Prodigio Agosto 2022 - Estate All inclusive

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pro.di.gio. BIMESTRALE DI INFORMAZIONE DELL’ASSOCIAZIONE PRODIGIO ODV SUL MONDO DEL DISAGIO E DELL’HANDICAP

Agosto 2022 - n. 4

Aut. del Trib. di Trento n. 1054 del 5/6/2000 - Poste Italiane spa - Spedizione in abbonamento postale - 70% - DCB Trento. Contiene I.R.

NUMERO IV - AGOSTO 2022 - ANNO XXIII - 133° NUMERO PUBBLICATO

Estate all inclusive

Raffaele Capperi, il tiktoker con STC che invita i giovani all’empatia pag. 3 Museo Esapolis, un insettario per tutti pag. 4 “Gessica e Nadia”, una tenace storia di vita indipendente pag. 8


Agosto 2022 - n. 4

IN EVIDENZA

EDITORIALE

Direttore responsabile Martina Dei Cas

Care lettrici e cari lettori, In questa strana estate della ripartenza, dici “all-inclusive” e subito scatta il ricordo di quelle vacanze al mare prenotate con largo anticipo a “pensione completa”, come si usava una volta. E anche se in questo torrido agosto, tra un’anguria, un tuffo e un’escursione, un po’ di nostalgia dei passatempi pre-social – le biglie, le bocce, i gonfiabili e i romanzi da spiaggia – è d’obbligo, non possiamo negare di vivere in un’epoca di grande incertezza. A settembre ci aspettano nuove elezioni, i possibili tagli di gas ed energia, un virus ancora capace di mettere sotto pressione il sistema sanitario e gli echi di una guerra appena oltre la porta di casa.

E allora – mentre in sottofondo riecheggiano i tormentoni di Fedez e Baby K – abbiamo pensato di trasformare quell’all-inclusive nell’italiano “tutti inclusi” e di proporvi in questo numero tante storie che ci raccontano come il presupposto di ogni idea di sviluppo dei territori e del Paese dovrebbe essere quello di non lasciare indietro nessuno. Dall’app che insegna a gestire le emergenze in cui sono coinvolte persone con disabilità all’influencer con la sindrome di Treacher Collins, testimonial contro il bullismo, passando per l’insettario dove i ciechi possono accarezzare pitoni e farfalle e per la squadra di arti marziali che canalizza l’impulsività dei bambini con disturbi dell’apprendimento. A comple-

tare il numero, infine, un reportage fotografico ricco di delicatezza, ma anche di forza, sul percorso di vita indipendente di due ragazze fuori dal comune e due importanti riflessioni: la prima sulla figura dell’insegnante di sostegno e la seconda, in occasione dell’anniversario del bombardamento atomico su Hiroshima e Nagasaki, sui conflitti di ieri e di oggi. A tutte e tutti, dunque, buona lettura, buon Ferragosto… e buona ripresa! Ci vediamo a ottobre, con tante interessanti novità e un nuovo calendario 2023 tutto da scoprire. Per visionare l’anteprima e prenotare la tua copia scrivici a associazione@prodigio.it

“PINO, UN AMICO SU DUE RUOTE” AL PERGINE COMICS 2022 Pergine Comics 2022: la forza di una passione vera. Quando sette anni fa abbiamo iniziato a sognare una fiera tutta nostra, siamo partiti da tre assiomi: passione sfrenata, valorizzazione territoriale, impegno sociale ed associazionistico. Dopo un inizio caratterizzato dal maltempo e dall’incertezza sulla buona riuscita dell’evento abbiamo sbattuto contro la minaccia Covid. Tutto ciò non ha spento la nostra voglia di fare, di condividere e di appassionare la nostra comunità per risvegliare anche i cuori più assopiti. Nel corso di questa edi-

zione, grazie all’Apt Valsugana che si è aggiudicata il bando inerente al pacchetto di manifestazioni presenti, siamo riusciti ad implementare ogni real­ tà per renderla più fruibile da tutta la famiglia. Boardgames, mostre, stand vari, illustratori, artisti, spettacoli di magia, gare Cosplay. L’occasione è stata preziosa per collaborare nuovamente con il vulcanico Maurizio Menestrina, facendo conoscere ancora di più sul nostro territorio il fumetto illustrato dedicato a Pino Melchionna nonché la realtà della Associazione Prodigio e il loro costante

lavoro nella sensibilizzazione di abbattimento delle cosiddette barriere sociali. Questo ha fatto ancora più onore alla nostra crescente realtà che ha così avuto la possibilità di implementare la duplice funzione conoscitiva ed educativa del mezzo fumettistico a noi così caro. Augurandoci che questo sodalizio possa continuare nel tempo auspichiamo una sempre più vasta adesione a questa nostra piccola grande famiglia. Francesco Barni, ideatore “Pergine Comics”

Il vignettista Maurizio Menestrina presenta il fumetto e la rivista pro.di.g.io. ai visitatori del suo stand al “Pergine Comics 2022”

Abbonamento annuale (6 numeri) Proprietà: Associazione PRODIGIO Odv Indirizzo: via A. Gramsci 46/A, 38121 Trento Telefono: 0461.925161 Fax: 0461.1590437 Sito Internet: www.prodigio.it E-mail: associazione@prodigio.it Aut. del Trib. di Trento n. 1054 del 5/6/2000 Spedizione in abbonamento postale Gruppo 70% Stampa: Publistampa (Pergine Valsugana) Direttore responsabile: Martina Dei Cas Hanno collaborato a questo numero: Giacomo Albertini, Michele Anastasia, Luciana Bertoldi, Ugo Bosetti, Giacomo Carbonara, Stella Diluiso, Alfredo Mulè Copertina: Freepik.com, elaborazione Publistampa In stampa: 1 agosto 2022

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Privati € 15,00; Enti, associazioni e sostenitori € 25,00 con bonifico bancario sul conto corrente con coordinate IBAN IT 67G 08304 01846 000046362000 intestato a “Associazione Prodigio ODV” presso la Cassa Rurale di Trento indicando la causale “Abbonamento a pro.di.gio.”

