Centenario Scuole Professionali Salesiane

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OSPIZIO SACRO CUORE CATANIA-BARRIERA

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Quasi una premessa

Dai laboratori fondati da don Bosco a Valdocco alle “scuole di arti e mestieri salesiane (1853-1888)1 Il 18 dicembre 1859, don Bosco con un gruppo di giovani collaboratori impegnati nell’opera degli oratori festivi torinesi, decisero “di erigersi in Società o Congregazione che avendo di mira il vicendevole aiuto per la santificazione propria si proponesse di promuovere la gloria di Dio e la salute delle anime specialmente delle più bisognose d’istruzione e di educazione”. (ASC D868 Verbali del Capitolo Superiore (18.12.1859)). La formazione al lavoro Fin dall’anno 1853, don Bosco aveva organizzato, in una stanzetta della prima istituzione assistenziale-educativa fondata a Torino, un modesto laboratorio per giovani calzolai. Da quel momento, accanto ai ragazzi che frequentavano gli studi umanistici, i giovani artigiani occuperanno un posto sempre più rilevante nella casa annessa all’Oratorio di Torino e in altre case salesiane italiane: Sampierdarena-Genova e a San Benigno Canavese; e, ancora durante la vita del fondatore, nelle case aperte fuori di Italia: Ateliers professionnels de l’Association du Patronage St-Pierre a Nizza (1875) e Orphelinat Saint-Gabriel a Lilla (1884), in Francia; Talleres di Buenos Aires (1877) in Argentina; Talleres salesianos (1884) di Sarriá, in Spagna. Dopo aver scritto che il “primo atto di carità sarà di raccogliere giovani poveri ed abbandonati per istruirli nella cattolica religione, particolarmente ne’ giorni festivi”, egli aggiungeva: “Se ne incontrano poi di quelli che sono talmente abbandonati che per loro riesce inutile ogni cura se non sono ricoverati, onde per quanto sarà possibile [si] si apriranno case di ricovero ove coi mezzi che la Divina Provvidenza porrà fra le mani, sarà loro somministrato alloggio, vitto e vestito, mentre saranno istruiti nelle verità della fede, saranno eziandio avviati a qualche arte o mestiere come attualmente si fa nella casa annessa all’oratorio di S. Francesco di Sales in questa città”. I primi laboratori di Valdocco e il nuovo interesse per l’educazione dei giovani artigiani La strada percorsa dai primi “laboratori” di Valdocco alle “scuole di arti e mestieri” e alle “vere scuole professionali” salesiane in tutti i continenti è stata lunga e non priva di incertezze e di difficoltà. Ai giovani immigrati e disoccupati, don Bosco cerca un lavoro nella bottega di qualche “onesto padrone”. Don Bosco stipula regolari contratti di apprendistato per i suoi ragazzi. È datata l’8 febbraio 1852 la “convenzione” tra il maestro Giuseppe Bertolino e il giovane Giuseppe Odasso, nativo di Mondovì, “con l’intervento del Rev.do Sacerdote Giovanni Bosco, e coll’assistenza e fedejussione del padre di detto giovane”. Bertolino riceve Odasso “nella qualità di apprendista nell’arte di falegname” e si obbliga “di insegnargli l’arte suddetta, per lo spazio di anni due”. I modelli scolastici di Don Bosco Per “istinto o consapevolmente”, don Bosco, nei primi anni della sua attività, non si mosse tenendo presente i modelli scolastici pubblici riguardanti l’istruzione non classica. Con una chiara preoccupazione preventiva – quella di evitare i gravi pericoli morali delle officine della città – e con una esplicita finalità pratica, don Bosco apre nella “casa annessa” all'Oratorio di San Francesco di Sales, ben sei laboratori: quello ricordato dei calzolai (1853) e poi: sarti (1853), legatori (1854), falegnami (1856), tipografi (1861), fabbri (1862). 4

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Nel 1885, accennando all'origine dell’opera, il fondatore diceva così ai membri del Capitolo superiore (oggi Consiglio Generale) della Congregazione salesiana: “All'Oratorio, gli interni primi furono gli studenti e poi gli artigiani in soccorso degli studenti. Quindi prima calzolai poi sarti. Ci fu bisogno di libri, quindi legatori. Primo legatore Redino soprannominato Governo; vennero quindi le fabbriche ed ecco falegnami e fabbri ferrai. Negli anni che precedettero l'apertura del primo laboratorio di don Bosco a Valdocco, diverse pubblicazioni periodiche caldeggiavano l'importanza della formazione di artigiani istruiti, e presentavano ai loro lettori le esperienze italiane (“istituti di arti e mestieri di Biella”) ed estere (Écoles royales d'Artes et Métiers de Chàlons sur-Marne). Nel 1831, il pedagogista Raffaello Lambruschini, concludeva il suo ragionamento – in un celebrato discorso alla Accademia dei Georgofili di Firenze sulla “educazione popolare” – con queste parole: “Il nostro insegnamento dovrebbe dunque essere altresì un insegnamento di arti e mestieri”. Don Bosco, d’altra parte, poté avere pure tra le mani la rivista “L'Educatore Primario”, pubblicazione attenta al problema della educazione degli artigiani. E poté leggere, nel 1849, un avviso a stampa, in cui don Luigi Cocchi annunciava l’istituzione di una società di sacerdoti e “giovani laici”, che si sarebbero interessati dell’educazione di “tanti ragazzi orfani principalmente, abbandonati che bulicavano per Torino… onde avviarli a qualche professione, a qualche mestiere”. Don Bosco prese inoltre contatto con istituti torinesi in cui erano attivati laboratori per ragazzi, come la Generala e il Regio Albergo delle Virtù di Torino. In quest’ultimo istituto, verso l’anno 1842, erano ospitati circa 150 ragazzi, che si esercitavano nell’apprendimento di un’arte o mestiere, “con lo scopo di diventare abili e campare onestamente la vita”. Quando a Valdocco si cercava il modo di “migliorare la condizione degli artigiani”, si pensava chiaramente agli aspetti religiosi e morali, ma anche a quelli riguardanti l'istruzione, la pulizia e le cure igieniche, l'impegno nel lavoro, la necessità di rendere “più fruttuosi” i laboratori, l'andamento della vita collegiale: celebrazioni festive, musica vocale e strumentale, accademie, “teatrino” (che doveva “divertire e istruire”). Tuttavia, l'offerta culturale era stata, agli inizi, piuttosto modesta ma stavano maturando ormai nuovi fermenti. Da parte loro, i collaboratori di don Bosco avevano buone ragioni per ravvisare nelle “esigenze delle arti” e nello “sviluppo del commercio” alcuni dei fattori che spiegano l'aumento continuo dei ragazzi che arrivano a Valdocco per avviarsi a un mestiere, fino al punto che, nel 1880, ormai “gli artigiani trovansi in numero poco inferiore agli studenti”.

