"Il Grande Canale della Pace" - Catalogo

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“IL GRANDE CANALE DELLA PACE” Palazzo Bollani -Venezia

Evento in concomitanza con la 56^ Biennale di Venezia 9 Maggio 22 Novembre 2015

CATALOGO



“PALAZZO BOLLANI” CASTELLO 3647 - VENEZIA


IL GRANDE CANALE DELLA PACE E’ UN MARCHIO MULTIOLISTICA BRAND&COMUNICATION MULTIOLISTICA


EVENTO IN CONCOMITANZA CON LA 56^ EDIZIONE DELLA BIENNALE DI VENEZIA curatore Gregorio Rossi DAL 5 MAGGIO AL 22 NOVEMBRE orario 15,00-18,00 da martedi a sabato

Press Office - Daniela Lombardi-www.danielalombardi.com Brand&Comunitacion MultiOlistica - www.multiolistica.com www.ilgrandecanale.org www.palazzobollani.it www.gregoriorossi.it www.galleryartemisia.com



ACAF-Artemisia Gallery presenta gli artisti ANTICOLI BORZA EMMA ARMATO VINCENZO BALZANO LUCIA GALLICOT MADAR JACQUELINE GUBBATI VALERIA MARRANI RUGGERO PRANDI ANDREA SCHEMBARI BIAGIO SOLFERINO ERNESTO GENNARO


ANTICOLI BORZA EMMA


“Per un nuovo futuro . Questo è l’inizio” Dipinto su legno misure 2,50 cm x 1,80 cm x 5cm


Laureata in Giurisprudenza, ha maturato significative esperienze nell’area delle Risorse Umane. Ha frequentato la Scuola Libera del Nudo ed il corso di pittura presso la RUFA – Rome University of Fine Arts ed il corso di illustrazione ARS in FABULA presso L’Accademia delle Belle Arti di Macerata. Ha partecipato a numerose mostre in Italia e all’estero. - Vive e lavora a Roma. Un’artista tra modernità e vocazione spitiruale. La sua pittura coinvolgente e passionale, raffinata e fascinosa mette insieme tecnica e contenuti che si incrociano nel segno di un intelletto filosofico. La sua opera è carica di un trasporto emotivo che va oltre il valore del sentimento artistico. A.Renzetti VERSO IL FUTURO Esperienze sensoriali, emozioni, vibrazioni di luci e ombre, tecniche e colori creano un insieme armonico , tradizionale che appartiene al mondo pittorico di Emma Anticoli Borza ,tutto ciò si esprime e si evince nella sua produzione artistica della pittrice e illustratrice che vanta numerose personali e collettive in tutta Italia e dimostra la sua padronanza tecnica e pittorica in tutte le sue opere seriali ,dal ritratto al figurativo più ludico. Se nelle creazioni iniziali, dedicate alla rappresentazione di busti e volti femminili la sua attenzione si rivolge soprattutto alla manifestazione palese di uno stato d’animo e di un’emozione attraverso la fermezza del segno, il giocoforza dei colori contrastanti e l’ausilio delle sfumature che riflettono i moti interiori e le sue fragilità, nell’ ultima serie e galleria dedicata alla raffigurazione dei giochi in quanto oggetti e non azioni, essa stessa desidera stimolare l’ osservatore e motivarlo a dare un significato alle opere stesse, a far emergere “il mistero recondito” che si cela in esse. Questo è infatti ciò che accade quando si osservano “i giocattoli” di Emma, si comprende nell’ immediatezza che essi non sono una mera rappresentazione di un oggetto ludico fine a stesso ,ma desiderano essere una forma di comunicazione impegnata e rivolta al sociale con l’intento di sensibilizzare il pubblico alle problematiche attuali. Per rendere partecipe il fruitore di questo suo intento fa uso di tecniche pittoriche molteplici dedicandosi tuttavia, soprattutto alla tecnica della pittura su legno, il materiale che più si addice a rendere omogenea la compattezza del colore e che consente di soffermarsi e indugiare nei particolari di un pagliaccio, di un coniglietto birichino, di una zebra sognatrice e di ottenere notevoli variazioni coloristiche. L’ uso di cromie calde e al contempo fredde non è dettato solo da una scelta tonale ma nasconde inconsciamente un alternarsi di stati d’animo all’ interno dell’artista di fasi vitali caratterizzate da grande energia e voli, viaggi e sogni immaginari di cui si fanno interpreti i suoi giochi e fasi più meditative e riflessive. Essi stessi sembrano ricordare i preziosi ed ormai unici e rari giocattoli in legno appartenenti ad un passato antico ,ma pur appartenendo alla sfera infantile di altri tempi, con alcuni di essi come in primo luogo la carrozzina ,l’artista intende suggerire un nuovo inizio, un futuro pieno di speranza e di vita, una prospettiva futura di apertura e di fecondità. Essa è definita nei minimi dettagli e nei particolari costruttivi e compositivi, nelle parti tecniche delle ruote del manico ma anche nella definizione del materiale e del tessuto nelle sue irregolarità. Ogni singola piccolezza e minuziosità artistica trova risalto ed acquisisce ancora più rilevanza grazie al fondale magenta e oro che si staglia e fa da sfondo scenografico in secondo piano dalle tramature quasi arabesche e orientaleggianti. Una scelta, quest’ultima, di grande gusto artistico che evoca, se osservata con intelligenza e cultura creativa, le prime forme grafiche moderne e antisegnane della pubblicità progresso degli anni 60 ricche di contenuti sintetizzati e semplificati attraverso pochi segni. Non tralasciando di accostare il soggetto principale al fondale, unendo in questo modo l’antico decoro classicheggiante al nuovo oggetto simbolo di rinascita.

Pasqua dott.ssa Enrica- critico e storico dell’arte


PERCORSO ARTISTICO Arte per la vita – Libera Accademia di Belle Arti di Roma -26 maggio/4 giugno 2007 – Convento di San Francesco a Ripa – Roma •Il Bozzetto – Galleria La pigna – 24/31 maggio 2008 – Palazzo Maffei Marescotti - Roma •Memorial Antonio Avallone – Tela d’autore in riva al lago” – 6 settembre 2008 - I° Premio internazionale di pittura città di Arona - finalista •Premio di Pittura 2008 città di Verbania – 5 ottobre 2008 (VI classificata) •"Chicco di grano" - 17 novembre 2008 - c/o la Chiesa di S. Maria della Concezione dei Cappuccini - Roma •Concorso "open art 2009" (selezionata con catalogo c/o le Sale del Bramante in Piazza del Popolo - Roma •Mostra di Arti figurative - dal 9 al 14 febbraio - Galleria La Pigna - Roma •Mostra “Ritratto” - dal 9 al 23 Maggio 2009 - Palazzo Maffei Marescotti - Via della Pigna 13a •Shanghai Expo 2010 - Exhibition of Smail Oil Paintings of Italy. •Mostra collettiva sulla "Biodiversità" - Dall'11 al 29 dicembre 2010 presso la Galleria la Pigna, Roma. •"Mostra di arti visive" - Italia-Russia 2011, dal 5 al 19 febbraio presso la Galleria la Pigna, Roma (evento patrocinato dalla Farnesina) •"Le Quattro stagioni" dal 16 al 22 aprile 2011 -Teatro dei Dioscuri - Roma •"Blu" dal 29 settembre al 13 ottobre 2012 - Coronari Art Gallery - Roma •"Pensiero stupendo" dal 16 al 24 ottobre 2012 - Coronari Art Gallery - Roma •"Il Giocattolo" mostra concorso dal 21 al 28 settembre 2013 - Museo del Giocattolo - Palazzo Rospigliosi di Zagarolo (RM) •"Le Etnie" mostra itinerante da ottobre 2013 a gennaio 2014 presso le sedi della Presidenza Del Consiglio dei Ministri MOSTRE PERSONALI •"Le Ali del Tempo" dal 12 al 18 settembre 2013 - Coronari 111 Art Gallery - Roma