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STORIE CHE ISPIRANO

RAFFAELE CAPPERI, IL TIKTOKER CON LA SINDROME DI TREACHER COLLINS CHE INVITA I GIOVANI ALL’EMPATIA

Raffaele Capperi, influencer con la sindrome di Treacher Collins e attivista contro il bullismo

Raffaele Capperi è un influencer fuori dal comune. Di origine calabre­ se, classe 1994, vive con la famiglia a Monticelli d’Ongina in provincia di Piacenza. Nato con la sindrome di Tre­ acher Collins, sin da bambino – a cau­ sa della sua diversità – ha subito epi­ sodi di bullismo, che lo hanno segnato profondamente, facendogli perdere la voglia di vivere. Ha però deciso di rea­ gire, scrivendo il libro autobiografico «Brutto e cattivo. La storia del ragazzo che ha visto la vera faccia del mondo» (DeA, 2021). Ora gira le scuole d’Italia e presidia i social network per sensibi­ lizzare gli studenti ad essere più gen­ tili ed empatici. Per prima cosa, Raffaele, che cos’è la sindrome di Treacher Collins? La sindrome di Treacher Collins è una rara malattia genetica che provo­ ca malformazioni al viso, problemi di respirazione, di udito. A volte, nelle forme più gravi, anche la trachea ri­ sulta compromessa. Questa malattia colpisce un bambino ogni cinquan­ tamila e prende il nome dal chirurgo che l’ha scoperta: Edward Treacher Collins. Io, per esempio, sono venuto al mondo senza zigomi, senza mento e con un orecchio più piccolo rispetto all’altro e quasi del tutto sordo cioè sentivo solo con un orecchio.

fare interventi chirurgici per avere un volto quasi normale, essere sempre al primo banco di scuola perché non sentivo come gli altri anche se anco­ ra non sapevo com’era il vero sentire. Infatti, appena ho compiuto 19 anni e ho fatto l’intervento per avere l’im­ pianto cocleare che mi permette di sentire come tutti voi, ho iniziato a ca­ pire e a scoprire il vero sentire. È come se fino a quel giorno avessi vissuto a metà. Ho perso tanto e adesso sto cercando piano piano di recuperare. La mia famiglia non mi ha mai fatto sentire diverso, mi ha sempre tratta­ to e visto normale come tutti gli altri, ma quando ho iniziato ad affrontare il mondo reale ho scoperto di essere diverso dagli altri e di essere sempre quello sbagliato. Purtroppo, viviamo in una società dove l’occhio vuole la sua parte, cioè la perfezione, ma la perfezione non esiste. Sarebbe ora che la gente imparasse ad andare ol­ tre l’aspetto esteriore e si impegnasse per conoscere l’anima delle persone. Tornando alla domanda di partenza, penso che la sindrome influisca tantis­ simo sulla vita di chi ne soffre, perché in questi casi è palese che si vorrebbe essere come tutti gli altri e non avere problemi di salute. Perché pensi che la sindrome di Treacher Collins sia una malattia poco studiata? Perché è rara. Ora la scienza sta iniziando ad approfondire la conoscenza in materia, ma c’è ancora mol­ to da lavorare. Quante altre persone ci sono in Italia con la sindrome di Treacher Collins? Il numero esatto non saprei dirlo. Ricordo che da ragazzino, quando mi trovavo nelle compagnie, si parlava spesso di aver incontrato un proprio sosia. In quel momento nella mia te­ sta pensavo «ne avrò uno anche io»? E mi sentivo ancora più diverso. Inve­ ce ora, grazie ai social in cui ho avuto la forza di espormi, sto conoscendo tante persone con la mia stessa ma­ lattia. Siamo identici ed è bellissimo. A vederci ci sentiamo meno soli, ne sono sicuro, almeno per me è così.

Come ha influito la sindrome sulla tua vita?

Quali pensi siano le motivazioni che spingono le persone a commettere atti di bullismo?

Questa malattia nella mia vita ha influito tanto perché, anche se inizial­ mente non ero ancora consapevole delle difficoltà cui sarei andato incon­ tro, crescendo mi sono accorto di ave­ re un percorso diverso dagli altri. Per esempio, dovevo andare dalla logo­ pedista per imparare a parlare bene,

Le motivazioni che spingono le persone a comportarsi da bulli sono la mancanza di educazione, empatia e di sani valori, poco insegnati dai propri genitori, perché ammettiamo­ lo, tutto parte dai genitori. Sento dire spesso a tanti genitori: «Mio figlio non sbaglia mai». Per me se la pensi

Agosto 2022 - n. 4 a cura di Michele Anastasia

CHICCHI DI UNIVERSO di Giacomo Carbonara

La storia di Raffaele nel 2021 è diventata un libro autobiografico

così, hai già sbagliato in partenza. Poi penso che i bulli siano frustrati, infe­ lici e cerchino di attirare l’attenzione, senza rendersi conto invece di quan­ to facciano soffrire gli altri. Ci sono, infine, anche persone che non si ren­ dono di ciò che fanno e lo fanno con superficialità, forse perché assorbono cose negative e le esternano. Il consi­ glio che potrei dare è di non rispon­ dere con la stessa moneta davanti ad un bullo ma magari cercare di capire il perché si comporta così e di farlo parlare. Cosa si può fare per arginare il problema del bullismo? Bisogna parlare, parlare e parlare. E soprattutto denunciare. In caso di difficoltà, è fondamentale chiedere aiuto ai propri genitori, insegnanti o al proprio amico/a, l’importante è non stare in silenzio e non essere in­ differenti perché il silenzio e l’indif­ ferenza non migliorano le cose, sem­ mai ci uccidono lentamente. Ora che sei cresciuto continui ancora ad avere problemi di questo tipo? Nella vita reale non più, poi se lo fanno dietro le spalle me ne frego. Sui social invece ancora, ogni giorno. Anzi, hanno persino il coraggio di in­ sultarmi facendo degli audio vocali. La gente è davvero folle, non capirò mai che gusto ci trovino a ferire le persone. Io rimango dell’idea che in base a ciò che si semina, si raccoglie.

Per saperne di più segui Raffaele su:

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La costanza? Non la conosco. Ma fa lo stesso. Se scattassi una foto adesso vincerei un premio Pulitzer. Le cravatte e gli ultimi, nella stessa medesima foto. Infanzia negata. Che diventerà una vena tagliata o una mano armata. A voi la scelta gentili signori. Un po’ come un pelouche con le sembianze di un leone, sottratto ad un bambino. Lasciato lì su di una rupe e abbandonato al suo destino. Con i turisti che passano, guardando altrove. Un leone all’inizio di una pellicola. Scorci londinesi e tanto tempo per capire. Per capire che abbiamo la licenza di amare e non di uccidere. Ma nel senso opposto, il mondo ci vuol far vivere. Busso sul vetro sperando che i colori si girino. Un cielo color oro. Come i capelli di una ragazza conosciuta in un tram. Più cerco di alzarla e più va giù questa maledetta tapparella. E per il cuore di tanti, questa è una sberla. Ma di carezze ha bisogno il cuore. Perché finalmente si accorga di noi il colore. Persone grigie e il mondo è contento. Ma la natura è viva. Qui tutto è un divertimento. E quando una pala scava una buca nel suolo. L’uomo trova Dio e scopre di non essere più solo. Tu provi qualcosa. Sì, tu alla visione di quello stagno, con l’eterna primavera. Provi qualcosa. E a farti tremare adesso, non è il guadagno. Tutti fingono. E fingono anche bene. Che questo sia solo un movimento nobile. Ma la verità si trova nella terra e nelle sue vene. E quando? Quando questo paese ripudierà davvero la guerra? Passano gli aerei. Passa anche il tempo. E il fumo si disperde. Passano di nuovo. Ma distratta è la mente.

