Atti del convegno catania ottobre 2021

Page 1



Gemellaggio Exallievi/e Veneto - Sicilia Convegno Mons. Giuseppe Cognata

ATTI DEL CONVEGNO 3 ottobre 2021 Opera Salesiana Sacro Cuore Catania-Barriera

a cura di

FELICE BONGIORNO

Tipografia-Editoria Scuola Salesiana del Libro

1


2


INTRODUZIONE Il volume raccoglie gli atti del convegno tenutosi a Catania il 3 ottobre del 2021 presso l’Opera Salesiana Sacro Cuore di Catania-Barriera, organizzato dalle Unioni Exallievi/e del Veneto, (Castello di Godego (TV) e Camposampiero (PD)) e gli Exalliexi/e di Catania Barriera. L’incontro si è aperto con gli indirizzi di saluto del direttore dell’Opera Salesiana Sacro Cuore, don Aldo Ballistreri, e del Presidente Nazionale Exallievi/e Ing. Giovanni Costanza. A seguire la cerimonia di gemellaggio tra le Unioni del Veneto e l’Unione di Catania-Barriera con lo scambio dei rispettivi gagliardetti e il convegno su Mons. Giuseppe Cognata, salesiano, vescovo di Bova. I relatori, il Prof. Don Antonino Romano, l’Avv. Vito Cesareo e Sr. Lilia Puletto hanno presentato l’alta figura del Cognata nei momenti più difficili e più bui della sua vita, specie nei lunghi anni dell’esilio, in obbedienza alle disposizioni della Santa Sede, esercitando il suo ministero sacerdotale, senza mai pronunciare parole sui fatti che lo avevano allontanato dalla sua diocesi. Come uomo di preghiera, Mons. Cognata, offrì quotidianamente, le sue, a volte, lancinanti sofferenze. Il vescovo di Treviso, monsignor Mistrorigo, il dinamico vescovo di Agrigento, monsignor Peruzzo, i papi Giovanni XXIII e Paolo VI nel 1962 sono i personaggi che hanno restituito a Mons. Cognata il ministero episcopale. Ha chiuso l’incontro il Sig. Ispettore dei salesiani di Sicilia, ha moderato il panel degli interventi Don Felice Bongiorno. La celebrazione dell’Eucaristia nella Parrocchia Santuario del “S. Cuore” e il pranzo hanno chiuso la giornata. 3


4


PRESENTAZIONE DEL CONVEGNO Ho avuto il piacevolissimo compito di presentare all’assemblea il motivo dell’incontro e il parterre notevolissimo presente per la cerimonia di gemellaggio e per il convegno, tutta gente impegnata negli ambienti salesiani e non, uniti nello spirito di Don Bosco assimilato da giovani frequentando le case salesiane. Un particolare saluto di benvenuto agli amici del Veneto, agli Exallievi dell’Istituto Tecnico di Barriera che hanno festeggiato lo scorso anno i 50 anni del loro diploma e agli Exallievi dell’Unione di Barriera. Un saluto al Sig. Ispettore dei salesiani di Sicilia per la sua presenza in mezzo a noi. Un doveroso e caro saluto al Sig. Nerino Morosinotto che torna, dopo tanto tempo anche se per poche ore, qui a Catania, in questo Istituto che lo ha visto impegnato nel lavoro e nell’educazione di tanti giovani che oggi lo ricordano e lo ringraziano. Personalmente sono lieto di esprimere a Nerino i miei sentimenti più cari perché siamo stati colleghi per qualche anno in questa scuola professionale (a quel tempo Nerino seguiva il laboratorio e elettromeccanica e saldatura ed io, ancora giovane chierico, il laboratorio di Radio TV ed elettronica. Stiamo parlando degli anni ’60, anni belli e interessanti per la scuola professionale perché si abbandonava la formazione ai vecchi mestieri che Don Bosco aveva creato per i suoi ragazzi creando i laboratori di tipografia, ebanisteria, sartoria, calzoleria e meccanica, per abbracciare le nuove tecnologie e i nuovi strumenti offerti dalla realtà industriale di allora, creando nuovi ambiti di formazione a fronte delle nuove realtà lavorative. La presenza, poi, dell’Istituto Tecnico con l’indirizzo elettrotecnico e chimico completava la formazione al lavoro, obiettivo principale di questa

realtà. 5


Si lavorava tantissimo per essere sempre pronti ad innovare laboratori e attrezzature. Con i ragazzi si era instaurato un clima di collaborazione e di fiducia. Si dormiva con loro, si accompagnavano a passeggio, eravamo il loro riferimento a scuola, in laboratorio e nella sala da studio, si pregava con loro, si era presenti nel salone teatro come nel cortile. In poche parole ci volevamo bene perché gli insegnanti laici, i salesiani, tutti davamo la vita per loro. Felice Bongiorno

6


PRESENTAZIONE DELLE UNIONI EXALLIEVI/E VENETO e SICILIA E CERIMONIA DEL GEMELLAGGIO Nerino Morosinotto con PowerPoint presenta la realtà degli Exallievi del Veneto. A Pietro Di Grazia, Presidente dell’Unione Exallievi di Barriera, secondo le tecniche dello story telling, il compito di presentare in pochi minuti la realtà dell’Opera Salesiana Sacro Cuore di Barriera presente nella periferia nord della città di Catania, alcuni momenti delle attività della Scuola di Formazione Professionale e la realtà degli Exallievi/e, oggi impegnati con i salesiani per aiutare i giovani ad essere Buoni cristiani ed onesti cittadini.

“In origine la vita degli Exallievi/e aveva una valenza che rispondeva guardava principalmente al desiderio di ritornare periodicamente alla casa salesiana dove si erano formati per ritrovarsi affettuosamente insieme ad altri compagni e con i maestri che li avevano accompagnati nel percorso educativo e con i quali erano cresciuti in cultura e in spirito ed anche come segno di riconoscenza per quanto avevano ricevuto da loro. Il convegno annuale rappresentava quindi un importante punto di arrivo in tal senso. Nel tempo gli Exallievi hanno associato quello spirito sempre vivo e presente alla consapevolezza che quegli insegnamenti si traducono in una doppia responsabilità: rappresentare un valido supporto per i salesiani e per le opere salesiane condividendone lo sforzo di presenza e di azione e quando possibile anche l’onere di gestire gli oratori in quelle situazioni in cui i salesiani, per diverse ragioni, non possono più farlo. Poi tradurre in scelte di azioni sociali ed anche politiche coerenti con gli insegnamenti ricevuti negli anni di frequenza 7


in opere salesiane guardando soprattutto ai giovani sui quali si costruisce il futuro e agli emarginati in ogni senso. E non mancano gli esempi che rendono concrete entrambe queste due realtà di essere Exallievi nella società. Molti oratori sono i mano agli Exallievi, molti Exallievi sono impegnati in servizi sociali e in politica. Credo questa sia la strada da seguire la sfida, se si vuole: aprirsi cioé ad un mondo, uscire dal guscio dell’Unione e parlare alla società con opere e con idee, infondere i nostri valori, difendere la famiglia”. (“Uscire dal guscio per aprirsi alla società”. Commento di Alfredo Petralia al filmato di presentazione dell’Unione Exallivi di Barriera).

8


RIFLETTORI SUL GEMELLAGGIO - EXALLIEVI Lettera di Don Egidio Vigano ai salesiani, pubblicata in ACG 321, Roma, 19 marzo 1987, Solennità di S. Giuseppe. … Il titolo d’appartenenza degli Exallievi alla Famiglia Salesiana «per l’educazione ricevuta» è denso di contenuti e carico di valori. Ci sprona a un ampio esame di coscienza circa la nostra attività educativa e pastorale. Uno sguardo alla storia delle origini ce ne rivelerà l’importanza, indicandoci i vincoli che nascono da un’autentica pedagogia salesiana. L’Associazione degli Exallievi non ha avuto direttamente un «fondatore»; come scrive don Ceria, essa è nata «con la forza delle cose che traggono origine e vita da cause naturali e spontanee»; è sgorgata dallo spirito di famiglia del Sistema Preventivo all’Oratorio di Valdocco. Don Bosco stesso aveva scritto che il suo stile d’educazione «rende amico l’allievo», e fa sì che l’educatore possa parlare col linguaggio del cuore sia in tempo dell’educazione, sia dopo di essa, anche quando l’antico allievo si troverà negli impieghi, negli uffizi civili e nel commercio». È un metodo educativo che ha portato a profondi cambiamenti di condotta (per esempio, Michele Magone), a raggiungere le vette della santità (per esempio, Domenico Savio) e a una permanente comunione di ideali e di sentimenti con gli educatori lungo tutta la vita (ecco, per esempio, gli Exallievi). L’atmosfera di convivenza, di allegria, di promozione e di amicizia, respirata da giovani di origine, cultura e condizioni sociali differenti, ha in sé la forza di creare tra educatori e allievi una specie di parentela spirituale con vincoli di mutuo apprezzamento, di affetto, di ideali di vita che si prolungano nel tempo. 9


«Gli allievi si sentivano amati da Don Bosco, non come semplici discepoli, ma come figli, per cui, una volta adulti, sorse tra di loro naturale il pensiero di ritornare alla casa paterna. Così continua a riprodursi questo ritorno spontaneo alle Case di educazione dove si semina quel “sensus revertendi” sentito dagli Exallievi e si lavora con lo stesso spirito e metodo di Don Bosco. Il Movimento Exallievi non fu, quindi, istituito dagli educatori come associazione post-scolastica con elementi scelti, con finalità associative, ma venne su da sé», con la vitalità di un carisma nelle sue origini. L'imperante ideologia contemporanea, sostenuta da inesauribili capitali, mira a sovvertire i cardini della nostra civiltà. È una strategia subdola, spesso indiretta, ma efficace nel manipolare i nostri pensieri e le nostre convinzioni, senza che ce ne accorgiamo in forma esplicita. Ho trovato scritto, e riporto a senso, che oggi profanare volgarmente il Crocifisso (non riporto il gesto perché indecente) è segno di libertà mentre negare l'ideologia gender corrisponde a disobbedienza civile. Ciò che consideravamo l'ordine delle cose, i fondamentali non negoziabili oggi sono già sotto accusa, accantonati, mentre si configurano già raccapriccianti scenari umani. Fino a che punto arriverà l'uomo artefice esclusivo di sé stesso? Risulta urgente un riferimento a Dio per chi scorge segnali preoccupanti di una umanità che sta andando alla deriva. Molti di noi sentono il bisogno di una Parola autorevole che ci indichi un percorso che ci consenta di essere uomini e donne così come Dio ci ha creati ed affidati alla vita. L'espressione di Paolo "perché Dio sia tutto in tutti" suona come una prospettiva rassicurante. Le forze di questo male oscuro e prepotente si infrangeranno, ritraendosi di fronte alla Roccia che Dio è per tutti, indistintamente.