ARMATO VINCENZO


“Ciao� Elaborazione mista - pacchetti di sigarette su tela cm 50x70


“Anno Zero� Elaborazione mista - pacchetti di sigarette su tela cm 70x90


Armato vincenzo nasce a Mazara del Vallo dove vive e lavora. Dopo un lungo viaggio nell’anima dell’Arte Moderna e Contemporanea , decide di vivere un’esperienza nuova, aggregandosi al progetto Funo d’ArtistaCioè incollare pacchetti di sigarette, accendini, fiammiferi, cartine e mozziconi di sigarette. L’artista nelle sue opere intende trasmettere che il fumo è solo fumo, di tutto non rimane niente. Rercensione Dissacrante , provocatorio e talvolta ironico, così si presenta Armato Vincenzo, artista originario di Mazzara del Vallo che produce opere singolari e ciascuna diversa dall’altra per lo stile adottato e la forma espressiva. L’artista, infatti, passa da un’opera apparentemente semplice composta come in un collage con quotidiani pacchetti di sigarette ma che nasconde nel titolo “Luce” un significato ben più profondo e complesso ad opere in prima istanza ricercate ma nella realtà orientate a comunicare un unico messaggio forte e pregnante di libertà e magia espressiva che lo caratterizza. Questa leggerezza e capacità comunicativa che emerge dalle sue opere si unisce alla padronanza tecnica nella creazione delle stesse in cui spazia dall’utilizzo dei colori ottenuti con polveri e pigmenti acrilici ai materiali più disparati, cartone, carta, pezzi di giornale, scatole, sapientemente uniti e armonizzati pure nella loro irregolarità. Anche la grafica prende un posto di rilevanza nella sua produzione ispirata in alcuni prodotti alla moderna pop art, ricca di colori e contrasti e utilizzata da Armato per alludere visivamente a luoghi lontani a oriente attraversati dall’ombra delle guerre. Armato è dunque un’artista a tutto tondo che utilizza l’arte a suo modo e per un determinato scopo e impegno sociale quello di trasmettere l’importanza della tutela del “bello” inteso sia in senso individuale che collettivo. Nel progetto dal titolo “Una vita fumata” di cui lui fa parte, il suo messaggio è chiaro e palese: nulla va dissipato, bruciato, nulla della nostra anima deve essere trascurato o peggio oscurato dalle droghe e dalle influenze negative, nulla deve andare in fumo se necessariamente vogliamo salvaguardare e proteggere noi stessi e il nostro futuro Pasqua dott.ssa Enrica, critico e storico dell’arte.

DAL PENSIERO ALL’INVENZIONE, LA RICERCA CONCETTUALE DI ARMATO.

“Fumo di Londra”,”Dio denaro”, Tempo scaduto”, L’ultima cena” sono alcuni dei titoli delle opere di questo artista siciliano, artista del tutto singolare nel panorama artistico italiano contemporaneo. La sua singolarità, oltremodo fuori dagli schemi convenzionali, propone in un originale ottica, tematiche attualissime del frenetico vivere quotidiano, icone di una siffatta modernità soffocante ed accecante che travolge inesorabilmente lasciando la sua indelebile traccia. Vincenzo Armato, artista concettuale. Arte concettuale, un termine forse anche troppo abusato in questi ultimi tempi, ma che per Armato è l’essenza della propria ricerca; del resto gli artisti concettuali hanno fatto del pensiero e dell’invenzione una propria novità, creando qualcosa che prima non c’era. La storia dell’arte ci ha insegnato a considerare arte ciò che si traduce in sintomi esistenziali di contemporanea significazione. Pensiamo agli affreschi di Giotto fino ad arrivare ai tagli di Fontana, sintomi e segni che l’arte non è ferma ad un modello assoluto : la creatività non ha limitazioni né di stile né di scuola. Allora l’unico modo di godere dell’arte è quella di comprenderla e per comprenderla dobbiamo essere in possesso degli strumenti per poterla decifrare e gli strumenti per capire l’arte di Armato ce li offre la quotidianità. Pertanto tutti possono comprenderla, tutti coloro che vivono l’oggi, non privo di tormentati rituali che spadroneggiano sempre più veementemente. Alla luce di queste considerazioni le croci del Dio denaro, solo in apparenza blasfeme, così come le scatole di sigarette disposte sulla tela in una sorta di reiterata accumulazione, propongono alla nostra attenzione i motivi della deteriore globalizzazione che viviamo quotidianamente. Nelle opere di Armato colpisce l’immediatezza del concetto espresso senza fronzoli con cruda e sgraziata attuazione, senza alcuna concessione al bello. Armato turba e trafigge il centro nevralgico del sentimento umano e per questo travolge l’indifferenza qualunquistica dello spettatore distratto e conformista. I soldi bruciati e stracciati, banconote di tutte le taglie e di svariati stati anche lontani fra loro, ma ricongiunti ed accomunati in un tragico destino. Il fumo d’artista, con le sigarette simbolo del degrado che uccide, che invecchia, che provoca malattie che annienta l’essere umano in nome della stolta concezione di benessere effimero. Spesso le opere di Armato riportano il titolo dipinto a grandi caratteri vergati con calligrafia malferma, per un ulteriore contributo descrittivo -visivo che rafforza in complice simbiosi con la raffigurazione materiale sulla tela ( soldi bruciati, pacchetti di sigarette, catene, croci, lucchetti o quant’altro) il concetto della negatività della stressante quotidianità. Negatività interpretata con una buona dose di auto-ironia, come nella foto che ritrae il maestro Armato davanti alla croce del “Dio denaro” in atto di preghiera. Quindi con la forza delle idee proposte con irrituale crudezza di impatto Armato scuote e conturba, giungendo infine ad una soluzione di continuità con il passato. Questo comunque è da considerarsi non come un traguardo concettuale, un punto d’arrivo ineluttabile, ma bensì un punto di partenza, lasciando nell’animo poetico dello spettatore una rassicurante premonitrice consolazione: è sicuramente partendo dalla consapevolezza dell’oggi che non va, dall’esperienza del vissuto, che possiamo concepire un domani migliore, questa è la denuncia artistica di Vincenzo Armato, un’artista da seguire sempre con interesse e non perdere di vista. DOMENICO ASMONE


