Manuale ISEE 2015

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Fronte della Gioventù Comunista

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Fronte della Gioventù Comunista - Commissione Università -

CHE COS’È L’ISEE? L’ ISEE (Indicatore Situazione Economica Equivalente) è un indicatore utilizzato per la misurazione della disponibilità economica di un nucleo familiare, o di singoli individui considerati autonomi dal nucleo familiare di origine, effettuata sulla base del reddito, del patrimonio immobiliare e mobiliare e delle caratteristiche del nucleo familiare (numero componenti, presenza di figli minori con un solo genitore, presenza di handicap psicofisici da parte di uno o più membri della famiglia). Il reddito è la principale misura della disponibilità economica di un nucleo familiare o di un individuo, generalmente determinato dai salari, o dai profitti derivanti da capitali investiti, o dalla rendita di terre di proprietà. Per il calcolo del patrimonio immobiliare e mobiliare viene utilizzato il parametro ISPE (Indicatore Situazione Patrimoniale Equivalente), che tiene conto del valore dei fabbricati e terreni edificabili ed agricoli intestati agli individui in questione, del numero delle residenze e del loro valore, del valore dei beni mobiliari (depositi, conti corrente, titoli di Stato, obbligazioni, partecipazioni azionarie ecc.). L’ISEE è necessario per la richiesta di prestazioni sociali agevolate di varie natura da parte dello Stato (servizi sociali assistenziali, erogazione di contributi economici, ecc). Nel settore della scuola e dell’università viene utilizzato per l’accesso ai servizi per il diritto allo studio, come il comodato d’uso dei libri di testo nelle scuole, l’assegnazione di alloggi universitari e buoni-pasto per le mense degli atenei, riduzioni sui costi dei trasporti, l’erogazione di borse di studio in denaro. Vi sono diversi modelli di riferimento per il calcolo dell’ISEE, che variano in base al settore nel quale si richiede assistenza (educativo, sanitario, servizi per i minori ecc): è il caso dell’ISEEU, che tiene conto di alcuni criteri specifici per l’università. I soggetti bisognosi possono richiedere l’accesso a tali servizi presentando alle istituzioni di competenza, o all’INPS (che fungerà da tramite), la DSU (Dichiarazione Sostitutiva Unica), un documento contenente le informazioni anagrafiche, reddituali e patrimoniali necessarie per il calcolo dell’ISEE. L’accesso alle prestazioni o ai servizi assistenziali presuppone che il reddito del nucleo familiare o dell’individuo in questione non superi una determinata soglia (soglia ISEE), oltre la quale lo Stato non considera il richiedente come realmente bisognoso di assistenza, determinando la sua esclusione da ausili e servizi o da riduzioni delle tassazioni.

COSA CAMBIA NEL NUOVO CALCOLO DELL’ISEE Il DPCM 159/2013 è un decreto ministeriale emanato dal governo Letta ed entrato ufficialmente in vigore il 1 gennaio 2015 nella quasi totale assenza di risalto mediatico. Il provvedimento è giunto all’attenzione della stampa solo nel maggio 2015 alla luce delle prime previsioni su quelli che sarebbero stati i suoi effetti reali in Toscana. Il decreto consiste in una rimodulazione dei parametri che compongono il modello ISEE, ufficialmente con l’intenzione di “contrastare i falsi poveri” e massimizzare la “trasparenza” rispetto alle condizioni economiche delle famiglie. In realtà l’unico effetto del nuovo ISEE è quello di far risultare tutti più ricchi, con pesanti conseguenze che si manifestano nell’aumento della tassazione e nella riduzione delle borse di studio erogate. Di seguito un elenco delle principali modifiche al calcolo dell’ISEE introdotte dal decreto: - Modifica nel calcolo dei redditi. I parametri che sono generalmente utilizzati per il calcolo del reddito (salari, capitali, terre), sono parametri compresi nell’IRPEF (imposta sul reddito delle persone fisiche)