10


SALESIANI A CATANIA-BARRIERA Cento anni d’amore e di evangelizzazione sulle orme di Don Bosco di Cristiana Zingarino Nel 2023 ricorrerà il centenario dell’arrivo dei salesiani all’Ospizio Sacro Cuore della Barriera di Catania, ma sono già in corso preparativi ed iniziative volte al ricordo ed alla celebrazione di quegli esordi. Protagonisti saranno i sentimenti di carità e dedizione che sono divenuti un esempio ed un sostegno anche per la città etnea come per molte altre località d’Italia. Don Bosco: da scuola di arti e mestieri a Congregazione Don Giovanni Bosco un prete indimenticabile ma soprattutto uno straordinario educatore. Di origine contadina, maturò molto giovane la vocazione sacerdotale. Appena arrivato a Torino, il giovane prete che esplorava le vie della città, rimase sconvolto per le condizioni in cui versavano molti giovani poveri, sbandati e abbandonati a se stessi. Capì allora a cosa era stato chiamato: istruire i ragazzi ed aiutandoli a trovare un lavoro. Nel 1853, realizzò un modesto laboratorio per giovani calzolai, in una stanzetta della prima istituzione assistenziale-educativa ammessa all’oratorio di Torino. Da quel momento, i giovani artigiani e coloro che frequentavano studi umanistici occuparono un posto rilevante in tutte le successive case salesiane ed i laboratori divennero vere e proprie scuole professionali. Nel dicembre del 1859, Don Bosco ed un gruppo di giovani collaboratori degli oratori decisero di erigersi in società o Congregazione. Col presupposto del vicendevole aiuto per la santificazione propria e la salute delle anime, soprattutto quelle più bisognose d’istruzione e di educazione. 11


I Salesiani all’Ospizio Sacro Cuore della Barriera di Catania A volere i Salesiani a Catania fu la benevolenza di due porporati eminenti. Il card. Dusmet ottenne i salesiani per l’Oratorio e le scuole di Via Teatro Greco. Nel 1923 il card. Nava ottenne che i Salesiani assumessero la direzione dell’Ospizio Sacro Cuore della Barriera. Saranno necessari diversi lavori presso la struttura per renderla capace di rispondere alle esigenze dei tempi. Nel 1930 si ebbero, in piena efficienza, i laboratori per sarti, calzolai, tipografi, legatori e falegnami. Qualche anno dopo i laboratori vennero completati. L’edificio si allargò grazie alla generosità della confinante Scuola Agraria e gli studenti parteciparono alla mostra artigiana di Torino riportando tre premi. L’Ospizio S. Cuore presenta con orgoglio locali veramente accoglienti che ospitano gli studenti per le classi di Avviamento e del biennio Tecnico. Il centenario dei salesiani, le iniziative, gli emblemi Ha già avuto luogo un primo incontro rappresentativo di queste celebrazioni. Il gemellaggio tra l’Unione Exallievi dell’Opera Salesiana di Campo Sanpiero (PD) e quello di Castello di Godego (TV) e l’Unione Exallievi dell’Opera Salesiana S. Cuore di Catania-Barriera. È qui che, infatti, nelle prime giornate di ottobre, si sono incontrati gli exallievi delle due realtà salesiane con l’obiettivo di consolidare l’esperienza di convivenza degli anni passati. Diversi altri incontri sono in programma e saranno resi noti. L’Opera Salesiana di Barriera ha inoltre stabilito alcune immagini emblematiche della celebrazione della missione di Don Bosco. Cioè gli edifici dell’Opera, i vecchi mestieri, momenti del lavoro collettivo e la capacità di sfruttare lo sviluppo tecnologico per la crescita personale. Affisse all’interno degli ambienti scolastici del Sacro Cuore e riportate in tutti i gadget distribuiti nei vari appuntamenti celebrativi, queste immagini vogliono diffondere un messaggio preciso: la memoria del passato, una storia per il futuro. Da: La Voce dell’Jonio, by Redazione 17 novembre 2021. https://www.vdj.it/salesiani-a-catania-cento-anni-damore-e-di-evangelizzazione-sulleorme-di-don-bosco/

12


EXALLIEVI/E DON BOSCO GEMELLAGGIO VENETO-SICILIA di Cesare Natale Cesareo Un aereo che decolla dal profondo Nord d’Italia e dopo poco più di un’ora atterra nel profondo Sud. Un’ora o poco più, per ritrovare don Bosco per ritrovarsi come perfetti conosciuti, che non si erano mai incontrati né visti. Forse anche questo è uno di quei miracoli che ogni giorno segnano le vite di chi in Don Bosco si rispecchia e si immedesima.

Nella semplicità dell’incontro, nella sincerità dei sorrisi, nell’ascolto attento, nella convivialità di un brindisi, ci si apre e si è pronti a camminare, pensare, gioire, anche ad essere tristi insieme. Un volo per ritrovare alle falde dell’Etna quel calore, quel fuoco che arde dentro, pronto a esplodere come un vulcano e, avere voglia di condividerlo in esperienze comuni, che si vivono sia personalmente sia come comunità. Il Teatro dell’Opera Salesiana del Sacro Cuore di Catania-Barriera è stato il luogo ideale per questo incontro ad altissimo livello culturale, nel quale Mons. Giuseppe Cognata (da poco assurto agli onori degli altari come venerabile) è stato il fulcro intorno al quale tutto è ruotato; il punto focale dal quale ogni gesto ogni parola ogni intervento è stato illuminato. I protagonisti innanzi tutto sono stati gli Exallievi di tre Unioni: quella di Campo San Piero (PD), di Castello di Godego (TV) e quella dell’Opera Salesiana del Sacro Cuore di Catania-Barriera, che con grande passione hanno ascoltato gli interventi e le relazioni degli illustri e qualificati ospiti e relatori. Dopo i saluti e una breve presentazione dell’incontro di Nerino Morosinotto, docente di Elettrotecnica e responsabile del settore elettromeccanica (era a Catania in questo istituto negli anni ‘60), che si dedica con passione ad un 13


volontariato molto particolare, sono seguiti i saluti dell’Ispettore Salesiani Sicilia don Giovanni D’Andrea, del Direttore della Casa Salesiana di Catania don Aldo Ballistreri, del Presidente Nazionale Ing. Giovanni Costanza e dell’Unione ExAllievi di Catania Pietro Di Grazia. Don Felice Bongiorno con grande esperienza ha coordinato i lavori. Dopo le fasi iniziali in cui sono stati presentati due bei filmati delle Unioni Venete e Siciliana, si è entrati nel vivo del convegno dedicato a Mons. Giuseppe Cognata. Il primo relatore Prof. don Antonio Romano, Direttore per la Catechesi della Facoltà di Teologia San Tommaso - Messina, ha relazionato con grande chiarezza su “La pastorale oblativa di Mons. Giuseppe Cognata”. ”Il pubblico attentissimo ha ascoltato con grande interesse la relazione che ha evidenziato le vicende di Mons. Cognata quale martire silenzioso e docile. L’avv. Vito Cesareo, vice Presidente Vicario della Federazione calabra degli Exallievi di Don Bosco, nella seconda relazione del convegno, ha trattato il tema “Mons. Cognata un vescovo dei nostri tempi tra oblazione e santità” riproponendo alcuni temi del volume pubblicato nel 2019, poco prima che Mons. Cognata venisse proclamato venerabile. Sintetizzando la corposa relazione dell’Avv. Cesareo, che ha riproposto in maniera molto personale la figura di questa splendida anima, potremmo dire con le sue parole che: “Mons. Cognata è stato un Vescovo che ha incarnato nella sua vita le dodici regole del buon cristiano, dettate da Papa Bergoglio: dal Coraggio, alle Lacrime, al Mondo, alla Gioia, alla Comunità, allo Sguardo, alla Memoria, alla Peghiera, al non lamentarsi, ai poveri, alla pace, alla parola di Dio”. Un intervento nel quale è stato anche ricordato il rapporto personale di stima e affetto tra l’Avv. Cesareo e la sua famiglia, e Mons. Cognata. Il terzo intervento di suor Lilia Puletto, è stato molto appassionato, ci ha fatto rivivere i momenti di grande e intensa spiritualità che Mons. Giuseppe Cognata le ha trasmesso e trasmetteva a quanti lo frequentavano e a quanti anche casualmente ebbero il privilegio di incontrarlo e parlarci. Una personalità che nella dolcezza del sorriso e nella tenerezza dello sguardo infondeva fiducia e certezza nella fede che era in lui ed, esprimeva in ogni suo gesto. 14


Gli interventi applauditissimi, hanno aperto in una naturale continuità, il momento tanto atteso del Gemellaggio delle tre Uninioni di Exallievi che ricordiamo sono: quella di Camposampiero (PD) di Castello di Godego (TV) e quella dell’Opera Salesiana Sacro Cuore di Catania-Barriera. Nerino Morosinotto con la sua forte carica umana e con la spiccata capacità di coinvolgimento, ha in un vortice creativo di parole, immagini, gesti, sorrisi, abbracci, consegnato ai relatori attestati, gagliardetti, medaglie, ma soprattutto la voglia di sentirsi come Exallievi una grande famiglia che da qualsiasi parte d’Italia o del Mondo si provenga fa sentire la propria forza interiore. L’evento è stato sigillato, come da protocollo, dal Sig. Renzo Guidotto rappresentante per il Veneto, dal Sig. Pietro Di Grazia Exallievi Catania-Barriera, da don Aldo Ballistreri Direttore dell'istituto, e da don Gianni D'Andrea Ispettore dei salesiani di Sicilia. Subito dopo il gemellaggio e il convegno, il momento che realmente ha unito tutti i partecipanti è stata la concelebrazione della Santa Messa nel bel Santuario del Sacro Cuore. Hanno spezzato il pane e bevuto il vino, segni tangibili del Cristo morto e risorto, don Gianni D'Andrea, don Paolo Zuccato, don Rossano Zanellato, don Vittorio Visentin. La foto di gruppo sul sagrato del Santuario ha immortalato il momento di perfetta comunione di tutti i partecipanti al convegno su Mons. Cognata e al Gemellaggio tra le tre realtà ormai unite. Uno scatto fotografico, che non solo immortala tanti volti, ma fa trasparire la gioia di esserci e di testimoniare.

