Programma per l'Università di Firenze

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PROGRAMMAPER L’ UNI VERSI TÀ DIFI RENZE


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PREMESSA Da un anno a questa parte, dietro l’egida della pandemia, siamo abituati a vedere progressivamente ridotti i già precari servizi che avevamo in quanto studenti. La didattica a distanza e lo smart working imposto dalla chiusura degli uffici non ci deve però far dimenticare che privatizzazioni e autonomia universitaria sono state introdotte dai governi di tutti gli orientamenti politici ben prima dello scoppio della pandemia. Da trent’anni a questa parte, il trend delle politiche governative sull’università si è limitato ad un semplice ruolo di smembramento costante e progressivo di ogni forma di finanziamento pubblico all’istruzione ed alla ricerca, spalancando le porte ai privati di vario genere che hanno lucrato attivamente sul nostro futuro. La pandemia e la conseguente crisi, dapprima sanitaria e ora anche economica, non hanno fatto quindi che aggravare le condizioni di un sistema universitario già messo a dura prova dai tagli praticati dai governi di ogni colore politico. A queste politiche fortemente antipopolari si aggiunge il peggioramento delle condizioni economiche di molti studenti e delle rispettive famiglie a seguito del lockdown: le statistiche ufficiali stimano in milioni i lavoratori che rischiano di perdere il proprio posto di lavoro non appena sarà revocato il blocco dei licenziamenti, senza contare il fatto che quanti lavorano con un contratto a tempo determinato o in nero rischiano già ad oggi il licenziamento, e che trovare un lavoro per uno studente risulta ancora più complesso di prima. Il governo Conte non solo non ha preso provvedimenti seri per garantire in un contesto di estrema difficoltà il diritto allo studio, ma ha proseguito nella direzione della precarizzazione dell'insegnamento e della privatizzazione dell'università pubblica escludendo dagli studi di migliaia nostri coetanei. Il governo Draghi, da poco insediato, non andrà sicuramente in una direzione differente. Non ci aspettiamo niente da chi proviene da quelle stesse istituzioni – politiche o finanziarie – che hanno avvallato o direttamente richiesto politiche di tagli, privatizzazioni e aziendalizzazione dell’istruzione pubblica. Mentre infatti da un lato non viene fatto nessun effettivo controllo sul rispetto delle norme sanitarie nei luoghi di lavoro e nelle scuole e dall’altro non vi è alcun tipo di sostegno o garanzia sociale per chi si ritrova senza redditi stabili, si continua a finanziare l’istruzione privata, le missioni militari all’estero e l’ammodernamento degli arsenali militari. I soldi, al solito, ci sono; è politica la questione di come essi vengano impiegati. A tutte queste problematiche, pre o post Covid, fanno eco le squallide rappresentanze studentesche che anche a questa tornata elettorale ammorberanno gli studenti dei vari corsi di studio con spot elettorali e rivendicazioni minimali. Queste organizzazioni, da destra a sinistra, altro non sono che appendici di sindacati o partiti politici presenti in Parlamento – tanto al governo quanto ad un’opposizione di comodo - che finanziano attivamente giovanili mascherate col compito di raccogliere altra pubblicità elettorale gratuita e fare trampolini di lancio per futuri politicanti in carriera. Dietro gli spritz a un euro, i festoni universitari e i tornei di calcetto c’è il totale disinteresse di queste organizzazioni per la dimensione reale dei problemi degli studenti, dagli spazi studio ai trasporti, dalle tasse al caro-libri, dal numero di appelli alla costruzione di una reale coscienza critica. La nostra candidatura non sarà l’ennesima candidatura atta a creare quella che chiamano la “futura classe dirigente”. Vogliamo rimettere al centro dell’università italiana un altro modello di vivere l’istruzione, che scardini l’idea di un’istituzione incancrenita sugli interessi di baroni, clientelismi e ricchi studenti e rimetta al centro le necessità e gli interessi degli studenti e dei lavoratori dell’ateneo. Vogliamo trasformare la passerella elettorale in un megafono per le nostre rivendicazioni in quanto studenti e lavoratori, un sostegno attivo alle lotte di chi vive quotidianamente il nostro ambiente.

