Nove 1925 è in esercizio dal 1925, ma dal 1971 funziona come riserva a un terzo impianto. La parte più emozionante - e commovente considerata la tragedia che ne derivò - della visita riguarda il modellino in scala della diga del Vajont e del bacino artificiale. Tra il 1961 e la primavera del 1962 i professori Ghetti e Marzolo dell’università di Padova per verificare gli effetti idraulici sulla diga e sulle sponde del serbatoio di franamento fecero una prima serie di cinque esperimenti e una seconda tornata di 17 esperimenti basandosi sull’ipotesi del geologo Muller che aveva previsto una frana di un milione di metri cubi di roccia e terra. Purtroppo i risultati sottoscritti dal direttore delle ricerche Augusto Ghetti furono rassicuranti, o presi per tali dalla Sade, che - come sappiamo - voleva collaudare e svendere un impianto che da troppi indizi risultava pericolosissimo.

o sfruttamento delle acque per la produzione idroelettrica nelle nostre zone risale alla fine dell’Ottocento. I sindaci della Magnifica Comunità di Pieve di Cadore allora furono chiamati a valutare la richiesta dell’impresa Colli, Milani, Breda e Zara di derivare dal fiume Piave, presso Ponte delle Alpi, un cospicuo volume d’acqua da immettere nel lago di Santa Croce e da utilizzare nei futuri impianti di Fadalto e Nove. Il progetto in quell’occasione venne bocciato e solo nel 1911 venne autorizzato l’utilizzo delle acque del lago di Santa Croce per alimentare la centrale di Fadalto attraverso una galleria a pressione, lunga due chilometri e mezzo, scavata nella roccia e rivestita in cemento. L’acqua veniva poi scaricata nel Lago Morto per essere convogliata in una seconda galleria a pressione verso la centrale di Nove che entrò in funzione 110 anni fa. Lo scoppio della Grande Guerra limitò lo sviluppo e il potenziamento dell’asta Santa Croce - Val Lapisina - Meschio e gli impianti di Fadalto e Nove vennero sfruttati per l’industria bellica. Alla fine del conflitto tutti gli impianti passarono nelle mani della Società Adriatica di Elettricità. Nel novembre 1918 l’energia prodotta a Nove arrivava a Venezia. Nel 1920 venne presentato un progetto per ampliare gli impianti della val Lapisina e si procedette alla realizzazione della nuova centrale di Fadalto. Gli impianti furono rinnovati con la nazionalizzazione dell’energia elettrica tra il 1967 e il 1971: da allora gli impianti di Fadalto e Nove sfruttano a fondo le portate offerte dal lago di Santa Croce e dal lago Morto.

La centrale di Nove in una foto d’epoca. Si nota la quarta conduttura, oggi non più presente

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VITTORIO VENETO E VITTORIESE

Torna il teatro al “Da Ponte” Ricca programmazione del Centro Teatrale Da Ponte fino al 12 maggio A destra: Edoardo Fainello

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on ha perso tempo il Centro Teatrale Da Ponte. Dopo che il comune ha siglato l’atto di acquisto con Ca’ Spineda srl, società strumentale di fondazione Cassamarca, del teatro “Da Ponte”, il gruppo capitanato da Edoardo Fainello si è messo subito al lavoro per offrire ai vittoriesi e non una rassegna teatrale, apertasi il 13 gennaio con lo spettacolo “Prof!”. Una stagione che scandirà riccamente i prossimi mesi, fino al 12 maggio. «Abbiamo voluto dare la possibilità fin da subito di godere del teatro della città con una programmazione che spazia da un genere all’altro, dal teatro musicale al teatro circo al teatro contemporaneo. Un assaggio per una gestione pluriennale del teatro: parteciperemo al bando non appena sarà pubblicato dal comune» annuncia Fainello. I prossimi appuntamenti prevedono venerdì 2 febbraio alle 21 “Alla meta” del Teatrino Giullare, mentre sabato 10 alle 21 Telaio Teatro

Via Lioni 17 -Vittorio Veneto per info e appuntamenti 334 1397990

Il Quindicinale 10 | Giovedì 31 gennaio 2024

La chirurgia maxillo facciale

porta in scena “L’austriaca”. La compagnia Madame Rebiné porta al “Da Ponte” “La burla”, uno spettacolo mix tra danza e circo. Il Centro Teatrale Da Ponte firma in casa “La locandiera” in scena il 24 e 25 febbraio. Il 2 e 3 marzo la compagnia parigina Lo’Co Theatre con “Gli ultimi giorni di Agata Von Braun”, uno spettacolo di una poesia senza precedenti (programma completo su centroteatraledaponte.it). Fainello promuove l’acquisizione al patrimonio comunale del “Da Ponte”. «Se non si fosse acquistato, il teatro non apriva più – sottolinea -. È stato un passaggio coraggioso. Al di là di quello che può pensare nell’immediato un cittadino, di qui a 20 anni le priorità non sono le buche, ma avere spazi di cultura». Claudia Borsoi

l 16 gennaio ha preso il via l’attività clinica e ambulatoriale dell’Unità Operativa Semplice Dipartimentale (UOSD) di chirurgia maxillo facciale all’ospedale di Vittorio Veneto, con sei posti letto dedicati, all’interno del reparto di Day week surgery multidisciplinare, situato al sesto piano dell’Ospedale di Costa. Il servizio è rivolto alla diagnosi e al trattamento delle patologie chirurgiche del distretto orale e cranio-maxillofacciale, in stretta collaborazione con la storica unità operativa complessa di otorinolaringoiatria del nosocomio vittoriese. La direzione dell’unità è stata affidata al dottor Marco Rossi, specializzato in chirurgia maxillo facciale all’Università degli Studi di Padova nel 2006, che è affiancato dalla dottoressa Valentina Basile.


VITTORIO VENETO E VITTORIESE

“Puntiamo al candidato unico” Vittorio Veneto al voto: Rinascita Civica, Civica Dus e Pd al lavoro per individuare il loro candidato, che non sarà De Antoni

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l centrosinistra a Vittorio Veneto punta ad avere un candidato sindaco unitario alle prossime amministrative della primavera 2024. A confermarlo stamane, 6 gennaio, nel corso di una conferenza stampa sono stati i consiglieri comunali di Rinascita Civica, civica Dus e Partito Democratico, tutti all’opposizione, riuniti per tracciare un bilancio di questi ultimi cinque anni di amministrazione a Vittorio Veneto. «Chi verrà – ha detto il consigliere Roberto Tonon (Pd), già sindaco della città – sarà costretto a ricostruire l’ossatura degli uffici comunali visto che in questi anni si sono persi cinque dirigenti, passati ad altri enti. E i risultati si vedono». «Chi prenderà in mano la città – ha fatto eco la consigliera Pd Barbara De Nardi – avrà un lavoro importante da fare per far riacquisire a Vittorio Veneto quel ruolo che un tempo aveva nel circondario». Se nel 2019 Rinascita Civica-Partecipare Vittorio e Pd-civica Dus ebbero due candidati sindaci distinti, Alessandro

De Bastiani per il primo gruppo, Marco Dus per il secondo, alle elezioni 2024 puntano ad un candidato unitario del centrosinistra. «Stiamo cercando di realizzare un fronte unito con un unico candidato sindaco – ha spiegato De Bastiani, affiancato dalla consigliere Mirella Balliana, sempre di Rinascita Civica, dai consiglieri Pd Tonon e De Nardi, e dal consigliere della civica Dus Giulio De Antoni -. Il percorso è ancora lungo. Personalmente starei anche in panchina alle prossime elezioni. Il lavoro di un consigliere comunale di opposizione è molto impegnativo. Ma il fatto che la nostra città, purtroppo, sia sempre più il fanalino di coda, spinge comunque ad impegnarsi». «Siamo al lavoro – ha confermato De Nardi – per costru-

ire una coalizione». «Servono energie giovani – ha detto Tonon, in consiglio comunale da 35 anni -. Sicuramente la prossima giunta sarà meglio di questa fatta praticamente, con esclusione del vicesindaco, di pensionati». Quello di Giulio De Antoni è stato al momento il nome più gettonato come candidato sindaco unitario per il centrosinistra. «Serve una persona giovane e con entusiasmo – ha detto il diretto interessato -. A me l’entusiasmo non manca, ma dalla mia parte non c’è l’età (ha 74 anni ndr). Fare il sindaco richiede parecchie forze e con il passare degli anni queste forze vengono via via meno. Mi ricandiderò come consigliere comunale, ma no per un incarico così importante». Claudia Borsoi

Alessandro De Bastiani, Mirella Balliana, Barbara De Nardi, Roberto Tonon e Giulio De Antoni

A proposito di concessioni cimiteriali Balliana interroga l’Amministrazione sollecitata da numerosi cittadini

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imiteri: tombe e loculi in concessione scaduti o prossimi alla scadenza, rinnovi e rinunce. Il consigliere Mirella Balliana (Rinascita Civica) con un’interrogazione depositata giovedì 4 gennaio chiede all’amministrazione comunale di fare il punto sulla situazione delle concessioni cimiteriali, alla luce delle scadenze

che hanno scandito gli ultimi anni. “Nell’anno 2023 sono scadute complessivamente 346 concessioni di loculi nei cimiteri di Ceneda, Sant’Andrea, San Giacomo e Carpesica – fa il punto Balliana – a cui si aggiungono 63 tombe scadute nel cimitero di Ceneda nel periodo 2016-2021, di cui solo 17 concessioni sono state rinnovate”. “Si chiede all’amministrazione di sapere lo stato di fatto delle operazioni di estumulazione dei resti mortali collocati all'interno delle tombe e dei loculi per i quali non sono state rinnovate le concessioni relative agli anni tra il 2016–2021 e le modalità e i tempi -

scrive - con i quali i manufatti cimiteriali verranno messi nella disponibilità per definire nuove concessioni”. Balliana chiede inoltre di sapere qual è “il piano operativo e l'impegno di spesa nel corrente anno e nelle future annualità con i quali l'amministrazione intende far fronte a questa complessa situazione” “e se le tombe di famiglia che sono attualmente in fase di assegnazione sono conservate in buono stato, considerando che i concessionari stessi devono già pagare la tariffa di concessione che si attesta tra i 7.000 euro e i 20 .000 euro per la durata di cinquant’anni”. Giovedì 31 gennaio 2024 | 11 Il Quindicinale



VITTORIO VENETO E VITTORIESE

Pedoni in sicurezza in piazza Fiume Al via l’atteso cantiere a San Giacomo di Veglia con i fondi della Vittorio Veneto Servizi

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edoni in sicurezza e senza barriere architettoniche. Partono i lavori di realizzazione di un percorso pedonale protetto in piazza Fiume a San Giacomo di Veglia. L’investimento a carico del bilancio comunale è di 200mila euro, coperti da un contributo economico stanziato nel 2022 dalla Vittorio Veneto Servizi, la società titolare delle farmacie comunali e partecipata al cento per cento dal comune di Vittorio Veneto, e finalizzato a dare corso agli interventi previsti nel Peba – il piano

di eliminazione delle barriere architettoniche – di Vittorio Veneto. Con questi 200mila euro sarà realizzato il primo stralcio del percorso pedonale, da via Postumia, dove si innesta la ciclabile del Meschio, a piazza Fiume passando per via dell’Asilo. Con il successivo dalla

piazza a via San Fermo costeggiando la statale Alemagna. Un intervento molto atteso dalla comunità sangiacomese – e più volte sollecitato dall’ex consigliere Maurizio Gomiero insieme al collega leghista Mario Rosset –, che si concluderà nell’arco di quattro mesi, dunque in primavera il nuovo percorso pedonale sarà fruibile. «I lavori sono stati appaltati e con la ditta concorderemo le tempistiche nel dettaglio, in modo da arrecare il minor disagio possibile alle attività economiche davanti alle quali sarà aperto il cantiere» afferma l’assessore Ennio Antiga. I lavori interesseranno nei prossimi mesi il lato di piazza Fiume su cui si affacciano le numerose attività commerciali, dalla pasticceria Dolomiti alla gelateria. Claudia Borsoi

Re del Gelato: la famiglia Maset lascia dopo 30 anni Il messaggio su Facebook”: “L’attività continuerà, ma sarà guidata da nuovi gestori”

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i chiude un’era per il Re del Gelato e per il centro di Vittorio Veneto. La famiglia Maset, che da 30 anni gestisce il noto locale, ha infatti deciso di cedere l’attività. Franco Maset e Caterina Spagnol l’hanno fondata nel 1993, e per tre decenni sono stati un vero e proprio punto di riferimento per tantissime famiglie dell’hinterland

vittoriese. Negli anni anche le figlie Arianna e Romina sono entrate a far parte dello staff della gelateria, che è nota anche per la sua posizione all’incrocio tra la statale Alemagna e via Vittorio Emanuele II. A metà gennaio la famiglia ha pubblicato un post su Facebook per ringraziare i clienti che in tutti questi anni hanno scelto il gelato del “Re”. “È con immenso affetto e gratitudine che intendiamo in quest’occasione farvi degli auguri speciali per questo nuovo anno – si legge nel post -. La chiusura 2023 è stata per noi una chiusura diversa, non solo stagionale: si chiude un’era della no-

A sinistra: Ennio Antiga

Franco Maset e Caterina Spagnol

stra vita e, se vogliamo, anche un po’ della realtà vittoriese. “Re del Gelato” continuerà, ma sarà guidata da nuovi gestori”. “Una scelta difficile per la nostra famiglia, che a questa attività ha dedicato tanta passione, investendo tanto tempo e tante energie e sacrificando spesso la vita privata. 30 anni non sono pochi. In cambio abbiamo tratto immense soddisfazioni personali e professionali e raggiunto tanti obiettivi di cui andiamo fieri. Ma senza di Voi nulla sarebbe stato possibile: ci sentiamo quindi di scrivervi un sincero “grazie”.” O.T.