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INNOVAZIONE SOCIALE

MUSEO ESAPOLIS: UN INSETTARIO DAVVERO PER TUTTI! Viaggi

barriere senza Accarezzare le ali di una farfalla, lasciarsi punzecchiare da un riccio o avvolgersi un pitone intorno al brac­ cio sono esperienze significative per ciascuno di noi, ma forse ancora di più per chi – essendo non vedente dalla na­ scita – quegli animali li ha sempre sen­ titi descrivere, ma non sa che aspetto abbiano. Di qui, l’idea del Museo degli

Insetti “Esapolis” di Brusegana, in pro­ vincia di Padova, di organizzare delle visite guidate pensate appositamente per le persone con disabilità. La nostra amica Silvana Valente racconta: «La vi­ sita al Museo Esapolis è stata un’espe­ rienza davvero emozionante e coinvol­ gente. Per chi come me non ha il dono della vista, è stata illuminante la descri­ zione particolareggiata di tanti insetti e animaletti, che abbiamo potuto toccare con mano, durante la visita guidata e il laboratorio, svolta dallo staff con com­ petenza e passione, permettendoci di esplorare con il tatto e attraverso un ascolto profondo, un po’ come avviene con gli animali domestici quando si en­ tra in empatia con loro». Anche Ariel­ la Florianna racconta: «Sono rimasta estasiata dal fatto che il museo stesso sembrava entrare nel nostro mondo di disabili in punta di piedi, usando toni di voce e una manualità quasi fiabesca. Ciò ci ha infuso la fiducia necessaria per toccare quegli insetti e serpenti che in altre circostanze non avremmo osato neanche a sfiorare». L’esperienza

ad Esapolis, infatti, oltre a rompere le barriere architettoniche, va a scardina­ re alcune convinzioni comuni che ci accompagnano fin dall’infanzia. Avreste mai pensato, che oltre a cani e gatti, anche l’insetto stecco o addirittura il pitone non solo non di­ sprezzano il contatto con l’uomo, ma anzi, addirittura lo cercano? «Io per esempio – continua Silvana – sono ri­ masta impressionata dal pitone, per­ ché me lo aspettavo più freddo. E dal riccio. Non sapevo che a volte ritraesse gli aculei e che amasse essere coccolato. All’ini­ zio avevo un po’ di timore nell’av­ vicinare questi animali. Poi mi sono buttata. Mi sono fidata e affidata alle guide, proprio come quando vado in bicicletta in tandem e il risultato è stato magico: per la prima volta dopo tanto, ho perso il senso del tempo». A colpire Rossana Rosset­ to è stata invece «la ricca esposizio­ ne di materiale che si rivolge alla eco­ nomia del baco da seta». E proprio in quest’ultimo ambito, il tour si è com­

a cura di Martina Dei Cas pletato di un momento indimentica­ bile: lasciarsi accarezzare il viso dalle delicatissime ali delle farfalle.

L’insettario Esapolis è parte di MicroMegaMondo, un’organiz­ zazione dedicata a promuovere la conoscenza delle straordina­ rie meraviglie della natura con particolare riguardo al mondo degli insetti e degli invertebrati. MicroMegaMondo gestisce an­ che il Parco “Casa delle Farfalle e Bosco delle Fate” di Monte­ grotto Terme (Padova). Entrambi i musei sono disponibili a organizzare visite guidate spe­ cifiche, che possano risultare in­ clusive per persone con disabilità diverse. Per saperne di più: micromegamondo.com info@butterflyarc.it 049/ 8910189 @Esapolis

“HELP! THE SERIOUS GAME”. Con la sicurezza non si gioca Qualche tempo fa, mentre stavo cercando un’applicazione per il mio cellulare, mi sono imbattuto in “Help! The Serious Game”, un simulatore di situazioni di emergenza in cui bisogna portare in salvo delle persone con di­ sabilità. Nell’applicazione si incontra­ no tre diverse tipologie di disabilità: visiva, uditiva e motoria. Andando avanti con i vari scenari, inizialmente si devono affrontare dei training in un percorso prestabilito all’interno di una palestra ricostruita in 3d. Qui ci si ap­ proccia alle procedure di evacuazione di un edificio per poi confrontarsi con una simulazione d’emergenza vera e propria, in cui – appunto – bisogna mettersi in salvo assieme a un’altra persona. È interessante, per esempio, imparare le frasi da dire ad una per-

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Simulazione evacuazione di emergenza di una persona in carrozzina e una persona non vedente

sona non vedente, per poterla rassicu­ rare, oppure osservare come spingere al meglio una carrozzina nei diversi ambienti, piuttosto che imparare del­ le frasi utili in caso d’emergenza nella lingua italiana dei segni. Ci si arric­ chisce molto con questa app e a parer

mio la si dovrebbe far conoscere nel­ le scuole per avvicinare i giovani alla prevenzione attraverso la tecnologia. L’app nasce dalla collaborazione tra il Laboratorio di interazione uomo­mac­ china dell’Università di Udine e la Consulta Regionale delle Associazioni

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di Giacomo Carbonara

dei Disabili del Friuli­Venezia Giulia; che, insieme, ci offrono uno strumento validissimo, certo non per sostituire i corsi di formazione in presenza, bensì per cominciare ad approcciarsi alle varie situazioni che ci possono capitare nella vita di tutti i giorni e ai diversi linguaggi e forme di comunicazione che bisogna adottare per farsi capire da chi magari ha una specifica disabi­ lità. Con la speranza che a nessuno di noi capiti mai una situazione di emer­ genza del genere, ritengo però impor­ tante sottolineare quanto sia utile farsi trovare preparati. Per saperne di più: @HelpTheSeriousGame


FORMAZIONE

A proposito di docenti di sostegno… Parliamo di un settore scolastico in grosse difficoltà!