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GESTIONE COVID-19 Un’analisi attuale dei problemi di UNIFI non può non partire dalla gestione dell’emergenza sanitaria. Gli effetti dell’università di classe, contro la quale noi comunisti ci battiamo, sono stati fortemente aggravati dalla pessima gestione della crisi, tutta a vantaggio del profitto dei padroni e contro gli interessi degli studenti delle classi popolari. Nonostante i mesi trascorsi dall’inizio della pandemia il rientro a settembre si è dimostrato totalmente male organizzato, escludendo gli studenti fuori corso dalla possibilità di poter seguire le lezioni in presenza e costringendo la maggior parte degli studenti a proseguire con una didattica a distanza fallimentare, spesso aggravata dal mal funzionamento della piattaforma “Webex”, rendendo impossibile l’accesso a buona parte del materiale didattico. Anche in questo caso l’autonomia finanziaria degli atenei viene usata come strumento attraverso il quale lo Stato scarica le proprie responsabilità. Nessun investimento è stato fatto per garantire un rientro in sicurezza agli studenti e ai lavoratori dell’università, nonostante i milioni di euro stanziati dall’ateneo per l’installazione di tornelli e l’assunzione di guardie private. Le video-lezioni sono state sicuramente uno strumento che ha potuto supportare la didattica in un momento di iniziale emergenza; a distanza di un anno non è più possibile parlare di emergenza, ma è necessario denunciare le responsabilità politiche da parte di UNIFI nel non avere voluto impegnarsi seriamente per garantire un reale rientro in sicurezza degli studenti e garantire il diritto allo studio per gli studenti delle classi popolari. Come abbiamo fin da subito ribadito le video-lezioni non garantiscono da sole il diritto allo studio, ma al contrario si trasformano in uno strumento classista che esclude gli studenti provenienti dalle fasce economiche più basse dalla possibilità di poter seguire regolarmente le lezioni. Gli strumenti adottati da UNIFI per poter garantire la fornitura di tablet e chiavette per la connessione, si sono dimostrati del tutto insufficienti, riguardando solo una percentuale risibile di studenti. Come confermano i dati ISTAT circa il 30% delle famiglie italiane non possiede un computer oppure un tablet in casa e solo il 20% delle famiglie può sostenere la spesa per garantire un computer a ciascun membro della famiglia. Gli studenti conoscono bene il livello di disagio che provoca la didattica a distanza, costringendo spesso e volentieri loro e le loro famiglie a provvedere con ulteriori spese per far fronte alla necessità di disporre di una connessione internet e di un dispositivo in grado di sostenere le video lezioni. L’UNIFI non ha fatto niente né per venire incontro ai disagi degli studenti né per regolamentare in modo chiaro la gestione da parte dei docenti dei corsi a distanza e il caricamento sulle piattaforme online del materiale didattico, difficilmente reperibile nelle biblioteche, anch’esse difficilmente accessibili nell’ultimo anno. Come Fronte della Gioventù Comunista rivendichiamo: -

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Una generale inversione di tendenza nella gestione della pandemia da parte di UNIFI che si ponga come obiettivo prioritario quello di garantire un reale rientro in sicurezza per gli studenti e i lavoratori dell’università, investendo seriamente negli spazi già a disposizione dell’ateneo al fine di garantire il rispetto delle disposizioni di sicurezza. L’immediata cessazione di qualsiasi tipo di accordo nei confronti di strutture private esterne all’ateneo fornitrici di spazi “didattici”, come nel caso della multisala “The Space”, che si sono rivelati un inutile spreco di denaro proveniente dalle tasche degli studenti utile soltanto ai privati per trarre profitto dalla crisi pandemica. La messa a disposizione da parte di UNIFI di tutti i fondi necessari per garantire seriamente a ogni studente la possibilità di usufruire di dispositivi e connessioni valide in grado di sostenere l’accesso alle lezioni a distanza. Una reale e rigorosa regolamentazione della gestione della didattica a distanza da parte dei docenti, che non penalizzi gli studenti non in grado di disporre di una efficace connessione o di un dispositivo idoneo. In particolare rivendichiamo: la totale disponibilità delle registrazioni delle video-lezioni pag. 2


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sulla piattaforma moodle, la garanzia reale per ogni studente di poter sostenere esami scritti o orali in presenza, la non penalizzazione nei confronti degli studenti che in corso di esame non sono in grado di mantenere attiva la connessione durante l’intera durata di esso. La garanzia per tutti gli studenti dell’accesso ad appelli straordinari durante tutto l’anno accademico e l’abolizione di ogni salto d’appello. La garanzia di sessioni di laurea straordinarie al fine di consentire a tutti gli studenti la possibilità di recuperare e non finire fuori corso.