Caduta e citazione

Primi Comitati di quartiere

Vittorio Veneto. C. A. a fine ottobre 2022 percorrendo a piedi il marciapiede lungo via Dante Alighieri è caduto, inciampando sulla radice di un albero che sporgeva dal terreno. A seguito della caduta ha riportato ferite e traumi. Ora è stato notificato in municipio l’atto di citazione per 42.775,52 euro.

el gennaio del 1974 viene costituito a San Giacomo di Veglia il primo dei 13 Comitati di quartiere previsti dal Comune di Vittorio Veneto. Gli elettori della popolosa frazione si recano in massa a votare per scegliere, tra i 64 candidati, i 30 componenti del Comitato. Sono ben 2.777 i cittadini, pari a circa il 70% degli elettori, che si presentano al voto presso la scuola elementare di piazza Fiume. Il candidato più votato è Bruno Tolot con 258 preferenze, seguito da Livio Cadalt e Luigino De Nadai. Alcuni giorni dopo i 30 consiglieri eletti procedono all’elezione del primo presidente del Comitato. L’ing. Vittorio Zanette, esponente dei partiti di centro, ha la meglio su Rodolfo Meghini, rappresentante delle sinistre unite.

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CINQUANTA ANNI FA a cura di Ido Da Ros

Giovedì 31 gennaio 2024 | 13 Il Quindicinale



VITTORIO VENETO E VITTORIESE

Chiude anche “Griffe”: “Crisi insostenibile” Il Vittoriese perde un altro negozio. Samanta Goattin lo aveva aperto due anni fa rilevando lo storico negozio “Grillo Abbigliamento” CAPPELLA MAGGIORE. La crisi del commercio miete un’altra vittima. Questa volta tocca al negozio “Griffe” di Anzano di Cappella Maggiore, punto vendita specializzato nell’abbigliamento da donna. Samanta Goattin lo aveva aperto due anni fa rilevando lo storico negozio “Grillo Abbigliamento”, uno

dei simboli del commercio dell’hinterland vittoriese. Il negozio di via Dolomiti era aperto da 68 anni e in passato aveva servito intere generazioni di clienti. Samanta aveva aperto la sua attività nel 2021, ma purtroppo il mondo del commercio continua ad attraversare un periodo nero senza precedenti. “Chiudo perché questa crisi è insostenibile – conferma la proprietaria del negozio -. Ora ho lanciato la svendita totale. Nelle prossime settimane invece chiuderò definitivamente”. Solo un eventuale nuovo gestore potrebbe scongiurare la scomparsa del punto vendita. “Mi piacerebbe lasciare l’attività a qualcuno – aggiunge -. Sono pronta a cedergli tutto”. Roberto Silvestrin

Samanta Goattin

“Al Quadrilatero la situazione è peggiorata” La denuncia di Ascom Vittorio Veneto in una lettera della direttrice Secchi all’amministrazione comunale

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’è ancora del malcontento tra i commercianti del Quadrilatero. Sotto alle lente, sempre, ci sono le frequentazioni sopra le righe di alcuni giovani e ragazzi.

«Stamane (l’8 gennaio scorso, ndr) – testimonia la direttrice di Ascom Vittorio Veneto, Antonella Secchi – ho raccolto l’ennesima segnalazione da parte di miei associati che mi hanno detto che la situazione è peggiorata con bottiglie abbondonate, escrementi e anche scorribande da parte sempre delle solite persone. Un degrado invivibile. E quando i commercianti vengono da me, significa che hanno raggiunto una soglia di sopportazione elevata». Uno dei commercianti ha già riferito l’accaduto all’amministrazione

“Mio figlio picchiato in pieno centro”

Mio figlio è stato picchiato in pieno centro”. A denunciarlo è la madre di un 50enne che frequenta il Centro di Salute Mentale di Vittorio Veneto, struttura che si trova presso il “Rione 66”. Secondo quanto riportato dalla madre, l’uomo sarebbe stato pestato nella piazzetta di Galleria Concordia, a due passi dal Csm. I fatti risalgono a giovedì 21 dicembre. “Mio figlio ha ricevuto un pugno in faccia e poi è stato picchiato mentre era a terra – racconta F.F. -. È stato pestato da un ragazzo, mentre gli altri giovani del gruppo guardavano”. “L’ho portato al Pronto Soccorso e ho segnalato il fatto ai Carabinieri – aggiunge la donna -. Per fortuna mio figlio non ha riportato fratture, aveva solo ematomi e abrasioni”. “Servono più controlli – sostiene F.F., che abita insieme alla famiglia in un comune dell’hinterland vittoriese -. C’è un problema di sicurezza in quell’area”.

comunale. Ascom Vittorio Veneto ha invece voluto mettere nero su bianco, con una comunicazione indirizzata al municipio, quanto denunciato dai propri associati. «Ho rappresentato – dice la direttrice Secchi – lo stato di tensione che sussiste nelle attività. Sul lato del Quadrilatero che dà su via Divisione Nannetti la situazione non è più gestibile e contenibile. E quello che preoccupa è che questo degrado intacchi uno degli spazi simbolo del commercio cittadino». Claudia Borsoi

Antonella Secchi

Tir in cimitero Vittorio Veneto. L’11 gennaio scorso un autoarticolato ha abbattuto una porzione del muro esterno del cimitero di Ceneda: il mezzo si trovava in via Cal de Prade e stava svoltando verso via Antonio Canova, proprio all’altezza del camposanto. In quel momento la “coda” del mezzo pesante ha urtato l’angolo del muro esterno e lo ha abbattuto. Via Cal de Prade è stata chiusa al traffico.

Giovedì 31 gennaio 2024 | 15 Il Quindicinale


VITTORIO VENETO E VITTORIESE

Il passato in una cassapanca Riaffiorano in una cassapanca a Maren vecchi quaderni in cui la vita di allora è descritta nella sua semplicità. Il confronto con l’attualità è surreale

La multiclasse delle elementari di Maren nel 1966

A destra: una pagina di uno dei quaderni di O.D.

U

na cassapanca tarlata e zoppicante. Si dischiude gemendo sull’ unico cardine rimasto: polvere, ragnatele, odore d’urina di topo. O.D. frequentava la quarta elementare delle Scuole di Maren. Si iniziò a costruirle nel 1920 con un preventivo di 85 mila lire. La Cooperativa di Nove, vincitrice dell’appalto, portò in loco tutto il necessario a dorso di mulo, salendo da S. Floriano. Si realizzò un’unica aula sufficiente a contenere l’intera pluriclasse; che vuol dire tutti insieme gli alunni di I, II, III, IV e V elementare con un’unica insegnante. Siamo nell’ anno XVII dell’ Era Fascista. Scuola, Lavoro, alto senso della Famiglia. “Ieri era martedì ed io sono venuta a scuola per imparare e poi sono venuta fuori di scuola sono andata a casa e sono andata a lavorare insieme alla Maria. Appena venuta a casa sono andata a raccogliere legna e poi sono andata a prendere il latte in Savassa. Io non sto mai in ozio; io devo aiutare mia mamma perché è a lavorare tutto il giorno in filanda.” (Come oggi, gli inebetiti dal telefonino…). Il 9 marzo: “Ieri il nostro compagno Angelo non è venuto a scuola perché doveva aiutare suo nonno a trasportare le fascine da Cima la Croda fino a S. Floriano. La legna dopo la hanno caricata sui carri e l’hanno trasportata fino a Colle Umberto per venderla. Noi bambini dobbiamo lavorare tanto per i genitori,

Il Quindicinale 16 | Giovedì 31 gennaio 2024

ma quando noi saremo più grandi allora lavoreremo ancora di più per loro che saranno vecchi.” (Come oggi: reddito di cittadinanza - bonus diciottenni). Il 5 aprile “..la Signorina..ci ha dato le pagelle per portarle a casa ai nostri genitori per firmarle. Noi non dobbiamo studiare per il voto, ma per imparare quello che ci servirà per tutta la vita. Noi scolari.. dobbiamo studiare ancora due anni, così quando io avrò finito le scuole elementari aiuterò mia mamma. (Come oggi: riconoscenza intergenerazionale). La devozione religiosa: ”.. Il 13 dicembre: “Santa Lucia tutti la festeggiano perché è una gran Santa, è la protettrice della vista…La notte dal 12 al 13 dicembre si dice anche che la Santa porta le scarpette pieni di doni ai bambini di certi paesi. Noi dobbiamo pregare tanto Santa Lucia che ci mantenga la vista, dono grandissimo di Dio”. E’ il 12 gennaio: “ i contadini hanno molta cura della stalla e degli animali che vi dimorano…in molte stalle si trova una immagine di Sant’Antonio Abate…e il giorno 12 gennaio gli anima-

li ricevono in onore della festa del loro protettore una manciata più generosa di fieno e biada”. Infine l’apoteosi di San Nicolò”…Mi à portato un paio di calse e molti dolci e frutti, biscoti, torone, ciocolata, pere, mele, aranci, cacchi noci.” (Niente play station o minimoto per questa volta). Le gratitudine verso gli animali e il rispetto per l’ecosistema: “..il miele è molto buono e fa bene… Le api ricavano il miele specialmente dai fiori d’acacia e castagno. Le api donano il miele senza nessuna spesa.” (Come oggi: merendine e pesticidi a nastro). “Il cavallo è una bestia quadrupede perché à quattro zampe è utile per tirare il carro di fieno, carbone, calce, legna e molte altre cose, tira le carrozze di trotto, lavora la terra.” (Esclusa ippica da diporto). La bellezza della natura. “…Io conosco i mughetti, le viole mammole, i ciclamini, i narcisi. I fiori si offrono alle persone care…”. (Oggi diffusa maleducazione e sentimenti aridi). Economia circolare: “ …le foglie di granturco servono per dare da mangiare alle mucche. I cartocci bene seccati servono per fare i sacconi dei letti e per aggiustare le sedie e per fare le sporte i fusti servono per bruciare. I tutoli servono per bruciare”. (Oggi compra, usa un pò, getta). Un po’ di propaganda: “ Il mio libro di lettura è molto bello…e parla di suo figlio Fausto cieco ferito nella grande guerra e molti racconti e poesie e figure, la fotografia del Duce, lo stemma del fascio e i balilla. Il Dettato sull’autarchia: “ ..è oro italiano che resta in casa nostra a potenziamento delle nostre volontà creatrici e che non andrà più a impinguare le tasche dei popoli che non ci amano perché gelosi delle nostre virtù fondamente romane.” (Forse oggi siamo esenti dalla propaganda, dalla manipolazione del pensiero? Siamo certi di essere più liberi?). Gli errori di ortografia sono riportati come sono scritti nei quaderni. Ma se essa è imperfetta, da Temi-DettatiRelazioni emerge un bagaglio didattico ben definito, senza sbandamenti. Oggi come andiamo quanto ad avere idee chiare? Michele Bastanzetti


VITTORIO VENETO E VITTORIESE

Un valico trafficato Il 40.000esimo uccello del Pizzoc: un fringuello maschio

FREGONA. C’è un gran traffico in autunno nei cieli sopra il Pizzoc. Non di aerei, ma di uccelli. A certificarlo il lavoro portato avanti dal 2013 dalla stazione di cattura e inanellamento Monte Pizzoc nell’ambito di un progetto di studio della migrazione autunnale dell’avifauna – inserito nel “Progetto Alpi”, programma di ricerca pluriennale coordinato dall’Ispra e dal Muse – in transito sopra al valico classificato nel 2017 come valico montano per la migrazione (e di conseguenza qui è vietata l’attività venatoria), ad oggi l’unico valico montano ufficialmente riconosciuto della regione Veneto. Le stagioni di inanellamento sono curate dal dottore forestale Andrea

Ricorrenze

Dal 2013 è attiva sul Pizzoc una stazione di inanellamento: monitorati oltre 40mila uccelli Favaretto che si avvale di numerosi collaboratori e del contributo dell’associazione nazionale Libera Caccia, dei carabinieri forestali e dell’associazione Faunisti Veneti. Anche l’ultima stagione autunnale - dal 17 settembre al primo novembre 2023 - ha riservato parecchie sorprese. «Gli esemplari catturati sono stati 5.149 con 70 specie differenti in 44 giorni – fa un bilancio Favaretto -. Le specie nuove, non catturate in precedenza, sono state due: smeriglio e canapino maggiore. In 44 giorni di attività sono stati catturati in media 120 individui al giorno, con una media di 17 specie differenti per giorno, a testimonianza di un anno molto intenso e vario». Si è registrato un calo del numero dei pettirossi e dei fringuelli, in aumento invece le peppole. Buona l’annata per i tordi. «Il 23 ottobre è stato un giorno emblematico per noi, col raggiungimento di un traguardo che riteniamo significativo, e cioè l’inanellamento del 40.000esimo uccello del Pizzoc, un fringuello maschio, dall’inizio del progetto nel 2013». Sempre in questa stagione si è registrata la centesima specie catturata sul Pizzoc: lo smeriglio della famiglia dei falconidi. Claudia Borsoi

MARIO FARAON n 21.5.1921 - m 9.2.2003

PALMIRA BALLARIN n 23.12.1927 - m 10.2.2019

Vissero per la famiglia e il lavoro. Chi li conobbe per ricordo, chi li amò per esempio. Bruno, Sergio, Mirella e famigliari

MARIA GABRIELLA MARIN n. 24. 2. 1940 m. 4. 11. 2022

GINO FARAON n. 5. 2. 1932 m. 15. 1. 2010

Vi ricordiamo con immutato affetto. I vostri cari

Vittorio Veneto premia le eccellenze sportive Il premio Fair Play Panathlon International a Franco Dall’Anese

