Insieme mar16 web

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Sommario Editoriale

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Lettera dell’Ispettore

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Messaggio del Rettor Maggiore Formazione

Pastorale Giovanile

Animazione Vocazionale Associazioni

Comunicazione Sociale

Famiglia Salesiana

Dalle case salesiane Guardando altrove

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All’interno: Inserto sul CI29

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Da ricordare

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Redazione

Felice Bongiorno Luigi Calapaj Angelo Grasso Domenico Luvarà Calogero Montanti Giuseppe Ruta Luigi Saraniti

Collaboratori

Vittorio Castiglione Andrea Strano Giuseppe Trovato

Stampa digitale

Via Del Bosco, 71 - 95125 Catania Tel. 095 336369 Fax 095 339720 E-mail: insieme@sdbsicilia.org Sito web: www.sdbsicilia.org

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In copertina Logo dell’Anno Giubilare.


Editoriale Le opere di misericordia e l’icona salesiana in questo giubileo In questo tempo di grazia, siamo chiamati a contemplare e operare nella nostra vita con occhi, cuore e mani di misericordia. In questo giubileo, in particolare nel tempo di pasqua, l’appello di Papa Francesco arriva a tutti in modo forte e deciso, interpretando il desiderio di Dio, dives in misericordia, per tutti noi e guardando con coraggio e verità la realtà che ci circonda e che è dentro di noi: «Questo è il momento favorevole per cambiare vita! Questo è il tempo di lasciarsi toccare il cuore. Davanti al male commesso, anche a crimini gravi, è il momento di ascoltare il pianto delle persone innocenti depredate dei beni, della dignità, degli affetti, della stessa vita. Rimanere sulla via del male è solo fonte di illusione e di tristezza. La vera vita è ben altro. Dio non si stanca di tendere la mano» (MV 19). L e opere di Misericordia «È mio vivo desiderio che il popolo cristiano rifletta durante il Giubileo sulle opere di misericordia corporale e spirituale. Sarà un modo per risvegliare la nostra coscienza spesso assopita davanti al dramma della povertà e per entrare sempre di più nel cuore del Vangelo, dove i poveri sono i privilegiati della misericordia divina» (MV 15). Richiamando sine glossa la Parola di Dio e il Vangelo (cfr. Mt 25,31-46; Dt 10,18-19; Is 58,7; Tb 4,15-16; Rm 12,9-13), papa Francesco ci invita alla riflessione e all’azione, riscoprendo le opere di misericordia corporale: dare da mangiare agli affamati, dare da bere agli assetati, vestire gli ignudi, accogliere i forestieri, assistere gli ammalati, visitare i carcerati, seppellire i morti; e le opere di miInsieme

sericordia spirituale: consigliare i dubbiosi, insegnare agli ignoranti, ammonire i peccatori, consolare gli afflitti, perdonare le offese, sopportare pazientemente le persone moleste, pregare Dio per i vivi e per i morti (cfr. MV 15). Nella nostra realtà salesiana di Sicilia e Tunisia, noi già viviamo queste opere, ma certamente si può fare di più e di meglio. Vorrei con voi andare in concreto a vedere la realtà di fatto ma anche quanto potrebbe diventare impegno e compito. … dare da mangiare agli affamati, da re da bere agli assetati… Nelle nostre opere abbiamo tanti lavoratori dipendenti che svolgono varie mansioni. Sono persone che si guadagnano da vivere per poter mandare avanti la propria famiglia. A loro dobbiamo rispetto e giustizia nel corrispondere il giusto salario; ad essi chiediamo anche di svolgere esattamente e correttamente il loro lavoro. Ci si sta attivando in tutti i modi per rientrare in quella che è la situazione debitoria dell’Ispettoria e della Formazione professionale: gli stipendi arretrati non sono atti di virtù o atti eroici, sono debiti-doveri che cercheremo con l’aiuto della Provvidenza e la nostra solerzia di onorare. È anche vero che ogni nostra comunità ed opera sviluppa varie iniziative di solidarietà per quanti bussano alla nostra porta e per aiutare le missioni salesiane. Si sono scavati pozzi per portare l’acqua, si sono istituite mense per i poveri dei villaggi dove lavorano i nostri confratelli. È vero tutto questo, ma in quest’anno si potrebbe fare molto di più, per dare da mangiare a chi ha fame e da bere a chi ha sete, invitando a mensa una famiglia povera e facendo in modo che questo non sia una tantum, un gesto raro, ma divenga stile di vita. … vestire gli ignudi, accogliere i fore stieri… In diverse nostre opere abbiamo accolto il forestiero e vestito chi è nudo. Nelle

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opere di Palermo Santa Chiara, San Gregorio di Catania, Plaia Don Bosco e Camporeale, si sta cercando di dare un tetto e riconoscere la dignità dei migranti, in particolare dei minori non accompagnati. È stata bella la sollecitudine e la corsa a trovare vestiti per coprire la nudità di tanti minori non accompagnati, accolti alla Plaia nei mesi scorsi. Hanno fatto sentire a questi nostri fratelli il calore dell’accoglienza e di un cuore che riscalda le freddezze di un viaggio lungo e arduo e cura le ferite passate. Ma tutte le nostre case potrebbero fare di più e di meglio, dall’accoglienza agile alla disponibilità di spazi, tempi e attrezzature per l’accoglienza. … assistere gli ammalati, visitare i carcerati, seppellire i morti… Vi sono confratelli e comunità che dedicano energie e tempo per stare con chi è malato e chi è in prigione. Si pensi alla nostra struttura “Mamma Margherita”, ma anche a tutte le comunità che hanno confratelli ammalati. Mi sorprende non poco la sollecitudine dei direttori e dei confratelli verso di loro; mi edifica anche l’aiuto che tra confratelli anziani e ammalati si offrono reciprocamente. Anche la nostra presenza come salesiani negli istituti penitenziari minorili “Bicocca” di Catania e “Malaspina” di Palermo ci introducono in questi ambienti per incontrare i giovani più poveri e bisognosi. Ma la nostra pedagogia preventiva in tanti luoghi periferici e tra tanti ragazzi a rischio ci permette di prevenire anziché arrivare tardi e reprimere. Certamente, potrebbe essere più ampia e intensa la coralità della solidarietà e la prossimità verso ammalati e carcerati. Si può pensare di lucrare l’indulgenza singolarmente o comunitariamente visitando queste strutture e facendo qualcosa di concreto verso questi nostri fratelli. … consigliare i dubbiosi… C’è chi, tra di noi salesiani, aiuta ad uscire dal dubbio fonte di timori e solitudine. Mediante colloqui, confessioni e accompagnamento spirituale, diversi confratelli compiono quest’opera poco appariscente, ma tanto necessaria e preziosa che scandaglia il senso della vita e incoraggia il senso della fede e della speranza nel cuore di tanti. Quanto è impor-

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tante per noi salesiani educatori e pastori, lasciare le tante cose da fare per concentraci di più su questo lavoro così delicato e urgente per i giovani e la gente. … insegnare agli ignoranti… Vincere l’ignoranza in cui vivono milioni di persone, soprattutto bambini, privati dell’aiuto necessario per essere riscattati dalla povertà di ogni genere, anche intellettuale, ci fa andare lontano verso quanti non hanno il necessario e a cui viene negato il diritto all’istruzione e alla cultura. Ma ci spinge anche a riconsiderare la nostra presenza nelle Scuole e nei Centri di formazione professionale, dove accogliamo ragazzi tra i più poveri, ma anche giovani che possono guarire da forme di povertà intellettuale e spirituale, dedicandosi ai propri coetanei o ai ragazzi più piccoli in situazione di periferia esistenziale e geografica, nei quartieri più poveri. … ammonire i peccatori… Di fronte ai peccati nostri e altrui, non si può rimanere indifferenti. Nella comprensione per chi sbaglia e commette peccati, occorre attivare la correzione fraterna, quell’insieme di ammonimenti che permettono a noi e agli altri di denunciare il male e di svelare il volto di Colui che non è venuto a chiamare i giusti e i peccatori (cfr. Lc 5,32), il volto del Figlio di Colui che è Padre misericordioso che non vuole la morte dei peccatori ma che si convertano e vivano (cfr. Ez 18,23; Lc 15,7; Gv 8,11), che fa festa per ogni peccatore pentito (cfr. Lc 15,7). Questo servizio di ammonimento e di correzione non tocca solo ai ministri ordinati, ma a tutti. Con umiltà siamo chiamati ad accogliere gli ammonimenti anche da parte dei più piccoli; con delicatezza siamo chiamati a intervenire sugli altri, in particolare nei confronti dei confratelli e di coloro che ci sono stati affidati, correggendoli amorevolmente. … consolare gli afflitti… Fare un sorriso, rendere lieti e non far piangere o addolorare nessuno, essere prossimi a chi è solo e afflitto con quello stile tipico dell’allegria salesiana è una possibilità pratica di misericordia in qualche modo innata in noi salesiani per coloro che vengono nei nostri ambienti e li frequentano. Recuperare la gioia di viveInsieme


re e superare inedia e noia è quanto mai urgente in una cultura che riempie di cose e svuota dei sentimenti più belli e genuini l’abisso del cuore umano. … perdonare le offese… Perdonare chi ci offende, detestare e respingere ogni forma di rancore e di odio che porta alla violenza è un percorso lungo e difficile per noi e per i nostri giovani, per tutti coloro con cui veniamo a contatto nei nostri ambienti. Ricevere e dare l’annuncio della misericordia può dare coraggio di ricominciare e guardare il mondo degli altri con occhi nuovi. Su questo solco si fa qualcosa, ma occorrerebbe fare molto di più per ricevere la pace di Dio ed essere strumenti della Sua pace, dimenticando le offese come Dio dimentica e si getta dietro le spalle tutti i nostri peccati (cfr. Is 38,17). … so pp o rtare p azi e nte men te l e per so ne moleste… Siamo chiamati ad avere pazienza sull’esempio di Dio che è tanto paziente con noi. Soprattutto nei rapporti quotidiani, siamo invitati ad esercitare la pazienza nei confronti di coloro che riescono a metterla a dura prova, stando attenti a non essere noi quelle persone moleste e assillanti che istigano gli altri a perderla. È questa l’opera della misericordia, tra le più ardue, ma la più necessaria per crescere nell’autocontrollo e per superare ogni impasse relazionale. In particolare nell’azione educativa si tratta di pazientare verso quei ragazzi e giovani che tentano in tutti i modi di far saltare i nervi degli educatori e che li sfidano continuamente. … pregare Dio per i vivi e per i mor t i … «Una preghiera coraggiosa, umile e forte, compie miracoli» ama ripetere Papa Francesco. La preghiera costa poco e rende molto di più di quanto possiamo fare o domandare, perché ad intervenire è la forza di Dio. È il modo di mantenere i legami con coloro che ci stanno accanto e con coloro che ci hanno preceduto nel regno dei beati e dormono il sonno della pace. È il modo di rinforzare i contatti e i vincoli con amici e nemici, nel segno di Dio Padre che fa sorgere il suo sole sopra i buoni e sopra i cattivi, che fa piovere sopra i giusti e sopra gli ingiuInsieme

sti (cfr. Lc 6,35), del Dio dei vivi e dei morti chiamati alla risurrezione definitiva (cfr. Mt 22,32). Se talora non riusciamo a parlare di Dio ai giovani e alla gente, abbiamo sempre la possibilità di parlare a Dio dei giovani e della gente. Di più, la forza dell’evangelizzazione e dell’educazione scaturisce dalla preghiera, dall’affidamento a Colui a cui nulla è impossibile (cfr. Lc 1,37). C’è molto da fare, c’è tanto da fare. Siamo chiamati alle opere di misericordia, ma senza manie di protagonismi, senza prendere gloria gli uni degli altri (cfr. Gv 5,44), con la consapevolezza di essere “servi inutili” (cfr. Lc 17,10) e con il desiderio che quanti vedono le nostre opere arrivino a glorificare il Padre che è nei cieli (cfr. Mt 5,16). Il Papa ci scuote dal torpore quando ci ripieghiamo su noi stessi e ci soffermiamo a guardarci l’ombelico… invitandoci a uscire dal nostro guscio e a guardare agli altri, all’Altro… «In ognuno di questi “più piccoli” – afferma senza mezzi termini il Papa – è presente Cristo stesso. La sua carne diventa di nuovo visibile come corpo martoriato, piagato, flagellato, denutrito, in fuga… per essere da noi riconosciuto, toccato e assistito con cura. Non dimentichiamo le parole di san Giovanni della Croce: “Alla sera della vita, saremo giudicati sull’amore” (Parole di luce e di amore, 57)» (MV 15). Al santo carmelitano, fa eco il nostro Don Bosco che dice: «In fine della vita si raccoglie il frutto delle opere buone». Narrano le Memorie Biografiche che dopo aver scritto questa frase in un biglietto da inviare ai benefattori, don Viglietti lo interruppe dicendo: «Ma Don Bosco, scriva qualche cosa di più allegro! Queste cose fanno soffrire». Allora D. Bosco fissò intenerito i suoi occhi in quelli del segretario, e vistolo piangere gli disse con un sorriso indescrivibile: «Ma che ragazzo sei!... Non piangere... Te l’ho già detto che sono le ultime immagini che scrivo». Quindi, per compiacerlo, cambiò tema: Ma dopo la frase «O Maria siate la salvezza mia», ritornò ai pensieri che sanno di eternità. Dopo l’ultima frase depose la penna, disse che aveva la mano molto stanca (cfr. MB 18,482s).

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L’icona salesiana del giubileo In quasi tutte le nostre chiese o cappelle, all’entrata delle nostre case, nelle sale e aule che accolgono i ragazzi e giovani, c’è una foto che abbiamo messo anche nella prima di copertina dell’agenda di quest’anno educativo pastorale 2015/2016. Don Bosco che confessa Paolino Albera, tra un gruppo di ragazzi, è tra le più rinomate foto e probabilmente la più antica (Torino 1861, terza/quarta copia, 14,7x21,3 cm) in nostro possesso, insieme a quella che lo ritrae tra i suoi ragazzi. Durante la veglia di Don Bosco a Montepalma (Catania), il 30 gennaio scorso, ho invitato tutti ad aprire come si fa con l’album di famiglia e a far scorrere le foto di Don Bosco, per soffermarsi a questa scelta come significativa e simbolica di quest’anno di grazia che stiamo vivendo. Basterà attivare un motore di ricerca su internet per averle tutte e montarle in una sequenza multimediale, o ritrovare una cartella della Elle Di Ci con tutte le foto in bianco e nero di Don Bosco, dal titolo Il volto di Don Bosco. Fotografie originali, s.i.a., oppure basterà prendere da una delle nostre biblioteche lo splendido volume di Giuseppe SOLDÀ, Don Bosco nella fotografia dell’800 (1861-1888), SEI, Torino 1987, pp. 282. Non possediamo filmati di Don Bosco, dato che le prime proiezioni cinematografiche sono successive alla sua morte («L’invenzione della pellicola cinematografica risale al 1885 ad opera di George Eastman, mentre la prima ripresa cinematografica è ritenuta essere Roundhay Garden Scene, cortometraggio di 3 secondi, realizzato il 14 ottobre 1888 da Louis Aimé Augustin Le Prince. La cinematografia intesa come la proiezione in sala di una pellicola stampata, di fronte ad un pubblico pagante, è nato invece il 28 dicembre 1895, grazie ad un’invenzione dei fratelli Louis e Auguste Lumière, i quali mostrarono per la prima volta, al pubblico del Gran Cafè del Boulevard des Capucines a Parigi, un apparecchio da loro brevettato, chiamato cinématographe»: https://it.wikipedia.org/wiki/Storia_del_cinema - 24 febbraio 2016). Sono disponibili invece le foto nell’arco di tempo che va dal 1861 all’anno della na-

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scita al cielo del nostro padre, maestro e amico (1888). In questa originale galleria, vi sono esemplari più antichi e gli ultimi scatti di Don Bosco vivente o della sua salma, ritratti e foto di gruppo, originali e ritoccate, con espressioni visive ora serene e sorridenti, ora più serie e quasi insofferenti alla posa, in varie posizioni (tra i ragazzi, con i primi salesiani, con le prime spedizioni missionarie, con la banda, fra alunni e confratelli, con gli exallievi sacerdoti, in piedi, in poltrona o in ginocchio, allo scrittoio, ), vestito in una foggia clericale differente, ora italiana, ora francese, ora belga …, con lo zucchetto e senza…). Non sono pochi per alcuni aspetti, non sono molte per altri. Ma andiamo alla nostra foto. Sebbene Don Bosco fosse restio a farsi fotografare, su pressione di Giovanni Cagliero, cedette all’insistenza dei suoi giovani, permettendo all’exallievo, Francesco Serra, fotografo di professione, di eseguire l’opera ad una condizione che fosse in grazia di Dio e scelse come posa quella della confessione tra i suoi ragazzi. Don Ruffino così annota nel suo taccuino: «Oggi 19 maggio, giorno di Pentecoste, Serra Francesco, figlio dell’Oratorio, pigliò il ritratto a D. Bosco per mezzo dell’apparato Daquerotipo. Primieramente lo ritrattò da solo, e poi coi giovani Jarach, Costanzo, Fabre, Bracco e Albera e in ultimo con 50 e più alunni. Due giorni dopo lo ritrasse ancora in atto di confessare: i penitenti più vicini erano Reano, Albera e Viale; molti altri stavano più indietro in atto di prepararsi» (MB VI, p. 952). Il biografo Don Lemoyne stigmatizza questa preferenza verso questa pratica sacramentale con l’espressione: «ogni frase di Don Bosco era un incitamento alla Confessione» (Vita del Venerabile Servo di Dio Giovanni Bosco, Libreria Editrice Società, Torino 1911-13, vol. II, p. 332). A dimostrazione di questo “santo assillo”, basterà osservare che tra le foto non ve n’è una che lo ritrae mentre celebra l’eucaristia, mentre ve ne è una che lo ritrae nel momento che benedice i fanciulli e i benefattori… A questa foto “quasi estorta”, Don Bosco rimase affezionato a tal punto da chiedere al pittore exallievo Bartolomeo Insieme


Bellisio di riprodurla in fototipia (59x45 cm), quasi un manifesto o cartellone pubblicitario della sua missione e pastorale. Essa è la preferita dal santo educatore, perché rende al meglio il suo desiderio più profondo: la salvezza delle anime dei suoi ragazzi. Sebbene per mettersi in posa e stare fermo, pare abbia detto a Paolino Albera (che sarebbe diventato il suo secondo successore): «Vieni qui, mettiti in ginocchio e appoggia la tua fronte alla mia: così non ci muoveremo». Al di là di questo particolare comprensibile per l’esigenza di stare fermi e in posa per un periodo abbastanza lungo, la foto esprime bene quella che doveva essere la posizione consueta di Don Bosco quando confessava i suoi ragazzi, «una notevole serenità, una disponibilità della persona, non giudice ma amico, uno che sa ascoltare, partecipe e coinvolto nelle situazioni altrui» (G. SOLDÀ, Don Bosco nella fotografia dell’800, p. 84). Concludo, chiedendo di accostare la foto salesiana giubilare con il logo ufficiale del Giubileo per cogliere una forte analogia: Gesù, buon pastore, che si fa carico del peccatore, come della pecorella smarrita, è accostabile alla postura di Don Bosco che ascolta il giovane penitente, che si fa carico del suo mondo interiore, dei suoi progetti e dei suoi dubbi, dei segni di grazia e dei tratti di fragilità e di peccato, delle speranze e delle ferite dell’animo. Se siamo chiamati a contemplare il volto della misericordia in Gesù (cfr. MV 1), potremo anche quasi in dissolvenza scorgere il volto rassicurante di Don Bosco, come quello del Buon Pastore che ascolta la voce delle pecore e che parla ad esse, che le conosce profondamente, per le quali è disposto a dare la vita, «sino alla fine», «sino al compimento» come si esprime l’evangelista Giovanni (cfr. Gv 13,1), «fino all’ultimo respiro» (cfr. MB XVIII, p. 258), come direbbe Don Bosco. Rifacendoci alle Memorie Biografiche, è molto indicativo e fortemente significativo il contesto di una delle espressioni più rinomate di Don Bosco. Nell’autunno avanzato del 1886, Don Bosco «ripigliò pure le sue settimanali conInsieme

ferenze agli alunni delle classi superiori, tenendoseli attorno talvolta anche per un’ora intera. Prima diceva loro qualche buona parola e poi chi voleva, si confessava. Certe volte gli costava molto udire quelle confessioni, data la prostrazione delle sue forze. Un giorno Don Viglietti per suggerimento del medico lo pregò di desistere da tale fatica. - Già, già! gli rispose ridendo. Tu ne hai fatto qualcuno di quei grossi e non vuoi venirti a confessare, non è così? - Poi, prendendolo per mano: - Eh, caro Viglietti, continuò, se non confesso almeno i giovani, che cosa farò io ancora per essi? Ho promesso a Dio che fin l’ultimo mio respiro sarebbe stato per i miei poveri giovani» (MB XVIII, p. 258). Dopo le parole accorate del 1886 e ritornando alla foto del 1861, con questa felice inclusione, in questo anno di grazia e di misericordia, auguro a tutti una Buona e Santa Pasqua 2016 con l’appello che Papa Francesco fa ai confessori: «Non mi stancherò mai di insistere perché i confessori siano un vero segno della misericordia del Padre. Non ci si improvvisa confessori. Lo si diventa quando, anzitutto, ci facciamo noi per primi penitenti in cerca di perdono. Non dimentichiamo mai che essere confessori significa partecipare della stessa missione di Gesù ed essere segno concreto della continuità di un amore divino che perdona e che salva. Ognuno di noi ha ricevuto il dono dello Spirito Santo

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per il perdono dei peccati, di questo siamo responsabili. Nessuno di noi è padrone del Sacramento, ma un fedele servitore del perdono di Dio. Ogni confessore dovrà accogliere i fedeli come il padre nella parabola del figlio prodigo: un padre che corre incontro al figlio nonostante avesse dissipato i suoi beni. I confessori sono chiamati a stringere a sé quel figlio pentito che ritorna a casa e ad esprimere la gioia per averlo ritrovato. Non si stancheranno di andare anche verso l’altro figlio rimasto fuori e incapace di gioire, per spiegargli che il suo giudizio severo è ingiusto, e non ha senso dinanzi alla misericordia del Padre che non ha confini. Non porranno domande impertinenti, ma come il padre della parabola interrom-

peranno il discorso preparato dal figlio prodigo, perché sapranno cogliere nel cuore di ogni penitente l’invocazione di aiuto e la richiesta di perdono. Insomma, i confessori sono chiamati ad essere sempre, dovunque, in ogni situazione e nonostante tutto, il segno del primato della misericordia» (MV 17). Ci potremo così specchiare nell’icona del Buon Pastore e nella foto di Don Bosco che confessa i suoi ragazzi, rivivendo il vangelo della misericordia, la storia di Valdocco e la nostra piccola vicenda personale.

La Misericordia non ha fretta La Misericordia non è una teoria o qualcosa di impalpabile, non è solo una bella parola od un auspicio. Essa ha un volto, una storia, un passato, un presente, un futuro e il gusto inconfondibile dell’eternità! Cammina per le strade ed ha cura di non spintonare, superare, infastidire, sporcare, far rumore. La vedi seduta al bar, in una panchina della villa comunale, sul tram, in attesa alla posta, con uno sguardo discreto, occhi luminosi, lo sguardo sereno, senza maledire o far cortile. Quando parla, non urla; quando ride, non sghignazza; quando ha ragione, non si

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vanta; quando è forte, non fa prepotenze; quando si muove, emana profumo; quando sogna, non lo fa solo per sé. L’ho vista sostenersi con un bastone, girare su una sedia a rotelle, zoppicare con dignità, ma mai lamentarsi, bestemmiare, ingiuriare, superare la fila, chiedere favoritismi. Al parco gioca felice insieme a tanti, cade e si rialza senza una lacrima, corre avanti e indietro senza una meta, ma non importa, poiché sa di essere voluta bene. Se si ferma a parlare con te, non ha fretta; se ti dedica del tempo, non guarda l’orologio; se ti sta ad ascoltare, non tiene in mano lo smartphone; se le chiedi un favore, è sempre disponibile; se le fai un favore, non lo dimenticherà mai. La Misericordia intreccia i versi delle poesie d’amore, intesse di rime le canzoni che toccano il cuore, tocca le corde di strumenti che suonano melodie che fanno bene all’anima. Qualcuno ha detto che cucina bene e tutti si saziano, un altro che lava, stende e stira canticchiando e fischiettando; un altro ancora che, quando fa la spesa, compra sempre qualcosa in più per la vicina di casa Insieme


in difficoltà. Dovresti vederla al volante di quell’utilitaria di altri tempi mentre accompagna qua e là chi ne ha bisogno: pronta a dare la precedenza, a suonare il clacson solo se necessario, a sorridere ai lavavetri e a dare qualcosa a chi chiede ai semafori. Nelle chiese è di casa o almeno dovrebbe esserlo, ma preferirebbe stare oltre la soglia, forse perché non ama gli incensi, gli eccessi di merletti, le troppe riunioni, le porte chiuse, i consacrati mondani e i laici da sacrestia. E che dire della sua eleganza frutto della semplicità, della bellezza mai ostentata, dell’incedere nobile e mai altezzoso, del suo chinarsi per stringere la mano a chi la tende per povertà. La Misericordia è sempre innamorata,

sembra una sposa che bacia lo sposo, una madre che consola i figli, un moglie che abbraccia il marito, una ragazza che arrossisce al suo primo appuntamento. A volte sparisce, si nasconde, si traveste: eppure è riconoscibile - se l’hai frequentata per un po’ in alcune corsie degli ospedali, nei corridoi delle scuole, nelle aule dei tribunali, nelle celle delle carceri, nelle case di riposo, sulle banchine dei porti, nei centri di accoglienza dei migranti, in mezzo al mare, alle frontiere, oltre i muri, presso le stazioni, persino per strada. L’altro giorno mi trovavo vicino alla Misericordia, ho sussurrato la parola “amore”, e Lei si è girata come se l’avessi chiamata per nome. M arco P ap pal ard o

Messaggio del Rettor Maggiore

Strenna 2016 - Con Gesù, percorriamo insieme l’avventura dello Spirito!

S f i d e e p r op os t e Nelle pagine precedenti ho tentato di concentrare, per quanto possibile, la riflessione su ciò che può essere di fondamento a percorrere un cammino con Gesù, che sia autentico cammino nello Spirito, qualcosa che ci porti ad appassionarci per vivere noi stessi e accompagnare i nostri giovani in una vera Avventura dello Spirito che possa riempire di pienezza e di senso le loro vite, e le nostre. Nel nostro camminare, come Famiglia Salesiana, con i giovani “dei nostri mondi”, là dove ci incontriamo con loro, abbiamo visto con dolore, non poche volte, ragazzi e ragazze in cui ci sono tanti semi di bene – come ci diceva Insieme

Don Bosco – ma che sono feriti, che si sentono perduti, che hanno fame di Qualcuno che li guardi con la tenerezza che Dio solo possiede, che sciolga le loro paure, che liberi le loro migliori energie e i doni ricevuti, che faccia vedere la perla preziosa che la loro terra nasconde e che renda ricca e valorosa la loro esistenza. Arrivati a questo punto, la grande sfida è di trovare strade, mezzi e proposte che ci permettano di invitare i giovani a unirsi per percorrere un cammino che sia un vero soffio di vita, di aria fresca di Dio, di presenza dello Spirito nelle loro vite. Vi propongo alcune piste che possono aiutarci, a modo di pioggia di idee, come segnali stradali per il nostro viaggio. A. GUARDARE DENTRO – Impariamo a ‘guardare dentro’: esercitiamoci e educhiamoci a scoprire e arricchire la propria interiorità, fin dai primi anni,

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fin dall’infanzia e dall’adolescenza. Che i nostri giovani sentano di poter contare su qualcuno che, di fronte a culture della dispersione, proponga loro la sfida della interiorizzazione; di fronte alla fuga, l’affrontare il senso della vita. – Aiutiamo i giovani ad acquisire capacità e abilità per entrare nel proprio mondo interiore: educare all’ascolto e al gusto del silenzio; coltivare la capacità contemplativa, di stupore e ammirazione; gustare l’esperienza della gratuità… Queste abilità devono essere proposte ed esercitate. – Aiutiamo i giovani a esplorare, nel profondo del proprio cuore, la presenza di Dio, che è Amore, Vita e Novità perenne. Facciamo uniti insieme l’esperienza di scoprire e riconoscere Colui che è più intimo che la nostra propria intimità e più alto del più alto del nostro essere. – Impariamo a crescere nella vita in Dio attraverso l’accettazione umile dei propri limiti, della propria storia personale e del proprio peccato. B. CERCARE DIO – Impariamo insieme ai giovani ad essere cercatori di Dio e leggere la propria vita come benedizione di Dio, a meravigliarci della sua Presenza e delle sue orme in noi, a riconoscerlo come Colui che ci cerca, Colui che è presente, Colui che vive in noi. – Abbiamo il coraggio e la capacità di chiederci nell’orazione se quello che facciamo o non facciamo è conforme alla volontà di questo Dio-Amore che abita in noi, e proponiamo questo medesimo esercizio ai giovani – Promuoviamo una pedagogia del desiderio di Dio che porti a cercare il senso religioso della vita e abbeverarsi al “pozzo di acqua viva che è Gesù”. (Cfr San AGOSTINO, Confessioni, Libro III, n. 11). C. INCONTRARSI CON GESÙ – Proponiamo con audacia ai giovani esperienze che ci portino all’Incontro Personale con Gesù, a un incontro capace di affascinarci e di costruire la nostra vita, sapendo che “quanto più si conosce Cristo, quanto

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più lo si segue, tanto più entra in noi lo Spirito e i nostri occhi sono capaci di vederlo”. – Suggeriamo ai giovani strategie per maturare una vera amicizia con Gesù, che senza dubbio andrà modellando i loro sguardi, le loro mentalità ed i loro valori. D. ESSERE DEI SUOI – Testimoniamo ai giovani la nostra gioia di seguire Gesù e annunciamo loro che è bello essere cristiano: “Vorrei far comprendere loro [ai giovani] che è bello essere cristiano! … ed è bello ed è giusto anche credere!” – Lasciamoci condurre dallo Spirito, che muove i nostri cuori e quelli dei giovani a optare decisamente di essere dei Suoi. Alimentiamo e curiamo il nostro vincolo con Lui per mezzo della preghiera, della Parola di Dio, della Riconciliazione e dell’Eucaristia. E. APPROPRIARSI DEI VALORI

FONDAMENTALI

– Educhiamoci fin dai primi anni a stimare e “gustare in tutti gli ambiti dell’esistenza la famiglia, l’amicizia, la solidarietà con chi soffre, la rinuncia al proprio io per servire l’altro, l’amore per il sapere, per l’arte, per le bellezze della natura”. Annunciamo l’immensa gioia di credere in un Dio che ha assunto pienamente tutto l’umano e di far parte della creazione, e denunciamo con audacia quello che impedisce che tutti possano riconoscere, contemplare e sfruttare la sua Presenza nel nostro mondo. – Accompagniamo i giovani nella loro esperienza di fede nella comunità cristiana ed ecclesiale come splendida opportunità per la scoperta e maturazione personale della propria vita in Cristo. Insieme


– Proponiamo ai giovani la sfida di accettare la vita come dono, come servizio che ci rende migliori, che libera dal proprio egoismo e dà senso alla nostra vita. Lo Spirito di Dio sempre ci spingerà a donarci, perché questa è “la logica di Dio”. F. MATURARE UN PROGETTO DI VITA - Collaboriamo con i giovani, con fede e una profonda convinzione personale, affinché possano maturare il proprio progetto di vita, facendo un cammino perché nel vivere la vita come donazione, in ogni tipo di servizio e professione, possano andare dalle prime esperienze significative, anche se circostanziali, all’impegno totale di una vita che risponda alla chiamata di Dio. Chi si addentra nei cammini dello Spirito non ha ricevuto soltanto delle qualità come se fossero regali di compleanno, ma “possiede una specie di codice genetico conforme al quale va crescendo”. (Renata BOZZATO, fma: Educare i giovani a “vivere nello Spirito”. In Atti della XX Giornata di Spiritualità della Famiglia Salesiana: Riscopriamo con i giovani la presenza dello Spirito nella Chiesa e nel mondo. Roma 1998, 110). EPILOGO Ho offerto come piste queste Sfide e Proposte con il segreto desiderio che esse possano aiutare tutta la nostra Famiglia Salesiana, nei più diversi contesti geografici e pastorali del mondo. È possibile che, se non tutto, alcune di queste sfide e proposte possano essere adeguate e opportune in riferimento ai momenti pastorali che si stanno vivendo e alla realtà evangelizzatrice, catechistica e pastorale del posto. Mi permetto di concludere con tre semplici contributi che potranno illuminare il nostro sforzo per camminare in questo anno della Misericordia che abbiamo iniziato, giustamente nell’esperienza di un Dio che per essere così ha bisogno di incontrarci, noi e i giovani, con un cuore che lo cerca. Il primo è questo: Condivido pienamente il pensiero e i sentimenti del precedente Rettor Maggiore nel suggerire alla Famiglia Salesiana che il desiderio dei giovani di “veInsieme

dere Gesù” è già per noi motivo fondamentale per arrivare ad essere discepoli di Cristo, dato che si chiede: chi presenterà a Gesù i sogni e i bisogni dei giovani? chi darà possibilità ai giovani di vedere Gesù? Nel nostro accompagnarli e fare un cammino al loro fianco si radica il nostro essere e ci trasforma in veri compagni e apostoli dei giovani. (J.E. VECCHI, ”Nella Speranza siamo stati salvati” (Rm 8,24): riscopriamo con i giovani la presenza dello Spirito nella Chiesa e nel mondo per vivere e operare con fiducia nella prospettiva del regno. In Atti della XX Giornata… o.c. 151). Il secondo è questo: Nel cammino che stiamo proponendo “non potremmo fare niente migliore di questo: orientare i giovani verso la santità”. (BENEDETTO XVI. Prima intervista concessa a Radio Vaticana in preparazione della XX Giornata Mondiale della Gioventù a Colonia. Citata da D. Pascual Chávez nella Conferenza alla CISM (Conferenza Italiana dei Superiori Maggiori). In Luis Fernando Gutiérrez: Discepoli e apostoli di Gesù Cristo, Madrid, CCS 2014, 222). Accompagnarli nel cammino di maturazione della Fede fino a mete alte, ed essere noi i primi che crediamo in questo cammino, che lo prendiamo noi stessi come meta della nostra vita, essendo determinante la nostra testimonianza personale. Così fece Don Bosco, che mise tutto in gioco per realizzare il suo sogno (progetto di Dio su di lui) in favore dei giovani. Da ultimo, non dimentichiamo che i processi sono lenti e devono essere graduali, come mostra la stessa pazienza e pedagogia di Dio. A questo scopo così ci ricordava Giovanni Paolo II nella ‘Juvenum Patris’: “Vi conforti l’inesauribile pazienza di Dio nella sua pedagogia verso l’umanità, esercizio incessante di paternità rivelata nella missione di Cristo, maestro e pastore, e nella presenza dello Spirito Santo, inviato a trasformare il mondo. La nascosta e potente efficacia dello Spirito è diretta a far maturare l’umanità sul modello di Cristo. Egli è l’animatore della nascita dell’uomo nuovo e del mondo nuovo (cfr Rm 8, 4-5). Così la vostra

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fatica educativa appare come un ministero di collaborazione con Dio e sarà certo feconda”. (BENEDETTO XVI, Ibidem, 3). Maria, Madre Ausiliatrice, Donna del Sì, che accolse lo Spirito di Dio nel suo cuore e nella sua vita, ci assista in questa bella e appassionante responsabilità che come Famiglia Salesiana abbiamo nella Chiesa di oggi per i giovani, e diventi realtà uno dei desideri che Papa Francesco ci dirigeva, quasi al finale della sua lettera in questo storico anno del Bicentenario della nascita di Don Bosco: “Don Bosco vi aiuti a non deludere le aspirazioni profonde dei giovani: il bisogno di vita, apertura, gioia, libertà, futuro; il desiderio di collaborare alla costruzione di un mondo più giusto e fraterno, allo sviluppo per tutti i popoli, alla tutela della natura e degli ambienti di vita. Sul suo esempio, li

aiuterete a sperimentare che solo nella vita di grazia, cioè nell’amicizia con Cristo, si attuano in pieno gli ideali più autentici. Avrete la gioia di accompagnarli nella ricerca di sintesi tra fede, cultura e vita, nei momenti in cui si prendono decisioni impegnative, quando si cerca di interpretare una realtà complessa”. (J.E. VECCHI, “Nella speranza siamo stati salvati…” o.c. 159). Con tutto l’affetto e la benedizione del Signore, vi saluto.

Roma, 31 dicembre 2015

Miei cari giovani: lasciatevi conquistare da Gesù! Messaggio del Rettor Maggiore ai giovani e alle giovani di tutte le Presenze Salesiane del Mondo nella Festa di Don Bosco Miei cari giovani di tutto il mondo. Miei amici ed amiche. Sapete una cosa? Credo di poter comprendere molto bene ciò che provava Don Bosco quando scriveva ai ragazzi delle diverse case e oratori, dicendo loro che sentiva la loro mancanza, che aveva un vero desiderio di tornare, per stare con loro. Io posso assicurarvi che desidererei passare la bella festa di Don Bosco in tutti e ciascuno dei luoghi del nostro mondo salesiano e salutarvi personalmente. E pregare insieme. E sorridere, rallegrarsi, cantare e danzare come siamo soliti fare come espressione di allegria tanto salesiana. «Noi facciamo consistere la santità nello stare molto allegri», diceva San Domenico Savio. Siccome non potrò essere presente in più di un posto, per mezzo di questo messaggio busso alla porta dei vostri cuori e, con delicatezza, vi chiedo il permesso di

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condividere con voi, ragazzi e ragazze, i miei migliori auguri di felicità e santità per ciascuno. Quando voi starete celebrando la grande festa di Don Bosco, io mi troverò in Sierra Leone, nel continente africano, con i nostri confratelli salesiani che hanno voluto rimanere lì, anche nei momenti più difficili dell’epidemia di ebola, accompagnando i ragazzi e le ragazze che avevano perso il loro papà e la loro mamma a causa della malattia e che ora hanno solo noi come famiglia. Quando mi troverò tra di loro, dirò loro che i giovani delle presenze salesiane del mondo e tutta la nostra Famiglia Salesiana pensa ad essi. E io, pensando a voi e ad un messaggio che possa esservi di riferimento nella festa di Don Bosco, vi dico questo: Miei cari giovani, lasciatevi conquistare da Gesù! Insieme


In sintonia con quanto ho suggerito a tutta la Famiglia Salesiana del mondo, vi invito a lasciarvi “rubare” il cuore dal Signore. Miei cari giovani, non abbiate paura che il Signore sia parte importantissima delle vostre vite. Non abbiate timore che vada penetrando tanto profondamente nel vostro cuore, sì che non possiate più vivere senza di Lui. Può darsi che qualcuno mi domandi perché vi dico questo. Ecco, in primo luogo perché vi voglio bene e desidero per tutti voi, ragazzi e ragazze, una vita piena e felice; in secondo luogo, perché so che Don Bosco ve lo direbbe, come lo diceva ai suoi ragazzi di Valdocco; e in terzo luogo, il più importante, perché è verità: è certissimo che con Gesù tutto ha una luce propria. Non pensiate che nella società, città o luogo dove vivete, siano molti che vi facciano questo invito. Non è di moda. Però l’Amore di Dio per ciascuno di voi, miei cari giovani, non è una moda, ma una realtà che arriva in ogni luogo e a tutte le persone, se lasciano che nel loro cuore risuoni la sua voce. Ed ecco ciò che vi propongo in concreto: – Vi propongo che vi fermiate più che potete per ascoltarvi, per entrare nel vostro proprio mondo interiore, per ascoltare la sua voce interiore. – Vi propongo che una volta che siete nel vostro mondo interiore, cerchiate la presenza di Dio, che è Amore, Vita e sempre Insieme

Novità: vi invito a fare l’esperienza di scoprirlo e riconoscerlo. – Vi propongo che vi lasciate aiutare in questo essere cercatori di Dio per imparare a leggere la vita come benedizione di Dio, meravigliandovi della sua presenza e delle sue impronte in voi, e riconoscerlo come colui che davvero vi cerca, sta con voi e vive in voi. – Vi propongo che viviate delle esperienze che vi portino all’incontro personale con Gesù, un incontro che sempre vi affascinerà e darà solidità alle vostre vite. – Vi propongo che andiate maturando una vera amicizia con Gesù, amicizia che rafforzerete nella preghiera personale e comunitaria, nell’Eucaristia e nella Riconciliazione. – Vi propongo che chiediate a Dio Padre che vi conceda il Dono dello Spirito, che vi farà scegliere di essere decisamente dei suoi, di coloro che seguono Gesù. – Vi propongo che impariate a valorizzare sempre più la famiglia, l’amicizia, la fraternità e la solidarietà con chi soffre. – Vi propongo ancora qualcosa di eccellente: che accogliate la sfida di accettare la vita come dono e come servizio, che senza dubbio vi renderà migliori e darà senso pieno alla vostra vita. E tutto questo fino ad arrivare a maturare il vostro proprio progetto di vita, facendo realtà il sogno di Dio per ciascuno di voi, sapendo che in ogni caso, sia quel che sia, questo sogno sarà sempre garanzia di felicità. Miei cari giovani: termino come ho iniziato il mio saluto, augurandovi una festa del nostro Amato Don Bosco molto felice. Che l’Ausiliatrice, Madre che gli ha fatto tutto, continui ad essere per voi un porto sicuro, e che il Signore Gesù continui a conquistare i vostri cuori e le vostre vite. Un abbraccio con vero affetto.