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DIRITTO ALLO STUDIO UNIVERSITARIO ALLOGGI E STUDENTATI Nonostante l’Italia sia uno dei paesi con la tassazione universitaria maggiore, i servizi offerti agli studenti dall’agenzia per il Diritto allo Studio Universitario (DSU) sono del tutto parziali, specialmente in un periodo di crisi sanitaria ed economica come questo che stiamo vivendo e in una città come Firenze, dove il prezzo medio per una stanza singola è di 350 euro fino ad arrivare a punte di 450 euro in centro città. Nonostante il DSU faccia propaganda sull’eccellenza dei servizi offerti la realtà è ben diversa: a fronte di 50mila studenti iscritti vengono garantiti solo 1610 posti negli studentati, numero che è perfino diminuito di 84 unità rispetto al bando del DSU di due anni fa, oltretutto di questi 1610 posti ben 1480 vengono affittati a “solo” 175 euro al mese, facendo un profitto sulle spalle degli studenti delle classi popolari e ignorando totalmente quello che dovrebbe essere un diritto gratuito. I problemi degli studenti non si fermano qui: nei numerosi casi in cui gli studenti entrano in graduatoria ma non possono beneficiare del posto alloggio perché questi risultano tutti occupati, viene erogata una borsa di 750 euro ogni tre mesi (250 euro al mese) del tutto insufficiente a coprire le spese affittuarie che mediamente si aggirano sui 350 euro, costringendo inoltre lo studente vincitore del bando e la sua famiglia ad anticipare di tasca propria tre mesi d’affitto con la reale possibilità di ritrovarsi senza casa se impossibilitato a pagare puntualmente alla fine mese. A questo si aggiunge la precaria condizione edilizia di molti studentati, in particolare del “Calamandrei” che si ritrova ancora una volta in condizioni pietose a causa delle infiltrazioni d’acqua nelle pareti. Oltre al danno si aggiunge la beffa in quanto l’università di Firenze ha finanziato con 16 milioni di euro “Campus X”, uno studentato di lusso privato dove ogni studente paga 500 euro al mese per ottenere un servizio nettamente superiore ai suoi colleghi che vivono nel Calamandrei, a 50 metri di distanza. Campus X con le sue 199 camere e 246 posti alloggio è solo l’ennesima trovata dell’università fiorentina per attirare gli studenti più ricchi dimenticandosi delle condizioni in cui versa la maggioranza degli universitari. Come Fronte della Gioventù Comunista rivendichiamo: - Un piano di riqualifica e restauro delle residenze universitarie e il termine immediato dei finanziamenti da parte dell’università a Campus X o altri progetti privati, per dare reale supporto agli studenti in difficoltà. - Un piano straordinario per la costruzione di nuovi studentati moderni ed efficienti per permettere ad ogni studente che ne faccia richiesta di avere immediatamente un posto alloggio dignitoso. - Nel breve periodo per l’estrema urgenza del momento chiediamo che Campus X e altri studentati privati siano riconvertiti nell’immediatezza per trovare un alloggio agli studenti che si trovano in situazioni precarie.

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BORSE DI STUDIO Attualmente non è possibile conoscere il numero totale di borse studio erogate dal DSU, questo dato è consultabile solo dagli studenti che ne hanno fatto richiesta, tuttavia possiamo vedere ad esempio come borse di studio di appena 770 euro per studenti fuori sede o di 1050 euro quelli in sede siano insufficienti ad affrontare l’alto costo della vita che si presenta in città che ammonta a circa 600 euro al mese. A poco sono servite le quote di poche centinaia di euro versate una tantum per tamponare le difficoltà incontrate dalla popolazione studentesca che si trova in maggiore difficoltà economica a causa della crisi che ha colpito soprattutto le classi popolari e i giovani precari. A questo si aggiunge il rischio di vedersi sottratto l’alloggio, ogni aiuto monetario e l’obbligo di restituzione parziale della borsa quando lo studente non mantiene una determinata media o non raggiunge il numero di CFU stabiliti per ogni corso di studi entro il 30 novembre. A fronte di ciò è chiaro quanto l’università applichi una vera e propria selezione di classe ignorando totalmente i diritti e le richieste della maggioranza degli studenti. Giovani che si trovano, insieme alle loro famiglie, costretti a fare sacrifici per garantire l’essenziale per la vita universitaria come un alloggio gratuito e un servizio borsistico di qualità. Come Fronte della Gioventù Comunista rivendichiamo: -

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Un aumento delle borse di studio realmente calcolato sulla spesa che uno studente deve sostenere per vitto, alloggio, materiale didattico e vita in generale. L’eliminazione dei criteri di merito per l’accesso ai benefici monetari, che mascherano sotto una finta retorica meritocratica un’università classista, in quanto è possibile parlare realmente di merito solo se tutti hanno a disposizione una reale uguaglianza di opportunità, perché l’istruzione, anche quella universitaria, non deve essere un privilegio per pochi. La garanzia di una borsa di studio per ogni studente che ne ha necessità eliminando qualsiasi caso di “idoneo non beneficiario”.

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CARO AFFITTI In una città a vocazione turistica come Firenze il prezzo per una stanza è il maggior costo da sostenere per le migliaia di studenti fuorisede, risultando molte volte insostenibile per gli studenti meno abbienti, questo problema grava ancor di più in un periodo di crisi sanitaria ed economica come questo che ha messo alle strette migliaia di studenti lavoratori spesso assunti in nero o con contratti a tempo determinato, anche il numero limitato di posti negli studentati offre solo un tamponamento parziale forzando molti studenti ad abbandonare gli studi o a fare nel “migliore dei casi” sacrifici enormi. Come Fronte della Gioventù Comunista rivendichiamo: -Un adeguato sistema di coperture per gli affitti privati e la cancellazione delle rate dei canoni per gli studentati, per dare un reale contributo agli studenti fuorisede e le loro famiglie che si sacrificano per la costruzione del loro futuro.