mancanza, per non dire rinuncia, a questi posti si aggraverà. Tutto cominciò negli anni Settanta con la legge 517, una vera svolta nel­ la gestione degli alunni problematici o disabili. Metteva in discussione le strategie di esclusione e concentra­ zione di alunni con deficit mentale o fisico per dare centralità al diritto dell’alunno di vivere un’esperienza scolastica di condivisione con gli al­ tri ragazzi e non essere un mezzuccio per alleggerire la famiglia. Un passo avanti enorme previsto ben chiara­ mente dalla nostra Costituzione! Ed ecco qui gran parte del proble­ ma: non ci sono insegnanti a suffi­ cienza e spesso gli incaricati si ritira­ no, rinunciano perché troppo lontani da casa o perché hanno vinto altri concorsi. Un vero peccato perché è qui che il ragazzo impara a condivi­ dere le esperienze, ad affrontare le difficoltà. Al tempo stesso, anche i compagni apprendono l’esistenza di altri non fortunati come loro e a con­ vivere con “l’eventualità che...”. Il legislatore pur di coinvolgere qualche neolaureato a seguire stu­ denti svantaggiati e non ridurlo a puro infermiere personale apportò alcune modifiche con la legge 104/1992: i docenti di sostegno “as­ sumono la co­titolarità delle sezioni e delle classi in cui operano, parte­ cipano alla programmazione educativa e didattica e alla elaborazione e verifica delle attività di competenza dei consigli di interclasse, dei consi­ gli di classe e dei collegi dei docenti”. Il titolare, dunque, quasi un prof qualsiasi, fa lezione, interviene di­ cendo la sua, partecipa all’interclas­ se. Un’occasione più unica che rara di diventare quasi subito di ruolo nella scuola.

a cura di Ugo Bosetti

chiede alla Provincia le ore necessarie alla sua copertura in base alla ne­ cessità dello studente: queste ore de­ vono esser funzionali con i criteri di assegnazione dei docenti di sostegno e del gap da superare. Complicato! Già per i genitori ar­ rivare alla certificazione di una disa­ bilità per il proprio figlio è un per­ corso emotivamente negativo: se poi la scuola non è in grado di garantire la continuità del docente o la quali­ tà dell’offerta formativa, il genitore stesso è disincentivato a proseguire l’esperienza. Grama a sua volta l’esperienza dell’insegnante: la specializzazione al sostegno dura un anno ed è effettuata nelle ore di lezione. È anche oneroso per le tasche degli interessati: costa 3000 euro più l’iscrizione, dai 100 ai 150 euro. Infine, ahi loro, non è equi­ parabile all’abilitazione ottenuta dai docenti di materia specifica, abili­ tazione che permette di ottenere un posto a tempo indeterminato. Dulcis in fundo, si fa per dire, il docente en­ trato in ruolo con specializzazione sul sostegno e anche con l’abilitazione, è vincolato per cinque anni esclusiva­ mente a quell’insegnamento. Sacro­ santo a tutela del disabile ma il risul­ tato è che i docenti di sostegno sono pochi e trovarli si rivela sempre più difficile...

MARKETING SAIT

Probabilmente siamo nel bel mez­ zo di un big bang della storia, un evento marcatore del tempo come lo furono, a loro volta, il Cristianesimo, le invasioni barbariche, la scoper­ ta dell’America e, appunto la Peste Nera di settecento anni fa, quella ben descritta da Petrarca. Quell’evento, la Peste, segnò la fine del Medioevo così come il Covid19 e tutto quel che si tira dietro sta mettendo fine al mon­ do sociale attuale, un mondo compo­ sto di determinati rapporti personali, familiari, di salute, economici, lavo­ rativi insomma, tutto quanto si muo­ ve attorno... Ma... i disabili? D’accordo, il mon­ do sarà nuovo, diverso, tecnologie mirabolanti, cure mediche moleco­ lari, DNA piegato ai nostri voleri, più veloci della luce, era dei quanti e del biouniverso, disabilità scom­ parsa per mancanza di disabili, ecc. Ma i disabili vecchia maniera, circa centocinquantamila? Quelli in corso? Quelli che a settembre torneranno a scuola? Come se la caveranno dopo due anni di lockdown micidiale, di nessun o quasi contatto sociale nem­ meno con l’insegnante loro dedicato? Al momento tutto nella nebbia: pare però manchino gli insegnanti di sostegno! Sì, avete letto bene: quasi nessuno vuol intraprendere questa carriera. In verità l’Università cittadina ha aperto a 75 posti di insegnante di so­ stegno, 40 alle medie e 35 alle supe­ riori, ma a fine anno scolastico molti professori se ne tornano nei luoghi di provenienza lasciando qui un vuoto cui è dura rimediare. Già nell’autunno 2020 l’allarme per il ridursi sempre più accentuato di insegnanti di supporto: inimma­ ginabile preparare graduatorie se la

In concreto, però, non va così, anzi l’esclusione, ahi noi, rientra dalla fi­ nestra: troppo spesso l’insegnante di sostegno assegnato alla classe e non all’alunno disabile, viene tenuto solo in riferimento al deficit dell’alunno, quasi separandolo dai vissuti affet­ tivi e cognitivi del gruppo di classe. L’alunno viene percepito non come risorsa ma come problema, un dan­ no che deve essere il meno dannoso possibile: ecco la necessità dell’inse­ gnante di sostegno, coadiuvato al più da eventuali assistenti educativi. Qui a Trento come siamo messi? Come funziona il sistema del “soste­ gno”? Non è molto chiaro quale sia la situazione dei numeri ma già a feb­ braio di quest’anno i media definiva­ no il sistema poco funzionale, con gli insegnanti occupati ad eseguire un lavoro didattico particolarmente im­ pegnativo e poco gratificante. I criteri provinciali hanno stabilito la quota di un insegnante di sostegno ogni cento alunni iscritti alla scuola. È chiaramente un numero troppo basso poiché servirebbe una figu­ ra professionale in grado di seguire ogni singolo studente. In presenza di bisogni educativi legati a una di­ sabilità, la scuola redige un “Pei”, Piano Educativo Individualizzato, volto a definire il percorso formativo dello studente. Il dirigente scolastico

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PAGINA DI PUBBLICA UTILITÀ PROVINCIA AUTONOMA DI TRENTO

PREVENZIONE DEL TUMORE AL SENO, IN TRENTINO SI AMPLIA LA FASCIA D’ETÀ DELLO SCREENING La mammografia estesa alle donne dai 45 ai 74 anni. Ampliamento progressivo per favorire la diagnosi precoce delle patologie oncologiche e gli standard di salute. Si amplia in Trentino la fascia d’età dello screening per la diagnosi precoce del tumore al seno. La mammografia biennale finora attiva dal 2001 per le donne residenti tra i 50 e i 69 anni, si estenderà a partire dal primo agosto 2022 per includere in maniera progressiva la fascia d’età dai 45 ai 74 anni. Lo ha deciso la Giunta provinciale riprendendo l’indicazione espressa dall’Azienda provinciale per i servizi sanitari. L’estensione progressiva, che dovrà essere avviata entro il primo agosto 2022, partirà dalla fascia 70-74 anni, in linea con le priorità cliniche indicate dalla Consensus conference del GISMa (Gruppo italiano screening mammografico) del 2006 e nei più recenti indirizzi dello IARC (Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro). Le donne progressivamente coinvolte riceveranno una lettera di invito con l’appuntamento per l’esame mammografico.