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bravissimi dello sport vittoriese sono stati premiati dall’amministrazione comunale nel corso di una cerimonia il 9 gennaio scorso al Museo della Battaglia. Come ormai tradizione da alcuni anni, in collaborazione con il Panathlon Club Vittorio Veneto l’amministrazione comunale premia gli atleti e le società sportive vittoriesi che si sono distinti a

livello nazionale nell’anno 2023 nelle varie discipline sportive. Ecco chi sono gli atleti premiati: per il ballo Maddalena Cadorin, Emma Bellio, Benedetta Michielin e Mia Rossini (Frenesy); per lo sci l’atleta dello Sci Club Nottoli Nicolò Zago; per il para-taekwondo Margherita Borsoi iscritta al Centro Taekwondo Vittorio Veneto; il vittoriese Giacomo Ndoumbe Lobe giocatore del Rugby Conegliano; i piloti Christian Merli, Achille Lombardi e Paolo Venturi della VimotorSport. E poi le nuotatrici Aurora Zanin e Margherita Serafin della

Nottoli Nuoto; la runner Cristina Viotto di Scuola di Maratona Vittorio Veneto; Nicholas Favero e Simone Bellina atleti dell’asd Ki Do Ryu Kickboxing; la nuotatrice Francesca De Nardi (SIS Verona); la triatleta Anna Gazzari della Sai Frecce Bianche e la ciclista Patrizia Romanello del Torpado Factory Team. Il premio “Fair Play Panathlon International” è stato assegnato a Franco Dall’Anese, ex capitano del Calcio Vittorio Veneto con la motivazione “per saper trasmettere lo spirito di squadra anche fuori dal campo di giuoco”. C.B. Giovedì 31 gennaio 2024 | 17 Il Quindicinale


freodaczionualse

LE MASCHERE, IL RISULTATO DI MARCO E CRISTIAN UNA COPPIA VINCENTE

“Il nostro segno distintivo? Un team unito e una selezione di prodotti d’alta qualità”

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razie ad una storia che affonda le radici nei primi anni Ottanta, Le Maschere è oggi un locale gestito con passione e dedizione da Cristian e Marco, soci rispettivamente da 14 e 10 anni, provenienti da esperienze diverse ma uniti da una sola missione: offrire un’esperienza unica ai propri clienti. Situato in Via Garibaldi 81 a Vittorio Veneto, il bar Le Maschere è molto più di un semplice locale. È quasi un viaggio nel tempo, un luogo dove il vintage si sposa con la modernità per creare un’atmosfera accogliente e familiare. A fare il resto è una squadra ben collaudata e guidata da due soci che negli anni hanno stretto un rapporto solido, di grande amicizia e coesione. Fin dalle prime luci dell’alba, il bar apre le sue porte per delle colazioni ricche e genuine, offrendo una selezione di croissant e prelibatezze dove la qualità la fa da padrone. Pranzo e cena non sono da meno con toast e tostoni fragranti e deliziosi tramezzini dall’ampia scelta di gusti realizzati con materie prime fresche e di alta qualità, oltre a una ricca selezione di birre e drink. Anche il dopo cena prende forma con i nostri squisiti cocktail da gustare in compagnia. “Di tanto in tanto il bar si trasforma in un palcoscenico musicale, offrendo eventi musicali con predominanza di performance dal vivo. La musica diventa così un accompagnamento armonioso alle vostre serate, creando un’atmosfera vibrante e coinvolgente”, raccontano i titolari. Un grande punto di forza del team è poi la cordialità del personale, che ha creato negli anni un’atmosfera definita dai clienti come quella di casa: “La nostra missione – proseguono Cristian e Marco – non è solo quella di soddisfare i palati, ma anche di coccolare chi entra come se fosse un ospite nel salotto di casa.

LE MASCHERE s.n.c. di Lazzari Cristian & C.

Via Garibaldi, 81 VITTORIO VENETO

340 418 9101

Art Cafè "Le Maschere "


VITTORIO VENETO E VITTORIESE

Niente aumento delle tasse Pizzol non prevede aumento di tributi locali. Tra breve sarà aperto anche un centro giovani

SARMEDE. Buone notizie per la comunità di Sarmede. Il sindaco Larry Pizzol assicura che non ci saranno aumenti dei tributi locali per l’anno in corso. “Siamo riusciti – dichiara il sindaco - ad approvare un bilancio di Previsione per l’anno 2024 che non prevede l’innalzamento dei tributi locali. L’aliquota IMU relativa a seconde abitazioni, annessi rustici e aree edificabili rimane allo 0,94%, mentre i terreni agricoli continuano a rimanere esenti”. “A consentire questi obiettivi sono stati diversi fattori come l’ottimizzazione dell’utilizzo degli edifici pubblici, il risparmio derivante dall’efficientamento energetico dell’illuminazione pubblica ed un’ulteriore razionalizzazione della spesa pubblica, senza per altro dimi-

nuire l’attenzione al settore del sociale, della cultura e della scuola”. Il sindaco non manca di fare degli esempi: “Per tutto il 2024 sarà garantito il servizio di trasporto scolastico gratuito per le scuole dell’Infanzia sino alla secondaria di primo grado. Agli inizi di quest’anno partirà a Sarmede un Centro giovani, aperto ai ragazzi dagli 11 ai 14 anni, con l’obiettivo di creare un luogo di idee e di confronto”. “Il 2024 vedrà l’avvio di lavori di difesa del suolo, della mitigazione del rischio idrogeologico e idraulico in varie aree del territorio comunale per una spesa poco superiore a un milione di euro. Non mancheranno ampiamenti dell’illuminazione pubblica. Ci saranno asfaltature e valorizzazione di percorsi pedonali esistenti per una spesa di circa 600mila euro”. “Sarà potenziata anche l’azione di vigilanza del territorio con l’installazione di un sistema di videosorveglianza e di lettura targa esteso per un costo complessivo iniziale di 100mila euro”. R.P.

Tony De Luca nuovo “sindaco”

Ricorrenze ANTONIO DA ROS n 22. 11. 1923 - m 3. 2. 2020 Ti ricordiamo nei nostri pensieri. I figli Gianni, Cesare e Michele

VANNA ROSA BASILE IN PETRIS n 17. 1. 1942 - m 11. 2. 2009 Vanna sei stata grande, anche nella lunga malattia non hai mai voluto esternare la tua sofferenza e il dolore soprattuto nel doverci lasciare. Grazie. Roberto e Giorgio ti ricorderanno per sempre

BRIGIDA MARIN 11. 2. 2011 - 11. 2. 2023 Per dirti che mi manchi da morire... che io ti penso sempre. E che non c’è istante che io non senta la tua mancanza! Sei... sarai sempre nel mio cuore. Figlia Franca, nipoti Chiara e Mirko

MODESTINO COLELLA 8. 2. 2023 - 8. 2. 2024

Il neoeletto consiglio comunale dei ragazzi si è insediato in municipio SARMEDE. Essere cittadini attivi fin da bambini. È con questo spirito che Sarmede porta avanti il progetto del consiglio comunale dei ragazzi (ccr). Prima di Natale il rinnovo delle cariche e l’elezione a sindaco di Tony De Luca. Ad affiancarlo il vicesindaco Axel Pizzol, l’assessore all’educazione alla vita civica e democratica, solidarietà e cura dei rapporti con altri ccr Giulia Da Ros; l’assessore all’educazione al rispetto dell’ambiente

Andrea Ciliberti; l’assessore alle attività culturali, sportive e del tempo libero Giovanni Dell’Antonia; i consiglieri Giacomo Dal Cin, Jasmine Awa Yirga, Davide Barbarotto, Greta Della Libera, Renata Diane Pianca e Davide Pianca, tutti alunni della scuola media di Fregona. «Far parte del ccr è una responsabilità e un impegno per tutti noi, che richiede tanta forza di volontà e disponibilità – afferma il sindaco dei ragazzi -. Il nostro obiettivo è impegnarci negli obiettivi che ci siamo prefissati, sperando di poter portare progetti nuovi che generino benessere alla nostra comunità». C.B.

È passato un anno da quando ci hai lasciati. Rimarrai sempre nei nostri cuori. I tuoi cari

BERTILLA CASETTA n. 16. 9. 1945 - m. 22. 12. 2023 Prematuramente scomparsa, ha lasciato il marito, il figlio, la nuora e i nipoti.

Giovedì 31 gennaio 2024 | 19 Il Quindicinale


FOCUS LA RENGA: mercoledì 14 febbraio

Renga o scopetòn? I pes

Il piatto tipico delle tavole venete con l’immancabile polenta

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n Veneto questo è il periodo dell’aringa, o meglio della renga, e dello scopetòn, pesci poveri ma molto nutrienti che non mancavano mai nemmeno nelle famiglie più povere, anche per la sua facilità di conservazione, che non richiedeva refrigerazione. Insieme al baccalà, costituivano il cibo che accompagnava frequentemente la polenta sia calda che brustolàda, ed erano i piatti ideali per le giornate di magro della Quaresima. Innanzitutto, bisogna subito chiarire e scopetòn non sono lo stesso che pesce, anche se sono spesso scambiati l’uno per l’altro, a causa anche del trattamento di salatura ed affumicatura che li rende molto simili. La renga è l’aringa, di provenienza atlantica, e lo scopetòn è una grossa e panciuta sardina, sempre di origine atlantica. La differenza fra renga e scopeton non è mai stata conosciuta nella nostra terra, ne l’abbiamo trovata precisata in alcun vocabolario dialettale o in altra

Il Quindicinale 20 | Giovedì 31 gennaio 2024

opera di carattere locale. Lo scopeton è stato ed è creduto comunemente il maschio della renga, nonostante sia ben più piccolo. In realtà gli scopetoni sono le comuni sardelle atlantiche, scelte tra le più grosse, salate e conservate come le aringhe e che sono in genere importate con il nome di English pilchard, dai Paesi che si affacciano sul Mare del Nord. Le renghe, da parte loro, si distinguono in renghe da latte (le più tenere) e renghe da uova . Lo scopetòn (non c’è traduzione in italiano…) viene tradizionalmente conservato sotto sale, mentre le aringhe si trovano più facilmente in salamoia, imbustate e sottovuoto. Ovviamente, sarebbero da preferire anche quest’ultime sotto sale, tra l’altro più gustose e con carni più sode e, quindi, che restano più “in sé” anche dopo la cottura. La preparazione di questi pesci è semplicissima e molto apprezzata dalle mie parti. Non c’è differenza tra i due pesci nella preparazione, e nemmeno moltissimo nel sapore, tanto che spesso per ragioni di approvvigionamento spesso si spacciono le renghe per scoppetoni! Omar Lapecia Bis


LA RENGA: mercoledì 14 febbraio FOCUS

sci della Quaresima Polenta e renga (o scopetòn) IL MENÙ DELLA TRADIZIONE MEZZOGIORNO E SERA Gradita prenotazione Via Calcada, 57 - Serravalle di Vittorio Veneto

Tel. 0438 552769

Ingredienti: aringhe o scopeton, olio extravergine di oliva q.b, Per la polenta: 1,5 l di acqua, 400 g di farina gialla,1 cucchiaio di sale grosso. Istruzioni. Togliere i residui di sale dal pesce. Con un coltello squamare le aringhe e lavarle per bene. Spennellarli con lio extra vergine d’oliva e farle cuocere interi sulla griglia (meglio ancora se sulle braci); se necessario ungerle ulteriormente. Quando la pelle dei pesci inizierà a fare le bolle e a bruciacchiarsi, girateli e cuocete l’altro lato. Una volte cotte, aprirle a metà e togliere tutte le lische e la pelle ed eventualmente quel che resta degli organi interni. Mettere tutte le parti su un piatto fondo o una terrina, fate riposare per un paio di ore coperte con dell'olio di ottima qualità, a temperatura ambiente. Per la polenta: in una pentola versate l'acqua e portatela a ebollizione, aggiungete un po' di sale e versate a pioggia la farina. Mescolate con la frusta e portate a cottura (deve essere bella densa). Servire l'aringa a piccole dosi, il sapore è molto intenso, con il suo sughetto con la polenta tagliata a fette e abbrustolita. Potete aggiungere anche un po’ di prezzemolo. Il pesce si conserva per parecchi giorni in frigorifero, ben coperto di olio, diventando sempre più delicato di sapore. Un consiglio che vi posso dare è quello di cucinare alla griglia questi pesci all’aperto o in locale che potete areare facilmente, perchè un pesce alla griglia lascia il segno del suo passaggio… a lungo! Altro suggerimento utilizzate un buon olio extravergine di oliva per la conservazione.

Giovedì 31 gennaio 2024 | 21 Il Quindicinale


FOCUS LA RENGA: mercoledì 14 febbraio

L’aringa moderna E se la consumassimo in versione “fish and chips”?

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Gradita la prenotazione

Resera di Tarzo - 0438 586894 - Chiuso il martedi

CHIUSO DOMENICA SERA E LUNEDI’

Baccalà alla Vicentina

Il Quindicinale 22 | Giovedì 31 gennaio 2024

l calendario ha sempre misurato il tempo separando i giorni lavorativi da quelli festivi. Domeniche, solennità religiose e civili, celebrazioni a carattere individuale e familiare, nella società rurale erano spesso coincidenti con i momenti chiave degli avvenimenti stagionali. Si celebrava l’arrivo della primavera, la semina e la mietitura, la raccolta dell’uva, l’uccisione del maiale. Venivano legate a queste feste delle cerimonie e liturgie tendenti ad imbrigliare la malasorte per il buon esito dell’annata. Fra queste ritualità, due in particolare davano il tono della festività: le liturgie religiose e le abbondanti e gustose mangiate. Il consumare tutti un determinato cibo in un determinato giorno rendeva, per chi crede in questi principi, la comunità più forte e le virtù attribuite a quel ingrediente diventavano patrimonio della collettività. Da questa ragione l’affermarsi dei cibi tradizionali. Con le ceneri il nostro piatto tradizionale è l’aringa o come si dice nel Vittoriese la Renga. Da noi quella più consumata è quella affumicata. Ultimamente ha preso piede una versione più light, cioè meno salata e con meno sentore di fumo, quella appunto chiamata sciocca. L’aringa è un pesce interessante per la consistenza delle carni che anche dopo la cottura ha una certa tonicità e che si presta quindi alle più svariate interpretazioni. Ottimi

sono i filetti passati in un pane grattato aromatizzato e poi grigliati. La croccantezza del pane darà una consistenza molto interessante. Possiamo anche preparala sostituendola alle sarde e preparare degli ottimi bigoli. Anche la cucina di alto livello ha utilizzato l’umile aringa secondo il concetto che l’alta gastronomia non è tale se direttamente proporzionale al costo degli ingredienti. I baschi che con gli scandinavi sono da anni ai vertici della gastronomia mondiale la usano molto nei loro piatti. L’aringa è tipica del nord europa e ha negli scandinavi e negli olandesi i più grandi consumatori. Nei paesi bassi è uno street food molto diffuso e la si consuma cruda... con la cipolla. La ricetta che invece vi voglio proporre prende spunto da un altro street food del nord europa : il fish and chips.