BALZANO LUCIA


“Donne stracciate� Terracotta e ferro - cm 50x70


Vive e lavora ad Olbia e si dedica alla scultura dalla metà degli anni ’80 quando si esprime con linguaggi classici sotto influenza della Cultura Sarda. In seguito le sue ricerche si evolvono verso altre e più moderne realtà convinta che l’arte sia soprattutto ricerca, evoluzione e libertà. Negli anni 90 ha insegnato Scultura nei Centri Sociali dei comuni della Sardegna. Nascono allora le “Gabbie”, al cui interno “lottano” per liberarsi terrecotte con volti di donne, soli al tramonto, onde marine, costretti e compressi dai ferri delle gabbie del tempo e delle convenzioni, “anime” immortali ma condizionate e ingabbiate in corpi destinati al disfacimento. Intreccia “Maglie” in terracotta come quelle che proteggevano in battaglia i cavalieri medievali: sono metafore delle lotte per la conquista degli spazi di vita e di dignità che soprattutto le donne sono costrette a sostenere. A volte infatti le “maglie” sono integre, a volte strappate a volte lacere a volte giacciono abbandonate, in un alternarsi di violenze,vittorie, sconfitte, rassegnazione e disperazione. Tesse con filo di ferro delle ragnatele, con dei chiodi crea dei grandi stormi di uccelli che come gli esuli pensieri” di leopardiana memoria quasi “cantano” al contatto delle mani mentre migrano verso mete sconosciute. Oltre la scultura Lucia Balzano esplora altre forme di espressione artistica come la pittura dove dipinge con acrilici e ama il monocromatismo .Ha realizzato inoltre una serie di “scatole polisensoriali” in legno come:”The sea box” e “La stanza del vento“, al cui interno si percepiscono il fruscio del vento, l’aria e i profumi della vegetazione mediterranea; oppure “The sex box” e “Black Box” dove, attraverso un gioco di specchi e di sonorità, si “rappresentano” le violenze subite e i momenti più intimi delle donne. Si tratta di forme di sinestesia tra tecniche, strumenti e forme di espressioni artistiche diverse, coniugate in un’unica performance e in un unico media. Filma grandi contesti urbani dove la quotidianità è segnata dal caos, dall’incrociarsi di volti indifferenti l’un l’altro, dalla frenesia di giungere a mete sconosciute, la cui sintesi filmica appare sfumata da impercettibili spirali di nebbia, dove la folla sembra fluttuare in uno spazio senza tempo, indefinito, come ricordo sopito nell’inconscio di un sogno che lascia un senso di amara solitudine, che è la condizione dell’uomo moderno: Sono nati così “Roads Perspectives”, “Cable Car Perspective” e “Yellow Perspective”, dalla prospettiva di una realtà urbana vista da un taxi newyorkese, soltanto e assolutamente giallo. Ma il tema predominante dell’arte di Lucia Balzano è sempre la rappresentazione della condizione delle donne nel mondo d’oggi: attraverso le sue sculture tenta di scuotere le coscienze, di denunciare l’ignavia e l’indifferenza verso i soprusi, le violenze e le ingiustizie che le donne subiscono e alle quali dà voce, coraggio, solidarietà, aiuto. Ed ecco allora una galleria di “Teste” di donne che urlano di rabbia e di impotenza, che invocano aiuto, o che sono ridotte al silenzio con bocche richiuse da cerniere, donne “stracciate” come “cose” alla mercé di uomini incapaci di amore. Ma sono anche “donne-farfalle” che con ali di ferro tentano di volare lontano dai loro aguzzini, oppure “guerriere” munite di artigli che lottano per la loro sicurezza e i loro ideali. Perché tutta questa ingiustizia verso le donne, sembra chiedersi Lucia Balzano? Eppure la donna è bellezza, è madre che dà vita, è amore che placa “la brama che la vita ha di se stessa” come dice il poeta libanese Kahlil Gibran, è sole che feconda, è casa, è acqua. Ma la donna, conclude Lucia Balzano “è luna che osserva silenziosa nella sua bianca luce, lo svolgersi dei destini degli esseri umani”. Il mio scopo è quello di comunicare e rappresentare la mia personale visione della vita attraverso l'arte moderna. Per arte moderna intendo un'espressione artistica rivolta ai problemi dell' epoca storica che viviamo in quanto lo stato d'animo di ognuno di noi è imbevuto di tutto ciò che ci accade intorno. L'arte deve essere libera, s cava nei territori profondi dell'io, è un dialogo a due nelle stanze del silenzio, dove nessuno può entrare E con questa convinzione, oggi, cio' che creo è frutto di questa ferma consapevolezza. E questa è una realtà. L'altra realtà è che l'arte fa sognare, e quando non la pratico manualmente, la penso; vedo determinate realtà, e, a volte, queste realtà, attraverso un filtro mentale, le racconto come io le sento, per sentire intendo non udire, ma sentirle dentro, attraverso la mia sensibilità. E' questo il mio obiettivo. Ho capito che, quando manca qualcosa nessuno me la può dare, e quando la trovo nessuno me la può togliere... Questa è libertà! Era un pomeriggio d’autunno, passeggiavo nel parco, notai che le foglie ingiallite si separavano dagli alberi, e nel cadere vibravano leggere nell’aria, come un’ultima danza prima di cedere alla terra, l’aria era umida e, stranamente c’era tanta nebbia, improvvisamente un raggio di sole spezza la nebbia come fosse un coltello, e noto che le foglie che cadevano avevano un’ombra...esattamente come gli esseri umani!...” Immersa nei miei pensieri, qualcosa sfiorò il mio braccio, e, quando mi voltai, l’uomo che avevo incrociato si perdeva nella nebbia. Quando sono rientrata a casa mi sono messa subito al lavoro prima che si raffreddasse l’emozione del momento. Ecco com’è nato il mio lavoro “The leave’s shadow”, ho usato colori rossi dell’autunno e la garza per rendere l’effetto della nebbia.