Mostre e convegni nella realtà internazionale Le informazione si trovano nella rivista “Il Salesiano Coadiutore” che costituisce , un autorevole “organo di informazione” e fonte di documentazione, anche di carattere iconografico e ne tracciano una sintetica rassegna. – Prima esposizione professionale in Aleppo (Siria). Allestita nel mese di giugno 1951. Comprendeva diversi reparti: falegnami-ebanisti, meccanici, arti grafiche, arti dell’abbigliamento e della calzatura. Un giornale locale, parlando dell’esposizione, uscì in queste frasi: «La scuola professionale “Giorgio Salem” è la migliore scuola dello Stato Siriano»; ed una ispettrice musulmana, inviata appositamente dal Governo, dopo aver visitato la scuola disse al Sig. Direttore: «Veramente voi siete all’avanguardia; non esiste in tutta la Siria una scuola professionale attrezzata didatticamente come la vostra»”. – Mostra professionale salesiana al Cairo in Egitto. (maggio 1952). – Convegni: Colle Don Bosco (1951), Torino-Valdocco (1951), Colle Don Bosco,Torino- Valdocco, Rebaudengo e Bivio de Cumiana (1952), Rossins-Francia (1952), San Isidro-Argentina (1953), HongKong-China (1953), Cuenca-Yanunkay-Equatore (1953), Messina (1953), Estoril-

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Portogallo (1953); mostre: Colle Don Bosco (1951), Aleppo-Siria (1951), Colle Don Bosco, Torino-Oratorio, Rebaudengo e Bivio de Cumiana (1952), Bologna (1952), Venezia (1952),Verona (1952), Cairo-Egitto (1952), Tokyo-Giappone (1952), Madrid-Atocha (1952), Verviers-Belgio (1952), Woluwe-Belgio e Congo Belga (1952), Catania (1953), Napoli-Tarsia (1953), Ravenna (1953), Mandalay-Birmania (1953), Cairo-Egitto (1953), Sarrià-Barcelona-Spagna (1953), Madrid (1953), Siviglia-Spagna (1953), Aleppo-Siria (1953), Betlemme (1953), Lima-Perù (1953), San Paolo-Brasile (1953), Parigi (1953), Yanuncay-Equatore (1953). (cfr. Mostre e convegni professionali nell’anno centenario delle Scuole professionali salesiane, in “Atti del Capitolo Superiore”, 34(1953)17, 12; cfr. anche “Il Salesiano Coadiutore”, 6(1953)6, 221. – Mostra professionale salesiana a Betlemme. (22 giugno 1952). – Mostra professionale salesiana a Tokyo - Giappone ( Dicembre del 1952). Accanto ai prodotti dell’arte del libro e del legno, destarono speciale interesse nei visitanti i lavori del laboratorio di elettromecanica”. – Mostra Professionale Nazionale a Madrid. (Ottobre 1953). – Mostra didattico-professionale a Parigi (17 novembre 1953). In occasione della mostra, si tenne pure una giornata di studio sulla “Scuola professionale salesiana e sua organizzazione” e sulla “Formazione professionale dei giovani artigiani”. – Mostre e congressi professionali in America Latina. La Mostra didattico-professionaleagricola argentina fu organizzata a Bahía Blanca. (14 novembre 1953). Nel congresso per le vocazioni dei coadiutori, tenuto a Santiago del Cile, dal 13 al 16 novembre 1952, fu studiato il programma salesiano per il corso di perfezionamento e anche i programmi governativi. Tra i “numerosi” convegni per coadiutori, uno dei più riusciti fu quello celebrato nel mese di gennaio 1953 a San Isidro (Argentina), nel quale furono sviluppati questi temi: Didattica professionale salesiana, Scuola di apprendistato e di orientamento professionale, Funzionamento e programmi del corso professionale. In linea di continuità con quanto affermava don Bertello nel 1910 (“Coi tempi e con Don Bosco”), una delle conclusioni del convegno recitava: “Si formino alle professioni gli alunni con tutti i ritrovati moderni, e tra l’altro con libri specializzati di teoria, con bacheche tecniche ben preparate, biblioteche tecniche per ogni mestiere, archivio e museo dei materiali, laboratorio tecnologico, filmine tecniche e didattiche”. – Convegno professionale a Hong-Kong (marzo 1953). I temi: - Il coadiutore salesiano, realizzazione geniale di don Bosco; - Il problema delle vocazioni tra gli allievi artigiani; - La didattica del lavoro secondo il metodo salesiano. – L’elenco delle opere salesiane fondate nell’anno 1953 completa il quadro del centenario: scuola professionale per interni a Halle e a Marmite (Belgio), scuola tecnica a Assel-Appeldoorn (Olanda), scuola professionali per esterni a Pamplona (Spagna), istituto per la formazione dei salesiani coadiutori a Santa Tecla (Centro-America), scuola tecnico industriale a Pasto Nariño (Colombia), scuola professionali per indigeni a Kigali (Ruanda-Africa), orfanotrofio con scuole professionali a Hanoi (Vietnam), scuole professionali a Manila (Filippine)212, scuola tecnico-professionale a Madrid e scuola professionale a Puertollano (Ciudad Real-Spagna).

1 cfr. PRELLEZO JOSÈ MANUEL, Scuole Professionali Salesiane per la formazione dei giovani lavoratori 18531953, Federazione Cnos-Fap nazionale, Roma 2010.

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SCUOLE PROFESSIONALI SALESIANE LABORATORI - VALDOCCO

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Catania-barrier a - mostr a dei capolavori

Giudizi e consensi pervenuti alla Direzione sulla mostra presso l’Ospizio S. Cuore Il Prefetto di Catania Catania, 19giugno 1953 Rev. E caro Direttore, Ella mi chiede un giudizio che non è facile sintetizzare in poche righe, come non è facile esprimere l’impressione di serietà e di edificazione riportata durante la recente visita alla Mostra delle Scuole Professionali dell’Ospizio Salesiano di Barriera, che ha dato la misura esatta di quello che sa realizzare lo spirito e l’apostolato Salesiano. Raccogliere giovani esistenze bisognose di aiuto materiale e di guida spirituale; schiudere loro un avvenire di serenità e di lavoro, indirizzandole verso forme di attività pratiche, perfettamente rispondenti alle esigenze della società moderna e curando l’addestramento a queste attività con un rigore didattico ed un’attrezzatura tecnica talmente efficiente da consentire una perfetta specializzazione e razionalizzazione nei singoli mestieri; dimostrare al pubblico come anche il lavoro della bottega e dell’officina possa attingere dignità e perfezione; dare, infine, un decisivo apporto alla soluzione del problema della qualificazione professionale, dalla quale sole può essere attenuato lo squilibrio, sopratutto qualitativo, tra domanda ed offerta di lavoro: ecco, in sintesi, l’essenza e il significato dell’attività Salesiana, clic trova piena e interessante documentazione nella Mostra delle Scuole Professionali, concepite ed attuate dal Santo che, più di ogni altro, è vicino, in tutti i sensi, ai nostri tempi. A Lei ed ai Suoi collaboratori rinnovo le felicitazioni più vive e l’ammirazione più sincera, con ogni augurio di sempre più intenso lavoro e maggiori soddisfazioni. Cordialmente.