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Lettera dell’Ispettore

Il Capitolo ispettoriale 29

Carissimi Confratelli, qualcuno di voi avrà pensato che mi sia stancato di continuare la corrispondenza per comunicare quanto credo opportuno socializzare della vita ispettoriale. Riprendo i contatti per dirimere ogni dubbio e per parlarvi “cuore a cuore” su quanto interessa la nostra vita salesiana e la nostra missione tra i giovani. 1 . C ap i t o lo i s p et t o r ia le 2 9 ° Sono state espletate le prime due sessioni del Capitolo Ispettoriale 29 (15-17 novembre e 27-30 dicembre 2015) e si stanno svolgendo i lavori di intersessione in vista del round conclusivo del 22-25 aprile 2016. Il CI29 non è un convegno o un semplice dovere di prassi, ma un’esperienza spirituale e fraterna sul nostro stile di vita e sulla missione che Dio ci affida sulle orme di Don Bosco (cfr. Cost. art. 170). Come sapete, si sta procedendo a definire il piano pluriennale (2016-2020) di accoglienza del CG 27, il ridisegno delle nostre presenze in Sicilia e Tunisia, la revisione del Direttorio ispettoriale del 2004. L’articolazione dei lavori consiste in un unico movimento di rinnovamento che vogliamo vivere tutti nel segno di una Congregazione che, docile agli appelli dello Spirito, condivide il progetto di una Chiesa estroversa e “in uscita”, nel segno di un’Ispettoria salesiana che, tra tante risorse e difficoltà, sa discernere dove restare in modo significativo, dove lasciare e dove aprire nuove presenze più vicine ai giovani poveri e alla gente più bisognosa, nel segno di comunità e di confratelli che non si limitano ai principi ma sanno scendere al concreto per vivere la radicalità evangelica e manifestare una testimonianza semplice, essenziale e gioiosa, e proprio per questo attraente da un punto di vista vocazionale. Crediamo, infatti, che gli ambiti di vita (formazione, pastorale e amministrazione) esigono riflessione aggiornata, condivisione fraterna e rilancio carismatico. Altri particolari circa il lavoro capitolare, vi sono pervenuti tramite la testimonianza diretta dei partecipanti al Capitolo e vi giunge-

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ranno tramite i documenti scritti che man mano si stanno elaborando. Il secondo numero di InforrnaCI29 offrirà ulteriori notizie e stimoli a riflettere e orientare le scelte. Informo che nel Consiglio congiunto con le FMA, il 21 dicembre scorso, si è cercato di avviare la riflessione per due forme di concreta comunione e condivisione tra le tante individuate, nelle modalità che si crederanno più opportune, con la previsione di inaugurarle per settembre c.a. Non si tratta di nuove presenze ma di due presenze che possono essere ripensate e ridisegnate a partire dalla rinnovata collaborazione tra i vari rami della Famiglia Salesiana. Catania Librino. A partire dalla positiva esperienza già in atto, di collaborazione con la Comunità sdb di Catania Salette e degli interventi di animazione e servizio ministeriale, di collaborazione presso l’istituto penitenziario minorile di “Bicocca”, si studierà come concertare meglio questa forma di collaborazione tra fma ed sdb, coinvolgendo gli altri rami della Famiglia Salesiana e raccordandosi meglio con il parroco D. Fabio Vassallo, ex allievo salesiano, nell’azione sociale e nella pastorale del quartiere. San Cataldo Oratorio. Con la chiusura della comunità FMA di Caltanissetta e delle attività scolastiche, per San Cataldo si profila una ridisegnazione della presenza delle consorelle, che potrebbero svolgere attività educative e pastorali con noi SDB in un unico Oratorio Centro Giovanile. Tale scelta sarà preparata da una comune e condivisa programmazione, coinvolgendo anche altri gruppi di Famiglia Salesiana presenti in paese, dando continuità all’esperienza di animazione vocazionale di quesiti due ultimi anni, a partire dal testo di Messis multa. Ritornando all’evento capitolare, invito tutti, confratelli, laici e giovani, ad offrire un contributo di riflessione partecipando agli appuntamenti previsti di comunità, di commissione e di zona, anche incontrandosi in modo spontaneo e libero, mettendo da parte ogni forma di ripiegamento e isolamento, chiedendo a Dio la grazia di rinnovare il tesInsieme


suto delle nostre comunità e di ringiovanire il vissuto della nostra missione educativa e pastorale. 2 . Inf orma zio ni ist itu ziona li A Roma Pisana, il 3 dicembre 2015, ore 15, il Rettor Maggiore ha convocato il nostro Consiglio ispettoriale per fare il punto della situazione circa la nostra situazione economica e finanziaria. Erano presenti, oltre al X Successore di Don Bosco, Don Francesco Cereda, Vicario del RM, Sig. Jean Paul Mùller, Economo Generale, Don Stefano Martoglio, Consigliere per la Regione Mediterranea, l’Ispettore e i Consiglieri ISI al completo, Don Mario Tonini per il CNOS FAP nazionale, Don Giordano Piccinotti, economo ispettoriale ILE, e il confratello coadiutore Sig. Giampietro Pettenon, esperto. Documenti di lavoro sono stati la Relazione sullo Stato dell’ispettoria e gli allegati, la relazione del Sig. Pettenon riguardante la situazione finanziaria ISI e la relazione di Don Tonini pertinente alla situazione del CNOSFAP. Dopo l’introduzione del RM e la presentazione succinta delle tre relazioni si è aperto il confronto. Oltre a ribadire la fiducia verso l’Ispettore e il consiglio ispettoriale della ISI, il RM ha deciso di istituire una Commissione di sostegno, con uno statuto ad hoc, con lo scopo di offrire consulenze e di pervenire a un piano finanziario ben dettagliato frutto di un cammino condiviso. Fanno parte del suddetto organismo: Don Giuseppe Ruta Ispettore ISI; Don Enzo Ferrarella – Economo Ispettoriale ISI; Sig. Giampietro Pettenon – Coordinatore del gruppo di sostegno; Don Tullio Orler Economato Generale; Don Giordano Piccinotti – Economo ispettoriale ILE; Don Mario Tonini – Vice presidente CNOS FAP Sicilia; Dottor Luigi Raineri – Commercialista responsabile contabilità CISI; Dottor Maurizio Drezzadore – Consulente Nazionale CNOS FAP; Rag. Mimmi Tuninetti - Economato ispettoriale ICP. Non si tratta di un commissariamento, ma di una modalità nuova di interazione tra Congregazione e Ispettoria, di “sostegno” a partire da quanto é già stato realizzato e in vista di quanto insieme si terrà opportuno determinare. Don Stefano Martoglio si é reso Insieme

disponibile a partecipare alla seduta del consiglio del 22 dicembre per definire meglio i particolari dello Statuto che è stato approvato in data 23 dicembre, con rescritto del Vicario del RM. Da parte mia, ho assunto l’impegno di socializzare il percorso che si sta percorrendo durante la seconda sessione del Cl 29 (27-30 dicembre) e con questa mia lettera. Giorno 25 c.m. é prevista la prima seduta. Al di là di interpretazioni gratuite e illazioni indebite, ci tengo a precisare che in questo momento di difficoltà non mi sento sminuito o delegittimato nella mia responsabilità come Ispettore e penso che sia questo anche il pensiero de! Consiglio. Ogni decisione, come di regola, sarà presa in seno al Consiglio ispettoriale. Avverto e apprezzo il sostegno della Congregazione e di quanti a vario titolo ci stanno aiutando a uscire dall’impasse, a partire dal Rettor Maggiore che ha preso concretamente a cuore la situazione della nostra Ispettoria. In questo momento ciò che mi preme maggiormente é la soluzione dei problemi finanziari dell’Ispettoria, disposto a mettere in secondo piano tutto il resto, compresa ogni forma di orgoglio personale o di campanilismo ispettoriale. Con senso di umiltà e cosciente dei limiti oggettivi e soggettivi, colgo come provvidenziale quanto stiamo percorrendo a fatica, ma insieme. Per questo ringrazio Don Ángel, Don Stefano e quanti ci stanno affiancando nell’impresa di risanamento. Un’informazione secondaria alla precedente, ma importante é la seguente. In vista della revisione del Direttorio, insieme al Consiglio ispettoriale (seduta del 21-22 dicembre scorso), é stata determinata la soglia di autonomia finanziaria del Direttore e Consiglio della Comunità per effettuare lavori in casa. L’Economo ispettoriale ha avuto modo di conoscere e ha riportato in Consiglio la prassi dell’Italia salesiana alquanto differente e variegata. Dopo ampia articolata discussione, si é deliberato di: – sottoporre la richiesta di autorizzazione alla Consulta per tutti i lavori che intaccano la struttura; – per i lavori che superano € 10.000 occorre chiedere l’autorizzazione all`Ispettore e al Consiglio, dopo il parere positivo del Direttore e del Consiglio della Casa, fermo re-

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FORMAZIONE

stando la disponibilità della liquidità da parte della Casa/Opera richiedente. Ci tengo a precisare che tale criterio vale anche per le parrocchie e le associazioni e che per tutti i lavori consistenti al di sotto della soglia della quota di € 10.000 si fa riferimento al Direttore e al Consiglio della Casa. 3. Not i zi e d i f ami g l i a Termino con due notizie di famiglia. Il giorno 24 gennaio, festa di “San Francesco di Sales” inizieranno il loro cammino di prenoviziato nella Comunità proposta di Catania “Salette”, sette giovani provenienti da -varie parti della Sicilia: Francesco Buscema (Pozzallo, FMA), Danilo Finocchiaro (Messina, Parrocchia “Stella Maris” - in Minissale), Emanuele Geraci (Messina, Parrocchia “Madonna della Pace” Villaggio UNRRA), Giuseppe Lentini (Palermo, Salesiani “Gesù Adolescente”), Alfio Pappalardo (Trecastagni, FMA), Denis Perna (Patti), Giuseppe Priolo (Palermo Salesiani “Gesù Adolescente”). Il Signore in quest’anno della misericordia è stato particolarmente generoso con noi in quantità e qualità: mentre Gli rendiamo grazie, affidiamo a Lui e alla Vergine SS. Ausiliatrice questi giovani perché possano realizzare il progetto che Egli ha su ciascuno di loro. Mentre vi invito a pregare e far pregare per il Capitolo ispettoriale in corso, vi notifico che prossimamente vi perverrà l’apposita circolare per le consultazioni ispettoriali riguardanti il Vicario ispettoriale, l’Economo ispettoriale e i Direttori. Anche per questo motivo, vi chiedo il ricordo nella preghiera e la partecipazione corale al discernimento quando vi perverranno lettera e schede. Vi segnalo le prossime iniziative e auspico una buona partecipazione di confratelli ai seguenti appuntamenti di cui vi sono pervenuti i particolari logistici e organizzativi: – Incontro dei Delegati della Famiglia Salesiana (San Cataldo, 6 febbraio 2016); – Seminario nazionale di Animazione Vocazionale (Roma Pisana, 17-19 febbraio 2016): Convegno della Famiglia Salesiana (Zafferana, 27-28 febbraio 2016). Come già sapete, presso il San Tommaso di Messina, giorno 27 gennaio p.v., si terrà l’Incontro dei sacerdoti Amici di Don Bosco

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di cui avete ricevuto il programma e di cui potrete farvi promotori presso i sacerdoti diocesani vicini e sensibili al nostro carisma. 4 . A ug urio p er il me se sale sia no i n q ue s t’ a nno g i u bi l a re Continua la grazia di quest’anno giubilare. In queste ultime settimane è disponibile nelle librerie il libro intervista a Papa Francesco del giornalista Andrea Tornielli, il nome di Dio è misericordia (Piemme). Dopo la presentazione in TV presso l’Augustinianum di Roma da parte di eminenti personalità e il singolare intervento di Roberto Benigni, l’ho ricevuto in regalo e l’ho letto con grande gusto e profitto. Mi sono sentito spiritualmente più vivo con il desiderio di aprirmi alla misericordia di Dio in quest’anno di grazia. È quanto auguro a tutti voi, di vero cuore! Giorno 20 gennaio sera, presso la Sede ispettoriale, ho avuto anche la gioia di vedere in anteprima il film su Nino Baglieri per la regia di Armando Bellocchi. Desidero complimentarmi con quanti, e sono tanti, hanno contribuito all’ideazione e alla realizzazione. So che prossimamente ci saranno delle iniziative per la presentazione e per il lancio. Anche questo è un bel segno, in questo tempo che viviamo così difficile, ma anche così provvidenziale, sotto lo sguardo di Nino, l’atleta di Dio. Cari confratelli, il Signore ci doni la grazia di cogliere la “grande sfida” indicata da Don Angel, il nostro Rettor Maggiore, nella Strenna 2016: «trovare strade, mezzi e proposte che ci permettano di invitare i giovani a unirsi per percorrere un cammino che sia un vero soffio di vita, di aria fresca di Dio, di presenza dello spirito nelle loro vite». Un abbraccio a tutti e buon mese “salesiano” con la memoria già celebrata del beato Don Luigi Variara (15 gennaio), dell’odierna memoria della Beata Laura Vicuña (22 gennaio), della prossima festa di San Francesco di Sales (24 gennaio) e della solennità del nostro amato Don Bosco (31 gennaio)!!!

Catania, 22 gennaio 2016 Memoria della Beata Laura Vicuña

Insieme


Dal 12 al 14 febbraio scorsi la nostra ispettoria ha ospitato l’incontro dei salesiani tirocinanti d’Italia. Questi, provenienti dalle ispettorie ICP, ILE, INE, ICC, IME e ISI si sono riuniti il primo giorno nella struttura ricettiva di Zafferana. L’incontro ha avuto inizio sulle note di “Padre, maestro ed amico”, a significare che più ispettorie riunite insieme, come tessere di un unico mosaico, manifestano in modo ancora più evidente il volto incarnato di don Bosco oggi... Con parole simili ha esordito Don Guido Errico, delegato del settore formazione per la regione Italia e Medio Oriente, che ha condotto queste giornate. Non casuale questa introduzione all’incontro, il cui tema è l’accoglienza dei migranti, fatta con il cuore di don Bosco e con il suo Sistema Preventivo. Anche la scelta di ospitare questo incontro in Sicilia, primo approdo dei migranti in viaggio verso l’Europa, non è stata fortuita. Tante le aspettative dei partecipanti all’incontro: occasione per rivedere i compagni di studio e di noviziato, per confrontarsi, per progettare insieme il futuro, per riprendere entusiasmo, per gustare la fraternità, ecc. Ma don Guido ha voluto sottolineare l’importanza di questo incontro come occasione per prendere un profondo respiro spirituale e per approfondire alcuni tratti del nostro carisma, nell’ascolto reciproco delle varie esperienze. Dopo la presentazione delle realtà di accoglienza dei migranti nelle ispettorie INE e ILE, è intervenuto il prof. Rosario Sapienza ordinario della cattedra di diritto internazionale presso la facoltà di Giurisprudenza di Catania - con una ampia panoramica sulla realtà dei flussi migratori verso l’Europa e delle relazioni di questa con l’attuale geopolitica e col diritto degli stati nazionali europei, ai quali a volte non interessano i movimenti delle popolazioni, anzi molto spesso le ignorano. Alla Celebrazione vespertina il nostro ispettore, don Pippo Ruta, ci invitava a contemplare il volto misericordioso del Signore, prima ancora di “fare”, per essere dispensatori della Sua misericordia in un mondo che Insieme

ha assunto sempre più un volto disumano. Nel dopocena un allegro momento di fraternità e la preghiera del Rosario hanno fatto da conclusione alla prima giornata. La mattina del 13 ci siamo diretti verso Piazza Armerina, in provincia di Enna, per la visita del centro di accoglienza per migranti gestito dall’associazione Don Bosco 2000, attivo dal 2011 prima con il progetto di accoglienza delle donne in difficoltà, poi come S.P.R.A.R. Al centro di Piazza Armerina è collegato un secondo centro, quello di Aidone (EN). Ad accoglierci – nel cineteatro dell’ex-oratorio delle Figlie di Maria Ausiliatrice, oggi centro giovanile e casa di accoglienza a conduzione laicale – è stata Cinzia, la responsabile del centro, assieme al marito, Agostino. In un clima di calorosa ospitalità, Cinzia ed Agostino ci hanno introdotto alla realtà di accoglienza del centro, raccontandoci le fatiche, i problemi, ma soprattutto le gioie che riserva la loro “missione”, portata avanti con il carisma di don Bosco, che fa del centro una “casa che accoglie” numerosi giovani, provenienti da paesi lontani. Agostino, in particolare, ha riportato le difficoltà del duro compito di seguire l’iter burocratico che separa i richiedenti asilo dal riconoscimento del loro status di rifugiati. A questo si sommano, ci esponeva Cinzia, le difficoltà della quotidiana convivenza dovute alle diversità culturali e di lingua, le esigenze particolari di ciascuno a cui venire incontro; poi la difficoltà più grande: scontrarsi con la mentalità di una città e un paese che si lascia trasportare da pregiudizi e luoghi comuni, chiudendo i propri confini geografici e soprattutto esistenziali a chi è straniero e debole. Per questo, proseguiva, “organizziamo conferenze per sensibilizzare i cittadini sul tema dell’accoglienza”. E ci si impegna per l’integrazione anche nel mondo del lavoro; questi ragazzi infatti, prima di lasciare la comunità che li accoglie, svolgono un tirocinio formativo di uno o due mesi in azienda. È difficile far accettare agli imprenditori la presenza di un immigrato nella loro impresa; ma, dopo

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FORMAZIONE

Incontro tirocinanti d’Italia


FORMAZIONE

Piazza Armerina (EN): Incontro nazionale tirocinanti.

una breve esperienza e dopo aver riconosciuto che tutto ciò che si dice dei migranti è spesso solo frutto di pregiudizi, sono essi stessi che chiedono la prosecuzione del rapporto di lavoro anche dopo la fine del periodo di tirocinio. Abbiamo ascoltato anche la testimonianza di Alì, un ex ospite del centro di accoglienza di Aidone, oggi impiegato nella stessa struttura con la qualifica di mediatore culturale. Dalle sue parole, così cariche di sofferenza nel raccontare le estreme difficoltà del viaggio dal Mali verso l’Europa, ma anche di grande riconoscenza nei confronti di chi l’ha accolto e voluto bene, si comprende ancora di più quanto sia attuale il carisma salesiano nell’accoglienza di chi è povero e debole. Ci hanno raggiunto a Piazza Armerina anche Don Enzo Volpe, direttore dell’oratorio di S. Chiara a Palermo, e Suor Valeria, missionaria Comboniana, per presentarci la loro esperienza di accoglienza dei migranti e soprattutto delle donne in difficoltà. Don Enzo ci ha raccontato la storia dell’oratorio di S. Chiara, nato per accogliere gli orfani della seconda guerra mondiale, poi diventato negli anni ‘80 centro che accoglie i migranti che scappano dai paesi africani in guerra. L’accoglienza oggi è rivolta a tutti, e si offre gratuitamente consulenza giuridica, scuola di Italiano, sostegno alle ragazze vittime della tratta di esseri umani, ecc. Suor Valeria esponeva nei particolari, a dir poco raccapriccianti, la sua esperienza di “soccorritrice” delle ragazze immigrate vittime di sfruttamenti. Questa esperienza la condivide da anni con altri volontari dell’Unità di strada: lo stesso don Enzo, altre religiose e alcuni laici. Grazie alla sua lunga esperienza di missione in Africa ha sviluppato una certa sensibilità nei con-

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fronti delle donne maltrattate e rese schiave. Ci ha raccontato, con crudo realismo, la storia tipo di una di queste ragazze, dal momento in cui viene adescata in patria dall’organizzazione criminale, fino a quando viene portata in Italia ed avviata alla prostituzione. Realtà agghiaccianti che Suor Valeria e gli altri volontari accostano quotidianamente, quando escono per strada, portando con loro del latte caldo, merendine, ma soprattutto l’amicizia e la preghiera. Sono le ragazze stesse che chiedono di pregare con loro, e la preghiera più ricorrente che fanno è: “che non mi accada di morire per strada”. L’ultimo giorno dell’incontro ci siamo recati al centro di accoglienza “Oratorio dei Popoli”, presso la Playa di Catania. Qui, la volontaria Dony Sapienza ci ha accolti e ha esposto a noi alcune informazioni riguardanti la nascita della realtà di accoglienza a Catania che, inserita nel progetto Immigrati Italia Salesiana, è attiva dal 2014 e prende il nome di “Don Bosco Island”. Il Centro di accoglienza della Playa per minori stranieri non accompagnati offre circa sessanta posti per un massimo di novanta giorni ed è rivolto a ragazzi e ragazze dai quindici ai sedici anni di età, appena arrivati nel nostro paese. I servizi offerti sono svariati: assistenza medica, legale, psicologica, prima alfabetizzazione, ecc. Il punto di forza del centro è la rete di solidarietà ed amicizia che si è creata intorno a questi ragazzi, grazie alla vicinanza di altri oratori salesiani, ma anche alle iniziative benefiche di associazioni o scuole. Tante sono le attività che impegnano gli ospiti del centro: doposcuola, calcio, pallamano, uscite vigilate, laboratorio manuale, cucina, orto, musica, educazione alle norme sanitarie, ecc. Tre giovani provenienti da Costa d’Avorio, Mali e Afganistan, ex ospiti dei centri di Piazza Armerina e Aidone, sono oggi impiegati alla Playa come mediatori culturali o cuochi. Da loro stessi abbiamo potuto ascoltare il racconto del travagliato percorso di vita. Di uno in particolare siamo rimasti colpiti ed emozionati: Raja (nome di fantasia) è dovuto scappare dalle minacce di morte dei talebani e ancora aspetta e spera il ricongiungimento con i suoi familiari, rimasti bloccati Insieme


Pippo Ruta, ringraziando i convenuti e quanti hanno reso possibile questa iniziativa, ha ricordato che la sfida oggi rivolta a noi religiosi salesiani di diverse ispettorie, laici impegnati, ecc. è quella di procedere insieme, in rete, per essere al servizio dei giovani più poveri. Oggi, afferma don Ruta, è sempre più difficile la vita per le persone di buona volontà che non per le persone di malaffare; quello che si fa è una goccia nell’oceano, ma una goccia che contribuisce a realizzare il sogno di Dio, il sogno di Don Bosco. Marco Tomaselli

Incontro direttori e consiglieri ispettoriali Il 14 di febbraio sono convenuti a casa Tabor in Sant’Alfio i Direttori delle case e i Consiglieri Ispettoriali della Sicilia Salesiana per il loro incontro periodico per un momento di Formazione permanente e di condivisione e confronto. Giunti nel tardo pomeriggio hanno inaugurato i nuovi locali di Casa Tabor, recentemente restaurati, per rendere un servizio più adeguato come Centro di Spiritualità per tutta la famiglia Salesiana, per i giovani, per le famiglie e per le Chiese locali …. Dopo la Preghiera dei Vespri il Sig. Ispettore don Pippo Ruta ha proposto una interessante Lectio biblica sul brano evangelico di “Marta e Maria” (Lc 10,38-42) e sulla ricaduta in termini spirituali sulla nostra vita di consacrati, chiamati a coniugare “l’ascolto e il servizio” invocando quella “grazia di unità” tanto cara a Don Bosco e perno della nostra spiritualità. Dopo la cena fraterna abbiamo avuto la gioia di vedere in anteprima il film su Nino Baglieri “L’atleta di Dio” presentaInsieme

to dal CGS Life di Biancavilla e diretto dal nostro Salesiano Cooperatore Armando Bellocchi. Il giorno seguente dopo la celebrazione dell’Eucarestia e delle lodi ci siamo intrattenuti con il Sig. Ispettore per un momento di condivisione fraterna e di verifica della vita delle nostre comunità. Dopo una puntuale informazione sulla salute dei confratelli, con la quale abbiamo registrato che sono numerosi quelli che vivono un momento di difficoltà, ma anche l’attenzione e la generosità di tante comunità nei loro confronti, si è passati ad una verifica della vita delle nostre case. Vita fraterna, programmazione formativa, servizio educativo-pastorale, collaborazione con i laici, servizio dell’autorità, rapporto con il Centro Ispettoriale… sono stati gli argomenti considerati dai Direttori delle case rilevando aspetti problematici e aspetti positivi, punti di forza e punti di debolezza. Dopo alcune comunicazioni dei diversi settori economico e pastorali e qualche informazione, i lavori si sono conclusi con l’agape fraterna e i saluti. Ci sembra che tutti sono rimasti contenti degli argomenti affrontati e del clima vissuto. D on An gelo Gra sso

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FORMAZIONE

per questioni burocratiche in un paese neutrale. Dopo la presentazione e la visita del centro della Playa, abbiamo avuto l’occasione di conoscere e sentire le testimonianze di altre due realtà: l’associazione Metacometa, che si occupa di “dare una famiglia” a chi non ce l’ha, con uno spirito “profondamente salesiano”; la Comunità alloggio e centro diurno delle FMA di Barcellona P. G., presentata da Suor Marilena, che opera da anni nell’accoglienza di giovani donne in difficoltà. Quasi a conclusione di questo incontro dei tirocinanti d’Italia, il nostro ispettore don


PASTORALE GIOVANILE

Esperienze Ispettoriali

Diario di Bordo della PG

Riprendo con piacere la pagina del Diario di Bordo della PG annotando gli appuntamenti e gli eventi più significativi che hanno caratterizzato la nostra vita e la nostra missione qui in Sicilia e in terra tunisina. Innanzitutto, annoto l’esperienza del “Vieni e vedi” in Comunità Proposta presso la Comunità della Salette (CT). Dal 4 al 6 Dicembre e dal 5 al 7 febbraio sono stati coinvolti i giovani che si stanno confrontando con la specifica vocazione salesiana. Nella tappa di Dicembre, che è coincisa con la visita del Rettor Maggiore a Catania, i giovani della CP allargata hanno avuto la possibilità di avere un confronto diretto con il Successore di Don Bosco. Ritengo sia bello Il 5 dicembre abbiamo avuto la visita a Catania del Rettor Maggiore, don Ángel Fernández Artime, e per l’occasione sono stati convocati alla Salette tutti i giovani che hanno partecipato al SYM di Torino (dal 9 al 16 agosto 2015). Il 6 dicembre don Ángel si è recato a Messina per festeggiare il centenario dei Salesiani a Giostra “San Matteo” e il 7 Dicembre don Ángel si è recato alla Plaja (CT), Don Bosco Island, per visitare e conoscere la bella realtà di accoglienza per i migranti. Dal 10 all’11 dicembre mi sono recato a Roma per l’Ufficio Vocazioni; insieme con gli altri animatori vocazionali delle Ispettoria d’Italia abbiamo continuato il lavoro di preparazione del Seminario Vocazionale. Il 12 dicembre, il Rettor Maggiore emerito, don Pascual Chávez Villanueva, è ritornato in Sicilia per festeggiare il 90° della presenza dei salesiani a San Cataldo. Domenica 20 dicembre abbiamo vissuto a Casa Tabor una giornata di GR Discernimento con un gruppo esiguo di giovani. Ciò che ha caratterizzato questa giornata è stato: il clima familiare di preghiera, di ascolto della Parola di Dio, di meditazione, di condivisione e di accompagnamento. Come ogni anno non è mancato l’appuntamento del Meeting Adolescenti, dal 3

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al 5 gennaio 2016, presso “Isola delle femmine” - Capaci (PA). Su questo momento di grande convocazione giovanile trovate di seguito un articolo di approfondimento redatto dai coordinatori dell’evento. Dal 7 al 9 gennaio mi sono recato nuovamente a Roma - Salesianum per il coordinamento di Pastorale Giovanile. Dal 23 al 24 gennaio abbiamo vissuto il secondo incontro di GR Discernimento. A tal proposito, di seguito troverete un articolo di approfondimento. Dal 31 gennaio al 5 febbraio mi sono recato a Santiago de Compostela insieme a tutti i delegati della PG della nuova Regione Mediterranea; siamo stati convocati dal Dicastero di PG per un incontro di formazione e di condivisione attorno al nuovo Quadro di Riferimento della Pastorale Giovanile Salesiana. Insieme ai delegati di PG erano presenti anche gli animatori missionari capitanati dal loro rispettivo Dicastero delle Missioni. Il 13 e il 14 febbraio si è tenuto il terzo incontro di Scuola di Mondialità promossa dal VIS Sicilia. Il 16 febbraio sono stato nuovamente a Roma per l’Ufficio Nazionale Vocazioni e dal 17 al 19 febbraio abbiamo preso parte al Seminario Nazionale Vocazionale che si è tenuto a Roma - Salesianum. Su questo avvenimento, troverete in seguito un articolo che descrive quanto è stato realizzato. Dal 20 al 21 febbraio c’è stato nelle due zone pastorali (Alcamo ed Alì Terme) il terzo incontro di GR Ado. Purtroppo, per motivi molto diversi, abbiamo fatto la scelta di soprassedere gli Esercizi Spirituali del GR Ado previsti dal 4 al 6 marzo. Molto partecipati sono stati, invece, gli Esercizi Spirituali dei Giovani che si sono tenuti dal’11 al 13 marzo presso la Comunità delle Figlie di Maria Ausiliatrice di Alì Terme. Hanno partecipato circa 60 giovani guidati da una equipe di SDB, FMA e Laici. Insieme


tornei sportivi di calcio, basket e hockey, lavori manuali e momenti formativi. Mi sono davvero rallegrato per le splendide giornate di gioco, di amicizia e di tanta vivacità dell’ambiente. Il nostro confratello, il sig. Roberto Lionelli, in un post pubblicato su facebook ha ringraziato pubblicamente gli animatori, gli assistenti e tutti gli amici che hanno accompagnato e sostenuto questa attività con la loro amicizia e generosità. Nella comunità di Manouba ci sarebbe da dire davvero che i salesiani si riposano cambiando lavoro! Il Signore benedica ogni nostra attività a beneficio dei giovani, soprattutto quelli più poveri e bisognosi. E per concludere, colgo l’occasione per un augurio fraterno di Buona Pasqua. Auguro a ciascuno di voi di sperimentare la potenza straordinaria dell’amore di Cristo, che ci dà la forza di lottare e di amare pur in mezzo a tante difficoltà, e ci dà la gioia di sentirci uniti a lui, felici, anche quando siamo stanchi e affaticati. E così dal nostro cuore uscirà un canto di ringraziamento, perché sentiremo che Dio vuole sedersi al nostro fianco, e che con Lui al nostro fianco “vivere é molto bello”! d o n D o m e n i c o L u v ar à

Montagna Gebbia - Agosto 2015

Campo Animatori

La scoppiettante estate 2015 del Movimento Giovanile Salesiano di Sicilia si chiude nel migliore dei modi con il rinomato Campo Animatori, che anche quest’anno ha avuto come cornice la caratteristica oasi boschiva di Montagna Gebbia nei pressi di Piazza Armerina (EN). La fine di agosto, più precisamente dal 25 al 28, ha quindi concentrato centinai di giovani siciliani per un’esperienza unica all’insegna della scoperta di Gesù e del nostro padre fondatore Don Bosco. Da prender nota, la singolare intuizione di raggruppare i ragazzi del triennio e del Insieme

biennio in un’unica struttura, scelta che pagherà (secondo i feedback ricevuti) più del previsto, grazie alla possibilità di confronto maggiore e sicuramente più efficace. Alla direzione del campo Don Pierpaolo Galota e Sr Rosanna Zammataro coadiuvati dai giovani Dorella Marzullo e Stefano Di Maria; quest’ultimi affiancati da una equipe di tutto rispetto in grado di organizzare dei laboratori davvero interessanti che spaziavano dai grandi giochi al servizio di comunicazione dell’oratorio per i laboratori di teatro, danza, canto e molti altri ancora. Un’equipe preparata che senza dubbio

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PASTORALE GIOVANILE

Il 13 marzo, nelle diverse zone pastorali, si è tenuto l’ultimo incontro di GR Leader. Ed infine, il 13 marzo ho avuto il piacere di ritornare per la seconda volta a Manouba (Tunisia) insieme all’Ispettore, Don Pippo Ruta, che ha fatto una visita canonica alla comunità salesiana. Annoto sinteticamente quanto ho vissuto. Il nostro arrivo presso la comunità di Manouba ha coinciso con le “grandes vacances”, ossia le vacanze di inizio primavera. In Tunisia, infatti, il sistema scolastico è quello francese; a conclusione di ogni trimestre sono previste 15 giorni di vacanze. E nel periodo di “grandes vacances” la nostra scuola di Manouba ha organizzato l’INVERNO RAGAZZI, ossia una molteplicità di attività di tipo formative-ludiche-ricreative. Il 14 marzo 2016 è iniziata questa attività che ha visto coinvolti i salesiani della comunità, alcuni animatori locali, exallievi della scuola, e una sessantina di allievi. Seppur la nostra permanenza è stata breve (dal 13 al 16 marzo 2016) ho potuto constatare che la proposta extra scolastica era ben organizzata; i ragazzi arrivavano alle 8 e tornavano a casa alle ore 17. Il programma era piuttosto intenso e alternava grandi giochi, piscina,


PASTORALE GIOVANILE

ha curato in maniera efficace e completa la formazione dei ragazzi con ben 6 sessioni di formazione, fil rouge delle stesse: la Spiritualità Salesiana. Spiritualità Salesiana che ha rappresentato di certo un eccellente tema, in grado di chiarire il concetto di animazione, la preghiera per l’animatore, l’accostarsi ai sacramenti ed ultimo ma non meno importante, qual è la missione oggi dell’animatore negli oratori ma ancor di più nel quotidiano. Momenti di forti quesiti sicuramente, momenti per i giovani, ideali per trovar il senso. Fiore all’occhiello del campo animatori le serate a tema organizzate che hanno di certo galvanizzato i ragazzi ma anche educati con un messaggio sottile lanciato tra le righe del divertimento, come d’altro canto l’educazione salesiana prevede. Durante la prima serata infatti con il tema “Siate costruttori di Pace”, approfondito con gli interventi multimediali del beato Don Tonino Bello, si è affrontato il tema della guerra e della pace e di quanto vicino esso possa essere nonostante la nostra situazione di apparente stabilità, quanto gli animatori Salesiani hanno l’obbligo di divulgare la pace nei cuori dei ragazzi che vengono affidati loro. Il messaggio è stato rafforzato da una dolce “battaglia” con i cuscini in un tutti contro tutti, 4 round nei quali i ragazzi non si sono di certo risparmiati colpi e divertimento. La seconda serata, ha permesso di vivere grandi momenti di spiritualità con un’Adorazione Eucaristica, organizzata dal veterano Roberto Scimè, nuova ed interattiva, è stata presieduta dal nostro ispettore Don Pippo Ruta. A seguire ed a sorpresa per i ragazzi è stata “la festa dei colori” con la quale si è affrontato il tema della diversità e dell’immigrazione; un tema cardine di questo anno che ci siamo lasciati alle spalle e che ahimè stiamo rivivendo in questo 2016.

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Musica e polveri colorate hanno fatto da padrone ad una festa con dresscode rigorosamente bianco, al termine del quale si è proprio evidenziato il messaggio della diversità che passa attraverso un diverso colore di pelle (polvere colorata) o ad altre diversità che nella complessità ci rendono insieme un meraviglioso arcobaleno di colori. Evidenziate dal passaggio di colore durante la serata dall’uniformità di essere tutti bianchi alla meravigliosa diversità di esser tutti colorati. Infine la terza ed ultima serata è stata caratterizzata da uno spettacolo che ha messo a frutto le capacità sviluppate nei laboratori pomeridiani con uno spettacolo teatrale e coreografico intrecciato alle danze del corpo di ballo del laboratorio. Esibizioni di magia e beatbox hanno fatto da cornice. Ciliegina sulla torta uno spettacolo pirotecnico che ha chiuso nel più gioioso dei modi un campo animatori che di certo ha entusiasmato i giovani partecipanti e caricato per l’anno pastorale che stanno già affrontando. La mattinata successiva, giorno delle partenze, ha visto “lacrimoni” di gioia e di nostalgia per quei momenti che non torneranno se non nei ricordi che sicuramente saranno impressi nei cuori dei giovani che si sono regalati l’opportunità di questo straordinario campo animatori 2015. Un ringraziamento particolare va a don Domenico Luvarà e suor Assunta Di Rosa, responsabili della pastorale giovanile di Sicilia e promotori di quest’avventura che l’MGS Sicilia ricorderà a lungo. Ste fa no Di Ma ri a Insieme


Il viaggio continua

Dal 3 al 5 gennaio si è svolto all’hotel Saracen dell’isola delle Femmine, provincia di Palermo, il tanto atteso “meeting 2016”. Un incontro organizzato dalla pastorale giovanile salesiana per tutti i ragazzi delle case SDB e FMA della Sicilia. Lo slogan di quest’anno è stato “perché tu sei importante” in quanto ognuno di noi è unico agli occhi di Dio e può fare la differenza aiutando gli altri. Le giornate sono state molto intense, iniziavano alle 8.00 e finivano a mezzanotte. I ragazzi, malgrado avessero poche ore di sonno, partecipavano attivamente a tutti i laboratori e ascoltavano con entusiasmo le parole dei relatori. I temi trattati hanno cambiato e fatto riflettere molti ragazzi. In particolare è stato affrontato il tema dell’immigrazione mettendo in evidenza l’importanza di alloggiare gli stranieri e farli integrare nella società odierna. Un altro argomento trattato è stato la Misericordia, intesa sia come prendersi cura degli altri e fare del bene come il buon Samaritano, che come perdono, prendendo ad esempio Papa Giovanni Paolo ||, il quale ha perdonato colui che aveva tentato di ucciderlo. Infine è stato esposto, a mio avviso, il tema più importante di tutti, ovvero che Dio ci ama così come siamo, con i nostri difetti e le nostre imperfezioni. I ragazzi grazie a questa esperienza sono cresciuti e hanno capito molto di più sulla

vita e soprattutto su Dio, instaurando un nuovo rapporto. Una cosa che mi ha stupito molto è stato l’atteggiamento di alcuni giovani di 14 e 15 anni durante la Liturgia Penitenziale e l’Adorazione Eucaristica: poiché non si sono fatti distrarre da nulla e hanno sentito la presenza di Gesù in mezzo a loro. Oltre al lato formativo, educativo e spirituale ovviamente non è mancato il sano divertimento soprattutto nei vari momenti di fraternità. I ragazzi si sono sentiti a casa e hanno respirato un clima di famiglia. Hanno ballato, hanno scherzato e hanno cantato, nessuno di loro si è sentito escluso o rifiutato. Anche le persone più timide si sono messe in gioco e hanno fatto nuove conoscenze. Questo evidenzia la bellezza del tipo di esperienze che “si dovrebbero fare almeno una volta nella vita” e “dovrebbero durare più a lungo”. Tutti questi incontri, “campi”, sono possibili grazie al lavoro straordinario dei Delegati della Pastorale Giovanile Salesiana, Don Domenico Luvarà e Suor assunta e di tutti i collaboratori che li affiancano. Don Bosco è ancora in mezzo a noi e lo si vede dall’impegno che alcuni Salesiani mettono per i propri ragazzi. Niente è finito, il “Viaggio continua” e i ragazzi porteranno tutti i frutti di questa esperienza nelle loro case. Vanessa Buetto

Insieme

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PASTORALE GIOVANILE

Meeting Adolescenti 2016


PASTORALE GIOVANILE

Animazione Vocazionale

Quale sentiero? L’esperienza di Gr Discernimento a “Casa Tabor”

Si è appena concluso il primo weekend di GR Discernimento tenutosi nei giorni 2324 gennaio a Sant’Alfio presso “Casa Tabor”. Anche quest’anno la famiglia Salesiana, attraverso un itinerario di incontri, ha offerto ai giovani, che hanno scelto di mettersi “in cammino”, la possibilità di confrontarsi con alcune realtà vocazionali, presentando cosa vuol dire vivere concretamente il carisma di Don Bosco nelle diverse scelte di vita: dalla famiglia, al cooperatore, al consacrato. Discernere vuol dire distinguere, fare chiarezza, vedere distintamente, ma Chi? Che cosa? La vita ci pone costantemente davanti l’abisso della Scelta. In quest’anno di Grazia appena iniziato e dedicato al vero Volto di Dio, un gruppo di ragazzi del MGS ha deciso di iniziare un viaggio per riflettere su quali sentieri sia possibile percorrere una vita piena e impegnata alla luce della Fede, scegliendo di avere come guida speciale la Misericordia di Dio. La riflessione non poteva non partire dal brano del Vangelo che Papa Francesco vuole come leitmotiv di quest’anno ed in generale della vita del cristiano autentico, la parabola del “Figliol prodigo” o più esattamente del “Padre misericordioso” (Lc 15,11-32). Ancora una volta ci si rende conto di quanto sia incredibile la Parola, di quanto sia ricca, di quante domande e spunti di riflessione offre se La si ascolta con il cuore pronto e attento alla voce di Dio. C’è chi dice “Ho letto questo brano decine di volte... eppure?!” Eppure rimane sempre qualcosa di non detto, perché per quanto La si interroghi, proprio perché viene da un’Ispirazione Infinita non finirà mai di dare risposte e certezze. Abbiamo analizzato

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questa volta i tre protagonisti il Padre Misericordioso e i due Fratelli secondo l’ottica del rapporto che intercorre tra Libertà e Responsabilità con tutte le implicazioni e accezioni che questo legame comporta, soffermandoci sul senso autentico del pentimento e del sacramento cardine di questo anno santo: la Riconciliazione. Ci siamo accorti, anche durante il momento di condivisione e fraternità attorno al camino che, l’esegesi migliore che possiamo dare è rendere visibile la Parola, con esempi di vita quotidiana. Durante questi giorni ci siamo messi in gioco, abbiamo capito che per esserci Misericordia deve esserci Miseria nella misura in cui ci riconosciamo creature fragili bisognose di una Tenerezza Infinita, creature che possono sbagliare il loro cammino, creature che possono cadere nel burrone dell’orgoglio come il fratello maggiore della parabola o in quello dell’umiliazione come il minore ma fortunatamente tutti abbiamo un Padre che si precipita e corre verso di noi, che ci rialza e ci ridona Dignità, ci sostiene e ci da la Libertà di sbagliare sentiero, di percorrerlo tutto e allontanarci da Lui o di interromperlo e tornare indietro tutte le volte possibili, perché un Padre come Lui non giudica, non rimprovera, non si vendica ma, semplicemente ci Ama. Al termine di questa prima tappa abbiamo capito che i bivi dell’esistenza sono i più difficili da affrontare perché, se non si trova la giusta guida c’è il rischio di perdersi. Che cosa dunque, può orientarci in questo mondo? Improvvisamente guardando l’Etna, di notte, dalla finestra della mia camera a “Casa Tabor” penso di aver trovato una risposta: il mondo potrà anche toglierci la bussola, ma a te che Credi rimangono le Stelle. Eva Di Rosa Insieme


È la prima volta che partecipo agli esercizi spirituali organizzati dal Movimento Giovanile Salesiano ad Alì Terme (ME) nei giorni 11-13 marzo. L’esperienza, vissuta dai giovani, è stata intensa e favorita da un clima di serenità e di fraternità, caratteristico di un ambiente salesiano. Ci ha accompagnato in questi giorni l’icona della lavanda dei piedi, narrata dall’evangelista Giovanni. Un gesto, quello del Messia inchinato a lavare i piedi ai suoi intimi, che – come afferma Papa Francesco - «si è scolpito nella memoria dei discepoli» perché «inatteso e sconvolgente, al punto che Pietro non voleva ac-

ma della Via Crucis, abbiamo condiviso le nostre sensazioni sul Vangelo proclamato all’inizio dell’incontro. Il giorno successivo, dopo la preghiera delle lodi e la colazione, prima della celebrazione dell’Eucaristia, è stato abbiamo vivere il momento della riconciliazione (celebrazione della liturgia penitenziale e la confessione). Dopo un piccolo break, la catechesi di Suor Luisa sulle opere di misericordia e la condivisione. Dopo cena l’adorazione Eucaristica e lo scambio della pace. La testimonianza di un Don Pino Vitrano, salesiano che lavora con Biagio Conte

cettarlo». Gesù lo spiega così: «Capite quello che ho fatto per voi? [...] Se io, il Signore e il Maestro, ho lavato i piedi a voi, anche voi dovete lavare i piedi gli uni agli altri». Indicando con questo gesto «il servizio come la via da percorrere per vivere la fede in Lui e dare testimonianza del suo amore». Già dal primo giorno, dopo la lettura del brano di Giovanni e la catechesi offerta da Don Domenico, siamo stati invitati ad immergerci nel silenzio e nella riflessione personale. A conclusione della giornata, pri-

nell’opera “Missione di Speranza e Carità” per i poveri della città di Palermo, ci ha fatto percepire il vero significato dell’essere missionario e “misericordiosi come il Padre”. In questo anno giubilare, l’esperienza vissuta ad Alì Terme, mi ha aiutato a comprendere più intensamente il significato della Quaresima nell’ottica della riconciliazione con Dio e con i fratelli.