ERME LUNARI Erme lunari è il titolo della mostra personale che Lucia Balzano allestiste nello spazio di un ex Caffè, che si affaccia su una piccola piazza nel cuore storico di Berchidda. L’artista è già nota al pubblico, sue opere recenti sono in esposizione a Venezia a Palazzo Priuli-Bon, in una mostra collettiva che la vede al centro di un discorso sulle donne, sulla loro creatività, sulle sofferenze che patiscono nel cammino verso l’emancipazione , più che mai esposte alla violenza di un mondo maschile che si rifiuta di riconoscere le loro specificità. La madre di origine napoletana , bellissima e determinata e il padre, originari di Ponza, amante della musica - suonava il violino - hanno trasmesso a Lucia l’amore per l’arte e la sensibilità verso coloro che soffrono i soprusi dell’uomo senza “pietas”. In un ambiente familiare così ricco di fermenti creativi, l’artista ha dato corpo ai suoi“fantasmi plastici” in opere giovanili realizzate in terracotta che esaltavano, allora come ora,il ruolo della donna nella società. Le creature che nascono dalle sue mani sono sempre quelle, ma realizzate ora con un linguaggio più ricco di simbologie e di esperienza acquisita nell’esercizio della modellazione. Il suo mondo femminile, di una drammaticità altamente espressiva, è popolato da donne che cambiano pelle, o si presentano con il volto celato dal burqa , o deturpato dall’acido, oppure con la bocca chiusa da cerniere, perché non possano urlare il loro dolore, ingabbiate e recluse da una società che le rifiuta perché possono diventare simboli di emancipazione e di libertà, di una libertà che può essere eversiva. Queste creature che portano impressi, nei volti o nel corpo, i segni della violenza subita prendono vita dalle mani operose di Lucia Balzano. L’artista mette volutamente in evidenza il volto e lo sguardo colto in una fissità senza tempo, in forme che sembrano emergere da un lontano passato .Tutte uguali nei tratti somatici attestano un presente fatto di dolore e di barbarie. Disposte in circolo con il viso rivolto verso l’esterno, collocate su piedistalli, queste enigmatiche erme, sembrano personaggi di arcaiche tragedie, che manifestano nei volti le tracce di una violenza corrosiva, di un drammatico destino da cui l’artista vorrebbe proteggerle. Le accarezza con dolcezza, diventate per lei materia vivente di una società chele oltraggia. Nell’antica Grecia le Erme erano colonne che sostenevano sulla sommità le teste di Ermes,la divinità il cui compito era di guidare le anime, come psicopompo, verso l’aldilà. Hermes era anche il dio che, oltre a favorire gli scambi commerciali , si adoperava a comporre le parti del nostro essere nella ricerca del profondo, di ciò che in superficie non si manifesta. Nelle sculture della Balzano, la donna si attesta come coscienza che deve essere unita all’uomo che è l’inconscio: è l’Eros legato al Logos. L’uomo contemporaneo pare aver dimenticato questo equilibrio fondamentale tra le due parti. La coscienza patriarcale dello spirito maschile, quando non è più equilibrata dal mondo matriarcale della psiche, naviga nella confusione. E’ necessaria quindi l’armonia e la tenera attenzione per il mondo femminile che, se isolato, è unilaterale, così come quello maschile. Quando ciò non avviene esplode il caos, che si abbatte sui corpi più fragili della società, le donne e i bambini. Bisogna perciò ricomporre l’unità per dar vita a una società sana. La donna generatrice e nutrice, nell’antichità era anche collegata al ciclo vitale delle fasi lunari e la luna esprimeva l’essenza della femminilità . E alla luna, in questa mostra così ricca di citazioni, Lucia Balzano dedica una stanza sacrale e per celarne il volto misterioso dagli sguardi diretti, pone davanti alla faccia lunare veli leggeri fluttuanti al vento, il vento del destino che l’artista si augura migliore per l’universo femminile e per una società armonica, non più dominata dal caos. Non meno importante , nell’intrecciarsi di oniriche e significanti simbologie, è il ruolo della musica di sottofondo , fil rouge unificante le parti di tutta l’operazione creativa. Il gesto liberatorio dal male è affidato alle donne di Berchidda a cui Lucia Balzano si è rivolta perché frantumino, come negli antichi rituali, ciascuna il proprio piatto sulla soglia dell’ex - caffè, diventato spazio espositivo, contenitore singolare di forme plastiche che anelano a testimoniare la loro presenza, unite in cerchio o spezzate in più parti, in terracotta o in frammenti di specchio, su cui ciascuno può riflettersi e riflettere. Maria Elvira Ciusa


GALLICOT MADAR JACQUELINE


“Sans Titre” Tecnica mista su tela - cm 195x130


Nata a Tunisi (Tunisia), è arrivata a Parigi nel 1956, quando la sua famiglia si è trasferita. Un esilio che segnerà la sua giovane vita e di influenzare il suo lavoro. Dopo un dottorato in Lettere (Sorbona e Jussieu), è interessata alla psicologia dello sviluppo (Scuola Pratica di Studi Superiori). Scrive da sempre. Primariamente poesie (alcune poesie pubblicate in un’antologia di poesia francese). Notizie Gli scritti Romani : - Via della Palestina (1980) - Il postino (1981) - Se dimentico Anna (1982, Edizioni Publibook 1991) - Porta di Santa (1984) - Lungo la Grande Muraglia Cinese (1986) - L’hai segreto in Arizona (1990) - Domani è un nuovo giorno (1992) (estratti di testo riprodotti su France Culture) - Opera Libretto. Lavorare su un layout del Maharal di Praga. - Passeggiata Emile (2005 completato nel 2011; I lavori per la perdita). Partecipa alla realizzazione di giornali, ha fatto la critica letteraria. Dalla scrittura alla pittura: Nel 1992, le parole tacciono ed è richiesta la pittura. - Nel 2004, ha partecipato alla mostra “I bambini del Mondo” al Libre Electron, su richiesta del 2000 Memo ria: dipinti e testi. - Nel 2005, espone presso il Teatro di Gerusalemme “Un giorno lo fia ... Da scrittura alla pittura, lo stesso gesto verso la speranza”: immagini e testi (tradotti in ebraico da Haya e Michael Adams). La mostra è quindi programmata per un anno al Biniane Ahouma (Palais des Congrès a Gerusalemme). - Ottobre-novembre 2012, ha partecipato alla mostra “Autumn Fair ISRAELE. - Dicembre 2012, ha partecipato alla mostra della “INVERNALE DI PARIGI -. EST MONTREUIL” - Marzo 2013, ha partecipato alla mostra “Collettiva di Women Artists” - Giugno 2013, ha partecipato alla mostra “ARTE BARCELONA» - Ottobre-novembre 2013 ha partecipato alla mostra “SALONE caduta di Parigi” - Novembre 2013, ha partecipato alla mostra della “INVERNALE DI PARIGI -. EST MONTREUIL” - Dicembre 2013 ha partecipato alla mostra “ARTE VATICANO” di Roma - Febbraio 2014, ha partecipato alla mostra “BIENNALE INTERNAZIONALE D’ITALIA DELLA CREATIVITA ‘a VERONA. - Marzo 2014, partecipa alla mostra “ARTE DI BERLINO” - 16-18 Maggio 2014, ha partecipato alla mostra “Art Shopping” di Parigi Carrousel du Louvre. - Dal 25 al 30 novembre 2014, ha partecipato alla mostra “Arte Capitali” Grand Palais. - Dicembre 2014, ha partecipato alla mostra “Art Miami SPECTRUM”. Con ACAF-Artemisia Gallery ha partecipato nel mese di Febbraio 2013 alla Fiera di Innsbruck e nel mese di settembre 2013 in collettiva presso “Forme d’arte” in concomitanza con la Biennale di Venezia


L’artista non ha firmato i suoi quadri , lei firma un nome che gradualmente si affievolisce nella riga finale della tabella. Nella sua gioventù, la sua insegnante d’arte ha detto che, oltre la sua malattia, ha visto qualche cosa sulle foglie ... una luce può essere. Lei non dipinge. Sente che la vernice passa attraverso di esso, attraverso di essa. E ‘iniziato come un impulso, come una luce del genere si è intensificata al punto di diventare una necessità a disagio. Lo scopo della sua pittura non è decorazione, ma quello che resta l’approvazione di tutti i colori: una luce iridescente vicino a l’aria e l’acqua Tuttavia, se lei pensa che lei dipinge foglie appaiono sulla soglia della percezione, recinzioni. La sua prima serie è stata costruita su una moltitudine di tracce: faccia dopo faccia, figura dopo figura. Aggiunge i primi aspetti di un lungo tavolo, che si incontrano su un’unica tela tutti i volti di esseri umani. In seguito, lei pensa che ha iniziato un nuovo viaggio verso la fine della memoria della sofferenza che tor-menta. Girasoli, papaveri, rose sorsero in primo luogo nei suoi pennelli sono stati cancellati, non cancellata, rimossa come interruzioni in una sorta di conforto ma sono ancora possibili. (Barbara Wahl) Elle ne signe pas ses tableaux, ou bien elle les signe d’un nom qui peu à peu s’efface dans le trait final du tableau. Dans son jeune âge, son professeur de dessin disait que, au-delà de son désordre, il voyait quelque chose sur ses feuilles... Une lumière peut-être. Elle ne peint pas. Elle a l’impression que la peinture passe au-travers d’elle la traversant. Cela a commencé sous le coup d’une impulsion, comme une envie légère qui s’est intensifiée au point de devenir une nécessité incon¬fortable. Le but de sa peinture n’est pas la décoration, l’agrément mais ce qui reste, toutes couleurs confondues : une lumière irisée proche de l’air et de l’eau. Cependant, là où elle pense avoir peint des feuillages apparaissent, au seuil de la perception, des grillages. Ses portraits se construisent sur une multitude de traces : visage après visage, silhouette après silhouette. Elle ajoute les premières facettes d’un tableau interminable, celui qui réunirait sur une seule toile tous les visa¬ges de l’humain. Par la suite, nouveau parcours, vers une issue de la mémoire souffrante qui la hante. Les tournesols, coqueli¬cots, roses qui ont surgi tout d’abord sous ses pinceaux ont été effacés, gommés, retirés car les pauses dans une nature consolante ne sont pas encore possibles. (Barbara Wahl)