Aringa Fish and Chips con salsa al limone Aioli Ingredienti per 4 porzioni: 16 filetti di aringhe del Baltico, 4 tazze di mollica di pane essiccata e grattata, 4 uova, 4 albumi d’uovo, 4 cucchiai di salsa di soia, olio per friggere Prerparazione. Scaldate l’olio in una pentola. Sbattere l’uovo, salsa di soia e albume insieme. Tagliate ogni aringhe a metà, per il lungo. Arrotolare ogni aringa nel composto di uova. Rimuovere e rotolare nel pangrattato. Friggere fino a doratura. Per le Chips: 8 patate (ottime quelle viola o quelle rosse), 8 tazze di olio per friggere, 4 tazza di mollica di pane. Scaldate l’olio. Tagliare le patate a bastoncino. Friggerle nell’olio la prima volta a 160°. Estrarre e lasciare raf-


LA RENGA: mercoledì 14 febbraio FOCUS

BIGOLI, RENGA, BACCALÀ ANCHE DA ASPORTO Via Soldera, 5 - Carpesica di Vittorio Veneto

Tel. 0438 561102

freddare. Friggere una seconda volta a 180° prima di servirle Salsa Aioli al limone: 2 cucchiai di senape di Digione, 3 spicchi d’aglio, arrosto, 4 tazze di patate lesse, Succo di 2 limoni, Zest di 1 limone, 4 tazze di olio extravergine di oliva, 4 cucchiai di aceto balsamico Mettete la senape, aglio e patate in un mixer e mescolare bene. Aggiungere il succo di limone e la scorza. Versare lentamente l’aceto e l’olio d’oliva.

Cell. 340 2242125

Mescolate bene. Condire con sale e pepe. Per servire, tradizionalmente si servono pesce e patatine in un giornale (...il Quindicinale non è adatto ...troppo lucido, meglio usare della carta paglia), mettere un po d‘insalata in un cono appunto di carta paglia, posizionare sopra il pesce guarnito con aioli e una fetta di limone. La consiglio anche abbinata a una buona birra. Buon appetito!

Ostinet Lorenza & C. s.n.c. di Gava Mareva

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FOCUS LA RENGA: mercoledì 14 febbraio Aringa affumicata con arance e cipolla gelificata al Moscato

Via Grazioli,84 -Vittorio Veneto - 0438 561366

Ingredienti per 4 persone: 1 cipolla bianca, 1 aringa affumicata dorata, 1 arancia Tarocco, Moscato naturale d’Asti, olio, pepe nero, chiodi di garofano, ginepro, timo, latte intero. Preparazione. Sistema l’aringa sotto latte intero, con chiodi di garofano, ginepro e timo secco per 24 ore. Se t’aggrada un sapore meno rustico e sapido, raddoppia il tempo. Poi sciacqua bene, sventra, spella e tagliala a listarelle. Affetta sottile la cipolla e passala nell’acqua calda di rubinetto per 10 minuti. Nella piccola casseruola metti la cipolla a bollire, a capo scoperto, in un buon Moscato d’Asti a fiamma dolcissima, per non meno di quaranta minuti. Poi scola e lascia raffreddare. Sbuccia l’arancia e spellala al vivo, ricavando fette sottilissime, trasparenti alla luce. Iniziando con l’arancia, ricopri il fondo del coppapasta, aggiungendo le listarelle d’aringa e le fettine d’agrume a foderi, fino a terminare il prodotto. Sopra, un ciuffo di cipolla, divenuta trasparente, una buona misura d’olio evo e una spruzzata di pepe nero.

MENÙ DELLA TRADIZIONE

BIGOI IN SALSA E RENGA SI PREGA DI PRENOTARE

CUCINA TIPICA LOCALE

COLAZIONI - PRANZI - CENE ALLA SERA - PIZZA

VIA S. BOLDO 34 -TOVENA - CISON DI VALMARINO - TEL. 0438 85747 Il Quindicinale 24 | Giovedì 31 gennaio 2024


LA RENGA: mercoledì 14 febbraio FOCUS

La “Renga” del Venerdì Santo Storia e tradizione di un piatto da gustare proprio in questo giorno. Ecco perché

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he l’aringa sia un pesce strettamente collegato alla Quaresima e in particolare al Mercore grôt (Mercoledì delle Ceneri; aegrotus: triste, ammalato) e al Venerdì Santo, soprattutto nelle terre che furono della Serenissima, è cosa ormai ampiamente risaputa. E la tradizione di consumare questo pesce del mare del Nord risale ad anni molto lontani ed è strettamente collegata al precetto della Chiesa di astenersi dalle carni e digiunare nel periodo quaresimale, anche in ricordo dei 40 giorni trascorsi da Gesù nel deserto prima di iniziare la sua missione in Galilea e poi in Giudea. In quei tempi lontano in Itali da noi non esisteva l’aringa, non la si conosceva proprio. Fu papa san Leone Magno (+461), ricollegandosi sia alla tradizione ebraica che ad una scelta diffusa nel IV sec. presso i monaci del Vicino Oriente, ad estendere per primo al mondo cattolico il dovere di astenersi, in Quaresima, “dalle carni e dai peccati”.

L’arrivo dell’aringa È molto probabile che l’aringa sia giunta a Venezia con i primi Ebrei ashkenaziti qui arrivati, cioè con gli Ebrei provenienti dal Nord della Germania, scesi al di qua delle Alpi sia per fuggire da territori in cui erano emarginati e dove la vita era difficile,

sia per poter vivere in libertà e sicurezza la loro religione. Gli Ebrei provenienti del Nord della Germania erano detti ashkenaziti, poiché la regione del Reno era detta in ebraico medioevale “Ashkenaz”. Si sa che nelle regioni nordiche c’era abbondanza di aringhe e i pescatori delle città costiere ne avevano scoperto il valore, dal momento che i commerciati nordici, riuniti nella Lega Anseatica le acquistavano per rivenderle dalla Gran Bretagna, all’Olanda, al Nord della Francia, alla Danimarca e fino alla Polonia. Gli Ebrei ashkenaziti, visto il bassissimo costo della aringhe, ne avevano fatto un alimento molto normale e, quando lasciarono i loro paesi per arrivare a Venezia (fermandosi a Mestre), fecero conoscere anche ai veneziani questo pesce, ottimo perché poteva essere conservato a lungo.

Renga e Scopetòn Per capire la diversità dei nomi con cui viene chiamato questo pesce nel dialetto veneto, credo ci si debba fidare di Giuseppe Boerio il quale nel 1856 pubblicò il più serio “Dizionario del dialetto veneto”, ancora validissimo. A proposito dell’aringa, scrive: “Renga, Aringa, Pesce di mare notissimo, detto da Linn Clupea harengus. Si pesca nei mari del Nord, e perviene a noi fumato [affumicato] e disseccato, dopo d’essere stato per qualche tempo in salamoia. Questo stesso pesce, quando è salato e stivato in barili, si chiama da noi Cospetòn.” Se poi, come suggerisce il Boerio, andiamo a vedere come definisce l’al-

tro termine, leggiamo: “Cospetòn, o più comunemente Scopetòn. Pesce di mare che a noi perviene salato e stivato in barili come le sardelle, ed è precisamente l’Aringa senza uova e senza latte, conciata in salamoia.” Secondo il Boerio, lo Scopetòn, non avendo né uova né latte è l’aringa maschio, mentre la renga avendo quindi uova e latte è la femmina. Entrami, per conservarsi a lungo dopo la pesca, vanno dapprima messi in salamoia, quindi disseccati e affumicati.

Una leggenda popolare Ovunque in Italia, per raccontare quanto grande fosse la povertà della quasi totalità della popolazione, in particolare dei contadini, si racconta che in Quaresima veniva acquistata un’aringa per casa, poi legata per la coda con un filo attaccato al soffitto della cucina, sopra la grande tavola comune e i poveri contadini con un pezzo di polenta in mano la accarezzavano per prenderne i profumo e in questo modo si saziavano. Naturalmente è una leggenda anche piacevole, ma priva di qualsivoglia fondamento. Giampiero Rorato

da Alice

Renga anche per asporto Via Marcorà, 82 - Ogliano di Conegliano - Tel. 0438 788016 Domenica chiuso

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CONEGLIANO E CONEGLIANESE

Al tempo dell’ultima glaciazione Il glaciologo coneglianese Giuseppe Perini è una miniera di informazioni ed aneddoti scientifici, che ci mostrano il nostro territorio in modo curioso e differente. Tra monti, colline e fondovalle, un viaggio nel tempo…

di Michele Zanchetta

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Simone Aliprandi

Giuseppe Perini

Il Quindicinale 26 | Giovedì 31 gennaio 2024

urante il Quaternario la Glaciazione Würm, durata da circa 110.000 a circa 12.000 anni fa, fu l’ultima ed ebbe il suo massimo glaciale intorno a 20.000 anni fa. A quel tempo, la temperatura era più bassa di circa 6° - 7° gradi rispetto ad adesso, con un clima molto arido, secco e con sporadiche precipitazioni nella pianura. Il limite delle nevi perenni era circa 1600 m s.l.m. e le vette delle Prealpi trevigiane spiccavano dal mare di ghiaccio che avvolgeva tutti i rilievi alpini, mentre i mari erano più bassi di circa 120 metri e l’Adriatico, infatti, iniziava sotto Ancona. Il ghiacciaio del Piave era spesso circa 800 metri sopra Belluno, mentre due lingue di ghiaccio si snodavano verso la pianura, una passando per la Val Lapisina, l’altra scendendo lungo la Valbelluna sino a Quero. Raschiando le pareti, si divideva ulteriormente a Savassa, un ramo oltre la stretta di Serravalle, l’altro continuava in Vallata, dove si univa a quello della transfluenza che veniva dal San Boldo, grazie al ramo che tracimava dalla Valbelluna. Il Cansiglio era in parte coperto dal ghiacciaio che proveniva dall’Alpago, precisamente si può constatare la sua presenza in circa metà della piana,

quella più settentrionale, mentre verso sud i torrenti nati dallo scioglimento della coltre nevosa scendevano e scavavano i rilievi. La pianura veneto – friulana era una steppa fredda, arida e ventosa, e come ha dimostrato recentemente la ricerca scientifica, anche le file di dune che caratterizzavano il nostro litorale erano conseguenza dell’azione del vento. In questo ambiente vivevano i mammut, come quello trovato nel 1974 a Vidor nella cava Codello, ora conservato al Museo di Crocetta del Montello. Circa 20.000 anni fa, quando il ghiacciaio iniziò lentamente a ritirarsi al termine del periodo massimo glaciale, rimasero esposte una serie di colline moreniche, che si erano formate grazie all’accumulo di detriti portati dal ghiacciaio. E’ facile identificarle, sono quelle che vanno dall’anfiteatro di San Maman di Vittorio Veneto a San Lorenzo al Monte, compresi i rilievi di Cappella Maggiore, Colle Umberto, Carpesica e Scomigo. Sulle pendici del Monte Baldo, salendo da San Lorenzo, si incontra un masso erratico portato qui dal ghiacciaio circa 20.000 – 18.000 anni fa: è una grande roccia ben isolata, un calcare tipico delle formazioni del Monte Peralba – Alpago. In Vallata emersero, con il ritiro del ghiacciaio, una serie di depositi di morene, date dall’azione erosiva e cumulativa. Rimase il rilievo di Gai, la cui cresta aguzza taglia la valle sino al corso del Soligo, mentre il ghiacciaio in ritirata lasciava in esposizione l’opera del suo scavare, ovvero la caratteristica forma a U della valle del Passo San Boldo. Sui lati della Vallata, due cordoni morenici si svilupparono da Tovena a Sottocroda e da Resera a Tarzo, sono i rilievi che ancora possiamo vedere coperti da prati e boschi. Risalendo la Vallata, circa 17 – 18.000 anni fa il ghiacciaio aveva lasciato un grande lago, che andava da Mura sino a Negrisiola e alla stretta di Serravalle, una diga naturale. Due frane, una avvenuta in epoca preistorica post-glaciale e una nel 1521, si staccarono dal Monte Cor, dividendo il grande lago, che da allora ebbe due entità separate, quella di Negrisiola


CONEGLIANO E CONEGLIANESE

in Val Lapisina e quella dei laghi di San Giorgio e Santa Maria in Vallata. Questi ultimi sono divisi solo dall’epoca storica, infatti, nel corso dei secoli il continuo ricorso alle bonifiche ha sensibilmente ridotto la loro dimensione rispetto ad un tempo. I recenti scavi archeologici di Colmaggiore di Tarzo, condotti dall’archeologa Marta Modolo dell’università di Ferrara, evidenziano infatti come in età preistorica la sponda con le palafitte fosse più arretrata rispetto ad adesso. Poco distante, in località Le Prese, negli anni ’70 vennero trovati dei tronchi fossili di abeti e larici, che la datazione al Carbonio 14 ha determinato essere vissuti circa 14 – 15.000 anni fa, al tempo del ritiro del ghiacciaio verso nord. Questa foresta si era sviluppata sulle pendici nordoccidentali del Monte Baldo e, in una data imprecisata, era stata coperta da una serie di frane di versante. Dopo il ritiro del ghiacciaio, un ramo del Piave scendeva lungo la Val Lapisina, ma circa 10.000 anni fa un evento franoso gigantesco, non è chiaro se in conseguenza di un cataclisma, fece crollare parte dei versanti nella zona nord, determinando la creazione di una diga naturale che esiste tuttora ed è la Sella del Fadalto.