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la tassazione nominale di base dello Stato italiano. Nel nuovo calcolo dell’ISEE sono stati inseriti come parametri per la misurazione del reddito anche i “redditi” non sottoposti alla tassazione Irpef. Si tratta, con buona approssimazione, delle agevolazioni sociali: assegni di invalidità, sussidi di disoccupazione, ecc. Addirittura la stessa borsa di studio percepita l’anno precedente e quelle percepite da fratelli o sorelle sono considerati redditi e dunque indice di ricchezza. Questo genera l’enorme paradosso per cui chi beneficia di una di queste prestazioni, proprio in virtù di una condizione economica svantaggiata, finisce per risultare più ricco. È il caso di migliaia di studenti che non si vedono rinnovata la borsa di studio proprio perché quest’ultima è improvvisamente diventata indice di “ricchezza”, o che se la vedono assegnata perché quella percepita dal fratello alza il valore dell’ISEE. - Modifica nel calcolo del patrimonio immobiliare. Come accennato, i modelli Isee utilizzano il parametro Ispe per il calcolo della situazione patrimoniale mobiliare e immobiliare. Prima del DPCM 159/2013 i beni immobili erano calcolati ai fini ICI (Imposta Comunale sugli Immobili). Con l’entrata in vigore del nuovo decreto gli immobili vengono calcolati ai fini IMU (Imposta Municipale Unica), un’imposta che già nel 2012 aveva sostituito l’ICI nella tassazione degli immobili, e per la quale il valore delle rendite catastali si eleva del 60%. Il risultato è dunque che il valore dei beni immobili risulta essere più alto nei nuovi conteggi Isee, facendo figurare solo sulla carta più ricchi rispetto a un anno fa tutte le famiglie e gli individui che dispongono di almeno una casa di proprietà (considerando che un appartamento di proprietà può essere trasmesso anche per via ereditaria, già di partenza questo parametro è abbastanza sterile nel determinare la condizione sociale di un individuo). - Modifica del calcolo dell’ISEEU. Nel ricalcolo dell’ISEE per l’università è stata eliminata la norma che valutava al 50% il reddito per gli studenti aventi fratelli e sorelle nel nucleo familiare, con conseguenze facilmente intuibili; tutti questi studenti perdono adesso un’agevolazione rilevante per permettere anche ai fratelli o sorelle minori di accedere ai benefici della borsa di studio, poiché il loro reddito viene valutato il doppio rispetto agli anni precedenti, e questo innalzamento della ricchezza (sulla carta) esclude la possibilità di riconferme delle agevolazioni nello stesso nucleo familiare. Inoltre per essere considerato soggetto “autonomo” (dunque non legato a un nucleo familiare) uno studente deve abitare da almeno 2 anni in un immobile che non sia di proprietà della famiglia e deve percepire un reddito da lavoro non inferiore ai 6500 euro. Un provvedimento che in teoria servirebbe a evitare la truffa dei “falsi autonomi”, cioé delle separazioni dal nucleo familiare operate per beneficiare di una borsa di studio anche se si dispone di un reddito elevato, ma che in pratica va a scapito dei giovani e specie degli studenti lavoratori che, non riuscendo a trovare un lavoro che garantisca un reddito di 6500 euro (certo non per colpa loro), non potranno fare a meno di dichiarare il reddito dell’intero nucleo familiare, riducendo la possibilità di accedere a una borsa di studio.

IL NUOVO ISEE NEL SOLCO DEI TAGLI ALLA SPESA PUBBLICA E AI DIRITTI SOCIALI Il nuovo calcolo dell’ISEE è entrato in vigore in modo dirompente, senza nessuna sperimentazione precedente, ma soprattutto senza nessun adeguamento delle soglie che non sia il semplice adeguamento al tasso di inflazione della moneta (0,2%). L’attuale soglia massima per poter accedere ai servizi per il diritto allo studio è di 20.998€. Proprio questo dato è indicativo di una precisa volontà politica e non di semplice incompetenza, poiché il Governo non poteva non prevedere gli effetti scontati di un calcolo