Insieme

Gi o v an n i F i n o cc h i ar o

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PASTORALE GIOVANILE

Esercizi spirituali ad Alì Terme


PASTORALE GIOVANILE

Sarti/Santi dal 1815

Accostarsi e accompagnare i giovani con lo stile di Don Bosco

È stata la metafora della stoffa e del sarto ad accompagnare i giorni dal 17 al 19 febbraio 2016, in cui si è svolto il seminario sull’animazione vocazionale dal titolo “Sarti/Santi dal 1815” a cura dell’Ufficio Nazionale Vocazioni dei Salesiani d’Italia. Molto positiva la partecipazione, 150 presenze, tra Salesiani di don Bosco, Figlie di Maria Ausiliatrice e laici corresponsabili nella missione, tutti riuniti presso il Salesianum di Roma. Dalla nostra ispettoria erano presenti tutti i confratelli presbiteri del quinquennio, tre laici nostri collaboratori (la sig.ra Rosalinda Castaldo dell’Associazione Metacometa di Giarre, la prof.ssa Mimmi Monaco del S. Francesco di Sales di Catania e il sig. Peppe Virzì dell’Oratorio di Trapani) e due Figlie di Maria Ausiliatrice (Sr Assunta Di Rosa e Sr Ermelinda Ardita). I Salesiani d’Italia, da circa 5 anni hanno intrapreso un cammino rispetto a quell’ambito della Pastorale Giovanile, che in qualche modo rappresenta il suo vertice e coronamento, ovvero l’Animazione Vocazionale. Pur tenendo come riferimento l’ampiezza della vocazione cristiana è sembrato opportuno in questi anni offrire degli strumenti perché l’annuncio esplicitamente vocazionale rispetto a vocazioni di “speciale consacrazione” potesse trovare spazio all’interno della vita delle Ispettorie e delle Case Salesiane. Dopo aver affrontato il piano di animazione vocazionale per il livello Ispettoriale (“Darei la vita”) e per il livello locale (“…Messis multa”), resta da compiere il terzo e ultimo passo che porta a riflettere sull’accompagnamento personale in chiave vocazionale. In sintesi si è provato a rispondere alla seguente domanda: esiste un modo tipicamente salesiano di accostarsi accanto al ragazzo e al giovane per condurlo alla pienezza della sua vita cristiana? Per i Salesiani di Don Bosco, l’accompagnamento spirituale si sviluppa non in laboratorio o in una stanza, ma, salvaguardando

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la sistematicità che lo caratterizza, si snoda nella presenza destrutturata e continua in cortile, prediligendo i luoghi informali della vita, curando l’accoglienza gratuita e disinteressata, mediante un’azione libera e liberante propria del Sistema Preventivo di Don Bosco fino alla donazione di se stessi a Dio e agli altri. L’intervento del prof. Raffaele Mantegazza «Il “mio” educatore» ha offerto la cornice pedagogica all’interno del quale inserire il cammino dei partecipanti al seminario. Sono intervenuti poi don Beppe Roggia e don Pippo Ruta a completare il quadro con i loro contributi. A partire da questi spunti è iniziato poi il lavoro dei laboratori per raccogliere modalità e stili di accompagnamento rispetto alle diverse età. Tre gli ambiti iniziali di lavoro: la stoffa (il giovane che viene accompagnato), il sarto (colui che accompagna), la sartoria (la relazione dell’accompagnamento). Tali laboratori sono andati a confluire verso il quarto ambito di lavoro: l’Ago e il Filo (gli strumenti dell’accompagnamento). Don Pippo Ruta, ispettore incaricato della CISI per l’Ufficio Vocazioni, ha affermato: «L’ambiente della sartoria, le figure del sarto e della stoffa, gli arnesi, ago e filo, sono stati assunti come “modello euristico” per delineare la delicata e affascinante dinamica dell’accompagnamento vocazionale, nella consapevolezza di fondo che nulla nasce per “germinazione spontanea” e nella convinzione che esso non è frutto di reclutamento ma di appassionato ossequio alla libertà dei giovani e al sogno che Dio ha su di loro». Inoltre, don Pippo, a conclusione del Seminario, ha consegnato ai partecipanti una relazione, a mo’ di “imbastitura”, che contenesse i risultati del Seminario stesso, consapevole del fatto che l’esperienza intensa vissuta in quei giorni non può essere racchiusa in un testo scritto e in poche battute. Insieme


Insieme

d o n D o m e n i c o L u v ar à

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PASTORALE GIOVANILE

Ha provato a delineare alcune scelte di futuro che coinvolgono in toto la Pastorale Giovanile. Tra le tante, si possono segnalare, alla luce dell’esperienza svolta durante il Seminario, cinque indicazioni concrete. Eccole in sintesi: Innanzitutto l’accoglienza: siamo chiamati, nella “trama di Dio”, ad una “tessitura” di buone relazioni, a incontrare i giovani, a “uscire” per andare verso di loro. La personalizzazione dei percorsi. La stoffa c’è ed è buona … anzi ci sono tante qualità di stoffa… alcune più facili, altre più difficili alla lavorazione per durezza e durata, per morbidezza e duttilità, per imbastitura e per stiratura finale. Ogni ragazzo/a ha diritto ad incontrare nella propria CEP una équipe di educatori innamorati della propria vocazione e scegliere tra essi il “suo” educatore e accompagnatore vocazionale. È possibile imparare ed affinarsi nell’arte del sarto. Si può diventare bravi sarti a determinate condizioni: se s’instaura un buon rapporto personale tra maestro e apprendista, se lo si accompagna passo dopo passo, se non ci si ritiene mai degli arrivati ma in continua formazione “insieme”, sdb, fma e laici.

Prestando particolare attenzione agli utensili. Ago e filo… Il processo di confezione secondo il marchio salesiano esige anche una tecnica e strumenti adeguati. In occasione di questo seminario, si è cercato di mettere a fuoco gli utensili e di dare un peso equilibrato agli arnesi del mestiere: gessetti, forbici, ago e filo, ferro da stiro... È vero che non basta avere strumenti di qualità o saper utilizzare quelli più sofisticati; occorre avere soprattutto ispirazione, capacità artistica e abilità tecnica. Ogni stoffa in buone mani può diventare un bell’abito per il Signore… L’intero processo di ideazione e realizzazione trova nell’abito (habitus) il suo frutto e il suo risultato. Come dai frutti si riconosce l’albero, così una sartoria, con i suoi capi sarti e apprendisti, con gli arnesi del mestiere, può essere riconosciuta dagli abiti e dai vestiti che escono dall’atélier. Essere “capolavori di Dio” è il desiderio più profondo di una stoffa e l’ideale nutrito e perseguito da un valente sarto. A conclusione del Seminario c’è stata la possibilità di un incontro per singole Ispettorie per cercare di delineare alcune scelte concrete da svolgere nelle nostre CEP. La scelta più ricorrente è stata la seguente: questo Seminario dovrà avere una ricaduta significativa nella nostra ispettoria con il coinvolgimento non solo dei Salesiani ma anche delle Figlie di Maria Ausiliatrice e dei laici corresponsabili della nostra missione. L’augurio è che possa svilupparsi sempre più in noi, al seguito di Gesù Maestro, con gli occhi e il cuore di Don Bosco, uno sguardo positivo e amante sulle giovani generazioni, che portano in sé i germi di un futuro bello e ricco, perché abitato da Dio. Nessun salesiano si può ritenere estraneo o esonerato nell’arte dell’accompagnamento vocazionale. Non si pensi di delegare ad altri questo compito. Non è un privilegio o una rarità, ma parte integrante del suo DNA educativo e pastorale. Ogni salesiano è chiamato a divenire “Sarto/Santo”.


PASTORALE GIOVANILE

Imbastitura del Seminario Vocazionale «La Chiesa dovrà iniziare i suoi membri – sacerdoti, religiosi e laici – a questa “arte dell’accompagnamento”, perché tutti imparino sempre a togliersi i sandali davanti alla terra sacra dell’altro (cfr. Es 3,5). Dobbiamo dare al nostro cammino il ritmo salutare della prossimità, con uno sguardo rispettoso e pieno di compassione ma che nel medesimo tempo sani, liberi e incoraggi a maturare nella vita cristiana. Benché suoni ovvio, l’accompagnamento spirituale deve condurre sempre più verso Dio, in cui possiamo raggiungere la vera libertà. […] Più che mai abbiamo bisogno di uomini e donne che, a partire dalla loro esperienza di accompagnamento, conoscano il modo di procedere, dove spiccano la prudenza, la capacità di comprensione, l’arte di aspettare, la docilità allo Spirito, per proteggere tutti insieme le pecore che si affidano a noi dai lupi che tentano di disgregare il gregge. […] L’autentico accompagnamento spirituale si inizia sempre e si porta avanti nell’ambito del servizio alla missione evangelizzatrice. […] Tutto questo si differenzia chiaramente da qualsiasi tipo di accompagnamento intimista, di autorealizzazione isolata. I discepoli missionari accompagnano i discepoli missionari». (PAPA FRANCESCO, Evangelii gaudium, Roma, 24 novembre 2013, Città del Vaticano, LEV 2013, nn. 169171. 173). «[…] la grande sfida è di trovare strade, mezzi e proposte che ci permettano di invitare i giovani a unirsi per percorrere un cammino che sia un vero soffio di vita, di aria fresca di Dio, di presenza dello Spirito nelle loro vite. […] Aiutiamo i giovani ad acquisire capacità e abilità per entrare nel proprio mondo interiore: educare all’ascolto e al gusto del silenzio; coltivare la capacità contemplativa, di stupore e ammirazione; gustare l’esperienza della gratuità … […] Impariamo a crescere nella vita in Dio attraverso la accettazione umile dei propri limiti, della propria storia personale e del proprio peccato. […] Collaboriamo con i giovani, con fede e una profonda convinzione personale, affinché possano maturare il proprio progetto di vita, facen-

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do un cammino perché nel vivere la vita come donazione, in ogni tipo di servizio e professione, possano andare dalle prime esperienze significative, anche se circostanziali, all’impegno totale di una vita che risponda alla chiamata di Dio». (DON ANGEL FERNÁNDEZ ARTIME, Con Gesù percorriamo insieme l’avventura dello Spirito. Strenna 2016, Direzione Generale Opere Don Bosco, Roma 2016, pp. 19-20, 22). Il Seminario di Animazione Vocazionale (Roma Pisana, 17-19 febbraio 2016), in sintonia con quanto il Rettor Maggiore esprime nel Messaggio Strenna per l’anno corrente 2016 e con quanto ci ha comunicato con la sua presenza cordiale e la sua parola calda, convinta e convincente, prende spunto dal primo incontro di Don Bosco con Domenico Savio del 2 ottobre 1854: (In realtà l’episodio trova riscontro in più parti nelle fonti salesiane e nella letteratura salesiana che sono state accostate nel preparare al Seminario e hanno fatto da “fondo” e da “sfondo” all’evento, come risulta dai molteplici e interessanti materiali offerti in cartella ai partecipanti). «Allora lo chiamai in disparte ... conobbi in quel giovane di 12 anni un animo tutto del Signore e rimasi un poco stupito. Prima che chiamassi il padre mi disse: – Mi condurrà a Torino per studiare? – Eh! Mi pare che ci sia buona stoffa. – A che può servire questa stoffa? – A fare un bell’abito da regalare al Signore. – Dunque io sono la stoffa: lei ne sia il sarto; dunque mi prenda con sé e farà un bell’abito per il Signore». L’ambiente della sartoria, le figure del sarto e della stoffa, gli arnesi, ago e filo, sono stati assunti come “modello euristico” per delineare la delicata e affascinante dinamica dell’accompagnamento vocazionale, nella consapevolezza di fondo che nulla nasce per “germinazione spontanea” e nella convinzione che esso non è frutto di reclutamento ma di appassionato ossequio alla libertà dei giovani e al sogno che Dio ha su di loro. Dopo i due momenti di riflessione che hanno guidaInsieme


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zionare abiti su misura. La sartoria, infatti, è diversa da una fabbrica o da un negozio d’abbigliamento, dove si realizzano e si trovano vestiti già fatti. La sartoria è un’impresa per realizzare abiti su misura. L’atelier si connota a livello artigianale e disdegna le confezioni in serie, proprie della catena industriale. Nel voler raccogliere i risultati del Seminario, nella consapevolezza che l’esperienza intensa vissuta in questi giorni non può essere racchiusa in un testo scritto e in poche battute, con l’augurio che quanto esperimentato in questi giorni si traduca in concretezza e arte di accompagnamento nei nostri ambienti educativi di provenienza, proviamo a delineare alcuni punti di non ritorno e alcune scelte di futuro. Questi elementi di “imbastitura” partono dal cammino delle nostre Ispettorie, dagli indicatori emersi circa la situazione attuale (Cfr. i risultati dei questionari che ci hanno invitato ad ascoltare ragazzi, giovani e confratelli sull’esperienza dell’accompagnamento; le sottolineature di Don Giuseppe Roggia tra il desiderio dei giovani ad essere accompagnati e le paure e le remore degli adulti ad accompagnarli), dalle molteplici stimolazioni offerte dal prof. Raffaele Mantegazza, da don Giuseppe Roggia, dagli interventi dei partecipanti e dai laboratori. P u n ti d i n o n r i to r n o : b u o n a s t o f f a , s a r t i s a n ti e n u o v a sta g io n e v o c a zi o n a le Vi sono innanzitutto tre elementi carismatici da non lasciar cadere, che possono essere riassunti così: Ogni educatore e animatore vocazionale, prima di essere sarto, è stoffa. Di più, una volta divenuto sarto, non smette di essere stoffa. L’animazione vocazionale è un circuito virtuoso di dare e ricevere, di traditio e redditio. In fondo, si può guidare e orientare, se si è guidati e orientati; si può essere apostoli, se si rimane discepoli del Vangelo, di Colui che è l’unico Maestro, il Signore Gesù (cfr. Mt 23,8). L’accompagnamento vocazionale è iniziazione all’ascolto orante della Parola (attraverso tanti metodi, non ultimo quello della lectio divina), perché la vocazione, come atto di fede, scaturisce dall’ascolto

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to le Ispettorie italiane a interrogarsi sull’organizzazione dell’Animazione Vocazionale nelle comunità ispettoriali e locali (REGIONE ITALIA - MEDIO ORIENTE, SETTORE PG, UFFICIO ORIENTAMENTO E VOCAZIONI (ed.), “… Darei la vita”. Verso un progetto d’Animazione Vocazionale della Regione Italia Medio Oriente. I cammini ispettoriali. Identità, forme, obiettivi, contenuti, modalità, strumenti, Scuola Grafica Salesiana, Milano 2010 [sigla: DLV]; IDEM, “Messis multa”… Verso un progetto d’Animazione Vocazionale della Regione Italia Medio Oriente. I cammini locali. Linee per la realizzazione, Scuola Grafica Salesiana, Milano 2013 [sigla: MM]. Questi due documenti non tengono conto del documento più recente del DICASTERO PER LA PASTORALE GIOVANILE SALESIANA, La Pastorale Giovanile Salesiana. Quadro di riferimento, Direzione Generale Opere Don Bosco, Roma 2014 [sigla: QRPG]), il Seminario che abbiamo vissuto e realizzato insieme si è soffermato sul terzo livello di approfondimento: quello dell’accompagnamento personale, che costituisce lo sbocco concreto, e si potrebbe dire “naturale” e “spontaneo”, ma per nulla automatico e scontato, dei primi due. Al termine di questa esperienza seminariale, la domanda che ci rinvia alla vita e alla quotidianità è per tutti la medesima: «Che cosa dobbiamo fare?». Come nella predicazione di Gesù, di Giovanni Battista e degli Apostoli (cfr. Lc 3,10; At 2,37), s’impone anche per noi questo interrogativo che scaturisce da un’esigenza di concretezza. Papa Francesco nel suo discorso il 21 giugno 2015, presso la Basilica Maria Ausiliatrice, ha espresso questa connotazione genuina del nostro stile di vivere e di educare: «Ai Salesiani che non hanno questa concretezza delle cose … manca qualcosa. Il salesiano è concreto, vede il problema, ci pensa e lo prende in mano». (Discorso di Papa Francesco a Valdocco, in ACG 96 (2015) 421, p. 103 (pp. 99104). È la trascrizione del discorso a braccio). Ci siamo trovati in sartoria per cogliere a grandi linee l’arte dell’accompagnamento, senza tralasciare nulla di quanto è necessario per sbirciare, vedere, comprendere, apprendere ed “imbastire” le stoffe, al fine di confe-


PASTORALE GIOVANILE (1Sam 3,1-21; Rm 10,17) (Rimanendo nell’ambito della metafora “tessile”: cfr. A. CORALLO, Atelier della Bibbia. Dal tessuto della Scrittura al vestito della Parola, EDB, Bologna 2013; IDEM, Rivestirsi di Cristo. Il look del cristiano secondo Matteo, Il Pozzo di Giacobbe, Trapani 2013) e può svilupparsi alimentandosi continuamente al Vangelo. Nessuno di noi crea dal nulla e nessuno di noi è nato sarto. Sarti (santi!) non si nasce ma si diventa. Guardando al disegno di Dio che ha suscitato Don Bosco nella Chiesa per l’umanità, siamo chiamati ad apprezzare, a rendere attraente, a tramandare la “firma salesiana”, il marchio d.o.c., l’imprinting speciale dello Spirito: per natura e per grazia siamo buona stoffa e facciamo parte di una famiglia di sarti (santi), membri attivi della sartoria salesiana. Ci muoviamo nel mondo degli stilisti della spiritualità cristiana, con umiltà, senza ombra di vanto se non nel Signore (cfr. 1Cor 1,31; 2Cor 10,17), all’insegna della tradizione tipica salesiana e dell’innovazione! Per noi salesiani, l’accompagnamento spirituale si sviluppa non in laboratorio o in una stanza, ma, salvaguardando la sistematicità che lo caratterizza, si snoda nella presen-

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za destrutturata e continua in cortile, prediligendo i luoghi informali della vita, curando l’accoglienza gratuita e disinteressata, mediante un’azione libera e liberante propria del Sistema Preventivo di Don Bosco fino alla donazione di se stessi a Dio e agli altri (cfr. MM, pp.73-79). Possiamo dire, senza peccare di presunzione, che in questo momento storico così difficile e “di crisi”, ma anche gravido di fiducia e di speranza, s’inaugura una nuova stagione vocazionale! Con una produzione nuova e inedita! Come in passato, anche nel presente e nel futuro possono essere “imbastiti” e “confezionati” abiti originali e unici, frutto dell’inventiva dello Spirito che non si ripete mai e che crea capi d’abbigliamento originali. Sviluppiamo, al seguito di Gesù Maestro, con gli occhi e il cuore di Don Bosco, uno sguardo positivo e amante sulle giovani generazioni (cfr. Mc 10,21; Mt 15,32), che portano in sé i germi di un futuro bello e ricco, perché abitato da Dio. Nessun salesiano si può ritenere estraneo o esonerato nell’arte dell’accompagnamento vocazionale. Non si pensi di delegare ad altri questo compito. Non è un privilegio o una rarità, ma Insieme


Scelte di futuro: dall’ habitat all’ habitus A partire da questi punti di non ritorno, s’impongono alcune scelte di futuro… che coinvolgono in toto la Pastorale Giovanile (cfr. QRPG, pp. 114-116; 139ss.; 154-157; MM, pp. 15-28). Tra le tante, si possono segnalare, alla luce dell’esperienza svolta in questi giorni, cinque indicazioni concrete: Innanzitutto l’accoglienza: siamo chiamati, nella “trama di Dio” (Cfr. Discorso del Rettor Maggiore Don Angel Fernandez Artime alla chiusura del CG27, in “Testimoni della radicalità evangelica”. Lavoro e temperanza. Documenti capitolari CG 27, Roma, 22 febbraio – 12 aprile 2014, in ACG 95(2014) 418, p. 121), ad una “tessitura” di buone relazioni, a incontrare i giovani, a “uscire” per andare verso di loro. Si tratta di creare e ricreare continuamente il clima proprio della sartoria (habitat) (L’armonia d’ambiente viene raggiunta nella sintonia dei due livelli ispettoriale e locale, dando vita ad un ambiente vivo, positivo e stimolante. I ragazzi hanno bisogno di un accompagnamento personale e dell’appartenenza di un gruppo (cfr. in particolare il GR locale: MM, pp. 67-71) e di una comunità educativo-pastorale in loco (cfr. MM, pp. 31-47), ma anche di un respiro più grande a livello ispettoriale, compreso il contatto con la Comunità proposta (cfr. DLV, pp. 33-40), nell’orizzonte più ampio della Chiesa e della Congregazione/Famiglia Salesiana); un luogo dove ci si sente fortunati di aver incontrato sarti d’eccezione, in un ambiente ben temperato, sistematico e creativo di antica tradizione, dove è possibile realizzare il progetto di Dio su tutti e su ciascuno, dove silenzio e Parola si nutrono vicendevolmente. La sartoria è il luogo dove si elabora il gusto delle cose di Dio, di ciò che è vero, buono e bello, dove si instaura una buona relazione con Dio, dove si vive nella sua grazia, dove lo si ascolta, lo si riconosce, dove attraverso i sacramenti si matura umanamente e vocazionalmente, dove si possono superare momenti bui, grazie al sostegno di maestri, educatori, amici. Dove si può anche imparaInsieme

re l’arte di essere sarti e ci si può innamorare di questo “bel mestiere” a contatto e seguendo i buoni esempi, incoraggiati da quanti sono diventati sarti prima di noi. (Cfr. quanto viene riportato su Valdocco: laboratorio di cultura vocazionale, in MM, pp. 49-64). La personalizzazione dei percorsi. La stoffa c’è ed è buona … anzi ci sono tante qualità di stoffa … alcune più facili, altre più difficili alla lavorazione per durezza e durata, per morbidezza e duttilità, per imbastitura e per stiratura finale. Ogni ragazzo/a ha diritto ad incontrare nella propria CEP una equipe di educatori innamorati della propria vocazione e scegliere tra essi il “suo” educatore e accompagnatore vocazionale. A partire dalla disponibilità dei ragazzi e dei giovani è possibile realizzare degli abiti su misura! Questa imbastitura esigente richiede intenzionalità e responsabilità dei sarti, intesa e interazione tra di loro; inoltre, impegno e docilità della stoffa, utile a sviluppare una serie di virtù e di potenzialità, di “talenti”, come l’equilibrio, il senso di un’umanità piena ed armonica, la gratitudine, la semplicità, la trasparenza degli occhi e la purezza del cuore, in un sano protagonismo, fatto di gioia, di costanza e di pazienza. La cura del carattere vocazionale prevede anche la cura delle ferite, delle fragilità e dei difetti, qualche “taglio” necessario, il superamento forte e deciso del male, la capacità ad affrontare le difficoltà della vita e gli incidenti di percorso. (I cammini vocazionali per fasce d’età sono assodati non solo sulla carta o per dizione, ma anche nella prassi delle Ispettorie italiane: cfr. DLV, pp.43-68). Che non succeda agli animatori vocazionali quanto è capitato a Pietro di Bernardone, grande esperto di stoffe, che non seppe riconoscere la stoffa del figlio Francesco e il suo desiderio di affidarsi a quel Dio che «veste l’erba dei campi e nutre gli uccelli del cielo» (Mc 6,30). È possibile imparare ed affinarsi nell’arte del sarto. Si può diventare bravi sarti a determinate condizioni: se s’instaura un buon rapporto personale tra maestro e apprendista, se lo si accompagna passo dopo passo, se non ci si ritiene mai degli arrivati ma in continua formazione “insieme”, sdb, fma e laici. Si

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parte integrante del suo DNA educativo e pastorale. Ogni salesiano è chiamato a divenire “sarto/santo”.


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tratta di una “competenza” ben articolata, frutto di ispirazione, arte e tecnica, nel disegnare un abito, a partire da una determinata stoffa, mediante opportuni taglio e cucito, applicandovi i necessari accessori. Il servizio dell’accompagnamento salesiano non è compiuto da pochi eletti superesperti, ma, a proprio modo, da ogni educatore, attraverso la costante presenza educativa, la parolina all’orecchio in cortile fino ai colloqui in cui il giovane decide della propria vita, attraverso una gamma ben definita di piccole e progressive consegne di sé. Oltre all’importanza degli accompagnatori vocazionali, è delicata la scelta dei formatori nei vari ambienti e fasi formative, perché possano essere realmente guide sagge e mature per i giovani in formazione, capaci di far sperimentare loro la bellezza dell’essere accompagnati ed essere iniziati all’accompagnamento. (A tale scopo è importante permettere a qualche confratello e consorella (che mostra sensibilità e doti particolari per questo ministero), dopo almeno dieci anni di presbiterato o di professione perpetua, di “specializzarsi” con corsi ad hoc, per tale ministero a favore dei giovani, ma anche come aggiornamento a favore degli altri confratelli o consorelle della propria ispettoria, alleggerendolo/a o liberandolo/a completamente da compiti gestionali e secondari alla missione. E’ certamente auspicabile anche per i laici un cammino di preparazione e qualificazione in merito). Prestando particolare attenzione agli utensili. Ago e filo… Il processo di confezione secondo il marchio salesiano esige anche una tecnica e strumenti adeguati. In occasione di questo seminario, si è cercato di mettere a fuoco gli utensili e di dare un peso equilibrato agli arnesi del mestiere: gessetti, forbici, ago e filo, ferro da stiro... E’ vero che non basta avere strumenti di qualità o saper utilizzare quelli più sofisticati; occorre avere soprattutto ispirazione, capacità artistica e abilità tecnica. Senza voler enfatizzare quanto siano “utili” alla confezione di un abito, non va sminuito il valore e la “correlazione” degli arnesi del mestiere. Ogni stoffa in buone mani può diventare un bell’abito per il Signore… L’intero processo di ideazione e realizzazione trova nell’abi-

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to (habitus) il suo frutto e il suo risultato. Come dai frutti si riconosce l’albero, così una sartoria, con i suoi capi sarti e apprendisti, con gli arnesi del mestiere, può essere riconosciuta dagli abiti e dai vestiti che escono dall’atelier. Non esiste fase della vita che non possa recepire nella sua pienezza il vangelo di Gesù e dunque il mistero della Sua chiamata. «Un bell’abito per il Signore» è quanto ci si attende e quanto può essere verificato. Essere “capolavori di Dio” è il desiderio più profondo di una stoffa e l’ideale nutrito e perseguito da un valente sarto. La letteratura spirituale è ricca di tante metafore analoghe alla “stoffa”, come la “matita nelle mani di Dio” di Madre Teresa di Calcutta («Sono come una piccola matita nelle Sue mani, nient’altro. È Lui che pensa. È Lui che scrive. La matita non ha nulla a che fare con tutto questo. La matita deve solo poter essere usata»: http://www.pensieriparole.it/poesie/poesie-d-autore/poesia-52242 - 05.02.2016), e alla “sartoria”, come la “bottega del vasaio” di Robert Kennedy. («Mi abbandono, o Dio, nelle tue mani. Gira e rigira quest’argilla, come creta nelle mani del vasaio. Dalle una forma e poi spezzala, se vuoi. Domanda, ordina, cosa vuoi che io faccia? Innalzato, umiliato, perseguitato, incompreso, calunniato, sconsolato, sofferente, inutile a tutto, non mi resta che dire, sull’esempio della tua Madre: “Sia fatto di me secondo la tua parola”. Dammi l’amore per eccellenza, l’amore della croce, ma non delle croci eroiche che potrebbero nutrire l’amor proprio, ma di quelle croci volgari,che purtroppo porto con ripugnanza... Di quelle croci che si incontrano ogni giorno nella contraddizione, nell’insuccesso, nei falsi giudizi, nella freddezza, nel rifiuto e nel disprezzo degli altri, nel malessere e nei difetti del corpo, nelle tenebre della mente e nel silenzio e aridità del cuore. Allora solamente Tu saprai che Ti amo, anche se non lo saprò io, ma questo mi basta». È la preghiera che Robert Kennedy lesse nel giorno del funerale del fratello John. E’ stata però pubblicata in Piccolo Breviario di P. LIPPINI, Edizioni Studio Domenicano, Bologna 1992, pp. 365-366, come preghiera di Sant’Agostino: http://www.qumran2.net/ritagli/index.php?ritaglio=4289 - 05.02.2016). Insieme


Se volessimo ricondurre il tutto in un’unica espressione, quasi un mandato a termine del Seminario… la parola d’ordine potrebbe essere: (sceglila tu! sceglietela voi!!!) per rendere possibile e concreta una necessaria “cultura vocazionale” (cfr. QRPG, pp. 108 ss.; DLV, pp. 21-24). La “pubblicazione” del “terzo volume” o dei “tre momenti in un unico volume” potrebbe essere, oltre alla ricchezza dell’evento vissuto insieme, l’occasione in ogni ispettoria e in ogni comunità educativo-pastorale per la necessaria “onda di ritorno” e per larghe e profonde condivisioni sull’argomento con proficui momenti di formazione specifica. Di fronte ad un servizio così bello e affascinante, ma anche delicato e impegnativo, questo Seminario ci ha fatto considerare l’importanza di recuperare gli elementi essenziali della tradizione salesiana, per individuare più che ricette preconfezionate, indicazioni pratiche di accompagnamento dei ragazzi a noi affidati. (Nell’ultimo laboratorio, considerando le buone prassi delle nostre opere, saremo invitati a delineare le scelte concrete di futuro, relative al rapporto con Dio (preghiera personale, parola di Dio, Eucaristia, Confessione, devozione a Maria), con gli altri (servizio, famiglia, gestione degli affetti, scelte delle amicizie, tempo libero, perdono, vita di gruppo e senso ecclesiale, cortile) e con se stessi (affettività, sincerità, conoscenza di sé, dovere studio/lavoro, uso dei media). Ci sentiamo tutti mandati ad entrare “in sartoria” per apprendere e vivere l’arte dell’accompagnamento. Concludiamo, salesianamente, concedendoci l’abbozzo di un sogno che guarda al futuro: Sogniamo case salesiane dove Dio è di casa, dove si prega volentieri, dove c’è l’abitudine e la facilità al silenzio e alla preghiera, specialmente all’ascolto della Parola di Dio e all’Adorazione eucaristica. Sogniamo case salesiane dove ci sia sempre più spazio per l’accompagnamento spirituale e confessioni vissute come tempo di verità con sé stessi e con Dio, dove i sacramenInsieme

ti della penitenza e dell’eucaristia siano vissuti in semplicità, celebrati con gusto e intenso desiderio in una comunità rinnovata e riconciliata. Sogniamo case salesiane in cui si esperimenta la felicità, dove ci si sente amati, dove l’educazione alla purezza della mente, del cuore e del corpo si attua con naturalezza, dove la gioia non è mai superficiale ma ha radici profonde e sprizza da tutti i pori. Sogniamo case salesiane in cui il coinvolgimento di tutte le risorse educative e dei giovani animatori non sia copertura di buchi, ma occasione di condividere il coraggio e la forza di evangelizzare e di educare integralmente, lasciandoci infiammare il cuore. Sogniamo case salesiane con le porte sempre aperte, dove i ragazzi, tutti, nessuno escluso, si sentano seguiti personalmente, aiutati a scoprire il disegno di Dio e accompagnati a realizzarlo pienamente. Credo nella mia vocazione: Dio mi ha chiamato e continua a chiamarmi. È lo stesso Dio che ha chiamato gli altri alla vita e alla fede, nella Congregazione, nella Famiglia Salesiana, nella Chiesa. Nessuno ha l’esclusiva di Dio. Credo nell’accompagnamento vocazionale: Dio si può servire di me per aiutare i giovani a scoprire, accogliere e maturare il dono della vocazione. Ma può o potrebbe farne a meno. Quando mi sento il “solo” e l’unico, mi fa riscoprire l’esistenza di “altri”. Credo nella cultura vocazionale: Dio dissemina nei cuori, nei tempi e nei luoghi, segni vocazionali che vanno insieme riconosciuti e valorizzati. Nonostante tutto, è un mondo pieno di sorprese e di “grazia”, per cui dire semplicemente “grazie”. Ieri, come oggi. Come sempre. Ringrazio il gruppo degli animatori vocazionali ispettoriali per il design e la realizzazione del Seminario, compresi gli spunti offerti per l’“imbastitura”: Don Andrea Checchinato, Don Michelangelo Dessi, Don Fabiano Gheller, Don Domenico Luvarà, Don Enrico Ponte, Don Gianpaolo Roma.

17-19 febbraio 2016 D o n G iu se ppe Ru ta

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Verso un “nuovo” inizio


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Accompagnare i giovani: con speranza! Inaspettata l’introduzione del Rettor Maggiore Don Ángel al Seminario “Santi dal 1815”, sull’accompagnamento spirituale a servizio del discernimento vocazionale. Non era prevista la sua presenza, ma quando ha saputo di poterci essere, non ha fatto mancare il suo prezioso intervento. Personalmente, sono rimasto colpito dalla sua maniera di raccontare le sue esperienze vissute di recente, la visita effettuata da Don Ángel in Africa ed Asia. L’intervento è iniziato con delle linee guida per tutti i partecipanti dell’incontro. Dapprima, egli si è complimentato per la scelta del tema affrontato: la Famiglia Salesiana, che vuol dire anche consapevolezza dell’esigenza di affrontare cinque riflessioni: – molte volte come Salesiani siamo più impegnati ad organizzare degli eventi, sicuramente attraenti ma spesso fini a se stessi; – l’esigenza di vivere nelle comunità una vera fraternità evangelica per poter vivere una fraternità di fede; – seminare e creare una cultura vocazionale, aiutando a far capire ai ragazzi che una vita vissuta come servizio e come vocazione è più bella e parlando con grande libertà della vocazione come segno di Dio per ogni ragazzo;

– non credere che il calo di vocazioni sia legato ad un lavoro insufficiente, ma più ad aspetti sociologici. Bisognerebbe acquisire la consapevolezza che sicuramente si può fare di più senza angoscia, ma con serenità e convinzione; – accompagnare i giovani con una grande pace. Parlare con chiarezza non deve far paura! Ho percepito dalle sue parole le emozioni vissute dal Rettor Maggiore. Ancor più toccante è stata la buonanotte donataci da lui a fine serata. Ci ha raccontato delle tante persone (soprattutto ragazzi) che ancora oggi in Sierra Leone, Liberia ed Etiopia (sedi degli ultimi viaggi di Don Angel), patiscono le sofferenze causate dalle difficili condizioni di vita. La bellezza della Parola di Dio è la speranza riposta da queste stesse persone nei figli di Don Bosco. Abbiamo tanti motivi per sperare! Ringraziamo Dio perché il carisma di Don Bosco è più attuale che mai. Dobbiamo prenderci cura di tutti, anche dei laici che vivono fino in fondo il carisma di Don Bosco. Peppe Virzì Oratorio Salesiano Trapani

Accoglienza telefonica, Salesiani in prima linea

Solitudine, depressione e prepotenza sui deboli sono parole che sempre più, aumentano la loro presenza, nel concreto, tra la gente e soprattutto tra i giovani. La cronaca, tra l’altro,ci informa giornalmente di fanciulli di ambo i sessi che, isolati ed incapaci di reagire, tentano anche il suicidio. Colpisce l’atteggiamento dei grandi, siano essi genitori, parenti, amici o insegnanti che dicono di non sapersi spiegare come mai quella creatura sia arrivata a quel gesto. [...] E proprio parlando di queste inquietudini interiori, non percepite in tempo, vogliamo mettere in evidenza un servizio di ascolto telefonico, con relativa assistenza spirituale, che svolgono i Salesiani in Sicilia tramite l’Istituto “San Domenico Savio” di Messina, sotto il coordinamento di don Umberto Romeo, psicoterapeuta. Ogni giorno dalle 17 alle 20 al numero 090/717271 ciascuno può chiamare ed avere la possibilità di parlare, senza che nessuno lo solleciti a terminare, mettendo sul tappeto i propri problemi, le ansie e le pene che lo attanagliano e così via. Sperso chi chiama diventa un “pendolare”, cioè telefona ogni giorno, ricevendo dagli operatori, che sono scelti e qualificati, uin ideale fleboclisi di amore e sostegno. Un segno dell’opera educativa di Don Bosco, il santo che viveva tra i giovani e per i giovani. Da: La Sicilia, Messina 12 febbraio 2016.

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Agatino Zizzo

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L’esperienza del Servizio Civile

Cosa mi ha lasciato questa esperienza di Servizio Civile con i Salesiani? Non saprei proprio da dove iniziare. Sembra ieri che varcai per la prima volta il cancello dell’Ispettoria ma in realtà è già trascorso un anno senza rendermene conto, senza realizzare che questa esperienza meravigliosa, seppur stancante per vari motivi, è ormai giunta al termine. E proprio in conclusione di essa, mi è stato chiesto di redigere un articolo per esprimere i miei punti di vista sul “come”, da estraneo poiché non conoscevo la Congregazione dei Salesiani, ho vissuto questa esperienza all’interno della grande Famiglia Salesiana. Era dicembre quando lessi su internet che erano aperti i bandi di SCN con Garanzia Giovani, e non avendo possibilità di svolgere servizio nel mio paesino, Troina, decisi di rivolgere lo sguardo ai paesi limitrofi tra cui anche Catania. E fu proprio tra gli innumerevoli progetti catanesi che trovai quello adatto alle mie aspettative: Giovani in Rete – Educazione, Animazione e Promozione culturale verso giovani. Ne ero certo, era il progetto che stavo cercando. Decisi allora di fare domanda senza però illudermi troppo del fatto che mi avrebbero selezionato: i posti disponibili solo 3 e le domande circa 60; considerato anche che non ero del luogo e che non conoscevo assolutamente l’ente presso il quale presentavo domanda, le mie possibilità di svolgere servizio per il progetto scelto erano nulle o poco meno. Feci comunque il colloquio e fui positivamente sorpreso dalla cordialità e gentilezza dei selezionatori, Letizia e Don Luigi. Dopo qualche settimana dal colloquio conoscitivo vengo nuovamente ricontattato per un ulteriore colloquio con colui che poi sarebbe diventato il tutor, il referente nonché amico di questa mia esperienza di SCN: Don Domenico. La prima volta che vidi Don Domenico Luvarà, in una fredda mattina di Gennaio, non mi sarei mai aspettato di trovarmi davanti un prete così giovane, così cordiale e allegro come lui; Insieme

questo dovuto al semplice fatto che nell’arco della mia vita, almeno fino a quel giorno, avevo conosciuto consacrati e consacrate autoritari, persone poco socievoli con le quali è inevitabile non avvertire una certa sensazione di distanza. Don Domenico mi spiegò che il fine di quel colloquio era conoscermi maggiormente perché sarei potuto essere tra quelli “papabili”. Il giorno dopo escono le graduatorie e il mio nome era tra i tre volontari selezionati. Fin dal primo giorno che entrai in Ispettoria avvertii subito l’armonia, la serenità di quel luogo, insieme a un gran senso di responsabilità, impegno e voglia di fare. Premettendo che non conoscevo i Salesiani, non nego che l’inizio non fu proprio tutto rose e fiori: non sapevo chi fosse Don Bosco, cosa significassero le innumerevoli sigle di cui tanto i Salesiani vanno pazzi, MGS, PGS, PG, ISI, ecc…, e cosa più importante non V. Paraspola. conoscevo le persone con le quali avrei collaborato. Tutto ciò non m’impedì comunque di entrare a far parte di questo mondo, e conoscere i Salesiani fino in fondo. Un giorno una persona mi ha chiesto come mi stessi trovando a svolgere servizio presso i Salesiani, ed io risposi: “Con i Salesiani ho riscoperto il lato buono della chiesa”. So che è sbagliato dire o pensare questo, dacché tutti gli ordini religiosi sono ispirati dallo Spirito Santo, ma prestando servizio in Ispettoria è successo proprio questo: ho cambiato il modo di os-

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PASTORALE GIOVANILE

SCN - Servizio Civile Nazionale


PASTORALE GIOVANILE

servare le cose, mi sono reso conto che non bisogna generalizzare tutto, che il bene esiste e basta solo cercarlo o trovarlo nel posto giusto. Il Servizio Civile con i Salesiani è stata un’esperienza fantastica che porterò sempre con me: non sono un ipocrita quindi non dirò che questo anno di SCN mi ha aiutato a scegliere la mia strada futura, perché non è così; sicuramente mi ha cambiato dentro, mi ha reso più maturo nelle scelte, nel modo di affrontare le difficolta e a relazionarmi alla vita in generale. È stato un anno meraviglioso all’insegna del divertimento, del lavoro condiviso, del gioco di squadra, durante il quale ho appreso molto da tutte le persone che hanno condiviso con me, emozioni, situazioni, confidenze e soprattutto lavoro, lavoro piacevole ma responsabile. E sono proprio queste persone che voglio ringraziare singolarmente: a Letizia, la prima persona che ho incontrato durante questo percorso e dalla quale ho appresso che la semplicità, la generosità e la passione per tutto ciò che si fa, sono elementi imprescindibili per dare il meglio di se stessi; alle mie colleghe dell’ufficio accanto, Maria Rita e Taisia, con le quali ho stretto un’amicizia che spero non resti circoscritta strettamente a quest’anno trascorso insieme, e che ringrazio per avermi fatto sentire a mio agio, per essersi rese disponibili in ogni momento e per aver condiviso con me tutto ciò che c’era da condividere; a suor Assunta, donna fantastica che spero rimanga ancora a lungo responsabile della PG, senza di lei e le sue consorelle, non avrei mai scoperto l’altro lato dei Salesiani, le FMA; a miei colleghi Bruno, Alessia, Enrico e Eduardo, che purtroppo ho conosciuto poco per via dei diversi orari di lavoro, ma che ringrazio per la loro solarità, gentilezza e condivisione nelle piccole cose; all’ispettore don Pippo Ruta, persona straordinaria che nella sua umiltà e bontà, è riuscito a trasmettermi il valore dell’accoglienza, senza il quale forse non avrei affrontato questa esperienza allo stesso modo; Liborio e Dony, che ringrazio soprattutto per avermi catapultato, anche se per poco, fuori dall’ufficio e dalle “scartoffie” di ogni giorno ma

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soprattutto, scherzi a parte, per la loro sincera fiducia, “non dovuta”, per una persona che neanche conoscevano; don Luigi, da cui ho imparato che bisogna guardare oltre le apparenze, che un prete può essere sia colui che amministra la messa ma anche il tuo migliore amico, colui che ti confessa ma anche la persona con cui puoi cantare con la chitarra “Zombie”, durante una fresca giornata estiva, colui che sa scherzare ma anche rimproverare se necessita. E per finire, non posso non ringraziare lui, don Domenico: la sua gioia, la sua disponibilità, il suo carisma mi hanno permesso di vivere questa esperienza a 360 gradi. Da lui ho imparato che se le persone ti danno fiducia darai il meglio di te, e io spero di averlo dato; ho appreso che l’amore disinteressato esiste, bisogna solo credere fermamente in qualcosa; ho capito il significato profondo di amore e passione, caratteristiche che non sono mai mancate sul suo volto in questi 10 mesi di servizio reso. Ho conosciuto un sacco di persone durante le attività svolte, campo animatori, meeting, incontri giovanili, briefing formativi e tanto altro ancora, a tutte queste persone, ai confratelli e ai dipendenti dell’Ispettoria, che magari un giorno leggeranno questo articolo, voglio ringraziarli per non aver giudicato o criticato, per non avermi fatto sentire “l’estraneo” della situazione anzi al contrario, per essersi resi disposti a insegnarmi ciò che andava appreso. Sto per finire questo anno di servizio civile con la consapevolezza, che quel giorno di Dicembre 2014 ho fatto la scelta giusta nell’optare per questo progetto di SCN, le mie aspettative sono state soddisfatte a pieno e analogamente, spero di non aver deluso quelle di coloro che mi hanno scelto per collaborare, fianco a fianco, durante quest’anno. Quindi cosa dire a tutti coloro che leggeranno l’articolo e magari stanno pensando di fare un’esperienza di SCN? Non perdete questa opportunità: cercate su internet il progetto più adatto a voi, scaricate la domanda e inviatela: non vi pentirete affatto di quello che farete. Ricordatevi però di inserire il valore aggiunto: i Salesiani! Vito Paraspola Insieme


Corsi per allenatori 2016

Il Comitato regionale Sicilia Pgs, in collaborazione con i Comitati provinciali di Ragusa e Trapani, organizza per la stagione sportiva 2015/2016 due corsi non residenziali per allenatori di primo livello nelle seguenti discipline sportive: calcio a cinque, volley, twirling (solo nel corso di Trapani). L’obiettivo dei corsi è quello di fare acquisire competenze di base nelle diverse discipline, dove sarà sviluppato il programma didattico con una parte metodologica, una parte tecnica (per singole discipline sportive), una parte culturale-associativa (curata dai referenti regionali FMA e SDB). Al termine del corso si consegue la qualifica di Aiuto allenatore Pgs (primo livello). Il corso sarà tenuto dai formatori dell’équipe regionale Pgs. Destinatari: Allievi allenatori che siano tesserati con le Associazioni locali Pgs affiliate per l’anno in corso. Date e luogo di svolgimento: I corsi arti-

colati in tre moduli per ciascuna sede si svolgeranno a Modica e Mazara del Vallo.