La Val Lapisina, anch’essa con la caratteristica forma a U conseguenza della presenza del ghiacciaio, fu soggetta a frane continue dai versanti del Visentin e da quello del Cansiglio, prova lo sono vicino a Nove i notevoli depositi di fondovalle e i rilievi, che donano un andamento discontinuo al suo sviluppo. Lo sconvolgimento creò dei laghi minori e la nascita del Meschio, che nel corso dei millenni riuscì a scavarsi

una via lungo la stretta di Serravalle e procedere ai piedi dei colli, rompendo la striscia collinare morenica che univa le attuali San Martino di Colle Umberto e Cappella Maggiore. Proprio qui possiamo vedere quanto rimane dell’antico anfiteatro creato dai detriti del ghiacciaio, nella stretta e alta collina sulla quale si trovano il cimitero e la chiesa e che si esaurisce alla Mattarella.

La Vallata dal Monte Pizzoc con lo svilippo delle colline verso ovest

Masso erratico di San Lorenzo dopo la I pulitura 2020 (foto archivio Giuseppe Perini)

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CONEGLIANO E CONEGLIANESE

Nuova immagine per la città Una campagna fotografica per rilanciare il territorio

Piazza Cima con il Teatro Accademia

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’amministrazione comunale ha presentato un nuovo ambizioso progetto: una campagna fotografica finalizzata ad una complessiva ridefinizione dell’immagine della città, del suo territorio e dei suoi valori. I contenuti multimediali realizzati saranno utilizzati per integrare i servizi attualmente offerti dall’Ufficio Turismo e promozione territoriale e dall’Ufficio di Informazione e Accoglienza Turistica (IAT) del Comune di Conegliano. La realizzazione è stata affidata a Sime, agenzia fotografica coneglianese specializzata in fotografie stock di viaggio, finalizzate alla promozione di un territorio: paesaggi stimolanti, paesaggi urbani, cibo e bevande, lifestyle

Il Quindicinale 28 | Giovedì 31 gennaio 2024

e fotografia naturalistica con raccolte che raffigurano tutto il mondo. Per Conegliano è stata creata una proposta editoriale che individua almeno 80 luoghi della Città del Cima e delle sue località e frazioni, da fotografare e da accompagnare, ciascuno, con una scheda descrittiva di almeno 1.000 battute che riporti informazioni, notizie, curiosità, esperienze, con l’obiettivo di raccontare in maniera innovativa e non convenzionale, con un linguaggio creativo ed emozionale la Città, il territorio e i suoi valori. Tutte le foto saranno originali, inedite e realizzate esclusivamente per il progetto: dovranno ritrarre e presentare la Città e il suo territorio in ciascuna delle quattro stagioni. Questi nomi dei fotografi professionisti individuati da Sime per la realizzazione del progetto: Andrea Armellin, Franco Cogoli, Beppe Dall’Arche, Colin Dutton, Olimpio Fantuz, Arcangelo Piai e Corrado Piccoli.

Piazza Beccaria a nuovo

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’attesa si è prolungata per sette mesi, ma alla fine la città ha una nuova pizza Beccaria. Si sono infatti finalmente conclusi i lavori di piazzale Beccaria, ritardati in questi mesi più volte dal maltempo. L’area antistante la sede dell’Inps di Conegliano ha visto interventi sul fronte delle barriere architettoniche che hanno eliminato i gradini e i posti auto del piazzale (sono rimasti quelli laterali), producendo una nuova pavimetazione in pietra.


CONEGLIANO E CONEGLIANESE

La storia della via Ongaresca Il Coneglianese si trova sul passaggio di strade di antica percorrenza, testimonianza di un territorio ricco di storia, popoli, interessi economici e politici.

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on la caduta dell’Impero Romano, il territorio venne abbandonato, la campagna coltivata si trasformò in incolto e nel volgere di qualche decennio la pianura impaludò, ricoprendosi di boschi impenetrabili. E’ stato notato dallo storico Adolfo Vital, che il percorso della Via Ongaresca sembra seguire l’inclinazione della centuriazione romana a nord di Oderzo, quindi probabilmente quell’asse, tracciato in età classica, era una via di percorrenza preferita. Certamente Attila, dopo aver saccheggiato Aquileia nel 452, lo percorse e arrivò al Piave, dove trovò il vescovo Elviando che lo convinse a non distruggere Treviso. Sempre lungo la via Ongaresca scese il re longobardo Alboino nel 569, quando si apprestava ad invadere tutto il nord Italia. In una Venetia, l’antico nome con cui si designava il Triveneto, dominata durante l’altomedioevo da Goti, Longobardi, Bizantini e Franchi, però, non mancarono i commerci tra i centri principali e iniziò la millenaria storia di Venezia. Per via commerciale, dalla lontana Pannonia, l’odierna Ungheria, iniziarono a scendere mercanti e pastori con mandrie e greggi, che avevano come punto di arrivo l’entroterra veneziano e la Pianura Padana. Il territorio veneto – friulano della Pedemontana è caratterizzato dalle risorgive, un fenomeno naturale di risalita dell’acqua che impaluda i campi, ma pure permette una rapida crescita dell’erba in poche settimane. Muoversi in questi territori con animali, però, comportava anche la difficoltà di non rimanere incagliati nel fango. Al giorno d’oggi troviamo molti toponimi o vie che ci ricordano il passaggio della Via Ongaresca o Ungaresca, spesso paralleli e discon-

tinui: questa condizione è frutto della necessità di spostarsi ora più a nord, ora più a sud, evitando terreni dove gli animali affondavano. Nel Coneglianese, la via Ongaresca arrivava da est, percorrendo per un pezzo l’antica via Submontana all’asciutto ai piedi delle colline, collegando le Alpi Giulie con il Garda; all’altezza di Godega abbandonava questo percorso, tagliando la campagna passando per San Vendemiano, Mareno, Santa Lucia e varcando il Piave tra Santa Maria e Lovadina, per poi proseguire verso Treviso. Non è un caso che a Godega ci sia una secolare fiera di animali, così come a Santa Lucia di Piave, entrambe posizionate lungo questo percorso. A Santa Maria di Piave, lungo il suo percorso, si trovava un Hospitale, per viandanti, pellegrini e mercanti che era gestito, come il vicino passo barca sul fiume, dai monaci benedettini cistercensi. Fu distrutto tre volte dalle piene del Piave e la sua ubicazione precisa è sconosciuta, non essendo mai emersi resti di questo edificio. Alla fine del IX secolo, lungo quella via, iniziarono a scendere anche i soldati ungari, che devastarono il nostro territorio e che furono, probabilmente, all’origine della costruzione dei castelli come forma di difesa. Anche nei secoli seguenti questi

eventi dolorosi si ripeterono, sempre ad opera degli Ungari, lasciando nella popolazione la memoria di lutti e distruzioni. Al giorno d’oggi, molti cognomi del territorio ricordano il loro passaggio, li ritroviamo nei Ongaro, Dall’Ongaro e Ungaro, per esempio, che sono molto diffusi nei comuni della fascia appena sotto il passaggio della Via Ongaresca. Michele Zanchetta

L’andamento irregolare della Via Ongaresca nella campagna di San Vendemiano

Il probabile tracciato dell’antica via Ongaresca

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LA VITA COME UN SOFFIO CHE TI ACCOMPAGNA VERSO L’ETERNITÀ

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Inserzione pubblicitaria

l lutto purtroppo colpisce prima o poi tutti. È qualcosa che ognuno di noi elabora in modo personale. Un momento difficile della vita che va affrontato e che, per quanto possibile, bisogna cercare di allietare. Pensando a queste considerazioni, è nata una idea. Il soffione è stato il soggetto di molte credenze e molte leggende. Una di queste narrava che il soffione veniva considerato una sorta di ponte in grado di mettere in collegamento con gli spiriti dell’aldilà, questo perché il soffione è legato all’idea del distacco ed al viaggio. Un fiore perenne che cresce in maniera spontanea ovunque, il soffione rappresenta la vita di tutti noi. Lo troviamo sul ciglio della strada o ai margini dei campi coltivati, sulle colline, nelle zone pianeggianti o sulle più alte montagne. Tutti abbiamo soffiato almeno una volta su questo fiore, lasciandoci andare alla magia di quei petali che volavano via nel vento. Inizialmente i semi sono legati al pappo, la loro appendice soffice, e sembrano non volersene staccare. Poi, piano piano, si lasciano trasportare dal vento, dapprima timorosi, ma poi sempre più impavidi, pronti a intraprendere un nuovo viaggio, a sperimentare nuove avventure. Superata la paura iniziale, si lasciano andare, curiosi di nuove scoperte, pronti a generare nuova vita. Il soffio-

ne è da sempre una metafora della separazione e un’estensione della morte, ma con un’accezione positiva di trasformazione e di nuovo inizio. Niente in natura muore per davvero, ogni essere vivente si trasforma per dare inizio ad una nuova vita in una armonia perfetta. Il soffione è una delle piante che meglio esprime questo concetto: come i semi volando via lasciano la pianta avvizzita ma ne generano una nuova, così l’anima che si stacca dal corpo migra verso nuovi orizzonti, tutti da scoprire. Un pensiero legato anche alla cremazione: i semi del soffione come le ceneri che volano nel vento e si disperdono nella terra, nei fiumi, nei mari, nei pensieri dei cari che restano.

Allora perché non inserirlo nel nostro delicato settore? Abbiamo commissionato ad un artista locale la decorazione di alcuni soffioni sui fianchi di un cofano funebre, con una tecnica a rilievo. Mentre su un altro abbiamo pensato anche di inserire l’inizio di una bellissima poesia di Pablo Neruda “Ti manderò un bacio con il vento e so che tu lo sentirai…”, che amplifica quello che vogliamo trasmettere. Un bacio trasportato dal vento e dai petali del soffione che raggiunge la persona cara nell’aldilà. Per finire questa idea, che speriamo venga colta esattamente come è stata pensata, abbiamo creato anche un’epigrafe speciale con una rappresentazione dedicata.

CONEGLIANO - SAN VENDEMIANO Tel. 0438 410512 - www.ofroman.com


CONEGLIANO E CONEGLIANESE

Nuovo centro commerciale all’ex De Bona Avviate le procedure per la trasformazione dell’immobile di via Conegliano

SUSEGANA. Nuova vita per l’immobile di via Conegliano 75, lungo la trafficata strada statale 13 che collega Conegliano a Susegana, un tempo sede della concessionaria De Bona. Qui sorgerà un centro commerciale. Due le attività che si insedieranno: il negozio di alimentari e non “Action” e il “Rizzato Calzature Megastore”.L’iter per la trasformazione dell’immobile è entrato nel vivo. La ditta Idealstile ha depositato tutta la documentazione relativa alla verifica di assoggettabilità a valutazione di impatto ambientale del progetto, con possibilità per chi lo vorrà di depositare delle osservazioni entro il 7 febbraio 2024.

L’intervento prevede di ricavare nei due immobili presenti al civico 75 una superficie commerciale complessiva di 2.450 metri quadrati. Nel primo prenderà casa la società “Action” che si occupa di commercio al dettaglio di generi alimentari e non alimentari (878,30 metri quadrati di superficie di vendita). Nel secondo si trasferirà il nego-

zio “Rizzato Calzature” che già ha un suo punto vendita lungo la stessa via Conegliano, a circa 400 metri, davanti alla Sme. Un trasferimento che gli permetterà di ampliarsi, avendo a disposizione una superficie di vendita di 1.571,70 metri quadrati. Concluso l’iter autorizzativo, partiranno i lavori di sistemazione dei locali che si concluderanno nell’arco di tre mesi.

L’edificio che ospiterà le nuove attività commerciali

rimangano sempre intatte, come le abbiamo conosciute e come vivono ancora nelle vibrazioni che sanno trasmetterci solo ricordandole. Il libro è già esaurito, ma a breve uscirà la ristampa aggiornata e arricchita con importanti novità per Kellermann Editore. Tiziana Benincà

Eros Viel con il suo ultimo libro

Andar a To(u)riolon Che c’è di meglio del turismo lento? Ce lo racconta Eros Viel

Viaggiare non è principalmente visitar luoghi, ma incontrare persone”: così esorta il nuovo libro di Eros Viel da Ponte della Priula, intitolato To(u)riolòn (che tradotto nel linguaggio moderno potrebbe corrispondere al “turismo lento”). Nome curioso, in disuso, che sua nonna utilizzava sempre per indicare un girovago perdigiorno. Un libro nato non come tale, bensì come regalo per il compleanno del “compagno di merende”, ripercorrendo e trascrivendo dei viaggi tra il Friuli e il Veneto fatti negli ultimi tre anni. Una lettura che fila liscia come i giri in bicicletta che vi sono descritti; sembra quasi di sentire i profumi in questo girovagare tra posti ameni ma poco conosciuti. Si assapora l’ospitalità genuina di osterie rimaste rustiche negli anni, necessarie per rifocillare corpo e anima in questo peregrinare quasi a km

zero, in un moderno “turismo lento” di cui tutti parlano. Conosciamo diversi personaggi: dalla signora Maria che fortunatamente ha riaperto dopo la disavventura al femore, a viandanti con cui condividere le piccole gioie della vita. “Non ho messo volutamente tutti i dettagli dei tour, perché è giusto che ognuno lo scopra da sé, ma ho citato diversi luoghi d’arte, dando importanza anche all’aspetto naturalistico e toccando diversi temi. La mia è una testimonianza di un modo di fare turismo nato grazie al desiderio di lasciarsi prendere dalla curiosità” spiega Eros “Ho voluto scrivere i ricordi dei nostri viaggi; sono tutti in bicicletta ad eccezione di un giro a piedi. Molti mi hanno detto che spesso ho citato i ristori, ma ovviamente sono una tappa obbligata durante la giornata e mangiare il cibo tipico del luogo è uno degli aspetti che aiutano ad assaporare il territorio”. Si coglie una nota di malinconia tra le righe? In realtà no, nessuna malinconia, solo il desiderio che certe cose