Aff. Paolo Strano Prefetto di Catania

Prof. Alfredo Mazzei Docente nella Facoltà di Scienze Agrarie Dell’Università di Catania Catania, 12 giugno 1953 Reverendissimo Sig. Direttore, Sono lieto di comunicarle che la Mostra è stata ottimamente preparata, ed è davvero riuscita a dare una chiara ed efficace dimostrazione dell’alto grado di efficienza raggiunto dalle Scuole di codesto Ospizio, nei diversi settori dell’artigianato, e vorrei dire anche dell’arte... La Mostra è stata un’altra luminosa prova degli splendidi risultati del sistema educativo di San Giovanni Bosco, il quale, senza dubbio, fu il più grande pedagogo, dell’Italia e del mondo. Mentre mi compiaccio per la magnifica riuscita della Mostra, formulo l’augurio d’una sempre maggiore prosperità ed efficienza di codesto ottimo Ospizio. Suo dev.mo Prof. Alfredo Mazzei 8

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MUNICIPIO DI CATANIA Gabinetto del Sindaco Catania, 12-7-1953 «Le scuole professionali di cotesto Ospizio, di cui ho potuto visitare la interessantissima Mostra, mi sono apparse un modello del genere. Del resto non potrebbe essere altrimenti, dato che esse sono rette dai figli di D. Bosco, che fu il geniale precursore e realizzatore dell’insegnamento professionale in Italia». On. Sen. Magrìì Sindaco di Catania

...Ringrazio di cuore quanti hanno voluto onorare di loro presenza la nostra Mostra didattico professionale. Colgo l’occasione per raccomaìidare alla benevolenza degli amici dell’opera salesiana l’Ospizio Sacro Cuore della Barriera. Il Direttore

Catania, 20-6-53 La Mostra della Scuola Professionale, ordinata magistralmente presso l’Ospizio del Sacro Cuore, è cosa che commuove ed esalta chi conosce la bellezza del lavoro, ne sente la poesia e intuisce la parabola del progresso irradiato dalla feda cristiana. Maestri e allievi, uniti in perfetto e costante rapporto di insegnamento e di apprendimento, ti danno la sensazione sicura e immediata, colle opere realizzate e nella dimostrazione pratica d’officina, di una attività svolta alla luce di una tecnica sapiente che fa di ogni operaio, al servizio della patria, un artigiano-artista degno delle più alte tradizioni italiane. Enzo Maganuco dell’Università di Catania SCUOLA DI AVVIAMENTO INDUSTRIALE CATANIA Avevo già visitata codesta Scuola Professionale « Sacro Cuore » ammirandone la ricca attrezzatura dei laboratori – così rispondente alle esigenze della moderna lavorazione – e la sapiente organizzazione. La visita alla Mostra della istruzione professionale nel corso della quale ho vista accresciuta la dotazione del macchinario nel reparto meccanica e nel reparto tipografia (in nuovo, luminoso' e arioso ambiente quest’ultimo) ha ribadita la ottima impressione di qualche anno fa. Pensando alla diffusione delle Scuole Salesiane mi pare che essa sia miracolosa quasi come la moltiplicazione delle castagne nel primo Oratorio di Don Bosco. Ma a parte questa mia personale interpretazione di questo fatto, a nessuno può sfuggire come – in molti settori della nostra vita moderna turbati da miseria e da incomprensioni che dividono gli animi – queste Scuole siano divenute una necessità per la loro viva aderenza alle esigenze reali della vita con la felice e sapiente attuazione del principio pedagogico di Scuola come Lavoro. «Non scuola senza lavoro – Non lavoro senza scuola – Ma scuola del lavoro». In questa massima che ho letta in un pannello della Mostra trovo espresso in bella sintesi il principio animatore di tutte le Scuole salesiane che – come codesta di Barriera – celebrano così degnamente il centenario della fondazione delle Scuole professionali ad opera di Don Bosco santo. Coi più cordiali ossequi, mi creda Dev.mo Prof. Filippo Di Franco

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SCUOLE PROFESSIONALI SALESIANE

1° CENTENARIO L’avvenimento ricorda una data simpatica. Cento anni fa il grande Don Bosco – non contento di accogliere tanti cari figliuoli, mancanti di tutto, nel suo Oratorio nei giorni festivi – con cuore veramente paterno, pensò al loro domani: domani onesto, laborioso. inquadrato nella bellezza dell’idea cristiana. E fondò per essi un Ospizio, aprì per essi man mano le Scuole Professionali: Calzoleria, Sartoria, falegnameria, Legatoria, Tipografia. Meccanica, Musica. Da allora ad oggi cento anni son passati! Ogni anno, ogni giorno, segna un passo in avanti. È scomparso quanto sapeva di primitivo, di embrionale: la Scuola Professionale Salesiana oggi s’impone in Italia e all’estero per modernità di vedute, di programma, di metodo, di attrezzatura, di produzione. È ben giusto che Don Bosco posi il suo occhio su quanto – sbocciato cento anni fa dal suo cuore, raccolto e sviluppato con devozione e amore dai suoi figli. Tradotto in azione dalla sua scuola – oggi canta l’inno della riconoscenza. E il padre contento, oggi come allora, sorride e benedice.

Don Bosco sorride e benedice 10

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Sorriso di maggio MAGGIO! Azzurro profondo di cielo e di mare gloria di sole, verde infinito all’intorno, profumo di fiori nei giardini, nelle ville, sulle terrazze, lungo i mille balconi della città. Sfavilla, canta primavera! E fu nella gloria di maggio che si inaugurò la Mostra delle Scuole Professionali Salesiane nell’Ospizio Sacro Cuore. Le Autorità si recano ai v ari padi glioni della mos tra.

Vibr ante s entito è l’indi ri zzo che un all ievo rivol ge alle Autorità.