GUBBATI VALERIA Vive e lavora a Mestre - Venezia (mail valeriag83@gmail.com)Ha frequentato gli studi dei Maestri Bruno Saetti, Millo Bortoluzzi, Corrado Amadi, Cesare De Toni e ha frequentato un corso dii nudo alla Galleria “contatto” Il suo lavoro è documentato in cataloghi, riviste e antologie (dipinti e poesie): inserita nel Catalogo “Bolaffi Arte”, Unesco, Enciclopedia d’arte Italiana-Milano, Annuario d’Arte moderna e contemporanea - Catalogo ufficiale V Biennale Trofeo Arte 2015. Partecipazione all’Agenda 2014 annessa alla rivista Urbis et Artis Sue opere sono apparse ne Il Gazzettino di Venezia, Il Gazzettino Illustrato, La Nuova Venezia, Gente Veneta, Arte Triveneta, Il Secolo d’Italia, Trentino Corriere Alpi… - Sue opere sono presenti in diverse collezioni pubbliche e private Iscritta al Manifesto Movimento Artistico IOSOLISMO – NABILAFLUXUS Associzione Culturale Art Gallery Museum Ha partecipato a concorsi e manifestazioni d’arte segnalandosi con successo, tra le quali: Gazzera, Arcella, Zelarino, Spinea, Scorzè, “Guttuso” a Mira, “Archiutti” a Campalto, “Dittico” a Pergine Valsugana, a Velletri, Artificio linea, Luigi Tito, Spazio Event Art... Espone da parecchi anni e numerose sono le sue PERSONALI, in particolare: Villa Widman Foscari a Mira A Mestre Gallerie “La Cella”, “S. Lorenzo”, “La Barrique”, “Nichelino”,Istituto Culturale “S. Maria delle Grazie”, Associazione “Amici delle Arti”, Centro Culturale “Candiani”, BNL “iniziativa “Telethon” Gazzera “ARCI” A Piancavallo Galleria “Regina” Spazi espositivi: Jesolo “Oasi” - Sottomarina: “Bristol” - Padova: “Samarcanda” – Bassano del Grappa - Valli di Chioggia “Riserva Naturale del WWF “... Arte in Comune, Municipio Dolo Galleria S. Valentino, Centro Don Vecchi-Marghera Pro loco Martellago, A tavola con l’autore Spazio espositivo Caffetteria Gasparri, Mestre Spazio espositivo Arcimboldo, Mestre Varie sono le sue COLLETTIVE tra le quali ricordiamo: a Mestre: “Arte e Tennis” Assoclai-Circolo “Ferroni”, “gruppo 5”, Club Unesco. C.Q. “S. Lorenzo”, Rassegna “Mestrino notturno”, Associazione Culturale “Pizzinato”, varie sedi “ASL 12 Venezia” a Venezia: Associazione “Cultura Venezia” nelle varie sedi espositive “S. Leonardo, Calle Chioverete, Studio “Morandi”, Scuola dei Calegheri, Associazione Culturale “Le Colonete” e Galleria d’Arte Moderna “Benvenuti”, Centro Culturale Giudecca “Renato Nardi” - Sala San Leonardo - Galleria San Vidal - Galleria Terzo Millennio Municipio Marghera A Mira: “Villa dei Leoni” A Dolo: spazio espositivo “Vittoria” - Biblioteca comunale - antiche scuderie “L.Tito” A Portogruaro: Associazione Culturale “Luigi Russolo” con l’APT Portogruarese Associazione “Il Baglio” Palermo (Laboratorio Europeo delle Arti) Comune di Rocca Pietore/Marmolada: Rassegna “EMOZIONI A CONFRONTO-ARTE E NATURA” A Pergine Valsugana: Associazione Culturale “Spazio Event Art” - Art Gallery A Marghera: Esposizione “Artisti/e per gli Alberi” – Antologia “ALBERI “ A Roma: Galleria “Albatros”-“APOCALYPSE DAY 2012-MAYA PROPHECY” A Velletri: Circolo Artistico “La Pallade Veliterna Gustavo Gualtieri” A Dolo: Associazione Culturale “Arti Visive Riviera del Brenta” A Padova Guizza: ” In piazza oltre i colori: ALTERITA’” - Galleria Citta` di Padova - Associazione culturale Maison d’Art e Scuola della Carità A Chiasiellis di Mortegliano – Villa Malbuton: Rassegna “ARTE E MUSICA” A Padova: Mostra Mercato di Arte Contemporanea “ARTE PADOVA” A Riva del Garda – “GOD ART” Fiera d’Arte Contemporanea Ultime esposizione importanti MUSEO MIIT-ITALIA ARTE: - HAPPY NEW ART per il calendario 2015 del Museo Miit - TERRA! Progetto Fondazione AEM Museo dell’Energia per EXPO 2015 a Milano ARTP ROTAGONIST 2015, Premio Internazionale d’Arte Contemporanea a Villa Contarini-Piazzola sul Brenta V° Biennale eTrofeo ARTE Collezionismo Pittori e Scultori del 900 - Catalogo degli Artisti segnalati Auxilia-Foundation - Art for Life, a favore del progetto Sri Lanka/bambini soldato e delle loro madri IL GRANDE CANALE DELLA PACE - Evento in concomitanza con la 56° Biennale di Venezia, Palazzo Bollani-Venezia


“Griglia Maya e Poesia” Tecnica mista - cm 79x90


MARRANI RUGGERO


“Dialogare è lavorare per la pace” Ceramica policroma secondo fuoco - cm 208x28x10