Sede di Mazara del Vall o: I modulo: dalle ore 16 di venerdì 12 febbraio alle ore 13 di domenica 14 febbraio. II modulo: dalle ore 17 di venerdì 4 marzo alle ore 13 di domenica 6 marzo. III modulo: dalle ore 17 di venerdì 8 aprile alle ore 13 di domenica 10 aprile. S e d e d i M o di c a : I modulo: dalle ore 16 di venerdì 19 febbraio alle ore 13 di domenica 21 febbraio II modulo: dalle ore 17 di venerdì 18 marzo alle ore 13 di domenica 20 marzo. III modulo: dalle ore 17 di venerdì 15 aprile alle ore 13 di domenica 17 aprile. Modalità di partecipazione: La quota di partecipazione è di euro 50,00. I partecipanti fuori sede provvederanno autonomamente alla sistemazione logistica e alle relative spese di vitto e alloggio.

CGS Macrì

Il futuro è nei giovani!

Per descrivere l’attività del C.G.S. “Giuseppe Macrì” che opera nella realtà salesiana di Catania–Barriera potrebbe essere utile una frase del Maestro Gigi Proietti secondo cui «…il teatro è quel luogo dove tutto è finto ma nulla è falso». Con vivace e vero impegno l’associazione, anche quest’anno, ha riempito il calendario oratoriano di un carnet di appuntamenti mirati a stuzzicare l’appetito di coloro che vogliono spendere parte del proprio tempo, risorsa oggi più che mai preziosa, in allegria, concetto fondante della Santità secondo Don Bosco. Insieme

Commedia “Tre pecore viziose”, gruppo di attori.

Oltre alla stagione teatrale, che annovera fra i suoi titoli non solo classici della tradizione siciliana, come il famosissimo “Fiat Voluntas Dei”, ma anche testi del tutto originali come “…E vinni lu Iornu” di Lia Marcellino, il C.G.S. “Giuseppe Macrì” ha

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PGS - Polisportive Giovanili Salesiane


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curato altri eventi e concorsi nel corso dell’anno. È questo il caso della 24° edizione del Concorso dei Presepi Artistici che ha visto, durante il periodo natalizio, impegnata una commissione di quattro membri nel visitare le case e le scuole di coloro che, di anno in anno in maniera sempre maggiore, hanno aderito a questa “competizione” accrescendone il prestigio e il rilievo a livello zonale. In periodo carnevalesco il C.G.S. insieme ad alcuni oratoriani ha anche organiz-

zato la classica “Sfilata delle Mascherine”, evento consolidatosi col tempo e divenuto uno dei più attesi da grandi e piccini, pronti a sfoggiare costumi sempre nuovi e alle volte davvero geniali! In vista della prossima stagione estiva, l’associazione scalda i motori per essere a disposizione di quella grande e perfetta macchina propulsiva che è il GrEst, “una grande avventura” per i ragazzi dell’Oratorio. A n t o n i n o C l au d i o C o st a n ti n o

Don Bosco e il teatro educativo Per i “suoi” ragazzi (spazzacamini, manovali, muratori) Don Bosco inventò quel genere di “Teatrino” per coinvolgere decine e decine di giovani, creando loro occasioni di divertimento, di crescita e di maturazione. Lo stesso Don Bosco, in una conversazione avuta con Don Barberis, così sintetizzava i vantaggi e il valore del teatrino: «Il Teatro, se le commedie sono ben scelte, 1. È scuola di moralità, di buon vivere sociale e, talora, di santità. 2. Sviluppa assai la mente di chi recita e gli dà disinvoltura. 3. Reca allegria ai giovani che vi pensano molti giorni prima e molti giorni dopo. L’allegria, svegliata da questi teatrini, decise alcuni a fermarsi in congregazione. 4. È uno dei mezzi potentissimi per occupare le menti. Quanti pensieri cattivi o cattivi discorsi allontana, richiamando ivi tutta l’attenzione e tutte le conversazioni! 5. Attira molti giovani nei nostri collegi, perché nelle vacanze i nostri allievi raccontano ai parenti, ai compagni, agli amici l’allegria delle nostre case». (M.B. XIII, pp. 135-136). Le prime rappresentazioni teatrali nate nell’Oratorio di Don Bosco erano frutto dello spontaneismo creativo derivato da episodi, fatti, avvenimenti della vita quotidiana. Già agli inizi della sua attività educativa egli scopre il valore pedagogico del gioco,

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della musica e del teatro; rappresentavano – già nel suo primo oratorio – un’alternativa serena alla vita difficile dei ragazzi, immigrati dalla campagna in città, apprendisti operai, figli degli strati più popolari della società di allora. Dal punto di vista dei contenuti il teatro dell’oratorio e della scuola salesiana rappresentava una realtà molto diversificata: dalle storie basate sulla Bibbia e sulle biografie dei santi, agli adattamenti di opere letterarie di varie epoche, a lavori scritti appositamente per questo tipo di teatro. Esistono anche degli esempi (abbozzati dallo stesso Giovanni Bosco) che avevano lo scopo di istruire il giovane pubblico, come le commedie in cui i protagonisti affrontavano i problemi connessi all’adozione delle nuove unità di misura, il sistema metrico decimale, introdotto proprio allora nel Piemonte. La formazione teatrale artistica dei ragazzi – attori e tecnici – includeva anche finalità pratiche come il saper parlare bene e presentarsi correttamente in pubblico, il saper cooperare nel gruppo. Infine, l’originalità del teatro salesiano sta nell’essere parte di un’attività più vasta, oratoriana, intesa come festa popolare. (Bongioanni, 1990). Da: Lewicki Tadeusz, Teatro e educazione, in Franco LEVER - Pier Cesare RIVOLTELLA - Adriano ZANACCHI (edd.), La comunicazione. Dizionario di www.lacomunicazione.it scienze e tecniche, (25/02/2016). Insieme


Comunicazione Sociale

Il messaggio della 50ª Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali (che quest’anno si celebrerà l’8 maggio, in molti Paesi) è stato presentato da Papa Francesco in occasione della ricorrenza di San Francesco di Sales, patrono dei giornalisti (24 gennaio), con il titolo: “Comunicazione e Misericordia, un incontro fecondo”. Per il Papa il vero potere della comunicazione è la “prossimità” e i cristiani devono sentirsi impegnati a comunicare la verità con amore, senza giudicare le persone e rendendo anche i social network luoghi di misericordia, di relazioni e di condivisione attraverso l’ascolto e l’accoglienza. La scelta del tema, (Pontificio Consiglio delle comunicazioni sociali) è stata determinata dalla celebrazione del Giubileo straordinario della Misericordia e il Santo Padre ha voluto che questa giornata offrisse un’occasione propizia per riflettere sulle sinergie profonde tra comunicazione e misericordia. La comunicazione ha il potere di gettare ponti tra le persone, le famiglie, i gruppi sociali, i popoli. La comunicazione se associata alla misericordia può sanare relazioni lacerate riportando pace e armonia tra le famiglie e nelle comunità. La misericordia può aiutare a mitigare le avversità della vita e offrire calore a quanti hanno conosciuto solo la freddezza del giudizio. Monsignor Dario Edoardo Viganò, prefetto della Segreteria per la comunicazione, commenta il discorso del Santo Padre: «… è necessario e urgente recuperare un vocabolario, chiamiamolo ‘misericordioso’, che consenta di entrare nel cuore e nella mente, in definitiva nella persona». Monsignor Viganò individua delle parole-chiave attraverso le quali leggere le parole del Papa: incontro, ascolto, prossimità, misericordia, parole dal sapore e dal radicamento evangelico. Incontrando Dio, accogliendo la sua misericordia, siamo capaci di parole e gesti di consolazione e di accoglienza. Don Filiberto Gonzalez, Consigliere Generale per la Comunicazione Sociale sottoliInsieme

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5 0a G i o r n a t a M o n d i a l e d e l l e C S

nea: Il Santo Padre quest’anno ha messo insieme la Misericordia e la Comunicazione, affermando: «Ciò che diciamo e come lo diciamo, ogni parola e ogni gesto dovrebbe poter esprimere la compassione, la tenerezza e il perdono di Dio per tutti. L’amore, per sua natura, è comunicazione, conduce ad aprirsi e a non isolarsi (…), le parole possono gettare ponti tra le persone, le famiglie, i gruppi sociali, i popoli. E questo sia nell’ambiente fisico sia in quello digitale». Don Gonzalez ci dice che: « L’invito a comunicare con misericordia è aperto e universale; viene offerto alla Chiesa e alla gente di buona volontà, ai diplomatici e ai politici, ai popoli e ai diversi gruppi sociali, sia nel mondo fisico come nel digitale. La comunicazione della misericordia non conosce limiti perché dipende dalla qualità delle persone, dalla sua capacità di ascolto, di accoglienza e di condivisione, e non dai mezzi». Come afferma il Santo Padre: “Anche email, sms, reti sociali, chat possono essere forme di comunicazione pienamente umane. Non è la tecnologia che determina se la comunicazione è autentica o meno, ma il cuore dell’uomo e la sua capacità di usare bene i mezzi a sua disposizione. Le reti sociali sono capaci di favorire le relazioni e di promuovere il bene della società”. Continua don Gonzalez: «Alla fine del messaggio Papa Francesco lascia intravvedere alcune linee tipiche del suo pontificato come la cultura dell’incontro, la centralità della persona, essere Chiesa in uscita, affermando: “La comunicazione, i suoi luoghi e i

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suoi strumenti hanno comportato un ampliamento di orizzonti per tante persone. Questo è un dono di Dio, ed è anche una grande responsabilità. Mi piace definire questo potere della comunicazione come “prossimità”. L’incontro tra la comunicazione e la misericordia è fecondo nella misura in cui genera una prossimità che si prende cura, conforta, guarisce, accompagna e fa festa”». Il tema della Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali sottolinea che la comunicazione deve aprire spazi per il dialogo, la comprensione reciproca e la riconciliazione, permettendo in questo modo che

fioriscano incontri umani fecondi. “In un momento - ha scritto un giornalista - in cui la nostra attenzione è spesso rivolta a molti commenti sui social media che dividono, la GMCS del Papa ci ricorda il potere delle parole e dei gesti per superare le incomprensioni, aver cura delle memorie e per costruire la pace e l’armonia”. Ecco il compito di chi oggi è impegnato nella comunicazione: «In un mondo diviso, frammentato, polarizzato, comunicare con misericordia significa contribuire alla buona, libera e solidale prossimità tra i figli di Dio e fratelli in umanità».

La grande rivoluzione di Don Bosco Umberto Eco (morto poco tempo fa all’età di 84 anni. Autore di numerosi saggi di semiotica, estetica medievale, linguistica e filosofia) attribuisce a Don Bosco il merito di una “grande rivoluzione” nel campo della comunicazione, per aver proposto e realizzato nel suo oratorio l’utopia di “un nuovo modo di stare insieme”, che sarà capace di proporsi quale efficace strategia nei confronti di una società delle comunicazioni di massa non più caratterizzata dalla presenza di alcuni dinosauri (la radio, la televisione, i giornali, il cinema), ma polverizzata in una serie di comportamenti (“fanno parte, infatti, delle comunicazioni di massa anche i blue-jeans, la droga, il commercio di chitarre usate, il modo di aggregarsi per gruppi e per bande”). In questo contesto “l’urgenza non è produrre altri dinosauri, ma prendere atto della polverizzazione dei canali e costruire nuovi modi di usarli, cambiarli, alternarli, confonderli” (Teatro ed educazione). “Don Bosco inventa [questa rivoluzione], poi la esporta verso la rete delle parrocchie e l’Azione cattolica, ma il nucleo è là, quando questo geniale riformatore intravede che la società industriale richiede nuovi modi di aggregazione, prima giovanile poi adulta, e inventa l’oratorio salesiano: una

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macchina perfetta in cui ogni canale di comunicazione, dal gioco alla musica, dal teatro alla stampa, è gestito in proprio su basi minime e riutilizzato e discusso quando la comunicazione viene da fuori. Ricordiamo che negli anni Cinquanta una rete di dodicimila piccole sale parrocchiali era arrivata a influenzare i produttori cinematografici. La genialità dell’oratorio è che esso prescrive ai suoi frequentatori un codice morale e religioso, ma poi accoglie anche chi non lo segue. In tal senso il progetto di don Bosco investe tutta la società italiana nell’era industriale.” Perché il “progetto Don Bosco” continui nella sua efficacia – prosegue Eco – è necessario “qualcuno o un gruppo con la stessa immaginazione sociologica, lo stesso senso dei tempi, la stessa inventività organizzativa. Al di fuori di questo quadro nessuna forza ideologica può elaborare una politica globale di massa, e dovrà limitarsi all’occupazione (spesso inutile e sovente dannosa) dei vertici dei grandi dinosauri, che contano meno di quanto si creda”. Da: Giannatelli Roberto, Bosco (San Giovanni), in Franco LEVER - Pier Cesare RIVOLTELLA - Adriano ZANACCHI (edd.), La comunicazione. Dizionario di scienze e tecniche, www.lacomunicazione.it (15/03/2016). Insieme


Incontro dei Delegati di CS

I lavori di lunedì 15 febbraio 2016 hanno visto radunati tutti i delegati di CS delle diverse ispettorie italiane. Era presente, secondo consuetudine, anche José Luis Munoz per ANS. Nel corso dell’incontro si sono svolti i seguenti temi: – condivisione di quanto discusso e deciso nell’incontro del Settore PG, poi presentato alla CISI, svoltosi a Roma nei primi giorni di gennaio; – a partire da questo si è proposto, con l’unanimità dei consensi, di richiedere un incontro tra delegati CS, delegati di PG e ispettori della CISI avente come finalità i seguenti temi: il ruolo strategico della CS all’interno dei processi di governo ed il ruolo del delegato di CS in questi processi, partendo dai compiti di informazione e formazione che le linee orientative per la Congregazione salesiana forniscono;

– la data da proporre agli ispettori per tale incontro è stata individuata nell’appuntamento di gennaio 2017, ci si propone di lavorare al dettaglio dell’incontro e dei temi nell’appuntamento dei delegati di CS che ci sarà a settembre/ottobre 2016; – si è deciso di dare seguito alla proposta congiunta con i delegati di PG di realizzare un monitoraggio italiano della nostra Insieme

presenza nel mondo della comunicazione; per far sì che tutte le ispettorie abbiano una griglia comune per la rilevazione dei dati relativamente ai vari ambiti della comunicazione, si è concordato nel delegare una commissione ristretta composta da don Silvio Zanchetta (delegato PG INE), don Mariano Diotto (delegato CS INE), don Moreno Filipetto (delegato CS Italia), Josè Luis Munoz (direttore ANS); – relativamente al direttorio sulla CS in merito alla presenza salesiana sul Web e sui social network da proporre alla CISI, si è deciso di costruire un documento più tecnico ed attento alle questioni legali da proporre non solo ai salesiani ma a tutti i collaboratori a vario titolo. Per tale bozza di documento si è incaricata una commissione che coinvolga fin da subito l’ispettore delegato della CISI, don Roberto Dal Molin, e composta da don Mariano Diotto (delegato CS INE), don Moreno Filipetto (delegato CS Italia), Josè Luis Munoz (direttore ANS); – si rimanda, relativamente al punto precedente, la scrittura e proposta di un documento ad uso interno più attento alle questioni spirituali e formative; – si segnala, in merito all’ambito della CS, una forte esigenza ed urgenza di formazione a livello ispettoriale, a livello di formazione di Ispettori, delegati PG, direttori; a livello di riferimenti teologici, antropologici e spirituali di riferimento (cfr. ruolo di don Rossano Sala all’interno della equipe dei delegati di PG); – condivisione sulle varie iniziative promosse sulla CS dalle diverse ispettorie. D o n Mo r e n o F i l i p et t o

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Roma, 11 febbraio 2016


FAMIGLIA SALESIANA

GSFS - Roma, 14-17 gennaio 2016

Giornate di spiritualità della FS

Dal 14 al 17 gennaio 2016, si sono svolte le Giornate di Spiritualità della Famiglia salesiana (GSFS), presso il Salesianum a Roma. Le giornate sono un appuntamento ormai tradizionale che rappresenta un momento di comunione, di riflessione, di condivisione e di famiglia per i circa 380 partecipanti. Erano rappresentati circa 20 dei 30 gruppi della Famiglia Salesiana. Per l’ADMA con il Presidente Tullio Lucca e l’animatore don Pierluigi erano presenti circa una trentina di soci provenienti da diverse nazioni (Italia, Spagna, Brasile, Portogallo…) chia-mati a riflettere sul tema della Strenna del Rettor Maggiore: Con Gesù, percorriamo insieme l’avventura dello Spirito! Il primo giorno è stata proposta una riflessione sul senso dell’essere pellegrini in cammino e sul fascino dell’avventura, curata da don Francesco Di Natale, SDB, professore di Teologia Pastorale, che ha presentato la que-stione dal punto di vista antropologico, biblico, teologico ed ecclesiologico. Nella seconda giornata il Rettor Maggiore, Don Ángel Fernández Artime, ha condiviso il messaggio della Strenna per il 2016: “Con Gesù” ricorda come il pellegrinaggio di ogni fedele parta sempre per un’iniziativa del Signore; “percorriamo insieme” mette in luce la dimensione comunitaria ed ecclesiale del cammino; “l’avventura dello Spirito” esplicita quel cammino di interiorità e spiritualità che, lungi dall’essere una fuga dal mondo, si traduce per la Famiglia Salesiana in uno slancio a rispondere alle aspirazioni profonde dei giovani: il bisogno di vita, apertura, gioia, libertà, futuro, di un mondo più giusto e fraterno, di sviluppo per tutti i popoli, di tutela della natura. Suor Maria Ko, Figlia di Maria Ausiliatrice, docente di Sacra Scrittura, ha proposto un’analisi di Maria come icona della Chiesa pellegrina, guidata dallo Spirito, a partire dalla domanda “come avverrà tutto questo” per arri-vare ad “avvenga di me secondo la tua parola”. Don Bruno Ferrero,

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SDB, ha presentato la figura di Don Bosco come un moderno life coach. A seguire la tavola rotonda sulla testimonianza di tre profili di santità salesiana. La professoressa Elisabetta Casadei, postulatrice della causa di beatificazione del Beato Alberto Marvelli, racconta la splendida testimonianza di questo giovane, morto a soli 28 anni vissuti “di corsa”, come educatore appassionato, ingegnere competente, profondamente innamorato di Dio e degli uomini, fino a rischiare più volte la vita. «La mia vita non sia che un atto d’amore» scrisse nel suo Diario. La professoressa Ludovica Maria Zanet, collaboratrice della Postulazione Generale, espone la vita del Venerabile Servo di Dio don Giuseppe Quadrio sdb. Un giovane prete intelligente fino alla genialità, che scrive: «O santo o nulla. Il santo non può vivere alla comune, alla meglio, dando molto a Dio e tenendosi qualcosa anche per sé. Ora io devo e voglio assolutamente farmi santo. Non voglio infatti che in me fallisca il piano divino che mi vuole santo». Don Pier Luigi Cameroni, Postulatore della Congregazione Salesiana, illustra la splendida avventura di Mamma Margherita. Lo Spirito trovò in lei un’anima colma di fede e un cuore materno senza confini. «Dio era in cima a tutti i suoi pensieri». Sentiva di vivere alla presenza di Dio ed esprimeva questa persuasione con l’affermazione a lei abituale: «Dio ti vede». Don Bosco ricorderà sempre i suo insegnamenti e ciò che aveva appreso alla sua scuola e tale tradizione segnerà il suo sistema educativo e la sua spiritualità. Ssabato 16 sono condivise alcune testimonianze di vita interiore e di vita spiri-tuale, e don Rossano Sala, SDB, guida la riflessione sull’esperienza comunitaria di fede attraverso cui si esprime il cammino. Do n A ng el o G rasso Insieme


Incontro Delegati/e, Assistenti e Animatori Spirituali

Quale animazione per pensarsi come “Associazione” e come “Famiglia”. Il 6 di Febbraio 2016 si è svolto a S. Cataldo presso la casa delle FMA l’incontro annuale dei Delegati/e, Assistenti e Animatori spirituali dei vari rami della Famiglia salesiana di Sicilia con l’obiettivo di “Pensarci in termini di Famiglia, pur nella ricchezza della diversità, a partire dalla “Carta di Identità della Famiglia Salesiana”. La famiglia Salesiana di Sicilia è un grande albero cresciuto per opera dello Spirito Santo, che si esprime in Sicilia in 12 rami ricchi di frutti: 220 le case, i Centri e i Gruppi presenti nell’Isola; 6.250 i membri di tali gruppi; circa 50 i Delegati sdb; circa 80 le delegate FMA; circa 15.000 i giovani del vasto movimento giovanile salesiano (MGS); circa 500 le famiglie del Movimento salesiano di famiglie di Sicilia(MSF); circa 120 i Sacerdoti “Amici di Don Bosco”; senza numero le persone del “Vasto Movimento Salesiano” della regione… Che Famiglia apostolica meravigliosa il Signore e Maria Ausiliatrice, attraverso Don Bosco, hanno donato alla Chiesa e ai giovani e hanno affidato alle nostre cure pastorali! All’incontro dei Delegati/e hanno partecipato in circa 60 da tutta l’Isola: 30 FMA, 20 sdb, 10 altri… Ha presieduto l’incontro il Sig. Ispettore, don Pippo Ruta, che ha dato il saluto di benvenuto, ha presieduto l’Eucarestia ed ha concluso il Convegno. Hanno guidato l’incontro i Delegati della Famiglia salesiana Sr.

Gina Sanfilippo, che ha introdotto i lavori presentando “il percorso del cammino fin qui realizzato” e don Angelo Grasso, che ha illustrato la “struttura della giornata”. Le relazioni a due voci sono state presentate con competenza da don Giuseppe Buccellato, che ha parlato del tema “Origine del Carisma”, e da don Gianni Russo, che ha parlato del tema “Pensarsi come Famiglia Salesiana: ricchezza e diversità”. Nel pomeriggio si è svolta una tavolo rotonda con la presenza dei Delegati Ispettoriali don Lillo Montanti per le VDB, Don Paolo Calatabiano per l’ASC, don Enzo Giammello per gli Ex-allievi/e, don Angelo Grasso per l’ADMA sul tema: “ La figura dei Delegati, degli Assistenti e degli Animatori Spirituali nelle regole di vita di ciascuna Associazione”. Sono seguiti dei laboratori con i rappresentati dei vari gruppi presenti per individuare alcuni passi da attivare per un’animazione che faccia maturare l’identità delle Associazioni, considerando i ruoli specifici e complementari. Il signor Ispettore ha concluso l’incontro tirando alcune conclusioni che ha offerto ai partecipanti: i delegati, come il “sale” devono fare attenzione alla necessaria “vicinanza” e alla prudente “distanza” per far crescere i vari gruppi; coniugare nell’animazione “mente”, “cuore” e un pizzico di “fede”; la Famiglia Salesiana non può più essere un”optional” o un “accessorio”; la Famiglia Salesiana locale si deve incontrare almeno una vola l’anno! Alla luce della Strenna del Rettor Maggiore curare la “interiorità” e l’essere in “uscita”! Non possiamo più “Balconare”, cioè restare “al balcone”, ma “rimboccarsi le maniche” Infine non dobbiamo avere paura di “osare”, cioè di fare il primo passo… D on An gelo Gra sso

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FAMIGLIA SALESIANA

San Cataldo, 6 febbraio 2016


FAMIGLIA SALESIANA

Zafferana Etnea (CT)

Convegno di Famiglia Salesiana

“Famiglia Salesiana e Famiglia: insieme nell’educazione e nell’evangelizzazione”: è il tema dell’incontro che i vari rappresentanti componenti l’albero della presenza salesiana in Sicilia hanno voluto realizzare nelle giornate del 27-28 febbraio presso l’albergo Emmaus di Zafferana Etnea. Una due giorni densa di contenuti con un obiettivo: ascoltare la Famiglia. Le due giornate sono state articolate con tavole rotonde ed approfondimenti di gruppi attraverso tre moduli ben definiti: “La famiglia oggi” con relatore padre Nello Dell’Agli; “La vocazione e la missione della famiglia” con relatori il dott. Sebastiano Fascetta (Rns) e la dott.ssa Maria Carmela Vinci, psicoterapeuta; infine “Dalle buone prassi alle vie da percorrere... da salesiani”. Alla presenza di don Pippo Ruta, Ispettore dei Salesiani, e di Sr Maria Pisciotta, Ispettrice delle Fma, i vari relatori hanno esortato l’attenta platea a riflettere ed a mettersi in gioco: “nel dialogo in famiglia, per offrire ai nostri figli una relazione serena ha sottolineato padre Nello Dell’Agli - riconoscere le differenze aiuta a tenere sotto controllo lo stress. In tempi di parità, la soluzione è una grande stima reciproca, pur avendo sensibilità diverse. Il coniuge coglie

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un pezzo della realtà che io non colgo. Non è importante pensarla allo stesso modo, ma stimarsi vicendevolmente. Andiamo oltre al mito della giovinezza; l’anzianità, se ben considerata, è una riserva di saggezza, una volontà per costruire ponti. Nell’anzianità può venire il meglio dell’umanità”. “La famiglia non è una realtà di secondo ordine rispetto al presbitero- ha sottolineato il dott. Fascetta- non conosciamo la ricchezza del sacramento del matrimonio. Siamo noi che facciamo cultura: la famiglia è espressione più alta per noi o solo un’espressione culturale? L’esempio è fondamentale, per partire pur non sapendo (è la cosa migliore per crescere); dobbiamo leggere l’esistenza alla luce della fede. Dio crea perché la creazione sia il luogo della salvezza; cos’è quest’ultima? la felicità dell’uomo. L’umano è dato dalla sintesi tra l’uomo e la donna. Dio è nella relazione dei due; Dio è relazione: l’essere umano è chiamato a concretizzarsi in questa relazione uomo/donna. La differenza di ciascuno si esprime alla massima potenza per l’altro, senza essere annullati”. “Bisogna uscire dagli schemi per entrare nella realtà, prendendo spunto dalla parabola del buon Samaritano- ha affermato la

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dott.ssa Vinci- nella coppia vi è fame interiore: insoddisfazione, nervosismo. La presenza dell’altro è relazione, è gradualità di scoperta, di conoscenza. Bisogna costruire la fiducia. La necessità che uno deluda l’altro, è necessaria; ci si libera dalle maschere, ci si cala nella realtà. Il fallire, cadere, perdersi, è un pellegrinaggio essenziale. La partenza è un distacco, è l’inizio dell’avventura; la malattia è la delusione dei tuoi schemi mentali. Nella coppia deve vigere il senso di reciprocità, la capacità di ridistribuire le proprie vesti di coppia. Le fragilità (le nostre prigioni) sono presenti, hanno bisogno di essere maneggiate con cura. Dobbiamo accettare l’elaborazione del lutto; per seppellire, bisogna scavare, comprendere. La conversione è l’andare verso l’altro; non dobbiamo preoccuparci solo della diagnosi, ma anche delle cause. Il dolore è maestro di educazione di vita. E’ essenziale la protezione e la custodia dell’altro, riconoscerlo come è, non manipolarlo, poiché è un soggetto, non un oggetto, alla riscoperta della mia ricchezza. Bisogna essere capaci di servire”. Al termine di ciascun modulo, i partecipanti hanno avuto l’opportunità di seguire i vari work-shop su: “Sessualità e cambiamenti di prospettiva etica oggi, la visione dei gender”, a cura di Don Gianni Russo; “Conoscersi con i social network: esiti su giovani e famiglie”, a cura di Sr Maria Grazia Tripi; “Come ci si ferisce in famiglia”, a cura di P. Nello Dell’Agli; “Divorziati, separati e conviventi” a cura di Don Angelo Grasso; “Genitori capaci o incapaci?” a cura di Salvatore e Roberta Parrino; inoltre, nel terzo modulo, vi erano gli stands su: “Percorso Insieme

Vangelo e aiuti ad uscire dall’isolamento cui spesso sono confinate; d) I laici coniugati della CEP-CE, padri e madri di famiglia, chiedendo loro un significativo contributo allo sviluppo e all’attuazione del Sistema Preventivo; e) Il contributo specifico delle famiglie che sono già parte della Famiglia salesiana, attraverso l’impegno apostolico e la testimonianza diretta; f) Il ripensare la Pastorale giovanile in termini “generativi”, con la riscoperta del ruolo fondamentale che la famiglia ha per la trasmissione della fede e il profondo legame tra Pastorale giovanile e Animazione delle famiglie. Valerio Martorana

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FAMIGLIA SALESIANA

L’Ispettore don G. Ruta e l’Ispettrice Sr. M. Pisciotta.

per fidanzati”, “Famiglie catechiste di famiglie”, “Caffé educativo e Spazio genitori”, “Educare i giovani all’amore”, “Venerdì famiglia e incontri per genitori “ e “Famiglie aperte al valore dell’accoglienza”. A conclusione dei lavori, la Famiglia Salesiana di Sicilia si impegnerà ad operare sui seguenti campi: a) Educazione affettiva dei ragazzi, che è un campo di missione indicato dallo stesso Papa alla Famiglia salesiana e richiede un serio investimento culturale da parte di tutta la FS per mettere a frutto le risorse pedagogiche e teologiche loro proprie; b) Accompagnamento dei giovani al matrimonio, che necessita di attenzioni diversificate a seconda dei contesti culturali e un impegno ad educare alla concezione cristiana della paternità e della maternità; c) L’azione pastorale con le famiglie che entrano in contatto con le nostre opere e i nostri centri, di modo che la proposta educativa salesiana costituisca per loro un punto di accesso al


FAMIGLIA SALESIANA

VII Festa della Famiglia Salesiana

Commento alla Strenna 2016 del Rettor Maggiore

Al teatro Don Bosco dell’Istituto “San Francesco di Sales” in Cibali, a cura della consulta territoriale della Famiglia Salesiana di Catania, la VII festa della Famiglia Salesiana è stata caratterizzata dal commento della strenna del 2016 del Rettor Maggiore, don Angel Fernandez Artime, introdotto dal presidente dell’Unione Ex allievi, avv. Vincenzo Martines e dal coordinatore della consulta territoriale FS di Catania, prof. Piero Quinci, con la partecipazione dell’ispettore del Salesiani di Sicilia don Giuseppe Ruta. Quest’anno il tema della strenna “Con Gesù percorriamo insieme l’avventura dello Spirito” è stato magistralmente curato da don Giovanni Russo, delegato nazionale exallievi/e di Don Bosco e direttore della Scuola superiore Bioetica presso l’Istituto Teologico “San Tommaso” di Messina, che

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ha indicato in Gesù “il punto di partenza e di arrivo, la massima priorità degli impegni assunti dai salesiani quali educatori dei giovani”, costituenti una comunità in cammino per progettare “l’avventura dello Spirito” come cammino di “interiorità”, non come un “supermercato spirituale”. Dalla prospettiva cristiana, ha sottolineato lo studioso, l’interiorità non è un luogo dove rifugiarsi bensì la presa di coscienza di essere “dentro Qualcuno o con Qualcuno”. L’avventura dello Spirito è dunque un “cammino di spiritualità, è vivere sotto l’azione dello Spirito”. Ciò vuol dire che la spiritualità non si acquista, ma fa “riferimento alla stessa essenza della nostra persona, intesa come essere dentro Dio”. Il prof. Russo ha ripreso le linee guida indicate dal 10° successore di Don Bosco a Insieme


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proposito di “sfide e proposte”: imparare “a guardare dentro, esercitandosi a scoprire la propria interiorità, fin dall’infanzia e dall’adolescenza; aiutare i giovani ad acquistare abilità per entrare nel proprio mondo interiore, educare all’ascolto e al gusto del silenzio; aiutare i giovani a cercare Dio, esplorare nel profondo del proprio cuore la presenza di Dio, che è Amore”. “Facciamo insieme ai giovani – ha sottolineato don Russo nel fare proprio l’ardente desiderio di San Giovanni Bosco ripreso da

don Angel – l’esperienza di scoprire Colui che è più intimo di noi stessi, promuoviamo una pedagogia del desiderio di Dio. Proponiamo esperienze che ci portino all’incontro personale con Gesù, a un incontro capace di affascinare. Introduciamo i giovani all’amicizia con Gesù, che senza dubbio andrà modellando i loro sguardi, le loro mentalità, i loro valori”. Educare ai valori fondamentali è il compito dei discepoli di Don Bosco: “educhiamo fin dai primi anni a stimare la famiglia, l’amicizia, la solidarietà con chi soffre, la rinuncia al proprio io per servire l’altro, l’amore per il sapere, per l’arte, per le bellezze della natura. Maturare un progetto di vita: collaboriamo con i giovani, affinché possano maturare il proprio progetto di vita, facendo un cammino perché nel vivere la vita come servizio possano rispondere alla chiamata di Dio”. A nt o n i no Bl an di n i

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FAMIGLIA SALESIANA

Consulta cittadina della FS di Catania

Lectio Divina e Giubileo della Misericordia con Don Chàvez

La Famiglia Salesiana di Catania, accogliendo con gioia l’iniziativa promossa da Don Paolo Cicala, della Casa Salesiana “San Francesco di Sales” di Cibali, ha vissuto nell’Anno Santo della Misericordia, con grande partecipazione e intensità tre giorni speciali di Lectio Divina con Don Pascual Chàvez, Rettor Maggiore Emerito. Ci siamo ritrovati tutti insieme come a straordinari “Esercizi Spirituali” di Famiglia Salesiana, mercoledì 17 e giovedì 18 Febbraio presso il Teatro Don Bosco nella casa salesiana di Cibali e venerdì 19 nella Cattedrale di Catania. Il primo giorno Don Chàvez ha messo in evidenza il significato profondo dell’anno giubilare della misericordia soffermandosi su tre punti: – È tempo di riscoprire il Dio della misericordia: Dio Padre non si stanca di perdonare. – Gesù è il Volto visibile di Dio, Padre misericordioso. Per Gesù ogni persona è sacra… e si ferma! – Diventare strumento della misericordia: fare esperienza personale attraverso le opere di misericordia. Il secondo giorno è stato caratterizzato dalla riflessione sul Vangelo della misericordia, con particolare riferimento a: – Gesù misericordioso: passò per questo mondo beneficando i poveri, tutti i poveri (ammalati, peccatori…) – Il Padre misericordioso, soffermandosi in particolare sul cap. 15 di Luca. – Come devono essere i figli di questo Padre? Misericordiosi… come il buon samaritano. Il terzo giorno la Famiglia Salesiana di Catania si è raccolta numerosa, oltre mille partecipanti, presso la Basilica Collegiata di Via Etnea, davanti all’icona della Madonna della misericordia e pregando si è avviata in processione verso la Porta Santa della Catte-

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drale di Catania per celebrare il Giubileo della Misericordia. Varcando la Porta Santa, in un clima di profonda e partecipata intensità spirituale, la Famiglia Salesiana di Catania ha accolto le riflessioni di Don Pascual Chàvez su Maria Madre della Divina Misericordia: – Maria, Madre di misericordia (“la Sua misericordia si estende di generazione in generazione”). – Maria, oggetto della Misericordia di Dio. In Maria Dio ha attuato il… “sistema preventivo”: Maria avvolta dalla grazia di Dio. – Maria, modello di tutti i redenti. I Santuari mariani sono espressione della compassione di Dio e di Maria. Profonda commozione, intima gioia e speciale gratitudine al Signore traspariva nei volti di tutti coloro che hanno potuto partecipare a questi tre giorni speciali di meditazione con Don Pascual Chàvez e al Giubileo della Misericordia della Famiglia Salesiana di Catania.

Catania, 17-19 febbraio 2016. D on Pa ol o Ci c a la e Pi e r o Qu i n c i Insieme


Feste catanesi per la canonizzazione di Don Bosco nel maggio del 1934 Il recente, inaspettato e gradito dono da parte di Mons. Giovanni Lanzafame – noto sacerdote catanese, docente di Mariologia e scrittore, che vive ed opera a Siviglia nella cui arcidiocesi è incardinato e dove svolge il servizio ministeriale e pastorale di cappellano della chiesa San Giorgio e direttore spirituale della Santa Carità – di una rarissima, e forse anche inedita, fotografia da lui trovata per caso in un mercatino delle pulci di Madrid, offre la gradevole e felice occasione di soffermarsi sul soggetto e sul relativo evento fotografato a Catania nel pomeriggio di domenica 27 maggio 1934, giorno dei solenni e fastosi festeggiamenti che tutta la città dedicò, con entusiasmo e corale partecipazione, al novello santo Don Bosco, canonizzato a Roma in piazza San Pietro in Vaticano il 1° aprile 1934, domenica di Pasqua di Resurrezione del Signore. Papa Pio XI, a conclusione del Giubileo straordinario della Redenzione, iscriveva nell’albo dei santi il sacerdote torinese che egli, da giovane prete, aveva conosciuto personalmente e ne aveva conservato un’altissima stima, ammirazione e gratitudine per aver “confortato la sua giovinezza” a tal punto da sbloccare positivamente, con la sua autorità, il lentissimo “processo apostolico romano”. Nell’omelìa della messa di Pasqua il Pontefice definì Don Bosco come “l’apostolo della gioventù, interamente dedito alla gloria di Dio e alla salute della anime”, distintosi per arditezza di concetti e modernità di mezzi in ordine all’educazione completa dell’uomo. Tali sentimenti il Papa aveva espresso nella lettera decretale “Geminata laetitia” che proclama santo Don Giovanni Bosco “onore fulgidissimo della nostra Italia e di tutto l’orbe cattolico... un eroe della santità, il quale, per i tanti e sì grandi benefici che alla religione e alla civiltà continuamente apporta per mezzo della sua spirituale figliolanza, vivrà in memoria e in benedizione sino agli ultimi tempi”. Insieme

In occasione della canonizzazione, era partito dalla Sicilia un gran numero di fedeli per partecipare al solenne rito giubilare. scrive don Luigi Ricceri, il rettor maggiore siciliano originario di Mineo: don Roberto Cracolici aveva ottenuto che “per i collegi, gli studenti di teologia e per quelli di filosofia del 3° anno, un treno speciale riservato e a Roma riuscì a scovare un grande, vecchio istituto che per l’Anno Santo era stato attrezzato come centro di accoglienza. Don Antonino Orto volle incaricarsi di organizzare, coordinare e sintonizzare i cori forniti da varie Case salesiane per l’esecuzione di un poderoso coro della grande messa perosiana a 4 voci miste”. “La mattina di Pasqua” continua don Ricceri “credevamo di esser mattinieri, ma quando arrivammo a S. Pietro la Basilica era già strapiena, e non ci fu consentito di entrarvi, malgrado i nostri biglietti. Che fare? Ci fermammo nei pressi della Porta Santa attendendo con pazienza che finisse la pur lunga funzione. E fummo premiati! Potemmo vedere proprio da vicino il solennissimo corteo papale che usciva dalla Basilica e Pio XI sulla sedia gestatoria procedere benedicente tra la folla osannante. Per la prima volta echeggiò nell’immensa piazza S. Pietro un immenso coro giovanile che ritmava il grido “Viva il Papa di Don Bosco!” mentre annuiva con benedicente sorriso. E i nostri ragazzi si sgolavano a ripetere il grido tutto papale e... salesiano”. Il 3 aprile, martedì di Pasqua, il Papa in San Pietro ricevette in udienza tutta la Famiglia Salesiana. L’eco straordinaria della celebrazione pontifica romana si riversò potente anche in Sicilia che volle festeggiare con la massima solennità la canonizzazione di Don Bosco di cui appena 6 anni prima era stata festeggiata la beatificazione avvenuta in San Pietro domenica 2 giugno 1929 alla quale aveva partecipato da Catania un pellegrinaggio presieduto dall’arcivescovo mons. Emilio Ferrais. Anche in tale lieta occasione nel capoluogo

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etneo furono organizzate solenni celebrazioni in Cattedrale parata a festa. L’entusiasmo per l’avvenuta canonizzazione nell’aprile 1934 salì alle stelle in tutta la Sicilia. Giovedì 26 aprile si svolse a Catania, nell’Istituto salesiano San Francesco di Sales di Cibali, la festa “privata” di Don Bosco. Il giovedì 10 maggio, solennità dell’Ascensione del Signore, fu celebrato il convegno ex allievi; nel pomeriggio in cortile si svolse la solenne commemorazione civile cittadina, con la partecipazione di migliaia di persone e delle massime autorità religiose, civili e militari. Il discorso ufficiale fu tenuto dall’on. Egilberto Martire, scrittore, giornalista e convincente oratore a difesa e sostegno delle tematiche inerenti la morale cattolica, a tutela della famiglia, dell’educazione religiosa della gioventù e della libertà della scuola. Seguì un altro vibrante discorso pronunciato dal generale Alberto Turano di Roma. Dal 24 al 27 maggio tutta la città, grazie ad un apposito comitato dei festeggiamenti, rese un memorabile omaggio a San Giovanni Bosco. Dal “Bollettino Salesiano” del gennaio 1935 si ricava la cronaca scritta con lo stile

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del tempo di quel solenne triduo celebrato in Cattedrale: “Il maggior tempio della città aveva rivestito le gale pompose della solennità. Una luce gemmea, palpitante brillava da mille lampadari. Altri bagliori d’oro coloravano i grandi quadri illustrativi degli episodi più caratteristici della vita di Don Bosco, pendenti dalle colonne del tempio, e specialmente l’artistica tela che dominava l’altar maggiore. L’onore del primo omaggio al «Santo dei giovani» fu riservato ai giovani. Circa cinquemila tra Balilla e Piccole e Giovani Italiane, guidati dai loro dirigenti, con i labari delle loro legioni, convennero al Duomo per assistere alla S. Messa celebrata da Mons. Salvatore Romeo (priore del capitolo metropolitano), e per ascoltare un fervido discorso di Mons. Carmelo Scalia (vicario generale). “A sera” prosegue l’articolo “cominciò il triduo predicato da S.E. Mons. (Giovanni Battista) Peruzzo, Vescovo di Agrigento, e le funzioni si svolsero ordinate con crescente sensibile fervore. Il venerdì 25 maggio, S.E. Rev.ma Mons. Salvatore Russo, Vescovo di Acireale (insigne teologo già rettore del se-

Catania: nella foto il trionfale corteo cittadino con il simulacro processionale di San Giovanni Bosco sull’automobile infiorata nel pomeriggio di domenica 27 maggio 1934 in discesa per via Etnea con i balconi imbandierati, subito dopo l’incrocio con il viale Regina Margherita: si notano gli universitari di Azione Cattolica con il berrettino goliardico e i bambini paggetti in costume seicentesco.

