Corano rosita marcone 1c

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Alunna: Rosita Marcone Prof.: Antonio De Palma Materia: Religione


Corano significa letteralmente lettura o recitazione. Muhammad ha affermato trattarsi di un Messaggio divino da lui ricevuto e successivamente l’ha dettato al popolo. Questa operazione non è avvenuta in una volta: le rivelazioni gli giungevano frammentarie e a distanza di tempo l’una dell’altra; una volta ricevute, egli le comunicava e chiedeva ai suoi discepoli non solo di impararle a memoria, per recitarle durante le pratiche religiose, ma anche di scriverle e di moltiplicarne le copie. Dopo ogni rivelazione egli precisava in quale ordine il nuovo testo doveva essere inserito nell’insieme, non avendo mai voluto una classificazione meccanicamente cronologica. È da rilevare la cura usata nella conservazione del testo, soprattutto pensando al livello culturale degli Arabi del tempo.


È ragionevole ritenere le prime rivelazioni ricevute dal Profeta non furono affidate subito alla scrittura, poiché all’epoca egli non aveva né fedeli, né discepoli. Inoltre, questi testi relativi alla prima epoca non erano né lunghi, né numerosi. Ed è impensabile che il Profeta potesse dimenticarli, anche perché spesso li recitava durante i suoi atti d’adorazione e durante le sue conversazioni per chiamare all’Islam. Quando si cominciarono a trascrivere le rivelazioni non è sicuro, ma non ci sono dubbi che nel corso degli ultimi diciotto anni della vita del Profeta, aumentato il numero dei Musulmani, anche il numero delle copie della Sacra Scrittura non poté che aumentare. Il Profeta ricevette le rivelazioni in modo frammentario, ed è quindi naturale che il testo ricevuto concernesse anche la soluzione di problemi del momento. Le rivelazioni continuarono durante tutta la vita missionaria di Muhammad, tredici anni alla Mecca e dieci a Medina.


L’ultima recitazione davanti ai Compagni (l’arda akhìra delle cronache) è rimasta celebre. Dopo la morte del Profeta una repressione, seguita ad una sommossa, provocò tra i Musulmani la morte di un certo numero di coloro che erano particolari conoscitori del Corano e lo conoscevano a memoria, per cui il Califfo Abu Bakr comprese subito la urgente necessità di codificare il Corano. Il lavoro fu realizzato qualche mese dopo la morte del Profeta. La copia chiamata Mushaf (pagine riunite) fu conservata presso il califfo Abu Bakr ed in seguito presso il suo successore ‘Umar. Nel frattempo l’insegnamento del Corano fu incoraggiato in tutto l’impero musulmano. Il Califfo ‘Umar aveva sentito il bisogno di inviare, nei differenti centri, delle copie autentiche del Corano per evitare ogni sorta di deviazione, ma fu il suo successore ‘Uthmàn che lo fece.


In seguito, il Califfo fece leggere pubblicamente questa nuova edizione davanti ai Maestri esperti di Medina, scelti tra i Compagni del Profeta, poi inviò questi stessi esemplari nei diversi centri del suo vasto impero, ordinando di basarsi d’ora in avanti unicamente su questa edizione autentica. Ebbe cura inoltre di far bruciare o di distruggere le copie del Corano messe a confronto con il testo ufficialmente stabilito. Le copie del Corano mandate da ‘Uthmàn nelle province sono scomparse una dopo l’altra nei secoli che seguirono; ma ne resta una completa che si trova al museo Topkapi di Istamul e un’altra, mancante di qualche foglio, a Tashkent. Del Corano, Libro sacro dell’Islam, vanno sottolineati come tratti essenziali il fatto di essere un testo in lingua originale, una trascrizione sotto le direttive dello stesso Profeta , una conservazione continua in base al triplice sistema simultaneo di memoria, scrittura e studio presso un maestro titolato, e tutto ciò per un gran numero di individui in ogni generazione, ed infine, l’assenza di ogni variazione al testo.


Curiosità sul Corano: Nel 2008, l’indiano Sayeed Najmul Hasan Chishti ha ottenuto il record per aver creato la copia più grande di Corano scritta a mano ma, già nel 2009, una ragazzina, lavorando 12 ore al giorno, ha composto un Corano lungo 3.000 metri. Subito dopo, nel 2011, una copia russa del Corano ha battuto il record precedente: pesa quasi 800 chili, è tempestato di pietre preziose e lavorato con lamine d’oro e d’argento. Eppure, solo un paio di mesi più tardi, in Afghanistan, un’altra copia del famoso libro ha spodestato il record russo. Sembra che ci sia una specie di continuo tentativo di creare la copia più grande in assoluto. Si pensi che su una parete di un edificio, nell’isola di Sumatra, è stato inciso su uno spazio lungo 18 metri!


17 milioni di persone nel mondo seguono, ogni anno, il concorso nazionale di Dubai dove viene premiato il migliore bambino che riesce a memorizzare il Corano e che può vincere 70 mila dollari ed è previsto anche un premio per la migliore voce. I bambini sono orgogliosi di partecipare al concorso, tutti quelli che vi partecipano e quelli che riescono ad imparare a memoria il Corano sono molto rispettati dai loro coetanei musulmani, anche se, come capita spesso in questi concorsi, sono ancor piÚ i genitori che i bambini a sentirsi coinvolti nella sfida e ad allenare i propri figli a superare ogni limite.


Nel 2009 è stato riportato che sulla pelle di un bambino di soli nove mesi, Ali Yakubov, apparivano spontaneamente alcuni versi del Corano. Migliaia di pellegrini si sono recati in pellegrinaggio per fargli visita. Alcuni hanno però accusato il padre di aver inciso la pelle del figlio per creare questo prodigio, abusando del piccolo, per inneggiare e incoraggiare il fiorente estremismo religioso presente nella regione della repubblica russa del Daghestan, sovente infiammata da insurrezioni di stampo religioso.


Vi sono copie molto costose di questo libro sacro ai musulmani. La più costosa è stata venduta per più di 2 milioni di dollari nel 2007, è datata 1203 ed è la copia più antica e completa conosciuta.

Non si può bruciare il Corano ne’ per motivi religiosi, ovviamente, ma neppure per motivi legati allo smaltimento. Nel 2012 alcuni soldati americani in Afghanistan hanno bruciato per errore alcune copie del libro e questo episodio ha sollevato rivolte e diversi morti.


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