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17 maggio 1953 Mai i Fasti della storia dell’Ospizio hanno registrato tanto fervore e tanto successo come per l’inaugurazione della Mostra Didattico-Professionale che ha avuto luogo nell’Istituto Sacro Cuore, domenica 17 Maggio. Preannunziata da tempo dalla radio e dalla stampa locale, la Mostra assurse ad avveni-

mento d’importanza cittadina. Guardiamo da vicino. L’aspetto dell’Istituto sa di gioia, di sorriso, di attesa serena e tranquilla. Ovunque addobbi, bandiere, fiori, verde ornamentale. L’atrio è letteralmente gremito: al centro spiccano – massa compatta, disciplinata, entusiasta – i nostri giovani in divisa, tutto intorno, simpatica corona, ecco gli amici e i benefattori dell’Opera Salesiana e i parenti dei convittori. Sotto l’arcata frontale dell’ingresso, giganteggia un quadro. C’è nel quadro una figura: D. Bosco che guarda le Scuole Professionali Salesiane sparse nelle varie parti del mondo; ci sono nel quadro due date: 1853-1953. In quella figura, in quelle date è fermato tutto il perché della cerimonia. Le undici, l’ora stabilita. Le Autorità sono già arrivate, Donna Tita Strano, gentile consorte di S. E. il Prefetto, taglia il nastro tricolore. La Mostra è aperta. Profumato, elegante il mazzo di garofani che un convittore, tutto felice e commosso, offre alla gentile Signora, viva la gioia nei cuori e negli occhi dei presenti. E la gioia diviene applauso, canto, nota di banda che si effonde festosa per l’aria di cristallo. Le Autorità intanto hanno raggiunto i loro posti, grazioso, vibrante, sentito è l’indirizzo che rivolge loro un giovane dell’Istituto. Un canto folkloristico, delle ovazioni... e poi si va per la visita ai vari padiglioni, a guardare quanto gli allievi hanno saputo fare sbocciare dal loro cervello, quanto hanno saputo ottenere dal loro braccio, sotto la guida intelligente dei loro valenti Insegnanti.

Don Car uso al centro, a si nistra gli ospi ti , a destra la banda dell’Ospi zi o.

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Gl i os piti del l’Ospi zio.

Un rinfresco offerto alle Autorità nel laboratorio dei Sarti chiude l’indimenticabile cerimonia. Fermare il nome di tutte le spiccate personalità ci è impossibile ma non possiamo non ricordare S. E. il Prefetto alla Provincia, Dott. Strano con la sua gentile consorte Donna Tita, Mons. Ciancio, Vicario Generale dell’Archidiocesi, il Sindaco della Città Senatore On. Magri, l’avv. La Ferlita, Vice Sindaco, l’On. Tudisco, l’On. Turnaturi, il Sen. Pennisi, l’On. Ing. Claudio Maiorana, Dep. Regionale, il Comm. Renda, intendente di Finanza, il Prof. Cavallaro, Assessore Comunale, l’Avv. Amico, Delegato Reg. presso l’Amministrazione Provinciale e Preside della Provincia, il Comm. Acinni, Ing. Capo del Genio Civile, il Prof. Alfio Di Grazia Cons. Comunale, il Dott. Ferro Bellino. Capo dell’Ufficio AA. II., il Cap. Condorelli, in rappresentanza del Comandante dell’Aeroporto, il Magg. Malannino, in rappresentanza del Gen. Castagna, il Cav. Costanzo, Ispettore Scolastico, il Dott. Novarese, in rappresentanza del Provveditore agli Studi. l’Avv. Mazza, Assessore dei Vigili Urbani, il Comm. Spina, Fiduciario Comunale per la Barriera, l’ing. Alicata e il Dott. Alfio Giuffrida, Consiglieri Comunali, i Fratelli delle Scuole Cristiane, il Direttore della SITA, il Preside Prof. Stramondo… La Mostra rimane aperta tutti i giorni dalle ore 10 alle 12,30, e dalle ore 15 alle 17. Fin dal primo giorno immensa è la folla che assiepa i vari reparti. Tutti, affratellati salesianamente, illuminati dalla parola viva e precisa di spigliati ciceroni, ammirano soddisfatti l’efficacia dell’ottimo insegnamento professionale impartito da valenti capi tecnici e i brillanti risultati che han saputo fermare i piccoli artisti dell’Ospizio. Non a caso i vari reparti della Mostra sono stati preparati nei singoli laboratori. I visitatori così hanno agio di poter ammirare che la parte più interessante della Mostra è data dalla presentazione del vero laboratorio in cui i ragazzi, eseguiscono i lavori esposti.

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... dall’indirizzo pronunciato alla presenza delle Autorità

...Signori, spinti dalla vostra gentilezza e dalla benevolenza che ci portate, siete venuti a vedere la nostra Mostra, a vedere cioè quanto è sbocciato dalla nostra fantasia, quanto è frutto della nostra mano nei vari settori professionali: dalla scarpa al vestito, dal libro alla pialla, dal martello al tornio, dal motore al flauto. Grazie!... Ho un pensiero birichino che mi tormenta. Posso esprimerlo? Vorrei che la visione, di quanto abbiamo saputo fare, guidati dalla perizia dei nostri Insegnanti, destasse in voi un tantino di meraviglia. Superbia? No! Ecco: abbiamo la coscienza di aver lavorato e per questo 14

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siamo contenti di avervi tra di noi, godiamo sapendo che osserverete la nostra produzione, che ci direte la vostra impressione. La vostra presenza, la vostra parola è per noi luce, sprone, ricompensa ambita e agognata. Scuola Professionale è la nostra. Fu il cuore e la mente di D. Bosco che la volle un secolo fa. Povero figlio dei campi, rimasto a due anni senza padre, comprese la condizione dell'orfano povero. E gli fece da padre, e gli fu maestro, gli insegnò cioè quel mestiere, quell’arte che egli aveva appreso a Castelnuovo d'Asti ed a Chieri, arte e mestieri i cui proventi gli avevano assicurato la vita a dozzina durante il periodo dei suoi studi ginnasiali. Sarto, calzolaio, barbiere, suonatore di organo e di violino, cuoco, dolciere era stato Don Bosco nella sua lontana giovinezza. La Provvidenza aveva disposto così, perché nascesse così nell’Ospizio di Valdocco la Scuola Professionale e D. Bosco ne fosse il primo maestro. D’allora ad oggi son passati cent'anni: 1853-1953. Oggi abbiamo macchine e macchine, tecnica ed esercizio. Viva il progresso! Ma come dimenticare l'origine prima della nostra Scuola Professionale? Come non gridare: Viva D. Bosco? 191 Istituti Professionali conta oggi la Famiglia Salesiana nel mondo, le scuole ammontano a 860, la popolazione scolastica artigiana tocca i 40.000 giovani. L'Europa conta 89 Case professionali, la Sicilia ne ha 2. Il Sacro Cuore è in prima linea. Giorni duri ha attraversato. Grazie alla vostra benevolenza però oggi s'impone e domani, sempre con la vostra benevolenza, potrà accogliere nuovi elementi, avere un palpito più possente, dare incremento a nuove attività, rispondere sempre meglio a quanto l’oggi richiede...

