pro.di.gio maggio-giugno 2016

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BIMESTRALE DI INFORMAZIONE DELL’ASSOCIAZIONE PRODIGIO ONLUS SUL MONDO DEL DISAGIO E DELL’HANDICAP NUMERO III - GIUGNO 2016 - ANNO XVII - 96° NUMERO PUBBLICATO

WWW.PRODIGIO.IT

PROGETTO DI GIORNALE Vivere sotto lo stesso tetto condominiale offre opportunità di natura economica e sociale. pagina 3

Aut. del Trib. di Trento n. 1054 del 5/6/2000 - Poste Italiane spa - Spedizione in abbonamento postale - 70%- DCB Trento . Contiene I.R.

Welfare a Km Zero

“Tutta la Clarina che c’è”

“ABITO QUI”

Indagine sul consumo di suolo e l’impatto demografico in Trentino

Un percorso volto a sostenere e rafforzare la cultura e la pratica del welfare comunitario pagina 8

Una grande festa di partecipazione colora via Gramsci pagina 4

CREARE

In Medias Res

pagina 11

INCLUDERE INNOVARE

RACCONTARE

FORMARE

DONARE

COMUNICARE

RISCHIARE

PARTECIPARE INVESTIRE

CONDIVIDERE

CREDERCI SOSTENERE


NEWS

CREARE

INCLUDERE INNOVARE

RACCONTARE

FORMARE

DONARE

COMUNICARE

RISCHIARE

PARTECIPARE INVESTIRE

CONDIVIDERE

CREDERCI SOSTENERE

COME SI COLTIVA L’INNOVAZIONE SOCIALE ?

/in copertina Come si coltiva l’innovazione sociale?

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hi fa impresa sociale studia il passato, gestisce il presente e prepara il futuro. Gli obiettivi da porsi devono essere raggiungibili, misurabili e condivisi. Ma se proprio volete fallire, ci sono delle regole che vanno assolutamente seguite. Un decalogo infallibile per riuscire, a fallire! Non investire, non innovare, non formarsi, isolarsi, non rischiare,

non ricambiare i vertici, non donare, appoggiarsi solo ai fondi pubblici, appoggiarsi solo alla politica, diffidare di chi è diverso. Percorrendo alla lettera questa traccia, il fallimento è assicurato. Come diceva Lucio Anneo Seneca “La fortuna non esiste, esiste il momento in cui la preparazione incontra l’opportunità”. Ecco seguendo o non seguendo questi presupposti ci si avvicina ad una realtà complessa difficilmente inquadrabile, ma sicuramente ricca di innovazione e spunti di coesione. Quando si parla di sociale, si può parlare di tutto come di niente, questo perché il primo passo è la conoscenza delle variabili in gioco. Infatti, quello che molti forse riduttivamente chiamano “terzo settore” in una logica tripartitica industriale, è in realtà un mondo complesso fatto di relazioni e intrecci possibili. Se si ritiene interessante approcciarsi a questo mondo, il primo passo è certamente informarsi e conoscere nel concreto di cosa si sta parlando, dando mai niente per scontato. Questo numero, senza alcuna pretesa di completezza vuole, attraverso la pratica dell’informazione partecipata e della condivisione di conoscenze, fornire esempi di uno spaccato di realtà territoriale che con le sue idee e progetti sta contribuendo a definire l’evoluzione futura del settore sociale. Una realtà ancora in bilico tra valori di inclusione e incertezze economiche, ma con enormi possibilità di coinvolgimento in ogni aspetto della nostra vita quotidiana. Un cambio di paradigma fatto di persone che vogliono superare l’individualismo e l’indifferenza.

Sommario Grandi innovazioni sociali crescono

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Il progetto Abito

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Tutta la Clarina che c'e' Fuocoammare Tempi d'argilla

p.4

Redazione accessibile Welfare a Km Zero Il colore dell'erba Rubrica carcere

p.9

Con i loro occhi, con la loro voce Alla ricerca della felicitA'

p.10

Esperienze di quartiEre

p.11

Rubrica ambiente

pro.di.gio.

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Proprietà: Associazione Prodigio Onlus Indirizzo: via A. Gramsci 46/A, 38121 Trento Telefono: 0461.925161 Fax: 0461.1590437 Sito Internet: www.prodigio.it E-mail: associazione@prodigio.it Aut. del Trib. di Trento n. 1054 del 5/6/2000 Spedizione in abbonamento postale Gruppo 70% Stampa: Publistampa (Pergine Valsugana).

Grandi innovazioni sociali crescono La stufa che favorisce il risparmio energetico, cova le uova e adesso carica anche il cellulare Gianni Gecele e la stufa ricarica cellulare

/in evidenza progetti e fundrasing

DONA QUI

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l progetto già presentato da www.trentinocooperazionesolidarieta.it ora è anche in grado di ricaricare i cellulari. È questa la nuova “sfida” promossa dall’Istituto Pace Sviluppo e Innovazione (IPSIA) delle ACLI trentine in partenariato con Fondazione Fontana e l’associazione Tree is Life in Kenya. Ad accettare la sfida è stato l’artigiano Gianni Gecele in collaborazione con altri volontari, che ha apportato alla già famosa “stufa che cova le uova” un’innovazione al passo coi tempi. La stufa che cova le uova è un successo internazionale. Presentata a Papa Francesco in Vaticano e all’EXPO di Milano, fu premiata nell’ottobre 2014 a Nairobi con il Green Innovation Award e riconosciuta dalle Nazioni Unite (Agenzia Unwomens) per il contributo che dà nel migliorare le condizioni di vita delle donne (sono loro che macinano chilometri per recuperare la legna per riscaldarsi e cucinare). La “cucina” è una tecnologia sociale aperta, free, come un software a codice aperto per un computer. Chiunque può costruirsela. E migliorarla. Ecco perché con il passaparola è arrivata anche in altri paesi della Rift Valley come Uganda, Tanzania e Malawi. Semplice nel suo funzionamento, fa risparmiare legna rispetto alla stufa tradizionale africana; riscalda l’ambiente nelle notti degli altipiani e fa da incubatrice prima alle uova e poi ai neonati pulcini. Fabbricata con “malta-in-paglia” su una semplice struttura in legno, possiede un paio di vasi di materiale refrattario, in cui viene bruciata la legna. Alla sua base ha anche uno spazio che, come nelle stufe trentine, doveva servire per asciugare la legna e che poi s’è rilevato importante incubatore dove nascono i pulcini. In un paio d’anni migliaia di stufe sono state auto-costruite e certificate dall’organizzazione kenyota “Tree is Life” nelle comunità di Laikipia e Nyandarua, dove viene realizzato il progetto“Promuovere l’uso di cucine a risparmio energetico e di altre tecnologie domestiche e agricole eco sostenibili per la riduzione della povertà e la tutela dell’ambiente in Kenya”. Progetto sostenuto dalla Provincia Autonoma di Trento e Fondazione San Zeno. Volontario di IPSIA del Trentino, Gianni Gecele ha presentato i primi passi per l’innovazione della stufa – che

Direttore responsabile: Francesco Genitoni. Redazione: Giuseppe Melchionna, Luciana Bertoldi, Carlo Nichelatti, Lorenzo Pupi, Giulio Thiella, Antonio Dossi, Maurizio Menestrina. Hanno collaborato: Fabio Pipinato, Francesco Gabbi, Alessia Vinante, Domenico Recchia, Milena Rettondini, Fabiola Motta, Martina Dei Cas, Olga Paris, Lucio Simonato, Marilena Bianchi, Sara Berlanda, Milena Boller, Francesca Bortolini. In stampa: 1 giugno 2016.

dà la possibilità di ricaricare il cellulare - al recente Festival dell’Etnografia del Trentino realizzato al Museo degli usi e costumi di San Michele all’Adige. “Abbiamo saputo che in Malawi hanno realizzato un sistema per generare energia elettrica a partire dalla stufa, e questo mi ha dato un input per questa sfida” -afferma Gecele -. Dopo mesi di studio, in collaborazione con volontari, e tentativi si è arrivati ad implementare la stufa con un prodotto venduto in internet completo di uscita USB, già usato in Africa, che produce un’energia utile a ricaricare il cellulare. Applicandolo alla stufa e accendendo il fuoco per cucinare è possibile ricaricare gli apparecchi elettronici tramite un uscita USB a 5 volt”. In Africa ci sono un miliardo di persone e negli altipiani della Rift Valley è freddo di notte e caldo di giorno. Se guardiamo il continente dall’alto – dall’aereo o con Google Earth - possiamo constatare quanto l’energia elettrica sia presente solo attorno alle città principali e in genere “c’è campo” per i cellulari solo in prossimità delle strade asfaltate grazie ai ripetitori ivi installati. “Eppure sia il contadino africano che il pastore ha un cellulare di proprietà per rimanere in contatto con i propri cari o per i propri business. Il suo problema è ricaricare il telefonino ogni volta che raggiunge un centro urbano o un pannello solare comunitario. A volte si parla di decine di chilometri se non centinaia prima d’incontrare un punto luce. Se questa innovazione riuscirà a ridurre ancora i suoi costi d’installazione, come accaduto con l’invenzione, frutto della collaborazione tra Trento e Nyahururu, della prima incubatrice a legna con la stufa che cova le uova, potremmo migliorare non poco la qualità della vita di molti che abitano in zone rurali. Utilizzando semplicemente il fuoco; l’energia che è presente in tutte le case o baracche africane”, ribadisce il presidente di IPSIA del Trentino, Fabio Pipinato.

Chi fosse interessato a supportare il progetto può fare una donazione a Ipsia del Trentino

IBAN:

IT29 G083 0401 8070 0000 7335 132

Abbonamento annuale (6 numeri) Privati €15,00; enti, associazioni e sostenitori €25,00 con bonifico bancario sul conto corrente con coordinate IBAN IT 25 O 08013 01803 0000 6036 2000 intestato a “Associazione Prodigio Onlus” presso la Cassa Rurale di Aldeno e Cadine indicando la causale “Abbonamento a pro.di.gio.”.


I N N OVA Z I O N I N E L S O C I A L E

“ABITO QUI”

Contrariamente a quanto comunemente si pensa, vivere sotto lo stesso tetto condominiale non presenta solo svantaggi, ma offre opportunità di natura economica e sociale.

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l progetto “ABITO QUI” vincitore del bando “FOVOL 2016 per il finanziamento di progetti a fini sociali con l’apporto o per la valorizzare del volontariato”, si basa sull’idea che una comunità condominiale organizzata e coesa abbia un potere di acquisto maggiore rispetto a quello di un singolo abitante. Utilizzando l’escamotage della costituzione di gruppi di acquisto condominialei e del relativo risparmio ottenibile nell’acquisto congiunto di beni e servizi di uso comune, il progetto intende favorire la nascita di relazioni di qualità fra vicini che possano migliorare la vivibilità dei contesti abitativi. Il progetto si concentrerà proprio su di una palazzina ITEA di Via Gramsci. I protagonisti saranno proprio gli abitanti di questo contesto che, opportunamente formati e attivati dai promotori in qualità di “volontari di quartiere” si faranno essi stessi portavoce del risparmio di condominio e così facendo stimoleranno il contatto tra i

vicini di casa che condividono situazioni di fragilità famigliare. Il progetto si dividerà in fasi: 1. analisi dei consumi e dei bisogni comuni. In questa fase è prevista la realizzazione di momenti di incontro conviviali per presentare le finalità del progetto e avere un primo coinvolgimento di abitanti che si candidino spontaneamente ad essere portavoce del progetto coinvolgendo gli altri abitanti. In queste occasioni ed in altre verranno somministrati agli abitanti dei questionari relativi alle spese quotidiane e da queste verrà stilato un profilo aggregato di condominio. 2. Elaborazione del progetto di risparmio della comunità. Grazie ai dati raccolti verranno individuati degli argomenti di spesa che possano aggregare la domanda residenziale dei nuclei coinvolti. Questi capitoli di spesa verranno quindi sottoposti agli abitanti e individuati quali effettivamente verranno trasformati in acquisto collettivo

tramite la piattaforma “www.abito.me” o offline grazie all’aiuto dei volontari. I partner del progetto sono la Cooperativa FAI, ITEA, CBS srl (progetto abito), PRODIGIO Onlus, Kaleidoscopio cooperativa Sociale. Il progetto “ABITO QUI” rientra in una sperimentazione più ampia avviata nel nord Italia da CBS (www.cbs.tn.it), una start up di innovazione sociale trentina vincitrice del bando europeo Seed Money 2014. Abito (www.abito.me) ha avuto diversi riconoscimenti a livello nazionale in fatto di innovazione sociale. In trentino in particolare è stata attivata di pochi mesi una sperimentazione con ITEA volta alla sperimentazione di un modello di intervento abitativo innovativo, non centrato tanto sulla mediazione dei conflitti tra residenti, bensì sulla promozione della cura diffusa dell’abitare e del risparmio come strumento per avvicinare le persone e creare così legami relazionali più forti.