Giovedì 31 gennaio 2024 | 31 Il Quindicinale


QUARTIER DEL PIAVE E VALLATA

Nella Terra delle meridiane L’associazione Gnomonisti trevigiani presieduta da Elsa Stocco è impegnata a censire e valorizzare l’immenso patrimonio di meridiane della provincia di Treviso, e ora punta a creare una sezione apposita nella biblioteca di Valdobbiadene

di Fabio Zanchetta

La meridiana sul campanile del duomo di Valdobbiadene

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errà probabilmente intitolata all’abate Giovanni Follador la nuova sezione di gnomonica nella biblioteca comunale di Valdobbiadene, un sogno che i membri dell’associazione “Gnomonisti trevigiani”, dediti allo studio e alla valorizzazione del patrimonio locale di meridiane, covano da tempo e sono finalmente a un passo dal raggiungere. La gnomonica è il ramo dell’astronomia che si occupa di studiare i movimenti del sole e applicare le sue proiezioni su superficie al fine di costruire orologi solari: l’abate Follador (vissuto tra la fine del Settecento e l’Ottocento) ne fu un cultore, tanto da essere noto per aver scritto un trattato specifico e per aver progettato una grande meridiana per il campanile del Duomo della sua città natale, Valdobbiadene appunto. Questo straordinario esempio di orologio solare a tempo medio (distinguibile per il grande otto allungato al suo centro) oggi è visibile in una ricostruzione della fine degli anni Novanta che ha recuperato la meridiana andata perduta durante i bombardamenti della

Il Quindicinale 32 | Giovedì 31 gennaio 2024

prima guerra mondiale. Un ripristino reso possibile dalla disponibilità di dettagliate foto tardo-ottocentesche della piazza del Duomo, integrate con alcuni dati riscontrabili in loco (le coordinate geografiche e l’orientamento del campanile), e all’arte della gnomonica che non si è estinta nonostante la fortuna degli orologi meccanici ed elettronici, continuando a trovare una sua dimensione urbana e affascinare una numerosa schiera di studiosi e appassionati. Giovanni Follador non fu l’unico gnomonista valdobbiadenese a raggiungere una certa fama in questa antica arte: circa un secolo prima visse infatti tale Fra Felice da Valdobbiadene, noto soprattutto per alcune meridiane realizzate in Friuli verso la metà del

Settecento. Nel chiostro del Convento di San Gregorio di Valdobbiadene è ancora visibile una porzione di quadrante di un orologio solare a ore italiche (un sistema orario differente da quello poi adottato delle ore francesi) datato 1696 che, per lo stile molto affine alle meridiane di Fra Felice, potrebbe essere stato realizzato da un suo maestro d’arte. Pochi chilometri a est, a Farra di Soligo, sulla facciata della canonica in via dei Patrioti è ancora ben visibile un’altra meridiana a ore italiche datata 1754, recentemente restaurata: nel comune sono stati riconosciuti circa cinquanta orologi solari, una concentrazione tra le più alte nella provincia di Treviso, seconda solo a quelle di Valdobbiadene e del capoluogo. Da una serie di censimenti realizzati tra 2004 e 2016 dall’Unpli Treviso e dalle Pro Loco locali, la provincia trevigiana è risultata essere la terza in Italia per presenza di meridiane, con più di 1100 esemplari scoperti. Non si parla ovviamente solo di esempi antichi, ma di orologi solari realizzati tra la fine del Seicento e i giorni nostri, a volte con strutture complesse, altre volte più semplici e


QUARTIER DEL PIAVE E VALLATA

inseriti in contesti rurali, in certi casi impreziositi da decorazioni e piccoli affreschi di genere che li rendono vere e proprie opere d’arte. Una delle più recenti iniziative degli Gnomonisti trevigiani è stata quella di presentare un “itinerario gnomonico” dedicato specificatamente al comune di Farra, un modo alternativo per riscoprire il patrimonio storico-paesaggistico locale ma anche per sensibilizzare amministrazioni e cittadini sul potenziale turistico e culturale di un patrimonio culturale a forte rischio di dispersione.

Nella stessa direzione punta l’istituzione della sezione gnomonica nella biblioteca, in cui confluirà un corpus di testi e materiali specifici donato da enti e privati cittadini e che sarà la prima in Italia. L’idea fu lanciata già nel 2017, quando Valdobbiadene fu sede del XXI Seminario Nazionale di Gnomonica, fortemente voluto da Gianantonio Geronazzo che già nel 1999 aveva promosso il libro “Conto solo ore serene. Le meridiane delle Prealpi Trevigiane” a cui regalò un testo anche Andrea Zanzotto.

Considerata la quantità di esemplari di orologi solari nel comune, gli gnomonisti illustri a cui aveva dato i natali e la presenza del già costituito gruppo di studiosi locali, si pensò così di far diventare Valdobbiadene un punto di riferimento a livello nazionale per gli studi sulla materia. L’amministrazione Fregonese si rese subito disponibile al dialogo col gruppo per portare a compimento il progetto, congelato durante gli anni del Covid a causa dell’indisponibilità degli spazi di Palazzo Piva, sede della biblioteca, ma ora finalmente in dirittura d’arrivo. Referente del gruppo e ora presidente dell’associazione una vera e propria autorità in materia: la castellana Elsa Stocco, docente di matematica, membro attivo del comitato di redazione della rivista nazionale “Orologi solari” è soprattutto una gnomonista nel senso stretto del termine, visto che le sue competenze sono servite alla realizzazione e al restauro di molte meridiane nella provincia di Treviso. In attesa che questa nuova sezione della biblioteca venga inaugurata e che l’associazione promuova nuovi itinerari, molte delle informazioni su questo straordinario patrimonio locale sono già disponibili grazie al sito sundialatlas.net e all’omonima applicazione per android, che permettono di geolocallizzare, tra le altre, anche le meridiane già censite anche nei comuni della Marca trevigiana.

Qui sopra da sinistra: la meridiana a Pieve di Soligo in piazza Umberto I e la meridiana della chiesa di Refrontolo

A sinistra: la Meridiana della casa canonica di Farra di Soligo

Giovedì 31 gennaio 2024 | 33 Il Quindicinale


QUARTIER DEL PIAVE E VALLATA

Più controlli sulle strade

Mauro Canal

A Refrontolo contro l’alta velocità anche l’autovelox REFRONTOLO. Attività congiunta con l’agente di polizia locale di Cison di Valmarino, un nuovo mezzo per pattugliare il territorio e controlli per contrastare l’alta velocità anche con un autovelox. Novità a Refrontolo in tema polizia locale. Il comune ha nel proprio organico un solo vigile e non è previsto, né è possibile, l’assunzione di ulteriori agenti. Anche per questo ha deciso di stringere un accordo con il comune cisonese che pure ha un solo agente

Il Quindicinale 34 | Giovedì 31 gennaio 2024

nel proprio organico. A turno vengono eseguiti nei due comuni dei pattugliamenti del territorio, in particolare lungo le strade, con entrambi gli agenti. Un progetto che entrerà nel vivo in questi mesi, anche perché al momento – dopo lo scioglimento della convenzione con Pieve di Soligo – Refrontolo non dispone di un mezzo per la sua polizia locale. L’agente infatti si muove con la macchina in dotazione all’ufficio tecnico. A fine 2023 l’amministrazione Canal ha dato corso all’acquisto del veicolo dedicata alla polizia locale. «Un investimento di 30mila euro – dettaglia il sindaco Mauro Canal -. La macchina, ordinata a dicembre, ci arriverà in primavera e ci permetterà di fare qualche servizio in più sul territorio. Oltre ai controlli abitudinali, saranno fatti anche dei controlli con autovelox quando i due vigili usciranno in pattuglia insieme. Si tratterà di un autovelox mobile, che andremo ad affittare, e che ci servirà a monitorare i punti più critici della viabilità del nostro comune, penso alla zona di Crevada e al centro paese, per contrastare l’alta velocità». Claudia Borsoi

Pietro Varnier REFRONTOLO. Cordoglio nella comunità di Refrontolo per la morte del suo storico parroco monsignor Pietro Varnier. Il 92enne dal 1972 al 2014, quindi per 42 anni, era stato parroco di Refrontolo, guida spirituale per generazioni di refrontolesi. Parroco emerito di Refrontolo e canonico onorario del Capitolo della Cattedrale, monsignor Pietro ha esercitato il suo lungo ministero sacerdotale come vicario cooperatore a Francenigo, Oderzo, Soffratta, San Giacomo di Veglia, come parroco a Refrontolo e come assistente spirituale della Casa di riposo di Pieve di Soligo, struttura in cui è stato ospite negli ultimi anni. Il 92enne si è spento la sera di mercoledì 10 gennaio nella casa Immacolata di Lourdes a Conegliano dove era stato accolto a seguito dell’aggravarsi delle sue condizioni di salute.


QUARTIER DEL PIAVE E VALLATA Flash Farra, scuola media sicura

Rinnovati i vertici dell’istituto Toniolo

FARRA DI SOLIGO. La scuola media “Zanella” è tornata pienamente fruibile e sicura. Conclusi i lavori di messa in sicurezza dei solai dei locali in cui, il 20 ottobre, si erano verificati dei distacchi. Il comune vi ha investito circa 55mila euro.

Segnalare guasti dei lampioni con un clic PIEVE DI SOLIGO. Con il nuovo anno, la segnalazione dei guasti alla rete di illuminazione pubblica di strade, piazze e parchi va fatta al numero verde 800.642120 (tutti i giorni 24 ore su 24) oppure tramite l’app CityGreenApp. Attivo anche l’indirizzo email segnalazioni.pievedisoligo@ citygreenlight.com.

Carnevale: c’è la sfilata anche a Farra FARRA DI SOLIGO. Anche il comune di Farra di Soligo nel circuito dei Carnevali di Marca 2024. Sabato 17 febbraio, dal primo pomeriggio, le vie farresi ospiteranno la prima sfilata dei carri mascherati.

Revine, nuovi orari per la biblioteca REVINE LAGO. Con l’inizio 2024 la biblioteca comunale osserva dei nuovi orari di apertura. Il lunedì, il mercoledì e il giovedì prestiti e letture dalle 14.30 alle 18.30, mentre il martedì e il sabato apertura dalle 9 alle 12. Il venerdì è chiusa.

Nuova pavimentazione per la piazza di Revine REVINE LAGO. Con il contributo di banca Prealpi SanBiagio il comune andrà a rifare la pavimentazione in sanpietrini della piazza di Revine, mentre in fase di ultimazione è la lastricatura in pietra di via San Matteo, nel centro storico revinese.

La dottoressa Sartori, vittoriese, è la prima donna nella storia recente dell’Istituto Beato Toniolo ad assumere le funzioni di presidente PIEVE DI SOLIGO. Il Vescovo Corrado Pizziolo ha provveduto a nominare i vertici dell’Istituto Diocesano Beato Toniolo. Le vie dei Santi per il nuovo triennio 2024/2027: viene chiamata al ruolo di presidente Annalina Sartori, mentre viene confermato nell’incarico di direttore scientifico e vice presidente Marco Zabotti. Annalisa Sartori, vittoriese, prima donna nella storia recente dell’Istituto Beato Toniolo ad assumere le funzioni di presidente, è dall’ottobre 2023 direttrice del servizio diocesano per l’insegnamento della religione cattolica (Irc), ufficio con il quale collabora sin dall’anno 2000, dopo aver conseguito un master biennale specialistico allo Iusve di Venezia. Dopo il diploma liceale al Flaminio di Vittorio Veneto ha conseguito il magistero di scienze religiose a Padova ed è insegnante di Irc dal 1986. Attualmente è docente di religione alla scuola media dell’Istituto comprensivo “Andrea Zanzotto” di Vittorio Veneto. Annalina Sartori si insedia a conclusione dell’incarico di don Andrea Dal Cin, presidente IBT nell’ultimo biennio, attuale vicario per il coordinamento delle attività pastora-

li della diocesi. Marco Zabotti, pievigino, laureato in giurisprudenza, giornalista e autore anche di due recenti volumi ispirati al beato Giuseppe Toniolo, viene confermato per il terzo mandato consecutivo nel ruolo di direttore scientifico e vice presidente che aveva assunto per la prima volta nel marzo 2017, all’atto della fondazione del nuovo Istituto Beato Toniolo. Questa speciale realtà è stata voluta espressamente dal Vescovo Pizziolo per favorire la conoscenza del pensiero e delle opere del grande economista e sociologo cattolico trevigiano (1845 - 1918) - le cui spoglie mortali sono custodite nel Duomo di Pieve di Soligo - la devozione popolare e il felice esito della stessa causa di canonizzazione, insieme alla promozione dei temi riguardanti la dottrina sociale cristiana, la cultura, la spiritualità, la bellezza, la formazione e l’attività di esperti e di operatori culturali per le visite nelle chiese, la valorizzazione del patrimonio diffuso dell’arte sacra e il turismo religioso e conviviale in rete con le comunità e il territorio. Intensa l’attività svolta in questi anni dall’Istituto. Di recente ha contribuito al programma di Città Veneta della Cultura 2023 con i tredici concerti della rassegna “Musica d’estate in arte e bellezza” nelle chiese dell’area Patrimonio dell’Umanità UNESCO delle Colline del Prosecco di Conegliano e Valdobbiadene. Per il 2024 ha già messo in cantiere la nona edizione del Premio Giuseppe Toniolo.