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TASSE E TRASPORTI Le tasse universitarie costituiscono di per sé uno strumento per scaricare sulle famiglie i costi dell’istruzione, in un contesto di continui tagli ai fondi pubblici per l’istruzione e la ricerca. La lotta del Fronte della Gioventù Comunista per una totale gratuità e accessibilità dell’istruzione, contro la selezione di classe che ogni anno espelle migliaia di studenti delle classi popolari dalle università di tutta Italia, è una battaglia necessaria da condurre ogni giorno e che non può trovare soluzione all’interno degli organi di rappresentanza studenteschi. Nonostante la propaganda di rettore, istituzioni regionali e liste universitarie legate al centro sinistra, presentino l’UNIFI come una delle università più accessibili e con la tassazione più progressiva, i costi da sostenere per gli studenti figli di lavoratori ammontano a centinaia di euro ogni anno. Durante l’ultimo anno di pandemia, nonostante un contesto che ha posto fortissime limitazioni al diritto allo studio, in cui gli studenti non hanno potuto accedere a spazi e attività non sostituibili dalle sole video-lezioni, l’Università di Firenze non ha minimamente modificato i criteri per il calcolo della tassazione, continuando a pretendere il pagamento di entrambe le rate previste e mantenendo, a partire dal secondo anno, il calcolo della rata sulla base del rendimento dello studente. La prima misura immediata che rivendichiamo è l’abolizione totale della seconda rata primaverile per tutti gli studenti: non si può pensare che una banale proroga di qualche settimana possa bastare di fronte a una situazione che nell’ultimo anno ha posto centinaia di migliaia di famiglie di lavoratori sull’orlo del baratro economico. Di fronte all’emergenza sanitaria e all’incapacità di UNIFI di garantire agli studenti l’accesso a servizi essenziali quali le lezioni in presenza, l’unica misura immediatamente applicabile per evitare di far gravare sugli studenti figli di lavoratori il costo più massiccio della crisi economica è la completa abolizione della rata primaverile. Le limitazioni al diritto allo studio imposte dalla tassazione non si limitano all’emergenza dovuta alla pandemia, ma rappresentano la normalità per migliaia di studenti all’interno dell’Università di Firenze. Il calcolo delle tasse che, a partire dal secondo anno, distingue tra studenti attivi e inattivi, regolari e irregolari, provoca una maggiorazione ai danni di chi non è in pari con gli esami, rappresentando un’ulteriore peso, in particolar modo per quegli studenti che per motivi economici non riescono a garantire la piena regolarità nel piano di studio. Per questo rivendichiamo l’abolizione di qualsiasi criterio di merito che imponga degli aumenti nella tassazione per gli studenti. La tassazione adottata da UNIFI viene calcolata in base al valore dell’ISEE, con 73 fasce di reddito. A una più attenta analisi della divisione delle varie fasce si nota un forte aumento tra la nona e la decima fascia, entrambe con ISEE basso, di ben 300 euro rappresentando l’unico aumento di tale portata all’interno di tutte le fasce di reddito. Rivendichiamo un generale ricalcolo dei criteri di tassazione e l’introduzione di un carattere realmente progressivo, la totale e non fittizia esenzione per le fasce più deboli e la cancellazione dell’aumento di tassazione previsto a partire dal secondo anno di iscrizione. Importante sottolineare come al calcolo generale della tassazione debbano essere aggiunti 48 euro per il rilascio della “carta dello studente” che, secondo la propaganda delle liste universitarie di centro sinistra, dovrebbe garantire la gratuità dei trasporti per gli studenti iscritti a UNIFI. Si tratta di una tessera non gratuita dal momento che ciascuno studente deve sborsare tale somma che si va ad aggiungere alle centinaia di euro per la normale tassazione e che soprattutto non comprende le linee di trasporto al di fuori del territorio comunale, escludendo non solo gli studenti residenti al di fuori del comune di Firenze, ma anche quegli studenti che hanno i propri plessi universitari di riferimento al di fuori del comune di Firenze. Rivendichiamo la totale gratuità dei trasporti per tutti gli studenti iscritti a UNIFI, una gratuità che comprenda le totalità delle linee di trasporto necessarie affinché uno studente si possa recare in qualsiasi plesso universitario.

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MENSE, BIBLIOTECHE E SPAZI L’Unifi dispone di soli 1000 posti mensa su quasi 60000 studenti iscritti, rendendo la consumazione dei pasti veramente difficoltosa, in particolar modo nelle prime settimane di lezione. Situazione denunciata ormai da anni ma per cui l’università non ha trovato nessun tipo di soluzione, se non quella di chiudere definitivamente la mensa di Agraria e lasciando la mensa del Polo di Sesto aperta solo a pranzo. Come Fronte della Gioventù Comunista rivendichiamo: - La messa a disposizione di un nr. adeguato di strutture e di posti mensa, affinchè quelli esistenti non si saturino immediatamente. -L’apertura del servizio mensa nell’orario di pranzo e cena per garantire 2 pasti giornalieri. -La gratuità e la dignità del pasto per le fasce ISEE più basse. Per quanto riguarda i posti studio in biblioteca e nelle aule studio, sono presenti in UNIFI 2548 posti, suddivisi in 5 biblioteche e 20 sedi, a fronte di quasi 60000 studenti iscritti garantendo così un posto per studiare soltanto a 4 studenti ogni 100, diminuendo adesso in periodo di pandemia a 1700 posti disponibili per studiare, vedendosi negare così molte volte l’accesso alle biblioteche per tutti quelli studenti delle classi popolari che non possono studiare nelle proprie abitazioni perché non adatte allo studio o non fornite di materiali quali libri di testo consultabili in biblioteca o di pc e connessione internet. Le aule studio, eccetto che quella presente a Novoli, al primo piano dell’edificio D14, sono chiuse causa Covid ormai da un anno (Calamandrei, Caponetto e Mario Luzi) riducendo così ulteriormente la disponibilità di posti studio. Come Fronte della Gioventù Comunista rivendichiamo: -