15


16


LA PASTORALE OBLATIVA DI MONS. GIUSEPPE COGNATA Prof. Antonino Romano* 1. Chi è Mons. Giuseppe Cognata (1885-1972)? È certamente il martire dell’obbedienza! Perché è martire? Perché ha offerto la sua vita come vittima di espiazione in olocausto come Gesù nel Getsemani e sulla Croce. Come don Bosco che consumò la sua vita per i suoi poveri giovani, nonostante le incomprensioni e persecuzioni del suo Vescovo. Il vero martirio quotidiano dell’accettazione della calunnia e dell’infamia, come strumenti terribili di tortura e di morte. Mons. Mistrorigo così lo descrisse: “mente illuminata e aperta; gentilezza straordinaria, fine sensibilità alle esigenze dei tempi, uomo di Dio, maestro di vita interiore, padre saggio e amabile, impareggiabile direttore di spirito. Divoto di Maria Ausiliatrice, imitatore di don Bosco… martire del silenzio”. Ripercorriamo brevemente la sua esperienza esistenziale: un uomo coraggioso, volitivo e colmo della tenacia siciliana. Un picciotto siculo! * Il prof. Don Antonio Romano, per gli amici don Tonino, è un sacerdote salesiano. È siciliano di nascita, ha fatto la sua formazione nell’ispettoria siciliana, ha professato come salesiano in Sicilia, ha frequentato i corsi teologici nello Studio Teologico Salesiano di Messina, dove è stato ordinato sacerdote. È stato missionario in Madagascar con l’operazione Africa, lanciata a suo tempo, dal Rettor Maggiore don Egidio Viganò. Ritornato in Italia ha insegnato teologia a Messina e catechetica all’Università Pontificia Salesiana di Roma; è stato direttore per anni della rivista di spiritualità Misteryon. Don Tonino Romano è qui tra noi per tracciare con competenza un profilo di Mons. Giuseppe Cognata, Vescovo Salesiano, originario della Sicilia.

17


2. La spiritualità oblativa di Mons. Giuseppe Cognata, fondata sulla carità pastorale Ha fregiato il suo stemma vescovile con le parole di San Paolo: Charitas Christi urget nos, la carità di Cristo ci spinge (2 Cor 5,14). A che cosa lo spinge? Ad offrirsi con Gesù crocifisso per la redenzione del mondo. L’Anno Santo della Redenzione, in corso nella Chiesa lo spinge a questa offerta sempre più intensamente, con la consapevolezza che in questa offerta sta la perfezione della vita cristiana, ancor più del sacerdozio nella sua pienezza di Vescovo. Fin dagli anni precedenti alla sua ordinazione presbiterale, egli meditava e viveva il sacerdozio come totale offerta e sacrificio di sé con Gesù Sacerdote e Ostia del suo Sacrificio: «È stato sacrificato perché lo ha voluto e non ha aperto bocca» (cfr. Is 53,7). Con l’ordinazione episcopale intuisce che deve inserirsi sempre più nell’oblazione del Salvatore per la salvezza delle anime che gli sono affidate. Da anni ormai, da quando era diventato sacerdote, Mons. Cognata si era offerto, segretamente, vittima a Dio per il ritorno del Padre, affiliato alla massoneria, alla vita cristiana e ai Sacramenti. Suo padre non aveva voluto saperne di partecipare alla sua ordinazione sacerdotale, ma era stato presente alla sua consacrazione episcopale nella Basilica del Sacro Cuore a Roma, quando il figlio Vescovo tacitamente aveva rinnovato la sua offerta per lui. Al momento della fondazione del suo Istituto, affida alle sue figlie l’oblazione con Cristo, come ideale e stile di vita, nell’umiltà, nella piccolezza, nel sacrificio, nella ricerca dei luoghi più poveri e più difficili. Fin dagli inizi, egli parla loro di «completa oblazione per la causa della redenzione delle anime». Le richiama continuamente a Gesù Oblato Divino e modello di oblazione, perché «siano consacrate al suo Cuore da cui è iniziato l’olocausto per la salvezza del mondo». Egli dà al suo Istituto come protettore San Paolo, l’apostolo dell’oblazione e della carità. Mons. Cognata insegna che «la parola d’ordine dell’oblazione è: tutto per Gesù», e che le sue suore dovranno vivere in totale unione con Gesù-Ostia nel sacrificio eucaristico dell’altare. Per le sue suore e per tutti i suoi diocesani, 18


ad iniziare dai suoi preti, spiega che «l’Oblazione è la perfezione della vita cristiana vissuta in olocausto di carità, uniti a Gesù, che tutto offrì per nostro amore»” • Nella lettera del 22 giugno 1936 il Padre Fondatore condivide spiritualmente il “quarto voto di carità” partecipando con vero spirito di famiglia e di amore oblativo agli impegni apostolici e carismatici delle Oblate. “Figliuola mia Suor Vita Michelina, rispondo subito alle vostre graditissime lettere con le belle e sante notizie che mi date. Il Cuore SS. di Gesù vi vuole bene assai assai: me ne compiaccio con voi, figliuole mie dilette! Non avete che andare avanti, sempre confidando in Lui con il massimo ardimento di Amore: l’Amore opera prodigi sempre maggiori! In te tali prodigi saranno di fortezza e di serenità imperturbabile di spirito. Non dubitare mai, figlia mia; ogni tua sicurezza sia fondata su la divina realtà della predilezione di Gesù per l’anima tua. Sono lieto della vostra riunione per il 19; era mio vivissimo desiderio che per la nostra Festa del S. Cuore le dilette figlie di Sicilia si fossero trovate insieme. Graditissimo il vostro telegramma. Non ho avuto ancora risposta da Suor Sarina circa l’urgenza della maestra di taglio. Se dovrà venire prima del ritorno di Suor Anna Ausilio, manderò ad accompagnarla un’altra Sorella, che vi sarà sempre di conforto anche se non avete bisogno di aiuto per il lavoro attuale. Non do altre notizie nostre, avendone preso impegno Suor Anna. Grazie dell’obolo della Carità! Ti benedico con paterno affetto. Prega per me. Aff. padre + Giuseppe”1 . • «Quando vedremo – dice S. Francesco di Sales in una lettera – le anime dei nostri prossimi nel sacro petto del Salvatore? Purtroppo, chi riguarda il prossimo fuori di lì, corre il rischio di non amarlo, né con purezza, né con costanza, né sempre di un modo; ma nel petto del Salvatore chi non lo amerebbe? chi non lo sopporterebbe? chi non ne tollererebbe

1

SS, p. 284.

19


le imperfezioni? chi lo troverebbe sgarbato, noioso? Orbene, questo prossimo è là, proprio là nel petto del divin Salvatore, e vi è amatissimo e tanto amabile, che il divino Amante muore d’amore per lui, quell’Amante in cui amore è morte, e morte è amore». Proponiamoci di stare nella carità: la nostra vita avrà le massime gioie in costante serenità spirituale per la beata unione con Dio; la nostra morte sarà un felice transito dall’esilio alla Patria; nell’eterno regno della carità”2. 3. In parallelo con Don Bosco Nel sogno dei nove anni, mostrandogli la “moltitudine di capretti, di cani, di gatti, orsi e di parecchi altri animali”, la “donna di maestoso aspetto” gli disse: ”Ecco il tuo campo, ecco dove devi lavorare. Renditi umile, forte e robusto...” (MO, Ed. SDB, p. 24). A tale programma fu fedele per tutta la vita. “Si ritenne sempre e solo, come ebbe modo di ripetere in più circostanze, un umile strumento nelle mani «sapientissime e onnipotenti» di Dio. «Io credo – ebbe a dire un giorno – che, se il Signore avesse trovato uno strumento più vile, più debole di me, avrebbe fatto cento volte più di quello che ho fatto». Come accade nei santi quanto più sono vicini, uniti a Dio, tanto più si inabissano nell’umiltà” (P. BROCARDO, Uomo e santo. Don Bosco ricordo vivo, LAS, Roma 1990, p. 162). L’umiltà convinta fa di Don Bosco un mistero anche agli occhi di un altro santo che ben lo conosceva: “Per me più lo studio e meno lo capisco – ebbe a confessare D. Cafasso –. Lo vedo semplice e straordinario, umile e grande”. (MB IV, p. 588). Tuttavia, umilissimo come era e proprio perché lo era autenticamente, seppe distinguere le attestazioni di riguardo verso la sua persona da quelle che erano rivolte a onorare in lui il sacerdote o il rappresentante della Congregazione. “Sono ben contento – disse un giorno a persone che non risparmiavano elogi – che si abbia tanta stima del carattere sacerdotale; per

2

SS, p. 124.