Ruggero Marrani nasce a Corridonia (MC) nel 1941. Compie gli studi universitari presso l'Accademia di Belle Arti "P.Vannucci" di Perugia. Nel 1963 la direzione dell'Accademia, gli conferisce il premio "Aldo Pascucci" per I'incisione. Fu allievo del Maestro Gerardo Dottori fino all'anno 1968. Tra il 1964/65 presenta le prime opere in collettive. Risale al 1969 la prima mostra personale, a Varese, cui fanno seguito altre personali in Italia e all'estero. Nel 1968 si trasferisce a Varese. E' stato titolare della Cattedra di Discipline Pittoriche presso il Liceo Artistico Statale "A. Frattini" di Varese fino al 1999; da allora lasciò l'attività didattica per dedicarsi esclusivamente a quella artistica. L'interesse di Marrani è stato rivolto prevalentemente alla pittura e al paesaggio. Nel 1975 inizia il periodo espressionista e successivamente quello metafisico. Dopo alcune esperienze nel settore della ceramica, inizia una serie di sculture tridimensionali, realizzate in ceramica policroma, dedicate alla figura umana, al dualismo bene-male sviluppando temi a carattere sociale. Nel 1976 si interessa ad alcuni studi progettuali di soluzioni modulari nel settore dell'arredamento Alla fine degli anni 80, Marrani ha abbandonato definitivamente la pittura ad olio, per dedicare tutta la sua attenzione alla ceramica. Attualmente lavora su su vari progetti e soluzioni spaziali che sono la risultante del lavoro svolto negli anni 60, con il Maestro futurista Dottori. Tutta la sua attuale ricerca, partendo da analisi di planimetrie, viene chiamata AREOSCULTURA. E' socio del Circolo degli artisti di Varese e membro permanente della Commissione Cultura Nazionale. Ha partecipato a numerose edizioni del Concorso Internazionale della Ceramica di Gualdo Tadino (PG) e ad altre manifestazioni nazionali del settore. Azteche, dove venivano illustrate storie e fatti della vita di un popolo. Aeroscultura interattiva L’ultima ricerca di Marrani riguarda la scultura “Interattiva”. Le nuove soluzioni artistiche coinvolgono l’osservatore e lo stimolano ad intervenire e modificare l’aspetto formale dell’opera, lasciandone però intatta la caratteristica strutturale.Aeroscultura interattiva Tutta la documentazione artistica è depositata presso: • Archivio per I'Arte Italiana del 1900 Kunsthistorisches Institut di Firenze; • Galleria d'Arte Moderna Gallarate (VA); • Museo d'Arte Moderna Chiostro di Voltorre (VA); • Museo d'Arte Moderna "Parisi - Valle" di Maccagno (VA); • Museo della ceramica - Laveno Mombello (VA).


L'Areoscultura di Marrani è il risultato di quanto ha appreso durante il periodo di lavoro nello studio del suo Maestro Gerardo Dottori, negli anni 60. In quel periodo, i continui stimoli che Dottori gli trasmise attraverso il lavoro dell'Aereopittura furono però accantonati per essere ripresi e sviluppati negli anni 90. Aeroscultura: i pannelli Partendo dall'attenta osservazione cartacea di città o agglomerati urbani che l'uomo ha costruito nel corso dei secoli, da quelle micenee, greche e romane, alle planimetrie Mazca in Perù, fino alle città mediovali e rinascimentali, Marrani è giunto a completare la sua nuova ricerca artistica, chiamandola "Aeroscultura". Nella realizzazione di ogni opera, partendo dalla forma perimetrale della base in legno, lo studio del progetto segue uno schema geometrico dinamico, che dà la forma alla terracotta per creare un "UNICUM" tra base di appoggio e scultura. Aeroscultura: i totem Anche nelle opere a tutto tondo, chiamate "Totem", l'artista applica lo stesso criterio, ispirandosi alle steli Azteche, dove venivano illustrate storie e fatti della vita di un popolo. Aeroscultura interattiva L'ultima ricerca di Marrani riguarda la scultura "Interattiva". Le nuove soluzioni artistiche coinvolgono l'osservatore e lo stimolano ad intervenire e modificare l'aspetto formale dell'opera, lasciandone però intatta la caratteristica strutturale.Aeroscultura interattiva Studi progettuali Il pensiero sul nuovo lavoro ceramico è la continuazione logica di quanto Marrani ha sviluppato in pittura. Partendo dalla attenta osservazione cartacea di planimetrie di città e agglomerati urbani che l’uomo ha costruito nel corso dei secoli, da quelle micenee, greche e romane, alle planimetrie Nazca in Perù, fino alle città medioevali e rinascimentali, Marrani è giunto a completare la sua nuova ricerca artistica. Alla fine degli anni 80, per elaborare tutto il contenuto dell’Aereoscultiura, l’artista prese la decisione di sospendere per un lungo periodo, l’attività espositiva. Nella realizzazione di ogni opera, partendo dalla forma perimetrale della base in legno, il progetto segue uno schema geometrico, per ricavare la forma della terracotta e creare un “unicum” tra base di appoggio e la scultura. Anche nelle ultime opere a tutto tondo, chiamate “Totem”, l’artista applica lo stesso criterio, ispirandosi alle steli atzeche, dove venivano illustrate storie e fatti della vita di un popolo.


PRANDI ANDREA


Autunno - Inverno - Primavera - Estate

“Le quattro stagioni dell’anima “ Fotografia su plexiglass immersa nella resina cm 160 x 160 quadrittico di quattro formelle - 74 x 74 cm cad.


Mr. Andrea Prandi

Nato a Zevio (in provincia di Verona, Italia) 31-01-1979 Vive a Verona e opera nel suo atelier a San Giovanni Lupatoto (VR) Andrea Prandi, dopo essersi diplomato al liceo scientifico, ha iniziato la sua formazione artistica presso l’Accademia di Belle Arti di Verona concentrando i suoi studi sull’anatomia e la decorazione. Ha frequentato per molti anni lo studio del Prof. Giorgio Scarato, accademico della Cignaroli di Verona, famoso illustratore di fama internazionale. Gli anni accanto al maestro lo educano ai segreti dell’illustrazione e lo portano a padroneggiare la pittura su tela. La successiva amicizia con lo scultore Carlo Sirolla gli permette di apprendere la lavorazione della materia. Tutti tasselli fondamentali che gli consentiranno di dar vita alle opere della propria passione. L’arte di Andrea Prandi spazia dalla pittura su tela, all’illustrazione, alla fotografia, alla sceneggiatura, alla realizzazione di elementi d’arredo. Nei primi anni della sua produzione si è dedicato al tema del ricordo, sia esso cinematografico o reminiscenza degli animi giapponesi, con l’intento di cogliere l’attimo nella sua essenza emozionale realizzando opere in cui tele, cornici e innesti tridimensionali si fondono in uniche opere originali. La sua produzione si è successivamente concentrata su una profonda ed introspettiva analisi dei misteri dell’universo, in cui l’autore instaura un dialogo scientifico enigmatico col fruitore delle proprie opere. Nell’anno corrente, oltre alla propria produzione artistica, sta lavorando alla realizzazione di una storia a fumetti e di un cortometraggio, entrambi su proprie sceneggiature originali. Nel suo atelier Art-Space espone la personale permanente “Sognando un ricordo” dove le proprie opere e la collezione personale di statue a tiratura limitata e numerata su cinema e animazione giapponese si fondono in un unica installazione, dando vita ad un luogo onirico, unico nel proprio genere. “Andrea Prandi frequenta da diversi anni la mia officina; egli è persona dotata di irrefrenabile fantasia e di grande voglia di raccontare. Questa fervida attività intellettuale l’ha portato a frequentare universi diversi, voli pindarici, linguaggi artistico espressivi in apparente contraddizione. Mi è piaciuto e mi piace viaggiare con il giovane Skywalker”. Giorgio Scarato “L’ARTE DI ANDREA PRANDI” “Sono convinto che la vita sia molto più magica di quanto siamo abituati a pensare”. Queste le parole con le quali mi ha accolto il giovane artista eclettico nel suo atelier. Entrare nel suo studio è un’esperienza unica, da sperimentare, è come addentrarsi in un mondo di sogni. In tempi difficili come questi che stiamo vivendo, i sogni ci servono per ripartire e costruire il futuro che sta davanti a noi. Andrea è artefice dei propri sogni e per realizzarli fa uso di tutti i mezzi artistici di cui dispone, nonché della sua inesauribile fantasia, energia creativa e capacità comunicativa. La sua arte spazia dalla pittura su tela, al fumetto, alla sceneggiatura, alla fotografia, all’illustrazione, alla realizzazione di elementi d’arredo. Le sue opere, siano esse sculture o tele, sono completamente investite dallo spirito dell’artista, parlano un linguaggio profondo per suggerire sentimenti, emozioni e dialoghi tra l’autore e lo spettatore. La costruzione delle installazioni risponde ad un grado armonico e obbedisce ad una struttura precisa, equilibrata, coerente. Ogni dipinto, così come ogni cornice, sono progettati e lavorati alla ricerca della perfezione del dettaglio e della resa cromatica, tramite un linguaggio estetico tutto personale. Sa spaziare a suo piacimento da un genere d’arte ad un altro, mettendoli in relazione tra loro. Le sue opere, mai banali, fanno dell’innovazione la propria forza. Dipinti sono in grado di scandire il tempo fluttuando in assenza di gravità e immagini possono cambiare sembianza col semplice tocco di un dito. Una seduzione impossibile da descrivere solo con le parole. Attraverso questo sortilegio, che ci culla nell’illusione di essere quello che non siamo e di accedere a esistenze impossibili, la sua arte ci introduce, almeno per un breve spazio di tempo, in un mondo di sogni. Stefania Zago