Annalisa Sartori e Marco Zabotti

Giovedì 31 gennaio 2024 | 35 Il Quindicinale


QUARTIER DEL PIAVE E VALLATA Diego Zanardo sul gradino più alto del podio della Corsa della Bora

Diego Zanardo vince la Corsa della Bora Grande risultato per il runner di Pieve sul Carso triestino PIEVE DI SOLIGO. Due atleti dal Veneto hanno trionfato alla Corsa della Bora, l’evento di punta del Trail running invernale in Italia organizzato dall’Asd SentieroUno di Trieste, che si è concluso il 6 gennaio scorso. Entrambi i runner sono affiliati alla Scuola di Maratona Vittorio Veneto Asd e hanno guadagnato la cima del podio in due delle otto gare della manifestazione sportiva. Si tratta di Diego Zanardo, runner 45enne da Pieve di Soligo (TV), e Daniele Roccon, 28 anni, da Belluno. Il primo ha vinto la S1 Night Trail, corsa notturna da 82 Km con un tempo di 09:15:37, il secondo si è imposto su tutti gli avversari alla Urban Trail 28 Km (02:19:18). La Corsa della Bora, che si appresta a festeggiare il decennale, è la grande corsa d’inverno sul carso italiano e sloveno con una finish line in riva al mare, nel borgo di Portopiccolo, nel Comune di Duino Aurisina in provincia di Trieste.

Quest’anno gli iscritti sono stati oltre 2200, provenienti da oltre 40 nazioni, dalla Bielorussia all’Ungheria, dalla Germania alla Lituania, fino ad arrivare a Hong Kong. In tutto otto distanze per diversi livelli di preparazione, dalla “Family”, l’inclusiva gara non competitiva da 13 Km, fino ad arrivare alla “eroica” Ipertrail 164Km, da Lubiana a Trieste in cinque tappe giornaliere. Una competizione fatta di itinerari spettacolari lungo vigneti, antichi sentieri dei pescatori, grotte e bunker della Grande Guerra e foreste da fiaba.

Flash Cimiteri più accessibili CISON DI VALMARINO. Riqualificata una parte della pavimentazione dei cimiteri di Cison e di Tovena, creando un percorso su cui anziani e disabili possono ora facilmente transitare. L’investimento è stato di 83mila euro coperti in buona parte da fondi Pnrr.

PRODUZIONE E VENDITA SALOTTI SARTORIALI

Il Quindicinale 36 | Giovedì 31 gennaio 2024


QUARTIER DEL PIAVE E VALLATA

Vallata e Quartier del Piave al voto in primavera I sindaci uscenti non hanno ancora sciolto la riserva per un bis

N

umerosi comuni della Vallata e del Quartier del Piave andranno al voto in primavera. Probabilmente le elezioni amministrative si terranno in abbinata alle europee per le quali già è stata fissata una data: si svolgeranno dal 6 al 9 giugno. I comuni che apriranno le urne sono: Revine Lago, Cison di Valmarino, Follina, Miane, Pieve di Soligo, Farra di Soligo, Refrontolo, Sernaglia della Battaglia e Valdobbiadene. Ancora nessuno dei sindaci uscenti ha sciolto la riserva su un possibile bis. E per altri si profila anche l’ipotesi di un terzo mandato. A Revine Lago il sindaco Massimo Magagnin (Lega) è arrivato al termine del suo primo mandato. Potrebbe dunque ricandidarsi. Al lavoro per l’appuntamento elettorale anche la minoranza uscente della civica Insieme per un bel comune.

A Cison di Valmarino anche il sindaco Cristina Da Soller (civica Strada Comune) potrebbe ricandidarsi. «In un comune piccolo come il mio, la scelta di fare il sindaco è dettata dalla passione – evidenzia Da Soller -. Nel mio caso, uno dei tanti dubbi su una ricandidatura è che faccio un lavoro (è avvocato ndr) che non è facile conciliare con l’ambito amministrativo di un piccolo comune dove devi essere presente quasi tutti i giorni. Con la squadra ci riuniremo a breve per una riflessione di gruppo». Bis possibile pure per il sindaco di Miane Denny Buso (Lega), mentre a Follina dopo due mandati per il sindaco Mario Collet (Rilanciamo Follina, civica di centrodestra) ce ne potrebbe essere un terzo: possibilità data dalla legge per i comuni sotto i 5mila abitanti. Se passerà la riforma che introdurrà un terzo mandato anche per i sindaci dei comuni fra 5mila e 15mila abitanti potranno ricandidarsi i sindaci uscenti di Pieve di Soligo, Stefano Soldan (lista civica Per Pieve), e di Valdobbiadene, Luciano Fregonese

(Nuova Civica Valdobbiadene). Hanno invece terminato il loro primo mandato da sindaco Mattia Perencin (civica Farra Viva) a Farra di Soligo, Mauro Canal (Lega) a Refrontolo e Mirco Villanova (Lega e civica) a Sernaglia della Battaglia: nessuno di loro ha ancora sciolto la riserva per un bis. C.B.

Cristina Da Soller

Niente protezione speciale per i laghi “Il consiglio regionale contro la protezione speciale per i laghi”: la denuncia del comitato Difesa Laghi REVINE LAGO. Bocciata dal consiglio regionale la richiesta di estendere ai laghi di Revine Lago il riconoscimento di zona di protezione speciale (Zps) dell’area ai sensi della Direttiva Uccelli. A darne notizia è il comitato Difesa Laghi dopo aver appreso che l’ordine del giorno presentato da nove consiglieri di minoranza è stato respinto. «La maggioranza che governa la Regione si è dimostrata sorda e muta, visto che non c'è stato dibattito in aula, verso le istanze di rafforzamento della

tutela dei laghi, che sarebbe facilmente realizzabile con l’adozione della Zona di Protezione Speciale (Zps), presentate dalle opposizioni e sostenute a livello popolare dal mese di settembre dal comitato Difesa Laghi, appoggiato da un vasto schieramento di associazioni e gruppi locali, e successivamente, a dicembre, dalla Lipu di Vittorio Veneto con un proprio documento a carattere scientifico» sottolinea il comitato. Il Comitato ha lanciato un appello alla mobilitazione «per la difesa e l’applicazione delle norme di tutela esistenti e per il loro rafforzamento a vantaggio della biodiversità». «Il patrimonio ambientale dei laghi è troppo importante per essere abbandonato nelle mani di chi punta a utilizzarlo per interessi economici di corto respiro, che porteranno

solo profitti privati e costi pubblici, danneggiando gli equilibri dell'ecosistema laghi» concludono. C.B.

I laghi di Revine e Tarzo

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RUBRICHE NEMICO: FUMO, DIABETE, IPERTENSIONE

L Problemi Sociali a cura di Michele Cais

A destra: un modello rappresentativo dei problemi creati dalla arteriosclerosi

a cura delle arteriopatie degli arti inferiori comprende anzitutto la correzione dei fattori di rischio (fumo, diabete, ipertensione arteriosa, ecc.) cioè di quelle condizioni che facilitano l’insorgere e l’aggravamento di questo settore della patologia. L’abolizione del fumo ha un’importanza rilevantissima; è necessario pertanto che il medico sappia dare al paziente tutto il sostegno psicologico affinché abbandoni definitivamente questo dannosa abitudine. Molta attenzione dovrà essere riservata alla correzione di un’eventuale iperglicemia (diabete), che se male controllata può portare a gravi conseguenze fino alla comparsa di cancrena. Più discusso se è presente ipertensione arteriosa, e il ruolo che svolge il trattamento anti ipertensivo sull’evoluzione dell’insufficienza vascolare degli arti inferiori. Infatti,

se è vero che la presenza di una pressione arteriosa abnormemente elevata favorisce l’insorgenza e l’aggravamento delle lesioni arteriosclerotiche, responsabili, nella stragrande maggioranza dei casi, dell’insufficienza vascolare degli arti inferiori, è altrettanto vero che una cura

antiipertensiva troppo energica può comportare un’altra riduzione del flusso arterioso, evento quanto mai temibile. Quando l’arteriosclerosi si localizza negli arti inferiori so possono avere improvvisi disturbi con dolori e crampi.

IL NOSTRO CARNEVALE

D

il Cuore Veneto a cura di Alberta Bellussi

a dove deriva il nome Carnevale? Il nome Carnevale deriva dal latino “carnem levare” (togliere la carne), riferito in origine al banchetto che precedeva il mercoledì delle ceneri, giorno a partire dal quale non era consentito mangiare carne. Il Carnevale di Venezia è uno dei più antichi e famosi del mondo, con i balli in costume, gli spettacoli, le maschere che si aggirano tra calli e canali in un’atmosfera unica. Nella Serenissima durante il periodo di Carnevale era concessa ogni forma di inganno e finzione, tanto che chiunque poteva mascherarsi ed essere ammesso niente meno che alla presenza del Doge; ricchi e poveri, persone benestanti e indigenti, proprietari di vascelli e semplici marinai, cristiani, ebrei, uomini e donne. A Venezia, nei secoli passati, l’usanza di indossare una maschera, risultando quindi irriconoscibili, andava oltre il periodo di Carnevale. Per questo motivo il governo dovette intervenire a più riprese per rivedere la legislazione

Il Quindicinale 38 | Giovedì 31 gennaio 2024

in merito. La maschera veneziana ha, davvero, origini antichissime; il primo documento che parla dell’uso dei travestimenti a Venezia è datato 1094 poi a partire dal 1271 a divenne il centro di scuole e botteghe di mastri artigiani (chiamati mascareri) che elaborarono tecniche sempre più sofisticate.

Le maschere veneziane più famose La maschera veneziana più celebre è la Baùta, uno dei travestimenti più comuni nel Carnevale antico, soprattutto a partire dal XVIII secolo. Ancora oggi è una delle figure più richieste, perché può essere indossata sia dagli uomini che dalle donne: è costituita da una particolare maschera bianca, completata dal tabarro, un lungo mantello scuro tradizionale. La baùta veniva utilizzata non solo a Carnevale, ma anche a teatro, alle feste, negli incontri galanti e ogni volta che desiderasse il totale anonimato durante il corteggiamento. Altra maschera diffusa all’epoca era

la Moretta, indossata dalle donne, che consisteva in una maschera tonda nera che si reggeva grazie a un bottone interno trattenuto dalle labbra. Per questo motivo veniva anche detta servetta muta, perché non consentiva né di parlare né di mangiare o bere. Altri costumi tipici per le donne sono la Gnaga, costituito da semplici abiti e una maschera da gatta, e la Colombina, considerata la controparte femminile della bauta. Questa maschera in particolare è molto richiesta perché non copre l’intero viso ma solo la zona degli occhi e può essere retta da un nastro attorno alla testa o da un bastoncino da tenere in mano. Il Carnevale venne fermato dopo la caduta della Repubblica di Venezia (1797), e l’assoggettamento della città agli Austriaci e ai Francesi, anche se la tradizione venne conservata sulle isole di Murano e Burano. Solo alla fine degli anni ’70, su iniziativa di alcune associazioni e privati cittadini, fu deciso di reintrodurre i festeggiamenti. Il Carnevale tornò ad essere celebrato ufficialmente nel 1979.


RUBRICHE TRA BACI E PERFORMANCE UN PO’ COSÌ PERCHÉ IL TUO UOMO NON TI BACIA IN PROFONDITÀ? La resistenza al bacio è una barriera profonda, emotiva e fisica più che razionale e le cause sono davvero disparate. Non gli piace il gusto dei tuoi baci. Non gli piace il tuo alito. Non gli piace il modo in cui vi baciate. Ha un complesso per i suoi denti, si vergogna, o ha lui paura del suo alito. Mentre il bacio con la lingua per la donna aumenta la tensione erotica, per l’uomo potrebbe essere avvertito come un elemento di perdita di tale tensione erotica e quindi evitarlo è un modo più o meno inconscio di mantenere la concentrazione e l’erezione. Se l’uomo non ti bacia con la lingua, potresti vederlo come una minaccia per la tua relazione ma chiedere di farlo è controproducente. E’ sbagliato chiedere che l’altro faccia spontaneamente una cosa che proprio non gli piace però puoi chiedergli le cause di questa resistenza e soprattutto se è disposto a mettersi in discussione di fronte a un esperto.

Tabù a cura della dott.ssa Fanny Guidolin COSA FARE SE LUI “NON CI SA FARE” ? E’ vero che nessuno nasce “imparato” sessualmente parlando e che l’inesperienza influisce soprattutto sulla prestazione, e sebbene fare l’amore sia la cosa più naturale del mondo a volte molte persone non ci riescono. Dovrebbero fare un po’ più di pratica, rinunciare alla teoria e per teoria intendiamo ovviamente tutti quei convincimenti che si possono avere sul

lato sessuale e sul piacere. E’ sbagliato concentrare tutto sull’erezione anzi più siete inesperti e più vi concentrate sul vostro organo sessuale e sulle vostre fantasie. In sostanza siete concentrati sulla performance e sulla durata e non ascoltate minimamente il piacere dell’altro. “Ce la farò? Riuscirò davvero a mantenere l’erezione fino alla fine”? Domande molto frequenti che si pongono gli uomini. Finiscono per evitare di dedicarsi ai preliminari.

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LA CHIESA DIVISA TRA CENEDA E SERRAVALLE

I

l piccolo oratorio di San Gottardo, sulle pendici orientali del Monte Altare, si erge su un poggio rivolto a est, verso la città. E’ completamente circondato dal verde, alle sue spalle un fitto bosco, cresciuto negli ultimi 50 anni, avvolge le colline. Nel primo Seicento il letterato cenedese Giorgio Graziani narrava che il 5 maggio l’edificio era meta di moltitudini di pellegrini, da tutta la Marca Trevigiana. La storia del sito è però molto più antica, in virtù della presenza di una fortezza, detta di San Gottardo, distrutta dagli Ungari tra 1411 e 1418 e di cui si riuscivano ancora a vedere i resti nel XIX secolo. La prima attestazione nelle fonti dell’oratorio è del 1423, nell’inventario dell’eredità di Salatino da Fregona, e forse la sua fondazione è di poco antecedente, sui resti della fortezza. E’ curioso l’aneddoto riportato in un documento del 1435: la chiesa appare divisa a metà, la parte settentrionale sotto Serravalle, quella meridionale

invece con Ceneda. L’edificio attuale fu costruito nel 1865 su progetto dell’architetto Antonio Caregaro Negrin, in stile neogotico, con portale sormontato da un rosone e ampie finestre lungo la navata. Due robusti pilastri cingono la facciata, mentre una serie di archetti sorretti da modiglioni ornano il sottotetto. L’interno ospita una pala raffigurante San Gottardo, dipinta da Antonio Dal Favero, artista vittoriese che operò moltissimo nel territorio con opere sacre tra la seconda metà dell’Ottocento e l’inizio del Novecento. Nel 1972, grazie all’Associazione Marinai d’Italia, fu collocata una statua in ceramica di Santa Barbara, opera dei maestri Isidoro Dal Col e Angelo Zanin dei Piccoli Ceramisti di Scomigo. Purtroppo, da qualche anno le sue pareti sono vandalizzate da graffiti e scritte prive di qualsiasi valore artistico, necessitando di un periodico restauro.