20


quanto si dica bene del sacerdote non si dirà mai abbastanza”. Quanto a sé conservò sempre la stessa idea: “Io non sono che il povero Don Bosco”. (MB V, p. 653). O “Chi è D. B.? È un povero figlio di contadini” (MB X, p. 266). Vogliamo concludere rivolgendo una domanda a D.B.: qual è secondo lui, il posto dell’umiltà nella via della santità? Risposta: “L’edificio della santità dovrà avere per fondamento l’umiltà, per fabbrica l’obbedienza, per tetto l’orazione” (MB X, p. 1286). 4. Il suo Cuore dolcissimo come traspare dal “testamento del padre” (scritto all’età di 74 anni, il 14 ottobre 1959) “Vi lascio, figliole mie dilettissime, un patrimonio preziosissimo di valore immenso, perché vi viene dal tesoro incommensurabile del Cuore SS. di Gesù. È il suo amore di specialissima predilezione con cui volle la vostra famiglia e l’associò con particolare intimità alla sua Oblazione divina redentrice che si completò sul Calvario; ma fu preparata, possiamo dire, in ogni momento della sua vita senza risparmio di sofferenza morale ben più grave e penosa di quelle fisiche, con la serie di incomprensioni anche dei più vicini dei suoi stessi discepoli, di persecuzioni, di rinnegamenti fino al tradimento – e quale tradimento! Il povero vostro Padre, vi consegna questo patrimonio con la forza di una testimonianza che è la più certa e precisa che possiate desiderare, poiché a lui, per quanto indegno, il Signore volle rivelare qualcosa dei disegni mirabili del suo Cuore fin dall’inizio, e diede il mandato di farvi conoscere e apprezzare la vostra particolare grande ricchezza. Mi conforta, però, la considerazione che tutte le mie deficienze non hanno potuto togliere alcunché al vostro prezioso patrimonio che vi viene direttamente da Gesù. Oso financo sperare che, in compenso, l’amabilissimo Signore nella sua infinita bontà, vi abbia accresciuto il dono del suo Amore. La vostra realtà sublime, sconsolantissima, che ha dominato unicamente tutta la vostra storia, tanta ricca di prodigi, di miracoli veri, è questa: “Gesù vi ama, vi ama con abbondante continuità di predilezione che resta un grande mistero”; e la consapevolezza di miserie umane si potrà comprendere solo nel Paradiso, quando Gesù, per farci godere appieno del suo Amore, ci svelerà i segreti del suo Cuore. 21


5. I suoi ricordi più belli alla Mamma celeste! Con sentimento di profonda riconoscenza verso questa nostra Mamma celeste, ciascuna di voi, figliuole mie, può ripetere le parole di santa letizia del profeta Isaia, che la Chiesa pone sulle labbra dell’Immacolata nell’introito della sua festa: «Io mi rallegrerò molto nel Signore e l’anima mia esulterà nel mio Dio, perché Egli mi ha rivestita con la veste della salvezza e mi ha circondata del manto della santità, come sposa adorna delle sue gioie» (Is 61, 10). Essere sante, assicurarvi l’eterna salvezza salvando molte anime, ecco la gioia del vostro mistico sposalizio, o felici Oblate del S. Cuore! E questo col sicuro aiuto potente della Vergine SS. nostra Ausiliatrice, che ci promette: «Chi ha trovato me, ha trovato la vita ed otterrà la salvezza dal Signore» (Pr 8,35). Sia quindi questa la parola d’ordine del quarto anno dell’Oblazione: custodirsi3 senza la minima macchia di peccato, per essere degne della materna predilezione e della protezione santificatrice dell’Immacolata4.

3

Trascrizione in fogli carta-riso del nastro, dove Mons. Cognata registrò il presente “Testamento”. L. CASTANO, Scritti spirituali di Mons. Giuseppe Cognata Salesiano e Vescovo di Bova (Calabria), Casa Generalizia Suore Salesiane Oblate del Sacro Cuore, Tivoli 1991, pp. 37-38. 4

22


MONS. COGNATA TRA OBLAZIONE E SANTITà Avv. Vito Cesareo* Per troppo tempo l’interesse per la vicenda di Mons. Cognata si è focalizzata sulla questione della calunnia poi rivelatesi infondata. Certo che questo atteggiamento vada superato non tanto perché le calunnie si sono rivelate infondate ma soprattutto perché del vescovo Cognata stanno emergendo aspetti importanti del suo servizio pastorale. Aspetti inerenti il prima e il dopo li possiamo intravedere nella documentazione posta alla valutazione della Santa Romana Chiesa. E nel dopo tra le tante testimonianze quella mia che si onora di aver conosciuto il vescovo di Bova, che tuttora leggo, e me ne duole, come vescovo titolare di Farsalo. Per tutti, per me e la mia famiglia, è il vescovo di Bova che ha amministrato il sacramento della cresima ad alcuni componenti della famiglia Cesareo, quando nel lontano 1937 venne a Curinga per benedire una icona dedicata a San Giovanni Bosco e voluta da suor Vincenzina Giovanna Desimone, suora della prima ora. Oggi le nostre presenze, quella mia e di suor Lilia Puletto, sanno del provvidenziale e danno a mio avviso il senso della potenza di un Dio che in Mons. Cognata rivela il suo disegno universale di pace e di salvazza.

* L’Avv. Vito consegue la maturità classica presso il Liceo Salesiano di Macerata. Si laurea in giurisprudenza presso l’Università “La Sapienza” discutendo una tesi sul “Disadattamento e imputabilità del minore”, Magistrato Onorario nel 1980. Attualmente Vice Presidente Vicario della Federazione Calabra degli Exallievi Autore di numerosi scritti. Ha all’attivo convegni e seminari di studi, spesso quale organizzatore.

23


Vi sono tante altre motivazioni che mi inducono a non tacere. Quelle ecclesiali, che mi vedono impegnato nel laicato, quale presidente della federazione calabra exallievi di don Bosco e presidente dell’Unione Giuristi Cattolici di Lamezia Terme. Quelle mi inducono a guardare i segni dei tempi e in particolare alla mia Calabria oggi ricca di ben tre beatificazioni: Nuccia Tolomeo, Maria Antonia Samà, della diocesi di Catanzaro-Squillace, don Francesco Motto, di Tropea. Leggo una vicinanza di santità tra don Mottola e don Cognata, entrambi paladini di oblazione e martirio: il primo fondatore degli Oblati del Sacro Cuore e il secondo fondatore delle suore salesiane Oblate del Sacro Cuore. Due fondatori che hanno operato in terra di Calabria e dichiarati il primo beato e il secondo servo di Dio, a distanza di poco tempo. Quelle storiche, che mi fanno dire sulla santità sociale vissuta e riconosciuta da più periti. Servo di Dio, Giuseppe Cognata percorre i sentieri di una Calabria di antiche origini cristiane ma intrisa ancora di ritardi sociali. Ed alla storia appartiene il vissuto di don Cognata, senza soluzioni di continuità, passato come l’uomo del popolo ferito ed oppresso e come vescovo che ama il suo popolo sino all’offerta di sé. Martirio non cruento, come affermato da Luigi Castano, e soggetto libero di salire il calvario sia in terra di Calabria che in quella del Veneto, non segnando lamentele né rivendicazioni. Alla Calabria anche mio tramite parla il cuore di don Cognata ed oggi gli porta mio tramite il saluto del vescovo di Lamezia mons. Schillaci, del Sindaco di Curinga, dott. Vincenzo Serrao, saluto che questo meeting conserverà come patto di vera amicizia. Per tutti noi il servo di Dio Giuseppe Cognata relazioni al Padre del cielo e gli porti la nostra preghiera. E preghi per i salesiani di questa splendida opera di Catania: don Aldo Ballistreri, direttore, don Felice Bongiorno, che sapientemente coordina il nostro meeting, don Giovanni D’Andrea, Ispettore ISI. Non a caso don Bosco e Maria Ausiliatrice hanno il compito di unirci tra exallievi e salesiani, sacerdoti e coadiutori, insegnandoci ad essere buoni cristiani e onesti cittadini. Grazie a tutti, al mio presidente nazionale Giovanni Costanza, catanese doc., a Pietro Di Grazia, presidente dell’Unione Exallievi Don Bosco di Catania-Barriera. Non posso non evidenziare il tono familiare respirato in questo provvidenziale meeting, che mi consente di ringraziare il momento in cui ho conosciuto tanti anni fa Mons. Cognata. 24


Don Felice Bongiorno mi ha dato la possibilità apprezzarlo e condividerlo. E di conseguenza mi consente di ringraziare i miei genitori, Vittoria e Maria, assieme a mio fratello Cesare Natale, oggi con me presente e felice di condividere questo intenso convenire spirituale nel nome della salesianità tanto cara a lui. A Cesare un grazie per avermi dato la possibilità di essere qui assieme agli amici oggi divenuti compagni di viaggio. Don Cognata vive in mezzo a noi e ci indica un percorso della sua santità raggiunta per mezzo di un’ oblazione eroica. Oggi sono qui perché la mia famiglia mi ha fatto conoscere, apprezzare e ringraziare il vescovo Giuseppe Cognata, servo di Dio e che io amo invocare “Beato Giuseppe Cognata”.

25


26


CONOSCENZA DI MONS. GIUSEPPE COGNATA Sr. Lilia Puletto* 1. La mia vocazione Sono una delle Salesiane Oblate del Sacro Cuore che hanno avuto la gioia e la grazia di conoscere, ascoltare e stare accanto al veneratissimo e amato padre fondatore. Sono entrata a far parte della famiglia Oblata nel gennaio del 1962. Lasciai nella più grande tristezza e solitudine i miei cari che non condividevano nel modo più assoluto la mia scelta. Partii con la sola grandissima certezza: Dio mi attraeva a sé, ed io volevo, sì volevo fortemente e decisamente mettere la mia vita a sua disposizione per fare del bene agli altri. Nulla conoscevo del mio istituto, se non la testimonianza viva e operante delle Oblate che con grande zelo, fervore e sacrificio da poco * Nata a Vallelunga Prataletto in Provincia di Caltanissetta, Sr Lilia porta nel cuore il sole ed il calore della terra di Sicilia; nel corso della sua vita religiosa, con fiducia e umiltà, ha svolto il suo apostolato con i piccoli della scuola dell’infanzia e con i ragazzi e i giovani. Il Signore, tra i doni che le ha fatto c’è quello di avere conosciuto il fondatore delle Suore Salesiane Oblate del Sacro Cuore Monsignor Cognata, ora servo di Dio. Di Mons. Cognata conserva i suoi insegnamenti. Vuole esprimere un grazie al dott. Vito Cesareo per essere qui a Catania e per averla coinvolta con la sua ennesima insistenza. Attualmente Suor Puletto opera nella Casa delle Oblate di Buseto Palizzolo. Un particolare non trascurabile è quello di essere stata vicino al Fondatore negli ultimi momenti del suo passaggio terreno, a Pèllaro, assieme alla sua consorella Vincenzina Giovanna Desimone, parente di Vito Cesareo. È una religiosa dal cuore grande ed innamorata del carisma nel quale il Signore la chiama a testimoniare la potenza dell’amore di Dio.