Come fare buona impresa sociale in Trentino?

Raccontiamo il progetto “Abito”: nato da un’idea di start-up trentina mette insieme il valore del vivere assieme al risparmio condominiale

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un idraulico può essere un modo per ridurre delle spese e per creare quei legami che possono dare qualità alla nostra vita nel senso più pieno del termine. In questa prospettiva di invecchiamento generale della popolazione, “Abito” si pone inoltre come un modello alternativo a quello del “senior cohousing”, un modello che non prevede lo spostamento delle persone all’interno di una residenza che per condividere le proprie esperien-

ze, le spese di cura, ma cerca di agire, ottimizzandolo, sul patrimonio immobiliare esistente. Noi siamo una piccola sperimentazione, ci siamo costituiti da poco, entrando da poco in molteplici realtà nel Nord Italia. Il nostro obiettivo per il 2015 è testare il sistema su cinque condomini di modo di essere pronti dal 2016 per esportare il nostro sistema anche in altri contesti. Grazie a tutti! Francesco Gabbi- CBS

MARKETING SAIT

persone che vivono attorno a noi, evitando di al convegno “Ricamare Comunità” spendere per l’acquisto di altri oggetti. organizzato dalla Cooperativa Fai Pooling: facilitare la costituzione di gruppi di al progetto di fondazione Trentina acquisto di beni e servizi residenziali. Ad esemVolontariato: “Buongiorno a tutti, mi chiamo pio una linea Wi-Fi, o la parabola comune a tutto Francesco Gabbi, sono un ricercatore e mi sono il condominio, attivare delle convenzioni con sempre occupato di politiche urbane e sociali. l’assicurazione per abbassarne il prezzo, avere Nell’estate del 2013 assieme a due colleghi riuna badante o una babysitter in comune. In più cercatori, Francesco Minora e Tania Giovannini, è meglio! abbiamo partecipato al bando Seed Money, Commoning: l’ultimo passaggio è bandito da Trentino Sviluppo sui Fondi Europei quello che trasforma il risparmio prodotdi Sviluppo Regionale per favorire la nascita di to in un fondo comune. In pratica quello imprese che perseguissero innovazione sociale che i condòmini risparmiano con le pree siamo risultati tra i soggetti vincitori. Da lì, nel cedenti strategie va in un fondo comune giugno 2014 abbiamo fondato la nostra startdel condominio che il condominio potrà up: Community Building Solutions. Il progetdecidere di utilizzare in base ad un regoto con cui abbiamo vinto è “Abito”. Il risparmio lamento per interventi di manutenzione su misura”, che cerca di lavorare all’interno dei straordinaria, come ordinaria. Per tenere contesti residenziali, nello specifico i condomini. insieme tutte queste strategie, CommuSiamo infatti partiti da un problema: nell’immanity Building Solutions metterà a dispoginario popolare il condominio è associato alla sizione dei condomini aderenti una piatlitigiosità. Quattordici milioni di famiglie – più taforma informatica, www.abito.me, del 50% degli Italiani – vivono in condominio, dove i condòmini potranno avere tutte le un sistema che produce annualmente più di informazioni sul proprio condo200.000 cause giudiziarie che vanno ad minio, aderire alle convenzioni appesantire il sistema giudiziario italiano. e renderlo più social scambianCome fare a risolvere questa situazione, dosi oggetti, servizi e novità. Il che riguarda la maggior parte di noi? La sistema Abito è remunerato da soluzione più semplice potrebbe essere una percentuale sul risparmio quella di evitare il problema alla radice: generato, dunque di conseguenabbandonare i condomini per vivere in implica dei costi di avvio case unifamiliari. Una soluzione però tanVIDEO perzaglinon aderenti. Nonostante l’enfasi to onerosa quanto, a nostro parere, pure noche Abito pone a livello comunicativo suliosa. Abito cerca di dare una risposta diverla dimensione del risparmio, l’obiettivo sa, introducendo nei contesti residenziali dei del progetto è profondamente sociale, meccanismi che provano a mettere a valore il ovverosia quello di creare dei contesti vivere assieme ad altre persone. abitativi più vivibili e più socialmente colCome funziona? Il primo step è quello di prenlaborativi. Abito cerca però di perseguire dere le misure del condominio, analizzando atquesto obiettivo non dicendo: “andate traverso un questionario quali sono le spese più d’accordo e vivrete meglio!”, un appello comuni e le abitudini di quello specifico conche anche durante la nostra esperienza testo residenziale. Sulla base di questi risultati professionale abbiamo visto avere purstiliamo un profilo di comunità del condominio, troppo un appeal piuttosto scarso per definendo costi e inefficienze. molti nuclei familiari, ma dicendo: “se voi Il secondo step è quello di “cucire” l’Abito: attiviaandate d’accordo, avrete anche un piccomo assieme ad altri professionisti ed esperti una lo vantaggio economico”. La nostra sfida serie di convenzioni, strategie e progetti studiati è basata sulla sicurezza che nel momento per lo specifico condominio, che mettano a vain cui le persone iniziano a collaborare, a lore il vivere assieme e generino risparmio attraparlare tra di loro, a cascata, si creerà un verso le economie di scala. Il terzo passaggio è clima più sociale e vivibile all’interno degli quello di crere un fondo che si alimenterà del stessi contesti abitativi. risparmio generato attraverso l’acquisto collettiD’altra parte poi, “Abito” parte anche da vo di beni e servizi di uso comune. Questo fondo un’altra constatazione, ovverosia che il vincolato di condominio potrà essere usato semodello dominante di fruizione di beni e condo regole stabilite dai condòmini stessi. Le servizi, che presuppone l’acquisto indivistrategie che Abito utilizza sono principalmente duale, sia sempre più messo in crisi dalla tre: congiuntura economica: ci sono sempre Sharing: cioè incentivare la condivisone e meno persone che riescono, soprattutto la fruizione congiunta di beni e servizi di uso nell’ambito assistenziale, ad acquistare inquotidiano. Ad esempio attrezzature sportive, dividualmente questo tipo di beni. per l’hobbistica, utensili da cucina che utilizziaMettersi d’accordo con i propri condòmini mo poco e che potrebbero essere utili ai nostri per condividere le spese di un operatore vicini. Anziché occupare spazio, questi oggetti sanitario, di una babysitter, ma anche di possono risolvere alcuni piccoli problemi delle

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EDUCAZIONE E SENSIBILIZZAZIONE

“Tutta la Clarina che c’è”

Una grande festa di partecipazione colora via Gramsci

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a testimonianza di Olga, una volontaria di PRODIGIO che ha partecipato alla festa “Tutta la Clarina che c’è” descrive bene ciò che si è riusciti a realizzare unendo le forze e la positività delle tante persone che si sono dedicate a rendere questa mattinata così speciale. Si è tenuta anche quest’anno il giorno 13 Maggio, la festa di Primavera organizzata dall’Associazione PRODIGIO intitolata “tutta la Clarina che c’è”. La giornata era iniziata con una pioggia incessante ed io ero al lavoro in ansia per la festa. Il mio morale non era dei migliori ma la voglia di rivedere tutti era tanta, perciò mi sono diretta in macchina in Via Gramsci 46. Scendendo dalla macchina, la pioggia era ormai finita e nell’aria sentivo freschezza, musica e risate e il mio sguardo ha incrociato con stupore molti visi di ragazzi, anziani, bambini, studenti e insegnanti, genitori e figli, ragazzi disabili e volontari. Era veramente presente “tutta la Clarina che c’è”, e lo stupore di vedere così tanta partecipazione ed energia è stato forte. L’obiettivo della giornata era proprio quello del confronto, dello scambio e della condivisione fra le associazioni tra le quali PRODIGIO, il CSE Anffas, la Cooperativa Fai e SAD di via Gramsci, e inoltre il coinvolgimento e partecipazione di tante altre realtà del territorio: Case Itea, Il Girasole, La Casota, le scuole d’infanzia ed elementari della Clarina, gli esercizi commerciali del quartiere, l’Assessorato alle Politiche Sociali e alla Salute, Protezione Civile, Università Popolare Trentina sede di Trento, Giardini e Ver-

de pubblico del Comune di Trento, Gruppo “Cani da vita”, il Gruppo Pietra, gli amici del Paese di Oz, la Biblioteca Comunale C10 Clarina, Dolomiti Energia, il Muse, Abito, Social Street San Pio X, la LILT sezione Trento e tanti cittadini curiosi. Nel cortile interno dell’Itea in una cornice di colori erano disposti tavoli delle associazioni dove ognuno aveva portato qualcosa da esibire, regalare e distribuire, come opuscoli per informare, lavoretti manuali, giochi di divertimento. La festa è iniziata con i saluti istituzionali del Sindaco Andreatta e poi ha preso il via la festa con tamburi, foto, chiacchiere e del buon sano cibo. La festa procedeva con successo perché il tutto avveniva in modo naturale, ognuno era libero di provare i giochi, curiosare fra i libri, parlare con i vicini e i volontari e dare una mano come poteva: il risultato è stato strabiliante. L’impatto emotivo è stato forte perché essendo tutti uniti, le difficoltà di alcuni si erano trasformate per

Volontari e partecipanti all’evento di quartiere in Via Gramsci

Il Sindaco Alessandro Andreatta incanto in risorsa e ricchezza da condividere, ognuno aveva qualcosa da donare e da dare a tutti con lo scopo di trovare un bene comune. Ho visto persone in difficoltà ridere e giocare con le bolle, bambini girare con il pesciolino Grazie dell’Anfass, i cani per la pet-therapy scodinzolare felici, presenti anche fiori e del verde per ravvivare l’aiuola di via Gramsci. Lo scambio di idee

e la partecipazione si fa proprio come in questa festa: partendo dal basso, puntando al piccolo e coinvolgendo in primo luogo il proprio vicino, in un’atmosfera semplice ma curata in ogni suo aspetto e il risultato è creare come è avvenuto in me un senso di apparenza e un senso di legame con le realtà della comunità non sentendosi più soli. E’ stato un giorno di festa per far passare il messaggio che grazie alla creatività, manualità, progettualità e condivisione di obiettivi si può riattivare il tessuto sociale creando rete e non lasciando fuori

Fuocoammare

nessuno ma cercando insieme nuove soluzioni per creare un nuovo quartiere sempre più attivo e partecipe alle esigenze di tutti. Sono state due ore emotivamente intense, in cui ho capito e spero, anche ognuno di voi lettori, quanto sia importante collaborare, dare qualcosa ed essere partecipi con i piccoli gesti sia per noi stessi sia per tutta la comunità di cui facciamo parte, qualsiasi essa sia. Se c’è crisi economica non c’è però crisi di idee e voglia di fare. Olga Paris

Tempi d’argilla

Una tortura che tutti dovremmo sforzarci di guardare

Per sopravvivere alla crisi pensiamoci d’argilla, senza seccarci

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uocoammare è il ritratto della dignità della gente comune, di ciò che le istituzioni promettono a parole e i cittadini fanno concretamente. Così esordisce il Presidente del Parlamento europeo Martin Schulz durante la proiezione istituzionale a Bruxelles del documentario firmato dal regista Gianfranco Rosi, vincitore dell’Orso d’oro al Festival del cinema di Berlino, edizione 2016. Il documentario, in un crescendo narrativo carico d’angoscia e tensione, racconta gli sbarchi che quasi quotidianamente avvengono sulle nostre coste. Nel mondo ci sono circa 70 milioni di rifugiati: nel solo 2015 ben 1,3 milioni di loro hanno varcato i confini dell’Unione europea. Fuocoammare è un appello a che le loro storie e quelle di chi si trova a dover gestire la prima accoglienza non si infrangano tra i flutti dell’oblio e dell’indifferenza. Il documentario, interamente girato a Lampedusa, prosegue su binari paralleli, destinati

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a non incrociarsi, se non negli occhi di chi guarda. Da una parte si sviluppa la storia dolce-amara di una famiglia di pescatori, legata a doppio filo alla terra e al mare, ricca di sapori genuini, canzoni popolari e paesaggi mozzafiato, nell’esasperante lentezza dei ritmi della natura e della vita rurale. Dall’altra stanno il frenetico ronzio delle pale delle motovedette, i corpi scuri e macilenti avvolti nelle coperte termiche dorate e scricchiolanti, i rituali del riconoscimento e dell’identificazione in tutta la loro disumana monotonia e disperazione. Nel mezzo stanno i lampedusiani che, volenti o nolenti, hanno imparato a convivere con queste due dimensioni configgenti, ma al tempo stesso ricche di elementi comuni, con lo stoicismo di chi, cresciuto da generazioni di marinai, ha imparato a raccogliere tutto ciò che viene dal mare, sia esso una tempesta, una pesca abbondante o un essere umano. Emozionanti gli spezzoni che ritraggono il dottor Pie-

tro Bartolo, ginecologo e medico condotto di Lampedusa, mentre visita le donne incinte appena sbarcate. “Ho fatto più autopsie di qualsiasi collega in Europa” racconta, le mani strette a pugno come a trattenere le lacrime “un primato che nessun medico vorrebbe mai vantare. Eppure ogni volta che faccio un’ecografia o vedo un bambino sorridere nella sala giochi improvvisata che ho allestito in ospedale, sento che il mio lavoro è il più bello e gratificante del mondo!”. Fuocoammare è l’odissea che quotidianamente scegliamo di non vedere e che invece dovremmo sforzarci di guardare con attenzione, è una tortura che per noi spettatori dura solo 106 minuti, mentre per milioni di uomini, donne e bambini rappresenta la storia di una vita.