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Nel la boratori o dei sar ti è of fer to un rinfres co. Al centro mons . Ciancio, a destr a S.E. il Pr efetto. il Sindaco di Catania Sen. O n. Ma grì.

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DA VALDOCCO A CATANIA A Valdocco Pioveva quella sera come mai. Un ragazzetto bussa al portone di Valdocco. D. Bosco l'accoglie amorevolmente, mamma Margherita lo conduce accanto al fuoco e lo ristora con una modesta cenetta. Ma di tutto aveva bisogno quel poveretto, era infatti solo al mondo e senza mezzi. D. Bosco lo tenne con se. Quella notte nacque l’Ospizio per i reietti, i miseri, i privi di tutto. E D. Bosco li amò questi poveri figli del popolo e pensò al loro domani. Egli in persona incominciò ad .insegnare loro i mestieri che aveva appreso nella sua lontana giovinezza, ma ciò era troppo poco per procurare ad essi un domani onesto, laborioso, inquadrato nella concezione cristiana. E cercò D. Bosco e trovò dei capi tecnici specializzati, degli abili vice capi esperti nell'impartire l'istruzione professionale, degli assistenti responsabili della disciplina e ne fu veramente contento. Siamo al 1853: l’anno fortunato che segna l'inizio del laboratorio. In ordine di tempo i laboratori si susseguono col seguente ordine: sarti, calzolai, legatori, falegnami, tipografi, fabbri-meccanici. Corona il tutto la scuola di banda musicale. Ben presto i laboratori divengono vere e proprie scuole professionali che non si fermano a Valdocco, ma le vediamo nelle varie case Salesiane d’Italia, della Francia, del Portogallo, della Spagna, del Belgio e delle due Americhe.

A Catania Fu la benevolenza di due eminenti porporati che volle i Salesiani a Catania. Il Card. Dusmet chiese e ottenne da D. Bosco i Salesiani per l’Oratorio e per le scuole di via Teatro Greco, il Card. Nava ottenne che i Salesiani assumessero la direzione dell'Ospizio Sacro Cuore della Barriera.

Ospizio Sacro La prima pietra dell’Ospizio S. Cuore era stata benedetta nel 1900, ma l’edificio venne su lentamente. Nel 1903 furono chiamati a dirigerlo i Fratelli delle Scuole Cristiane. Sparuto è il numero degli orfani ricoverati, i locali sanno della modestia di ogni inizio. Bisogna arrivare al 1908 per trovare 50 orfanelli, questi distribuiti in tre laboratori: calzoleria, sartoria, tipografia. Nel 1923 i Fratelli lasciano l'Ospizio e allora – per il desiderio di S. Em. il Card. Nava e il compiacimento del Servo di Dio D. Filippo Rinaldi, Rettor Maggiore dei Salesiani – la direzione dell'Ospizio è assunta dai figli di D. Bosco. Perché l’Ospizio però potesse rispondere alle esigenze dei tempi fu necessario del lavoro e del tempo. Si allarga il cortile, si apre l'ingresso principale, si costruiscono sale da studio, dormitori, si pensa al teatro, si attrezzano i laboratori con materiale moderno. Solo nel 1930 si possono avere in piena efficienza i laboratori per sarti, calzolai, tipografi-compositori e impressori, legatori e falegnami. I lavori continuano sempre. Nei 1932 il Sacro Cuore è in condizione di poter accogliere i laboratori ancora esistenti nell’Istituto di S. Francesco di Sales di via Cifali. Nello stesso anno, grazie alla generosità della confinante Scuola Agraria, l'edificio continua a procedere nell’allargamento dei suoi ambienti, e partecipa alla Mostra Artigiana di Torino, riportando tre premi. 20

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Funzionano intanto nell'Istituto le scuole di Avviamento e il Biennio Tecnico a tipo industriale, settore che nel 1939, in seguito ai loro ottimi risultati annuali, ottengono la Parificazione Governativa. La bufera dell’ultima guerra obbliga ad una oculata azione di raccoglimento, ma appena torna a brillare il sole della pace il S. Cuore completa, con rinnovata energia, ogni suo progetto. Venti anni di azione Salesiana, protetta da D. Bosco e sorretta dalla benevolenza catanese, hanno trasformato il S. Cuore, portandolo - lentamente ma costantemente - dall'ombra dei tempi che furono alla luce dell’ora che volge. Oggi l'Ospizio S. Cuore è orgoglioso di poter presentare locali veramente accoglienti in cui 250 allievi, distribuiti in sei classi di Avviamento e due di Biennio Tecnico, si preparano degnamente al loro domani in sei modernissimi laboratori: legatoria, tipografia, calzoleria, meccanica, falegnameria, sartoria. La Mostra – che si è inaugurata con indimenticabile cerimonia il 17 Maggio, nella fausta ricorrenza del 1° Centenario delle Scuole Professionali Salesiane – dice, con i fatti e non colle parole, la perizia di chi insegna e l’intelligente laboriosità di chi impara.

E il mio occhio Non si stanca di guardare L'Ospizio S. Cuore: eccolo. L'agilità delle sue linnee, la solidità della sua costruzione il verderigoglioso dei fiorenti giardini che lo circondano, la via provinciale che lo fiancheggia gli danno un'impronta tutta sua, inconfondibile. Posizione privilegiata è quella dell’Ospizio Sacro Cuore. Si eleva sopra un pianoro e ai suoi piedi si stende - immensa gradinata - Catania, ricca di vita e di ogni attività commerciale. La terrazza dell'Ospizio? Impagabile: aria balsamica, panorama d’incanto. Alle spalle l’Etna gigante, enorme massa di lava ferrigna, a destra e a sinistra aranci, limoni, ortaggi, olivi, viti a perdita d'occhio, di fronte, vicino e lontano, l'azzurro profondo del mare lutto palpiti di gemme, tutto vele dai vari colori. Completa l'edificio il Santuario del S. Cuore. Solenne, possente, presenta tre entrate e si innalza maestoso nel cielo quasi a protendere le sue braccia in atteggiamento d'invito e di protezione. La folla divota accorre e prega. L’Ospizio del S. Cuore è un vero polmone per Catania: lo guardo e non mi stanco, s’impone davvero.

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NEI VARI PADIGLIONI DELLA MOSTRA

Ebanisteria - Meccanica - Tipog rafia Le gatoria - Calzoleria - Sar toria 22

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EBANISTERIA

↑ Visi one panor ami ca del padigl ione ebanisteri a. ↓

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Camera da letto stile Chi ppendale.