27


tempo lavoravano a Vallelunga Pratameno, chiamate nel paese del nostro caro arciprete padre Calcedonio. Non avevo mai sentito parlare del fondatore. Solo un ritratto appeso alla parete, un giovane sacerdote, dal volto luminoso e aperto; dalla fronte alta e dagli occhi intelligenti e vivi ti scrutava e alla domanda chi è? Una sola risposta senza nome: “il fondatore!”, poi il silenzio. Per il tirocinio, l'anno prima di emettere i voti, fui mandata a Pellaro San Giovanni. Era l'anno 1963 e in missione, umile, semplice, piccola, tutto parlava di zelo, di sacrificio, di fraternità e di amore. Le suore giovani, cinque di numero, tutte zelanti e a gara per osservare la “carità” anche nelle più piccole azioni della giornata. Fu un vero anno, e un’esperienza bellissima che mi infiammò il cuore e la vita intera. Entrata al noviziato di Tivoli, ho conosciuto Mons. Giuseppe Cognata attraverso i canti e le feste che amorevolmente si facevano. Nel cuore delle suore si intravedeva un grandissimo amore e una stima fuori del normale verso questo “Monsignore”! Conobbi personalmente Mons. Giuseppe Cognata qualche settimana dopo la professione religiosa. Era un mattino del mese di giugno del 1964. Eravamo state invitate da madre Bice, la madre generale del tempo, a partecipare a una conferenza straordinaria, giù nel salone della casa generalizia. Con grande meraviglia abbiamo trovato tutte le suore della missione di San Domenico schierate, mentre a noi professine è toccato il posto vicino al palcoscenico. Dopo qualche attimo di attesa si apre la porta che ci stava di fronte e vediamo arrivare un vescovo con Madre Bice. Il suo aspetto leggermente curvo, maestoso, lo sguardo attento, sereno, brillante, lasciava trasparire una grande emozione! Un profondo silenzio invase l'assemblea delle suore, e dopo qualche istante un forte applauso. Io rivolta alle mie compagne sottovoce esclamai: “è Monsignore!”, e correndo attraverso il salone mi gettai ai suoi piedi; volevo baciargli la mano ma sentii il mio capo stretto da un abbraccio forte paterno e materno insieme, molto, molto affet28


tuoso. Dopo qualche piccolo dialogo lo sentii ripetere: “grazie grazie, grazie Signore!”, e si intrattenne con ciascuna delle presenti, mentre con immensa gioia ed emozione trascorreva la mattinata. Dopo qualche ora ci ritrovammo a pranzo nel salone del noviziato con tutte le suore delle vicine missioni. Una grande festosa gioia in un’atmosfera misteriosa invadeva tutta la grande comunità, mentre il fondatore con lo sguardo meraviglioso cercava di raggiungere ogni figliola li presente, leggeva nel profondo del cuore e infondeva in ciascuna pace il suo radioso sorriso. Molte altre volte l'ho incontrato e ho dialogato con lui a Pellaro di Reggio Calabria dove spesso si fermava per una sosta di pochi giorni e poi continuava i suoi viaggi verso la Sicilia per i vari impegni apostolici. Poi a Russi di Ravenna; a Guardavalle dove è venuto parecchie volte e per diversi impegni. Alla stazione di Sant’Eufonia di Catanzaro andava a prelevarlo Nicola Tedesco fratello di Suor Rosa, felice di potergli offrire un amichevole servizio. 2. Periodi della Vita di Mons. Cognata di cui si è particolarmente a conoscenza Quando mi trovavo a Pellaro nel 1963 un giorno, tra un lavoro e un altro, Suor Giovanna Maria mi disse: “Ma tu davvero vuoi farti suora?”. “Certo suor Giovanna!”, risposi. “Siediti qui accanto a me, ti racconterò tutto del fondatore e della nostra famiglia, ma tu promettimi di non dirlo a nessuno, a nessuno! Me lo prometti?”. “Certo!”. Parlò a lungo della santità, delle virtù, dell’amore e affabilità con cui trattava le suore, della gioiosa e instancabile fatica che avevavano affrontato con la forza che infondeva loro per affrontare i grandi e duri sacrifici, lavorando nelle varie e sperdute “missioni” della povera Calabria: Condofuri, Africo, Gallicianò ecc... e come il fondatore le seguiva, istruiva, correggeva, e il sostegno che dava loro per affrontare i grandi e duri sacrifici dell’apostolato. Mi raccontò anche un fatterello gioioso di quando passarono a piedi il fiume e qualcuna si bagnò tutta e il fondatore contento diceva: “bene, bene, figlie mie, così crescete in fretta!”. Mi disse anche della dura prova che attraversava, la pesante e do29


lorosa croce che portava. L’allontanamento dalle suore che lo faceva molto soffrire; la fede con cui il fondatore aveva accettato la croce, come lui stesso sul treno aveva levato tutti i segni rossi della sua veste. Ma lui continuò, era sempre sereno, affettuoso con tutti, amava di un amore senza uguali! Nessuno, proprio nessuno doveva parlare o interessarsi di lui! Ci hanno fatto bruciare persino le letterine o bigliettini che avevamo di lui! Poi, con un sorriso, mi disse: “ma tu non ti devi spaventare...devi pregare, e se vuoi puoi anche scrivere a lui. Ma senza parlare mai con nessuno!”. Era la prima volta che io venivo a conoscenza di tutti gli avvenimenti del caro fondatore. In quell’istante sentii un forte amore per “Monsignore”, così lo chiamavano le suore. Sentii di amare profondamente l’istituto e di più la mia vocazione oblata. 3. Morte del servo di Dio È soprattutto della morte del Servo di Dio che voglio parlare e testimoniare, perché mi sono trovata a vivere gli ultimi giorni terreni della vita del padre e ad assistere al momento della sua dipartita. Uno dei suoi ultimi viaggi fu in Calabria, terra molto amata e in cui aveva anche molto sofferto. Si era recato lì per commemorare il trigesimo della morte di monsignor Michele Arduino, vescovo salesiano di Gerace-Locri, suo carissimo amico. Era il mese di luglio del 1972, una giornata soffocante e caldissima. A causa del forte contrasto fra l'esterno e l'umidità della cripta, prprio lì nell’antica cattedrale di Gerace-Locri, durante la concelebrazione venne colpito da grave infarto. Il suo volto divenne pallidissimo, il sudore gli rigò il viso. Appoggiato con tutte e due le mani alla mensa, a stento continuò la celebrazione, nonostante i sacerdoti lo invitassero a sedersi. “Mons. Michele disse: merita questo grande sacrificio”, e come se nulla fosse avvenuto portò a termine la celebrazione. Al termine con affabilità paterna e affettuosa si trattenne con i sacerdoti presenti e per tutti ebbe gesti di bontà e parole di viva speranza e amore. Per noi lì presenti era l’orgoglio e il vanto di tutta la famiglia oblata. Quando tutto ebbe fine, terminata la liturgia e i dovuti ossequi, il padre accompagnato da suor Clotilde superiora e da suor Maria Luisa fece ritorno 30


ad Ardore Marina, mentre ogni comunità rientrò nelle proprie missioni. Non appena arrivammo a Guardavalle giunse la notizia che improvvisamente era venuta a mancare la mamma di suor Ester e suor Michelina Frontera Sig.ra Maria Giglio. Con una macchina di noleggio subito partimmo per Pellaro. Erano circa le ore 21:30. Il padre tacitamente con suor Ester si era preso l'impegno di celebrare la messa delle esequie funebri della signora Maria. Ma suor Clotilde glielo impedì a causa del suo malessere. Una telefonata del padre avvertì suor Ester: “mi dispiace moltissimo figlia mia non poter essere presente per altri impegni presi. Sarò a Pellaro il 20 e l’eucaristia nella cappella delle sorelle per la vostra carissima mamma”. La mattina del giorno 20 luglio, accompagnato da suor Clotilde e suor Maria Luisa, arriva a Pellaro il padre che si trovava da giorni ad Ardore Marina. Io corro a salutarlo e mi accoglie con un caro abbraccio paterno e mi chiede come stanno le figliuole: “dai, vai figlia mia, porta loro il mio saluto e il mio conforto e aiutale a superare questo momento difficile e sofferente! Poi ci vediamo nel pomeriggio per la celebrazione”. Il suo aspetto appariva stanco, molto stanco! Ma ogni stanchezza parve scomparire quando si incontrò con le due sorelle che stringendo a sé con amore paterno e materno insieme cercava di colmare con squisito e delicato amore il loro profondo dolore. Dopo un lungo silenzio interrotto solamente da qualche singhiozzo: “perdonatemi figliole! Perdonatemi se non ho potuto essere presente per presiedere al funerale della vostra cara mamma come era già stato concordato”. E si intratteneva a parlare con loro per lungo tempo. Dopo di ciò prende accordi per la celebrazione di una Santa Messa. Dopo il pranzo il padre acconsente per andare a raccogliere i suoi pensieri; sale le scale e ad ogni gradino fa una sosta, si riposa ma lo fa con tanto buon umore e in modo così scherzoso da non far capire a nessuno il suo grave malessere. Solo più tardi, quando il padre non c'era più abbiamo ricostruito tutto, rimanendo profondamente ammirate per come aveva saputo nascondere fino in fondo la sua atroce sofferenza. Io gli chiesi: “padre ha bisogno di aiuto?”; mi rispose: “Sì sì figlioletta mia, aiuta, aiuta tuo padre! Ma aiuta e stai vicino consolando quelle care 31