iamo chiamati a colmare il gap creatosi con la realtà lavorativa attuale tramite resilienza e malleabilità. Oggi inseguire i propri sogni significa lasciarsi modellare in forme che poco incontrano i nostri obiettivi, perché spesso non sono chiari i passaggi per realizzarli. Tuttavia, in quanto lottatori consapevoli che una direzione va presa, decidiamo comunque di girare sul tornio più accessibile senza sapere cosa ci farà diventare quella misteriosa artista che è la vita. Nell’incertezza l’unica cosa che ci resta davvero e ci sprona a continuare la ricerca è la nostra essenza, sognante. E’ lei il collante della materia duttile di cui occorre pensarsi (l’argilla)... si, perché noi, alla base, siamo gli stessi esseri umani di anni fa: esseri umani con desideri semplici, che però il mutare del contesto ha reso complessi, confondendo le nostre scelte. Chi di noi ora è “in forma”? Ovvero comodo, accolto in quel calco dove ti configuri per quello che sei e che sai, pronto a dare un apporto alla società? Probabilmente lo è chi ha avuto fortuna. Tuttavia chiunque non abbia smesso di muoversi assieme al cambiamento potrà ad un certo punto raggiungere quel calco, immerso anch’esso nel processo, e sostarvici. Allora ricorda: se ti pensi d’argilla, prima o poi sarai “in forma”. Non seccarti e invita altri ad essere come te. Verrà premiato lo spirito di adattamento e la tua voglia di fare ti manterrà fresco e papabile. Per il tuo futuro e quello della nostra società, credici!

Martina Dei Cas

Alessia Vinante

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Con il Libercafè si è aperta una nuova pagina di storia per la Palazzina Liberty È l’associazione temporanea di impresa formata da Matisse srl di Pergine Valsugana e Pepenero srl di Trento il gestore del nuovo Libercafè, il servizio di caffetteria e ristorazione al piano terra della palazzina Liberty in piazza Dante. Il Libercafè è un caffè culturale e letterario, non solo un locale che serve colazioni, spuntini e pranzi veloci, ma anche un vero luogo di aggregazione, che integra l’aspetto commerciale con quello culturale e che, caso forse unico in città, si rivolge prevalentemente a una clientela composta da bambini, ragazzi e famiglie. Il capitolato per la concessione del servizio prevede che il contratto abbia una durata di sei anni, rinnovabili di altri sei. L’offerta economica che si è aggiudicata la gestione è pari a 24.696 euro all’anno. L’orario minimo di apertura va dalle 10 alle 19 (estensibile fino alle 23) e prevede la disponibilità ad aperture straordinarie in occasione di eventi o in particolari periodi dell’anno. Vengono proposti menù particolari, colazioni e merende per i bambini, pasti veloci in pausa pranzo, prodotti di pasticceria e gelateria, con servizio ai tavoli obbligatorio e utilizzo di stoviglie lavabili. Non possono essere somministrati superalcolici né installati apparecchi per il gioco d’azzardo. Si sta già popolando il calendario degli eventi: nei mesi estivi il Libercafè organizzerà aperitivi, matinée e serate musicali, baby parking e giochi in inglese, mostre fotografiche, incontri con gli autori.

Pagina a cura del Comune di Trento

informa L A RIVISTA D E L CO M U N E

A N N O X V II - N . 7 7 - M A RZO 2 016

Feste vigiliane La tradizione si rinnova

Palazzina Liberty Aperto il Libercafè

Arredo urbano I lavori in arrivo

www.comune.trento.it

In Biblioteca una nuova sala di lettura per gli young-adults

Sito Internet del Comune di Trento: www.comune.trento.it Numero Verde 800 017 615

A Trento sono presenti due servizi residenziali per anziani denominati alloggi protetti. Si tratta di una risorsa abitativa-assistenziale che permette di:

- evitare il ricorso improprio alle residenze sanitarie assistenziali; - prevenire o rimediare a situazioni di abbandono che possano compromettere il benessere psicofisico; - consentire alla persona la permanenza in un ambiente domestico individualizzato - mantenere, stimolare e valorizzare le risorse e le capacità dell’anziano; - partecipare a esperienze di riabilitazione, socializzazione, ricreazione anche attraverso i presidi sociali presenti.

L’alloggio protetto non vuole essere la risposta ad un bisogno solo abitativo, ma punta a consentire il massimo di occasioni di vita possibili con il minimo di protezione necessaria. Il servizio è rivolto a persone anziane autosufficienti o in parte autosufficienti e persone esposte al rischio di emarginazione che necessitano di un ambiente controllato che assicuri sia interventi assistenziali programmati sia il pronto in-

-SARDAGNALa “Busa degli Orsi” riapre in autunno, il panorama è da brivido Ci sarà anche un piccolo teatro all’aperto che si affaccia sulla città

TRENTO 77

Alloggi protetti per anziani

La fascia di età in cui si legge di più è quella dei 1517enni. Lo afferma il rapporto 2015 dedicato alle abitudini di lettura in Italia realizzato dall’Istituto nazionale di statistica. Elemento che condiziona in modo determinante l’esperienza della lettura è l’ambiente familiare. Ma le biblioteche pubbliche possono con la loro presenza accompagnare e favorire ulteriormente il rapporto con i libri dei giovani, e proprio per questo la Biblioteca comunale ha aperto nei mesi scorsi una sala riservata ai ragazzi dai 14 ai 18 anni. Dopo il trasferimento della Biblioteca ragazzi, destinata ai lettori fino ai 13 anni, nella Palazzina Liberty, presso la sede di via Roma è stato dedicato uno spazio ai ragazzi che rientrano nella fascia d’età definita young-adults, giovani adulti. I ragazzi in età di scuola media superiore, oltre al soppalco di sala Manzoni, hanno quindi a disposizione nella sede centrale altri 24 posti per la lettura e per lo studio, anche di gruppo. La sala si affaccia lungo il corridoio del piano terra, è facilmente raggiungibile e nello stesso tempo isolata nella sua nuova funzione. Qui sono stati spostati i romanzi per ragazzi e ragazze dai 14 anni in su e i 750 fumetti che si trovavano in sala Manzoni. Inoltre sono a disposizione sugli scaffali un’enciclopedia e dei dizionari.

La “Busa degli orsi” di Sardagna tornerà ad essere un’attrazione turistica e una meta per le escursioni dei residenti. E’ infatti pronto il progetto che valorizzerà questo straordinario punto panoramico, in stato di abbandono in seguito all’allontanamento, nel corso degli anni Ottanta, degli ultimi esemplari di orso ospitati nella fossa. Oggi è possibile sostare lungo il perimetro della fossa, ma l’area è recintata, chiusa e di fatto abbandonata. La “Busa” si trova sul punto più estremo della roccia, in una posizione dominante rispetto all’intera città di Trento: da qui è possibile godere di un panorama di assoluto interesse. Con l’obiettivo di sfruttare questa potenzialità e di ripristinarei contemporaneamente una situazione di decoro per questa parte del sobborgo, nella variazione di bilancio 2015 è stata prevista la sistemazione del punto panoramico. Il progetto prevede la realizzazione di una struttura in acciaio all’interno della “Busa degli Orsi” che consenta la sosta sulle sedute a gradoni e l’affaccio verso il panorama circostante; la struttura potrà essere utilizzata anche come piccolo teatro all’aperto, con palco e platea, per spettacoli o concerti. La parte più profonda della “Busa” è stata infine pensata come un percorso che inizia con la discesa attraverso una scala in acciaio, prosegue attraverso la fossa degli orsi in cemento armato e termina in un elemento a sbalzo che permette un’immersione totale nel paesaggio sottostante. Per motivi di sicurezza quest’ultimo belvedere a sbalzo è stato pensato come una riproposizione della gabbia degli orsi, con sbarre di acciaio che circondano l’affaccio su tutti i lati, compreso quello superiore. Il progetto architettonico è a cura dell’architetto Franco Voltolini (Servizio edilizia Pubblica), mentre l’ingegner Luca Cucino (libero professionista) ha curato il progetto delle strutture. Il costo presunto dell’opera, che sarà realizzata nel corso di quest’estate, si aggira intorno agli 80 mila euro.

Aggiornamento tessere elettorali La tessera elettorale, insieme ad un documento di identità, è un documento essenziale per esercitare il diritto di voto. È importante che ogni elettore sia in possesso di una tessera elettorale che riporti i dati aggiornati della residenza e della sezione in cui potrà recarsi a votare. In vista del referendum confermativo sulla riforma costituzionale che si terrà nel mese di ottobre, l’ufficio elettorale (piazza Fiera, 17) ricorda che in caso di esaurimento dei diciotto spazi disponibili per la certificazione del voto è possibile fin da subito e senza aspettare il giorno della votazione, richiedere una nuova tessera elettorale. In caso di cambio di abitazione all’interno del comune l’ufficio elettorale provvede invece a consegnare un tagliando adesivo, da applicare alla tessera elettorale, che riporta la nuova residenza e il nuovo seggio elettorale di appartenenza.

tervento in caso di necessità. Le due strutture attualmente operative si trovano in via Molini (con 20 alloggi gestiti dall’Azienda pubblica per i servizi alla persona Civica di Trento) e presso il Centro polifunzionale per anziani di Povo (con 22 alloggi gestiti dall’ Azienda pubblica per i servizi alla persona Margherita Grazioli). Nel corso di quest’anno è prevista la realizzazione di 4 nuovi alloggi (con capienza totale di 5 persone) presso la residenza sanitaria assistenziali Beato De Tschiderer in via Piave. Il pagamento del canone/retta per l’utilizzo dell’appartamento protetto assicura all’utente l’utilizzo dell’alloggio e degli spazi comuni, l’erogazione di acqua, elettricità, riscaldamento, la vigilanza sulle necessità degli ospiti, la sorveglianza, la dotazione di cucina completa e sanitari (in via Molini l’arredo è completo, mentre a Povo per il resto deve provvedere l’utente). È possibile un intervento economico del Comune allorché ve ne sia la necessità e dove sussistano i requisiti stabiliti. Le persone interessate ed i loro familiari possono rivolgersi per ogni informazione al Servizio Casa e residenze protette in via Torre d’Augusto, 34 (n. tel. 0461 884040, 884039 e 884087). Il primo opportuno passaggio è il colloquio con gli assistenti sociali che effettuano il recapito al pubblico nei giorni di martedì e giovedì dalle 8.30 alle 12.

Casa solidale, quando un problema diventa risorsa Nel 2009 la vita di Enrico è cambiata: la separazione, la necessità di trovare un nuovo alloggio, le spese che aumentano, tanto da arrivare ad un bivio: pagare un affitto o aiutare i due figli, ancora impegnati nello studio. Enrico si sente solo. Qualcuno gli propone di rivolgersi all’associazione Ama – Auto Mutuo Aiuto, che tra i suoi progetti lavora anche con l’emergenza casa. È così che Enrico incontra Renzo, che gli offre gratuitamente l’appartamento lasciato libero dal figlio. Comincia una storia di amicizia che dura ancora, fatta di vicinanza, di inviti a pranzo, di chiacchierate a cuore aperto. Dopo un anno la situazione di Enrico migliora, ma è a malincuore che lascia quell’alloggio “di emergenza” che gli ha dato molto più di un tetto. Adesso ha una casa tutta sua, ma è di nuovo solo: i figli sono partiti per l’estero per un periodo di studio. È venuto il momento di sdebitarsi con Ama e con Renzo. Come? Ospitando per un periodo un ragazzo etiope, che lavora ma non ha una casa. Anche in questo caso la convivenza dura un anno e quando quell’uomo venuto da lontano gli dice che da lui ha trovato una famiglia, Enrico, che aveva lasciato nel passato i cocci di un’altra famiglia, si commuove. E capisce la solidarietà è contagiosa, quando viene a sapere che anche il ragazzo etiope ha aperto la sua casa per offrire ospitalità. Sono due i progetti di auto mutuo aiuto promossi e coordinati dall’Associazione Ama – Auto mutuo aiuto in collaborazione con il Servizio Attività sociali. Casa solidale dal 2009 crea spazi di incontro tra persone desiderose di ospitare studenti o lavoratori che cercano una abitazione temporanea. Giovani per casa dal 2014 coinvolge giovani neo maggiorenni che hanno vissuto parte della propria vita al di fuori della famiglia d’origine. Possono ospitare singoli, coppie e famiglie che abbiano uno spazio disponibile e il desiderio di mettersi in gioco in un’esperienza di coabitazione. Sono 72 le convivenze attivate in Provincia dal 2009, 42 nel Territorio Val d’Adige. Quadruplicati, da 35 a 140, i mesi di convivenza medi in un anno dal 2010 al 2015. Solo nel 2015, ben 158 persone sono entrate in contatto con il progetto. Di queste, 74 sono risultate idonee a parteciparvi, e sono state registrate 52 richieste e 22 offerte di ospitalità. L’idea di far incontrare persone che vivono condizioni analoghe sta alla base di qualsiasi proposta dell’Associazione Ama, nella convinzione che ogni persona può essere una risorsa per sé e per gli altri.