Questa la tempistica: •

entro dicembre 2022 l’ampliamento della chiamata attiva alle donne con età 73-74 anni;

entro dicembre 2023 l’ampliamento della chiamata attiva alle donne con età 70-72 anni;

entro dicembre 2024 l’ampliamento della chiamata attiva alle donne con età 45-47 anni;

entro dicembre 2025 l’ampliamento della chiamata attiva alle donne con età 48-49 anni.

Lo screening mammografico in Trentino funziona e la prevenzione del cancro al seno è una delle priorità per il sistema sanitario provinciale. Lo dimostra l’adesione delle trentine alla mammografia proposta attraverso la lettera di invito con appuntamento prefissato: oltre l’82% delle donne convocate risponde ed effettua l’esame, contro una media nazionale del 60,7% nel 2018-2019 e del 51% nel 2020. Questo è merito dell’impegno e della dedizione degli operatori sanitari, che hanno saputo superare il difficile periodo del Covid che ha messo in ginocchio lo screening in molte regioni d’Italia, meritando la fiducia delle donne. L’ampliamento proposto da Apss, alla luce della letteratura scientifica, delle linee guida nazionali e internazionali, nonché in coerenza con il piano provinciale della prevenzione 2021-2025, è utile per sostenere l’azione di prevenzione e di diagnosi precoce del tumore al seno. Il sistema sanitario trentino con le sue operatrici e operatori, altamente qualificati, è a fianco delle donne sul territorio provinciale per sostenerle in questo tipo di attività. Servizio sanitario che è vicino a tutti i cittadini, che possono trovare nello screening per le diverse patologie oncologiche uno strumento fondamentale proprio nell’ottica della prevenzione e della cura tempestiva.


PAGINA DI PUBBLICA UTILITÀ PROVINCIA AUTONOMA DI TRENTO

Come spiega l’Azienda Sanitaria, attualmente lo screening mammografico in Trentino è rivolto alle donne di 50-69 anni. Le Linee Guida Europee raccomandano lo screening alle donne di 45-49 anni e 70-74 anni, a condizione che lo screening organizzato per le donne di 50-69 anni sia ben consolidato (capace cioè di essere offerto a tutte le donne). Per le donne di 40-44 anni non è invece consigliato lo screening organizzato con invito attivo. Il GISMA (società scientifica italiana dedicata allo screening mammografico) consiglia di ampliare le fasce d’età partendo dalle età più avanzate, dove il rischio di tumore mammario o di lesioni pre-tumorali è maggiore rispetto alle fasce d’età inferiori.

I Livelli Essenziali di Assistenza Nazionali prevedono dunque lo screening organizzato solamente per le donne di 50-69 anni, ma per “registrare” l’attività delle regioni che hanno già aumentato le fasce d’età, gli indicatori utilizzati nel cosiddetto Nuovo Sistema Garanzia LEA prevedono sin d’ora di poter misurare anche l’attività per le 45-49enni e 70-74enni. Il Piano nazionale di Prevenzione rappresenta un documento di indirizzo strategico per le attività di prevenzione secondaria. Come è avvenuto per gli altri screening oncologici, e come si è recentemente verificato nello screening del cervicocarcinoma con il passaggio da Pap-test ad HPV test, le variazioni in un modello di screening oncologico avvengono con gradualità. Per le donne resta comunque la possibilità di accedere alla mammografia preventiva con le stesse modalità attuali dai 40 anni in poi. Va ricordato, inoltre, che l’Unità Operativa di senologia clinica e screening mammografico ha un percorso dedicato per le donne con rischio eredo-familiare di cancro al seno.

Per avere informazioni sullo screening del tumore della mammella il numero di riferimento è

800 100 616

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SOCIETÀ

“GESSICA E NADIA”, UNA TENACE STORIA DI VITA INDIPENDENTE Nadia Vallenari e Gessica Lavarini sono due ragazze con disabilità. La prima ha la sindrome di Down e la seconda la sindrome di West, ovvero la tetraplegia spastica. Assieme ai loro genitori e all’associazione Cuore della Stella Onlus hanno creato un innovativo progetto di co-housing e convi-

venza a casa di Gessica, in provincia di Verona. Dopo un lungo periodo di collaudo, di lenta e progressiva presa di coscienza di cosa ciò significasse, Nadia e Gessica hanno scoperto di star bene l’una in compagnia dell’altra e di avere un sogno in comune per il loro futuro, ovvero quello di poter vivere

a cura di Giacomo Albertini

“a casa loro” nel contesto sociale dove sono nate, cresciute e conosciute senza che la disabilità le costringesse a inserirsi in una struttura. Questo percorso dà loro la possibilità di scegliere, gestire la propria quotidianità, mettersi in gioco, vivere da protagoniste, trovare strategie e motivazioni per affrontare

imprevisti e difficoltà, gelosie e incomprensioni, coltivare la pazienza e la capacità di relazionarsi con gli assistenti, i volontari che si avvicendano e rendono concretamente possibile l’esperienza, essere disposte a condividere spazi e situazioni, coltivare un rapporto di sincerità, di rispetto, di affetto.

L’associazione, con i suoi assistenti, cerca ogni giorno di aiutare Nadia nella gestione della casa, insegnandole ad apparecchiare, sparecchiare, pulire la casa, aiutare Gessica a spostarsi da una stanza all’altra, con l’obiettivo di rendere le due ragazze il più autonome possibile.

Nadia, inoltre, lavora alla scuola primaria di Sant’Anna d’Alfaedo (Verona), dove pulisce le aule, risponde alle chiamate e prima di uscire timbra il cartellino.

Una volta finito, passa a prendere la sua assistente per portarla da Gessica.

Questo reportage è stato realizzato dal fotografo sociale Giacomo Albertini a casa di Nadia e Gessica nel 2018. Se anche tu vuoi raccontare la tua storia di inclusione attraverso i suoi scatti, contatta la nostra redazione all’indirizzo: associazione@prodigio.it

Quando arriva, dà sempre un bacio alla sua amica e coinquilina, prepara la tavola e pranzano insieme.

Gessica spiega: «Voglio fare una vita indipendente, perché voglio essere libera di decidere della mia vita e poter così stare seriamente tra la gente normale, cercando di dare un esempio di riscatto alla mia maestra di vita: la disabilità. Assieme a Nadia sento che possiamo far germogliare nuovi frutti».

Il progetto ha avuto successo ed è un esempio che si può superare tutti i pregiudizi.