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Entrando a visitare la Mostra del laboratorio di ebanisteria due quadri attirano l'attenzione. Nel primo spicca in rilievo l’Italia divisa in dieci Ispettorie nelle quali figurano 31 Case di Scuole Professionali e 10 di Scuole Agricole. Nel secondo si notano le principali specializzazioni degli artieri del legno: falegnami, ebanisti, intagliatori, modellisti, intarsiatori, carradori, bottai, carpentieri, seggiolai. Il resto della Mostra mette in evidenza tutto il programma dei cinque anni di scuola: tre del corso inferiore e due del corso medio. Superato il 5° anno l'allievo arriva al traguardo e può considerarsi operaio qualificato. L'occhio non si stanca di guardare. Disposti in ordine ciclico ammiriamo programmi, disegni, utensili, esercizi progressivi eseguiti superando graduali difficoltà. Poi è la volta di vari tipi di mobili. Impressiona la visione delle diverse strutture del legno con le varie sue proprietà e difetti. Singolari le essenze legnoso nostrane ed esotiche, graziosi i vari tipi di porte e finestre, i ritrovati moderni faesite, masonite, castex, apprezzata l'applicazione di cristalli, vetri e marmi sui mobili. Precise le unioni e gli incastri in lunghezza, larghezza e ad angolo. Snelli, agili ed eleganti i tavoli, gli scrittoi, le scrivanie, le credenze per tinelli, i banchi per scuola e i mobili vari per anticamere. Al traguardo ecco esposte due camere da letto, stile moderno e chippendale - barocco inglese. - A prima vista tale lavoro sembra superiore all’età e alla capacita normale del ragazzo, invece grazie a un complesso di accorgimenti e di esperienze - detto lavoro è il frutto più ambito della attività, di ciascun allievo e il sogno più lungamente accarezzato. Camera da letto sti le moder no.

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Par ticolar e del Cor so I nferior e del 1° e del 2° anno.

Par ticol are del Corso Medio del 1° e 2° anno.

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MECCANICA

Al primo entrare si nota una curiosità che piace tanto e non solo ai ragazzi. Attraverso una finestra ecco una scena campestre e un trenino elettrico in min movimento, vero capolavoro di micromeccanica. Due ragazzi, dal volto furbo e birichino, fanno capolino dalla finestra per vedere – È proprio vero – par che domandino. Seguiamo l’alunno nel suo lavoro attraverso i vari corsi. Corso inferiore Primo anno Si e soliti chiamarlo «la cura della lima». L’allievo si esercita nel disegno cominciando con esercizi preliminari a mano libera e passando poi a esercizi geometrici e a semplici proiezioni. Viene aiutato nella pratica dalla tecnologia, in cui impara a conoscere l’igiene e l'ordine nel lavoro, strumenti di misura e controllo, principali operazioni di aggiustaggio: tracciatura, foratura, filettatura, alesatura. Nella parte pratica dal semplice pezzo di ferro, che gli vien dato soltanto perché possa imparare l’uso corretto della lima, egli passa poi alle esercitazioni di carattere sempre più difficile che lo porteranno, alla fine dell’anno alla conoscenza e a l'uso della maggior parte degli attrezzi e strumenti dell’aggiustatore, non escluso l’uso di semplici macchine, come il trapano e l’affilatrice. Il tutto è ben illuminato da una serie di fotografie, opera e dono del Sig. Riccardo Rapisardi.

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Padiglione della meccanica. Secondo anno Nella disposizione non si stacca molto dal primo; varia solo la materia. Viene perfezionato il disegno nella parte geometrica con sviluppo di solidi e proiezioni ortogonali. Dalla tecnologia l’alunno impara le proprietà meccaniche e tecnologiche dei metalli e precisamente l’estrazione dei minerali, la fonderia, la fucinatura, con nozioni di saldatura autogena ed elettrica. Nella pratica alcuni esercizi lo perfezionano nell'uso della lima e altri lo avviano alla conoscenza e all'uso corretto del raschietto. Si esercita pure al seghetto meccanico. Nella curva vi è una raccolta di minerali, metalli fogli di lavoro e calibro didattico, un trapanino da banco costruito dagli stessi allievi mettendo assieme le loro valide esercitazioni. Attorno si vedono alcuni lavoretti di gusto, come ferna-carte, taglia-carte, compassi, piani lineari, piani di riscontro, ecc...

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Al tragua rdo. U n tra pano a col onna costr uito dag li alli evi.

Terzo anno Un programma ben dettagliato di disegno porta l’allievo alla conoscenza delle convenzioni «U. N. I» sul disegno tecnico, alla conoscenza delle tolleranze e al rilievo dal vero di oggetti meccanici. Per la parte teorica riceve nozioni varie sugli utensili in genere e sugli organi di trasmissione, passando poi allo studio particolareggiato del tornio, la macchina utensile per eccellenza. Riceve poi nozioni su altre macchine e precisamente sul. trapano, sulla limatrice, fresatrice, rettificatrice. Completa nella pratica le operazioni di aggiustaggio e si avvia al montaggio di complessivi, facendo pure esercitazioni al tornio e alla limatrice. Corso medio Le principali curve meccaniche, gli schizzi quotati dal vero, i lucidi a matita per l’eventuale tiratura di copie, formano il programma di disegno. Viene ripreso nella parte tecnologica lo studio approfondito del tornio e delle tolleranze «I. S. A.». Studio approfondito della fresatrice coll’uso del divisore e suoi calcoli. Complemento su macchine utensili. Nella curva che fa come da traguardo per questi due anni si può vedere come le esercitazioni non sono fine a se stesse, ma opportunamente studiate e messe assieme danno un risultato utile e apprezzabile. 28

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Soddi sfazione di S. E. i l Prefetto e del la Sua Consor te di fronte ad una costr uz ione in serie d i tra pani a colonna.

Secondo anno L’ultimo anno è l’anno conclusivo. Il disegno acquista importanza, perché, oltre a semplici oggetti separati, vengono disegnati complessivi e speciali attrezzature d'officina. I lucidi sono eseguiti anche ad inchiostro. In tecnologia: studio delle rettifiche e delle loro parti, calcolo degli ingranaggi e relative macchine per l’esecuzione, trattamenti termici, macchine speciali. Per la parte pratica non vi figurano più le esercitazioni a materiale perduto, ma esecuzione di particolari appartenenti ad attrezzatura d’officina, a strumenti di controllo, a macchinette complesse come rettificatrici da tornio, trapani veloci da banco, trapani a colonna, apparecchi fresatori. Si notano ancora altri sussidi didattici, una piccola biblioteca e il laboratorio tecnologico con vasto assortimento di strumenti di controllo e di misura, fo-tografie e cartelloni illustranti il corretto uso dei medesimi strumenti.