NELL’EMOZIONE DI UN ATTIMO Dipinti, installazioni, illustrazioni, fotografia, sceneggiatura… tutto questo è Andrea Prandi, un vero e proprio Big Bang ed universo di capolavori partoriti da un’artista decisamente poliedrico ed eclettico che gioca ed abilmente inventa innumerevoli espressioni artistiche di natura diversa, sia nell’essenza che è pensiero puro, come nella forma che è linguaggio dell’arte. Formatosi presso l’Accademia di Belle Arti di Verona, dove approfondisce gli studi sulla decorazione e sull’anatomia, prosegue la sua ricerca e passione artistica presso lo studio del Prof. Giorgio Scarato, accademico ed illustratore di fama internazionale. Successivamente nello studio dello scultore Carlo Sirolla apprende la manipolazione della materia.Queste le esperienze formative che hanno contribuito a far diventare ciò che è oggi Andrea Prandi, completo e talvolta visionario. Visioni “spaziali” e quasi magiche invadono il suo repertorio e la passione per il mistero costella quasi tutte le opere rendendole ancora più suggestive. L’importanza per l‘ignoto e il non detto prende il sopravvento nella serie “I misteri dell’universo” dove approfondisce le grandi domande dell’uomo. Big Bang, imperfezione, Sistema, Origine, Al di là realizzati con materiali e tecniche profondamente diverse, parlano, tuttavia, lo stesso linguaggio, comunicano la stessa intenzione di svelare i grandi misteri della vita. L’universo è un luogo enigmatico e al tempo stesso magico e affascinante nella concezione artistica di Andrea Prandi che si affaccia alla realtà delle cose con positività ed ottimismo, con la stessa volontà di giocare e sperimentare che elabora nelle proprie opere, talvolta scomponendole, altre ricomponendo le loro parti come nel puzzle della vita. Le sue opere, mai banali, fanno dell’innovazione la propria forza. Dipinti sono in grado di scandire il tempo fluttuando in assenza di gravità e immagini possono cambiare sembianza col semplice tocco di un dito.Una seduzione impossibile da descrivere solo con le parole. Tutto ciò dimostra che essere artista significa, ancora oggi, saper comunicare attraverso molteplici linguaggi e forme, e saper spaziare, con la stessa padronanza e abilità manuale e concettuale dalla scultura alla pittura, alla grafica, al disegno, reinterpretandoli continuamente a seconda del processo storico e del momento in cui l’autore sta vivendo con la consapevolezza che, nella vita, ogni istante di creazione e di ispirazione va fermato “Nell’ emozione di un attimo”. Pasqua dott.ssa Enrica critico e storico dell’arte

ESPOSIZIONI Concorso d’illustrazione Giunchiglia Roma 2004 Concorso di fumetto, illustrazione, sceneggiatura Lanciano nel fumetto 2007 Esposizione Lucca Comics and games Lucca 2010 Vernisage Dogana Veneta Lazise 2011 Esposizione Galleria d’arte Pavanello San Giovanni Lupatoto 2012 Allestimento locale Nuova Speranza Verona 2012 Esposizione Bottega d’arte Chiesa di Pressana 2013 Evento Imaginary Lab Verona 2013 Esposizione Expo Games Bolzano 2014 Esposizione Ada Art Gallery Barcellona 2014 Esposizione The Brick Lane Gallery Londra 2014 Esposizione Art Faire Spectrum Miami (Usa) dicembre 2014


SCHEMBARI BIAGIO


“Diana a Comiso” Tecnica mista - cm 95x122


“Tra sacro e profano” Tecnica mista su legno - cm 244x122


“Architettura Antropomorfa� Tecnica mista su legno - cm 94x122


Nato a Comiso (Ragusa) il 16/06/1947 titolato in Maestro d'Arte presso l'Istituto d'Arte di Comiso nel 1966 titolato in Scenografia presso l'Accademia di Belle Arti di Firenze premiato: Oscar della Pittura a Milano nel 1974 Tetradramma d'Ora a Roma nel 1975 Le principali mostre personali: Padova: “IL Sigillo” , “Le Padovanelle”, “Seleart 1”, Firenze: presso la Villa Pozzolini nel 2005 Monaco di Baviera: presso l'Istituto di Cultura Italiana nel 2001 Los Angeles: galleria Retrospetciv nel 2000 Ragusa Ibla: presso l'ex convento dei Cappuccini nel 2005 Modica: Palazzo della Cultura nel 2006 Comiso: Foyer del Teatro Comunale 2007 Ragusa Ibla: presso ex chiesa di San Antonino nel 2009, 2011, 1012, 2013, 2014 Treviso : Galleria La Web art - Villa Quaglia - Colori d’interno - gennaio 2015 Le collettinve più importanti: Biennale di Torino, Todi Spoleto Festival dei due mondi Hanno parlato: Gesualdo Bufalino, Gastone Breddo, Ferdinando Ghelli, Nunzio Zago, Paolo Rizzi, Aldo Cottonaro, Giovanni Giavatto, Florian Hildebrand. Vive e lavora a Comiso (Ragusa)

Anch'io, da solo, voglio farmi un augurio.