La riconversione di tutti gli spazi non utilizzati e a disposizione di UNIFI in posti studio; Il prolungamento dell’orario di tutte le sedi bibliotecarie e di aule studio, compresa l’apertura per l’intera giornata del sabato con l’assunzione di personale a tempo indeterminato e la reinternalizzazione di tutti quei servizi appaltati, riguardanti in particolar modo i dipendenti delle pulizie e delle aule studio.

Denunciamo inoltre la mancata disponibilità da parte del rettore Luigi Dei di mettere a disposizione nuove aule o spazi per creare luoghi di aggregazione e di ritrovo con gli studenti all’interno dell’università e soprattutto la mancata possibilità di richiedere spazi di UNIFI oltre l’orario delle 19:00, precludendo così la possibilità di svolgere attività ricreative e culturali che coinvolgano gruppi di studenti.

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STUDENTI LAVORATORI E STUDENTI PART-TIME L'Italia si trova ad essere uno dei paesi col minor numero di laureati d'Europa. L'università italiana si dimostra oramai ogni anno di più come un'istituzione di classe, la possibilità di studiare sempre più appare come un privilegio riservato a pochi. Al netto di una diminuzione che c'è stata negli ultimi anni di immatricolazioni, per quanto riguarda sopratutto i giovani delle classi popolari, c'è un aumento di studenti lavoratori, che solo nell'ateneo fiorentino si contano a migliaia. Con l'irrompere della pandemia questa situazione ancora di più si aggrava. L'aumento della disoccupazione giovanile, la maggiore difficoltà di garantirsi un lavoro stabile rendono le prospettive per gli studenti che necessitano di lavorare per portare a termine un percorso universitario diventano sempre più nere. Di fronte a questa situazione l'UniFi non offre alcun tipo di agevolazione. Il corso di studi “parttime” che dovrebbe mirare a facilitare la vita proprio di questa categoria di studenti risulta invece essere un vero e proprio ostacolo. Chi infatti si iscrive al corso “part-time” è costretto a completare il proprio percorso di studio in ritardo, essendo limitato il numero di CFU che gli è consentito di accumulare annualmente (una laurea triennale per esempio può arrivare a durare dai 4 ai 6 anni). Tenendo conto che gli studenti che usufruiscono del part-time si trova solitamente tra le fasce di ISEE più basse, e, nonostante le agevolazioni che si applicano a partire dalla seconda rata, lo studente deve pagare un numero maggiore di tasse, rendendo anche ad un livello economico la scelta di un corso part-time sconveniente. Sono inoltre inaccettabili le condizioni richieste per potersi iscrivere ad un corso part-time, infatti lo studente dovrebbe dimostrare di avere un regolare contratto di lavoro della durata minima di sei mesi e un reddito annuo di almeno 2840,51 euro. Condizioni che non tengono minimamente conto dello stato del lavoro giovanile in Italia, caratterizzato da un 'ampia fascia di lavoro nero, e che rendono ancora più inservibile questo servizio. Come Fronte della Gioventù Comunista rivendichiamo

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L'abolizione dei CFU massimi che uno studente part-time può ottenere nel corso di un anno. Il libero accesso al corso di studi part-time per tutti gli studenti delle fasce ISEE più basse. L'obbligo per i docenti di non distinguere tra studenti frequentanti e non frequentanti ma di incrementare le piattaforme di e-learning, caricando il materiale didattico e registrazioni o video delle lezioni.