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minario dei Chierici di Catania) celebrò la messa della Comunione Generale per gli Istituti Maschili. Alle 10 Messa solenne Pontificale, celebrata da S. E. Rev.ma Giovanni Bargiggia, Vescovo di Caltagirone, che disse anche l’omelìa. L’indomani la Messa della Comunione generale fu celebrata da mons. Peruzzo con l’intervento degli Istituti Femminili, e il pontificale e l’omelìa vennero tenuti da S. E. Rev.ma Mons. Giovanni Iacono, Vescovo di Caltanissetta (già rettore del Seminario catanese). In tutti e due i giorni, da cinque altari, altrettanti sacerdoti, non facevano che dispensare il Pane degli Angeli a tanta folla di giovinezze. L’organo e la musica liturgica, eseguita turno dalle varie Scholae Cantorum del Seminario Arcivescovile, dell’istituto Maria Ausiliatrice e degli Istituti salesiani di Catania, S. Gregorio e Pedara, scandivano il ritmo della letizia spirituale”. La domenica 27 – continua la cronaca del Bollettino – fu un trionfo incomparabile! Non si contano coloro – tanto erano in gran numero – che al mattino, nel monumentale tempio maggiore, e contemporaneamente nella chiesa parrocchiale di S. Placido, parteciparono al Sacramento dell’Eucarestìa. Al Duomo celebrò una delle prime Messe S. E. Mons. Ettore Baranzini, Arcivescovo di Siracusa per la Comunione Generale degli Oratori e della Gioventù maschile e femminile di A.C., delle Cooperatrici e Dame Patronesse delle Opere Salesiane, delle ex Allieve, Universitarie e Unioni Donne di A.C., Terziarie e Sacramentine e la coorte di tutte le branche delle varie organizzazioni maschili. Dodici sacerdoti da altrettanti altari la durarono a lungo a distribuire la SS. Eucarestìa. Appena finita la funzione i fedeli che attendevano impazienti si riversarono ad ondate con flusso continuo, da tutte le porte del tempio, per dire a Don Bosco la loro fede e il loro amore”. “Alle 10” si legge nel resoconto di quel giorno di festa “il tempio rigurgitava pel solenne pontificale di S. E. Mons. Arcivescovo (Carmelo Patanè). Assistevano gli altri Ecc.mi Vescovi, Prelati, Capitolo, Dignità e tutte le Autorità con a capo S.E. Il Prefetto. Possenti altoparlanti trasmisero la musica e tutta la funzione. Contemporaneamente nelInsieme

la chiesa...di S. Placido, si svolgeva un’altra funzione liturgica, celebrata da mons. Scalìa...per le Beniamine e i Fanciulli Cattolici. Grande adunata, anche questa, d’innocenza e di fede!...Nel pomeriggio l’entusiasmo raggiunse il delirio. Preceduto da tutte le organizzazioni, dagli Ordini religiosi, dal clero, dai Prelati, dai Vescovi e dall’Arcivescovo che reggeva la Reliquia, altoelevato su un’automobile infiorata e illuminato e aureolato di luci di fiamma, il simulacro di Don Bosco Santo (secondo mons. Lanzafame la statua poggiava sulla base del fercolo di San Michele a Monserrato) è passato, fiancheggiato (come si vede nella foto) dalla guardia del corpo degli Universitari di A.C. con berettino goliardico e torcia, su un tappeto di petali multicolori sparsi da uno stuolo di paggetti in costume secentesco, fra un tripudio indescrivibile. Lo seguivano immediatamente, strette attorno al gonfalone del Comune, tutte le Autorità del Comune e una folla incalcolabile di Associazioni e di fedeli. Da piazza Cavour, per l’ampio itinerario, il corteo imboccò piazza Duomo”. “Calavano le ombre del crepuscolo” conclude l’anonimo cronista “e migliaia di lampade improvvisarono al Santo una festa di luci meravigliosa. Tutti i palazzi dipendenti dal Comune, il Palazzo del Governo, la sede del Fascio, la mole imponente del Duomo ardevano di lampadine che correvano attraverso le linee architettoniche, come cordoni di fuoco, stagliando la sagoma degli edifizi. Piazza Duomo sembrava trasfigurata. Su la scalea del Duomo era stato improvvisato un altare. Vessilli, gagliardetti, orifiamme, si disposero ai lati raccogliendo la folla degli istituti, Associazioni, Organizzazioni, e l’altra folla si affettò a gremire fin l’ultimo spazio, in attesa della statua del Santo. Quando questa apparve fu un delirio di applausi, di evviva, di gioia, di canti, finché tutta quella marea umana si raccolse, unissona, al canto del Te Deum e del Tantum ergo. Uno squillo di tromba e tutte le fronti si curvano a ricevere la S. Benedizione. Un istante di profondo silenzio di adorazione, un grido solo: “Viva Don Bosco”. Ant onino B land ini

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DALLE CASE SALESIANE

Agrigento

L’Unione Exallievi festeggia Don Bosco

La Famiglia Salesiana agrigentina e, in particolare, l’Unione Exallievi Don Bosco, che di essa rappresenta uno dei rami più rappresentativi, si apprestano a festeggiare dal 27 al 31 gennaio prossimi Don Bosco, il Santo dei giovani. Al di là del momento celebrativo, che pure ha una sua validità non fosse altro che per diffondere all’esterno quel carisma salesiano di cui i figli di Don Bosco sono i naturali portatori, con quale predisposizione di animo il Presidente Angelo Errore e i membri della Famiglia Salesiana possono ragionevolmente e concretamente porsi il problema del futuro dei giovani nel momento in cui nella nostra realtà territoriale viene messo in discussione addirittura il loro presente e il loro sacrosanto diritto allo studio. Ed è proprio nel presente che per i giovani agrigentini resta appesa ad un filo la soluzione dei problemi legati alla sopravvivenza del Polo Universitario di Agrigento. “L’Unione Exallievi Don Bosco – dice il Presidente Errore – che rappresento da poco più di un anno, non può assistere supinamente alla paventata chiusura della sede agrigentina del CUPA, né limitarsi a lanciare inutili appelli a quanti sono impegnati ai vari livelli in politica perché ai nostri giovani non venga preclusa la speranza di evitare

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il pendolarismo di vecchia memoria verso sedi universitarie lontane con conseguente aggravio di spese a carico delle famiglie”. “Come figli di Don Bosco – continua Errore – i primi e i principali destinatari della nostra missione sono i giovani, che abbiamo il dovere di accompagnare nella crescita della loro fede e nella costruzione del loro futuro, con l’offerta di valide politiche attive del lavoro”. Da quanto ci è dato di capire, il destino del CUPA è legato da un lato alla capacità di alcuni dei suoi fondatori di non fare venir meno al Polo Universitario le risorse finanziare necessarie per la prosecuzione delle attività didattiche e, dall’altro, all’impegno dell’Università di Palermo, recentemente confermato dal Rettore Fabrizio Micari, di assegnare alla sede di Agrigento alcuni progetti di ricerca internazionale. In questo quadro di precarietà e in una situazione dai contorni poco chiari, l’Unione Exallievi Don Bosco – come è dato di leggere in un suo comunicato stampa – è impegnata a produrre il massimo sforzo a fianco dei rappresentanti delle istituzioni affinché il CUPA continui a svolgere le attività didattiche e di ricerca dell’Ateneo palermitano in una realtà territoriale in cui i giovani stentano ad inserirsi nel mondo del lavoro.

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Barcellona P.G.

DALLE CASE SALESIANE

Processione dedicata a Don Bosco

Si è svolta, domenica 31 gennaio, la tradizionale processione dedicata a San Giovanni Bosco. Al seguito del simulacro, un fiume di fedeli, giovani e meno giovani, in processione si sono spostati dall’Oratorio Salesiano per le vie della città, sostando davanti all’Istituto delle Suore Figlie di Maria Ausiliatrice e presso la Basilica di San Sebastiano per due momenti di preghiera. È stata molto sentita, sotto la guida di Don Luigi Perrelli, anche quest’anno, la festa dedicata al Santo che seppe indicare ai giovani la strada di un futuro migliore. Fu osservatore critico del suo tempo, ma anche profeta di amore. Una celebrazione che non si è fermata solo alla grandezza del Santo, al suo carisma, alla sua modernità, ma che ha confermato ancora una volta l’impegno educativo della famiglia salesiana a Barcellona Pozzo di Gotto. Al momento di fraternità hanno partecipato, tra gli altri, il Sindaco Roberto Materia e una rappresentanza del Consiglio Comunale.

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Catania-Barriera

Vita quotidiana di un Oratorio

Iniziamo il mese di gennaio con una Gita organizzata dal T.G.S. Ibiscus Catania, associazione di promozione sociale, che opera a servizio dei ragazzi e delle famiglie per la riscoperta del Territorio tramite il turismo sociale giovanile e familiare; meta della gita, svoltasi domenica 3 gennaio, al mattino è la città di Noto con le sue bellezze antiche e moderne (la Villa Romana del Tellaro, la città barocca…) e nel pomeriggio la visita del meraviglioso Presepe Vivente di Ispica, nelle Cave del medesimo paese ibleo... Il 6 gennaio, festa dell’Epifania, i ragazzi del Laboratorio Teatrale presentano il “Presepe vivente dei fanciulli” con drammatizzazione in dialetto siciliano, nel corso della premiazione del Concorso dei Presepi nelle Scuole e nelle Famiglie, a cura del C.G.S. Macrì, a cui hanno partecipato le Scuole e numerose famiglie della II Circoscrizione. Il 7 gennaio riprende il Doposcuola che si svolge il lunedì, martedì, giovedì e venerdì pomeriggio dalle 16.00 alle 17.30 nei locali della Parrocchia Sacro Cuore di Barriera e le Attivita’ Sportive (calcio, volley, danza) nei giorni previsti dal calendario della P.G.S., e il Laboratorio Artistico ogni venerdì. Sempre vivace e numerosa la partecipazione dei ragazzi al Sabato in… Festa , spazio riservato nel fine settimana all’animazione in cortile, al laboratorio teatrale e musicale, al laboratorio artistico e di art attack e agli incontri di gruppo, quale occasione per crescere attraverso il dialogo, la conoscenza ed il confronto reciproco. All’interno di questa “settimana-tipo” vanno inseriti e ricordati alcuni eventi particolari quali la tradizionale “Festa di Don Bosco a fine gennaio, con momenti ludici (un torneo di calcio a 5, di tennis tavolo e di calciobalilla), la Festa di inverno il 30 gennaio, (con tantissimi giochi organizzati e panino con la nutella per tutti!), e momenti celebrativi (Veglia di don Bosco, S. Messa, recita su don Bosco in teatro e proiezione di un film

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Ispica (SR): Visita al presepe vivente.

sulla vita del Santo); la festa di Carnevale con sfilata delle mascherine e serata da ballo per ragazzi e familiari il 6 febbraio; programmata una gita per il 30 aprile e il 1° maggio nella Sicilia Occidentale. Intanto la quaresima dell’Anno santo della misericordia, con svariate iniziative di sensibilizzazione e di celebrazione, che avranno il loro momento più intenso con il Pellegrinaggio, a livello parrocchiale e oratoriano, alla Cattedrale di Catania e alla Porta santa l’11 giugno prossimo. Tramite il CAV (centro di aiuto alla vita) Domenico Savio, affiliato al Movimento per la vita italiano, l’Oratorio sta vivendo un momento felice nel campo della Solidarietà a favore di bambini appena nati, mamme in attesa e a rischio aborto, famiglie povere con bambini piccoli… a cui doniamo attrezzature, abbigliamento, pannolini e alimenti, secondo le nostre possibilità, grazie all’impegno dei Volontari e alla generosità di parrocchiani e oratoriani; buona la partecipazione delle Scuole elementari e medie al Concorso artistico, letterario e multimediale... “Aiutami a vivere”; riuscitissima la vendita di un “Uovo per la vita” per autofinanziare il Centro stesso. Già in programma tante attività per i prossimi mesi, in vista anche dell’attesissimo Grest dei mesi di giugno e luglio. Insieme


... così recita al primo punto “La Carta dei diritti del Fanciullo” più volte proclamata dall’ONU nei vari anni internazionali del Fanciullo: “Il più grande diritto umano è il diritto di nascere”. Il CAV Domenico Savio, sorto con l’impegno della “difesa della vita nascente” (Legge 194, art.1) e della “promozione della famiglia” (Costituzione Italiana, art. 29) opera all’interno dell’Oratorio Centro Giovanile Salesiano “Sacro Cuore” di Catania-Barriera programmando svariate iniziative promozionali... 3 8^ G i or n a ta N a zi on a le p e r la v i ta : “La Misericordia fa fiorire la Vita” La Chiesa italiana ha celebrato il 7 febbraio la 38^ giornata per la vita: il tema di quest’anno è: “La Misericordia fa fiorire la Vita”. “Siamo noi il sogno di Dio che, da vero innamorato, vuole cambiare la nostra vita” dice Papa Francesco. La Vita è cambiamento: La misericordia cambia lo sguardo, allarga il cuore e trasforma la vita in dono: si realizza così il sogno di Dio. La Vita è crescita: La famiglia, costituita da un uomo e una donna con un legame stabile, è vitale se continua a far nascere e a ge-

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La vita è un diritto per tutti i bambini del mondo

nerare. Ogni figlio che viene al mondo è volto del “Signore amante della vita” (Sap 11,26), dono per i suoi genitori e per la società… I Volontari del CAV Domenico Savio, impegnati nella difesa della vita e nella promozione dei valori della famiglia, domenica 7 febbraio, come ormai da vari anni, hanno invitato, alla fine della S. Messa, nelle Parrocchie Sacro Cuore e Carmelo di Barriera, S. Agata al Borgo e Carmelo di Canalicchio, giovani e adulti, a difendere la vita e promuovere sempre i valori della famiglia. Simpatica iniziativa di Solidarietà del Centro di Aiuto alla vita «Domenico Savio» per sostenere «Mamme in attesa» e «Bambini a rischio…vita», con la richiesta di un uovo di Pasqua, fornito dalla Ditta Dolgam (Gangemi) di Nunziata. Moltissime le adesioni: siamo già ad oltre 2000 uova al latte o fondenti, prenotate e distribuite presso Scuole elementari e medie della Città o esposte presso negozi, farmacie, parrucchieri... o richieste da tantissime famiglie...

Dal Ge nd er a lla comp le men tarità. Riflessi sui rapporti genitori-figli. Gender, adozioni... temi scott a n t i e a tt u a l i d a a p p r o f o n d i r e Insieme

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Riuscitissimo Convegno, promosso dal CAV Domenico Savio con don Gianni Russo, docente di Bioetica e Teologia morale presso il San Tommaso di Messina come relatore e Rosella Acunto, presidente del CAV, dinanzi a numerosa assemblea, con presenza dei vari gruppi del nostro ambiente parrocchiale-oratoriano, e delle Parrocchie del IV Vicariato. Il tema “Dal Gender alla complementarità. Riflessi sui rapporti genitori-figli”, presentato con maestria e chiarezza dal relatore Don Gianni Russo, in un momento in cui il Senato dibatteva animatamente il disegno di legge sulle “Unioni civili” con relative “adozioni”, ha suscitato un ampio dibattito tra i partecipanti. Progetto di educazione alla vita e Sensibilizzazione delle Scuole superiori.

Continua l’impegno di presenza dei Volontari del CAV Domenico Savio presso le scuole secondarie di II grado, con l’obiettivo di sensibilizzare gli adolescenti all’amore per la vita e per la promozione della famiglia. Animano gli incontri la ginecologa, dott.ssa Renata Cantarella, l’avvocato Rosella Acunto, presidente del CAV, e don Gaetano Urso, assistente spirituale del CAV stesso. Le Scuole che ci hanno invitato sinora sono il De Felice, il Polivalente, il Maria Ausiliatrice, l’Eredia, il Fermi, e l’Alberghiero Karol Woityla, con cui stiamo condividendo un “Progetto di educazione alla vita” all’interno del POF dell’Istituto medesimo.

a cura del CAV Domenico Savio

Catania-Salette

Premio “Quartiere Vivo” 2016

La dimensione educativa al servizio dei giovani Ottava edizione a San Cristoforo del “Premio Quartiere Vivo”, manifestazione curata e organizzata annualmente dall’Unione Exallievi don Bosco “Periferie Vive” onlus dell’oratorio salesiano San Giovanni Bosco Catania-Salette. L’evento rappresenta una importante vetrina che mira a riconoscere l’impegno di professionisti, persone e associazioni che traducono e testimoniano la dimensione educativa nel sociale. Vengono assegnati altresì numerosi “premi di studio” promuovendo l’inventiva e la creatività dei ragazzi del quartiere Salette-San Cristoforo e delle periferie incoraggiandone l’impegno. L’appuntamento, organizzato da Salvatore Caliò, presidente della onlus e coordinato dal giornalista Piero Maenza, coinvolge scuole, oratori e istituzioni impegnati per la crescita dei giovani come “buoni cristiani e onesti cittadini” che si distinguono per particolari meriti scolastici e doti umane a servizio degli altri.

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“Il lavoro degli educatori che operano soprattutto nelle periferie si concretizza nel quotidiano” – ha sottolineato don Marcello Mazzeo, direttore della comunità salesiana della Salette – “con un impegno costante che non è solo un investimento per il futuro ma si materializza nel presente”. Don Rodolfo Di Mauro, delegato-assistente dell’Unione Exallievi, ha sottolineato come i valori umani positivi presenti nel quartiere Salette-San Cristoforo dimostrino la sua capacità di esprimere e coinvolgere individui protagonisti nella promozione del bene come indica l’albo d’onore dei premiati. Salvatore Caliò, ha elencato le altre iniziative della onlus: promozione del territorio, aiuto ai giovani carcerati nella loro crescita umana, scambi e opportunità interculturali per studenti meritevoli provenienti dal Maghreb, borse di studio per gli studenti residenti nel quartiere Salette-San Cristoforo. L’impegno e la concretezza hanno dunInsieme


Insieme

polini, Cristina Caruso, Luana Agata Cunsolo, Siria De Luca, Noemi Di Benedetto, Gaetano Duca, Gaber Mahmoud Gaad, Orazio Gelsomino, Ingrid Guglielmimo, Istituto Penitenziario per Minorenni di Acireale, Istituto Penitenziario per Minorenni di Catania, Claudia Lanza, Alessandro La Rosa, Mario Marletta, Maria Mazzarella, Francesca Minutola, Gabriele Montesanti, Carmelo Musumeci, Vincenzo Platania, Rosy Principato e Denise Ruggeri, Alfio Puglisi, Carmen Savia, Giuseppe Scalia, Marcella Signorello, Alessia Strano, Chiara Urzì, Giulia Zappalà. Ogni giovane ha ricevuto anche un attestato con le motivazioni del premio stesso e siglato dai donatori: Domenico Sanfilippo Editore, Cavallotto librerie, famiglia Longo, famiglia Polimeni, famiglia Saporito, Istituto Comprensivo “San Domenico Savio” di San Gregorio, Libreria Bonaccorso, onlus Ente Fauna Siciliana, onlus Sud&Dintorni, Teatro Stabile di Catania. La manifestazione ha visto anche il coinvolgimento del Teatro Stabile di Catania che ha regalato ai ragazzi e al pubblico partecipante scene tratte dallo spettacolo “C’era una volta…” di Luigi Capuana con la regia di Ezio Donato e rappresentato dagli attori Franz Cantalupo, Giada Colonna, Luca Iacono, Plinio Milazzo, Giampaolo Romania, Francesco Russo, Maria Rita Sgarlato, Olivia Spigarelli, Irene Tetto, Emanuela Trovato. Un cocktail di “arrivederci alla prossima edizione del Premio”, allestito dagli allievi dei corsi di formazione professionale del Cnos-Fap del S. Filippo Neri di Catania, ha concluso la manifestazione.

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que caratterizzato ancora questa edizione della manifestazione che ha visto la consegna del Premio Quartiere Vivo 2016 a Maurizio Nicita, giornalista autorevole della “Gazzetta dello Sport”, che grazie alla sua professionalità e coerenza ha dimostrato di sostenere i valori dello sport sano che unisce e aiuta a crescere, come ha testimoniato nella sua lunga attività giovanile negli oratori salesiani. Protagonista di questa edizione del premio è stata altresì “Libera”, coordinamento di associazioni fondato da don Luigi Ciotti, coinvolta in prima linea nella lotta contro tutte le mafie. Il premio, in rappresentanza di don Ciotti, è stato ritirato da Gregorio Porcaro, coordinatore regionale di Libera, che ha evidenziato l’importanza e il significato delle azioni per rivendicare la “giustizia sociale”. La targa speciale “Premio Quartiere Vivo” è stata conferita all’Istituto San Francesco di Sales, per le opportunità offerte a giovani di talento del quartiere Salette-San Cristoforo di studiare presso le proprie strutture scolastiche, sollevandoli dagli oneri economici. Quest’anno è stato istituito il “Premio di poesia Lidia Polimeni”, recentemente scomparsa e grande estimatrice di prosa lirica e autrice di diversi componimenti, istituito dai figli Massimo, Annamaria e Dario. Grande è stato l’entusiasmo nel corso della sezione dedicata ai vincitori dei “Premi di studio Quartiere Vivo”. Ed ecco di seguito l’elenco dei giovani, veri protagonisti dell’evento, cui sono stati attribuiti diversi premi: Valentina Alecci, Clarissa Alessio, Carmelita Stefania Amato, Anna Cacciop-


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L’apocalisse degli automi to di Messina, che ha fornito l’immagine concreta dell’Apocalisse, e per avere spianato la via, con Capuana, all’epidemia di spiritismo. Domenico Ciancio Sanfilippo ha parlato del ruolo del direttore di un giornale, che dà continuità a ciò che nasce nella fucina redazionale, da una serie di articoli su un avvenimento fino ad approdare al libro. Alcuni brani di “Apocalisse degli automi” sono stati letti, con perizia e sensibilità, dagli attori del Teatro Stabile di Catania Luca Iacono e Francesco Russo. A nome di un drappello di studenti del Liceo Scientifico Galileo Galilei, guidati dalla professoressa Mariangela Testa, ha fatto una breve e incisiva relazione l’allieva Sonia Zappalà, che ha lodato le doti comunicative della prosa del libro. Da questo tema ha preso lo spunto Domenico Ciancio Sanfilippo per rilevare l’importanza di uno stile giornalistico che sappia comunicare con parole semplici problemi complessi. Ad animare il dibattito sono intervenuti anche il dottor Giuseppe Mazzaglia, che ha ricordato i tanti modi in cui la Sicilia è stata teatro della Prima guerra mondiale, e il prof. Alfredo Petralia, dell’Unione exallievi don Bosco, che ha sottolineato come nel contenuto del libro affiori la tendenza dell’autore ad avere sempre come faro la verità, così come era accaduto nel romanzo “La Punizione” ambientato nel quartiere in cui si è svolto Catania-Salette: S. Zappalà, F. Russo, L. Iacono, S. Scalia, P. Maenza, D. Ciancio Sanfilippo. l’incontro. Nella “Officina di incontri”, sede della Onlus Unione Exallievi don Bosco-Salette “Periferie vive” in via Santa Maria della Salette, si è svolto un incontro-dibattito sul libro di Salvatore Scalia “L’apocalisse degli automi” con la partecipazione dell’autore, relatori Piero Maenza e Domenico Ciancio Sanfilippo condirettore del quotidiano “La Sicilia”. Si è voluto così ricordare il centenario dell’entrata dell’Italia nella Prima guerra mondiale, come ha detto il presidente dell’Unione exallievi Salvatore Caliò nel suo discorso introduttivo. A reggere le fila dell’incontro, con perizia e passione, Piero Maenza, che ha ricostruito la genesi e i passaggi salienti del libro, sottolineando come la guerra abbia sconvolto la vita di milioni di esseri umani e come questo sconvolgimento sia stato filtrato nella letteratura siciliana. Da Pirandello a De Roberto, da Rosso di San Secondo a Tomasi di Lampedusa, gli scritti e le riflessioni degli scrittori siciliani sono quanto di meglio la cultura europea ha prodotto sulla Grande Guerra. La Sicilia è entrata nell’immaginario europeo dell’epoca anche per il terremo-

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Un paese “salesiano”

A Gangi (PA), mio paese natale, in occasione della festa di Don Bosco celebro, assieme a Don Mauro Mocciaro, l’Eucaristia a cui partecipano tanti exallievi gangitani e gli amici di Don Bosco. Non volendo presentarmi ai miei concittadini “a mani vuote”, ho chiesto al Rettor Maggiore Don Angel di inviare un messaggio ai Gangitani che, nel corso degli anni, hanno donato vari dei loro figli a Don Bosco. Il Rettor Maggiore ha risposto alla richiesta inviando questo messaggio ai cittadini di Gangi: Saluto ai cittadini di Gangi Carissimi, in occasione della festa del nostro Padre e Maestro Don Bosco vi faccio avere questo mio saluto in quanto ho saputo del vostro amore a Don Bosco e della vostra generosità nell’aver dato alla Congregazione Salesiana 22 vostri concittadini. Vi auguro, da devoti dello Spirito Santo vostro protettore, di poter realizzare il messaggio che ho inviato a tutta la grande Famiglia Salesiana del mondo nella Strenna di quest’anno: Con Gesù percorriamo insieme l’avventura dello Spirito. Invio di cuore a tutti voi, alle vostre famiglie ed ai giovani la benedizione di Maria Ausiliatrice chiedendo al Signore di suscitare ancora tante e sante vocazioni salesiane gangitane. Con il cuore di Don Bosco. Don Angel Fernandez A. SDB

Le statue di Don Bosco e di Maria Ausiliatrice in processione a Gangi.

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Naturalmente il messaggio è stato accolto dai presenti con un caloroso applauso. Alla fine della celebrazione eucaristica è stato distribuito ai presenti un depliant contenente la lettera del Rettor Maggiore, l’elenco dei 22 salesiani gangitani e due lettere inviate nel 1933 all’Ispettore Don Antonino Orto dall’allora arciprete di Gangi Don Santo Duca, ardentemente desideroso di avere a Gangi i Salesiani, ai quali era disposto a mettere a disposizione il Santuario dello Spirito Santo: 1a lettera: 3 gennaio 1933 Rev.mo Sig. Ispettore, La notizia appresa che V. S. è andato cercando un locale salubre e comodo per trasportarvi il noviziato o lo studentato di filosofia mi fa ardito a chiederLe che tale regalo venga fatto di preferenza al mio paese (Gangi). Io darei iu uso perpetuo e libero di ogni soggezione il Santuario dello Spirito Santo con le relative annesse proprietà, imponendomi di riformare l’esistente fabbricato nella maniera che sarà più rispondente alle esigenze dell’opera che VF. S. vorrà trasferirvi. In compenso richiedo che si presti il conveniente servizio religioso e culto nel detto Santuario e che nei limiti del possibile si faccia l’oratorio festivo. Sicuro d’essere esaudito nell’umile richiesta, presento i più sentiti ringraziamenti e distinti ossequi. Dev.mo Servitore Ab. Duca Santo Arciprete Parroco exallievo di Pedara

Santuario dello Spirito Santo.

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Gangi


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2a lettera: 11 gennaio 1933 Ill.mo Sig. Ispettore, Ho ricevuto la sua gentile risposta e La ringrazio di tutto cuore. Spero avere quam citius la risposta definitiva di accettazione, affinchè ci si possa mettere subito all’opera. Sarebbe nostro vivo desiderio che nel prossimo ottobre i PP. Salesiani piglino possesso del Santuario. Altra ragione forte perchè non esitino ad accettare si è che Gangi è un centro che dà numerose vocazioni allo stato religioso ogni anno. Con la loro presenza a Gangi garantisco non meno di 10 giovani all’anno per la loro Congregazione, dico dieci, ma saranno di più, perchè questo popolo è religiosissimo ed ogni famiglia si reputa fortunata di consacrare il figliuolo al Signore. Porga i miei più distinti ossequi a D. Cai-

roli ed al mio indimenticabile primo direttore D. Camuto. Mi benedica e preghi per me. Dev.mo in Cristo Iesu Ab. Duca Santo Concludo questa “rimembranza gangitana salesiana”, presentando l’elenco dei salesiani gangitani defunti (Don Spitale Salvatore, Don Duca Giuseppe, Don Giunta Cosimo, Don Cammarata Santo, Don Spitale Cataldo, Don Bonomo Innocenzo, Don Spitale Carmelo, Don Migliazzo Gaetano, Don Ballistreri Antonino, Don Paternò Nicolò, Don Naselli Salvatore, Don Scavuzzo Antonino) e di quelli viventi (Don Duca Santi, Don Duca Antonino, Don Salvo Carmelo, Don Mocciaro Mauro, Don Salerno Rosario, Don Salvo Bartolo, Don Spallina Michelangelo, Don Ballistreri Cataldo, Don Conte Nunzio, Don Ruvituso Lino). M i c h e l e S p a ll i n a

Palermo-Gesù Adolescente

Ritorna “Don Bosco il Musical”

Per la stagione del Teatro Savio, nei giorni 12 e 13 marzo, “Don Bosco – il musical”. Nel bicentenario della nascita di Don Bosco torna “Don Bosco il Musical” che non andrà in scena al teatro di Via Evangelista Di Blasi, bensì al “Massimo” di Palermo, a sei anni dalla prima edizione che ebbe grande successo nei più grandi teatri d’Italia. In scena insieme a Marcello Cirillo (Don Bosco), saranno Daniela Danesi (mamma Margherita), Federica Graziani (Suor Maria Mazzarello), Enzo Storico (il cardinale), Alessandro Marino (il segretario del cardinale), Roberto Bartoletti (il Maligno) Alessia Calafiore (la Madonnina), Francesca Talanas (nel doppio ruolo di sartina e suorina) oltre ad un cast di dodici ballerini. Lo spettacolo, che la nuova regia prevede grande spazio al virtuale, all’interno di una scenografia essenziale, ripercorre le tappe più importanti della vita e delle opere di Don Bosco. Dal racconto del sogno premonitore fatto a nove anni, che lo ha portato a intraprendere la strada del sacerdozio, all’incontro con madre Maria Mazzarello, con la quale Don Bosco fonda l’Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice, alle prime missioni in Argentina.

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Messina-Giostra

Una “quattro giorni” vocazionale quella vissuta dalla nostra Opera Salesiana San Matteo di Messina Giostra, in occasione del 50° anniversario di Ordinazione Presbiterale di Don Giuseppe Cigna. Sin dalla fase di programmazione dei festeggiamenti, abbiamo deciso di dare questo taglio vocazionale, che avesse non solo un richiamo al passato, ma anche un’apertura di speranza per proporre ai giovani e agli adulti di Giostra la vocazione sacerdotale come pienezza di vita. Il triduo ha avuto un inizio Giovedì 3 Marzo, con un’adorazione eucaristica, animata dai Giovani dell’Oratorio, incentrata sul Vangelo della vite e i tralci. Toccante il momento in cui lo stesso Don Cigna ha portato all’altare un tralcio, per riaffidare se stesso a Gesù, che lo ha chiamato 50 anni fa al suo servizio nel sacerdozio salesiano. Venerdì 4 Marzo, Via Crucis presieduta da Don Cigna, e Sabato 5 Marzo, in occasione del pellegrinaggio giubilare previsto per tutta l’Opera Salesiana verso la Porta Santa della Cattedrale di Messina, Don Cigna ha presieduta la Solenne Concelebrazione Eucaristica, invocando, insieme a tutti i numerosi presenti, la Misericordia di Dio. Infine, il 6 Marzo, giorno dell’anniversario, con una Solenne Concelebrazione Eucaristica, l’intera Opera Salesiana ha voluto ringra-

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50° di sacerdozio per Don Cigna

ziare il Signore per questi 50 anni di grazia nel sacerdozio del carissimo Don Cigna. Ha tenuto l’omelia il Sig. Ispettore, Don Giuseppe Ruta, e, alla fine della Messa, il Direttore-Parroco Don Enzo Pisano, ha dato lettura della speciale benedizione apostolica che il Santo Padre Francesco ha voluto impartire al “festeggiato” nella lieta ricorrenza giubilare. Inoltre è stata data lettura della Lettera Personale che il Card. Angelo Amato, prefetto della Congregazione per la Causa dei Santi, ha inviato al suo “compagno di studi” Don Cigna per rallegrarsi di questo anniversario. Dopo aver donato a don Cigna stola mariana, dopo la Messa a tutti i convenuti è stato donato un “dolce” ricordo di questa splendida giornata salesiana!

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Messina-San Domenico Savio

50 anni di sacerdozio per Don Romeo

Un abbraccio sincero e un ringraziamento commosso, per quel servizio portato avanti con generosità e impegno quotidiano. Per i suoi cinquant’anni di sacerdozio, don Umberto Romeo, ha voluto festeggiare assieme alla grande Famiglia Salesiana la celebrazione eucaristica di ieri mattina, nella chiesa di S. Domenico Savio, ha rappresentato un’occasione per dire numerose grazie e per ricordare un lungo percorso nella fede. Gremita la chiesa, presenti tanti fedeli e poi sacerdoti della famiglia salesiana, arrivati anche da Catania e da Palermo, in prima fila don Giovanni Russo del San Tommaso, don Lillo Montanti, già direttore del “Savio”, che ha voluto ringraziare don Umberto, “prete salesiano ed educatore di giovani”, ricordando la grandezza del dono del sacerdozio. “Un compagno e poi un amico e un maestro, dotato di una profondità spirituale e accoglienza, una figura che ha dato corpo al mio servizio” ha detto don Umberto all’inizio di una intensa omelia che è stata momento per guardare al percorso fatto, occasione per rendere grazie e per programmare il futuro. Un percorso lungo, cominciato quando il 6 marzo del 1966 fu ordinato sacerdote da Monsignor Fasola; prima la formazione a Roma, all’Università Pontificia, poi le prime esperienze di sacerdozio in una chiesa della parrocchia romana di Cinecittà e subito la consapevolezza di voler spendere il proprio servizio a favore dei bambini e dei giovani e poi delle donne e degli uomini e dei loro figli, in un continuo percorso di fede. “Un servizio che ho portato avanti all’insegna del dono e dell’eucarestia – ha detto don Umberto – che ci fa sentire la presenza di Dio, ed è necessario vivere l’esperienza della misericordia del Signore, che si manifesta anche come indicazione della strada da seguire, nel dono del sacerdozio”. Nasce nel 1938 a Randazzo, città pervasa da una grande fede, dove, nel 1879 venne fondata la prima casa di Don Bosco in Sicilia. “I miei fratelli ed io siamo cresciuti con

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i salesiani che avevano conosciuto Don Bosco e la nostra famiglia era caratterizzata da una grande ricchezza umana e forte religiosità. A 16 anni decisi di voler intraprendere la strada del sacerdozio, frequentavo la scuola e l’oratorio” ha raccontato. Dopo il periodo romano l’esperienza messinese che per don Umberto significa anche e soprattutto formazione e accompagnamento per i giovani, impegno che si concretizza anche con la nascita del Centro Prima Accoglienza Savio (CePAS), ubicato nell’Istituto “S. Domenico Savio”, che assieme ad altre istituzioni e associazioni, ha portato avanti negli anni un percorso di promozione culturale e di volontariato, per incidere positivamente

nella crescita della città, stare al fianco dei ragazzi che vivono nel disagio, nell’emarginazione. Un’azione condotta mettendo sempre al centro il rispetto per le persone, con familiarità e vicinanza ma senza invadenza, con purezza dei sentimenti e simpatia. Il messaggio e la speranza per il futuro lanciata da don Umberto è che “vi siano sempre nuove vocazioni, affinché si possano affrontare le difficoltà del giovani, della famiglia, dei bambini”. I festeggiamenti per i cinquant’anni di sacerdozio di don Romeo sono proseguiti poi con una festa insieme a tutti i volontari e gli amici del Cepas, mentre sabato spazio ai piccoli alunni del “Savio”, tutti uniti per ringraziare del dono ricevuto. Elisabetta Reale Da: Gazzetta del Sud, Messina 7 marzo 2016. Insieme


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I seminari del Cepas al “Savio” Costruire legalità. La prevenzione parte dai giovani. Avviato il Laboratorio con un primo incontro al liceo Maurolico Costruire legalità, come percorso di prevenzione con i giovani. È il progetto di un laboratorio, iniziato da alcuni giorni, coordinato dal Savio in collaborazione con gli istituti scolastici Maurolico, La Farinae, laici. Un progetto in cui credono soprattutto i giovani, come dice Vittorio Tumeo (Maurolico): “da adolescente ritengo e come me, ne sono certo, lo ritengono anche tutti i miei coetanei, che sia importante, anzi ormai assolutamente indispensabile, conoscere approfonditamente i mali tipici della nostra società, in particolare tra i giovani e purtroppo anche tra i giovanissimi; mi riferisco chiaramente all’abuso di alcol e all’utilizzo di droghe”. È necessario farlo ancor di più e presto afferma don Umberto Romeo, responsabile del Cepas del Savio, coordinatore del progetto – in una città come Messina che la scorsa estate, colta di sorpresa e dunque del tutto impreparata, ha assistito ad un evento che ha ammutolito, sconcertato, ferito un’intera comunità proiettandola sulla ribalta della cronaca, nera purtroppo, a livello nazionale: la tragica morte della sedicenne messinese. E dunque, in una città ancora sconvolta da questo gravissimo episodio, mi sembra urgente e appropriato effettuare una intensa e determinata campagna di sensibilizzazione e di informazione tra i giovani al fine di evitare il ripetersi di fatto della medesima tragicità. Il Cepas – spiega don Romeo – nella logica del metodo “preventivo” di Don Bosco, è un’associazione di volontariato che svolge attività di prevenzione del disagio e recupero dell’emarginazione giovanile a Messina, in Sicilia e in Calabria. Con i suoi volontari, salesiani e laici, è concretamente impegnato in un servizio e rappresenta una risorsa per tutti”. Il primo evento del laboratorio si è svolto al liceo Maurolico. Tema del convegno Insieme

“Conoscere e sapere”. A relazionare sono intervenuti esperti di alto profilo: oltre a Romeo, il prof. Calapaj, tossicologo e docente dell’Università di Messina; il vicequestore Anzalone, capo della squadra mobile di Messina, la prof.ssa Marisa Trimarchi. Nel corso dell’incontro i relatori hanno analizzato il problema delle dipendenze sia sotto l’aspetto tecnico che sotto quello sociale, descrivendone la diffusione su scala locale tra i giovani. Proprio tra i giovani infatti bisogna agire per dipanare il sistema di dipendenze, formandoli alla capacità critica e portandoli a ragionare con giudizio davanti al pericoloso binomio droga e alcol. Ha spiegato bene la dinamica la prof. Marisa Trimarchi, che del Cepas è la voce negli ambienti scolastici: “La nostra azione – ha detto la docente – è volta ad incontrare e a formare giovani volontari, genitori, docenti e operatori sociali sensibilizzandoli sul tema delle nuove droghe. Stiamo brillantemente riuscendo in questa che per noi è una “missione” cooperando in grande sinergia con le forze dell’ordine e con le scuole messinesi”. Il progetto si articola in tre fasi: la prima prevede la formazione di figure adulte di riferimento; la seconda, la formazione di giovani “opinion leader” più responsabili che sappiano convincere i propri amici al senso di responsabilità nei confronti dell’alcol e della droga; la terza e ultima fase prevede incontri in cui i cittadini possano dialogare direttamente con le Istituzioni locali.

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Inaugurata la Biblioteca-auditorium Con la benedizione di don Olimpo Simionato, vicedirettore dell’Istituto “San Domenico Savio”, è stata inaugurata ieri mattina la biblioteca “Giovannino”: un ambiente creato per i ragazzi della scuola e dell’oratorio, che sarà fruibile, durante l’orario scolastico, in modo esclusivo dagli allievi dell’Istituto e sarà aperta al pubblico ogni mercoledì dalle 16,30 alle 19. “Questa biblioteca dev’essere usata e valorizzata per crescere - afferma don Umberto Romeo, presidente della cooperativa “Scuola Savio” – è importante costruire la nostra vita con i valori umani del rispetto, della cortesia, del saluto e dell’attenzione agli altri. I valori umani, per relazionarci, ci aprono a Dio”. A tagliare il nastro della nuova sala studio – dotata, oltre che di libri, anche di 15 postazioni computer e di due pianoforti verticali – è stato il presidente del Consiglio d’istituto, Pietro Luccisano: “ La biblioteca è il normale percorso salesiano, fatto di aggregazione e condivisione con lo stare insieme in allegria, nello spirito salesiano”. Contestualmente al’inaugurazione della biblioteca, è stata avviata l’”Open Week”: ogni mattina, per una settimana, si potranno visi-

tare i locali della scuola, partecipare alle lezioni e conoscere i docenti. “Il nostro progetto educativo – dichiara la dirigente scolastica, Olga De Leo – è il “progetto persona”. Non solo un progetto educativo, ma formativo. Si parte dai saperi dei bambini e si cerca di potenziarli come Don Bosco con Bartolomeo Carelli. Anche se siamo una cooperativa, la nostra è una scuola salesiana”. Ai visitatori dell’Istituto – che è scuola paritaria dell’infanzia e primaria e accoglie anche bambini dai 18 mesi – sono state presentate le migliori proposte laboratoriali a cominciare da quelle d’inglese, di musica e suono, di esperimenti scientifici, di favole, di geografia, sino ai laboratori delle stagioni, di emozioni, di riciclo, di geometria. La scuola è anche centro accreditato “Trinity” con insegnante in madrelingua. La “Open Week” si concluderà con un corso di formazione su “prevenzione”, pronto soccorso e soffocamento” venerdì 22 gennaio alle 17,30. M a ri a nna Bar on e Da: Gazzetta del Sud, Messina 17 gennaio 2016.

Corso di formazione su pronto soccorso su gestione del panico

Fornire nozioni di primo soccorso per affrontare con meno ansia le emergenze legate talvolta alla quotidianità e che spesso vedono protagonisti i bambini, imparando cosa fare e, soprattutto, cosa da fare. Questo lo scopo del corso di formazione “Prevenzione, pronto soccorso e soffocamento”, con il quale l’Istituto “San Domenico Savio” ha concluso la “Open Week” della scuola. “Cosa possiamo fare quando i nostri bambini stanno male? E come dobbiamo comportarci nel caso di una emergenza pediatrica?- afferma Mariarosa Donia,responsabile infermieristica del dipartimento di Emergenza dell’ospedale Papardo-. Si pensa che saremo presi dal panico e non faremo nulla di utile, ma non è così. Nel panico si finisce quando non si sa cosa fare.” Con l’ausilio delle slides, è stato illustrato il concetto di emergenza;la percezione del pericolo e la paura;quali sono i punti chiave del primo soccorso pediatrico;la sequenza di azioni da eseguire nell’emergenza;quando e come praticare le manovre di rianimazione; quando e come praticare le manovre di disostruzione. E, durante l’incontro, ai genitori e agli operatori scolastici sono state illustrate anche alcune manovre di primo soccorso pediatrico per poter affrontare correttamente situazioni più o meno critiche, senza commettere pericolosi errori, in attesa dell’arrivo dei soccorsi. Marianna Barone

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“L’atleta di Dio”

Finalmente la vita del Servo di Dio modicano Nino Baglieri sarà raccontata in un film dal titolo “L’atleta di Dio”, una pellicola per il cinema che esprime uno straordinario messaggio di vita. Il film sarà proiettato in anteprima assoluta sabato 27 febbraio alle ore 20 nella Chiesa di San Pietro a Modica, in Sicilia, e poi il 28 febbraio ed il 2 marzo all’oratorio salesiano San Domenico Savio. Il film trae spunto da una triste vicenda umana di un giovane diciassettenne modicano vittima di un crudele incidente sul lavoro, appunto Nino Baglieri. A seguito della caduta dal quarto piano dell’impalcatura su cui stava lavorando, rimase completamente paralizzato. Dopo due anni di ricoveri in vari ospedali finalmente fu dimesso, ma Nino era diventato irrimediabilmente un tetraplegico. A parte la testa non muoveva nessuna parte del suo corpo. In questo primo periodo Nino è alla ricerca del senso della propria vita e trova una inattesa risposta. Infatti conobbe un gruppo di Rinnovamento nello Spirito e si raccontava che durante i loro momenti di preghiera ci fossero state delle guarigioni. Nino si aggrappò a quella speranza di guarigione fisica e partecipò alla preghiera con questo gruppo e si accorse che qualcosa in lui era cambiata. Nino Baglieri non era guarito nel corpo ma da quel momento divenne fonte di gioia e di speranza, per tutti quelli che lo incontravano. “Io desideravo la guarigione del mio corpo e invece il Signore mi graziava con una gioia ancora più grande: la guarigione spirituale”. Ebbe l’opportunità di leggere i suoi lavori in una radio di Modica e poi in una di Ragusa; le sue parole parlavano al cuore e tanta gente cominciò a cercarlo. Arrivarono le prime telefonate, le lettere e numerose visite di persone che lo volevano conoscere per ascoltare la sua testimonianza. Ogni giorno a casa sua andavano circa ottanta persone e poco a poco la sua testimonianza Insieme

di gioia arrivò ovunque; da ogni continente gli scrivevano e lui rispondeva a tutti, regalando speranza, conforto. Egli rispose a più di settemila lettere, fece tanti viaggi per rilasciare dinanzi a centinaia di persone la sua testimonianza di vita: da com’era passato dalla disperazione alla gioia di vivere! Scrisse anche diversi libri; quando era a letto perché non si poteva muovere a causa di vari malanni scriveva e ancora oggi ci sono 69 quaderni che devono essere pubblicati. Scriveva impugnando la penna con le labbra. Nino Baglieri è morto nove fa e una causa di beatificazione è in corso da qualche anno. Il film è diretto e sceneggiato dalla Cgs Life di Biancavilla in collaborazione con il Quasimodo di Modica, e sarà proiettato in anteprima assoluta sabato 27 febbraio alle ore 20 nella Chiesa di San Pietro a Modica e poi il 28 febbraio ed il 2 marzo all’oratorio salesiano San Domenico Savio nel cine-teatro ‘Don Bosco’, a due passi dalla casa dove ha vissuto per anni con la croce sul petto e il sorriso sulle labbra. Nel 2012, a cinque anni esatti dalla nascita in cielo, era stato avviato l’iter per il processo di beatificazione di Nino Baglieri alla presenza dell’allora Rettor Maggiore dei Salesiani, don Chàvez, e il 2 marzo 2014 il vescovo di Noto, monsignor Antonio Staglianò, ha istituito il processo diocesano, dopo avere ottenuto il benestare da parte dei vescovi di Sicilia. La causa è ancora in corso. Nino Baglieri è un esempio di profonda spiritualità ma anche straordinario esempio di fede nella dura prova della vita. Da: Avvenire, 28 febbraio 2016.