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SOCIETÀ

HIROSHIMA, 6 AGOSTO 1945

Agosto 2022 - n. 4 a cura di Stella Diluiso

I funghi atomici di Hiroshima, a sinistra, e Nagasaki, a destra (foto Wikipedia)

Ho scritto questo racconto nella ricorrenza del settantacinquesimo anniversario dello scoppio della prima bomba atomica su Hiroshima, quando “l’infinita stupidità umana” (come la definì Einstein) produsse uno dei più grandi orrori che la Storia ci riporta. Lo ripropongo oggi, che spirano forti venti di guerra, perché non è permesso dimenticare. “Enola Gay” - Il potente bombardiere B-29, guidato dal pilota dell’aviazione americana Paul Tibbets, porta, dipinto con la vernice rossa, il nome della madre che gli ha dato la vita. Trasporta la bomba che la toglierà a settantamila persone in un solo, tremendo, attimo e ad altre duecentomila nel corso degli anni successivi all’esplosione a causa della radioattività. O, forse, molte di più, poiché nessuno sa quanto veramente sia costato, in termini di vite perse o atrocemente vissute, questo olocausto. Isola di Tinian (Arcipelago delle Marianne) – notte tra il 5 e il 6 agosto Nessuno dei membri del bombardiere B-29 riesce a dormire: si sa che già da giorni è partito dallo stato maggiore dell’esercito l’ordine di procedere all’attacco. Ora è arrivato anche il “via libera” del servizio meteorologico. Tibbets informa il suo equipaggio

Proprio dietro la sede di Prodigio, al parco Langer di Trento, è attivo il “Kaki Tree Project” che ha previsto la piantumazione, nel 2017, di un albero di kaki, “figlio” di una pianta miracolosamente sopravvissuta al bombardamento della città di Nagasaki.

che l’ordigno è una bomba nucleare. Non sa se ne comprendono a pieno la potenza di deflagrazione e la forza distruttiva che la caratterizza. Lui è uno dei pochissimi che hanno visitato il laboratorio di Los Alamos dove l’ordigno è stato costruito. «Con questa missione metteremo fine alla guerra; molte vite di soldati e prigionieri americani verranno salvate. E i morti di Pearl Harbour saranno vendicati». È stato convincente? Non lo sa. Ma si fida del suo equipaggio: ne ha scelto personalmente i componenti e sa che obbediranno agli ordini, così come gli è stato insegnato di fare nel corso degli anni di servizio militare. Isola di Tinian (Arcipelago delle Marianne) – 6 agosto ore 2.44 Tibbets ha dato le ultime informazioni ai suoi uomini: «Appena sganciata la bomba indossate gli occhiali di protezione, perché la luce sarà accecante. Farò una brusca virata di 180 gradi per allontanarci il più possibile e non essere investiti dall’onda d’urto generata dall’esplosione». Poi ognuno occupa la sua postazione sull’Enola Gay: tra circa sei ore raggiungeranno l’obiettivo. Nei pressi di Hiroshima – 6 agosto ore 8.00 La stazione radar ha rilevato la presenza di tre aerei americani in avvicinamento. L’ufficiale in comando osserva i punti muoversi sullo schermo. Deve decidere in fretta «Non c’è scorta e volano alti, saranno in ricognizione». Perciò prende la decisione di non lanciare allarmi aerei per non interrompere le attività produttive e di non allertare la contraerea. A bordo dell’Enola Gay – 6 agosto ore 8.15 L’aereo ha raggiunto il bersaglio: il ponte Aioi sul fiume Ota. La bomba viene sganciata e inizia la sua corsa verso l’obiettivo della distruzione totale. Tibbets effettua la virata di 180 gradi, già provata infinite volte durante l’addestramento. Ha calcolato di avere circa due minuti di tempo per sfuggire all’onda d’urto, salvare la propria vita e quella dell’equipaggio e riportare alla base il B-29.

La foto simbolo del bombardamento di Nagasaki, scattata nel settembre 1945 dal documentarista americano Joe O’Donnell, allora giovane marine. Ritrae un bambino che aspetta il suo turno davanti alla pira della cremazione con il fratellino morto sulle spalle.

Nel cielo sopra Hiroshima – 6 agosto ore 8.16 A 600 metri dal terreno, il meccanismo di sparo si attiva e innesca la reazione a catena. Nel cielo si forma un’enorme palla di fuoco con un diametro di svariati metri e una temperatura superficiale di circa 300 mila gradi. Una pioggia di radiazioni cade al suolo, provocando la morte istantanea di coloro che colpisce. Le radiazioni luminose, infrarosse e ultraviolette sono visibili a chilometri di distanza. La palla di fuoco, cresciuta a dismisura, incendia tutto ciò che di combustibile trova nel suo raggio d’azione. La potentissima onda d’urto sbriciola edifici di cemento e acciaio. Il novanta per cento della città è rasa al suolo, mentre gli incendi proseguono senza sosta nelle ore successive. È la fine istantanea di settantamila vite umane, polverizzate, bruciate o sepolte sotto le macerie. Isola di Tinian (Arcipelago delle Marianne) – 6 agosto Dopo il lungo viaggio di ritorno, l’Enola Gay atterra finalmente alla base del 509° gruppo aereo, da cui era partito. L’equipaggio riceve un’accoglienza trionfale e viene festeggiato, applaudito, decorato, filmato e fotografato. Solo Claude Robert Eatherly, il meteorologo che col suo messaggio “Stato del cielo su Kokura coperto. Su Nagasaki coperto. Su Hiroshima sereno, con visibilità

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dieci miglia sulla quota di tredicimila piedi” ha determinato la sorte di Hiroshima e dei suoi 250.000 abitanti, riceve con turbamento tutti questi omaggi: ha visto sparire la città sotto l’enorme nuvola gialla, quasi che il sole fosse sceso sulla terra, una città industriosa e vivace diventare un enorme calderone ribollente, una spianata di macerie e di fiamme, un girone infernale che non potrà mai dimenticare.