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TIROCINI Tirocini sanitari Riconosciamo i tirocini come una forma di manodopera specializzata gratuita, a vantaggio esclusivamente di aziende pubbliche e private. Prendendo in considerazione il caso delle professioni sanitarie, a Firenze vi sono 2 tra i poli ospedalieri più celebri di tutta Italia, ma che già dalla denominazione stessa di Azienda Ospedaliera Universitaria ne rivelano la propria natura: luoghi che in teoria dovrebbero formare futuri infermieri e medici e che invece si trasformano in luogo di sfruttamento indiscriminato. Lo studente si trova a dover svolgere ben 1800 ore di tirocinio obbligatorio per il conseguimento della laurea triennale, sottolineando la completa mancanza di ruolo formativo e la propria reale natura di sfruttamento. I tirocinanti sono costretti a svolgere turni massacranti, principalmente di notte (dalle ore 20.00 alle ore 7.00) e nei giorni festivi, come se svolgere tirocinio in questi giorni fosse più formativo rispetto ad altri, andando inevitabilmente a danneggiare gli studenti; non è infatti possibile riuscire a conciliare lezioni, studio e turni massacranti, specialmente per gli studenti fuori sede. Spesso e volentieri gli studenti si ritrovano a dover svolgere mansioni senza avere opportuno sostegno da parte del personale specializzato, che risulta essere sempre più carente a causa del progressivo smantellamento del sistema sanitario pubblico. In poco tempo il tirocinante si ritrova così a dover sopperire alla carenza di personale nelle strutture ospedaliere, svolgendo a tutti gli effetti quello che dovrebbe essere un lavoro retribuito. Inoltre, bisogna tener conto che per coloro che sono costretti a lavorare per studiare, questa tipologia di formazione è inaccettabile, infatti quest’ultimi saranno portati a dover conciliare il tirocinio e gli studi, con il proprio impiego. Nota particolare deve essere fatta per i tirocini sanitari in pandemia Covid. L’Ateneo fiorentino, come molti altri, ha riproposto nell’anno accademico 2020/2021 il “tirocinio a distanza”, in cui gli studenti si trovano costretti a fare attività assolutamente non formative per vedersi riconoscere in parte le ore di tirocinio assegnate per il loro anno di corso. È necessario rivendicare dei tirocini realmente formativi, che tengano conto del lavoro degli studenti, per i quali esigiamo agevolazioni sugli orari e sui turni e l’erogazione di una retribuzione proporzionale alle ore svolte. Tirocini per altri corsi di laurea “Rimediarsi” un tirocinio è compito dello studente, pur essendo questo obbligatorio. Proprio come i tirocini sanitari, i tirocini generici non sono altro che lavoro gratuito in aziende o enti per coprire gratuitamente il personale mancante. In molti corsi di laurea, l’emergenza sanitaria del Covid, ha portato ancora più ostacoli per l’inserimento in tirocinio, e il suo slittamento ha portato per molti studenti ad un ritardo nella laurea (dovendo talvolta pagare un altro anno di rata). Riteniamo indispensabile che le commissioni paritetiche di studenti e professori valutino il valore formativo e l’utilità dei tirocini proposti (in alcuni corsi è stata creata la possibilità di accedere ad un tirocinio di ricerca in forma di affiancamento alla cattedra su richiesta al proprio docente). Università e facoltà devono essere la garanzia del valore formativo e delle tutele nei tirocini richiesti per la laurea.

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LAVORATORI UNIFI E BORSE DI COLLABORAZIONE Alle pochissime borse di studio ed ai bandi per ricevere rimborsi parziali delle tasse – sempre e comunque strutturati in maniera meritocratica e quasi mai principalmente su base reddituale – fanno da contraltare le cosiddette “attività a tempo parziale”, mediante la quale vengono selezionati – pochi – studenti per svolgere mansioni di accoglienza, orientamento ed assistenza all’interno di biblioteche e musei dell’università per poco più di 7 euro l’ora per 150 ore totali, il tutto senza vedersi riconoscere ferie, contributi e giorni di malattia e senza che queste effettive prestazioni lavorative vengano percepite come tali (quindi non direttamente “spendibili” come lavoro). L’accesso a questi bandi è limitato solo per l’ultima fascia di reddito (superiore a 125.000 euro) ed ha come base il rapporto media/crediti. Si arriva al paradosso che una soluzione escogitata per aiutare – almeno formalmente – gli studenti in difficoltà diventa uno strumento accessibile a chi ha più tempo e risorse da investire nello studio. È evidente, inoltre, quanto sia conveniente per l’ateneo, in seguito al totale disimpegno dello Stato nei confronti del finanziamento dell’istruzione pubblica, tagliare costantemente sul proprio personale, favorendo progressivamente la precarizzazione del lavoro e la sostituzione di forme di lavoro stabile con forme di lavoro a breve termine svolte da studenti universitari o con mansioni che non hanno carattere formativo svolte da studenti delle superiori in alternanza scuola-lavoro. Emblematico è il caso del SAGAS, che ha visto il proprio organico diminuire progressivamente dalle 91 persone impiegate nel 2013 alle 66 nel 20201. Nel triennio 2016-2018, invece, in tutto l’ateneo i ricercatori a tempo indeterminato sono passati da 369 a 261, mentre i contratti co.co.co sono passati da 352 a 421, i contratti di lavoratori interinali sono passati dal 2,33 al 2,75 e il personale a tempo indeterminato è aumentato dal 451,7 del 2016 al 1.403,58 del 2018. Questa tendenza alla costante precarizzazione del lavoro ed ai costanti tagli ad ogni forma di stabilità formativa e professionale universitaria continua tutt’ora, mentre l’università giustifica tagli e “correzioni strutturali” dietro la scusa delle misure emergenziali. Come Fronte della Gioventù Comunista rivendichiamo: -