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Modica


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Palermo-Albergheria

L’esperienza salesiana all’Albergheria

Lavorare all’Albergheria, periferia che si trova al centro storico di Palermo, è come trovarsi davanti all’ingresso di un labirinto, immagine che evoca un itinerario, che parte dal punico fino al borbonico, passando per il bizantino, arabo normanno, segnato dalla polarità tra ricerca della verità e senso di smarrimento, tra centro – la conoscenza di Dio – e periferia, ciò che appare lontano e dissimile da Dio. L’Albergheria, della quale Ballarò è la parte pulsante, si potrebbe definire in poche parole come luogo nel quale ci si perde. Altra immagine simile al “labirinto” potrebbe essere quella del “deserto”, entrambi luoghi che ci fanno sperimentare uno smarrimento, un senso di decostruzione, una situazione destrutturata, dove conta più il rischio della sicurezza. Chi opera in questa zona, come noi salesiani che ci stiamo quasi da cento anni impegnati tra orfanotrofio dopo la prima guerra mondiale, oratorio, scuola di formazione professionale, servizio per l’accoglienza dei migranti e, da pochi anni nel servizio pastorale attraverso la parrocchia di San Nicolò di Bari all’Albergheria, sperimenta – come mi è capitato e capita spesso ai volontari e operatori pastorali sociali – una debolezza estrema, di contesto, nella precarietà del deserto ed una debolezza interna, una situazione di fragilità e bisogno, cioè la “fame”. Ma è proprio attraverso questa “fame” che si può aprire e può iniziare un cammino.

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Palermo-Albergheria: Chiesa San Nicolò di Bari.

Vivere all’Albergheria-Ballarò è imparare a diventare erranti, a camminare. La fame è una porta, uno spazio nella quale inizia un cammino dove si apre il campo di battaglia della prova e delle tentazioni che ci possono fare entrare nei vicoli ciechi e nei circoli viziosi del labirinto senza alcuna via di uscita. Chi opera non solo pastoralmente, ma a tutti i livelli in questa zona della città di Palermo, si pone la domanda di come saziare la fame che ci prende e di come e quando arrivare a quella terra promessa dove scorrono latte e miele. Rendersi conto dei propri limiti, della propria vulnerabilità, della propria umanità e fragilità, è il primo passo per accogliere la realtà così come si presenta ed evitare così, sia il fallimento dato da una fuga verso altri luoghi o realtà pastorali e sociali che ci gratifichino presto e subito, sia di sovvertire la realtà in cui si opera senza vedere ciò che manca nascondendo ciò che esiste e come per magia trasformare le difficoltà in cose piacevoli e gratificanti, alleandoci al possesso dei beni in cambio di sottomissione e servilismo, così come la logica mafiosa, vigente da queste parti, vuole che si faccia per non cambiare e per mantenere tutto pietrificato sotto gli occhi della Medusa. Non cedere ai ricatti affettivi, commerciali e relazionali ed essere veramente un servizio degli altri è la via che abbiamo scelto come comunità salesiana nella sua articolata presenza come oratorio, servizio di bambini immigrati, accoglienza dei migranti e nella parrocchia. Quest’ultima si sta incamminando, come progetto pastorale ad essere luogo di sintesi dei carismi esistenti nell’area parrocchiale dell’Albergheria e a rappresentare l’unità di Cristo attraverso la convivenza creativa delle differenze etniche, linguistiche, religiose e cultuali e carismatiche (salesiani, gesuiti, carmelitani, comboniani, diocesani, collegine, francescane del vangelo) che abitano il territorio parrocchiale. Partendo dal fatto che vivere la fraterniInsieme


attuando situazioni di dialogo con il sindaco e la giunta comunale. A livello pastorale stiamo da qualche mese studiando e programmando di avviare nell’area parrocchiale l’esperienza delle “comunità di base” come luoghi dove la parola di Dio, se vissuta, può essere elemento di liberazione personale e sociale per una partecipazione più attiva nella comunità ecclesiale e in quella civile e politica. Don Domenico, un comboniano, che vive con noi l’esperienza pastorale in Albergheria, e il sottoscritto, partendo dalla nostra comune esperienza di missionari per tanti anni in America latina stiamo approntando gli strumenti di base e formativi per avviare la nascita delle “comunità di base”. Don Ciccio Furnari sdb

Palermo-Ranchibile

Inaugurato un campo di calcetto

L’arcivescovo Lorefice sempre più uomo della gente. Don Corrado ieri ha inaugurato un campo di calcetto in occasione della festa per ricordare San Giovanni Bosco a 128 anni dalla sua morte. L’arcivescovo di Palermo Corrado Lorefice non poteva mancare ed è arrivato puntuale al Don Bosco Ranchibile di via Libertà.

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Il grande cortile della scuola è diventato una chiesa all’aperto con più di duecento posti a sedere occupati dagli allievi, dai loro docenti e anche da una folta rappresentanza di genitori e nonni in una giornata tanto speciale. Ancora di più perché sono già molte le persone che accostano Lorefice alla carismatica figura di Papa Francesco. Anche lui, accanto ai ragazzi che in tempi difficili come quelli attuali ci tengono a portare avanti i valori della solidarietà e del rispetto reciproco e lo dimostrano anche con i fatti. Erano presenti anche una rappresentanza di ex alunni che negli anni scorsi hanno terminato gli studi nella scuola di via Libertà ed il preside Nicola Filippone, oltre a diverse istituzioni del mondo della Chiesa.

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tà è già una testimonianza fondamentale per essere credibili agli occhi dei “briarioti” (quelli dell’Albergheria), stiamo procedendo contemporaneamente all’evangelizzazione, sia attraverso “le cellule di evangelizzazione” (che qui a Palermo usano chiamarsi “oikos”), sia attraverso la visita alle famiglie, alle case per stare in con-tatto con la gente viva, che spera e soffre, a un ripristino e valorizzazione, attraverso un cammino di fede rivolto al laicato e alle confraternite, della religiosità popolare con le sue feste e i suoi riti. Ultimamente, abbiamo fatto da stimolo e supporto alla nascita dal basso di una assemblea, che si avvia a diventare comitato di quartiere, per affrontare i gravi problemi economici e sociali che il quartiere vive drammaticamente, pena la sua scomparsa come mercato e come antico centro storico,


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Conferenza-dibattito su Don Sturzo Monsignor Pennisi parla di don Luigi Sturzo agli studenti dell’istituto salesiano: “Un esempio di antifascismo” Si è svolto stamane nella sala conferenze dell’Istituto Salesiano una conferenza-dibattito su Don Luigi Sturzo tenuta dall’arcivescovo di Monreale monsignor Michele Pennisi, alla presenza del preside Nicola Filippone docente di Filosofia e del direttore dell’Istituto Don Carmelo Umana. All’iniziativa hanno preso parte gli studenti dell’ultimo anno del liceo classico, scientifico ed economico che si stanno preparando per il tanto atteso esame di maturità. Nel corso dell’incontro monsignor Pennisi ha parlato dell’illustre sacerdote cattolico e politico italiano per cercare di cogliere insieme agli studenti del liceo palermitano spunti che oggi si caricano di nuovi significati, pregni di una saggezza che mai dovrebbe essere perduta, nella vita quotidiana come in politica.

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Dopo il benvenuto da parte del preside Nicola Filippone l’arcivescovo di Monreale ha parlato, fra l’altro, della sua tesi su don Luigi Sturzo, della sua vita e del diritto di voto esteso anche alle donne. Pennisi ha parlato anche del programma del Partito Popolare Italiano e dell’impegno antifascista 1919-1924 e del periodo in cui fu invitato dal cardinale Gasparri a lasciare l’Italia il 25 ottobre 1924 per raggiungere la città di Londra e del suo esilio americano. Don Luigi Sturzo fu nominato senatore a vita dal presidente della repubblica Luigi Einaudi e morì a Roma l’8 agosto 1959. Sturzo fu uno dei simboli dell’antifascismo, coerente e imparziale. L’iniziativa è stata ben accolta dai giovani che hanno partecipato al dibattito con grande interesse. El i sa Zu ccai o Da: Monreale News, Palermo 15 marzo 2016.

Prof. N. Filippone, E. Zuccaro, Mons. M. Pennisi e don C. Umana.

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Pedara

Il progetto “Le Mani Sapienti” ha come obiettivo la tutela, la valorizzazione e la trasmissione delle arti e dell’artigianato locali, collegati soprattutto alle nostre tradizioni e al nostro territorio, alla conoscenza delle tradizioni. [...] L’iniziativa mira a dare risalto e a valorizzare il “saper fare” dell’artigiano e la sua esperienza ereditata da una lunga tradizione e costruita dal vissuto oltre ad uno studio mirato di approfondimento. Obiettivo del progetto è la trasmissione delle maestrie artistico-artigianali, ritenendole fonte di sviluppo culturale e lavorativo soprattutto per i giovani. L’Associazione Ararte Artigianando nasce a Pedara dove debutta alla Festa della Creatività il 24 maggio 2015. Nasce dalla volontà di un gruppo di artisti e artigiani del territorio pedarese e dintorni, che attraverso un’azione congiunta desiderano rivalutare le arti e i mestieri. Le antiche arti e gli antichi mestieri fanno parte della tradizione siciliana e sono quasi del tutto scomparsi. Sono diventati rari, sostituiti dall’industrializzazione e dalla tecnologia o da altre realtà di vita e di costumi d’importazione straniera. Riteniamo che l’artigianato tradizionale manifatturiero e artistico svolge un ruolo fondamentale in Sicilia sotto l’aspetto sociale, culturale ed economico: le botteghe artigiane e gli antichi mestieri costituiscono oggi più che mai una risorsa e un patrimonio della tradizione locale, ma rischiano di scomparire se i maestri artigiani ed il loro sapere non vengono giustamente valorizzati ed incentivati anche attraverso adeguati interventi e opportunità formative. Ci piace pensare ad un futuro… artigiano. L’Oratorio Salesiano di Pedara, ispirandosi al modello oratoriano di Don Bosco, che nell’aggregare i giovani dava loro opportunità di prepararsi alla vita studiando o imparando un mestiere, intende promuovere ogni iniziativa che possa tornare utile alla crescita della persona. In tempi così difficili anche per le difficoltà legate al lavoro, riteInsieme

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Le mani sapienti

niamo positivo dare a ragazzi ed adulti la possibilità di occupare saggiamente del tempo per “imparare a creare”. Inoltre si potranno conoscere meglio le proprie origini culturali recuperandone arte e manualità. Indubbiamente anche la “qualità di vita” ne viene beneficiata sia per l’autostima che ne deriva nello scoprirsi capace di fare e creare, sia per l’opportunità di valorizzare quanto imparato per un risparmio ed anche un beneficio in termini economici. Ecco le motivazioni per cui Oratorio Salesiano e Ararte Artigianando hanno stipulato una convenzione per la realizzazione del progetto “Mani Sapienti” da poco avviato, e che non si colloca in una semplice ed esclusiva attività “hobbistica”. Infine obiettivo comune è non solo quello di recuperare e proporre la cultura siciliana trasmessa da “arti e mestieri” ma anche di riuscire a creare una “scuola” che metta insieme le diverse espressioni dell’arte siciliana in cui l’allievo in un corso può anche essere a sua volta maestro per altri in un’altra disciplina che già esercita.

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Ragusa

Tre grandi eventi a Ragusa

Festa di Don Bosco a Ra gusa Come da tradizione anche il Centro Giovanile Salesiano di Ragusa ha onorato il nostro Santo fondatore Don Bosco, con il triduo di preghiera, l’approfondimento della strenna del Rettor Maggiore curata da don Enzo Timpano e la veglia. Quest’anno l’evento ha visto anche la presenza del nuovo vescovo della diocesi di Ragusa Mons. Carmelo Cuttitta, che per la prima volta ha presieduto ufficialmente la S. Messa nella Parrocchia Salesiana di S.M. Ausiliatrice, domenica 31 gennaio. È seguita l’agape fraterna con il vescovo e tutti i rappresentanti della realtà salesiana ragusana insieme a molti giovani. Sicuramente è stato un bel momento di condivisione e anche di spensieratezza dove il pastore della diocesi iblea ha idealmente abbraccia-

to tutti coloro che quotidianamente sposano la causa della “mission” voluta da Don Bosco. E a tal proposito le parole pronunciate da Mons. Cuttitta sono state da stimolo e incoraggiamento per tutti i partecipanti.

Anima tor i Ca r nev al e a Ra gusa Il fermento oratoriano si è catapultato nella domenica di carnevale di giorno 7 febbraio, con il tradizionale “Luna Park”. E’ stato un grande successo all’insegna del sano divertimento, dove tanti ragazzi in maschera, guidati dagli animatori dell’oratorio, hanno partecipato ai diversi giochi che hanno fatto divertire pure i genitori. Molto frequentata anche quest’anno “l’area bimbi” da 0 a 3 anni, dove, insieme agli animatori i piccolissimi hanno trascorso la mattinata giocando. Tra un ballo e un pugno di coriandoli non poteva mancare una bellissima sfilata di mascherine; il tutto per trascorrere la mattinata piena di gioia e spensieratezza. Alla chiusura dei giochi l’appuntamento per tutti è stato per il martedì pomeriggio di carnevale. Più di 100 ragazzi in maschera sono stati presenti all’Oratorio Salesiano per festeggiare il Carnevale 2016.

Torneo Don Bosco Nel pomeriggio nel teatro Don Bosco gli animatori hanno preparato un gioco-quiz rivolto ai ragazzi. Non sono mancati anche momenti di ballo da parte delle bambine e delle ragazze che frequentano i corsi di danza all’oratorio. Infine la chiusura è stata dedicata alla premiazione del torneo di calcio intitolato “Don Bosco Liga”, disputato dai giovani ovviamente nel cortile salesiano.

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Tanta allegria, balli, giochi, e dolci… sorprese (la merenda è stata preparata e condivisa anche dalle catechiste), hanno fatto si che il pomeriggio trascorso sia volato via in modo intenso e frizzante. Insieme


Patto formativo ed etico

A Riesi prosegue con successo l’iniziativa del “Patto Formativo ed Etico” intrapresa nell’ottobre 2014 e, progressivamente, il lavoro quotidiano e silenzioso di tante persone sta dando frutti copiosi di bene e di comunione. Nell’ottobre 2015 si è tenuta un’Assemblea di tutti i contraenti il Patto, a cui nel frattempo si sono aggiunte diverse realtà, tra cui la Chiesa Ortodossa che conta a Riesi un migliaio di unità, nella quale è stata approvata da tutti la programmazione relativa all’anno 2015-2016; programmazione che è stata resa attuativa dal lavoro instancabile delle tre Commissioni. È stata formata pure una Commissione ristretta con il compito di incontrare le autorità e di rappresentare il Comitato in ogni circostanza che si presenta. Fin qui la Commissione ha incontrato il Comandante Provinciale dei Carabinieri, Maggiore Valerio Marra, il Comandante Provinciale della Guardia di Finanza, Colonnello Luigi Macchia, il Questore di Caltanissetta, Dottor Bruno Megale, per presentare il progetto e fare richieste puntuali che stanno già dando i primi interessanti frutti, quali un più accurato controllo del territorio e una visibilità sempre maggiore del Patto in tutta la Provincia. Nel dicembre 2015, è stata creata la pagina Facebook “Patto formativo ed etico della città di Riesi” che contiene l’archivio fotografico dell’iniziativa ed informa sulle attività proposte. Nello stesso periodo è stato proposto ai ragazzi che frequentano la terza media e la scuola superiore un questionario per la rilevazione dei bisogni del mondo giovanile. I dati sono stati sottoposti a lettura critica da parte di una commissione da cui sono emersi i reali bisogni dei giovani riesini. Il 19 dicembre 2015, sono iniziate le cosiddette “attività alternative” per i giovani con la proiezione gratuita al Cine Teatro Don Bosco del film “Inside out”. Per l’occasione il locale è stato fornito di rete wi-fi gratuita. Il 20 dicembre, sempre nell’ambito Insieme

delle “attività alternative” per i giovani, al Cine Teatro Don Bosco è stata trasmessa gratuitamente la partita Inter-Lazio, posticipo di serie A. Le due manifestazioni hanno radunato, in totale, più di 400 persone. Le cosiddette “attività alternative” sono proseguite regolarmente ogni fine settimana, con la visione di un film e del posticipo di serie A e, mediamente, ogni fine settimana, si radunano oltre 400 persone. Il 3 febbraio 2016, alla presenza dell’Ispettore dei Salesiani, don Giuseppe Ruta, è stata tenuta un’assemblea in cui sono stati presentati i risultati emersi dalla lettura critica del questionario proposto ai giovani; è stato presentato un progetto del Comune di Caltanissetta per la vigilanza serale e notturna della polizia municipale, progetto che, opportunamente adattato, si potrebbe riproporre a Riesi; si è discusso anche del progetto cittadino di videosorveglianza ed infine è stata presentata una brochure d’informazione sul servizio Numero Verde e sulle dipendenze da far girare negli studi medici e nelle farmacie.

Successivamente, il Coordinatore del Patto ha inviato a tutti i contraenti una scheda di disponibilità sugli argomenti emersi in assemblea. Le suddette schede stanno ritornando compilate e daranno la possibilità di avviare alcune delle iniziative richieste. L’1 marzo 2016, è stato avviato il servizio Numero Verde tramite l’invio di una lettera aperta ai genitori al fine di informare, allertare e proporre loro strategie da adotta-

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Riesi


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re per prevenire comportamenti devianti, il cui testo è riportato sui social network per una diffusione capillare. Nel frattempo è stato istituito un Numero Verde con la finalità di centro d’ascolto, esteso a tutte le emergenze sociali palesi e sommerse (prostituzione, violenze domestiche) gestito da varie figure professionali che offrono qualche ora di volontariato. Il Numero Verde è supportato da strutture come il Sert, l’Asp, Casa Famiglia Rosetta, Consultorio Familiare con le quali vengono stipulate apposite convenzioni. Nel frattempo, il Patto Etico ha ricevuto grandi consensi ed elogi anche fuori dai confini del nostro paese. Particolarmente significativa è stata la citazione del Presidente della Corte d’Appello di Caltanissetta, dottor Salvatore Cardinale, nel discorso di apertura dell’anno giudiziario 2016 a Caltanissetta, in data 30 gennaio 2016. Il Presidente, dopo aver fatto una panoramica dei problemi giovanili nella Provincia di Calta-

Riesi (CL): Giovani collaboratori del Comitato Etico.

nissetta, si sofferma sull’uso dell’alcol e della droga, descrivendo i comportamenti dei giovani nella movida di fine settimana e propone come rimedio la collaborazione in rete di tutte le forze attive presenti nei centri urbani. E poi afferma testualmente: “Con tale auspicio va preso atto con favore che nella città di Riesi il 25 marzo 2015 è stato stipulato tra i rappresentanti degli Enti pubblici, dalle Istituzioni scolastiche, dalle parrocchie, dai titolari di esercizi pubblici e le tante realtà religiose e laiche presenti sul terri-

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Riesi (CL): Giovani del Numero Verde al lavoro

torio, il patto etico e formativo che si prefigge di fronteggiare il malessere del mondo giovanile riesino che porta ad uno stile di vita spericolata dedito all’uso di alcolici e sostanze stupefacenti”. Con tali premesse, il duro lavoro che stiamo svolgendo per aiutare la gioventù riesina, viene alleviato dalla certezza della sua bontà e della validità del percorso che abbiamo intrapreso tutti assieme, sostenendoci ed aiutandoci nelle quotidiane difficoltà. Cari genitori, nel 2014, le Associazioni, le Scuole, le Parrocchie, la Chiesa Valdese, la Chiesa Ortodossa, i Movimenti, l’Oratorio, il Poliambulatorio, le Forze dell’Ordine, l’Amministrazione Comunale di Riesi hanno siglato un “Patto Formativo ed Etico” che si propone di raggruppare in rete tutte le forze educative del paese per fronteggiare il malessere del mondo giovanile riesino, lo stile di vita “spericolato”, dedito all’uso di alcolici e di sostanze stupefacenti, di proporre uno stile di vita più rispettoso delle “regole” e più sano e di accompagnare i giovani verso un percorso di legalità in un contesto di prevenzione, formativo ed etico. Il patto è stato siglato il 25 marzo 2015, alla presenza di Autorità e del Presidente della Corte di Appello di Caltanissetta, il dott. Salvatore Cardinale. Il Comitato Etico e Formativo si è articolato poi in tre commissioni: la prima si occupa di elaborare un piano di azione finalizzato al rispetto delle regole, in un contesto Insieme


Riesi (CL): Stipula del Patto Etico, 25 marzo 2015.

Il Numero Verde si propone di rispondere a tutte le forme di uso, abuso, dipendenza da sostanze e senza sostanze, che negli ultimi anni si stanno evidenziando in modo dirompente nella nostra società (sostanze, gioco, disturbi alimentari, sesso, maltrattamento, affettività ecc) attivando un servizio di ascolto ad opera di professionisti (psicologi, assistenti sociali, educatori professio-

Riesi (CL): Prima serata analcolica a Piazza Garibaldi, 24 giugno 2015.

l’attenzione sulle frequentazioni e sulle abitudini dei figli, perché quelli che si “sballano”, quelli che hanno cattive frequentazioni ed abitudini non sono sempre i figli degli altri, ma possono essere i propri figli! Così il patto etico, a partire dal 1 marzo 2016, attiverà il servizio “Numero Verde” che sarà disponibile nei giorni da Lunedì a Giovedì dalle 10 alle 12 e Martedì e Venerdì dalle 17 alle 19 per tutti i cittadini che ne hanno o credono di averne bisogno, mantenendo l’anonimato. Insieme

nali, medici) rivolto alla cittadinanza intera. Inoltre, a seconda delle problematiche rilevate, sarà anche possibile ottenere eventuali indicazioni sui collegamenti con strutture pubbliche specializzate per affrontare e risolvere il caso specifico. Riesi, 15-02-2016 don An to n ell o Bo nas er a Numero Verde 800592725 E-mail: pattoeticoriesi@libero.it Pagina Facebook: patto formativo ed etico città di Riesi

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di prevenzione; la seconda, un piano finalizzato all’attuazione di attività alternative per i giovani; la terza, un piano finalizzato alla formazione delle famiglie e dei giovani. Fin qui sono state svolte numerose attività. Pur riconoscendo che il cammino intrapreso è sicuramente lungo e faticoso, irto di difficoltà e di insuccessi, il comitato non pensa di risolvere situazioni comuni a tante realtà nel mondo, ma sente il dovere di dare il proprio contributo, fatto di tentativi e di impegno, per non affondare nel mondo dell’indifferenza, per non arenarsi alla mentalità tipicamente siciliana del “munnujè e munnu sarà”. Le famiglie, alle quali la lettera è indirizzata, devono prendere coscienza che le situazioni in cui vivono i giovani a Riesi oggi erano gravi e irte di pericoli e di tentazioni, che spesso i giovani hanno difficoltà ad evitare. I genitori hanno oggi un compito difficile ma importante: aumentare il controllo e


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San Cataldo - 90 Anni

“Tra sogno e realtà”

Dal sogno di Don Bosco all’Oratorio Salesiano. San Cataldo accoglie il IX Successore di Don Bosco. Tra sogno e realtà: questo il percorso che parte dal sogno di Don Bosco e che passa dai sogni del Canonico Cataldo Pagano (già allora chiamato dai ragazzi del paese “il Don Bosco di San Cataldo”), che radunava i fanciulli all’interno di un piccolo orto, abbrustoliva per loro il “musciariddu”, e spiegava loro il vangelo della domenica. Bisogna, comunque, attendere il marzo del 1923 perché al terzo successore di don Bosco, don Filippo Rinaldi - oggi Beato - venisse “strappata” la promessa, in lacrime per la commozione, di mandare i Salesiani a San Cataldo. Poi arrivò il 6 dicembre 1924… ed è qui che comincia la “realtà” dell’Oratorio Centro Giovanile Salesiano della nostra città. Nel corso di questi novant’anni intere generazioni di sancataldesi hanno frequentato l’Oratorio - per molti anni unico centro di aggregazione in città – che è stato per loro “casa che accoglie, chiesa che evangelizza, scuola che avvia alla vita, cortile per incontrarsi e vivere in allegria”. Più di cento Salesiani son passati da San Cataldo (tra Oratorio e Istituto “Fascianella”), contribuendo alla formazione di “buoni cristiani e onesti cittadini”.Trentanove le vocazioni salesiane (di cui 12 ancora viventi)

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fiorite a San Cataldo, oltre alle tante vocazioni di membri di altri gruppi della Famiglia Salesiana e del Clero locale: sono la prova vivente della validità feconda dell’opera che è stata svolta e che continua a essere svolta dalla presenza Salesiana. Le celebrazioni avviate lo scorso anno per ricordare il 90° anniversario della presenza salesiana a San Cataldo e le diverse iniziative realizzate nel corso dell’anno, sono state un’occasione per ricordare che Don Bosco a San Cataldo è di casa e San Cataldo è salesiana! A conclusione di questo importante anniversario, l’intera Famiglia Salesiana di San Cataldo ha voluto, ancora una volta, rendere grazie al Signore per i tanti benefici ricevuti, accogliendo un ospite di eccezione: Don Pascual Chàvez Villanueva, IX Successore di Don Bosco e Rettor Maggiore Emerito dei Salesiani. Una visita importante, quella di don Chàvez, anche se non si tratta del primo successore di Don Bosco che visita San Cataldo; già nel 1923 è passato dalla nostra città il terzo successore di Don Bosco, don Filippo Rinaldi, e, nel 1953, il quinto successore, Don Renato Ziggiotti. Insieme


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A conclusione del suo intervento il IX Successore di Don Bosco ha rivolto un invito ai presenti:“credere nei giovani in un momento in cui nessuno crede in loro. Il dono migliore che possiamo fare ai ragazzi si chiama educazione, l’arte di diventare persone.” La Seduta del Consiglio si è conclusa con la consegna alla Comunità Salesiana di un “attestato” di riconoscimento al valore“quale segno tangibile di gratitudine e stima per la meritoria opera e per il significativo contributo alla crescita morale, civile e spirituale della cittadinanza sancataldese, con particolare riguardo alle nuove generazioni”. A seguire, presso il Salone Teatro dell’Oratorio, sono state simbolicamente sfogliate le pagine più belle di questa lunga storia, nel ricordo di tante figure (salesiani, coadiutori, laici…) che hanno costruito, giorno dopo giorno, la meravigliosa realtà salesiana oggi presente a San Cataldo.

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Due i giorni di festa previsti per la conclusione del 90° anniversario della presenza salesiana, con un programma denso che ha preso il via sabato 12 dicembre con un momento istituzionale: per la prima volta, il Consiglio Comunale si è riunito – in Seduta Straordinaria – fuori dalle mura del Palazzo di Città, proprio presso i locali dell’Oratorio; presenti anche il Sindaco, la Giunta e un deputato nazionale. All’inizio della Seduta, don Pascual Chàvez e don Pippo Ruta sono stati invitati al tavolo della Presidenza e, dopo gli interventi di benvenuto agli ospiti, sono state ripercorse, da parte del Sindaco e di alcuni Consiglieri, le tappe che hanno contraddistinto 90 anni di presenza salesiana a San Cataldo. Prendendo la parola, don Pascual ha tenuto un intervento sulla “formazione dell’onesto cittadino e del buon cristiano”. Precisando che“l’onesto cittadino del terzo mil-

lennio non è più quello di don Bosco”, ha ribadito: “la cultura odierna è veicolata dall’educazione, che ha un triplice compito: 1. formare la persona, ricca di ideali alti; 2. formare il professionale, che deve essere tanto competente in una società altamente concorrenziale come quella in cui stiamo vivendo; 3. formare il cittadino, un cittadino che non sia preoccupato della sola riuscita personale bensì con un alto senso del bene comune; formare persone per gli altri; un cittadino con una cittadinanza pro-attiva.


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Al suono di trombe, violini e chitarre e sulle note di “Cielito Lindo”, cantata dalla Corale “Don Bosco” e dall’intera platea, don Pascual – con tanto di sombrero – ha fatto ingresso sul palco, cantando, anche lui, il popolare canto messicano. Nel suo intervento sull’attualità di Don Bosco oggi, tra sogno e realtà, don Pascual ha ricordato “come il sogno di quel bambino poverissimo (Giovannino) si è fatto realtà”, per soffermarsi poi sulla ragione di vita di Don Bosco: i giovani. “La grandezza di Don Bosco consiste nel non aver avuto nessuna altra ragione di vita che i giovani: tutto è centrato sui giovani. La nostra vocazione, la nostra missione, devono essere i giovani, che devono stare al centro di tutto. Loro rappresentano non soltanto il futuro, ma soprattutto il presente; e se nel presente non ricevono opportunità educative e lavorative invece di diventare una risorsa umana diventeranno un problema sociale: sono il presente e il meglio deve essere offerto a loro. […]

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Don Bosco ha posto i ragazzi al centro, li ha considerati protagonisti”. Concludendo, prima di impartire sui presenti la Benedizione di Maria Ausiliatrice, si è rivolto ai ragazzi presenti sul palco con queste parole:“siate architetti del vostro futuro. Il futuro altro non è che lo sviluppo del presente: se adesso fate delle scelte coraggiose, sarete persone di grande valore. Se volete fare qualcosa di grande nella vita dovete imparare a nuotare controcorrente. Dovete sognare in grande! Volete essere felici? 1. Cominciate ad avere uno sguardo positivo; 2. Sviluppate i vostri talenti; 3. Amate Gesù”. Domenica 13 la festa si è spostata al Palasport “Peppe Maira” dove, dopo momenti di canti, balli e animazione, don Pascual è stato accolto da ragazzi, giovani, genitori, amici di Don Bosco. Interessante e coinvolgente il momento in cui il Rettor Maggiore Emerito ha commentato alcune immagini relative a diverse tematiche (famiglia, Famiglia Salesiana, situazione giovanile, sfruttamento dei minori, Spiritualità Salesiana). Sull’ultima immagine, relativa al “sogno”, questo il commento di don Pascual: “Dio ha un sogno per ciascuno di noi e la cosa più importante è trovare il sogno della nostra vita. Cercate il vostro sogno, quello che riempie di senso la vostra esistenza, di dinamismo, di gioia. E se avete già trovato il vostro sogno, seguitelo. Se non lo avete ancora trovato, cercatelo”. Alle ore 11.00, quando il Palazzetto era ormai gremito, alla presenza di più di mille persone, ha avuto inizio la gioiosa Celebrazione Eucaristica presieduta dal IX Successore di Don Bosco; insieme a lui, hanno concelebrato l’Ispettore don Pippo Ruta, la Comunità Salesiana Insieme


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di San Cataldo, alcuni Salesiani Sancataldesi e Salesiani che hanno lavorato a San Cataldo. A rendere ancora più solenne il momento l’animazione dei canti da parte della Corale interparrocchiale di San Cataldo. In tema con la liturgia del giorno don Pascual si è rivolto all’assemblea con queste parole: “Che cosa dobbiamo fare?”. Questa è la domanda che deve risuonare nelle nostre orecchie e nel nostro cuore. […] “Condividete”. E’ un invito a rovesciare completamente questa cultura dell’individualismo, dell’indifferenza che stiamo vivendo … un invito a creare nuovi spazi per la logica del Vangelo, che è logica della reciprocità, di accoglienza, del dono, della fraternità … “Rallegratevi”: dice come dobbiamo vivere; nessuno deve rubarvi la gioia di essere figli di Dio. E alla fine, ancora un invito:“Questo è il Natale: aprire la nostra mente, il nostro cuore all’accoglienza, all’ospitalità: Dio ha bisogno dei nostri occhi per guardare il mondo con l’amore con cui Lui lo ama;

Dio ha bisogno delle nostre mani per continuare a fare il bene; Dio ha bisogno dei nostri piedi per mettersi in cammino e andare incontro a coloro che hanno bisogno di noi”. A conclusione della Santa Messa ci si è trasferiti all’Oratorio dove sono state benedette le “Campane della memoria”, un piccolo monumento costituito da tre “pilastri” (che simboleggiano i tre amori di Don Bosco: Gesù Sacramentato, Maria Ausiliatrice e il Papa) ove sono state collocate le due campane del “vecchio” Oratorio. A novant’anni dall’inizio di questa “realtà” la Famiglia Salesiana è oggi presente a San Cataldo con ben otto gruppi (oltre alle diverse decine di Associazioni e Gruppi che a livello locale frequentano e operano sia all’interno dell’Oratorio che dell’Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice) ed è la riprova di un grande attaccamento a Don Bosco e della sua presenza amorosa e benedicente. I Salesiani arrivano a concludere questi “primi” novant’anni con un buon consuntivo. Ma Don Bosco ci ha insegnato a non fermarci a guardare il cammino compiuto. Siamo chiamati a puntare lo sguardo e la volontà verso le nuove mete. I novant’anni pieni di frutti di salesianità devono essere una premessa per quanto i nuovi tempi e le nuove generazioni attendono per il domani. E tutto questo non è solo… un sogno! L uc ia no A r c a r e s e

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“Pippi Calzelunghe” vince il concorso in maschera San Cataldo. Il classico concorso di mascherine , la domenica pomeriggio , ha fatto calare il sipario sulla 41^ edizione del “Carnevale dei Bambini”. La manifestazione si è svolta, come sempre, all’Oratorio salesiano “San Luigi”, che ha organizzato la kermesse con la direzione artistica di Valerio Cammarata e la collaborazione dei ragazzi dell’Ora-

torio, del gruppo “Mamma Margherita” e degli scout. Il concorso era rivolto a bambini fino a 12 anni. Sono stati così individuati i travestimenti più originali, che hanno reso i piccoli partecipanti grandi protagonisti della rassegna. Due i premi assegnati: la giovanissima Gaia Cordaro, con il proprio costumino da hostess, è “volata” verso il trionfo della categoria “0-2 anni”; Elena Della Croce, invece, vestita da novella “Pippi Calzelunghe”, ha ricevuto il premio per la categoria da “3 anni in su”. Intanto, al direttore artistico Cam-

marata è stato chiesto un commento a proposito della partecipazione alla sfilata di Carnevale di domenica mattina, che ha comunque visto intervenire centinaia di persone: infatti, vi era chi aveva rilevato una minore presenza di carri allegorici. Così Cam-

marata: “Magari vi saranno state un po’ meno persone rispetto all’anno precedente, ma tutto dipende da vari fattori. Ho visto comunque tanta gente in piazza. Riguardo ai carri, l’allestimento non è facile”. Infine, oggi pomeriggio, anche l’Associazione Disabili San Cataldo organizzerà una speciale festa di Carnevale nei locali di via Napoli alle ore 16. C l au d i o C o s ta n z o

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Tante attese per l’assunzione della nuova scuola nel cuore di Tunisi

Diario di bordo 13-16 marzo 2016 Siamo arrivati a Tunisi, insieme a don Domenico Luvarà, domenica 13 marzo c.a., alle ore 11,30, dopo essere partiti da Catania, di buon mattino, alle 6.15 con scalo a Roma Fiumicino. A prenderci all’aeroporto sono venuti in quattro: i confratelli Don Domenico Paternò, Don Giovanni Giummarra, Roberto Lionelli e il nuovo membro della Comunità, Don Faustino García Peña, ispettore, da pochi mesi emerito, dell’Africa Occidentale Francofona (AFO). Un po’ di attesa per prelevare le due valigie “magiche” (piene di palloni per i ragazzi, di salumi e formaggio grana per i confratelli... e altri doni per la Pasqua ormai prossima) e poi via! in auto verso Manouba dove era stato prenotato il pranzo nel nuovo ristorante italiano “Mamma mia”, limitrofo alla nostra casa. Dopo un po’ di riposo, abbiamo celebrato i Vespri e vissuto un intenso incontro comunitario per fare il punto della situazione e discutere sul futuro della nostra opera in Tunisia e dell’animazione che siamo chiamati a espletare nelle due scuole di Manouba e di Tunis (Ecole Secondaire Libre), quest’ultima ancora diretta dai Fr. Marianisti e fondata nel lontano 1891. Nei giorni 14 am e pm e 15 am ho partecipato all’Assemblea Generale della COSMADT (Conference des Superieur(e)s Majeur(e)s et Delegue(e)s de Tunisie), ospiti, come l’anno precedente, delle Suore Servantes du Seigneur, vicino alla Cattedrale e all’Arcivescovado. Erano presenti circa 30 partecipanti tra superiori maggiori, delegati e accompagnatori. Sono intervenuti ai lavori S.E. Mons. Ilario Antoniazzi, Arcivescovo di Tunisi, il Vicario Generale, P. Nicolas Lhernould, sr. Maria Rohrer, fma, sr. Chantal Vankalck, sb, e P. David Gnadouuwa Mayeda, pb. Ha svolto, nel pomeriggio di giorno 14, un’apprezzata relazione la prof.ssa Aïssem Makni, docente universitaInsieme

ria di economia e membro del Gruppo di ricerca islamico-cristiana (GRIC). Toccante è stata la testimonianza di vita e la visione missionaria delle Piccole sorelle d’Oudref (Charles de Foucauld). È stato, inoltre, presentato il resoconto dell’anno della vita consacrata a Tunisi e, come l’anno scorso, il progetto formativo aggiornato del Centro Diocesano di Studi con il programma del Corso sistematico di islamologia e lingua araba. Si è sovente richiamato il documento della Conférence Episcopale de la Région Nord de l’Afrique (CERNA) Serviteurs de l’espérance. L’Église Catholique au Maghreb aujourd’hui (2014), come costante e imprescindibile punto di riferimento ecclesiale. La vita consacrata in Tunisia è apprezzata a livello di Chiesa locale e di società civile. Per la nazione tunisina sono tanti gli aiuti che le varie presenze religiose offrono nei vari campi (educazione, cultura, promozione dei diversamente abili, immigrazione…). In questo momento – ha affermato nella sua relazione P. Nicolas Lhernould – la Tunisia affronta due grandi sfide che sono la sicurezza e l’economia, cercando di far leva sulle tre risorse di cui principalmente dispone: l’agricoltura, l’industria, il turismo. A livello ecclesiale, si respira un senso di coesione e di fraternità per offrire alla società tunisina prima di qualunque attività di promozione umana, la testimonianza della comunione e un segno di prossimità e di pace. In questa terra vi sono circa 50 sacerdoti tra diocesani e religiosi e un centinaio di suore, residenti in prevalenza nel nord. Il clero è abbastanza giovane e si avrebbe bisogno anche di figure più attempate e sapienti come punto di riferimento per sacerdoti, consacrati e fedeli laici. I presidi delle suore nel sud sono diminuiti notevolmente, in un contesto che è molto povero e maggiormente bisognoso. Questo sbilanciamento attende di essere rie-

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Tunisi


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quilibrato, nella consapevolezza di trovarsi in una “periferia della periferia”. L’Arcivescovo, svolgendo queste riflessioni, ha invitato i superiori e le superiore a garantire maggiormente la continuità educativa e pastorale dei religiosi e delle religiose (almeno da sei a dieci anni) e a comporre presenze significative all’insegna della creatività e della speranza, del coraggio e dell’audacia per rendere presente il regno di Dio. La percezione ecclesiale è molto incarnata nel territorio e tra la gente tunisina. L’Arcivescovo non condivide la visione di pensarsi come Chiesa in terra tunisina, bensì ha affermato con forza e convinzione: “Noi siamo una Chiesa tunisina a servizio dei tunisini”, non con una valenza colonialista o nazionalista, bensì in una logica di servizio evangelico, alla stregua del sale, del lievito e della luce per gli 11 milioni di tunisini. Ha fatto riferimento anche ai percorsi invisibili di iniziazione cristiana e alla percezione di essere «piccolo gregge» (cfr. Lc 12,32), nel segno della semplicità e dell’essenzialità della fede. Una sorpresa per me è stata l’informazione circa il consistente corridoio di migrantes che attraversa la Tunisia, a noi tenuto nascosto dalle fonti di informazione, rispetto ai conosciutissimi corridoi della Libia o a quello dei Balcani. La presenza di Don Faustino, che ha al suo attivo venti anni di esperienza nell’Africa sub sahariana, potrà essere utile per individuare possibili collaborazioni da attivare per i migranti che ancora arrivano in Tunisia e che vanno incontro a rischi di sfruttamento di ogni tipo. Nella mattinata conclusiva del 15 marzo, ognuno dei partecipanti è stato chiamato ad esprimere la visione di futuro a partire dal proprio carisma. Fermo restando il nostro impegno nel settore scuola e nell’oratorio centro giovanile (“patronage”), i salesiani e le Figlie di Maria Ausiliatrice potranno in futuro contribuire nel campo dell’educazione a promuovere una nuova mentalità più libera e aperta ai valori umani, facendo leva sulle nuove generazioni come fattore di creatività e di speranza, privilegiando i giovani più poveri e, in futuro, un’attenzione al meridione della Tunisia. Rispettando il con-

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Tunisi: Don G. Ruta, i confratelli e gli animatori.

testo islamico e le possibilità imprenditoriali, si potrebbe pensare in futuro a delle cooperative scolastiche composte da exallievi e persone vicine al nostro carisma educative per promuovere culturalmente il sud della Tunisia. La sera del 14, si è tenuto l’incontro in Arcivescovado, dalle ore 17.30 alle 18.30, presenti S.E. Mons. Ilario Antoniazzi, Arcivescovo di Tunisi, P. Jawad Alamat, Direttore del Dipartimento Scuola della Diocesi, P. Eddie Alexandre, Provinciale dei PP. Marianisti, Fr. Bertrand Bougé, attuale Direttore della ESL, Don Domenico Paternò, Direttore di Manouba, oltre al sottoscritto per procedere alla firma della Convenzione tra l’Ispettoria Salesiana Sicula e l’arcidiocesi di Tunisi relativa all’esercizio dell’attività educativa e scolare dell’Ecole Secondaire Libre de Tunis. Da questo punto di vista l’accoglienza della proposta dell’Arcivescovo di accogliere la ESL, se da una parte consolida il nostro contributo di umanizzazione per il popolo tunisino, dall’altra prospetta frontiere inaspettate e insospettate fino a un anno fa, quando partecipai al primo incontro della COSMADT. Il tema dell’incontro è stato “Serviteurs de l’espérance e Tunisie” e sembra che la Famiglia Salesiana si stia scommettendo al servizio della creatività e della speranza, i due vocaboli che sono stati più ricorrenti sulle labbra dei partecipanti, scaturite dal più profondo del cuore. Do n Pi ppo R uta Insieme


Venezia, Trieste e Tunisi insieme grazie alla nuova iniziativa lanciata dall’associazione “Venezia: Pesce di Pace” di Nadia De Lazzari. Lo scopo è quello di abbattere i muri culturali e religiosi tra le due sponde del Mediterraneo mettendo a confronto il racconto e le esperienze dei bambini facendosi aiutare per le traduzioni, dai detenuti magrebini ospiti del carcere di Santa Maria Maggiore a Venezia. In pratica i bimbi tunisini inviano lettere e messaggi ai loro coetanei di Venezia in arabo, i detenuti le traducono in italiano e quindi i messaggi vengono fatti pervenire ai giovani alunni italiani che così possono rispondere grazie sempre alla mediazione linguistica dei carcerati. Proprio in questi giorni essi sono impegnati a tradurre i messaggi dei bambini triestini, veneziani e tunisini in arabo, francese e italiano. A portarli loro la volontaria Nadia De Lazzari che spiega ad ANSAmed: “Il prezioso aiuto dei detenuti fa superare barriere linguistiche e permette un dialogo tra i piccoli alunni”. All’iniziativa partecipano anche gli scolari della scuola ebraica Morpurgo di Trieste. Tra i pensieri giunti agli alunni veneziani quello di Nour, 8 anni, che scrive: “Da Tunisi a Venezia: benvenuti! vi aspettiamo”, quello di Ahmed, 10 anni: “Mi fa piacere conoscere gli amici di altri Paesi e di religioni differenti”, o ancora della piccola Nada, 9

I bambini di una classe di Tunisi salutano i loro “colleghi” veneziani. Insieme

anni: “Siamo musulmani, diamo il benvenuto a tutto il Mondo. Vi vogliamo bene, siamo fratelli e amici”. A commentare l’iniziativa in Tunisia il deputato Osama Al Saghir, eletto del partito Ennhadha all’estero per la circoscrizione Italia: “Il progetto è grandioso. Gli esseri umani nel loro percorso di vita possono compiere degli errori che li portano in luoghi dove non vorrebbero stare, ma che non rappresentano la loro vita. I bambini fanno riscoprire loro la strada giusta per un ritorno sulla retta via. È incredibile: il progetto ha l’obiettivo dell’amicizia e della fratellanza, dobbiamo sostenerlo”. A Tunisi il salesiano don Domenico Paternò rivela: “Nadia ci ha coinvolti in un circuito di fraternità e solidarietà tra bambini di scuole di Paesi diversi, religioni diverse, ambienti sociali e umani molto differenti. I messaggi meritano di essere presi in considerazione molto seria perché espressione di uno sguardo sulla vita non ancora condizionato da fattori esterni e pregiudizi. Siamo felici che detenuti nordafricani abbiano un po’ di ‘casa’ anche per loro”. La direttrice dell’istituto penitenziario di Santa Maria Maggiore, Immacolata Mannarella, sottolinea: “L’iniziativa è dentro l’idea del carcere come palestra di vita e di accoglienza tra popoli”. L’associazione “Venezia: Pesce di Pace” nasce nel 1992. Tra le iniziative ideate e realizzate, che hanno ricevuto il plauso di tre Presidenti della Repubblica italiana e le benedizioni di tre Papi; il “Trialogo, l’incontro dei tre fratelli in Abramo: un imam, un sacerdote cattolico, un rabbino” e “Disegni quattromani”; nello stesso foglio, distribuito da Nadia De Lazzari, hanno disegnato i bambini di Venezia, Sarajevo, Kinshasa, Gerusalemme, Ulan Bator, Beirut, Istanbul, New York, Rodi, Yerevan, Berlino, Mosca. Da: ANSAmed, Tunisi 16 febbraio 2016.