Il Memoriale della Pace di Hiroshima (Genbaku Dome). Costruito nel 1915 come polo fieristico e commerciale, fu l’unica struttura a rimanere in piedi nell’area dove venne sganciata la prima bomba atomica il 6 agosto 1945. L’edificio, patrimonio dell’umanità Unesco dal 1996, è oggi un monito a favore dell’eliminazione degli arsenali nucleari. Foto Giovanni Boccardi/UNESCO

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Agosto 2022 - n. 4

CULTURA

PREMIO MELCHIONNA:

a cura di Martina Dei Cas

il 4 giugno a Trento la magica chiusura della sesta edizione

Foto ricordo di finalisti e vincitori scattata il 4 giugno

Si è conclusa il 4 giugno scorso con una grande festa al Polo Vigilianum di Trento la sesta edizione del Premio Melchionna, il concorso artistico-letterario che ogni anno bandiamo in memoria del fondatore della nostra associazione. Rimasto tetraplegico nel 1979, appena diplomato, a causa di un incidente stradale, Giuseppe Melchionna si è speso tutta la vita per scardinare le barriere architettoniche e culturali sulla disabilità in Trentino. Fondatore della cooperativa La Ruota per il trasporto delle persone con difficoltà motorie, fu promotore dello sviluppo dell’edilizia abitativa domotica, attivista nelle scuole per la prevenzione dei rischi alcol-correlati e nel 1999 fondò il giornale su cui scriviamo queste righe, per dare voce a chi non ne aveva. Dal 2016, anno della sua scomparsa, ad oggi – hanno partecipato

Silvana Valente recita la sua opera utilizzando un apposito strumento di lettura per ipovedenti

al concorso letterario e fotografico in sua memoria circa ottocento persone e numerosi gruppi classe provenienti da tutta Italia e anche dall’estero. Solo quest’anno sono arrivati quasi duecento racconti, poesie e fotografie di autori e autrici dai 9 ai 90 anni, provenienti dalla zona del Triveneto, ma anche da Puglia, Lombardia, Lazio, Liguria, Campania, Calabria, Basilicata, Emilia-Romagna, Toscana, ma anche Canada, Germania e Regno Unito. A vagliare gli elaborati – che dovevano essere dedicati ai “legàmi” che ci definiscono nel nostro rapporto con gli altri, ma anche con i ricordi, luoghi, animali e cose – una meticolosa e paziente giuria composta dal direttore di “Vita Trentina” Diego Andreatta, dalla responsabile Ufficio accreditamento, relazioni con il terzo settore e volontariato della Provincia autonoma di Trento Flavia Castelli, dalla poetessa Nadia Martinelli, dal direttore di Fondazione Fontana Pierino Martinelli e dal professore di lettere Paolo Tavonatti. Alle opere più meritevoli sono andati buoni acquisto libri. I primi dieci classificati di ogni sezione sono stati premiati con l’inserimento della propria opera in un’antologia cartacea e con una stampa del vignettista Maurizio Menestrina. Come ogni anno le opere dei poeti, fotografi e scrittori normodotati si sono mischiate e intrecciate a quelle arrivate dai laboratori sociali come Anffas Trento, Laboratorio sociale Pozza di Fassa e dalle case-alloggio per l’inclusione sociale delle persone con disabilità psichica dell’Adelfia onlus di Alessano (Lecce). Il concorso è realizzato con il patrocinio di Regione Trentino Alto-Adige, Provincia autonoma di Trento, Comune di Trento, Cassa Centrale Banca e con il supporto

della circoscrizione Oltrefersina-Mattarello, Cassa Centrale Banca e ITAS Solidale. Ad aggiudicarsi il primo premio della sezione “poesia” con l’opera in dialetto trentino “Dopo tant tèmp” è stato proprio l’autore di Mattarello Ivano Chistè. Prima classificata nella sezione racconto la traduttrice Giulia Scianna, residente in Inghilterra. Nella sezione fotografia ha trionfato infine la tenerezza, con lo scatto “Incontrarsi dopo un secolo” di Elisa Crestani. Tra i finalisti anche i giovani autori trentini Erica Bellotti, Sara Soini e Giacomo Carbonara la campionessa ipovedente di tandem paralimpico e poetessa Silvana Valente di Schio ed Enea Bancaro, 10 anni, premiato con la menzione speciale “Sensibilità” per la sua poesia sulla pace dedicata ai bambini dell’Ucraina. Molto sentita anche la partecipazione delle scuole, che ha visto sul podio quattro istituti trentini: per la sezione scuole superiori si è aggiudicata il Premio unico la classe 2a D Acconciatura dell’Opera Armida Barelli di Rovereto con la professoressa Nives Manni, per la sezione scuole primarie ha vinto il premio unico la classe 5a C dell’Istituto comprensivo Antonio Bresciani di Ala con la maestra Arianna Cavagna. Finalista anche la classe 5a B della stessa scuola con la maestra Elena Caprara. Finalisti anche un gruppo di ragazzi dell’Istituto comprensivo

Isera-Rovereto con l’insegnante Silvia Ciech. Tra loro il vincitore unico della sezione minori, Cristian Di Cecco con una commovente descrizione di suo nonno. Due menzioni speciali, infine, sono andate all’Istituto Tecnico Commerciale Aterno-Manthonè di Pescara, che grazie alla professoressa Mariadaniela Sfarra ha partecipato con i suoi studenti del percorso serale di istruzione per adulti. Il 3 dicembre, Giornata internazionale delle Persone con Disabilità, verrà lanciato il bando della settima edizione del concorso. Tutte le info su www.prodigio.it

L’antologia del Premio, disponibile anche in ebook per le persone cieche e ipovedenti sulla Biblioteca digitale “Salotto per tutti”

I RISULTATI SEZ. RACCONTO • 1° classificato. Il futuro negli occhi di Giulia Scianna (Cambridge, Regno Unito) • 2° classificato. La macchinina di plastica di Rodolfo Andrei (Roma) • 3° classificato. Nostalgia di Stefano Ricci (Trento)

SEZ. POESIA • 1a classificata. Dopo tant tèmp di Ivano Chistè (Mattarello, Tn) • 2a classificata. Sorelle di Irene Matassoni (Rovereto, Tn) • 3a classificata. I semi della luna di Sualen Riccardi (S. Margherita d’Adige, Padova)

SEZ. FOTOGRAFIA • 1a classificata. Incontrarsi dopo un secolo di Elisa Crestani (Torreglia, Padova) • 2a classificata ex aequo. Due vite, una storia di Massimo Della Latta (Piano di Conca Massarosa, Lucca) • 2a classificata ex aequo. Ovunque tu sia di Donato Antonio Puntillo (San Fele, Potenza)

SEZ. MINORI E SCUOLE • Vincitore unico minori. Cristian Di Cecco (Ist. comprensivo Isera – Rovereto con la prof.ssa Silvia Ciech) • Vincitore unico scuole elementari, classe 5a C Ist. Comprensivo A. Bresciani di Ala con la maestra Arianna Cavagna • Vincitore unico scuole superiori, classe 2a D Acconciatura Opera Armida Barelli con la prof.ssa Nives Manni

MENZIONI SPECIALI Lolita Rinforzi, Virginia Spinelli, Silvana Valente (racconto), Guido Burgio, Cinzia Manetti, Giacomo Carbonara, Rachele Bellotti, Germana Pederiva (poe­ sia), Annalisa Lenzi, Samuele Maranelli, Franco Confessore, Roberto Bertoldi (fotografia), Enea Bancaro (minori) La classe 5a C dell’Istituto comprensivo Bresciani di Ala presenta il proprio racconto