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Abbattimento del numero di contratti precari, a breve termine, co.co.co in favore di assunzioni stabili, col fine di migliorare i servizi per noi studenti e le condizioni lavorative dei dipendenti dell’ateneo. Rottura di qualunque forma di alternanza scuola-lavoro per gli studenti in semplici mansioni di segreteria, di assistenza agli sportelli e, più in generale, in qualunque attività priva di carattere realmente formativo. Miglioramento della qualificazione e della formazione professionale dei dipendenti dell’ateneo per venire incontro alle necessità degli studenti con DSA o disabilità, fornendo supporto allo studio, alla mobilità ed alle questioni burocratiche. Sostituzione delle attività a tempo parziale con un migliorato sistema di borse di studio erogate direttamente dall’ateneo su base reddituale sia per quantità di denaro erogato, sia per numero di borse, per agevolare gli studenti nella piena realizzazione del proprio percorso formativo Immediata reinternalizzazione dei servizi dati in appalto mediante il vergognoso ricorso a bandi di concorso al ribasso.

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CARO LIBRI A Firenze il costo dei manuali di testo è elevato e grava per lo più sugli studenti provenienti da ambienti popolari. Per questo gli studenti sono spesso costretti a cercare testi usati e fotocopiati, i quali sono però difficilmente reperibili e portano comunque ad una spesa ingente. Nel corso di una laurea triennale si arriva a spendere un minimo di 1500-2000 euro di materiale. Consultando i singoli corsi di laurea, sul sito dell’Università di Firenze, si evince come uno studente possa arrivare a spendere dai 40-60 euro nelle facoltà umanistiche ai 100 ad esame per le facoltà di medicina e professioni sanitarie. Inoltre, è bene sottolineare che i libri messi a disposizione dalle biblioteche sono insufficienti al numero di studenti presenti a Firenze e che le modalità di prestito sono svantaggiose per gli studenti. Sono pochi i testi che possono essere prenotati con scadenza mensile, spesso si hanno prestiti di pochi giorni se non addirittura notturni. Sono necessari più investimenti bibliotecari per permettere agli studenti di alleggerire il costo dei manuali di testo, i quali vanno a sommarsi a delle tasse universitarie già salate, soprattutto per gli studenti di estrazione popolare, l’apertura al servizio di prestito di ogni biblioteca in maniera più ampia, e la creazione di una piattaforma di Ateneo online in cui siano disponibili tutti i libri e i manuali.

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RAPPORTO UNIFI/IMPRESE L’autonomia universitaria e il de finanziamento spingono sempre di più gli atenei pubblici a stipulare accordi di varia natura con imprese private, tramite partnership, progetti e altre tipologie di convenzioni. Una commistione di interessi tra le università pubbliche stesse e le aziende private,rappresentanti di multinazionali, che entrano in tutto e per tutto a fare parte dell’università,spesso facendo parte degli organismi d’ateneo, avendo influenza sulla didattica, sulla ricerca e sulla gestione amministrativa, piegando in toto ai propri interessi il funzionamento dell’università. L’influenza maggiore spesso viene riscontrata in tutte quelle facoltà legate più direttamente ai processi produttivi, ma rappresenta una tendenza generale di tutta l’università; che porta le grandi imprese a vedere negli studenti universitari delle nuove figure professionali da plasmare a loro piacimento e necessità, nel sempre più flessibile nuovo mercato di lavoro, spesso con conoscenze settorializzanti e nozionistiche, generando un impoverimento della didattica. Le stesse dinamiche si riscontrano pienamente all’interno dell’Università di Firenze: si organizzano giornate, Digital Career Lab, in cui alcune tra le più importanti multinazionali, ENI, Lidl, Banca Mediolanum, Akka Italia, Generali Italia, Balance Spa, Esselunga…, si presentano con la possibilità di selezionare personale tra gli studenti universitari da inserire nel proprio organico; illudendo così gli studenti di poter avere un posto di lavoro immediato nascondendo le dinamiche che ne stanno alla base. Corsi di laurea, principalmente in settori scientifici, finanziati interamente da aziende in cui i rappresentanti delle stesse sono presenti anche poi nei consigli di scuola ( come nel caso del corso Advanced Molecular Sciences , creato grazie al contributo di aziende come GSK, P&G, ENI, EliLilly….). Non da meno è il caso di progetti di collaborazione con la NATO, con lo scopo di fare svolgere agli studenti selezionati simulazioni integrate con il comando militare. Tali progetti costituiscono un’ulteriore dimostrazione del ruolo sempre maggiore assunto dalle multinazionali nella gestione della didattica universitaria: la NATO, braccio armato del capitalismo italiano, europeo e statunitense , viene presentata agli studenti come una organizzazione di pace quando al contrario rappresenta la più violenta espressione dell’imperialismo che ogni giorno semina morte e distruzione nel mondo. Come Fronte della Gioventù Comunista ci opponiamo categoricamente a qualsiasi tipo di collaborazione tra UNIFI e la NATO , al pari di qualsiasi altra organizzazione militare nazionale e internazionale. Un altro esempio che testimonia il vero volto dell’università azienda è rappresentato dai TEST TECO: test che fanno parte del programma di autovalutazione degli atenei, instituito dall’ANVUR, tramite cui si valutano efficacia ed efficienza dell’attività su quattro indicatori ( literacy, numeracy, civics, problem solving). Ma tutto ciò è parte del più ampio progetto di individuazione dei “Dipartimenti di Eccellenza” , per questi è stato istituito un apposito fondo di finanziamento, che dal 2018 pesa ben 271 milioni di euro all’interno del Fondo di Finanziamento Ordinario, ovvero il principale strumento di finanziamento delle università pubbliche. In questo modo, con la compilazione di questi test, gli studenti influenzano in modo decisivo la distribuzione di fondi ai vari dipartimenti delle loro università per quanto riguarda la quota premiale, con i primi 350 dipartimenti classificati che possono accedere a questo finanziamento straordinario. Un chiaro esempio del risultato dell’autonomia universitaria in cui l’università stessa plasma la propria offerta formativa su criteri necessari ad assicurarsi dei fondi, mentre lo Stato si deresponsabilizza dal finanziamento dell’istruzione pubblica. L’UNIFI conta ben 9 dipartimenti di eccellenza classificandosi al quarto posto in Italia, superando università come La Sapienza; una vetrina attraente per tutte quelle imprese e aziende che decidono di investire i propri soldi in tali dipartimenti di eccellenza andando a generare così sempre di più anche divari interni tra scuole diverse, nascondendo dietro la logica della meritocrazia un modo per premiare tutte quelle università che si spendono nell’appiattimento dell’offerta formativa su questi indicatori. È necessario spezzare la logica della competitività tra le varie università, della differenziazione dell’offerta formativa tra università di serie a e di serie b o tra dipartimenti e scuole. Il Fronte della Gioventù Comunista lotta affinché gli interessi privati restino fuori da UNIFI. Il capitalismo vuole un’università al servizio delle imprese e del loro profitto, e a questa concezione di pag. 13