Per informazioni: Associazione Ama - Auto Mutuo Aiuto (Via Taramelli, 17) n. tel. 0461 239640 casasolidale@gmail.com, casasolidale.promo@gmail.com www.amacasasolidale.it


Un “nuovo inizio” per la sanità trentina all’insegna del lavoro di squadra

toni all’interno dei Livelli Essenziali di Assistenza e a quello futuro altrettanto importante per la piena valorizzazione dell’eccellenza da esso rappresentata. Per l’assessore Zeni risulta poi indispensabile interconnettere sempre più strettamente il sistema “Ho ricevuto un’accoglienza straordinaria sia dal ospedaliero provinciale con i territori e con la mepunto di vista umano che professionale, constadicina territoriale. L’obbiettivo è quello di favorire tando quello che in parte già sapevo, e cioè che in una presa in carico delle persone sempre più intequesta provincia c’è un’organizzazione dei servizi grata, efficace ed appropriata non solo dal punto di sanitari di alto livello. Insieme, sono certo che povista medico, ma anche da quello socio-sanitario. tremo proseguire lungo questo cammino facen“Dovremmo essere in grado di adattarci e rispondo un ottimo lavoro di squadra”. Questo in sintesi dere alle sfide che l’evoluzione il messaggio lanciato da demografica ed epidemiologica Paolo Bordon, nuovo del Trentino, in linea con queldirettore dell’Azienda la del resto d’Italia, comporta: provinciale per i servizi aumento dei malati cronici, sanitari, nel suo primo indelle persone con plurimorbicontro con i vertici azienlità, degli anziani fragili e non dali: il Comitato direttivo, autosufficienti, delle situazioni il Collegio per il governo personali con bisogni complessi clinico, il Collegio sindaper la compresenza di problemi cale, nonché i direttori di sanitari e sociali. Per fare ciò, da Unità Operativa ed i diri- Paolo Bordon, nuovo direttore APS un lato si dovrà concretizzare genti amministrativi. Un un nuovo modello delle cure primarie, dall’altro si messaggio raccolto e rilanciato dall’assessore alla porterà avanti il progetto di riorganizzazione del salute Luca Zeni, che ha aperto l’incontro: “Oggi per sistema delle Aziende pubbliche di servizi alla perla sanità trentina si apre un nuovo ciclo - ha detto sona”. Infine, l’avvio della fase d’implementazione Zeni - . L’insediamento del Direttore Generale rapoperativa del Piano della salute 2105-2025, dando presenta un’opportunità importante per rinsaldare rilevanza ai temi della prevenzione e della promoi rapporti tra Assessorato e Azienda sanitaria. Al zione di stili di vita sani. “Su questo -ha sottolineato contempo consentirà di affrontare con slancio rinZeni - so che troverò una buona sponda prima annovato i temi cardine del sistema sanitario provincora che nel Bordon direttore generale, in quello ciale: la rete ospedaliera, il rapporto fra sanità e teratleta e maratoneta”. È stato quindi proiettato un ritorio e la riorganizzazione del sistema delle Apsp, video nel quale Julio Velasco, già allenatore della l’attuazione del Piano pluriennale per la salute”. La nazionale di pallavolo, racconta l’importanza del necessità di unire le forze e lavorare assieme nel gioco di squadra e del svolgere il proprio ruolo con rispetto e nella valorizzazione dei ruoli, per il ragconsapevolezza e rispetto. “Bordon -ha commengiungimento di obiettivi comuni è stata sottolineatato Zeni - sarà il vostro Velasco. Avete il compito ta anche con un breve video trasmesso in apertura, di salvaguardare, difendere e promuovere la salute contenente un intervento del “mito” della pallavolo dei trentini, a volte gestendo anche situazioni non Julio Velasco sul tema del “fare squadra”.Auditofacili. Noi dal canto nostro cercheremo di mettere rium gremito quello dell’Apss di viale Verona, per in campo la migliore organizzazione possibile per il primo confronto fra il nuovo direttore, Paolo Borconsentirvi di esprimere al meglio la vostra prodon, accompagnato dall’assessore provinciale alla fessionalità nel rispondere ai bisogni dei pazienti e salute, Luca Zeni, e i vertici aziendali. Un’occasione delle loro famiglie”. L’assessore infine ha ringraziato per porgere un saluto collettivo, questa, ma anche il direttore amministrativo Franco Debiasi per l’imper tracciare le linee di indirizzo per il futuro, nonportante contributo professionale ed umano dato ché per raccogliere impressioni e pareri sia dalla in questi vent’anni di vita dell’Apss. Da parte del didirigenza amministrativa sia dai primari presenti. rettore Bordon, innanzitutto la consapevolezza dei In apertura l’assessore Zeni, dopo avere augurarisultati di eccellenza già raggiunti dal Trentino. “Il to a Bordon un buon inizio del suo impegno, si è mio impegno - ha detto - è quello di proseguire la soffermato brevemente sulle principali sfide che la tradizione di attenzione ai servizi sanitari e sociosasanità trentina ha davanti a sé. Innanzitutto lo svinitari propria di questa provincia. Dedicherò tutto luppo continuo della rete ospedaliera. “Dovrà esseil mio tempo ed il mio impegno allo sviluppo delle re garantito il corretto equilibrio tra sostenibilità e progettualità esposte anche dall’assessore Zeni, casistica, e l’obiettivo di garantire i migliori servizi che ringrazio per avermi accompagnato in questa sul territorio. Nelle prossime settimane sarà defigiornata dedicata alla conoscenza dei principali nito il futuro dei Punti Nascita, potremmo quindi collaboratori dell’Azienda. Ho censito alcune temalavorare con maggiore serenità e senza incertezze”. tiche di particolare urgenza su cui dovremo lavoIn questa prospettiva una menzione a parte è stata rare nei prossimi mesi. Sono convinto che insieme dedicata al Centro di Protonterapia, ovvero al granpotremo fare un ottimo lavoro di squadra”. de lavoro in atto per far rientrare la terapia a pro-

Malattie rare: la richiesta di individuare una figura di riferimento multi competente Sindrome di Von Hippel-Lindau, rara malattia che un anno fa ha colpito a morte Dennis Pisetta, operatore video e musicista . La compagna, Sonia Lunardelli, gli amici, coloro che hanno condiviso con lui l’esperienza della rara malattia, ne hanno tratto un profondo insegnamento. R.A.R.O., III° ed. è una tappa del percorso che ha portato un gruppo di persone ad esercitare quella cittadinanza attiva utile a un confronto costruttivo. Per proseguire su questo cammino l’assessore alla salute Luca Zeni si è incontrato al Caffè Bookique con la direttrice U.O.M. Pediatria Ospedale-Trento coord. Centro prov. Malattie Rare Annunziata Di Palma, alcuni medici-dirigenti sanitari (P. Maccani, A. Pedrolli, F. Terrasi) e 2 rappresentanti dell’Associazione Italiana Famiglie VHL (A. Bonacina e A. Rasetti). “La presenza della nostra Provincia all’interno dell’area vasta interregionale per le Malattie Rare, ed il centro di coordinamento provinciale, consentono di fornire risposte importanti ai malati. - ha detto l’assessore alla salute Luca Zeni - Le prestazioni aggiuntive individuate dalla giunta, in particolare l’esenzione della compartecipazione alla spesa per il ricovero in RSA, confermano la volontà di fornire il miglior sostegno possibile. La necessità emersa dall’incontro di individuare una professionalità di riferimento multicompetente per le malattie rare era già al

vaglio dell’assessorato e della giunta provinciale. Colgo l’occasione per comunicare che è stato individuato nel dottor Paolazzi, primario del reparto di reumatologia, mentre la dottoressa Di Palma, proseguirà nel coordinamento per l’area pediatrica. E’ dovere delle istituzioni offrire il miglior sostegno possibile a malati e famiglie che vivono un percorso così doloroso e non inquadrabile in protocolli standard”. La proposta fatta da R.A.R.O al Caffè letterario Bookique può essere definita come una seconda fase del percorso costruttivo fra Amministrazione e cittadini già avviato nei mesi scorsi sulle necessità dei cittadini affetti da malattie rare. Un cammino che proprio in seguito (anche) all’esperienza di Dennis Pisetta (aveva trascorso gli ultimi 2 mesi in Rsa a Villa Belfonte in codice gravità Namir, pagandosi buona parte delle spese) ha portato la Provincia autonoma a deliberare in favore dell’esenzione alla compartecipazione alla spesa per il ricovero in Rsa per soggetti di livello assistenziale Namir (Nuclei di accoglienza minima responsività), contributo forfettario sulle spese di assistenza per agevolare la permanenza a domicilio delle persone in possesso dei requisiti di eleggibilità in Rsa con livello assistenziale Namir. Dopo il confronto scaturito dalla tavola rotonda “R.A.R.O. in viaggio con Dennis, un’esperienza nel mondo delle malattie rare” è poi proseguito con musica, letture, danze per ricordare la poliedrica personalità di Dennis Pisetta. Durante la serata si sono raccolti fondi a sostegno delle Associazioni che si occupano di malattie rare come AIF - VHL (Associazione Italiana Famiglie Von Hippel-Lindau)

Innovazione e crescita in un’Europa senza barriere Un’Europa laboratorio di innovazione, inclusiva, capace di valorizzare la risorsa immigrazione governando il fenomeno e, soprattutto, un’Europa senza barriere per non compromettere la libera circolazione delle merci e delle persone e per non contrastare il principio del libero mercato e della libera concorrenza. Nella sfida della costruzione di questa “nuova Europa”, l’Euregio può dare il proprio contributo come sistema territoriale integrato e come esempio di dialogo alla ricerca non di ciò che divide, ma di quanto accomuna. Se n’è parlato al Palazzo della Regione, a Trento, alla tavola rotonda intitolata “L’Europa del libero scambio, competitività e migranti: opportunità o limite?”. L’evento ha visto la partecipazione del vicepresidente della Provincia autonoma di Trento Alessandro Olivi e dei rappresentanti delle organizzazioni sindacali e delle categorie economiche, e si è svolto nell’ambito delle due giornate di appuntamenti a cura del Servizio Europa per festeggiare anche in Trentino la “Giornata dell’Europa”. Punto di partenza della tavola rotonda è stata la questione delle frontiere e soprattutto della “barriera” al Brennero, con le implicazioni sulla libera circolazione delle persone e le ricadute sul piano economico. Ma l’incontro è stata l’occasione - alla luce della notizia giunta di un ripensamento dell’Austria rispetto ai controlli al Brennero per una riflessione di ampio respiro sul futuro dell’Europa, con particolare riferimento alla sfera economica e al fenomeno migratorio. “Le barriere ai confini - ha detto il vicepresidente della Giunta provinciale Alessandro Olivi esprimendo soddisfazione per la notizia sul ripensamento dell’Austria - negano l’idea costitutiva dell’Europa. Un’Europa che ha concepito regole improntate al principio della tutela della concorrenza cadrebbe in forte contraddizione con una politica di muri. Un reale interscambio e una libera circolazione di merci e persone basati su principi di parità sono elementi fondamentali per un’economia costruita su una piattaforma di integrazione fra i diversi paesi. Sul fronte immigrazione - ha aggiunto Olivi - dobbiamo renderci conto che un’Europa senza cittadini stranieri non può restare in piedi a causa della crisi demografica. Serve un’Europa aperta quindi, un laboratorio di innovazione che può crescere anche grazie al contributo dei migranti. Ma per un’Europa dell’integrazione delle culture dobbiamo definire un sistema di regole e ogni paese deve cedere parte della propria sovranità sul tema della sicurezza e della circolazione delle persone”. Secondo Rober-