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TIPOGRAFIA All’entrata, la tipografia di Bernardo Cennini di Firenze (1415-1498), completamente arredata secondo il sistema di lavorazione dei tempo, mette in evidenza il forte contrasto tra la nuova tipografia e l'antica. Poi è la figura di Gutenberg che domina. ...Nell’insieme, la Mostra ha un aspetto elegante per la disposizione delle pareti a zig-zag e per la varietà dei colori. Un gruppo di fotografie danno l’idea compieta delle varie fasi dell’insegnamento impartito nella scuola. Su due pareti, formanti un solo vano, sono disposti quattro disegni raffiguranti i periodi attraverso i quali si giunse alla scrittura fonetica. Una bella tavola, imitante le antiche pergamene, porta la lettera A in 27 alfabeti, dal cuneiforme al latino. I nomi de «i nostri Maestri» sono bellamente disposti in un quadro semplice ed elegante. Lo «Sviluppo della tipografia in Italia dalle: origini al 1500», è dimostrato in una geniale impostazione con i nomi della città, e la data di inizio. Catania ebbe la prima tipografia dell'Isola nel 1471. Sulla parete riservata al 2" e 3" anno figurano tabelline, composizioni in lingua straniera – caratteri greci compresi – composizioni di matematica, disposizioni oblique, disegni di caratteri. Il 1° e il 3° anno espongono tabelle complesse, alberi genealogici, specchietti, incisioni su linoleum.

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I linotipisti mettono in evidenza tabelle, pagine di grammatica con sei tipi di caratteri, pagine di matematica con frazioni composte completamente a linotype. Sul piano sottostante stanno le composizioni eseguite dagli allievi dei rispettivi corsi. Riempie un vano la scritta - con il programma delle Scuole Professionali Salesiane: «Non scuola senza lavoro, non lavoro senza scuola, ma scuola del lavoro», in alto è il volto di D. Bosco inciso su linoleum. Per «disegno e progettistica» sono esposti cartelli, copertine, impaginazio-ni, fatture, carta da lettere, annunzi. Sopra una gradinata, bellamente disposti in simpatico ordine, sono allineati i sussidi didattici: le migliori opere moderne riguardanti le arte grafiche: dall’Enciclopedia Poligrafica al Dizionario Grafico ed agli estratti di tutti i tipi. Sezione Impressori Oltre il programma di tecnologia del Corso Inferiore e del Corso medio, sono esposte le progressive di due tricomie ed altri lavori a due e più colori. Nello stesso vano figura anche il procedimento per la fabbricazione dei clichès, un flan con due lastre stereotipe, una pietra litografica ed attrezzi di stamperia. Sezione legatori Sono esposti parecchi volumi legati in tela, in pelle, semplici brossure, copertine con stampa in oro a trancia, dorsi con nervetti, tagli di volumi in oro, semplici e cesellati. Un quadro raffigurante un albero stilizzato porta i nomi de «I rami dell’arte grafica». Occupano il centro della mostra parecchi stampati: copertine con incisione su linoleum, libri,

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giornali e fascicoli a diversi colori, programmi di feste, tessere, fatture e carte da lettera, buste, cartoline e biglietti da visita, di intonazione modernissimi. Arricchisce il padiglione una nuova fiammante automatica Original Heidelberg, che ebbe la fortuna di essere benedetta da Mons. Ciancio, Vicario Generale dell’Archidiocesi di Catania, e di avere come Madrina Donna Tita Strano, consorte di S. E. il Prefetto alla Provincia.

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Giovann i Gutember g. I periodi primitiv i ed i primi pass i del la ti pogr afia.

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Sussi di di dattici Stampa Le gatur a Ar ti g raf iche.

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Linoti pisti - pr ogettisti lavori commerci ali ed editorial i.

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CALZOLERIA Dalla visione di una fervida attività editoriale eccoci di fronte alla lavorazione della scarpa. Undici quadri e due vetrine. Nei quadri, pendenti dalle pareti, attraverso disegni a matita, è schizzata l’evoluzione della calzatura, dal sandalo primitivo alla raffinata scarpa moderna. A volo di uccello è tracciato in questa maniera il punto di partenza e quello di arrivo per l’allievo: cinque anni cioè di lavoro di cui testimoniano le due vetrine. Attr ezzi e pr ocedimenti s ul l avor o dell a scar pa.

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Sv iluppo di modell i e lavori ul timati.

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Prima vetrina Bellamente disposti nel 1° e 2° piano sono in vista gli attrezzi del mestiere, pezzi di cuoio a forma di pelle con le varie cuciture, pezzi di cuoio rappresentanti le varie risuolature, due scarpe, una con montatura completa, l’altra con solo la puntina imbastita.

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Il terzo e il quarto piano illustrano il processo della scarpa da uomo. Sullo sfondo dei 4° campeggia inoltre una pelle di serpente, vicino alla quale si vedono vari tipi di pelle e delle scarpe con sfondo caucciù. Seconda vetrina Ammiriamo scarpe da uomo e da donna con fondo ultimato e attira l'attenzione un quadro rappresentante il modo di tagliare la pelle. Sparse poi qua e là vi sono delle mensole sulle quali spiccano scarpe di naylon e di camoscio bianco, un paio di sandali d'argento e alcuni disegni di scarpe in lucertola e coccodrillo e parecchi modelli di scarpe eseguite. Una pelle di lucertola di Calcutta e una splendida pelle di vitello marrone, collocate nelle due vetrine, completano il tutto.

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SARTORIA Il padiglione della Sartoria è rettangolare ed ha le pareti corredate di bacheche. Illustrano il V dorso Inferiore, gli attrezzi più comuni del sarto, due disegni a tratto, riproducenti la posizione di lavoro, una cartella di campioni di foderami e mercerie per quanto riguarda il programma di tecnologia. La scuola di disegno è rappresentata da alcuni tracciati. Per la parte pratica si osservano gli esercizi dei vari punti, delle maniche, di qualche tipo di tasche e i calzoni di tela.

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Dal fil ato al tessuto. Storia del l’abbi gli amento.