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dell’ISEE che fa apparire tutti più ricchi. Tutt’altro che una lotta ai falsi poveri, il nuovo ISEE serve a generare dei “falsi ricchi”, per ridurre ulteriormente la spesa pubblica per il diritto allo studio. Il risultato è che sulla carta almeno metà degli studenti (il 51%) risulta essere più ricca di circa il 10% e dovrà pagare tasse più alte. Chi supera la soglia non invia nemmeno la richiesta per la borsa di studio, e infatti le richieste sono calate di circa il 25%, con punte del 30% in Puglia e del 39% in meno di alloggi assegnati in Veneto. In altre parole, uno studente su quattro dovrà rinunciare alla borsa, e in tanti saranno costretti per questo a lasciare l’università. In numeri assoluti, sono circa 30.000 universitari ad essere rimasti senza borsa di studio. Il nuovo calcolo dell’ISEE è una misura che si inserisce nel solco dei tagli alla spesa pubblica, che già qualche anno fa ridussero i fondi per le borse di studio del 94% in quattro anni (dai 246 milioni del 2009 ai 13 milioni nel 2012), e che oggi permette una ulteriore stretta su questa voce di spesa. L’ennesimo stratagemma che scarica il costo delle politiche di austerità sugli studenti. Ad essere penalizzati saranno così, per l’ennesima volta, gli studenti lavoratori e quelli provenienti dalle fasce sociali più povere, cioè coloro che già pagano il costo dei tagli e dell’aumento delle tasse universitarie, e che spesso si ritrovano a dover abbandonare l’università a causa dei costi insostenibili, oltre che delle tasse, dei libri, degli alloggi o dei trasporti. Tutto questo mentre non si fa nulla contro l’evasione fiscale e le falsificazioni dell’ISEE, e contro i grandi capitali sottratti alla fiscalità generale.

LA LOTTA NELLE UNIVERSITÀ CONTRO IL NUOVO ISEE Il più grande limite delle lotte che si stanno sviluppando in questi giorni nelle università, in modo spontaneo o promosse dalle organizzazioni politiche universitarie, è l’incapacità di uscire da una logica di retroguardia, in cui si finisce ad opporsi al nuovo ISEE chiedendone il ritiro e dunque sostanzialmente il ritorno al vecchio ISEE. Anche la proposta di “sanatoria”, sostenuta dai sindacati studenteschi, di adeguare le soglie ISEE per garantire lo stesso rapporto idonei/richiedenti che si aveva nel 2014 finisce per essere equivalente ad un ritorno al vecchio ISEE, che era soltanto un pò meno classista di quello attuale, elemento che non ha certo impedito un’impennata delle tasse chieste dagli atenei e il crollo di 100.000 iscritti all’università negli ultimi tre anni. È necessario, in sostanza, abbandonare la logica delle lotte in cui si finisce a rivendicare le briciole mentre si arretra sempre di più. La lotta contro il nuovo ISEE va direttamente connessa alla battaglia politica contro la tassazione universitaria, contro l’università di classe che vogliono i padroni e che il Governo ambisce a costuire quando parla di “separare l’università dalla pubblica amministrazione”, per la piena gratuità dell’istruzione universitaria e il suo finanziamento attraverso la fiscalità generale. È corretto rivendicare come misure immediate negli atenei la ridefinizione delle fasce di tassazione con criteri di forte progressività per i redditi alti e l’esenzione dal pagamento delle tasse per i redditi minimi, tuttavia non è a questo che può limitarsi il senso delle nostre mobilitazioni. L’università pubblica deve essere gratuita e pagata dallo Stato, attraverso una tassazione progressiva sui redditi, sulle grandi proprietà, attuando un controllo serrato contro l’evasione dei grandi capitali. Solo attraverso queste misure il diritto allo studio sarà realmente universale e reale, e si abbatterà l’enorme barriera di selezione di classe che oggi è costituita dalla tassazione universitaria, che in questi anni è stata la leva per scaricare sugli studenti il costo delle politiche di austerità imposte dalla UE.

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In questo senso si può parlare di rimodulazione della soglia ISEE per l’accesso ai servizi di DSU soltanto se si imposta una rivendicazione posta nei termini del suo innalzamento progressivo, e non del suo semplice adeguamento per far quadrare le percentuali di idonei con quelle che si avevano in precedenza (posizione sostenuta da diverse organizzazioni). Una rivendicazione che inevitabilmente va legata a quella dei finanziamenti per il diritto allo studio, necessari per erogare un numero sempre maggiore di borse di studio e garantire a tutti l’accesso all’università. Il nuovo ISEE è soltanto l’ennesimo strumento utilizzato da un sistema che ogni giorno si dimostra pronto a colpire le classi popolari per gli interessi dei grandi monopoli e la tutela dei loro profitti. Opporsi coerentemente al nuovo ISEE significa lottare senza indugio per la gratuità dell’istruzione universitaria; lottare per un’università gratuita significa inevitabilmente lottare contro questo sistema, ed è soltanto su questo terreno di scontro che si può vincere realmente.

per info:

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