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università noi contrapponiamo la lotta per un’istruzione universitaria che risponda agli interessi di studenti e lavoratori, che garantisca il diritto allo studio e la possibilità di esprimere a pieno le proprie capacità. Rivendichiamo: - L’espulsione di ogni rappresentante privato dagli organismi di ateneo a qualsiasi livello e cessazione della partecipazione da qualsiasi altra forma di comitato di cui facciano parte. - L’interruzione di ogni rapporto di collaborazione di UNIFI con aziende, imprese e multinazionali.

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ACCESSO ALLA CULTURA Sempre di più oggi si può vedere come anche l'arte e la cultura si stiano trasformando in uno strumento per gli interessi ed il profitto di pochi. A fare le spese di questo stato di cose sono soprattutto i giovani delle classi popolari, a cui, per colpa dei costi, si interdice l'accesso all'arte ed alla cultura di cui questa città è fiorente. Questo diventa ancor più inaccettabile nei riguardi di quegli studenti che, pur avendo scelto un percorso universitario di orientamento umanistico, si vedono mozzate le possibilità di approfondimento e crescita personale che il contatto diretto con la cultura anche al di fuori del semplice corso di studi gli permetterebbe. Come Fronte della Gioventù Comunista rivendichiamo:

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La possibilità per gli studenti dell'UniFi di poter accedere gratuitamente a tutti i musei presenti sul territorio fiorentino. Agevolazioni che favoriscano ed incoraggino l'accesso a cinema e teatri per tutti gli studenti.

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ACCESSO ALLA SANITÀ PER STUDENTI FUORI-SEDE L'accesso alla sanità è un diritto essenziale che dovrebbe essere garantito universalmente. La crisi pandemica ha ancor di più messo in luce le evidenti mancanze del sistema sanitario nazionale, da decenni vessato da tagli plurimiliardari e privatizzazioni. In particolare la logica della regionalizzazione ha posto migliaia di studenti fuori sede, impossibilitati ad usufruire del medico di famiglia al di fuori del proprio comune di provenienza, nella situazione di non poter avere accesso alla più basilare assistenza medica (prescrizione di tamponi, ricette mediche, vaccinazioni etc.). Alcune liste pretendono che l'università stessa fornisca questi servizi all'interno dell'ateneo, ignorando o volendo ignorare che non può essere l'UniFi stessa a fornire assistenza medica, se non mediocremente, e contribuendo ad alimentare il processo di smantellamento del sistema sanitario nazionale pubblico. È il caso per esempio dell'ambulatorio universitario che, aperto solo per poche ore alla settimana, non può permettere un servizio né continuo, né efficiente. Come Fronte della Gioventù Comunista rivendichiamo: – Che l'ateneo si prodighi a garantire agli studenti fuori sede un'assistenza sanitaria adeguata un tramite accordo con le ASL locali che forniscano ad ogni studenti un medico di riferimento.

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UN' ALTRA UNI VERSI TÀ È POSSI BI LESOLO CON LA LOTTA!

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