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I bambini si parlano grazie ai detenuti


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Guardando altrove “ I p i ù p o v er i s o n o q u e ll i ch e n o n han no D io : s e no n hai D i o , n o n h a i n ie n te ” Dalla Sicilia al Madagascar: Monsignor Rosario Vella racconta la sua vita di missionario salesiano e vescovo in una periferia del mondo Nato a Canicattì (Agrigento) nel 1952, sacerdote salesiano dal 1979 e missionario dal 1981, monsignor Rosario Vella è dal 2007 vescovo di Ambanja, una delle 21 diocesi del Madagascar. In quest’intervista ha offerto la sua testimonianza di figlio di Don Bosco: un pastore dedito ai giovani e ai poveri, con una missione educativa che, prima ancora di dare cultura, intende formare le coscienze. Ec c el l en z a, c o m e a v ve n n e i l s u o p ri mo i n cont ro con i salesiani ? Mio padre era un ex allievo salesiano e fin dalla mia infanzia mi ha sempre parlato di Don Bosco. Nel suo portafoglio teneva una immagine del santo, che cambiava solo quando era troppo sgualcita. Avevo appena dieci anni, quando andai nel collegio salesiano di Pedara, vicino Catania. Non ricordo di aver avuto subito il desiderio di diventare salesiano, però rimasi fortemente impressionato da tutti i numerosi salesiani incontrati. Nel piccolo cortile dell’istituto, i chierici inseguivano insieme a noi lo stesso pallone, nelle passeggiate sull’Etna condividevano con noi la stessa fatica della salita e la stessa gioia della conquista. Gli insegnanti ci facevano amare la matematica, il latino, Dante e i poeti italiani… Pian piano maturò dentro me un grande desiderio di imitarli, o meglio di imitare colui che loro ci presentavano come modello: Don Bosco. Un giorno ci venne a far visita un grande missionario francese e vescovo in India, mons. Luigi Mathias. Ci parlò con entusiasmo di ciò che Don Bosco stava facendo in

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quelle terre lontane. Ragazzino di 12 anni, ne rimasi conquistato e durante una ricreazione – dopo aver superato la mia timidezza – mi avvicinai a lui e gli chiesi: «Posso venire anch’io in India?». Quel santo vescovo sorrise, mi accarezzò i capelli e mi disse: «Studia e prega». C o s a l ’ h a a f f a s c in a t a de l c a r i s m a di do n Bo s c o , d a i n d u r l a a e n tr ar e n e l l a c o n g r e g a z i o ne salesiana? La vita di don Bosco mi ha sempre affascinato. Don Bosco che nasce in una povera casa, a due anni rimane orfano, non riesce a studiare se non con sacrifici e volontà. Mamma Margherita che lo educa e lo guida… Per conquistare i suoi amici inventa giochi e fa il saltimbanco… Viene ordinato sacerdote, rifiuta posti prestigiosi per andare ad occuparsi dei ragazzi che vivevano sull’orlo delle strade… Da quel momento i giovani e don Bosco erano un tutt’uno: per loro dà tutte le sue forze, il suo amore, la sua vita… Quando si ammala e i medici lo danno per spacciato – e lo era veramente – i suoi giovani fanno una gara di preghiere, di sacrifici, di promesse che toccano il cielo. Don Bosco, guarito, si affaccia dalla finestra e con voce debole ma sicura si rivolge ai giovani dicendo: «Voi mi avete dato la vita ed ora io la mia vita la do a voi». Leggere questi fatti mi faceva commuovere fino alle lacrime. C i ra cc o n ti d el l a su a v o ca z i o n e … Nei miei ideali di giovane c’era sempre un desiderio di fare del bene a chi era povero, dimenticato, afflitto… Quando visitavo qualche città, non mi interessavano i palazzi, le opere d’arte, ma mi piaceva camminare nelle viuzze dei quartieri più popolari. E quando cominciai a riflettere su cosa fare della mia vita mi vennero in mente due vie. Pensavo: «Potrei fare il medico, così posso curare i più poveri, quelli di cui nessuno si occupa, i dimenticati dalla società. Oppure potrei fare il politico, perché i politici possono cambiare le strutture della società e fare del bene ai più bisognosi». Però poi mi chiedevo: «Chi sono i più Insieme


Le pr ime m iss ioni sa les iane p ar tirono già d ur a n t e la v it a de l s a n t o t o r in e s e . C om e e da c os a n as c e qu es t a s pint a mis si ona r ia ? Don Bosco fin da giovane aveva sentito nel suo cuore una grande spinta a partire missionario. Spesso lo si vedeva con il mappamondo in mano e con gli occhi che guardavano lontano. In effetti voleva arrivare a quelle terre remote dove sapeva che tanti giovani avevano bisogno della gioia della fede. «Quello che non puoi fare tu, lo faranno i tuoi figli», gli aveva detto la Madonna. Quindi dal 1875 fino alla sua morte, mandò ogni anno un gruppo di salesiani per l’evangelizzazione delle genti. Come figlio di don Bosco, anch’io ho sentito la stessa spinta e lo stesso desiderio. Così nel 1981 fui inviato, insieme ad altri tre confratelli, in Madagascar. Fin dall’inizio – malgrado le difficoltà della lingua e del primo adattamento – ci siamo impegnati ad occuparci dei giovani e della gente che non conosceva il Signore. Q u a l è l a r e a l tà d e l l a Ch i e s a i n M a d a g a s c a r e qua le l ’app ort o sal esian o ? Il popolo malgascio è un popolo giovane: il 60% della popolazione ha meno di 20 anni. Purtroppo in Madagascar il giovane non conta niente, è solo una merce che può produrre qualcosa. Difficile sostenere che un giovane malgascio possa affrontare il futuro con serenità ed entusiasmo: non c’è lavoro, la corruzione è arrivata alle stelle, l’insicurezza e la delinquenza sono il pane quotidiano, la situazione scolastica, educativa e sociale è un disastro. I giovani sono veramente dimenticati e devono lottare a denti Insieme

stretti per costruire il loro futuro. La Chiesa fa tutto il possibile. Solo come esempio: nella diocesi di Ambanja abbiamo messo in atto un grande sforzo per andare incontro ai bisogni e alle attese dei giovani. Il loro futuro si prepara con l’educazione, che è la forza più grande di un popolo che cerca il vero progresso. Per questo abbiamo rafforzato e sviluppato le scuole, dalle elementari fino ad una università. Nelle scuole cerchiamo non solo di dare una cultura, ma soprattutto di formare le coscienze. L’insegnamento di Don Bosco, oggi, è anco r a at t u al e? Per c hé ? Vorrei ricordare due frasi di don Bosco: «L’educazione è cosa di cuore». «C’è sempre qualcosa di buono nel cuore di ogni giovane su cui si può fare leva». Una piccola storia emblematica: Roland era un ragazzo praticamente senza famiglia, che però aveva tanta voglia di studiare. Fin dalla sua infanzia viveva di piccoli espedienti – non sempre corretti – per trovare qualcosa con cui poter sopravvivere. Molte volte era stato cacciato via dalla scuola per il suo carattere un po’ scontroso e qualche volta violento. Cominciò a frequentare l’oratorio soprattutto per il suo amore allo sport. Un giorno venne da me e con semplicità mi raccontò tutta la sua vita: sofferenze, ingiustizie, sforzi, ansie, desideri, tutto mescolato. Conclusione: «Padre, io voglio studiare ma non ho i soldi e le possibilità!». «D’accordo – gli risposi –. E tu cosa mi dai in contraccambio?» . Non capì cosa volevo chiedergli e tirò fuori dal suo zaino un paio di scarpe da tennis ancora nuove. «È l’unica cosa che ho». «Non è vero – osservai –. Tu hai dentro di te tante ricchezze. Hai voglia di studiare, sei pronto a fare dei sacrifici, sei forte. Questo mi serve!». Gli diedi una casetta da dividere con un amico che era nelle sue stesse condizioni. Ora tutti e due sono al terzo anno di una scuola universitaria per operatori turistici. Sono i miracoli che già don Bosco ci ha insegnato a fare. Basta crederci. L u ca C a r u s o Da: Zenit.org, 14 dicembre 2015.

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poveri? I poveri sono quelli che non hanno una casa, o non hanno un vestito, non hanno da mangiare?». No, non sono questi. Anche se non hanno una casa o il vestito, o il pane, possono però avere degli affetti, delle persone che riempiono la loro vita… I più poveri sono quelli che non hanno Dio, perché se non hanno Dio non hanno niente, hanno il cuore completamente vuoto e la loro vita è senza significato. Da questa riflessione presi la decisione di diventare sacerdote e come don Bosco cercare i più poveri e i più abbandonati.


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Sal esi ani Don Bosco “Beta fo” Mada ga sc ar Betafo, 31 Gennaio 2016 Carissimi Amici, Vi scrivo per dirVi che sto bene, soprattutto in questi giorni della festa del nostro Padre e Fondatore Don Bosco. Gli allievi dela Scuola, i Giovani dell’Oratorio, tutta la nostra popolazione del Distretto missionario, abbiamo celebrato le meraviglie del Signore attraverso il nostro Padre e Maestro della gioventù. Naturalmente ci sentiamo spronati maggiormente a donare la nostra vita per il bene di quella che Don Bosco definiva “la porzione più eletta della società”, la gioventù. Vi scrivo anche perché ho un regalo da farVi: Manasoa. Rabari Manasoa Joel è un bambino nato il 7 novembre 2013. I genitori avevano avuto tre bambine e desideravano un bambino. All’ecografia durante la gestazione tutto sembrava normale. Manasoa è nato senza braccia! Neanche due moncherini! La Famiglia l’ha accettato e si prodiga per far vivere un’infanzia gioiosa a Manasoa. Il bambino è intelligente e sveglio; con le gambette impara a fare tanti piccoli gesti di autoservizio; già sgambetta nel gioco al pallone. Avendo appreso che il bambino era portato all’Oratorio di Betafo, ho voluto

conoscerlo. Ho chiamato anche i genitori, per incoraggiarli. Ho promesso che avrei cercato idee per far crescere Manasoa in un clima di affetto e di fiducia sul futuro. Mi rivolgo a Voi, cari Amici, per avere suggestioni e consigli sul da farsi, a livello medico, e per l’educazione di questo bambino. Se c’è qualcuno tra di Voi che vuole adottare Manasoa, penso che ciò sarà un ottimo aiuto per la famiglia, per tutte le cure e il sostegno da realizzare per l’avvenire di questo loro figlio. Appena ho visto Manasoa, l’ho subito affidato a Nino Baglieri, il giovane manovale 17enne, caduto dal 4° piano, e rimasto immobilizzato. Dopo il primo sbandamento morale, Nino trovò luce nella fede e divenne un testimone della sofferenza di Gesù a quanti l’avvicinavano. È in corso la causa per portarlo agli onori degli altari. Non dimenticherò l’invito al 25° di festa della sua Croce; fra l’altro conservo ancora il bel regalo che mi ha voluto fare, a me allora ispettore dei Salesiani di Sicilia. Cari Amici, grazie anticipate per quanto potrete fare per il mio e vostro Manasoa. Il Signore ricompensi la vostra generosità. La Vergine Ausiliatrice Vi assista maternamente. Vi assicuro la nostra costante preghiera. In Don Bosco D. Vittorio Costanzo

L a pr o vvi de n za e s i s t e e si r e nd e p re s e nt e c om e a i t e mp i di Don Bosc o In memoriam del prof. Giacomo Maria Fragapane (Caltagirone 17.05.1925 Milano 19 gennaio 2015) «Chi semina opere buone, raccoglie buon frutto. Se facciamo bene, troveremo bene in questa vita e nell’altra. In fine della vita si raccoglie il frutto delle buone opere». (Don Bosco, MB XVIII, 482).

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Il Professore Giacomo Maria Fragapane, grande benefattore della nostra Ispettoria, è nato a Caltagirone il 17 maggio 1925 ed è tornato alla casa del Padre il 19 gennaio 2015, nel mese in cui si festeggia Don Bosco e nell’anno bicentenario della Sua nascita. Da ragazzo ha frequentato l’oratorio salesiano di Caltagirone che con i suoi valori e insegnamenti ha influito tantissimo sulla sua vita e sulla sua attività educativa e didattica, tanto che nel suo testamento, lasciando «all’Ordine dei Salesiani» una rilevante somma di denaro, porta a motivo di questa donazione l’aver frequentato quell’ambiente «presso cui ha trascorso tanti pomeriggi della sua fanciullezza in piacevole svago». Questo illustre exallievo si aggiunge così all’innumerevole schiera di Amici di Don Bosco che hanno beneficiato del Suo carisma e hanno creduto nelle opere salesiane, che, riconoscenti per quanto hanno ricevuto, hanno avvertito l’esigenza profonda di ricambiare. Giacomo Maria Fragapane si è laureato all’Università di Catania in Lettere nel 1949

Al termine della prefazione, affiora la fede in Dio e la gratitudine del prof. Fragapane ai lettori: «Ringrazio il padre Eterno che mi ha messo in queste condizioni e, fra i centomila poeti che si dice popolino l’Italia di oggi, cerco di far sentire la mia voce ed estendo il mio ringraziamento a qualche eventuale lettore che vorrà dedicarmi qualche ozioso ritaglio del suo tempo» (p. 5). Caro professore, sono i salesiani e i giovani della Sicilia a dirle grazie! Solo il Signore, Maria Ausiliatrice e Don Bosco possono ricompensarlo adeguatamente con la felicità che non ha fine.

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«Non dimentichiamo le parole di san Giovanni della Croce: “Alla sera della vita, saremo giudicati sull’amore”» (Papa Francesco, MV, 15).

con voti 110/110 e lode, discutendo la tesi La battaglia di Canne, relatore il Chiar.mo Prof. Mazzarino. È stato preside, nell’interland milanese durante i decenni ’70 e ’80, nei comuni di Vittuone e Arluno (Istituto G. Marconi), quindi a Milano negli Istituti Arrigo Bottego ed Arturo Toscanini (oggi Istituto omnicomprensivo Fabio Filzi). È stato un cultore appassionato di storia, con particolare predilezione per quella romana (nel curriculum scolastico aveva superato l’esame con voti 30/30 e lode). Amante dei viaggi (si autodefiniva “cittadino del mondo”), spirito poliedrico, dotato di cultura enciclopedica, ha pubblicato diversi libri di poesie. La pubblicazione postuma di questo libro, per espressa volontà testamentaria dell’autore, raccoglie delle poesie scritte dal Prof. Giacomo Fragapane durante il soggiorno nel sanatorio di Groppino, sito nel comune di Piario (BG). È stata curata dai nipoti Prof. Guido Azzarello e Prof. Arch. Giuseppe Fragapane, nonché dal Prof. Teobaldo Galimi suo fraterno amico.


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“Viaggio nella vita religiosa” n e l n u o vo vo l u m e L E V Le conversazioni con i superiori di diversi Istituti religiosi nel libro di Riccardo Benotti A conclusione dell’Anno della Vita Consacrata indetto da Papa Francesco, la Libreria Editrice Vaticana pubblica un volume che raccoglie 14 conversazioni con i superiori di diversi Istituti religiosi. Viaggio nella vita religiosa, del giornalista Riccardo Benotti, è il titolo del volume: un cammino tra i carismi della Chiesa alla scoperta di un mondo assai variegato. Protagonisti sono padre Notker Wolf (Benedettini), padre Fernando Millán Romeral (Carmelitani), padre Mauro-Giuseppe Lepori (Cistercensi), fra Bruno Cadoré (Domenicani), fra Jesús Etano Arrondo (Fatebenefratelli), fra Michael Anthony Perry (Frati Minori), padre Antoine Kerhuel (consigliere generale dei Gesuiti), padre Eduardo Robles Gil Orvañanos (Legionari di Cristo), fr. Emili Turú Rofes (Fratelli Maristi), don Flavio Peloso (Orionini), don Valdir José De Castro (Paolini), don Ángel Fernández Artime (Salesiani), padre Heinz Kulüke (Verbiti), padre David Kinnear Glenday (Unione superiori generali). I superiori intervistati entrano nella loro vita privata e raccontano cosa significhi compiere una scelta definitiva come quella della consacrazione, confrontandosi con le difficoltà e le sfide del tempo presente. Nel dialogo franco con l’autore, non mancano i riferimenti a temi delicati – abusi, clericalismo, gestione del denaro, omosessualità tra i religiosi, crisi delle vocazioni, rapporto con l’islam, ruolo dei laici – o la riflessione su momenti storici importanti che gli Istituti stanno attraversando come nel caso dei Francescani. La prefazione del volume è scritta da fra Timothy Radcliffe, teologo inglese già maestro dell’Ordine dei Domenicani, apprezzato scrittore e conferenziere in tutto il mondo. Da: Papa & Santa Sede, 19 gennaio 2016.

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U n cal ci o all ’ il leg ali tà L’Associazione salesiana di Promozione Sociale, “Piccoli Passi Grandi Sogni onlus”, in occasione della giornata nazionale di sensibilizzazione e promozione della legalità ha organizzato un pomeriggio all’insegna dello sport, della condivisione, del divertimento e della legalità. I ragazzi della comunità per minori “Mamma Matilde” di Torre Annunziata e "Casa Pinardi" di Caserta, hanno incontrato il tenente colonnello Petti dell’Arma dei Carabinieri e varie autorità civili locali, per un confronto costruttivo e per un importante momento di condivisione sul tema della Legalità.

Subito dopo si è svolta l’iniziativa “un calcio all’illegalità”, con una partita di calcio tra i ragazzi e carabinieri. A fine partita nell’oratorio salesiano si è svolto “disarmiAmo la città”, i bambini presenti, impegnati prima nel gioco, hanno letteralmente gettato nel cassonetto della legalità, un arma giocattolo, ed in cambio, hanno ricevuto un uovo di cioccolato. Torre Annunziata, 21 marzo 2016. Insieme


Profilo biografico di Don Dino Tirrito (1931-2016)

Stamattina abbiamo meditato su un brano del documento conciliare Gaudium et spes (nn. 18, 22) proposto dall’Ufficio delle Letture. Sembra provvidenziale ad illuminare l’evento del ritorno nella Casa del Padre del nostro amato confratello Don Dino Tirrito: «In faccia alla morte l’enigma della condizione umana diventa sommo. Non solo l’uomo si affligge al pensiero dell’avvicinarsi del dolore e della dissoluzione del corpo, ma anche, ed anzi più ancora, per il timore che tutto finisca per sempre. Però l’istinto del cuore lo fa giudicare rettamente, quando aborrisce e respinge l’idea di una totale rovina e di un annientamento definitivo della sua persona. Il germe dell’eternità, che porta in sé, irriducibile com’è alla sola materia, insorge contro la morte. Tutti i tentativi della tecnica, per quanto utilissimi, non riescono a calmare le ansietà dell’uomo. Il prolungamento della longevità biologica non può soddisfare quel desiderio di vita ulteriore che sta dentro invincibile nel suo cuore. […] La rivelazione, offrendosi con solidi argomenti a chiunque voglia riflettere, dà una risposta alle sue ansietà circa la sorte futura. Al tempo stesso dà la possibilità di comunicare in Cristo con i propri cari già strappati dalla morte. Nutre, infatti, la speranza che essi abbiano già raggiunto la vera vita presso Dio. Il cristiano certamente è assillato dalla necessità e dal dovere di combattere contro il male attraverso molte tribolazioni e di subire la morte. Ma associato al mistero pasquale e assimilato alla morte di Cristo, andrà incontro alla risurrezione, confortato dalla speranza. […] Tale e così grande è il mistero dell’uomo che si manifesta agli occhi dei credenti attraverso la rivelazione cristiana! Per Cristo Insieme

e in Cristo riceve luce quell’enigma del dolore e della morte, che senza il suo vangelo sarebbe insopportabile. Cristo è risorto, distruggendo la morte con la sua morte, e ci ha donato la vita, perché, figli nel Figlio, esclamiamo nello Spirito: Abbà, Padre!» Il nostro caro Don Dino Tirrito, dopo un periodo di intensa sofferenza, 67 anni di professione religiosa e 57 anni di sacerdozio, è tornato alla Casa del Padre per ricevere da Cristo buon Pastore la ricompensa promessa ai servi buoni e fedeli. Nell’Anno della misericordia e della Vita consacrata, in questi giorni di preparazione alla festa di Don Bosco, questo nostro caro confratello è stato chiamato a godere la gioia che non ha fine. Desidero ringraziare S.E. Mons. Rosario Gisana che si è reso presente paternamente e fraternamente a presiedere questa eucaristia. Un grazie al Direttore, Don Antonello, ai confratelli e alle persone, care a Don Tirrito, della Comunità di Riesi che lo hanno accompagnato in questi ultimi anni e che si son presi cura di Lui. Ai parenti va il nostro affetto e la nostra vicinanza in questo momento di distacco e di dolore. «Io sono il buon pastore, conosco le mie pecore ed esse conoscono me» (Gv 10,14).

Una vita divenuta un dono fino all’ultimo respiro Don Cataldo Tirrito, per tutti Don Dino, nacque a San Cataldo (CL) l’11 aprile 1931 dai genitori Calogero e Grazia Lipari. Sin da piccolo, ricevette gli insegnamenti di una fede semplice e convinta e di una educazione improntata al rispetto, alla giustizia, alla sincerità e ai valori duraturi della vita. Nel 1947, chiede di entrare nel Noviziato di Modica Alta, per diventare salesiano sacerdote, e il 7 ottobre del 1948 emette la sua prima professione religiosa con i voti di Obbedienza, Castità e Povertà, donandosi totalmente a Dio e ai giovani nella Congregazione Salesiana. Nella domanda di ammissione alla prima professione (San Gregorio 16 agosto 1948) così scriveva:

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DA RICORDARE

Da ricordare


DA RICORDARE

Rev.mo Sig. Direttore, Volgendo già al termine il mio anno di noviziato, durante il quale ho studiata e compresa la vita salesiana, chiesto il consiglio al confessore e al maestro, faccio domanda di essere ammesso alla Professione Religiosa nella Società Salesiana. Nessuna pressione o timore personale o altri umani motivi mi inducono a far ciò, ma altri ben più elevati, soprannaturali anzitutto per aver considerato e compreso ancor meglio in questo anno di noviziato, quanto sia difficile salvare la propria anima fuori nel mondo, dove tutto è vanità; poi per l’amore che sento verso il Signore, al quale intendo consacrarmi per tutta la mia vita: perciò se domando di fare per ora i voti triennali, perché così prescrivono le Costituzioni della Società Salesiana, è mia ferma volontà di arrivare alla Professione perpetua e all’altissima meta del Sacerdozio al quale fin da piccolo ho ardentemente aspirato. Altri motivi ancora sono l’amore che sento verso Maria SS. e D. Bosco i quali mi hanno dato la grazia della vocazione e mi hanno guidato con protezione tangibile fino al Noviziato che sto per compiere; e l’amore alle anime. So che seguendo il Signore bisogna portar la croce: ma presa con gioia, diventa leggiera, soave. Son sicuro che la Madonna e D. Bosco come per il passato, mi aiuteranno e mi proteggeranno fino a raggiungere i miei ideali. Sperando che la mia domanda venga accettata La ossequio. S. Gregorio di Catania, 16-8-1948 nov. Cataldo Tirrito Dal 1948 al 1950 è a San Gregorio di Catania per gli studi liceali e filosofici. Don Tirrito trascorre gli anni del tirocinio pratico ad Agrigento a servizio dei giovani dal 1950 al 1954. Nel 1954 fino al 1958 lo troviamo a Messina San Tommaso per gli studi teologici. Finalmente il 29 giugno 1958, per l’imposizione delle mani e la preghiera consacratoria di Mons. Angelo Paino, viene ordinato sacerdote, portando a compimento il grande sogno della sua vita. La domanda di ammissione al Presbiterato (Messina 24-5-1958) è sorprendentemente “profetica” come alcune espres-

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sioni della domanda alla prima professione. Tratteggia oltre il suo desiderio più profondo, anche il suo futuro:

Rev.mo Sig. Direttore, io sottoscritto, Cataldo Tirrito, Diacono della Società Salesiana, dopo aver chiesto i lumi dello Spirito Santo e il consiglio del mio Confessore e del mio Direttore Spirituale, dai quali ho avuto il parere positivo, con piena libertà e ferma volontà faccio domanda di essere ammesso al Presbiterato. Sono consapevole di domandare cosa grandissima e piena di responsabilità, ma confido nel Signore e nella Vergine S. Nostra Madre ed Ausiliatrice che, come mi hanno dato tante grazie per potere arrivare a questo punto nonostante le mie miserie, continueranno ad aiutarmi ogni giorno per vivere ed operare sempre secondo il cuore di Cristo e lo spirito di D. Bosco, del quale son felice di essere figlio, e al quale prometto perenne fedeltà. Fiducioso che venga accolta la mia domanda, le bacio la mano e le chiedo la sua paterna benedizione. Dev.mo figlio in D. Bosco Diac. Cataldo Tirrito Nel 1958, giovane sacerdote novello, pieno di entusiasmo e di grande passione pastorale, viene destinato per dieci anni a Caltanissetta S. Cuore (1958-1968), poi a Marsala per due anni (1968-1970), a Sant’Agata di Militello per un anno (1970-1971) e a Gela per ben dodici anni (1971-1983). Degli anni trascorsi a Gela, fa menzione il confratello Don Tonino Romano che lo conobbe da ragazzo: Non è facile esprimere i propri sentimenti proprio in questi momenti. Dino, come si faceva chiamare da noi ragazzi del gruppo ADS (Amici Domenico Savio) dell’Oratorio di Gela, è stato un vero salesiano dal cuore di don Bosco: padre, maestro ed amico dei giovani. Tra i ricordi più belli certamente mi è rimasto impresso nella memoria l’immagine del sorriso di Dino che ci ripeteva sempre: “faccia allegra, cuore in mano, ecco fatto il salesiano!”. Le sale degli ADS erano la nostra seconda casa di famiglia. Ricordo la sua cura particolare Insieme


A Riesi lo ricordo parroco della mia parrocchia di origine: S. Giuseppe. Aveva una grande fiducia nell’impegno e nella collaborazione dei laici, sia nella catechesi che nell’animazione dei raInsieme

gazzi. Mi invitava spesso a predicare il triduo di S. Giuseppe, era contento del mio impegno di salesiano; diceva: “ecco, non solo Riesi, ma la nostra parrocchia è felice del tuo impegno salesiano”. Nella stagione della sua sofferenza l’ho visto paziente, unito alla passione di Cristo, sempre in preghiera, preoccupato che potesse essere di disturbo.

Don Paolo Terrana che ha trascorso con lui alcuni anni, così lo ricorda nella fase più delicata della sua vita, quella della sofferenza e della malattia:

Quando l’ho conosciuto nel settembre 2008, era già sofferente di cuore e aveva dolori alle gambe che lo tormentavano e tante volte non lo facevano dormire la notte. Tra il dicembre 2008 e gennaio 2009 si manifestò il tumore al colon,e nei primi di febbraio fu operato e seguì la chemioterapia. Sembrava che tutto si fosse sistemato per il meglio, ma cominciano ad affacciarsi i problemi e sofferenze. Nonostante tutte queste sofferenze don Dino con le poche forze che aveva non ha mai voluto lasciare il suo impegno pastorale né tanto meno la vita comunitaria, rendendosi presente ai momenti comuni e con la sua sofferenza e la sua preghiera dare il suo contributo e sostegno alla missione che la comunità salesiana è chiamata a svolgere a Riesi. Nei momenti decisivi, come quando si percepisce che si è sospesi tra la vita e la morte si manifesta lì dove è il nostro cuore. E don Dino il giorno prima dell’operazione ha voluto confessarsi e ricevere l’unzione e confessarsi, e quando stava per entrare in sala operatoria alla sorella suora e a me espresse la sua fiducia nel Signore, pronto a fare la sua volontà. Tante manifestazioni di affetto sono pervenute quelle di S.E. Mons. Rosario Vella, Don Gianni Mazzali e Don Vittorio Costanzo il quale sintetizza così il profilo di Don Dino: Ho ammirato sempre Don Cataldo per il suo instancabile lavoro, la sua disponibilità, lo spirito di servizio, la giovialità. Mi edificava la sua semplicità e il suo sincero attaccamento a Don Bo-

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per ogni dettaglio di quell’ambiente: il corridoio con il tavolo di ping pong all’ingresso, la sala riunione dei piccoli con il pianoforte che Dino suonava sempre con allegria, la statuetta di Maria Ausiliatrice e quella di Domenico Savio, le nostre bandiere dell’ADS, le tante sedie che trasportavamo da un luogo all’altro nei giorni di festa, il corridoiosaletta della televisione, la sala degli animatori chiamata Cenacolo Domenico Savio, l’alberello delle pere che Dino coltivava nel giardino e che noi ragazzi andavamo ad assaltare di tanto in tanto (non senza qualche meritato e salutare scappellotto paterno!). Tutto l’ambiente rispondeva ad un progetto educativo che Dino ha curato nei minimi particolari, con la sua perenne presenza dinamica tra i suoi ragazzi che ha voluto bene come figli suoi. Dino è stato un grande catechista salesiano, ci ha fatto amare Gesù attraverso un don Bosco che sentivamo presente realmente nella nostra vita, grazie alla sua arte narrativa entusiasmante. Un ricordo indelebile nella mia memoria risale a pochi giorni prima della mia partenza nel 1991 per il tirocinio in Madagascar. Fu l’unica volta che vidi piangere Dino. Mi disse poche parole: “sii sempre fedele a don Bosco e ai giovani! Anch’io volevo partire per le missioni, ma il Signore ha voluto altro per me!” Mi abbracciò con tenerezza e mi consegnò una reliquia di don Bosco che gli era stata regalata dal suo mentore, don Ercolini. Fu tanto felice quando alla mia ordinazione presbiterale, con don Lillo Di Gregorio, mi consegnò la stola e la casula sacerdotale. Dopo un anno trascorso a San Cataldo (1983-84), ritorna a Caltanissetta S. Cuore per sei anni (1984-1990). Infine dal 1990 fino al termine della sua vita è stato a Riesi, per alcuni anni come economo della Casa e per tanti anni Parroco della Parrocchia “San Giuseppe”. Don Gianni Russo ha fatto pervenire il seguente ricordo:


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sco e alla Congregazione. La sua devozione alla Vergine Ausiliatrice e “della Catena” era fervorosa e ardente.

Tre caratteristiche appaiono immediatamente di questo caro confratello che fa parte del numeroso stuolo di salesiani semplici, poco appariscenti, che nel lavoro quotidiano e discreto hanno fatto grande la Congregazione salesiana e hanno segnato la storia della nostra Sicilia salesiana: la giovialità e la presenza tra i giovani con la cura delle vocazioni, l’interiorità spirituale che è invisibile agli occhi ma determinante per dare frutti belli e duraturi, l’accoglienza della croce dura e soave insieme come ebbe a scrivere nella domanda alla prima professione: «So che seguendo il Signore bisogna portar la croce: ma presa con gioia, diventa leggiera, soave». Grazie, Don Dino, per quello che sei stato nelle nostre Case e hai fatto per la nostra Ispettoria. Adesso che sei con Don Bosco nel giardino salesiano, chiedi al Signore, per intercessione dell’Ausiliatrice che hai tanto amato, tante e sante vocazioni per la Chiesa e la Congregazione. Riesi, 30 gennaio 2015

Don Pippo Ruta

Profilo biografico di Don Pietro Torino (1936-2016)

Girando per le Case Salesiane di Sicilia e Tunisia, riscontro tante difficoltà e limiti, ma anche tanta misericordia e santità. Non quella santità perfetta e perfezionista, ma quel desiderio di Dio da parte di chi è disponibile a farGli spazio con umiltà e semplicità. Nei colloqui che faccio singolarmente con i confratelli, in alcuni di essi affiorano in modo mirabile i riflessi di Colui che è “tre volte santo” a tal punto da rimanere illuminati e affascinati. Don Pietro Torino è uno di questi, per cui viene da lodare e ringraziare il Padre, insieme al Signore Gesù, esultando nello Spirito, così come abbiamo udito nella proclamazione del Vangelo:

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«Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza» (Mt 11,25). Da qualche settimana, abbiamo seguito con tanta trepidazione l’evolversi della malattia di Don Pietro Torino. Lo abbiamo accompagnato con la preghiera, prima con l’intenso desiderio che ritornasse tra di noi per continuare ad assaporare quella delicatezza e signorilità che lo hanno sempre contraddistinto; poi, quasi rassegnandoci, chiedendo a Dio di fare la Sua volontà e non la nostra. Sono stati momenti difficili per tutti, per noi confratelli e per i parenti, con la difficoltà di non sapere cosa è meglio, cosa sia meglio domandare a Colui a cui nulla è impossibile. Ad accompagnarci in questi momenti è stato lo stesso Don Torino, questo confratello così discreto, ma anche così importante e generoso per quanti abbiamo avuto la fortuna di conoscerlo e di trascorrere un segmento più o meno lungo di vita con lui. Non siamo stati noi ad accompagnare lui, ma egli stesso ci ha accompagnati ad assecondare i disegni di Dio che sono imperscrutabili, a seguire le sue vie, sovente differenti e distanti dalle nostre. La scienza medica ha cercato di fare di tutto per trattenerlo qui con noi, ma ogni tentativo si è dissolto nella giornata di ieri, 29 febbraio 2016, ultimo giorno del mese in cui ricordiamo Don Bosco, ma anche una data nell’anno bisestile che ricorre ogni quattro anInsieme


«Considerate la vostra chiamata» (1Cor 1,26) Una consacrazione totale di se stesso al Signore Insieme

Don Pietro Torino, per tutti Don Torino o affabilmente “Don Torinuccio”, nacque a San Cataldo (CL) il 20 marzo 1936 dai genitori Giuseppe e Lilla Giammusso. Dalla famiglia assimilò i valori fondamentali della vita e della fede, dall’Oratorio salesiano del suo paese natio l’affetto a Don Bosco e l’amore all’Eucaristia, all’Ausiliatrice e al Papa. Dopo qualche anno di aspirantato a Pedara, nel 1954, chiese di entrare nel Noviziato di San Gregorio di Catania, per diventare salesiano sacerdote, e il 16 agosto del 1955 emise la sua prima professione religiosa con i voti di Obbedienza, Castità e Povertà, donandosi totalmente a Dio e ai giovani nella Congregazione Salesiana. Nella domanda di ammissione al noviziato di San Gregorio (CT), così scriveva di suo pugno il 24 maggio 1954: «Reverendissimo Signor Direttore, Io, Pietro Torino, Le chiedo, di mia libera volontà, anzi per volontà del Signore e della Madonna, dopo una matura considerazione e per consiglio del mio confessore, di entrare nella Congregazione salesiana come chierico. Il fine per cui desidero entrare in questa Congregazione e, come ho sentito dentro di me prima di entrare in questo istituto di aspiranti al sacerdozio, di salvare, con l’aiuto del Signore e della Madonna, la mia anima e le anime altrui cercando di divenire un ottimo e santo sacerdote salesiano. Pietro Torino» Dal 1955 al 1959, per gli studi liceali e filosofici, frequenta l’Istituto di San Gregorio di Catania, conseguendo il diploma magistrale nel 1959. Don Biagio Amata, suo compagno, testimonia che i Superiori ritennero di distinguere i confratelli in due gruppi dopo l’espletamento dell’anno di noviziato: coloro che avrebbero intrapreso gli studi classici e coloro che avrebbero iniziato gli studi magistrali. Tra questi secondi, ritenuti meno capaci intellettualmente, c’era Don Pietro. Fu l’unico a non lamentarsi per la scelta dei Superiori. Don Torino trascorse gli anni del tirocinio pratico a Caltagirone (1959-69) e a Marsala (1960-1962) a servizio dei giovani più poveri. Nel 1962 fino al

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ni, quasi a suggellare e a ribadire la riservatezza e il nascondimento di Don Torino. Ma per tutti noi egli rimane nella memoria e nei nostri cuori in modo incancellabile e indelebile. Non lo dimenticheremo. Se il detto popolare anno bisesto, anno funesto è scaramantico e fatalista, né costantemente verificabile nei suoi effetti, non lo è assolutamente in un’ottica di fede e nel caso concreto di questo salesiano esemplare. Noi crediamo che, in questo Anno giubilare della misericordia e in questo tempo propizio di quaresima, il nostro caro Don Pietro Torino, dopo un periodo di intensa sofferenza, 60 anni di professione religiosa e 50 anni di sacerdozio, è stato chiamato a festeggiare queste due ricorrenze in Paradiso. Anziché festeggiarle su questa terra, le festeggerà in Cielo. Richiamato alla Casa del Padre, riceve da Gesù, Maestro e Signore la ricompensa promessa ai servi buoni e fedeli, secondo le rassicuranti parole del Cristo stesso, contenute in una delle parabole evangeliche: «Va bene, servo buono e fedele, sei stato fedele in poca cosa, ti costituirò sopra molte cose; entra nella gioia del tuo Signore» (Mt 25,23). Desidero ringraziare quanti sono presenti a questa celebrazione e quanti si sono resi partecipi tramite telefono, e-mail e soprattutto con la preghiera. L’Eucaristia che celebriamo in suo suffragio è memoriale della Pasqua del Signore Gesù e chiamata a raccolta dei Santi e di coloro che «ci hanno preceduto nel segno della fede e dormono il sonno della pace». Un grazie va in modo speciale al Direttore Don Gino, ma anche ai confratelli e alle persone care a Don Torino, che lo hanno accompagnato in questi tempi e che si sono presi cura di Lui. Ai parenti va il nostro affetto e la nostra vicinanza in questo momento di distacco e di dolore, chiedendo a Dio di asciugare le nostre lacrime.


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1966 è a Messina San Tommaso per gli studi teologici. Il 6 marzo 1966, è ordinato sacerdote a Messina, portando a compimento il grande sogno della sua vita. Nel 1966, giovane sacerdote novello, l’obbedienza lo invia per un anno a Caltanissetta Don Bosco (19661967), poi a Caltagirone sempre per un anno (1967-1968), e particolarmente a Messina Giostra per sette anni (19681975), conseguendo la Licenza in S. Teologia, presso l’“Ignatianum” della Città dello Stretto nel 1975. Del periodo trascorso a Messina Giostra riferisce S.E. Mons. Rosario Vella, Vescovo di Ambanja (Madagascar):

«Siamo stati insieme nella Parrocchia San Matteo di Giostra. Lui sacerdote ed io giovane studente di teologia. Mi era sempre di un grande esempio: salesiano umile e profondo, attaccato a don Bosco e amante dei giovani, sempre pronto a servire i confratelli con la sua semplicità e il suo sorriso. Il primo ad arrivare in Chiesa per la meditazione (anzi per essere precisi facevano a gara tra lui il compianto don Mario Gozzo)». Gli fa eco Don Bartolo Salvo, Vicario ispettoriale del Madagascar: «Ho lavorato con lui alla Giostra e mi è rimasto sempre vivo nella memoria per la sua bontà e disponibilità».