figliuole che ne hanno molto bisogno!”, dimostrandomi come è vero che l'amore si dona generosamente agli altri, sempre dimentico di sé stesso. Nel tardo pomeriggio del 20 luglio celebra la Santa Eucarestia in suffragio della signora Maria Giglio, nella cappella della missione di Pellaro. La chiesa è gremita di persone, con la presenza dei figli, degli amici e conoscenti. Durante la celebrazione eucaristica poco prima della consacrazione il padre dà segni evidenti di grave malore, tanto da fare stare in ansia tutti i presenti; appoggiato alla mensa, pallidissimo, non riusciva ad andare avanti con la preghiera eucaristica, da un momento all'altro sembrava venir meno. Tutti eravamo con il fiato sospeso. Con il volto pallidissimo, barcolla, appoggiato alla mensa, sosta per qualche attimo. Tutti siamo lì pronti per soccorrerlo; con forza si riprende, continua e termina la celebrazione. Si intrattenne abitualmente con i figlioli della defunta e per tutti un buon sorriso da donare, una parolina di conforto, un gesto paterno e affettuoso premurandosi di chiedere ancora scusa per non aver potuto tenere l’elogio funebre. Tutti i presenti rimasero meravigliati ed ammirati per la sua grande bontà e fortezza d'animo. E si incammina lungo il corridoio per salire al primo piano. Inizia a salire, ad ogni gradino fa una sosta, prende fiato e scherzando dice: “quanti gradini abbiamo salito? due, tre ecc.”. Trascorse le ore del tardo pomeriggio intrattenendosi paternamente con le figliuole e a chi gli chiedeva come stesse con voce gioviale rispondeva: “seduto, figlia mia!”. Poi, rimaste sole le due sorelle ed io, rivolto a suor Ester, figlia della signora Maria Giglio, disse: “Sai figlia mia, credevo di non farcela.... Certo, sarebbe stato bello morire sull'altare! Finire i propri giorni lì. Parecchi santi sono morti durante la celebrazione eucaristica, ma u Signoruzzo non ha voluto. Te lo immagini cosa sarebbe successo?”. E continuò: “sai ho pregato tua madre la signora Maria: «Questo santo sacrificio che stiamo celebrando è per lei, mi aiuti a terminarlo!». E lei mi ha aiutato; prova certa ed evidente che è in paradiso”. A cena consuma pochissimo cibo, un po’ di pastina e qualche piccolo pezzetto di mozzarella. Seduto, nella stanzetta in cima alle scale, fa qualche telefonata alle Figlie di Maria Ausiliatrice. Nei giorni seguenti a Catania avrebbe avuto impegni apostolici. Dice loro: “gli impegni mi trattengono a Pellaro. A Dio piacendo ci vedremo fra qualche giorno”. 32


Dopo compieta va a riposare ed accetta volentieri e con semplicità l'aiuto che gli viene offerto. Il malessere aumenta sempre più ed è costretto a passare la notte seduto su una poltrona; il respiro era affannoso, il caldo indicibile; ad ogni rumore che veniva dall’esterno il padre sobbalzava. Non riuscì a chiudere occhio ed a riposare un istante. Io ero lì accanto a lui, e con me instaurò un colloquio, mi fece delle domande: “senti figliola, sei stata tutta la notte a vegliare il cadavere?” (Si riferiva alla mamma di suor Ester). “Sì, padre!”, risposi. “Hai avuto paura?”. “No padre!”. “Come mai? E poi sei giovane!”. “Non ho avuto paura, mi voleva un gran bene la signora”. “Bene, brava figlia mia, mi dai prova di fortezza ma me ne devi dare altra! Sì un’altra!”. E così parlando batteva lievemente la sua paterna mano sulla mia spalla. Poi proseguì: “voi siete quattro nella missione vero?”, “sì padre”, “ebbene amatevi, amatevi, siate unite, vogliatevi bene figliuole mie, se fra voi regna l'amore, l'unione, potete lavorare e fare molto bene alle anime. Voi oblate, le cui comunità sono formate da poche membra dovete amarvi molto! Vogliatevi molto bene, vivete l'una per l'altra con grande carità. Io vi penso e vi sono sempre vicino”. Ad un certo momento, nel cuore della notte io non riuscivo più a tenere gli occhi aperti e mi sono assopita. Più tardi mi sveglio confusa ed umiliata per non aver saputo e potuto vegliare tutta la notte per fargli compagnia. I miei occhi si erano appesantiti come quelli dei discepoli nell'orto degli ulivi. Quando mi sono destata con grande umiliazione dissi: “mi perdoni, padre, mi sono addormentata!”. E lui con immensa dolcezza: “e di che perdonarti figlia mia? Io sono stato contento di vederti riposare, di sorreggerti come fa una mamma con la sua creatura”. E così parlando e dialogando si fece l'alba del 21. Quando si è fatto giorno e aver prestato i vari servizi mi disse: “vai, vai figlia mia, vai a trovare quelle care fìgliolette, ma nel pomeriggio ritorna, ti aspetto”. Quando rientrai trovai il dottor Maiorana che andava via; suor Lorenzina che con insistenza cercava di rintracciare il cardiologo che dopo vari tentativi risponde: “sono momentaneamente impegnato, non appena potrò liberarmi sarò lì”. 33


Il padre trascorre la mattinata comunicando telefonicamente con diverse missioni, con alcune suore Figlie di Maria Ausiliatrice, con tutte si intrattiene con la solita patema cordialità cercando di motivare il suo forzato trattenersi a Pellaro. Nel pomeriggio avverte ancora più forti i segni del suo malore; la superiora insiste ripetutamente per chiamare il cardiologo, ma il padre non è del parere, insiste dicendo no. Il suo volto è segnato dalla sofferenza, ma sereno, gioioso, tranquillo; a tutte dà un sorriso, rivolge la parola anche scherzosamente. (Tutto si poteva immaginare, meno che la sua ora fosse ormai vicina). Di nascosto la superiora chiama il cardiologo, il professor Romeo, che arrivato invita il padre a distendersi sul letto. Lo sottopone ad un’accurata visita, praticando l’elettrocardiogramma e immediatamente ordina l’ossigeno come primo indispensabile rimedio. Poi chiama la superiora e le suore che attendono in corridoio e così chiaramente si esprime: “è doveroso dirvi che il vescovo è grave”, facendo segno di dividere in due il pugno. Poi mostra al medico condotto lì presente il risultato dell’elettrocardiogramma. “Tuttavia, aggiunge, vedremo come trascorre la notte domattina verrò e lo ricovereremo al Policlinico”. Il padre ringrazia cordialmente il professore, e gli chiede scusa del disturbo (sono le ore 23.15), ma il professor Romeo replica: “Si figuri, Eccellenza! Mi dispiace solo di averla conosciuta troppo tardi e in questa circostanza!”. Il padre conserva la sua abituale ammirevole serenità e dolcezza, celando la sua grave sofferenza, sotto il suo bel sorriso aperto ed evangelico che fino all'ultimo istante della sua vita offre ad ogni sorella che veniva. Di tanto in tanto per parecchie volte controlla le pulsazioni del suo polso, confrontandole con le mie. Il suo volto è pallidissimo, coperto di un freddo sudore. Chiede: “che ore sono?”; rispondo: “le 24 e 25 padre!”. E lui: “non vi spaventate figliuole! Non abbiate timore; il cuore del padre sta per lasciarvi!”. Poi sorride dolcemente e stringe forte a sé le nostre mani; con voce esile chiede: “dov'è la superiora?”. E ripetutamente chiama: “superiora, superiora...”. Suor Ester chiede: “padre desidera qualche cosa?”; “sì figliola, il sacerdote, il sacerdote; chiamate il sacerdote!”. Suor Michelina corre a chiamare il parroco Don Rogolino, mentre suor Loren34


zina chiama il medico. A questo punto il padre raccoglie ancora le sue ultime forze, alza le braccia, il suo viso risplende di un biancore indicibile e il suo sguardo è dolcissimo, serenamente bello, meraviglioso; i suoi grandi occhi sono spalancati e di un azzurro di cielo; il suo sguardo è rivolto verso l'alto come se stesse contemplando qualcuno, qualche cosa di ultraterreno. Traccia benedicendo paternamente un largo, aperto segno di croce dando la sua ultima benedizione alle figliuole presenti e all’intero istituto che molto amò e che per la sua fecondità fece della sua vita un olocausto-oblativo perenne, e lascia ricadere stanca la sua mano. Sono le ore 24,45. Il respiro si fa sempre più lieve, il suo corpo è avvolto da un freddo sudore, immobile, i suoi occhi si chiudono ma per aprirsi eternamente in un mondo trascendente, per contemplare l’incantevole visione di Dio amore con un sorriso perenne. Sono le 1.10 del 22 luglio 1972. 4. Amore all’Eucarestia e a Maria Ricordo che quando mi trovavo a Guardavalle, il padre giungendo in visita alla missione, dopo un veloce saluto, entrava nella piccola cappella da lui stesso inaugurata dopo il restauro e inginocchiato pregava a lungo. Il suo volto sembrava illuminarsi. Ci raccomandava: “non lasciate mai la preghiera, e nel vostro lavoro durante la giornata, invocate con fiducia lo Spirito Santo perché vi assista sempre e vi dia il suo aiuto” Mi trovavo a partecipare alla celebrazione eucaristica presieduta dal nostro caro padre a Russi (Ravenna). In quei giorni la mia serenità vacillava: facevo fatica ad accostarmi alla comunione, combattuta come ero per le mie mancanze. Non appena arrivai davanti al padre, prima di darmi l’eucaristia, con il suo dito pollice traccia sulla mia fronte un ampio segno di croce, poi mi da Gesù Ostia. Finita la celebrazione mi chiamò a colloquio e dopo aver ricevuto il perdono con voce soave e convincente mi disse: “figlia mia, solo per mancanze gravi dobbiamo tralasciare la comunione! Non dobbiamo privarci di Gesù, della sua grazia e del suo amore! Sappi e ricordati, figliuola, che il padre ogni giorno nella celebrazione mette sulla patena ogni figliola con le sue pene, sofferenze, 35