L’assessore Luca Zeni ha firmato un impegno con gli infermieri L’assessore alla salute Luca Zeni, a margine dell’assemblea annuale del Collegio degli infermieri professionali, assistenti sanitari e vigilatrici d’infanzia di Trento (IPASVI) di Trento, si è impegnato a promuovere la sperimentazione, con valutazione di efficacia, della figura dell’infermiere di famiglia. Lo ha fatto firmando, assieme alla presidente del Collegio IPASVI Luisa Zappini, un documento di intenti con tre punti che indicano la strategia da seguire nel processo di inserimento. Al centro dell’accordo c’è la sperimentazione di un nuovo ruolo che lavorerà a stretto contatto con le famiglie e il contesto di riferimento per educare alla prevenzione e alla corretta cura degli anziani e malati in casa, al fine di migliorare la loro qualità di vita e diminuire i casi di cronicizzazione e ospedalizzazione. “Il progetto proposto dal Collegio IPASVI prevede la presenza in ambito territoriale di un infermiere con le competenze necessarie per prendere in carico paziente e famiglia nell’ambito del domicilio, in collaborazione con il medico di medicina generale e con altre professionalità, formando un team multidisciplinare e multi-professionale, come già accade nel resto d’Europa e Oltreoceano”, ha detto la presidente del Collegio, Luisa Zappini. “Due sono gli aspetti che vorrei mettere in luce. Da un lato la massima collaborazione con il Collegio degli infermieri per sperimentare un nuovo percorso che ci porterà a valutare la possibilità d’istituire una nuova figura; dall’altra la necessità di valorizzare al meglio la figura professionale dell’infermiere, sulle quali vogliamo investire attraverso progetti di formazione coerenti con i bisogni in

to De Laurentis, presidente dell’Associazione Artigiani e Piccole Imprese della provincia di Trento, “oggi l’Europa è un fatto meramente economico ed è bloccata nella crescita. Va creato del lavoro ma come farlo se le grandi fabbriche hanno delocalizzato la produzione in zone dove la manodopera costa poco e spesso è pure sfruttata? Abbiamo quindi delocalizzato non solo la ricchezza, ma anche il lavoro. Ben venga il melting pot - ha concluso De Laurentis - se si esprime coniugando diverse sensibilità ma con la capacità di definire una nazione europea che produca lavoro e ricchezza, guardando anche alle situazioni di disagio”. Proprio le migrazioni verso l’Europa sono state al centro dell’intervento di Milena Sega, della segreteria confederale della Cisl del Trentino. “I migranti - ha detto - devono essere un’opportunità ma bisogna attivare dei percorsi culturali rivolti a chi arriva e a chi accoglie, tema rispetto al quale manca una visione europea condivisa ed espressa attraverso un indirizzo comune. In materia di immigrazione serve dunque una visione lungimirante, tradotta in politiche che portino a pensare ad un futuro anche per gli stessi migranti nel contesto europeo”. “Il tema centrale sono le paure che attraversano l’Europa - ha affermato il segretario generale della Cgil del Trentino Franco Ianeselli - C’è una crescita di chiusura nazionale, ma non bisogna chiudersi alle migrazioni, tenendo però presente che non possiamo considerare questo fenomeno solamente come un’opportunità dimenticandone le implicazioni. Sul piano dei mercati, l’unione economica verrebbe limitata dai controlli ai confini. Ma una sfida importante oggi – ha detto Ianeselli - è anche quella della costruzione di un’Europa sociale. Sinora ogni stato ha pensato al proprio sistema di welfare in un contesto di crescita. Oggi però - ha concluso il segretario della Cgil - vanno costruiti legami transnazionali e l’Euregio può contribuire a questo percorso coinvolgendo le comunità dei tre territori che rappresenta”. Walter Alotti, segretario generale della Uil del Trentino, si è detto convinto della necessità dell’apporto dei migranti di fronte all’invecchiamento della popolazione. “Un contributo, quello dei nuovi cittadini, non solo sul piano anagrafico ma anche previdenziale. L’apertura dell’Europa rispetto alle migrazioni è quindi necessaria, ma altrettanto importante è una regolamentazione dei flussi in entrata. Va quindi pensata una nuova politica di sicurezza europea capace di trovare un equilibrio fra controllo, mercato e migrazioni. Bisogna pensare – ha aggiunto Alotti - anche a politiche di sviluppo e investimento. Serve uno “scatto” in avanti per un’Europa nuova, aperta e sociale”.

continua evoluzione dei cittadini”, ha sottolineato l’assessore provinciale alla Salute, Luca Zeni. L’argomento della riorganizzazione della sanità è stato ampliato durante il convegno “Il valore dell’infermiere di famiglia per la sostenibilità del sistema salute”, valido per l’accreditamento Ecm. Alla tavola rotonda che ha aperto l’evento hanno partecipato, oltre all’assessore provinciale Luca Zeni, Angela Panuccio del Ministero della Salute, Fabio Cembrani, direttore dell’Unità operativa di medicina legale dell’Apss, Ketty Vaccaro, responsabile Area salute del Censis, Mario Del Vecchio, direttore Osservatorio consumi privati in sanità della SDA Bocconi. Dopo gli interventi di professionisti attivi in ambito locale e nazionale, il convegno è stato chiuso dall’ex presidente della Federazione Collegio Ipasvi, nonché senatrice, Annalisa Silvestro, che si è occupata di nuovi paradigmi clinico organizzativi. Il 12 maggio, nella sala della Federazione trentina della Cooperazione, si è svolta l’assemblea annuale ordinaria degli iscritti al Collegio IPASVI di Trento. L’incontro, al quale hanno partecipato circa 200 persone, è stata l’occasione per scattare una fotografia della professione in provincia. Attualmente gli iscritti al Collegio sono 4.344, un migliaio in più rispetto a dieci anni fa, 64 in più rispetto al 2015. La maggior parte è assunta nel settore pubblico: 2.663 dall’Azienda per i servizi sanitari, 569 in aziende per i servizi alla persona pubbliche. Importante è comunque anche la fetta della libera professione, con 240 occupati e altri 126 impiegati nelle case di riposo private. La professione risulta ancora a forte predominio femminile: le donne rappresentano l’85%. Rispetto al passato, si è stabilizzato il numero degli stranieri: nel 2016 sono 253 gli infermieri arrivati dall’estero. Le nazionalità più rappresentate sono quella rumena (127) e quella polacca (39).

...IL TRENTINO CHE NON LASCIA SOLO NESSUNO...

Foto Archivio ufficio stampa Pat (R.Magrone)

PROVINCIA AUTONOMA DI TRENTO - PAGINA A CURA DELL’UFFICIO STAMPA - PIAZZA DANTE, 15 - 38122 TRENTO


PROVINCIA AUTONOMA DI TRENTO - PAGINA A CURA DELL’UFFICIO STAMPA - PIAZZA DANTE, 15 - 38122 TRENTO


ESPERIENZE

Progetto di “Redazione Accessibile”

Sei mesi come volontario in Associazione PRODIGIO mi hanno insegnato ad agire e affrontare le difficoltà attraverso la scrittura.

I volontari a lavoro in redazione

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a sei mesi collaboro con l’Associazione Prodigio di Trento e mi occupo della scrittura di articoli legati alla accessibilità degli spazi. Inoltre, mi occupo anche di altre tematiche come attività terapeutiche e terapie comportamentali per i disabili. Attualmente la

“Welfare a Km Zero”

Un percorso volto a sostenere e rafforzare la cultura e la pratica del welfare comunitario e generativo nella società trentina

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er scoprirlo siamo andati alla presentazione del progetto Welfare a KM Zero, presentato lo scorso 15 marzo alla comunità trentina dopo una lunga fase di ascolto del territorio avviata un anno fa ed entrata finalmente nel vivo. Fondazione Caritro, insieme a Fondazione Demarchi e Provincia autonoma di Trento ha allestito questo progetto e comunica con soddisfazione che la proposta di partecipare ai laboratori di progettazione che si avvieranno nel prossimo giugno, ha raccolto ben 250 candidature, ben oltre le aspettative in rappresentanza di oltre 100 tra istituzioni, associazioni, cooperative, fondazioni, imprese e soggetti operanti nel mondo del welfare trentino. Il progetto rap-

redazione di pro.di.gio. risulta l’unica realtà in cui scrivo articoli giornalistici in quanto le altre attività simili che frequentavo non vengono più svolte dai centri di riabilitazione o dalle cooperative sociali di riferimento per la disabilità. In questo periodo mi sono trovato molto bene qui, perché durante la scrittura degli articoli sono stato affiancato dal caporedattore del giornale e dai volontari dell’associazione che mi aiutano a coordinare il lavoro e a sviluppare meglio le mie idee, cosa che non succedeva altrove. Sono molto soddisfatto del mio lavoro perché riesco a condividere con altre persone i problemi legati alla disabilità e alla accessibilità degli spazi esterni in senso più ampio di quanto non potessi fare in precedenza. Inoltre, scrivendo riesco anche a manifestare meglio le mie emozioni e i miei stati d’animo, infatti gli argomenti che ho deciso di trattare sono stati scelti da me,

presenta un’occasione, ci hanno spiegato i promotori, volta a sostenere e rafforzare la cultura e la pratica del welfare comunitario e generativo nella società trentina. Il Trentino è chiamato a individuare nuove modalità di risposta a problemi che aumentano a fronte di risorse decrescenti. La nostra Regione, pur essendo all’avanguardia in questo settore, come ci ricorda Gino Mazzoli psicosociologo esperto di welfare e processi partecipativi, deve fare i conti con una demografia vulnerabile e con un diffuso indebolimento dei legami sociali, questo in un regime di contingenza economica che vede la diminuzione delle risorse a disposizione delle istituzioni. Continua Mazzoli, “dobbiamo scoprire nuove risorse generandole dalla comunità nel suo insieme, ma questo chiede a tutti di modificare il modo con cui ci si mette in gioco. Se i fondi calano, le fondazioni di origine bancaria non possono più fungere da bancomat a cui attingere, ma devono diventare strumento per generare

utilizzando spesso internet per ricerche al fine di ottenere informazioni più dettagliate. Ad esempio ho deciso di parlare di alcune vicende legate alla accessibilità degli spazi del mio condominio: problematiche che devo affrontare quotidianamente e che, se non risolte, possono impedirmi di svolgere le attività abituali della vita quando non sono accompagnato da qualcuno che mi assista. Ho parlato dei problemi relativi al portone di ingresso dello stabile dove abito, troppo pesante per essere spinto da una persona con forza nelle braccia inferiore alla media e difficoltà di deambulazione; e ho anche sollevato la questione dell’ascensore: questo infatti è piccolo e inaccessibile per persone in sedia a rotelle. Spero di poter collaborare con pro.di.gio. per molto tempo ancora, perché credo che il fatto che ci sia, all’interno della redazione, una persona con disabilità che scrive e riporta le sue esperienze,

rappresenti un valore aggiunto e una risorsa da non sprecare. Al momento sono l’unico ragazzo con inabilità che è inserito nel progetto “redazione accessibile”, ma sarebbe bello che anche altre persone come me, potessero intraprendere questa attività e raccontare le loro esperienze di vita attraverso la scrittura di articoli. Secondo me è molto importante riuscire a sensibilizzare la collettività sulle tematiche legate alla disabilità perché alcune persone non riescono a comprendere le situazioni di difficoltà o di disagio in cui possono trovarsi i disabili poiché “semplicemente” non le vivono sulla loro pelle.

nuove risorse, aiutando i diversi attori a convergere su progetti, più che a competere su bandi.” Welfare generativo significa, soprattutto investire in iniziative volte non solo alla soluzione dei problemi, ma anche a produrre le risorse relazionali e finanziarie affinché quegli stessi problemi possano essere affrontati in futuro con minori contributi finanziari. Interviene poi Francesco Gabbi, staff Fondazione Demarchi: “La sfida è complessa e richiede un approccio graduale, nel rispetto di tutto ciò che la comunità trentina ha costruito nel tempo. Il progetto prevede un percorso di ascolto del territorio attraverso un confronto coi principali attori sociali, economici e istituzionali per costruire un’analisi condivisa dei problemi di contesto in modo da poter poi allestire laboratori progettuali e stimolare la nascita di progetti concreti e sostenibili nel tempo...”. Il progetto Welfare a KM Zero, ci spiegano, parte da alcune constatazioni di ordine pratico che hanno investito la nostra società nel corso degli ultimi vent’anni. Se da una parte diminuiscono le risorse, i problemi e i conseguenti bisogni aumentano. Essi spesso sono poco riconoscibili, talvolta invisibili. In sostanza, i promotori ci riportano un dato inquietante: vi è un 30% di nuovi poveri che vanno a sostituire lo spazio che una volta era individuato dal ceto medio. Come ci fa riflettere il Dott. Mazzoli: “sono venute meno molte delle reti sociali che in passato soste-

nevano le famiglie nel momento del bisogno. Vi sono dunque in generale meno reti di sostegno, un segnale che ci indica l’evaporazione dei legami familiari e sociali.” Questa esperienza condivisa rappresenta un collettore, un connettore ed un valorizzatore di risorse, attraverso una dinamica operativa che parte dal basso, dai cittadini stessi, per gestire i nuovi problemi che attraversano le comunità locali. Nuove vulnerabilità e nuovo lavoro di comunità, luoghi incubatori di comunità, facilitazione diffusa, fare welfare in montagna, la condizione anziana: sono questi i campi d’azione, le esigenze attuali, sui quali si focalizzeranno i laboratori per sviluppare progetti in grado di innovare il panorama del welfare trentino, operando in un’ottica di condivisione di intenti e di scopi. Le attività dei laboratori si concluderanno con la fine dell’anno. Nel 2017, dopo un’attenta valutazione, Fondazione metterà a disposizione le risorse finanziarie, già stanziate, per l’avvio dei progetti ritenuti più promettenti e significativi. Gli incontri dei laboratori, il cui calendario è disponibile sul sito www.welfareakmzero.it, si svolgeranno a Trento presso la sede della Fondazione Caritro inVia Calepina, 1 e della Fondazione Demarchi Piazza Santa Maria Maggiore, 7.