Per quanto riguarda il 2° corso Inferiore quadri didattici e disegni a tratto - relativi alla natura delle fibre tessili e qualche processo di filatura - mettono in rilievo il programma di tecnologia. Schizzi di particolari dell’abito illustrano il programma di disegno. La parte pratica è rappresentata da calzoni di lana, dal panciotto nelle diverse fasi della confezione e dagli esercizi di tutti i tipi di tasche. Il 3° Corso Inferiore è precisato nella parte tecnologica da disegni a tratto riproducenti la moda attraverso i secoli e sussidi didattici riguardanti la tessitura. Nella parte del disegno si notano tracciati e schizzi di figurino dei principali tipi di calzoni. Per la parte pratica i davanti di giacca nelle diverse fasi di lavorazione. Per il 1° Corso Medio disegni a tempera e a tratto illustrano il programma di tecnologia che comprende l'anatomia applicata al taglio, i canoni per lo sviluppo della figura e la classificazione dei sistemi di taglio. Tracciati ad inchiostro di china su scala 1/3 e al naturale su apposita lavagna di stoffa, nonché schizzi di figurino, illustrano il programma di disegno. La pratica è rappresentata dai vari pezzi che compongono una giacca e da un’altra completamente confezionata. La parte tecnologica del 2° Corso Medio è rappresentata da sussidi didattici e da disegni a

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Il Direttor e il lustra alle Autorità i vari momenti di lavor o.

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tratto riguardanti lo studio delle varie conformazioni individuali, la conoscenza delle stoffe e alcune norme di eleganza. Illustrano il programma di disegno alcuni tracciati ad inchiostro di china su scala 1/3 in grandezza naturale su apposita lavagna, riguardanti le conformazioni anormali e la interpretazione del figurino. Il traguardo è segnato da un banconcino di taglio con sopra un abito in pezza in procinto di essere tagliato e dall'esposizione di vestiti ultimati. A visita ultimata, il Prefetto della Provincia. S. E. Strano Dott. Paolo, prima di lasciare l'Istituto esprime il desiderio di conoscere personalmente il giovanetto che aveva rivolto l'indirizzo alle Autorità. Avutolo accanto, gli dice affabilmente: - Ci hai chiesto nel tuo discorso una parola di commento, un’impressione sulla Mostra che avete preparato voi, guidati intelligentemente dai vostri insegnanti. Eccoti la mia impressione: Ho visitato i vari padiglioni della Mostra, ti dico che sono rimasto veramente contento di quanto ho visto e desidero che tu comunichi ai tuoi compagni la mia soddisfazione e il mio plauso.

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S. E. il Prefetto saluta e si congr atula.

Il Sindaco Sen. On. Mag rì l ascia l’I stituto.

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due documenti inediti di Don Bosco

PRIME STESURE DEI REGOLAMENTI DEI LABORATORI Maestri d’arti (ASC D483 Manoscritto inedito allografo, con correzioni e aggiunte di don Bosco). 1. I maestri d’arti hanno carico di ammaestrare i giovani della casa nell’arte cui sono destinati dai superiori. Il loro principale dovere è la puntualità nel trovarsi in tempo debito nel laboratorio, e di fissare ai loro allievi di mano in mano che entrano nel laboratorio, e di non mai allontanarsene senza esserne intesi coll’assistente. 2. Si adoperino in modo che si trovino al tempo dell’entrata e di uscita dei giovani dall’laboratorio e ciò per impedir i guasti o le risse che potrebbero in que’ momenti accadere. 3. Si mostrino premurosi per tutto ciò che riguarda il bene della Casa e si ricordino che è loro essenziale lavoro istruire gli apprendisti a far sì, che loro non manchi il lavoro. Osservino e per quanto è possibile facciano osservare il silenzio durante il lavoro, né permettano che alcuno si metta a parlare, ridere, scherzare o a cantare fuori del tempo di ricreazione. Non permetteranno mai ai loro allievi di uscire recarsi a far commissioni; essendo il caso, l’assistente ne dimanderà al prefetto l’opportuno permesso. Non devono mai fare contratti coi giovani della Casa, né assumersi pel loro conto particolare alcun lavoro di lor professione. Prima di cominciar nel laboratorio qualche lavoro lo consegnino all’assistente affinché noti le intelligenze, | prezzo convenuto, nome, cognome, dimora di colui pel quale si deve intraprendere. 4. Sono strettamente obbligati d’impedire ogni sorta di cattivi discorsi, e conosciuto qualcuno che ne sia colpevole dovranno immediatamente darne avviso al Superiore. 5. Ogni maestro, ogni allievo stia nel proprio laboratorio, né mai alcuno si rechi in quello degli altri senza assoluto bisogno. 6. È proibito il fumare tabacco, giuocare, bere vino nei laboratorii, dovendosi in questi lavorare e non divertirsi. 7. Il lavoro comincierà coll’Actiones e coll’Ave Maria. A mezzodì si dirà sempre l’Angelus Domini prima di uscire dal laboratorio. 8. Gli apprendisti poi debbono essere docili e sottomessi ai loro maestri ed ai loro assistenti, come loro superiori, mostrando grande diligenza per compiacerli, e sommaattenzione per imparare quelle cose che loro sono insegnate | 9. Si leggeranno questi articoli dal Capo o da chi per lui ogni 15 giorni a chiara voce, e si terrà sempre copia esposta nel laboratorio.

Laboratorio Assistenti (ASC D483 Manoscritto di don Bosco con aggiunte allografe, con correzioni ancora della mano di don Bosco). 1. L’assistente de’ laboratori è da’ superiori incaricato di vegliar sulla moralità, sul lavoro, e su tutto quello che può tornar vantaggioso allo stabilimento. 2. Si troverà per tempo nel laboratorio, noterà chi ritardo ad intervenire; e mancandovi alcuno ne darà avviso al prefetto o a qualche altro superiore per saperne il motivo e provvedere se ciò avvenisse per causa di malattia. M per quanto può non uscirà dal laboratorio. 3. Dovendosi allontanare dal laboratorio per motivo di lavoro, provviste od altro ne darà avviso al capo d’arte. Qualora poi dovesse far provviste di oggetti di cui non avesse sufficiente cognizione condurrà seco il capo d’arte od altro individuo pratico dei prezzi e dei materiali che occorrono. 4. In fine di ogni settimana darà il suo parere su tutti gli individui dell’Oratorio ed avrà speciale riguardo alla diligenza nei lavori e al contegno nella moralità | 5. Metterà a registro ogni lavoro fatto nell’Oratorio, noterà se è pagato o non pagato; ma non farà cassa particolare. Consegnerà il denaro al prefetto, cui pure si indirizzerà qualora ne abbia bisogno. 6. Non si possono fare nei laboratori lavori di sorta senza il consenso del prefetto. 7. Questo regolamento sarà letto dall’assistente o dal Capo o da chi per lui ogni 15 giorni a chiara voce, e si terrà sempre copia esposta nel laboratorio. In: PRELLEZO JOSÈ MANUEL, Scuole Professionali Salesiane per la formazione dei giovani lavoratori 18531953, Federazione Cnos-Fap nazionale, Roma 2010, pagg. 80-81.

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