lavoro e fatiche, dubbi e incertezze affinché Gesù trasformi tutto in amore! Credi tu questo?”. “Sì padre!”, risposi. E lui continuò: “stai serena, sii umile, figlia mia, e non lasciare che il demonio turbi la tua anima! Gesù ti ama e ti ha voluto oblata per renderti felice! Non aver mai paura di amare mai! La paura deve esserci quando chiudiamo il cuore a Gesù e ai fratelli!”. Quelle parole sono balsamo per la mia vita e guida nel mio camino. Partecipando ogni giorno all’Eucarestia mi rivedo su quella piccola, semplice patena e con me tutte le mie consorelle e il mondo intero; credo che Gesù mi ama! Mi sento amata immensamente e credo anche che Gesù trasforma le nostre debolezze in fiamme d’amore! E per dirlo con le parole preziose del nostro Padre: ”L’umiltà e la carità sono le virtù che ci conducono in cielo”. 5. Carità verso Dio e verso il prossimo Questo era uno dei motti che in ogni incontro mi ricordava: “Solo, sempre e tutto per Gesù generosamente!”. La missione apostolica delle Salesiane Oblate del Sacro Cuore si svolge nei luoghi più bisognosi di aiuti spirituali, dove altri non operano. “Raccogliete i pezzi avanzati perché nulla vada perduto”, dice Gesù nel Vangelo. Monsignor Michele Arduino, salesiano, reduce dalla Cina e Vescovo della diocesi di LocriGerace (Reggio Calabria) pregò monsignor Cognata di aprire una casa a San Luca (Reggio Calabria). Il paese contava allora 6.000 abitanti: il parroco era molto anziano ed infermo; il paese ricco di giovani, ragazzi, bambini e famiglie abbandonati a se stessi; una popolazione povera e molto difficile. Occorreva la presenza delle suore in aiuto al parroco. Il padre rispondeva a Mons. Arduino: “veramente non ho personale in più, disponibile per aprire altre missioni; tuttavia per l’amicizia profonda che ci lega farò di tutto per darle le suore”. A Brindisi nella parrocchia salesiana, operavano quattro bravissime Oblate. Un lavoro in grande stile; le suore erano apprezzate, lodate e in viva operosità. Senza pensarci due volte il padre decide la chiusura della missione di Brindisi per mandare le Oblate a San Luca. 36


Si può bene immaginare la reazione dei Salesiani, del popolo e anche delle suore: “ah no!”. “Sì figliuole, necessita e urge la vostra presenza. Proprio quello è il vostro campo di lavoro! Il Signoruzzo non vi ha chiamate per questo apostolato?”. Suor Leonarda disse:”ma lì ci ammazzeranno padre!”. E lui: “bene figlia mia! Vergine e martire! E con il suo solito sorriso scherzoso convinceva le figliole. Lasciamo Brindisi e con sofferenza e fatica andammo, me compresa, ad aprire la nuova missione a San Luca. Quanta povertà di ogni genere, quanti disagi, quante sofferenze e pene ci attendevano. Dio lì ci attendeva, in quella terra aspra, arida e bruciata. Quante volte abbiamo asciugato lacrime e sentito ripetere: “sì è bello il Vangelo! Ma il Signore è molto esigente. Non è facile cambiare la nostra mentalità. Aiutateci suore a raggiungere la nostra libertà”. L’illimitata fiducia in Dio del padre, il suo grande amore per gli ultimi ha fatto sì che ancora oggi le suore sono amate, stimate da tutto il popolo di San Luca. La fede in Dio del padre non si è lasciata vincere in generosità ed è stata premiata con due nuove e belle vocazioni. Quanta bontà e virtù traspariva da tutto il suo essere! Quando si stava accanto a lui ogni pena, ogni angustia e tristezza svaniva perché sapeva comunicare e trasmettere alle anime un senso di pace divina, e la sua grande tranquillità e serenità invadeva i cuori. A Pellaro in quegli ultimi giorni della vita del padre venne una consorella; dimentico come sempre di se stesso, pronto ad aiutare, correggere, in una parola sempre pronto a donarsi, fece chiamare la sorella che rimase lì a parlare per circa due ore. Ci esortava: “Andate sempre avanti umilmente, in perfetta carità e armoniosa fraternità”. Tra un discorso e l’altro, a volte il dialogo deviava e si trasformava in negative critiche: “sa padre, una consorella si tinge i capelli… la tale si mette la crema in viso…”. Rivedo ancora quello sguardo acuto e attento e risento ancora quella voce decisa e autorevole affermando: “zitte! Zitte! Zitte! Male lingue! Non è peccato tingersi i capelli, mettersi un po’ di crema. Il peccato da cui dovete attentamente astenervi è la mancanza di carità! Sono le mormorazioni e le critiche che fanno dispiacere fortemente al Signore! Attente figliole! Il padre vi vuole attente, umili e caritatevoli”. Un silenzio perfetto zittiva la comunità. 37


6. Amore ai nemici Non ricordo se fosse l’estate del 1965 o del 1966. Premetto che la superiora aveva dato ordine, non so per quale motivo, di non dire a nessuno della presenza di monsignor Cognata a Pellaro. Un giorno verso le 10.30-11.00 qualcuno bussa alla porta. Io corro ad aprire e mi trovo dinnanzi un sacerdote alto, distinto, canuto che immediatamente chiede di parlare con monsignor Cognata. Lo faccio accomodare in salotto e vado a chiamare la superiora. Il padre come per intuito, dal piano superiore ove si trovava chiede: “che cosa è successo? Chi è?”, mentre con il suo solito passo svelto e distinto si accinge a scendere le scale. Io l’accompagno fino al salotto e mi ritrovo testimone di un grandissimo e indimenticabile gesto. Il sacerdote alla presenza del padre d’un tratto cade ai suoi piedi, in ginocchio. Il padre con amorevole tenerezza e amore stringe a sé quella testa canuta! Non un sorriso, né una parola, nemmeno un saluto. Un silenzio assoluto e lungo prolungò quell’abbraccio. Io silenziosamente in punta di piedi mi allontanai temendo di disturbare quell’incontro prezioso. Mentre ammirata pensavo: quanto bene vuole monsignore a questa persona. Non so quanto è durato quel gesto e quell’incontro. Non so cosa si sono detti e come si sono lasciati! Quando leggo nel Vangelo di Luca la parabola del padre misericordioso rivedo con gioia edificante quel paterno, caro e amorevole gesto. Dopo qualche tempo dalla viva voce di suor Clotilde, la superiora, ho saputo che quel sacerdote, di cui non ricordo il nome, era uno di quelli che aveva accusato il fondatore. Solo i santi riescono a dare una sì grande testimonianza. Solo chi ama Dio riesce a dare con amore e gratuità il perdono ai fratelli. Solo chi è innamorato di Dio abbraccia amorevolmente chi ti ha colpito e ti ha procurato pene e sofferenze. L’incruento martirio del padre ha lasciato nel mio cuore un indimenticabile esempio di umiltà e di perdono profumato di santità. 7. Spiritualità oblativa Nei vari pomeriggi che seguivano la sua permanenza a Guardavalle si in38


tratteneva con le sorelle delle missioni vicine, parlando in lungo e in largo dei decreti, documenti ed esortazioni che il Concilio Vaticano II emanava. Ci diceva: “voi figliuole, siete all’avanguardia! Non abbiamo nulla da rivedere o da cambiare! Signoruzzu ha illuminato il vostro povero padre! Le vostre costituzioni sono perfette! come il Concilio esorta!”. Suor Ester ed io avevano da poco tempo preso la patente di guida. Avevamo paura a portare la macchina fino a casa, in quella ripida e curvosa strada. Il padre ci rassicurava dicendoci: “sono venuto per festeggiare le mie figliuole neopatentate! Prosit! Con prudenza e coraggio, andate avanti! Il padre è sempre con voi! Non vi lascia mai sole, e soprattutto non vi lascerà mancare mai la sua benedizione paterna! Dunque, avanti sempre, figliuole! La mamma nostra, dolcissima, l’Immacolata, non permetterà mai che accada nulla alle sue figlie predilette! Avanti con coraggio e prudenza! 8. Ministero della direzione spirituale e riconciliazione Richiamo volentieri alla memoria gli anni sereni, passati nella missione di Guardavalle, ove per un motivo e un altro il padre veniva spesso a trovarci: quanti insegnamenti paterni, quanti affabili ammonimenti per aiutarci a vivere con generosità e amore l’oblazione! Noi, fra un dovere e un altro, facevamo a gara per andare a trovarlo anche per un solo istante, ed egli con paterna affabilità gioiva, ed era sempre disponibile, ricolmandoci di affetto e serenità. Ognuna di noi aveva molte cose da raccontare: le gioie dell’apostolato, le pene, il lavoro che ci invadeva... Il padre ci ascoltava e ci ammaestrava, istruiva e correggeva: “sì, figliuole, dovete essere contente del lavoro che con instancabile zelo svolgete! Ma dovete essere ancor più contente e felici perché il Cuore santissimo di Gesù vi ama immensamente e perché i vostri nomi sono scritti in cielo!”. E con il suo illuminante sorriso era un continuo esortarci a lavorare generosamente solo e sempre per far contento Gesù: “Lavorate, figliuole, con grande zelo, senza contare i sacrifici dell’apostolato; lavorate anche senza plausi! Il Signore deve essere la sola nostra ricompensa! Egli vi ha volute Oblate per associarvi strettamente alla sua opera di salvezza!”. 39


9. Castità La sua presenza era un balsamo che guariva e destava amore e speranza. Il suo sguardo puro, limpido lasciava trasparire un lembo di cielo azzurro senza nuvole; i suoi gesti paterni, affettuosi e cari infondevano sicurezza, coraggio, forza e serenità e anche nelle prove della vita e nei rapporti comunitari rinasceva fiducia, amore, speranza e gioia. L’amore, la carità, la semplicità e la finezza con cui trattava ogni figliuola ti colpiva, e presto ritrovavi la forza e l’ardore per camminare, essere fedele alla tua vocazione, lavorare, vivere e morire solo ed unicamente per fare della tua vita un dono oblativo a Dio e ai fratelli. 10. Fama di santità Sì, è vero, vivere accanto a delle persone che hanno un grado di virtù e di santità elevato come era il nostro padre fondatore dà gioia, ed è affascinante, perché ogni loro gesto e ogni atteggiamento manifesta la paterna bontà di Dio; ma trovarsi accanto a dei Santi che stanno per lasciare questo mondo meraviglioso, direi, perché si partecipa e con loro si vive apertamente uno squarcio di cielo. Mons. Cognata per me è stato papà, fondatore, santo carismatico e guida sicura per il paradiso. 11. Fama di segni Il 20 settembre 1984 mi trovavo in famiglia con i miei e ho vissuto momenti di dolore e di angoscia. Fummo chiamati d’urgenza in casa di amici, perché mia nipote Liliana, trovandosi lì, avvertì improvvisamente un grave malessere. Giunti là trovammo la ragazza distesa su un divano priva di sensi e due medici attorno e la stanza piena di persone. La mamma si chiuse in un triste silenzio, il papà si disperava. Il mio primo istinto fu quello di invocare l’aiuto di Dio per intercessione di monsignor Cognata. Pregai tutta la notte, lo invocai con insistenza, con fede ho consegnato una reliquia. Dopo vari esami, ricoveri, tac, ecco la diagnosi: un attacco acuto di epilessia. Io ho sempre avuto una grande fiducia in Mons. Cognata. 40