Il periodo più lungo trascorso in una Casa salesiana fu per Don Torino quello di trentadue anni a Randazzo (19752007), adattandosi a tanti lavori e mansioni: maestro di scuola elementare, cappellano, bibliotecario… svolgendo perfino lavori di manutenzione per la casa. Dopo quattro anni trascorsi ad Alcamo (2007-2011), Don Torino fu trasferito a Marsala (2007-2016) fino al termine della sua vita. I ruoli, da lui assolti, sono stati quelli di Consigliere scolastico (per quattro anni) e soprattutto Vicario (per dieci anni); solo per un anno ha svolto la mansione di Economo, mostrando sempre disponibilità a fare quanto era nelle sue possibilità e ad andare lì dove l’ubbidienza lo chiamava. Don Luigi Perrelli, ispettore emerito, così lo ricorda:

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«Mi sento intensamente vicino nella preghiera e nel ricordo di un confratello che ho avuto il dono di conoscere, amare e apprezzare profondamente. Mi ha edificato la sua intensa spiritualità, la sua silenziosa e perseverante fedeltà al dovere quotidiano, la sua mitezza evangelica, la sua obbedienza pronta e senza obiezioni. Ha fatto veramente la volontà di Dio e riceve oggi il riconoscimento di fratello, padre e madre dal Signore Gesù e di figlio esemplare di don Bosco». «… hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli» (Mt 11,25) Una vita divenuta un dono fino all’ultimo respiro Le osservazioni di coloro che hanno curato la formazione di Don Torino mettono in luce i tratti essenziali del suo carattere e temperamento:

Salute buona. Carattere timido, un po’ impacciato. Di temperamento calmo e docile. Carattere sereno che si accorda con tutti. Carattere tranquillo, silenzioso, ma di compagnia, servizievole e generoso. Capacità mediocri, nei primi anni, di buone capacità intellettuali, negli ultimi anni della formazione iniziale. Ricco di buona volontà e serietà di condotta, moralità buona. Osservante dello spirito religioso e zelante, buona disciplina religiosa Ben impegnato nello studio, nell’adempimento del suo dovere. Di grande pietà, pietà buona. Si nota un miglioramento sull’ottenere la disciplina coi ragazzi.

Tante le tante manifestazioni di stima e affetto, è pervenuta da Roma quella del giovane confratello Pierpaolo Galota che così riporta la sua testimonianza:

«Stamattina ho appreso la scomparsa di un grande e bravo salesiano, che fino alla fine ha combattuto la buona battaglia (cfr. 2 Tm 4,7). Ho conosciuto don Pietro, da tutti conosciuto come don Torino, quest’estate durante la mia permanenza a Marsala per le attività estive dell’OratoInsieme


Siamo stati invitati dall’Apostolo Paolo a considerare la nostra chiamata: «non ci sono fra noi molti sapienti dal punto di vista umano, né molti potenti, né molti nobili. Ma noi che siamo stolti per il mondo, siamo stati scelti da Dio per confondere i sapienti; noi che siamo deboli per il mondo, Dio ci ha scelti per confondere i forti; noi che siamo ignobili e disprezzati per il mondo, e una nullità, siamo stati prescenti da Dio per ridurre al nulla le cose che sono. Pertanto nessuno di noi può vantarsi di Insieme

fronte a Dio e avanzare pretese né davanti a Lui, né davanti agli altri». Vorrei richiamare tre caratteristiche di questo caro confratello che fa parte del numeroso stuolo di salesiani semplici, poco appariscenti, che nel lavoro quotidiano e discreto hanno fatto grande la Congregazione salesiana e hanno segnato la storia della nostra Sicilia salesiana: l’interiorità spirituale che è invisibile agli occhi ma determinante per dare frutti belli e duraturi, la discrezione nelle parole e nei gesti, la disponibilità alla misericordia di Dio come penitente e come confessore. Grazie, Don Torino, per quello che sei stato nelle nostre Case e per quanto hai fatto per la nostra Ispettoria. Adesso che sei con Don Bosco nel giardino salesiano, chiedi al Signore, per intercessione dell’Ausiliatrice che hai tanto amato, tante e sante vocazioni per la Chiesa e la Congregazione. Carissimo Don Torino, con le parole di Sant’Agostino in occasione della morte della madre, anche noi in questo momento rivolgiamo a Dio, Padre misericordioso, la nostra preghiera con grande affetto e stima per te: «Perciò, mio vanto e mia vita, Dio del mio cuore, trascurando per un istante le sue buone opere, di cui a te rendo grazie con gioia, ora ti scongiuro per i suoi peccati. Esaudiscimi in nome di Colui che è medico delle nostre ferite, che fu sospeso al legno della croce, e seduto alla tua destra intercede per noi presso di te. So che fu misericordioso in ogni suo atto, che rimise di cuore i debiti ai propri debitori: dunque rimetti anche tu a lui i propri debiti, se mai ne contrasse in tanti anni passati dopo ricevuta l’acqua risanatrice; rimettili, Signore, rimettili, t’imploro, non entrare in giudizio contro di lui. La misericordia trionfi sulla giustizia. Le tue parole sono veritiere, e tu hai promesso misericordia ai misericordiosi. Furono tali in grazia tua,

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rio. Una persona buona e gentile, un salesiano D.O.C.! Dedito al suo servizio di viceparroco, che svolgeva con semplicità e generosità, sempre disponibile per le confessioni e sempre presente in parrocchia e in oratorio; infatti, ogni pomeriggio prima di andare a confessare passava dal cortile. Tanti sono i tratti che possiamo attingere da questa figura, in particolare il suo bellissimo servizio nella cura delle anime. Ringrazio il Signore per il grande dono di don Pietro alla comunità di Marsala, e alle altre comunità salesiane dove ha svolto il suo servizio pastorale, in particolare Randazzo, soprattutto per il dono che ha fatto alla Congregazione. Una persona discreta, silenziosa e attenta agli altri, questo è quello che ho potuto sperimentare, nel mio breve periodo di presenza a Marsala. Ricordo le belle chiacchierate scambiate, così come tra nonno e nipote. Ringrazio il Signore per avermi fatto conoscere don Pietro, con il quale ho potuto condividere un breve periodo della mia vita salesiana. Lo ricorderò come una persona umile, discreta che viveva tutto nell’ottica della donazione agli altri, è stato un autentico testimone dell’amore di Dio ai giovani (cfr. Cost. 2), quando ogni sabato si rendeva disponibile a confessare prima della messa del GREST. In questi suoi ultimi anni marsalesi, nonostante gli acciacchi e piccoli problemi di salute, si è speso fino alla fine. Don Pietro in quest’ultimo periodo ha vissuto una lunga sofferenza, ma sono certo che ora vive serenamente e con gioia nel Giardino Salesiano».


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e tu avrai misericordia di colui, del quale avesti misericordia, userai misericordia a colui, verso il quale fosti misericordioso» Amen! (Confessioni, IX, 35). Marsala, 1 marzo 2016

Don Pippo Ruta

Don Salvatore Fronte (1920-2016)

In questo tempo propizio di quaresima, dopo aver celebrato la IV domenica in cui è risuonata nelle nostre orecchie e nel nostro cuore la parabola del Padre misericordioso, perla preziosa non solo del vangelo lucano, ma di tutta la Bibbia, ci troviamo insieme per far risuonare nella santa Assemblea, come nel Grande Hallel, il Sal 135, il leitmotiv di questo Giubileo straordinario indetto da Papa Francesco: «eterna è la sua misericordia». Ripetiamolo insieme al nostro confratello Don Salvatore Fronte, che in modo repentino è tornato alla Casa del Padre, alla veneranda età di 96 anni, di cui 78 anni di professione religiosa e quasi 70 anni di sacerdozio, che egli festeggerà in Paradiso. Desidero ringraziare quanti sono presenti a questa celebrazione e quanti si sono resi partecipi tramite telefono,

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e-mail e soprattutto con la preghiera. L’Eucaristia che celebriamo in suffragio del caro confratello è memoriale della Pasqua del Signore Gesù e chiamata a raccolta dei Santi e di coloro che «ci hanno preceduto nel segno della fede e dormono il sonno della pace». «… un tesoro nascosto … una perla di grande valore …» (Mt 13,44.46)

Una vocazione ricevuta e continuamente alimentata Nel suo memoriale scritto di suo pugno che porta la data del 25 agosto 2004, così si legge:

«Sto vivendo il mio 85° anno di vita e, grazie a Dio, le mie condizioni di salute non sono ancora del tutto precarie. La “carcassa” perde qualche colpo, però la mente ancora funziona abbastanza. Ma, a ben riflettere, quanto potrà durare questa situazione corporale e mentale? Buon senso vuole, quindi, che mentre le facoltà mentali sono valide, io cominci a pensare, come del resto mi è da tempo familiare, al giorno in cui, forse, non mi sarà possibile riflettere, con serenità e lucentezza di Spirito, sulle disposizioni che ora mi sembrano opportune per dopo la mia dipartita da questo mondo. Prima di tutto, però, pensando agli anni trascorsi, devo e voglio ringraziare con tutto il cuore il Signore per i benefici e le grazie elargitemi durante l’arco intero della mia vita». A partire dalle sue parole e dai suoi scritti, a cui ricorrerò anche più avanti, traccio il profilo di Don Salvatore Fronte, facendo riecheggiare il suo inno di lode e di ringraziamento, con gli stessi sentimenti del salmista e dei sapienti d’Israele, con la stessa passione di Maria sprigionata nel Magnificat. Don Salvatore Fronte nacque a Modica (RG) il 1 gennaio 1920 (almeno in tal giorno fu dichiarato all’anagrafe comunale) dai genitori Giovanni e Maria Carpenzano. Fu battezzato il 4 gennaio successivo e ricevette il sacramento della confermazione il 7 giugno del 1934. Tra il fratello più grande Giuseppe e lui che era il più piccolo, erano nate le due sorelle Teresa e Carmela, a cui era profondamente legato. Quest’ultiInsieme


«Rev.mo Signor Direttore, essendomi accorto, dopo matura considerazione fatta in maggior parte con l’aiuto del Signor Maestro [Don Giacinto Luchino], che la mia vocazione allo stato religioso-clericale vien proprio da Dio; ed essendo fermamente riInsieme

soluto di continuare tutta la mia vita nel servizio del Signore, ed esercitare il ministero clericale in religione, umilmente le chiedo il favore di essere ammesso ai santi voti Ch. Salvatore Fronte».

Dal 1937 al 1939, svolse gli studi liceali e filosofici presso l’Istituto di San Gregorio di Catania, conseguendo la maturità classica nel 1939, presso lo “Spedalieri” di Catania. Don Fronte visse gli anni del tirocinio pratico a Caltagirone (1939-1940), a Marsala (1940-1941) e a Palermo “Santa Chiara” (1941-1942) a servizio dei giovani più poveri dei collegi salesiani. Nel 1940 conseguì l’attestato di Infermiere del Regio Esercito. Dal 1942 fino al 1947, durante e immediatamente dopo la seconda guerra mondiale fu a Messina “San Domenico Savio”, a Pedara e a Catania “San Francesco di Sales” per gli studi teologici. Furono anni difficili ma vissuti nella fiducia in Dio, come afferma nel suo memoriale: «ma di quanti altri doni devo essere riconoscente al Signore! Come dimenticare quello di avermi fatto attraversare indenne tutti gli eventi bellici durante il tirocinio e gli studi di teologia. Penso, per esempio, ai bombardamenti subiti a Marsala, a Palermo, a Messina, a Catania, a Pedara. Qui ci trovammo coinvolti nel bel mezzo di una operazione bellica, fra due fuochi: fra i tedeschi in ritirata e le truppe inglesi che a loro subentravano». Il giorno tanto atteso fu quello dell’Ordinazione, come egli scrive nel volume sui 120 anni della fondazione dell’Istituto di Cibali: «Il 7 aprile del 1946 fu per l’Istituto un giorno eccezionale. Un drappello di ventuno diaconi salesiani venivamo consacrati sacerdoti, per mano dell’Arcivescovo di Catania Mons. Carmelo Patané, nella Chiesa monumentale di S. Benedetto. Ad accoglierci, al ritorno dalla celebrazione trovammo schierati, a partire da piazza S. Maria di Gesù, fino al portone dell’Istituto in via Cifali 7, i collegiali, i “Ragazzi di Don Bosco”, gli amici, tutti a spargere fiori al nostro passaggio, osannando con grande festa» (Una storia ancora giovane. Memorie dell’Istitu-

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ma ancora vive presso la Casa per anziani, animata dalle Suore del S. Cuore di Ragusa. Assorbì dalla famiglia «modesta sì, ma tanto ricca di onestà, saggezza e fede religiosa» - come scrive nel suo memoriale - i valori fondamentali della vita e della fede. All’età di dieci anni, all’Oratorio salesiano di Modica Bassa apprese l’affetto per Don Bosco e quella passione che non si spense mai, di donarsi totalmente a Dio e ai giovani. Egli narrava che per un disguido tra ragazzi e un malinteso con un salesiano si era allontanato dall’Oratorio, ma lo stesso salesiano, incontrandolo per strada, lo aveva ricondotto in quell’ambiente a cui si era legato e da cui mai si sarebbe distaccato per tutta la vita. Fu Don Natale Polizzi, direttore della Casa di Modica Bassa, che gli fece la proposta di diventare salesiano. Ne parlò con la mamma e con papà, i quali acconsentirono. La sua decisione fu subito messa alla prova per la perdita del padre, nel 1933, e nonostante la famiglia si trovasse in grandi ristrettezze, grazie al fratello più grande, Giuseppe, che era dipendente dell’Amministrazione provinciale di Ragusa, si riuscì a sopravvivere e fu permesso al piccolo Salvatore di seguire la sua vocazione, usufruendo fino agli studi universitari della borsa di studio come orfano di guerra. Dopo qualche anno di aspirantato a Pedara, nel 1936, chiese di entrare nel Noviziato di San Gregorio di Catania, per diventare salesiano sacerdote, e il 2 settembre del 1937 emise i voti di Obbedienza, Castità e Povertà, con il proposito di donarsi definitivamente e per sempre a Dio e ai giovani nella Congregazione Salesiana; desiderio che coronò con la professione perpetua il 15 agosto del ‘43 a Pedara. Nella domanda di ammissione al noviziato di San Gregorio (CT), così scriveva di suo pugno il 29 giugno 1937:


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to S. Francesco di Sales, “Istituto San Francesco di Sales”, Catania 2013, p. 228-229)».

Questo evento non fu per Don Fronte un mero punto di arrivo, ma anche e soprattutto un punto di partenza per mettersi al servizio di Dio e dei giovani. Nel 1947 l’obbedienza lo chiamò per quattro anni al “San Filippo Neri”, Via Teatro greco, dedicati agli studi universitari, all’insegnamento e all’animazione dei ragazzi. Il 22 novembre del 1951, presso l’Università di Studi di Catania, conseguì sotto la guida del rinomato prof. Quintino Cataudella, la Laurea in lettere classiche conseguendo il massimo dei voti, con la lode e la dignità di stampa. Della tesi Sull’autenticità del “De Mysteriis” di Giamblico si conserva ancora l’estratto (“Siculorum Gymnasium” 7, Catania, luglio – dicembre 1954, n.2, pp.1-22). È questo il tempo in cui Don Fronte mise a disposizione della rinomata Rivista “L’Amico della Gioventù” la sua penna di scrittore, con vari articoli apparsi con lo pseudonimo di “Chronicus”. La sua vita fu interamente dedicata all’educazione dei giovani, specialmente nella scuola, anche se gli furono affidati ruoli direttivi, amministrativi, oltre che di animazione (assistente, maestro di musica, insegnante...). Dal 1951 al 1961, fu al “San Francesco di Sales” come insegnante di lettere e catechista della scuola media e del ginnasio. Nel 1958 conseguì l’abilitazione d’insegnamento di Lettere, Storia e Geografia. Furono anni indimenticabili per il nostro Don Fronte e per i giovani interni ed esterni che frequentavano l’Istituto di Cibali. Nel 1961 fu chiamato a dirigere l’Opera di Taormina e vi rimase sino al 1965, assolvendo anche la funzione di Preside e insegnante. Dal 1965 al 1968 fu direttore e insegnante di lettere al “San Luigi” di Messina e dal 1968 al 1973, fu incaricato a seguire i lavori dell’erigendo “San Filippo Neri” di Viale V. Giuffrida e ne fu il primo direttore. Nel 1973 fu trasferito a Pedara, in qualità di Vicario della Comunità e insegnante di lettere, per essere trasferito a Palermo Sampolo nel 1977, per un triennio, in qualità di direttore di quel-

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l’Istituto. Dal 1980 al 1982 ritornò come Economo al “San Filippo Neri” Nuovo, e dal 1982 ininterrottamente fino alla sua morte ritornò al “San Francesco di Sales” che fu la casa salesiana che amò di più e di cui ha sempre ricevuto affetto, stima e conforto.

Don Gaetano Urso che è stato suo Direttore a Cibali, così esprime il ricordo, quasi un’epigrafe: «Ho un bellissimo ricordo di Lui come… esaminatore al Liceo classico, come confratello osservante sempre sorridente e positivo nei miei tre anni al “San Francesco di Sales”, come confessore sapiente e paterno». Soprattutto, in questi ultimi anni, i confratelli si sono avvicendati nel sostenerlo e nell’accompagnarlo, sin da quando non è stato più abile ad ambulare autonomamente. Oltre agli Ispettori, verso cui nutriva particolare affetto e rispetto, ai Direttori Don Edoardo Cutuli e Don Giuseppe Troina, tutti i confratelli hanno fatto a gara per stargli accanto ed, in particolare, in questi ultimi tempi, Don Salvatore Mangiapane e Don Giuseppe Papa. Accanto ai salesiani, una menzione speciale va fatta per il medico della Comunità, Dott. Santi Campione e l’infermiere Giovanni Guglielmino, inoltre, alla Clinica Morgagni per tutte le degenze di quest’ultimi anni che lo hanno aiutato a vivere così a lungo. Don Fronte ha sempre riconosciuto di essere stato voluto bene nella Congregazione Salesiana e ha mostrato grande gratitudine a Don Bosco e ai confratelli, agli amici dell’opera salesiana e soprattutto agli exallievi. Alla sorella Carmela e ai parenti va il nostro affetto e la nostra vicinanza in questo momento di distacco e di dolore, chiedendo a Dio di donarci quella consolazione che solo Lui sa dare. Da più di un mese a questa parte, ci ha pensati in modo particolare, non distinguendo sempre il giorno dalla notte, se fosse tempo di andare a cena o a colazione. Ci mancheranno le sue telefonate notturne e i suoi ragionamenti tenaci e lucidi, nonostante i recenti cali dovuti alla senilità. Indimenticabile era il suo intercalare “evidentemente” che tendeva a rafforzare il suo ragionaInsieme


«… estrae dal suo tesoro cose nuove e cose antiche» (Mt 13,52)

Una vita pienamente gustata, divenuta sapienza. Stralcio dalla testimonianza di Don Giuseppe Papa quanto riguarda il suo legame a Don Fronte: «Ho avuto l’onore di chiudergli gli occhi e di assisterlo nel suo trapasso accompagnandolo con la mia preghiera. Mi reputo fortunato di essergli stato vicino per nove anni, per servirlo in tutto quello che aveva di bisogno. È stato più quello che ho ricevuto da lui come saggezza, cultura, spiritualità, fede, umiltà, carità che il poco servizio che gli ho reso io. È stato per me come un maestro di novizi. Ho imparato tante cose. Ho condiviso con lui la sofferenza per non poter essere vicino a sua sorella Carmela (Melina la chiamava lui al telefono ogni sera alle 21,00). Con la grazia del Signore ho compiuto questo servizio con amore e con un po’ di fede, per cui non mi impazientivo e non avevo fastidio perché “Ubi amatur non laboratur”. Don Fronte sino alla fine lucido, ricordava tutte le cose. Ogni tanto io ne dimenticavo una e lui me la richiamava. […] Ringrazio il Signore perché mi ha concesso di dimostrargli il mio amore non solo a parole, con preghiere ma anche con i fatti amandolo e servendolo come un figlio di un Confratello anziano e malato e con tanti bisogni». Don Vittorio Costanzo, ispettore emerito, così lo ricorda: Insieme

«Mi resterà impressa nella memoria e nel cuore la visita che gli ho fatto nel Settembre scorso. È stato di una gentilezza “signorile”! Mi ha ringraziato più volte per la mia visita, anche se breve. Don Fronte è una di quelle figure che ricorderemo come Patriarchi della nostra Sicilia salesiana. Lo distingueva una profonda spiritualità, una preparazione intellettuale non comune, una salesianità a tutto campo, una disponibilità al lavoro instancabile. L’amore a Don Bosco e la devozione all’Ausiliatrice trasparivano da ogni suo gesto e intervento. Mi unisco spiritualmente a tutta l’Ispettoria nel ringraziamento al Signore per il dono di Don Fronte alla Congregazione. Invoco per Don Fronte l’abbondanza della Luce eterna e la Gloria dl Santo Paradiso». Le osservazioni di coloro che curarono la formazione di Don Fronte sono sintetiche, come stringate sono le domande di ammissione alla professione religiosa, ai ministeri e agli ordini del diaconato e del presbiterato. In archivio si trova qualche nota riguardante il discernimento per la direzione. Si mettono in luce i tratti essenziali del suo carattere e temperamento: di carattere mite; di buona pietà; molto interessato per lo studio. Possiede buono spirito sacerdotale, è amante di Don Bosco e mostra equilibrio. Di se stesso, Don Fronte così scrive nel memoriale già citato: «il Signore mi ha, poi, dotato di discreta intelligenza e di buon senso pratico, almeno credo; e mi ha guidato, senza che me ne rendessi consapevole, nelle varie scelte della mia vita». E aggiunge: «Se penso alla mia vita trascorsa, constato che Egli mi è stato sempre vicino, anche nei momenti difficili e nelle dure prove che non mi sono mancate». Verificando i suoi lunghi anni di docenza, così scriveva in occasione dei 120 anni della fondazione dell’Istituto “San Francesco di Sales” di Catania Cibali: «Gli allievi mi hanno voluto bene e stimato nonostante mi mostrassi, a volte, esigente. Si accorgevano, infatti, che la disciplina è essenziale all’inse-

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mento e a manifestare agli altri ciò che per lui era palese e che gli altri non sempre riuscivano a comprendere. Nelle riunioni comunitarie, nonostante la difficoltà d’udito, voleva ascoltare tutto ciò che gli altri dicevano e sapere tutto di ciò che accadeva in casa. Quando le discussioni tra confratelli si accendevano, egli riusciva ad intervenire pacatamente e a dire parole sapienti che rasserenavano. Ha curato per tanti anni la cronaca della Casa con meticolosità e precisione e si rammaricava quando i confratelli non segnalavano iniziative e non davano informazione sugli eventi più importanti.


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gnamento, ma si accorgevano anche che il giusto rigore ridonda a loro vantaggio e che così agendo, volevo il loro bene. A tale proposito mi gratifica molto, il fatto che, anche a distanza di molti anni, ogni incontro con un exallievo procura una grande gioia sia a me, che a lui» (Una storia ancora giovane…, p. 230). Siamo sicuri che Don Bosco abbia accolto questo suo figlio che ha lavorato tanto per i ragazzi e i giovani. Affidiamo all’abbraccio misericordioso di Dio Padre, il nostro confratello Don Salvatore Fronte, e all’intercessione materna di Maria, la sua e la nostra vita, con la preghiera composta da Papa Francesco al termine della Evangelii gaudium: Vergine e Madre Maria, tu che, mossa dallo Spirito, hai accolto il Verbo della vita nella profondità della tua umile fede, totalmente donata all’Eterno, aiutaci a dire il nostro “sì” nell’urgenza, più imperiosa che mai, di far risuonare la Buona Notizia di Gesù. Ottienici ora un nuovo ardore di risorti per portare a tutti il Vangelo della vita che vince la morte. Dacci la santa audacia di cercare nuove strade perché giunga a tutti il dono della bellezza che non si spegne. Tu, Vergine dell’ascolto e della contemplazione, madre dell’amore, sposa delle nozze eterne, intercedi per la Chiesa, della quale sei l’icona purissima, perché mai si rinchiuda e mai si fermi nella sua passione per instaurare il Regno. Madre del Vangelo vivente, sorgente di gioia per i piccoli, prega per noi. Amen. Alleluia. Catania, 7 marzo 2016

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Don Pippo Ruta

L’eredità di un educatore

Quando un educatore muore, la sua più grande eredità sono coloro che sono stati educati, niente di più. Spesso, anche passato del tempo, è proprio in queste tristi situazioni che gli exallievi di un docente si ritrovano e ricordano gli anni di studio. Così è stato lunedì, nel giorno del funerale del salesiano don Salvatore Fronte, originario di Modica, tornato alla Casa del Padre sabato 5 marzo, alla veneranda età di 96 anni, di cui 78 anni di professione religiosa e quasi 70 anni di sacerdozio. Lo distingueva una profonda spiritualità, una preparazione intellettuale non comune, una disponibilità al lavoro instancabile, la passione per il Latino e il Greco, materie insegnate per anni grazie alla Laurea in Lettere Classiche conseguita nel 1951 presso l’Università di Catania sotto la guida del rinomato prof. Quintino Cataudella. Una vita spesa per i giovani seguendo San Giovanni Bosco in diverse parti della Sicilia come ha detto nell’omelia l’Ispettore don Giuseppe Ruta: «La sua vita fu interamente dedicata all’educazione dei giovani, specialmente nella scuola, anche se gli furono affidati ruoli direttivi, amministrativi, oltre che di animazione. Dal 1951 al 1961, fu al “San Francesco di Sales” come insegnante di lettere e catechista della scuola media e del ginnasio. Nel 1958 conseguì l’abilitazione d’insegnamento di Lettere, Storia e Geografia. Furono anni indimenticabili per Don Fronte e per i giovani interni ed esterni che frequentavano l’Istituto di Cibali. Nel 1961 fu chiamato a dirigere l’Opera di Taormina e vi rimase sino al 1965, assolvendo anche la funzione di Preside e insegnante. Dal 1965 al 1968 fu direttore e insegnante di lettere al “San Luigi” di Messina e dal 1968 al 1973, incaricato a seguire i lavori dell’erigendo “San Filippo Neri” di Via Giuffrida a Catania e ne fu il primo direttore. Nel 1973 fu trasferito a Pedara, in qualità di Vicario della Comunità e insegnante di lettere, in seguito a Palermo Sampolo nel 1977, per un triennio, in qualità di direttore di quell’Istituto. Dal 1980 al 1982 ritornò come Economo al “San Filippo Neri” Insieme


Marco Pappalardo

Don Lillo Di Gregorio Omelia del 14 marzo 2016

In questo anno così speciale all’insegna della misericordia di Dio, in questa quaresima scandita da un continuo richiamo alla conversione a Dio e alla riconciliazione con i fratelli, il Signore ha visitato la nostra comunità ispettoriale chiamando a sé quattro confratelli. Dall’inizio di quest’anno 2016, sono tornati alla casa del Padre Don Dino Tirrito, Don Pietro Torino, Don Salvatore Fronte e nella notte tra il venerdì e il sabato scorso, il nostro caro Don Lillo Di Gregorio, accompagnato affabilmente dai confratelli, da tante persone del camminino neocatecumenale e della Famiglia Salesiana che hanno trovato in lui un segno eloquente dell’accoglienza e della tenerezza di Dio. Il tempo cronologico settimanale nel quale il Signore lo ha accolto tra le sue braccia indica il tempo della salvezza tra la passione del venerdì e il silenzio del sabato vigilia del giorno della risurrezione e dell’attesa del “giorno senza tramonto”. Insieme

Il sabato è anche nella pietà popolare e salesiana il giorno dedicato a Maria SS, di cui don Lillo era figlio devoto. È sorprendente come nella domanda di ammissione al diaconato, l’8 dicembre 1957, scritta da nostro Don Lillo, si riflettono questi motivi in modo quasi profetico e il suo cammino di anni 85, di cui 64 di professione religiosa e 57 di presbiterato:

«Rev.mo Sig. Direttore, Dopo aver molto pregato, dopo aver chiesto i lumi dello Spirito Santo e l’intercessione della Beatissima Vergine nostra Madre, mi sono messo alla presenza di Dio e ho preso la penna in mano per vergare questa mia domanda. Sono immensamente consapevole della mia estrema miseria e della mia pochezza di fronte all’alto compito che la Chiesa intende affidarmi con il conferimento dell’ordine del diaconato, ma sono altrettanto fiducioso nella infinita misericordia del buon Dio, nella sua grazia e nel riconoscere la sua divina volontà nella strada che da tempo mi ha tracciata. Essendo ferma la mia volontà nel volere raggiungere, per infinita misericordia e predilezione di Dio, la meta fulgida e santa del sacerdozio cattolico, senza alcuna coazione interna o esterna, ma liberamente e coscientemente, dopo essermi consigliato, dopo aver chiesto la licenza al mio confessore ordinario, faccio domanda per essere ammesso a ricevere il sacro ordine del diaconato. Voglia la Vergine Santa, nel giorno che festeggia la sua Immacolata Concezione, presentare al suo divin Figlio, l’umile e rinnovata offerta di tutta la

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Nuovo e dal 1982 ininterrottamente fino alla sua morte ritornò al “San Francesco di Sales” che fu la casa salesiana che amò di più e di cui ha sempre ricevuto affetto, stima e conforto». Don Fronte è una di quelle figure che sarà ricordata dalla Sicilia salesiana e dai tanti ex-allievi sparsi per il mondo. Verificando i suoi lunghi anni di docenza, così egli stesso scriveva in occasione dei 120 anni della fondazione dell’Istituto “San Francesco di Sales” di Catania Cibali: «Gli allievi mi hanno voluto bene e stimato nonostante mi mostrassi, a volte, esigente. Si accorgevano, infatti, che la disciplina è essenziale all’insegnamento, ma si accorgevano anche che il giusto rigore ridonda a loro vantaggio e che così agendo, volevo il loro bene. A tale proposito mi gratifica molto, il fatto che, anche a distanza di molti anni, ogni incontro con un ex-allievo procura una grande gioia sia a me, che a lui».


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mia vita che intendo consacrare per la maggior gloria di Dio, per il bene delle anime nella nostra amata Società. Confidando nella sua paterna bontà, che vorrà scusare le mie deficienze e le mie manchevolezze, si degni di accettare questa mia domanda e disponga come meglio crede nel Signore, e per il bene dell’anima mia. Fiducioso nella protezione di Don Bosco, si riceva i miei più filiali ossequi e i sentimenti della più viva riconoscenza. Devotissimo suddiacono Calogero Di Gregorio». Il logo del Giubileo della misericordia, che interpreta in modo originale, l’icona evangelica di Gesù Buon Pastore, richiama visibilmente lo stile di vita del nostro Don Lillo, nello sforzo di manifestare agli altri il volto misericordioso di Dio e di farsi carico dei fratelli e delle sorelle consolando non solo con le parole, ma anche con i fatti e nella verità. Io sono il buon pastore, conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me (Gv 10,11)

Don Calogero Di Gregorio, per tutti “Don Lillo”, nacque da papà Giuseppe, impiegato comunale, e mamma Maria Pedi, maestra alle elementari, il 27 settembre 1929, a Caltagirone (CT). Nella famiglia, ricevette tanto affetto e una solida educazione cristiana. Sin da piccolo frequentò l’Oratorio salesiano nella sua città natia, restando affascinato dal Santo dei giovani. Frequentò la scuola elementare pubblica ed anche il Ginnasio e il Liceo a Caltagirone. Mentre stava frequentando il primo anno di Università a Milano nella facoltà di Medicina, la chiamata del Signore si fece più forte ed insistente da spingerlo a chiedere di entrare in noviziato, dopo un periodo di aspirantato nell’Oratorio salesiano della città calatina. Il Signore lo invitata a seguirlo e divenire medico delle anime e non dei corpi. Accettato al Noviziato di San Gregorio di Catania, sotto la guida del Maestro Don Giacomo Manente, il giovane Lillo apprese Don Bosco e il suo spirito, e al termine dell’anno espresse, il 22 ottobre 1951, nella domanda scritta di

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suo pugno, la volontà di unirsi ai figli di Don Bosco:

«Rev.mo Sig. Direttore, Dopo di avere in un anno di Noviziato studiata e compresa la vita salesiana nel suo intimo significato, e dopo di aver vagliata le mie convinzioni sulla vita religiosa salesiana e le mie deboli forze, fiducioso nell’aiuto di Dio che mai vien meno a chi lo invoca di cuore, e nella intercessione della SS. Vergine Ausiliatrice e del nostro Santo Padre Don Bosco, essendo mia ferma volontà di fare la santa Volontà di Dio, avendo accolto l’invito pressante del divino Maestro che nella sua infinita misericordia e bontà mi ha chiamato al Suo santo servizio, dopo d’aver chiesto consiglio al Confessore e al Sig. Maestro dei novizi, ecco che alla conclusione della mia seconda prova, spontaneamente, libero da qualsiasi timore o pressione, ma anzi spinto dal solo grande desiderio di conformarmi ai divini voleri, faccio domanda alla S.V. Rev.ma affinché mi accettiate per l’ammissione dei S.S. Voti triennali sebbene sia mia ferma e costante volontà di legarmi alla Società con i Voti perpetui e sia mio grande desiderio giungere alla suprema meta del Sacerdozio. Fiducioso nella sua paterna bontà che adombrerà i miei difetti e le mie inefficienze a si’ grande atto, voglia accettare ed esaudire questa domanda che è come l’anelito del mio cuore di figlio devotissimo alla Madre Congregazione. Sicuro di essere esaudito La ringrazio e La ossequio in Cristo Signore. Dev.mo Di Gregorio Calogero».

Dopo la prima professione religiosa avvenuta l’11 novembre 1951, sempre a San Gregorio svolse gli studi filosofici contemporaneamente ai primi due anni di tirocinio, essendo già dotato di maturità classica conseguita nel 1949. Dopo aver svolto il terzo anno di tirocinio presso il “San Francesco di Sales” di Catania, in qualità di assistente generale del Collegio, pronunziò la sua professione perpetua l’11 novembre 1954 e compì gli studi teologici dal 1954 al 1958 presso lo Studentato di Insieme


Don Angelo Grasso che continuò il suo lavoro come parroco, così riferisce

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confidenzialmente questo avvicendamento: «Ciao Don Lillo, grazie per aver condiviso con te un tratto di strada per sette anni, cercando di continuare l’intensa opera pastorale da te portata avanti per circa 30 anni. Ho goduto della tua presenza ricca e discreta, ho partecipato dei frutti del tuo lungo ed efficace ministero, ho cercato di sviluppare i tanti semi di bene da te seminati... Il Signore, che tanto hai amato, ti accolga in quel “Paradiso” da te tante volte annunciato, che ti faceva brillare gli occhi di commozione, insieme a Maria Ausiliatrice, a Don Bosco e ai tanti parrocchiani che ti hanno preceduto... Grazie di tutto e prega per noi! don Angelo Grasso» In questi ultimi anni la salute di Don Lillo ha avuto momenti di caduta e di criticità, da cui egli si rialzava grazie alle cure mediche e alla tenacia ed attaccamento alla vita. Dopo gli ultimi e, recentemente più frequenti, ricoveri, giorno 8 mattino è stato portato in ambulanza con urgenza presso il reparto di medicina dell’ospedale di Gela. I medici hanno constatato la gravità clinica in cui versava il confratello. La notizia, come un tam tam, è rimbalzata per tutta la Sicilia e oltre. Il Giornale on line di Gela “Visione di oggi” ha registrato un numero elevato di letture del breve articolo (circa 11.500) a dimostrazione della benevolenza che c’è intorno alla figura di Don Lillo. Sono state ore di trepidazione per quanti gli vogliono bene: è creata in rete una preghiera virtuale che ha raggiunto anche fedeli lontani geograficamente, riuniti insieme per pregare per lui. Ho creduto, perciò ho parlato (Sal 116,10; 2Cor 4,13)

Le osservazioni di coloro che si presero cura della formazione di Don Lillo, mettono in risalto i suoi tratti caratteriali, condivisi da quanti l’hanno conosciuto. È possibile stralciare anche qualche espressione valutativa nel momento in cui gli fu affidata la responsabilità di Direttore nel 1991: «D’ingegno brillante, proclive alle scienze, è iscritto

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Torino Crocetta, accompagnato dal sapiente direttore, Don Pietro Brocardo e di buoni formatori come il servo di Dio Don Giuseppe Quadrio, studi culminati nel conseguimento della Licenza in teologia nel 1958 e nell’ordinazione presbiterale il 1 luglio dello stesso anno nella Basilica “Maria Ausiliatrice”. Memorabile e indelebile restò nel suo cuore questo evento celebrato a Valdocco, nella Basilica fatta costruire da Don Bosco per le meraviglie che Dio ha compiuto in Maria e nella grande Famiglia Salesiana. Dopo l’ordinazione sacerdotale, ritornò in Sicilia e fu inviato nelle case di Catania Barriera (1958-1961) e Palermo “Santa Chiara” (1961-1968), come incaricato di oratorio e insegnante di lettere e religione, e subito dopo a Sant’Agata di Militello (1968-1971) come Direttore dell’Opera. Dal ‘71 ad oggi, Don Lillo ha vissuto la sua esperienza salesiana a Gela come direttore per tre anni (1991-1993), come vicario della comunità per più di un decennio (1972-1991; 1997-1999) e soprattutto come parroco. In questa città ha manifestato il suo afflato pastorale e la sua sensibilità all’evangelizzazione promuovendo il cammino neocatecumenale e altri percorsi di maturazione cristiana, svolgendo il suo servizio come cappellano delle FMA e delegato ADMA. All’inizio del suo ministero come parroco, nell’immaginetta ricordo riportò una frase di Don Lorenzo Milani, come suo programma pastorale improntato a franchezza e forte desiderio di rinnovamento: «Io non sono fratello di gente che si fa un’etica della bugia, della chiusura, del rifiuto al ragionamento, dell’abbassarsi metodico alle usanze… di gente che vive nel terrore dei vicini; di gente che conosce l’unico principio del fare come gli altri…». Dal 2005, la guida della Parrocchia passa ad altri confratelli ma rimane continua la sua presenza come viceparroco, come confessore, come confidente delle persone e dei giovani conosciuti durante la lunga esperienza pastorale gelese.


DA RICORDARE

al 2° anno in medicina. Fra i giovani d’Azione Cattolica è stato sempre esemplare e s’è distinto per la sua pietà e pel suo amore alla purezza. Dà ottimi indizi di riuscita nella nostra vita (5 novembre 1950). Salute buona. Pietà sentita. Moralità sicura. Capacità buone. Carattere aperto e volitivo (25 ottobre 1951). Salute robusta, capacità buone, spirito ecclesiastico esemplare, moralità sicura (14 settembre 1954). Carattere gioviale, amabile, pio, osservante, generoso (9 dicembre 1957). Carattere felice, sacrificato, zelante, buona pietà ed osservanza (2 giugno 1958)». Nel 1991 così recita il giudizio che lo indica come Direttore di Gela: «Uomo di profonda vita spirituale. Fervorosa attività pastorale nel servizio della parrocchia. Buona capacità di dialogo e di organizzazione (10 luglio 1991)». Era un pastore come direbbe Papa Francesco con l’«odore delle pecore» (Evangelii gaudium, n. 24) e sono in tanti che hanno constatato come mediante «opere e gesti nella vita quotidiana degli altri, [abbia] accorcia[to] le distanze, si [sia] abbassa[to] fino all’umiliazione [assumendo] la vita umana, toccando la carne sofferente di Cristo nel popolo» (Ibidem). Don Lillo non era un prete di sacrestia, ma era un parroco «in uscita», tra le case e per le strade, che ricercava il contatto con la gente e con i fedeli, con la passione di portare a tutti il lieto annuncio di Cristo e introdurre all’esperienza più piena di Dio mediante i sacramenti e l’impegno del servizio. Al Signore Risorto e alla Vergine Ausiliatrice, affidiamo il nostro confratello, sicuri che abbia raggiunto la gioia piena e la vita senza fine. Facciamo risuonare in noi le parole e i sentimenti profondi della liturgia cristiana: Ti affidiamo, o Padre, il nostro fratello Don Lillo, salesiano sacerdote, che il tuo Figlio unigenito ha liberato a prezzo del suo sangue; rendilo puro da ogni ombra di colpa e donagli di celebrare in eterno i misteri della salvezza, in comunione col suo Redentore, che vive e regna nei secoli dei secoli. Amen.

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Don Elio Proietto (1934-2016)

È morto il confratello Don Elio Proietto, nato a Randazzo (CT) e morto a Melbourne (AUS). Don Elio Proietto nacque a Randazzo, Sicilia, il 1° luglio 1934, il maggiore di tre figli. Entrò nell’aspirantato salesiano di Pedara nel 1947 e completò il noviziato a San Gregorio nel 19491950. Fece la prima professione il 16 agosto 1950. Cominciò gli studi filosofici a san Gregorio, ma nel 1951 si trasferì nell’Ispettoria australiana e completò gli studi a Sonada, in India. La sua famiglia emigrò in Australia durante questo tempo. Fece il tirocinio in Australia e poi ritornò in Italia per la teologia a Bollengo (Torino) dove fu ordinato sacerdote dal vescovo Mensa il 1° luglio 1960. Dopo l’ordinazione Don Elio ricoprì incarichi di direzione nelle scuole salesiane, tra cui direttore a Glenorchy. Nel 1979 è diventato il pioniere della presenza dei Salesiani in Samoa contribuendo a stabilire la presenza salesiana in quel paese. Dopo nove anni ritornò in Australia ed esercitò il ministero a Brunwich con vari ruoli come coordinatore dell’Ostello, direttore e parroco. Ritornò a Samoa per esercitare il ruolo di direttore dell’Istituto teologico di Moamoa. Nel 1996 ritornò in Australia e fu inserito nel ministero pastorale finché la sua salute declinò fino al punto di aver bisogno per muoversi di cure presso le Piccole Suore dei Poveri, a Northcote nel 2014. Possa riposare in pace.

Ricordiamo i familiari defunti dei

confratelli: la sorella di Don Caputo

Calogero; il fratello di Don Lo Monaco;

il fratello di Don Alfano e la sorella del Sig. Tinè.

Insieme


Sapientiam dedit illi è il titolo di uno dei più noti canti dedicati a don Bosco e l’incipit dell’antifona d’ingresso della Messa in onore del santo: “Il Signore gli ha donato sapienza e prudenza e un cuore grande come la sabbia che è sulla spiaggia del mare”. Don Bosco non si è “procurato” da solo la sapienza della vita, anche se si è industriato in ogni modo per mettere a frutto i suoi talenti. La sapienza che ha irradiato intorno a sé, di cui il Sistema Preventivo è l’espressione più eloquente, gli è stata donata da Dio. Essa porta dunque in sé una qualità teologale, che è importante accogliere come un dono e approfondire come originale espressione del Logos cristiano. In occasione del Bicentenario della nascita i docenti della Sezione di Torino della Facoltà di Teologia dell’Università Pontificia Salesiana, familiarmente nota come la “Crocetta”, hanno voluto onorare il Padre e Fondatore con una serie di saggi che, attraverso gli strumenti della teologia, contribuisse a onorare tale compito. Ora li presentano ai confratelli, alle sorelle Figlie di Maria Ausiliatrice, ai membri della Famiglia Salesiana e a tutti coloro che guardano a don Bosco, desiderosi di lasciarsi guidare nella vita dalla sua saggezza di padre e di educatore.

«Mi chiamo Manuel. Ho un carattere allegro,socievole e molto scherzoso. la mia giornata, oltre allo studio, la dedico al Signore scrivendo tante preghiere che mando ai miei amici sacerdoti, suore, seminaristi e vescovi e a tutti quelli che soffrono nel corpo e nello spirito… Dovete scrivere molti libri su di me perché i cuori induriti si convertano». Chi si presenta così è un bambino volato in Cielo a soli 9 anni, dopo aver lottato contro il tumore con il sorriso e la preghiera. Era convinto di avere una “Missione Luce” da compiere per conto di Dio: far conoscere e amare il suo grande amico Gesù. In queste pagine, la storia del “piccolo guerriero della Luce” e le testimonianze di quanti hanno conosciuto la sua straordinaria storia umana e spirituale.



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