Autorizzazione Ufficio per l'Arte Sacra e i Beni Culturali Diocesi di Vittorio Veneto n°1253.189/2015

La fede tra le colline a cura di Michele Zanchetta

La chiesa di San Gottardo a Vittorio Veneto

Giovedì 31 gennaio 2024 | 39 Il Quindicinale


RUBRICHE IL MONTE ALTARE: UNA MONTAGNA FUORI PORTA

Alla scoperta delle Prealpi a cura di Giovanni Carraro Giovanni Carraro

Giovanni Carraro

Alla scoperta delle Colline del Prosecco

di Conegliano e Valdobbiadene

Alla scoperta delle Colline del Prosecco di Conegliano e Valdobbiadene

40 itinerari a piedi, 405 km di sentieri Il Cammino delle Colline del Prosecco nell’area Patrimonio dell’Umanità

I

l Monte Altare non significa soltanto trekking fuori porta per i vittoriesi. È anche la montagna simbolo da tempi immemori, perché qui vennero rinvenuti i resti di un antichissimo santuario frequentato per almeno mille anni a partire dal VI secolo a.C. Un colle molto comodo da raggiungere, basta parcheggiare la macchina in centro a Ceneda e si è subito sul percorso. Consideriamo come punto di partenza ed arrivo piazza Giovanni Paolo I, sulla quale si affacciano storici edifici come la Cattedrale, la Loggia del Cenedese, il Seminario Vescovile e la fontana cinquecentesca. Seguiamo via Brevia che conduce al castello di San Martino, sede vescovile, e poco dopo imbocchiamo a sinistra la Via Crucis che porta al Colle di San Paolo dove è posto l’oratorio di San Paolo al Monte (all’inizio è consigliata la deviazione verso i “Palasi”, antico fortilizio medievale e punto panoramico sulla citLe Colline del Prosecco di Conegliano

e Valdobbiadene rappresentano un indiscutibile patrimonio di cultura e di bellezze paesaggistiche dove trovano

spazio proposte di escursioni a piedi, alcune del tutto inedite, inserite nel

territorio di 29 comuni della Core Zone UNESCO, della Buffer Zone e della Commitment Zone.

Una guida che offre passeggiate adatte a tutti, dalle semplici camminate di pianura tra borghi e città d’arte, agli itinerari più impegnativi e avventurosi sui rilievi maggiori della dorsale collinare.

405 km di sentieri costituiti da 40 percorsi base e 29 varianti, comprendenti il Cammino delle Colline del Prosecco da compiere in quattro tappe giornaliere tra Vidor e Vittorio Veneto. I singoli itinerari sono minuziosamente descritti e corredati da mappe Tabacco, altimetria, grado di difficoltà, distanza,

georeferenziazione, foto di dettaglio e approfondimenti storici e culturali. I tracciati GPS sono scaricabili nel sito www.collineconeglianovaldobbiadene.it.

Percorso tratto dal libro “Alla scoperta delle Colline del Prosecco di Conegliano e Valdobbiadene”, di Giovanni Carraro, De Bastiani Editore

Grado di difficoltà: per escursionisti Punto di partenza ed arrivo: Ceneda, piazza Giovanni Paolo I (Vittorio Veneto) Tempo richiesto: 2h 45’ Aumento di quota: m 403 Distanza: km 6,6 Info e dati: www.ibit.ly/5GF47

Il Quindicinale 40 | Giovedì 31 gennaio 2024

tà). Usciamo dalla Porta di San Zuane sono una testimonianza di antiche free scendiamo lungo il ripido sentiero quentazioni. a nord che ci porterà a fondovalle ad La discesa si svolge sul versante nord, aggirare Casa Segat, quindi entriamo prima nel bosco, poi attraverso l’anin un prato e cominciamo la salita al fiteatro prativo del Pra Liss ed infine Monte Altare, nostro prossimo obbiet- su strada di campagna che ci portivo. Tramite un tratto leggermente im- terà al piccolo borgo di Case Foda. pegnativo, arriviamo in una forcelletta Attraversato il cortile tra le vecchie e proseguiamo sul filo di cresta roccio- case, dove sorge un pozzo in pietra, so raggiungendo la grande croce po- scendiamo su via Del Monte Altare e sta in un’anticima panorasu via Dei Posoccon che era la mica. La struttura, alta dieci vecchia strada di collegamento metri e larga quattro, è stata tra San Lorenzo e Ceneda. eretta nel 1953 a ricordo dei Dopo un tratto al margine caduti di tutte le guerre. Alla dell’autostrada A27, entriamo base vi è una grande stella a Case Posoccon ed in seguito marina in cemento sormoncamminiamo su una tranquilla GPS E INFO tata da un’ancora, omaggio strada di campagna che aggira il ai marinai scomparsi. Sotto di noi ap- Colle di San Paolo. pare la città di Vittorio Veneto, mentre Giunti alle porte di Ceneda, effettuiatutto intorno lo sguardo si perde sul mo una breve deviazione per visitare il Col Visentin, sul Pizzoc, sulla stretta grazioso tempietto di San Rocco, sorto di Serravalle e sulla costa di Fregona. sui resti di un’antica fortificazione, il Continuiamo a salire lungo il crinale, Castrum Sancti Elisei. Percorriamo via compiendo alcuni facili salti di roccia San Rocco a fianco del parco di Villa ed in breve siamo alla vetta maggio- Papadopoli e concludiamo il nostro itire, il Colle Maledicto. La scalinata in nerario ritornando nuovamente in piazpietra e i massi che circondano la cima za Giovanni Paolo I.

La curiosità

I

l Monte Altare da sempre cela qualcosa di mistico. Le frequentazioni risalgono a ben prima dei Romani ed infatti si è scoperto che la pietra insolitamente omogenea e arrotondata posta sulla vetta più ad ovest, è da considerarsi opera megalitica, come quelle che si ritrovano nel nord Europa e in Sardegna. Un altare dove venivano svolti rituali pagani molto prima di Cristo, nel VI secolo, tant’è che durante gli scavi archeologici effettuati alcuni anni fa, vennero alla luce alcuni bronzetti itifallici e lamine metalliche che venivano appese agli alberi da antichissimi popoli. Pare inoltre che venissero svolti rituali orgiastici nell’area del Pra Liss, ecco perché con il cristianesimo la vetta assumerà successivamente il nome di Colle Maledicto.


cultura, arte & spettacolo

CARNEVALE DI MARCA

ABSTRACT

Varie date Varie località

INQUADRA I VIAGGI

Dal 6 febbraio, ore 21:00 Conegliano, Audit. Dina Orsi

GIORGIO DE CHIRICO

Il calendario delle prossime sfilate nella zona dei Carnevali di Marca 2024: Sabato 3 febbraio | San Vendemiano Sabato 3 febbraio serale | Santa Lucia di Piave (a cura della Pro Loco) Domenica 4 febbraio | Cordignano, Ponte della Muda (a cura della Pro Loco) Martedì 13 febbraio | Conegliano Domenica 11 febbraio | Vittorio Veneto Martedì 13 febbraio | Treviso Sabato 17 febbraio | Farra di Soligo Domenica 18 febbraio | Sernaglia della Battaglia (a cura della Pro Loco) Domenica 18 febbraio | Susegana (a cura della Pro Loco) Sabato sera 16 marzo | Galà di chiusura Eventi per famiglie: sabato 10 febbraio a Vittorio Veneto; sabato 10 febbraio e domenica 11 febbraio a Treviso. In abbinata grande Lotteria di Carnevale, con montepremi di 25mila euro. Primo premio una Peugeot 208. Estrazione sabato 16 marzo a San Vendemiano. Organizza Carnevali di Marca. Info: www.carnevalidimarca.it Tel 349.5139923

Riprende la rassegna di serate dedicate ai racconti di viaggi con l’ausilio di proiezioni fotografiche. Le serate sono condotte in prima persona dalle stesse persone che hanno fatto il viaggio e che riproporranno le emozioni di quell’esperienza. La prima serata sarà dedicata a un paese dove al momento è impossibile viaggiare. Il programma: 6 febbraio 2024: Libia, Quando il “re” era Gheddafi, di Danilo Breda. Proiezione vintage. 5 marzo 2024: Papua Niugini, Il Paese dai materici colori, di Fabrizio Zoldan 9 aprile 2024: Isole remote del nord Europa, Fær Øer, Senja, Vesteralen, Lofoten e Åland, di Fabio Zennaro 7 maggio 2024: Islanda, Avventuroso on the road low cost, di Irene D., Benedetta R., Fabio B. e Giannantonio Z. Organizza l’associazione fotografica Inquadra di Conegliano. Le serate iniziano alle ore 21:00 e sono ad ingresso libero. Info:www.inquadra.info

La mostra “Giorgio de Chirico. Metafisica continua”, in programma a Palazzo Sarcinelli fino al 25 febbraio, porta, per la prima volta, un nutrito gruppo di capolavori del Maestro italiano nella città di Conegliano. Le prestigiose stanze rinascimentali di Palazzo Sarcinelli rappresentano la cornice architettonica ideale per l’esposizione delle opere di un artista che ha sempre saputo confrontarsi originalmente con il passato artistico italiano. La mostra riserva un ampio focus alla stagione neometafisica (1965-1976 ca.) – di cui Fondazione de Chirico possiede la più importante e completa collezione al mondo – in cui l’artista torna a elaborare i temi che popolavano le opere del primo periodo metafisico (1910-1918). Oltre a presentare i motivi più noti, i prestiti selezionati metteranno in evidenza la gamma di tecniche in cui si è cimentato il maestro: pittura, disegno, acquerello, scultura e litografia. Per prenotazioni e informazioni: www.artikaeventi.com/dechirico

Fino al 25 febbraio 2024 Conegliano, Palazzo Sarcinelli

Vendita e Assistenza 0438 580339

370 3702195

Via Mescolino 12 - CAPPELLA MAGGIORE - g.s.macchine@gmail.com Giovedì 31 gennaio 2024 | 41 Il Quindicinale


RUBRICHE & ANNUNCI RADICCHIO ROSSO DI TREVISO AI FERRI “RADICIO ROSO TREVISAN AEA GRAVEA” Fresco, tenero, tenero, croccante, portentoso crudo o cotto al se un sogno inebriante” Cosa? Il radicchio rosso di Treviso ovviamente? Lo potete abbinare a qualsiasi pietanza e se qualche volta lo volete assaporare in maniera diversa, durante la cottura pennellatelo con un po’ di aceto. In cucina con Armando Zanotto

Ingredienti per 4 persone: 6 bei cespi di radicchio rosso di Treviso ben chiusi e sodi, 6 cucchiai di olio evo, aceto rosso ( facoltativo), sale e pepe Preparazione: spuntate il radicchi dalle cime e dalla radice, lavatelo ed asciugatelo. Quindi tagliatelo a metà nel senso della lunghezza. Mettetelo in una teglia e lasciatelo li per qualche minuto, conditelo con olio sale e pepe macinato al momento. Nel frattempo scaldate una griglia sulla brace e quando sarà ben calda disponeteci il radicchio. Portatelo a cottura rigirandolo bagnandolo di tanto in tanto con il suo condimento e qualche goccia per chi lo desidera di aceto rosso.

Portate subito in tavola ben caldo. Varianti di cottura: si può cuocere in forno a 180 gradi oppure in una padella antiaderente sul fornello

ANNUNCI

LA LANTERNA DI DIOGENE

a cura di Nello Della Giustina

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Senza accorgercene facciamo uso regolarmente di metafore ricavate da alimenti, basti pensare alla classica ciliegina sulla torta. Il tubero più famoso è la patata, introdotta in Europa dagli spagnoli alla fine del Cinquecento, alla quale si associano, ed è un record, numerose metafore, da sacco di patate a spirito di patata, patata bollente con la quale fa paio togliere le castagne dal fuoco, da patatona a patatina, quest’ultima con valenze ammiccanti. Resta il mistero di tanta fortuna, forse dovuta all’impiego massiccio di tale alimento che si presta a molte varianti culinarie: patate fritte, al forno, lesse, in abbinamento con lo spritz ormai irrinunciabile, preconfezionate, surgelate per evitare di sbucciare o di fare odori di frittura fastidiosi in cucina.

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Il Quindicinale 42 | Giovedì 31 gennaio 2024

Vittorio Veneto. Vendiamo in zona poco distante dal centro villa con ampie dimensioni su tre piani più scantinato dedicato ai servizi, per totale circa 1.000 mq. Al piano rialzato l’entrata principale, due salotti, uno studio, la cucina, la sala da pranzo, un bagno, un’ampio terrazzo e la loggia d’ingresso; al primo piano quattro camere matrimoniali, due bagni, due terrazze grandi e tre terrazzini; al secondo piano quattro stanze grandi, un bagno, ripostiglio e un terrazzo con vista panoramica. Portico con caminetto, giardino piantumato. Euro 850mila. La Decisa, tel 0438.940150 Vendesi smielatore in acciaio, capienza 4 favi, usato poco, come nuovo. Euro 100. Tel 339.2686916 Signora italiana automunita cerca lavoro come colf, assistenza anziani. Esperienza in casa di riposo, disponibile anche per sostituzioni e in ospedale. Tel 340 6042733. Signora con esperienza si offre per asssitenza ad anziani e disabili , no h24, in zona vittorio veneto. Tel 329.0491076

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