Antonio Dossi

Lorenzo Pupi

“Il colore dell’erba”

Recensione del film che racconta la disabilità visiva da un altro punto di vista

L

a cura di Giulio Thiella

Le protagoniste Giorgia e Giona

’8 e il 9 febbraio scorsi è stato presentato il documentario “Il colore dell’erba” realizzato dalla regista Juliane Hendel Biasi con il patrocinio della Sezione di Trento dell’Unione dei Ciechi e degli Ipovedenti. La storia è incentrata sull’amicizia di due ragazze che decidono di farsi forza a vicenda per affrontare e superare assieme alcuni ostacoli che le si pongono davanti. La scommessa del film è quella di raccontare la cecità quasi in prima persona, riuscendo a coinvolgere il pubblico nella vita quotidiana delle protagoniste Giorgia e Giona. Andare a prendere un gelato assieme, riuscire ad orientarsi e raggiungere la meta con il solo ausilio del bastone diventa per loro un simbolo di autonomia, e il superamento delle difficoltà l’occasione per mettersi in gioco e allo stesso tempo di crescere. Quello che qualcuno può dare per scontato si rivela essere un importante passo verso una maggiore indipendenza, nonché una soddisfazione personale per le giovani

protagoniste. La particolarità della pellicola sta proprio nella sua realizzazione, pensata per attrarre anche un pubblico di non vedenti grazie alla cura posta nelle musiche e nell’audio. I cosiddetti paesaggi sonori, realizzati dal designer del suono Mirco Mencacci che ha curato suoni e musiche di film d’autore come “Le fate ignoranti” e “La finestra di fronte”, regalano agli spettatori un’esperienza sensoriale completa e unica nel suo genere. Giorgia e Giona trasmettono al pubblico energia e voglia di superare i loro vecchi limiti, mostrandosi anche vulnerabili e spaventate da quello che dovranno affrontare. Attraverso i rumori dell’ambiente, delle voci e del proseguire lento del bastone sulla strada, lo spettatore è immerso nella realtà delle due giovani, accolto in un’esperienza a tuttotondo molto coinvolgente. Una sperimentazione questa che sembra aver colpito nel segno, vista la grande risposta del pubblico che ha gremito la sala del cinema Astra durante entrambe le date di proiezione.

Il volontariato e le misure di comunità

Seminario di formazione promosso dal Coordinamento Enti e Associazione di Volontariato Penitenziario

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l 6 maggio si è tenuto a Milano il primo seminario di formazione sulle misure di comunità in ambito penitenziario promosso dal SEAC e organizzato dalla Sesta Opera San Fedele. L’evento è stato l’occasione per confrontarsi e conoscere più approfonditamente realtà troppo spesso dimenticate e marginalizzate come quelle delle misure alternative alla pena detentiva. Dall’ampliamento di queste misure derivano diverse e maggiori responsabilità verso tutti quei soggetti che devono svolgere ad esempio lavori di pubblica utilità sociale o scontare una detenzione domiciliare. Oggi sono quasi 40 mila i soggetti in esecuzione penale esterna, quasi il doppio rispetto al 2010. Questo aumento di utenza pone gli Uffici dell’Esecuzione Penale Esterna (UEPE) al centro di una rivoluzione tanto attesa quanto difficile da affrontare. Nasce da queste considerazioni il bisogno di creare una rete a livello nazionale che coinvolga le Istituzioni del territorio, UEPE ed enti del terzo settore per far fronte alle mutate esigenze di tutti coloro i quali devono scontare una pena

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all’esterno degli Istituti di pena. Lucia Castellano, Direttrice del carcere di Bollate per quasi dieci anni, ha parlato di “carcere dei diritti”, cioè di quel luogo in cui tutte le forze che operano dentro e fuori da esso, dalla magistratura di sorveglianza al privato sociale, dalla direzione agli uffici dell’esecuzione penale esterna, si alleino affinché la carcerazione diventi davvero l’extrema ratio del sistema punitivo vigente, così da favorire l’esecuzione della pena sul territorio.Attualmente il DAP (Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria) spende il 97% dei fondi assegnatili per mantenere gli oltre 200 istituti di pena del territorio, quasi 3 miliardi ogni anno. Un investimento a perdere se si calcola l’altissimo tasso di recidiva, che porta gli stessi soggetti ad affollare nuovamente le stesse strutture dalle quali dovevano uscire invece rieducati e reinseriti nel contesto sociale.L’esecuzione penale esterna è ancora oggi marginalizzata, anche se ad esempio molto usata per i minori, e anche con notevole successo. Investire in esecuzione esterna significa anche non lasciare soli gli autori e le vittime, mentre nel sistema attuale i primi spesso sviluppano sentimenti di vittimizzazione e i secondi si sentono abbandonati dalle

istituzioni preposte a difenderli. Durante la giornata di formazione è stato presentato il libro “Accompagnare i condannati invisibili”, che tratta di volontariato per le pene di comunità diretto ad assistere tutti quei soggetti abbandonati dalle istituzioni durante l’esecuzione di una pena fuori dal carcere, come ad esempio chi è detenuto ai domiciliari. Per creare il carcere dei diritti bisogna quindi aprire le porte blindate e condividerne i rischi con le altre istituzioni, nella consapevolezza che un carcere più aperto riduce la recidiva e produce maggiore sicurezza sociale. La difficoltà di rieducare una persona in quei luoghi dove regnano ancora la negazione dei diritti e l’annullamento della personalità del reo, ci obbligano ad operare un cambiamento culturale a cui oggi siamo tenuti affinché non si parli più di sperimentazioni, di eccellenze o di isole felici in cui i diritti vengono rispettati, bensì di una prassi a livello nazionale che avrebbe la forza di cambiare finalmente volto al sistema della Giustizia.

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Giulio Thiella


STORIE DI MIGRAZIONE

“Con i loro occhi, con la loro voce, per palare di immigrazione in modo diverso” Intervista all’autore Lucio Simonato al Cafè della Paix a Trento in occasione della presentazione del suo libro A cura di Lorenzo Pupi

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iao Lucio, come prima domanda mi viene da chiederti quanto sia secondo te importante testimoniare oggi le esperienze di persone migranti che per vari motivi e in vari modi transitano o si stabiliscono nel nostro paese. Hai cercato di dare uno sguardo al di là del pregiudizio? Innanzitutto il mio grazie a PRODIGIO Onlus per il gradito invito, al Presidente per la gentile partecipazione al nostro incontro, a te Lorenzo che mi dedichi impegno e spazio per questa intervista. Parti forte con questa domanda, cogli il senso del mio scrivere e mi fa piacere. Capita a tutti di essere giudicati per ciò che appare di noi, l’aspetto, il vestito, il taglio di capelli, ancor prima ci sia data la possibilità di parlare. E questo ci dispiace profondamente e ci rende più difficile essere noi stessi, ciò che siamo, persone che hanno pregi, difetti, doti e limiti. Ancor più facilmente capita alle persone immigrate, giudicate, e purtroppo mal giudicate ancor prima possano dire qualcosa. Spesso pensiamo di saper già tutto avendo visto il colore della loro pelle o il loro vestire variopinto, immaginiamo già chi sono da dove vengono e cosa vogliono prima ancora che aprano bocca. Ho pubblicato il mio libro due anni fa, da allora il libro è stato letto, e diverse persone mi hanno chiesto di parlarne. Alcune lo hanno definito un libro di ricerca, un viaggio dentro la persona, un mosaico variopinto dalle tante sfaccettature. Tu implicitamente lo definisci una testimonianza e volentieri concordo, speravo anche questo quando l’ho immaginato nella testa e nel cuore prima ancora di cominciare a scrivere. Cosa ha significato per te cimentarti in quest’opera di scrittura? E perché hai scelto la forma dell’ intervista? Giornali, Media, il nostro quotidiano e la cultura stessa ci propinano immagini di immigrazione che condizionano il nostro pensare, io desideravo riportare l’attenzione al centro, alla persona prima che al tema. Nel libro non scrivo mai la parola “immigrato” ma sempre scrivo della “persona immigrata” perché questo è importante per me, ricordare prima di tutto che stiamo parlando di persone, persone immigrate mentre spesso ci fermiamo a dati, numeri e tabelle che ci sviano. Ho sempre avuto passione per la scrittura anche se questa è la prima volta che mi

cimento con un libro, il mio primo libro. L’idea, il tema, il sogno lo cullavo da tempo come pure il fine che mi proponevo mi era chiaro. Ma non volevo scrivere semplicemente il mio pensiero, sarebbe stato possibile ma, temevo, sarebbe stato il mio pensiero e non avrebbe avuto il valore della testimonianza, dell’esperienza. Piuttosto avevo constatato che l’ascolto, la conoscenza, l’incontro dell’altro possono illuminare con una luce nuova la realtà e farci capire di più e toccarci il cuore. Dopo aver studiato il tema e i dati ufficiali disponibili, ho approfondito anche il metodo e le diverse forme di intervista, ho letto gli esempi e valutata la miglior modalità per quello che voleva essere il mio contributo. Riservando al mio pensiero la parte introduttiva e le conclusioni, ho raccolto le interviste in una sezione a sé. Senza interruzioni e commenti, ho presentato ogni singola intervista introducendola solamente con una mia presentazione che la contestualizzasse. Ho scelto di intervistare liberamente secondo i criteri dell’intervista qualitativa destrutturata, libera da schemi rigidi. In particolare nell’introduzione spiego i motivi del libro e della mia scelta di raccogliere interviste sul campo, direttamente, garantendo l’anonimato e chiedendo a tutti la possibilità di registrare per poi essere fedele nella trascrizione letterale convinto che questo sia di aiuto al lettore. Il riascolto dell’intervista poi, mi ha poi consentito di cogliere anche le parole dette a mezza voce e tanti particolari che, durante, potevano essermi sfuggiti. Cosa si può sperimentare leggendo le parole delle persone che hai intervistato? Non era facile parlare di immigrazione in modo diverso, come recita il sottotitolo, sapendo di non avere niente di nuovo da scoprire e nessun colombo da far uscire dal cilindro. Solo desideravo che il lettore potesse riflettere come me incontrando persone che la vita ha portato a percorrere le nostre stesse strade, a lavorare con noi, a faticare con noi per la crisi economica, a gioire con noi per le cose belle della vita. Chi legge incontra persone, non parole scritte e basta. Spesso mi viene detto “mi hai fatto incontrare le persone, dopo aver letto mi è sembrato di conoscerle”, e questo mi fa tanto piacere. Anche gli esperti del settore, chi lavora per le persone immigrate, mi dice “ho capito cose che, per abitudine, non avevo mai considerato”. A rischio di sembrare presuntuoso ho la consapevolezza, provata anche dai tanti bei riscontri che avuto, che chi mi legge non legge un romanzo o una raccolta di tanti romanzi, un saggio critico o una ricerca solamente, chi legge incontra le persone e, se tiene aperti la mente e il cuore, può trovare anche tante utili risposte. Una signora, senza che io le avessi mai parlato del libro, mi ha fermato per strada e mi ha detto: da quando l’ho letto, se qualcuno suona alla mia porta, non faccio più finta di non essere in casa ma scendo, gli apro e lo faccio entrare”. Il mio libro non mi farà diventare ricco e famoso, ovvio, ma se riuscirà a scalfire il muro del pregiudizio sarò felice, quello sarà il mio successo.

Alla ricerca della felicità Si compra? Si cerca? Si trova?