Ho continuato e intensificato la mia preghiera giorno e notte per mesi e mesi senza stancarmi mai e senza perdere la fiducia. Lui, che in vita mi voleva un gran bene, a tutti i costi doveva aiutarci. Nel lavoro, nelle pene, nelle rinunzie e ad ogni sacrificio, il mio atteggiamento interiore era di continua offerta, così come mi aveva insegnato Mons. Cognata, ma lui doveva intercedere presso Dio. Sostando davanti alla sua tomba imploravo incessantemente il suo aiuto e nell’intimo avevo la certezza che prima o poi mi avrebbe esaudito. Una notte feci un sogno: ero con i miei parenti e salivamo una ripidissima montagna il cui sentiero era irto e cosparso di innumerevoli difficoltà, ma nessun ostacolo riuscì a fermarci e a farci indietreggiare. Era ancora notte, quando finalmente stanchi e affaticati giungemmo in cima, dove si trovava una splendida chiesa. Volevamo entrare, ma il guardiano che custodiva l’ingresso non ci lasciò passare. Dopo tanto penare si aprì una fessura e di lì io cercavo di poter incontrare, almeno lo sguardo di Mons. Cognata che si trovava nel coro, immerso in una fulgidissima luce. Ad un tratto egli avanzò verso la porta, mi chiamò con un cenno della mano e mi disse: “il male è quello che è, ma c’è speranza”. Questo sogno mi rincuorò ancora di più; continuai ad invocarlo e pregarlo con viva fede e un bel giorno ebbi la netta sensazione che il Signore mi concedeva il miracolo per intercessione di Mons. Cognata. Chiesi anche un segno e mi fu concesso. Sta di fatto che dopo 37 anni la ragazza non ha avvertito più nessun malessere e non ha preso più nessun farmaco. Ho interpellato anche il suo medico curante, il professor Aldo Spinato, che mi diede questa risposta: “la scienza al riguardo ha fatto grandi progressi, ma è anche vero che questo malessere difficilmente si ferma ad un solo episodio! Perché dunque escludere un intervento di Dio?”. Io credo fermamente che Dio ha concesso una perfetta guarigione a mia nipote Liliana tramite la preghiera e l’intercessione di Mons. Cognata.

41


42


CONCLUSIONI Dopo le parole del Sig. Ispettore Don Giovanni D’Andrea a conclusione dell’evento, un grazie a tutti i partecipanti, al Sig. Ispettore, al Sig. Direttore dell’Istituto, Don Aldo Ballisteri, al Presidente Nazionale degli exallievi, Ing. Giovanni Costanza, al Presidente Regionale degli Exallievi, Sig. Giuseppe Puglisi, ai presidenti delle Unioni Exallievi/e, Sig. Renzo Guiotto, rappresentante delle due Unioni del Veneto e Sig. Pietro Di Grazia, Presidente della Unione di Catania-Barriera, agli ospiti del Veneto, in particolare a Nerino Morosinotto, agli Exallievi dell’Istituto tecnico di Barriera e agli Exallievi dell’Unione di Catania-Barriera. Un sentito grazie ai relatori che ci hanno regalato momenti di emozione presentandoci l’alta figura di Mons. Giuseppe Cognata. Un saluto affettuoso per essere stati con noi ai confratelli del Veneto: don Paolo Zuccato, don Rossano Zanellato, don Vittorio Visentin. Questo gemellaggio sarà per tutti motivo di conoscenza, amicizia e di forte attaccamento a Don Bosco. Tornando a Casa porteremo il ricordo dell’esperienza di oggi e dopo aver commemorato Mons. Giuseppe Cognata nella sua terra di Sicilia, diventeremo portatori di nuove consapevolezze e scopriremo il dono dell’accoglienza e dell’accettazione dell’altro, tema molto caro a Papa Francesco, e di essere tutti cittadini del mondo.

43


44


APPENDICE LETTERA INEDITA DI MONS. COGNATA ALLA SUA FAMIGLIA Da: Voci Fraterne, luglio-settembre 2020, numero 3. Vescovo, fondatore delle Salesiane Oblate del Sacro Cuore. Papa Francesco ha avviato il processo di beatificazione e canonizzazione. Papa Francesco recentemente ha dato il suo assenso all’apertura del processo di beatificazione e canonizzazione di mons. Giuseppe Cognata S.D.B. (1885-1972).

Nato ad Agrigento nel 1875 venne ordinato sacerdote nel 1909 ad Acireale CT) e svolse la sua missione in Sicilia a Bronte, nel Veneto a Este, nelle Marche a Macerata. La Prima Guerra Mondiale lo vuole soldato a Palermo, Trapani, Padova. Nel 1933 Pio XI lo nomina vescovo di Bova (RC) e riceve l’ordinazione episcopale nella basilica del Sacro Cuore a Roma. Nel 1939 fu vittima di false accuse di abusi, processato e privato della dignità episcopale. Nel 1962 papa Giovanni XXIII lo reintegra nell’Episcopato.

45


Dopo la recensione del volume testimonianza dell’Exallievo Vito Cesareo, Giuseppe Cognata, sdb. Un vescovo dei nostri tempi tra oblazione e santità (cfr. anno 2020 numero 2 pag. 26 ndr), pubblichiamo la lettera inedita che mons. Cognata scrisse ai suoi familiari di Agrigento ed in particolare alla cugina. Ci racconta tutto l’ing. Mario D’Alessandro, 88 anni, già dirigente della provincia regionale di Agrigento. “Mia nonna paterna Rosa Montana, sposata Raimondo D’Alessandro, era prima cugina di Rosa Montana Cognata, mamma di Monsignor Giuseppe. Tutti e due portavano il nome di Rosa in ricordo della capostipite della famiglia Montana, Rosina Gunuardi sposata Raimondo Montana. Da Raimondo D’Alessandro e Rosa Montana nacque un unico figlio Domenico, mio padre. Monsignor Cognata nel corso degli anni, pur allontanandosi dalla sua città natale sin da giovane, per i suoi studi ecclesiastici, mantenne sempre stretti rapporti con i numerosi discendenti della famiglia Montana. Infatti, appena nominato Vescovo, inviò a tutti i parenti la sua foto con la veste talare, datata nel retro Pentecoste 1933. Nel 1934, allorché per volontà del Vescovo di Agrigento, Monsignor Peruzzo, si svolse in Agrigento il Congresso Eucaristico regionale, Monsignor Cognata venne ad Agrigento appositamente invitato. In tale occasione volle salutare tutti i numerosi discendenti della famiglia Montana, riunendoli in casa di Arcangela Montana sposata Mangione. Tale circostanza è testimoniata da una bellissima fotografia, ove al centro è ritratto il vescovo di Piana degli albanesi con accanto alla sinistra Monsignor Romulo Genuardi (cugino dei Cognata) ed alla destra Monsignor Giuseppe Co-

46


gnata. In questa foto tra i numerosi bambini sono ritratto anche io all’età di appena due anni. Un secondo ricordo personale è legato alla triste vicenda della lunga malattia di mio padre, conclusasi con la sua prematura dipartita nel 1940 a soli 48 anni. Monsignor Cognata che aveva seguito il triste decorso, appresa la notizia, scrisse una lettera affettuosa a mia mamma dal suo esilio di Trento. Dalla lettera si evince oltre l’affettuosa partecipazione al lutto, la personale sofferenza patita per l’ingiusto esilio e la santità della preghiera rivolta per il futuro dei sei figli rimasti orfani in tenera età. Un ulteriore ricordo – prosegue l’ing. D’Alessandro – è legato al ritorno in Agrigento di Monsignor Cognata intorno a metà degli anni ‘60, dopo l’avvenuta riabilitazione, ospitato in casa del fratello Antonino in viale della Vittoria. Anche in questa occasione volle incontrare mia madre da me accompagnata, benedicendo anche il mio allora recente matrimonio. La documentazione sopra richiamata ed allegata è in possesso del sottoscritto, ing. Mario D’Alessandro, nato ad Agrigento 88 anni or sono e che ancora oggi coltiva con passione i propri ricordi della vita familiare e cittadina”. 47


48


INDICE INTRODUZIONE ................................................................................ 3 PRESENTAZIONE DEL CONVEGNO ................................................... 5 PRSENTAZIONE DELLE UNIONI EXALLIEVI/E E CERIMINIA DEL GEMELLAGGIO .................................................... 7 RIFLETTORI SUL GEMELLAGGIO EXALLIEVI/E ............................... 9 LA PASTORALE OBLATIVA DI MONS. COGNATA ............................... 17 MONS. COGNATA TRA OBLAZIONE E SANTITÀ ................................ 23 CONOSCENZA DI MONS. GIUSEPPE COGNATA ................................ 27 CONCLUSIONI .................................................................................. 43 APPENDICE ...................................................................................... 45 ALBUM FOTOGRAFICO DA PAGINA .................................................. 51

49


50


appendice ii

Documentazione fotografica

ro Cuore c a S a n ia s le a S Opera


52

RICORDI


L’INNOVAZIONE CONTINUA 53


54


saluti di benv etuto

55


56


PRESENTAZIONE DELLE UNIONI EXALLIEVI

gemellaggio e x allie vi/e v ene to - sicilia


58


59


60


61


62


MOMENTI DEL CONVEGNO

ricordando mons. g. cognata

63


64


65


66


CONSEGNA DEI RICORDI 67


68


69


70


71



73


74


e on i z r a ica b e cel ari st euc

75


76


77


foto di gruppo

78


79


pr anzo conviviale

80


81


82


83


84


85


86


87


Progetto grafico e stampa digitale: Felice Bongiorno

88




Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.