"La Rivista: libera palestra di dibattiti e di studi sereni" - Editoriale - Marzo 2022

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Stato Civile La Rivista: libera palestra di dibattiti e di studi sereni

Maria Teresa Magosso Direttore di Redazione

La Rivista: libera palestra di dibattiti e di studi sereni

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ra il primo ottobre 1901 quando Silvio Lombardini, grazie alle sue molteplici esperienze di segretario capo e contabile in vari municipi, presenta il primo fascicolo della Rivista «Lo Stato Civile Italiano» ad uso degli Uffici di Stato Civile e loro funzionari, Sindaci, Segretari, Consoli, Procuratori del Re, Pretori, Avvocati, Notai e Studiosi come «guida pratica a tutti coloro che per dovere di ufficio e professionale sono chiamati alla retta applicazione e alla esatta osservazione delle leggi e dei regolamenti sulla vasta materia impresa a trattare». Con emozione e con estrema cura mi trovo a sfogliare il volume che raccoglie i primi numeri della Rivista per gli anni 1901-1902 e non posso che condividere con Voi, affezionati lettori e studiosi della materia, le sensazioni che si susseguono nel visionare le fragili (per età e non per contenuti) pagine della raccolta. Inevitabilmente vengo subito rapita dalla veste grafica di ogni singola pagina che, seppur ingiallita e sottilissima, rivela fin da subito quelle che sono le caratteristiche della Rivista: eleganza e chiarezza. Insomma, un abito perfetto per dei contenuti importanti ed una presentazione degli stessi degna di essere raccontata e portata alla Vostra attenzione. Arriviamo, quindi, al primo editoriale con la descrizione dello

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scopo e dell’intento della Rivista che ritroviamo nelle stesse parole del Direttore, Silvio Lombardini: «Le istituzioni civili si trasformano e si plasmano a seconda dello stadio di evoluzione e di progresso conquistato dalla coscienza collettiva della società, a formare la quale giova l’esame ed il dibattito fra le anime e gli ingegni più eletti che intendono i molteplici e progrediti bisogni ed i più evoluti sentimenti sociali; donde emerge la somma del vero, cui il legislatore sapiente ispira la propria azione positiva; epperciò la rivista sarà libera palestra di dibattiti e di studi sereni e di obiettivi pel miglioramento di questi istituti dello stato civile che sono la base di ogni civile consorzio». Quale modo più formale ed efficace, discreto e puntuale per descrivere l’intento o — come oggi diremo — la mission di una Rivista che ha voluto fin da subito essere un «utile ed indispensabile ausilio pel diligente adempimento dei doveri» di tutti coloro che operano nella materia? Ebbene l’attenzione è rivolta, fin dalle prime righe della Rivista, ai «benemeriti funzionari comunali, ai quali per le comuni aspirazioni, ci legano vincoli cordiali di simpatia e di solidarietà». Un ritorno alle origini, per ricordare da dove siamo partiti, è


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un adempimento doveroso, soprattutto quando si corre tanto in fretta. Non è questa la sede per ripercorrere, neanche per sommi capi, le evoluzioni e gli accadimenti della nostra società e del diritto di questi 121 anni, ma dobbiamo prendere atto che tutti i fascicoli posti in fila ordinata in quell’archivio dal quale ho tratto il primo volume, contengono la nostra storia e lo sforzo compiuto da grandi professionisti di dar vita ad interpretazioni, a dottrina e risoluzioni di casi pratici nelle situazioni più particolareggiate. Questa elegante Signora Rivista ha continuato a mantenere, nel corso degli anni, lo stesso spessore e valenza nei contenuti tanto da fungere da «faro» per gli operatori dei Servizi Demografici. I collaboratori, di generazione in generazione, hanno sposato lo spirito della Rivista, che è rimasto inalterato: confronto, dialogo, rispetto, umiltà e solidarietà verso l’operatore che dalla lettura dell’articolo o dalla soluzione del quesito deve trarre l’interpretazione e la linea operativa appropriata. Siamo consapevoli della complessità della materia in cui operiamo e delle evoluzioni di una società sempre più internazionale e complessa; questo ha fatto dell’operatore dei Servizi Demografici una figura di grande competenza giuridica e di spirito critico, in ogni ruolo rivestito, dall’esecutore alla figura dirigenziale. A ciò si accompagna un legislatore non sempre pronto a dare risposte ai cambiamenti in atto e alle esigenze di riscontri di una società che guarda e viaggia oltre ai confini nazionali ed europei. Il compito difficile che si prefigge da sempre «Lo Stato Civile Italiano» è quello di mettersi al servizio rispettoso e solidale di chi opera in un settore complesso e articolato come quello dei Servizi Demografici «colla speranza di fare opera utile di colmare un vuoto, fermo nel proposito di dedicare tutte le sue modeste forze al raggiungimento dello scopo prefissosi», come bene ha espresso il Dott. Lombardini nel suo primo editoriale. I vari Direttori della Rivista hanno sempre saputo dar spazio ad una dottrina libera nell’esprimersi e ad interpretazioni

non sempre coincidenti ma comunque basate su argomentazioni giuridiche a supporto, proprio nella consapevolezza della capacità del lettore di poter cogliere la tesi più vicina al proprio sentire e più consona al proprio caso, in relazione alla complessità e varietà delle fattispecie al vaglio. La staticità del legislatore attuale porta ad uno sforzo costante da parte della Rivista e da parte degli operatori nel trovare soluzioni non normate ai casi concreti rimanendo aderenti all’impianto giuridico nel suo complesso. Tramite gli articoli, i focus, le lezioni, i webinar (e tanto altro ancora) gli autori continuano a mettere a disposizione lo studio e l’analisi della materia e dei casi che quotidianamente accadono per arrivare alla soluzione appropriata. Siamo consapevoli che la platea alla quale i nostri servizi sono rivolti è estremamente preparata, — giustamente — esigente e già in possesso di grandi professionalità, perciò continueremo a lavorare nel confronto e nella libertà di pensiero e di espressione. Nelle righe iniziali di questo scritto ho parlato dell’emozione percepita consultando le prime raccolte della Rivista; a ciò voglio aggiungere il messaggio che ho ricevuto dalla consultazione dei fascicoli, in epoca in cui non collaboravo con la Redazione. Numerosi sono i casi in cui la Rivista ha pubblicato, nei vari anni, il pensiero, non sempre consonante, dei vari autori e studiosi della materia demografica. Ebbene, dalla lettura di opposte due tesi ho tratto un importante insegnamento, del quale voglio dare merito alla Rivista, all’allora Direzione, oltre che agli esperti in questione i quali si sono messi a confronto in modo rispettoso, mettendo a disposizione il proprio sapere: spesso sono state offerte due strade, due interpretazioni, laddove non era possibile evincere una disciplina univoca dal complesso delle norme, stava a me aprire la mente e trarre dall’una o dall’altra il convincimento giuridico di fronte alla soluzione del caso concreto. La Rivista ha dimostrato di saper mettere in atto la giusta strategia per mantenere alta la considerazione del lettore, in quanto operatore consapevole della propria professionalità e capace di ponderare e valutare tra le diverse autorevoli considerazioni dottrinali. Questa è la strada che vogliamo continuare a percorrere.

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