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omini e donne che corrono in continuazione per salire sul treno della vita, un treno ad alta velocità. Vanno in fretta alla ricerca di un qualche benessere, di uno status, o forse di un po’ di tranquillità tra casa e lavoro. Tutti alla ricerca della felicità. Ma vanno così in fretta che nessuno si ferma a controllare se ha già trovato quello che cercava. Anch’io sono su questo treno, come tutti sono alla ricerca, e faccio scelte pensando in raggiungere quello scopo. La decisione di venire dal Cile con miei figli a Trento è stata senza dubbio presa nella speranza di dare a loro una stabilità, un nuovo mondo, nuove opportunità. Una scelta molto sofferta per me, e per i miei figli, sicuramente una decisione dal genere porterà con sé delle conseguenze e forse non sapremo mai come ha migliorato o peggiorato le nostre vite. Ma nell’affannoso lavoro di essere felici, nella corsa di avere una vita felice, vorrei sapere, qualcuno sa come si fa? Perché se è vero che la felicità si compra, vorrei sapere,

Ci potresti raccontare l’aneddoto che ti ha colpito maggiormente? Questa domanda mi viene fatta spesso e sempre rispondo allo stesso modo non per evitare uno sforzo di memoria ma cogliendo l’occasione per spiegare ancora qualcosa. Ho raccolto e trascritto trentadue interviste, ho incontrato trentadue persone diverse che si sono raccontate senza avere niente in cambio, nessuna promessa di premio, rimborso o altro. Anche questo mi ha fatto riflettere, noi abituati a condizionare tutto in base al prezzo. Nessuno mi ha detto “non ho tempo, ripassa, chiama la mia segretaria e fissa un appuntamento”, tutti mi hanno regalato il loro tempo anzi, spesso, mi hanno ringraziato per l’ascolto! Ognuno di loro, chi con linguaggio stentato chi con buon uso della lingua italiana, si è raccontato parlandomi di difficoltà, di successi, di ordinarietà ma sempre con cuore. Come potrei scegliere uno rispetto all’altro, vorrebbe dire scegliere una persona rispetto ad un’altra e non lo riterrei bello anche perché tutti sono/siamo speciali, unici per qualche motivo. Per questo ho voluto concludere il libro “ringraziando di cuore tutti coloro che si sono lasciati intervistare, o meglio, si sono raccontati a me con disponibilità e senza imbarazzo, senza ipocrisia. A tutti dico il mio grazie sincero, grazie per ogni parola che mi hanno regalato”. Ho scritto un libro e ne parlo volentieri, faccio quanto posso con la speranza che chi avrà la pazienza di leggermi riconosca in tutti loro persone, persone che sono anagraficamente straniere ma prima di tutto sono, come noi, cittadini di questo mondo. Prendendo in mano il tuo libro una delle cose che salta di più all’occhio è la copertina, con la sua semplicità e chiarezza comunicativa. Ci racconteresti il percorso che ha portato alla sua realizzazione e scelta. Nel mio sogno di libro, dalla prima fantasia di scrivere alla realizzazione e fino alla ricerca di una Casa Editrice, avevo immaginato una copertina. Una mia vecchia passione, la fotografia, mi aveva fatto pensare alla foto di due persone, una straniera e una italiana che si guardavano negli occhi. Alla fine del cammino la Cleup (Cooperativa Libraria Editrice Università di Padova) mi ha proposto di sottoporre il mio libro ad un Istituto grafico di Siena. Gli studenti, sensibilizzati al tema e ai contenuti del libro, hanno realizzato alcuni bozzetti ed io ho scelto quello che poi è stato utilizzato, mi è sembrato bello e incisivo. Due persone, distinte da due colori, che si guardano negli occhi e parlano tra loro, e le loro parole come un filo si intrecciano a mezz’aria e si incontrano. Mi ha colpito, mi è sembrata un’immagine semplice ma di forte espressività. Io credo nel dialogo, credo nell’incontro e nell’ascolto quali mezzi fondamentali per abbattere i muri della diffidenza che ostacolano tutte le relazioni.

aspettavi emergesse parlando di migrazioni? Scegliendo il metodo di cui ti accennavo, l’intervista, avevo implicitamente scelto di non legare le persone ad una rigida griglia di domande lasciandole più libere nel rispondere. Così facendo, avrei lasciato più libero anche me stesso, in base ai temi emersi avrei potuto chiedere eventuali approfondimenti o spiegazioni nel caso la risposta fosse stata poco chiara. Alcuni temi, sinceramente, me li aspettavo, per farti un esempio il tema del viaggio ricorre spesso, d’altra parte per molti è un’esperienza forte, a volte drammatica, come pure altri temi (la famiglia di origine, il lavoro, ecc.). Ma dare libertà di esprimersi alle persone, e l’ascolto partecipato aggiungo io, ha permesso loro di toccare anche tanti temi che stavano loro a cuore arrivando talvolta ad un’intimità che davvero non mi aspettavo. Mi hanno parlato della famiglia, della donna nel suo essere mamma o pilastro della famiglia, dei bambini e della scuola, del velo, delle tradizioni, dei cibi, della cultura del paese d’origine e di tanto altro. Per questo, a chi mi chiede cos’è per me il libro, a volte rispondo “un tesoro, un forziere” tanto mi sembra ricco. Cosa vorresti lasciasse nelle persone la lettura di questo libro? Rispondo con presunzione a questa domanda, mi scuso anticipatamente ma io sono convinto che sia un buon libro, un libro ricco come ti dicevo sopra. Ed io vorrei che chi lo legge facesse la bella esperienza di conoscere un po’ meglio il tema dell’immigrazione da un altro punto di vista, non il mio che pure è dichiarato, ma quello delle persone che lo vivono. E se leggere il mio libro porterà a qualche porta in più che si apre, o se farà riflettere, io sarò contento e avrò raggiungo il mio scopo. Immagino che il processo che ti ha portato ad avere in mano le prime copie, sia stato un percorso formativo e conoscitivo lungo e difficoltoso. Vuoi ringraziare chi ti ha sostenuto e ha reso possibile questa tua ambizione letteraria? E’ stato un bel percorso, lungo sì ma non difficoltoso. Sai Lorenzo, le fatiche fatte per un motivo ci pesano meno! Ho ringraziato e ringrazio le persone che mi hanno rilasciato l’intervista, e le persone per avermi sostenuto, potrei ricordare la mia famiglia che per due anni mi ha visto tornare a casa col mio prezioso registratore e lavorare così spesso al computer, il Prof. Valter Zanin (Sociologo dell’Università di Padova) che mi ha consigliato e seguito, la Cleup che ha creduto nel mio libro, il Ministero, la Regione, i diversi Enti Pubblici e privati che mi hanno letto, recensito, invitato, ma vorrei ringraziare anche me stesso per la cocciutaggine che ha reso possibile un sogno, il mio libro. Grazie Lucio Simonato

Leggendo le esperienze impresse nelle pagine, è facile individuare alcuni temi ricorrenti, il viaggio, la speranza, il senso di sopravvivenza, l’importanza della famiglia. Cosa invece non ti

quanto costa? Se invece la felicità si cerca? vorrei sapere, dove? E’ solo fortuna? Destino? Tanti filosofi, poeti, scienziati e religiosi, ne hanno parlato, provando a darci delle spiegazioni, concetti e metodi, senza veri risultati. Non ho nemmeno io la ricetta giusta, ma vorrei condividere con voi il mio pensiero. Credo che la felicità sia lì, sempre con noi, pronta per entrare nelle nostre vite, basta solo aprire mente ed anima ed accoglierla giorno per giorno. Sì! Vedere la felicità come un qualcosa di concreto, formata da tante situazioni, azioni, sensazioni giornaliere, che ci portano a trovare un equilibrio dove mente, corpo e spirito sono uno solo in completa armonia. Eh lo so, state pensando che queste sono solo parole, ma vi racconto un piccolo episodio come prova. Sei anni fa mi sono alzata per andare al lavoro, era una giornata buia, freddissima. Sapete una di quelle giornate storte. Mi sono alzata brontolando contro la sveglia, poi me la sono presa con il freddo, con il lavoro, ma soprattutto con me stessa. “Povera me, cosa ci faccio qui? A lavorare come una matta? Dall’altra parte dal mondo? Con questo freddo? Ero sicuramente sulla via della commiserazione profonda. Ho preso l’autobus convinta che sicuramente quella giornata sarebbe andato tutto

storto. Ma è successo che due fermate dopo è salito Diego, un ragazzo di 23 anni sulla sua sedia a rotelle, lo conoscevo perché era un mio utente. Lui mi vede, mi guarda negli occhi e con un immenso sorriso, felice di trovarmi mi dice “ciao, Fabiola! Come stai? Devo dirvi la verità, non stavo bene, ma in quel millesimo di secondo prima di rispondere ho pensato, come faccio a dirgli che sto male perché mi sono alzata presto e fa freddo. Come dirlo a lui con il suo bel sorriso, a lui che ha fatto uso di tutta la sua forza per alzarsi ed uscire di casa, così ho risposto “Ciao Diego , sto bene! Infatti sono stata bene per tutta la giornata, ma soprattutto mi sono sentita felice. A volte basta una parola, un piccolo gesto per rendersi conto della nostra esistenza e della nostra capacità di essere felice, se solo ci lasciamo andare all’universo, e a quello che la vita ci presenta. Giorno per giorno nella consapevolezza d’esistere, nutrendoci delle cose brutte della vita per crescere, ma essendo tanto felice con le cose buone che la vita ci dà, e alla fine della giornata sapere che non abbiamo fatto dal male a nessuno, e forse abbiamo contribuito alla felicità di qualcuno. Basta solo quello per ringraziare un giorno in più di vita felice.

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Fabiola Motta

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B E N I CO M U N I

Esperienze

DI QUARTIERE a trento RI-GENERAZIONI DI QUARTIERE A TRENTO

MAPPA

PARTECIPA ANCHE TU! SCRIVI LE TUE PROPOSTE, LASCIA UN TUO CONTATTO E METTI IL RITAGLIO NELLA Casetta "Piovono Libri" IN SAN PIO X.

RESIDENTI in via SAN PIO X e dintorni - Trento

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scono l’incontro e lo scambio inter-generazionale, a preso il via all’inizio di aprile il progetto “NEL MIO QUARTIERE: Ri-Generazioni parteper far sviluppare conoscenze sulla storia, sull’evoluzione socio-demografica e sugli usi e abitudini cipate” presentato al Piano Giovani di Zona dal gruppo Social Street di San Pio X e dintorni. che caratterizzavano il quartiere nel passato. Durante le giornate del Il percorso proposto na2 e 3 aprile sono state sce dal lavoro di rete delle cooperative sociali FAI e organizzate delle iniziative volte al recupero di la Sfera che insieme hanno deciso di unire le forze alcuni spazi urbani. Il priper sperimentare nuove mo si è svolto nella zona del lungo Fersina, dove esperienze di quartiere insieme al gruppo dei rela coop La Rete ha realizzato un orto delle spezie sidenti di San Pio X. grazie all’aiuto di volon“NEL MIO QUARTIERE: RiGenerazioni partecipate” tari, operatori e utenti che hanno indossato propone agli abitanti di guanti e imbracciato gli mettersi in gioco per speattrezzi per ripristinare rimentare un percorso uno spazio che prima condiviso di cui possa be- I bambini all’opera per abbellire l’aiuola neficiare tutta la comunità era abbandonato. L’impeinteressata. gno e la partecipazione di tutti hanno permesso di creare uno spazio verde nel mezzo del contesto Sono previstipercorsi didattico-informativi con le urbano dove potersi cimentare nella coltivazione e Scuole dell’Istituto Comprensivo Trento 3, incontri nella cura di diverse piante aromatiche e degli albenelle scuole De Gaspari, Savio e Bronzetti e alcune ri presenti. passeggiate esplorative dei luoghi presi in cura dai cittadini, per creare una maggiore coscienza del Il giorno successivo è stato dedicato alla pulizia del quartiere e dei beni comuni. quartiere di San Pio X, che durante la mattinata ha visto l’intervento di diversi cittadini volontari che si Le attività che coinvolgono i bambini delle scuole sono attivati per raccogliere rifiuti e cartacce. Il poprimarie insieme al circolo anziani del rione favori-

meriggio invece ha visto la partecipazione di tanti bambini che grazie al supporto della coop La Sfera hanno potuto abbellire le aiuole sotto i portici di via San Pio X con tante ortensie portate dall’operatore della cooperativa sociale. Uno spazio brullo e pieno di sassi si è così trasformato in una stupenda aiuola piena di fiori che i bambini si stanno impegnando

I volontari della Rete inaugurano il Giardino delle spezie ad innaffiare ogni settimana. Questa è la dimostrazione di quanto possa essere facile prendersi cura del proprio quartiere, beneficiando in prima persona di quei luoghi comuni che attraversiamo ogni giorno senza farci caso, ma che possono diventare una risorsa di aggregazione e di responsabilizzazione dei beni comuni.