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Agosto 2022 - n. 4

TEMPO LIBERO

I PETALI COMBATTENTI.

a cura di Giacomo Carbonara

Una riflessione sul morbo di Parkinson

Ho intitolato questo articolo sul morbo Parkinson “I petali combat­ tenti” pensando alla delicatezza e alla fragilità – ma anche alla bellezza – che noteremmo guardando un petalo. La bellezza della vita che, nonostan­ te tutto, va avanti. Il Parkinson è una malattia neurodegenerativa extrapi­

ramidale – che comporta cioè movi­ menti non volontari – con l’insorgen­ za di molteplici sintomi come: rigidità muscolare, tremore, bradicinesia (difficoltà nell’iniziare e concludere i movimenti), disturbi dell’equilibrio, andatura curva, oltre alla depressione e alla lentezza nel parlare. Le cause possono derivare da fattori ambienta­ li, come l’esposizione a tossine, fattori genetici, lesioni e infezioni. Per una persona affetta dalla malattia di Par­ kinson la vita non è certo facile, ma vi sono molti modi per affrontarla. Un paziente è generalmente seguito da neurologi, fisioterapisti e logopedisti, oltre che da infermieri specializzati. Per il piano terapeutico possono es­ sere previsti per esempio gli agonisti della Dopamina, sostanza importante per il controllo dei movimenti. Dalla parte dei pazienti c’è anche la ricerca,

che ha portato dei risultati positivi per quanto riguarda le cellule staminali neuronali. Queste cellule trapiantate, infatti, rimangono sane per quattor­ dici anni circa, come è stato appurato da uno studio della Harvard Univer­ sity. Questo trattamento, però, è stato effettuato su poche persone. Ad oggi, purtroppo, non esiste ancora una te­ rapia che possa arrestare la malattia, ma solo terapie in grado di rallentarne

CURIOSITÀ SPAZIALE: Tra i diversi esperimenti previsti per la missione Minerva, che vede come una delle protagoniste la nostra Samantha Cristoforetti, ce n’é uno chiamato “Pro­ meteo”. È un esperimento dell’Agenzia Spaziale Italiana per studiare gli effetti del volo spaziale sul corpo umano, effetti simili a quelli che si possono osserva­ re con la comparsa della malattia di Parkinson. Entrando nel dettaglio si pro­ verà a verificare se la protezione antiossidante può ridurre lo stress ossidativo, che interessa in entrambi i casi il sistema nervoso.

ADHD? NESSUN PROBLEMA, ALLENATI CON NOI

Torino. Il team Mulè si allena nel Taekwon-do

L’Attention Deficit and Hype­ ractivity Disorders, ossia il Distur­ bo di Disattenzione e Iperattività, è una sindrome, più che un disturbo circoscritto, i cui sintomi si manife­ stano nell’infanzia e nel tempo in­ terferiscono con il funzionamento scolastico. I bambini con ADHD,

presentano principalmente difficol­ tà dell’attenzione e concentrazione, incapacità a controllare l’impulsivi­ tà e il livello di attività motoria, ma nulla vieta loro di frequentare i no­ stri corsi di Taekwon­do del Team Mulè, nel torinese. Lavorare a pic­ coli passi, ponendosi come traguar­

l’avanzamento. La malattia di Parkin­ son, come tante altre malattie, ci fa ca­ pire quanto sia importante la ricerca e quanto sia cruciale investire perché ci siano sviluppi positivi. La ricerca al­ tro non è che un sentiero inesplorato in cui conoscere soluzioni nuove. È difficile, ci si può perdere, ma se non ci si prova neanche, non ci sarà nulla da poter raccontare al proprio ritorno.

a cura di Alfredo Mulè

do il raggiungimento della cintura successiva, può aiutare la loro au­ tostima e anche la gestione dell’ag­ gressività. Tramite l’Ente di promo­ zione Sportiva Libertas Piemonte, ho da poco portato a termine il pro­ getto “Gioca allo Sport Cambia il Mondo” dove sono stato formato per relazionarmi con bambini che provenivano da situazioni di forte svantaggio socio­culturale. Come maestro, infatti, trascorro molto tempo con gli allievi, per cui penso che il mio ruolo sia fondamentale. Come padre, mi sento inoltre vicino ai genitori, che parecchie volte ne­ cessitano solo di essere ascoltati e accompagnati in quei sentimenti di frustrazione e forte carico emotivo, come il senso di colpa. Per questo offro loro la possibilità di allenarsi con il proprio figlio, con l’obiettivo di evitare, finché è possibile, di in­ traprendere la strada della terapia farmacologica. Il percorso marzia­ le in un ambiente familiare offre ai bambini una maggior capacità di autocontrollo e di riflessività, mira­ ta al miglioramento della relazione tra genitori e figli. Una conferma dell’efficacia di questo metodo arri­ va dalla mamma di uno dei nostri allievi con il disturbo ADHD che ha notato come, da quando si allena, le note di demerito prese a scuola sono diminuite. È chiaro che la rela­ zione con il bambino ADHD è una vera e propria sfida, ma chi meglio di noi conosce – ed è pronto a far proprio – questo termine dentro e fuori dal tatami.

DAL 3 AL 10 SETTEMBRE TORNA A ROVERETO “ORIENTE OCCIDENTE” La quarantaduesima edizione della kermesse di danza internazionale sarà intitolata “Mediterranei” e vedrà coinvolte diciotto compagnie per un totale di trentaquattro eventi tra spettacoli e conferenze. Sempre massima l’attenzione all’accessibilità, con teatri e parcheggi accessibili alle persone con mobilità ridotta ed esperienza “Subpac” – ovvero zaini che vibrano al ritmo della musica – in collaborazione con ENS di Trento per permettere la percezione sonora attraverso il tatto alle persone sorde. Quest’anno, inoltre, grazie alla collaborazione con la cooperativa Abilnova, per tutti i concerti in programma saranno disponibili audiointroduzioni, utili strumenti di comunicazione per un pubblico di non vedenti o ipovedenti. Tutti i progetti legati all’accessibilità di pubblici con disabilità sono sostenuti grazie al progetto che vede Oriente Occidente partner della più grande rete al mondo su questi temi: Europe Beyond Access, finanziato da Creative Europe. Calendario completo su: orienteoccidente.it

Per saperne di più : @alfredo.tkdtorino

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Foto: Andreas Simopoulos

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Benvenuti.

Cassa di Trento si apre a tutta la comunità in via Belenzani: il Caffè, il primo business innovation Clhub, la Sala Nones, la Foresteria e la splendida Corte Interna vi aspettano: scoprite tutti i modi in cui Palazzo Benvenuti vi farà sentire benvenuti.

cassaditrento.it/palazzobenvenuti


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