Festa di fine anno alle scuole Primarie De Gaspari

L’Associazione genitori-insegnanti organizza e prepara una serata tutta dedicata alla convivialità, arte e partecipazione gni due anni la scuola De Gaspari, per salutare l’anno d’intense attività trascorso insieme, organizza una festa di volta in volta dedicata a teatro, musica e cinema. I promotori attivi di questa iniziativa sono tutte le classi, dalle prime alle quinte, alunni, insegnanti e genitori insieme. Essi infatti compongono l’Associazione genitori-insegnanti De Gaspari che contribuisce attivamente durante l’anno al benessere della scuoTutti in festa alle scuole De Gaspari la, promuovendo e attivando momenti coinvolgenti con l’intento di sostenerla in tutte le sue attività innovative e inclusive dedicate all’educazione degli alunni. Eh sì, una scuola pubblica tutta particolare, situata nel centro del quartiere di San Pio X, e che negli anni ha fatto della partecipazione e dell’educazione trasversale un vincente modus operandi. Qui possiamo trovare l’orto bio-dinamico e sinergico, curato dagli alunni e dagli insegnanti, che rappresenta un laboratorio costante in cui i bambini possono sperimentarsi con specie di grano e di farro rare, con piante amiche che tengono lontani insetti e animali non graditi. Hanno perfino uno stagno indipendente dove si è ricreato un delicato quanto efficace ecosistema. Per l’occasione della festa, i genitori e insegnanti insieme hanno preparato oltre 20 chili di pane e pizza per circa 300 ospiti, il tutto usando pasta madre curata nelle cucine della scuola e usando un forno di cottura esterno realizzato con un progetto dagli stessi alunni. La serata è cominciata alle 19.00 con bambine e bambini che correvano liberi e felici negli spazi della scuola, con genitori indaffarati a offrire il cibo e tenere tutto in ordine e pulito. Proprio un bell’ esempio di collaborazione partecipata, intergenerazionale e interculturale. Un’occasione di scambio durante la quale vi è stato anche un momento di restituzione circa alcuni importanti progetti svolti durante l’anno in collaborazione con Social Street San Pio X e supervisionati dall’insegnante Marilena Bianchi. Obbiettivo di fondo? Rendere gli alunni sempre più partecipi e consapevoli della vita di quartiere, cercando di valorizzare la scuola come uno strumento attivo e propositivo che nel contesto urbano di riferimento può svolgere numerose funzioni di coesione e inclusione sociale. Al termine della festa è stato proiettato un breve documentario girato insieme agli studenti e alla Social Street San Pio X che racconta la collaborazione con l’istituto nel contesto del progetto “ Nel mio quartiere ri-generazioni partecipate” sostenuto dal Piano Giovani di Zona San Giuseppe–Santa Chiara.

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Non perdetevi l’evento partecipativo del 19 giugno al Parco Maso Ginocchio dalle ore 10:30 alle 21

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INCONTRIAMOCI AL PARCO

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In collaborazione con la Circoscrizione S.Giuseppe S.Chiara Programma di massima 10.30 - Inizio festa e presentazione del progetto 11.00 - 13.00 Laboratori per bambini 14.00 - Dimostrazione di Break Dance 15.30 - Estrazione lotteria 16.00 - Una poesia di strada

Parco Maso Ginocchio

16.30 -18.30 Concerto Curly Frog & the Blues Bringers 19.00 - Aperitivo analcolico + Microfono aperto 20.00 - DJ Set

I CCH RITO ANI URB X PIO SAN Dal 16 al 19 giugno verrà realizzato il murale in via De Gasperi

21.00 Conclusione

LOTTERIA

SoStieni l’iniziativa e partecip attivamente anche tu!!

a

Scegli il tuo biglietto della lotteria e scopri se hai vinto!

Commenti dal gruppo facebook : “Residenti in San Pio X e dintorni” 1.Ciao ragazze/i! Ho notato questa sera che sul lato sinistro del lungofersina (poco distante dalle arcate) c’è un parco con un campetto da beachvolley. Potremmo organizzare qualche partitella. Che dite? 2.Tornando a casa, adesso, ho visto due bimbi che innaffiavano le piante della nostra aiuola “le ortensie” sotto le arcate. È stato bellissimo! 3.Ciao a tutte/i, ieri l’ultimo incontro con gli alunni delle scuole per il progetto “Rigenerazioni partecipate”. Abbiamo accompagnato la classe 3a delle scuole Savio a ri - conoscere alcuni elementi del quartiere, per poi fare tappa in Circoscrizione dove i bambini hanno potuto confrontarsi con le signore della Coop FAI e con la presidente della Circoscrizione.

Il progetto è stato accolto con entusiasmo da parte degli insegnanti . Bambini e i ragazzi hanno manifestato tanta curiosità, vivo interesse per il quartiere. Inoltre hanno compreso in pieno lo spirito della social street, tanto da voler dare un loro aiuto concreto . Questo acrostico creato mercoledì pomeriggio da alcuni alunni della classe 4a delle scuole De Gaspari lo dimostra: LOTTERIA SOCIALE Lotteria Organizzata da Tutti pEr Tutti per Ricavare I soldi per Aiutare Social street e Organizzare Cose Insieme. Aiutiamoli a Lavorare con Emozione. 4.Cari tutti, informiamo della nostra iniziativa che coinvolge i residenti della via che vede una restituzione del progetto Una poesia di strada, con letture e la creazione di un punto poesia

in Via San Pio X. C’è ancora tempo per inviare poesie, qui i dettagli del concorso http://www. ilgiocodeglispecchi.org/una-poesia-di-strada. html dove trovare anche il link per info sulla festa, il 19 giugno. 5.Ciao, abbiamo voglio di iniziare a lavorare in un proietto di murales per il quartiere? Ho pensato che sarebbe bello fare un proietto colletivo, che possa partecipare chi ha capacità artistiche, di disegno o pittura ma anche chi non li ha, chi non ha mai preso un pennello in mano. Ma è imprescindibile avere voglia, di fare una cosa in tanti per tutti. 6.Se varcate il ponte seguendo l’aiuola delle ortensie e la ferrovia arrivate in un posto magico: Il parco del Salè. Vi aspettiamo! per giocare, costruire, stare assieme Pituit studio

d’arti 7.Grazie per avermi accettato nel gruppo! Conoscete Ni&No Nipoti e Nonni e viceversa? La piazza virtuale completamente gratuita dove è possibile scambiarsi competenze conoscenze e piccole prestazioni di lavoro occasionale dietro corresponsione di un compenso. Gli Under 29 e gli over 65 possono scambiarsi lavoro e conoscenze .. ma la fascia di mezzo può cercare nipoti per aiutare i genitori anziani o nonni per accudire i propri figli .. Questo il sito: www.nieno.it 8.Guardate qui, la mappatura a San Pio X è ancora vuota! http://trentobenecomune.it/

in vetrina

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A M B I E N T E E S O S T E N I B I L I TÀ

Il Trentino consumato Il consumo di suolo in Trentino: morte accidentale di un paesaggio

Vista panoramica su Trento da Sardagna

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uando in Italia e in Europa si parla della regione Trentino si è spesso portati a pensare a vallate verdi, laghi cristallini e alte montagne, ambienti incontaminati dove la presenza umana è in assoluta armonia con la natura. Alcuni dati, però, dimostrano che la situazione non è esattamente questa. C’è un fenomeno, in particolare, che sta minacciando la regione e il nostro amato paesaggio: il consumo di suolo. Cerchiamo innanzitutto di capire perché si parla sempre più di questo fenomeno e perché è indispensabile proteggere questa risorsa. Il suolo è una risorsa finita ed è fondamentale per gran parte delle attività umane. Proviamo a pensare ad esempio alla produzione agricola, alla mitigazione di alluvioni e altri fenomeni idrogeologici, alla conservazione della biodiversità fino ad arrivare alle funzioni culturali paesaggistiche. Una volta “consumato”, ovvero impermeabilizzato, coperto da cemento, il suolo è perso. Per sempre. Niente più agricoltura, niente più biodiversità, niente più servizi. Per riavere le stesse proprietà sarebbe necessario aspettare centinaia, se non migliaia, di anni. Secondo l’ISPRA (l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale), in Italia ogni anno si consumano 55 ettari di suolo al giorno. In altre parole, perdiamo in maniera irreversibile 7 m quadri al secondo del nostro territorio. I dati riguardanti la regione Trentino non sembrano particolarmente allarmanti ad un primo sguardo. Parliamo infatti

di un dato assoluto che registra circa un 3% di suolo consumato rispetto ad una media nazionale che si aggira attorno al 7%. Ma il dato assoluto non ci aiuta molto a capire la situazione reale della nostra regione. Per farlo infatti dobbiamo considerare il dato di consumo di suolo “effettivo”. Uno sguardo più approfondito sui dati Dai dati raccolti negli ultimi anni è emerso che il fenomeno del consumo di suolo insiste maggiormente

sulle zone pianeggianti e di bassa collina (ISPRA, 2015). Tutte le altre zone, aree a quota maggiore di 600 metri e aree con pendenza elevata, risultano naturalmente protette da questa minaccia, a causa della loro conformazione e/o dell’altitudine. La percentuale del consumo di suolo effettivo è relativa quindi non alla superficie totale di una regione bensì solo alla superficie su cui è effettivamente possibile costruire.

Alberghi a Marileva

Ed è proprio considerando questo dato che la posizione in classifica del Trentino cambia nettamente. Si passa infatti da un 3% ad un 19% di territorio consumato, risultando così la quarta regione dove si è consumato più suolo disponibile, seconda solo a Piemonte, Valle d’Aosta e Lombardia. In altre parole risultiamo sempre virtuosi nelle classifiche nazionali perché il dato considerato non è relativo alla superficie reale potenzialmente edificabile, ma alla superficie intera del Trentino, comprese montagne, laghi, aree ad elevata pendenza ecc. Un’altra importante riflessione viene fatta dall’Osservatorio del Paesaggio Trentino, che nel 2015 ha stilato il “Rapporto sullo stato del paesaggio”, facendo emergere dati decisamente allarmanti sui nostri “comportamenti costruttivi”. Tra quelli più impressionanti troviamo un aumento della “superficie edificata”, dal 1960 al 2004, del 190% a fronte di un aumento del solo 20% della popolazione. In altre parole 320 mq ad abitante. È chiaro che, visti i dati, molta di questa superficie è stata destinata alla costruzione di seconde case e strutture ricettive legate al turismo montano. Ma erano davvero tutte necessarie? Il danno paesaggistico: non solo suolo Una nota particolare va al fenomeno in territorio montano. Una ferita che va oltre ai danni fisici del consumo di suolo. Basti pensare alle famose torri del Passo del Tonale, al Club Valtur di Marileva o a Primiero. Territori violentati e deturpati in nome di uno sviluppo economico legato al turismo, che hanno portato oltre al danno anche la beffa visto che molte di queste strutture risultano dopo anni sfitte, sotto utilizzate o addirittura chiuse. Con la divulgazione di questi dati non si sta inneggiando ad uno fanatico conservazionismo della natura. Si cerca piuttosto di far riflettere sull’uso che se ne è fatto finora, e sul rapporto che si è avuto con essa. Ugo Morelli, presidente del Comitato Scientifico della Scuola per il Governo del Territorio e del Paesaggio (STEP) di Trento, sostiene che sia necessario smettere di pensare il paesaggio come una risorsa da vendere e che sia invece urgente riconcepirlo come spazio da vivere. Uno spazio inevitabilmente legato anche alla nostra identità e che necessita di un cambio di prospettiva che non consideri il paesaggio come “qualcosa” là fuori, ma che lo veda come parte integrante della nostra vita, delle nostre abitudini e quindi anche delle nostre pianificazioni. Milena Rettondini – In Medias Res

L

’Associazione culturale per la divulgazione e sensibilizzazione libera e indipendente delle tematiche legate all’ambiente

L’associazione In Medias Res nasce nel Luglio del 2015 a Trento come naturale prosecuzione del progetto di media-attivismo “Agenzia di Stampa Giovanile”, realizzato da un collettivo formato da giovani con background e formazione differenti. Il progetto nasce in seno all’associazione Jangada nel 2012 e in collaborazione con l’associazione Viração Educomunicação

in Brasile, in concomitanza con il Summit Rio+20 e cresce entrando in contatto negli anni con diversi enti, organizzazione e associazioni a livello locale ed internazionale (tra gli altri l’Assessorato alla Cooperazione e allo Sviluppo della Provincia Autonoma di Trento, l’Universita di Trento, l’Osservatorio Trentino sul Clima, il consorzio dei Comuni della provincia di Trento BIM dell’Adige, la Fundación TierraVida in Argentina, la Rete+Tu). L’associazione si occupa principalemtene di divulgazione libera e indipendente di tematiche legate all’ambiente, alla società e all’economia seguendo un modello di giornalismo partecipativo, quello

che in inglese viene comunemente chiamato citizen journalism. Negli ultimi anni ha realizzato reportages durante il Vertice della Terra “Rio+20” e le Conferenze delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici (COP18 di Doha, COP19 di Varsavia, COP20 di Lima, COP21 di Parigi), collaborando in tali occasioni con siti e blog, radio e web-radio, giornali e riviste di diversi paesi. A livello locale In Medias Res realizza laboratori formativi nelle scuole, percorsi di educazione ambientale attraverso itinerari naturalistici (“In Cima per il Clima”) ed eventi aperti alla cittadinanza.

pro.di.gio. progetto di giornale | www.prodigio.it | redazione@prodigio.it | GIUGNO 2016 - n. 3

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