Vorrei salire su un campanile, su una nuvola, per non essere scalfito da quel vento maledetto che viene da lontano. Voglio augurarmi di imparare una lingua strana, di sapermi pettinare, di vestirmi alla moda e poter diventare un fatto di cronaca. Mi auguro tante cose che poi non si avverano, allora che senso ha? Povera finestra, quante cose mi hai promesso, quanta luce mi hai riversato, quante illusioni! Ho perso molto tempo, ho spedito molte lettere, con dentro le mie speranze, la mia allegria, la mia giovinezza, aspetto ancora, invano, le risposte. Mi auguro di non avere sbagliato indirizzo, per non dover ricominciare ogni volta che squilla il telefono, ad ogni suono di campana, ad ogni urlo ogni volta che la terra trema, ogni volta che il mio cuore muore. Occhi spenti, barba lunga; e pensare che sono nato in un giorno in cui faceva caldo, in una terra benedetta che calpesto a malapena per non sollevare polvere che non mi appartiene. Sono nato per sognare, sono figlio delle stelle, sono cenere vivente; fotografo di un tempo andato, di luoghi strani, di isole perdute, dove avrei voluto vivere tra quelli come me, tra giganti e pietre levigate, tra muri a secco e colonne diroccate, tra le vestigia di una gloriosa civiltà. Che augurio mi posso fare, adesso che riesco a malapena a ridere del tempo che passa e del sole che tramonta sui ricordi del mio passato incensurato? Mi auguro che le mie urla, i miei colori, le mie forme, non disturbino la povera gente; mi farò coraggio per affrontare i pareri negativi, le ansie matttutine, le mie lettere che tornano indietro. Ho perso anche le chiavi dell'ultimo cassetto, dell'ultimo mio sogno, sotto una montagna di tante altre cose. Mi auguro di poter stare zitto e dipingere il mondo a modo mio, di poter leggere in silenzio e sbandare con le frasi, da sembrare ubriaco di solitudine, un albero senza ombra.Chiudo gli occhi e mi scuso, mi perdono, mi concedo tutto e mi auguro ogni bene, inforco gli occhiali e mi pongo su un punto molto alto, su una nuvola, da dove ho cominciato, una nuvola passeggera, sospiro profondamente, così riempio il mio tempo e discuto con le stelle. Con le mani tra i capelli stringo il muso e ricordo da dove vengo, forse diventerò un monumento nazionale, un possente anfiteatro e reciterò solo per te, che sei riuscita a sopportarmi, mi aspetti sempre e per questo vorrei essere musica, per invitarti a danzare e il mio augurio si avvererà, perchè sono stato un grande artista solo per te.

Biagio Schembari


RECENSIONI Conosco Biagio da tanto tempo. Abbiamo fatto delle cose insieme per brevi periodi, nell'arco di alcuni anni dell'adolescenza. Siamo stati una coppia affiatata in particolari occasioni sportive (pallacanestro). Entrambi abbiamo frequentato la Scuola d'arte di Comiso e l'Accademia di belle arti di Firenze. Lì, nella città rinascimentale, abbiamo seguito i corsi di scenografia del prof. Ferdinando Ghelli: genio e sregolatezza. Poi ci siamo persi di vista per una ventina d'anni e passa. Biagio scelse una strada lontana dal perimetro dell'arte e si costruì un mondo su misura, prima a Padova e dopo a Comiso, dove è tornato a vivere con Margherita, sua moglie. In realtà Biagio non aveva mai smesso di produrre quel tipo di pittura che lo aveva caratterizzato negli anni dell'Accademia. Si esercitava per un bisogno intimo di proporre quelle figure statiche, ricche di colori e ritmi cromatici. Figure che Carlo Isola ed io, una manciata d'anni fa nelle vesti di videomaker, ci siamo divertiti, complice l'effetto morphing, a far muovere a suon di musica. Si dice che «nessuno è profeta in patria» e in genere è vero. Ma le vicissitudini pittoriche di Biagio Schembari nella sua terra natia smentiscono questa massima, forzando la mano a un destino adagiato sulle ali di Icaro, bruciate già prima di spiccare il volo. Dobbiamo tendere l'orecchio e ascoltare il canto delle sirene? Compiacerci e cedere alle lusinghe? O rassegnarci alle disquisizioni severe sulla pittura di chi non ha mai sentito l'odore della terra d'ombra bruciata? «Questa pittura non è pittura. E nemmeno lo scenografo è abilitato a produrne, perchè viziato dall'idea teatrale di un'arte estranea, minore». C'è chi sostiene questa tesi, sentenziando con un giudizio fulmineo sulla pittura di Saro Lo Turco, pittore e scenografo comisano. Ma questi suoni non echeggiarono nella mente di Biagio Schembari, che, altrimenti, incrementò e sublimò l'esercizio pittorico nelle forme e nei contenuti a lui congeniali. Fino a raggiungere la Biennale di Venezia: punto di approdo per artisti in cerca di gloria. Senza essere un argonauta nella terra di Giasone. Mi capitò una ventina d'anni fa di salire sulla cupola del Brunelleschi insieme a un gruppo di amici. Il capomastro che ci guidò a visitarla ci disse che gli interventi di manutenzione venivano fatti ogni duecento anni. E mentre si saliva a cavallo di un montacarichi approntato ad hoc, consapevoli del privilegio che il caso ci offriva, gli affreschi di Giorgio Vasari e Federico Zuccari si delineavano in una forma approssimativa e «scenografica». Proprio perchè Zuccari, in particolare, amava l'effetto scenografico che si ha in teatro, allorquando il fondale è godibile appieno soltanto a distanza di alcune decine di metri. Da vicino è un «disastro»: le forme sono diluite e sfocate in un tripudio di sapienti e misteriose pennellate del pittore/scenografo. Basterebbe questo a confutare l'idea del «critico inutilmente severo». A una dozzina di metri dalla cima, vicino alla lanterna, fra le crepe sui muri della doppia calotta, mi vennero le vertigini, che si accentuarono allorchè volsi lo sguardo verso terra, dove vidi gli uomini come piccole formiche. Spulciando negli annali del Maggio Musicale Fiorentino, mi sono imbattuto in un nutrito numero di pittori/scenografi, tra cui De Chirico, Guttuso, Bussotti, Derek Jarman e Bruno Mello, autore dell'unico testo (veramente efficace) di scenotecnica esistente al mondo, dove anche Biagio ed io abbiamo attinto. E Biagio Schembari ha imparato la lezione dei maestri, facendosi maestro anche lui.

Pippo Guastella

Di fronte alla Pittura di Biagio Schembari si ha la sensazione di studiare storia antica, la storia delle radici dell’uomo. Mistero, nostalgia per quello smarrito calore umano che si diffonde dal colore, che è luce limpida e chiaroscuro rassicurante, riposante. Dentro è come se ti prendesse, forte, il desiderio di far parte in modo totale di quel paesaggio magico; di entrare in una delle tante piccole aperture, per curiosare, per scoprire, per iniziare un’avventura dentro un mondo sconosciuto che ti attira come un buco nero, misteriosamente, non solo per scoprirlo ma anche per viverlo. Porsi davanti alle Tele di Biagio è come trovarsi a Pantalica, a Chiafura nella collina che sovrasta la città di Scicli, nelle cave di Ispica o come visitare i Sassi di Matera o girare tra le grandi rocce di Petra, di Bamian, provare le stesse emozioni, porsi gli stessi interrogativi e fare le stesse letture su pagine di rocce, provando a leggerle in libertà e con incontrollabile fantasia. La Pittura che ti trovi di fronte, per noi del sud, per noi siciliani, è un inno al sud, alla Sicilia, alla loro evoluzione sociale e culturale e per gli altri può rappresentare un invito a visitare questi posti con la certezza di essere catturati dalla stessa magia esistenziale perduta o di quella che si riesce ancora a catturare, che aleggia nell’aria, nel paesaggio, nelle architetture salvate e impastate dal sole.

Giovanni Giavatto


SOLFERINO GENNARO ERNESTO


“L’altra Beatrice” Olio su faesite,aerografo - 80x100


Ernesto Gennaro Solferino, uomo vigoroso, dal volto affogato di peli, tra la folta capigliatura e la barba arruffata, che gli dà l’aspetto un po’ leonino da antico assiro. Artista dalla mente agile, dal carattere schietto, dalla comunicativa trascinante, dagli entusiasmi contagiosi. Questo l’uomo e l’artista. La lunga militanza nel campo dell’arte ha inevitabilmente comportato un’evoluzione nel tempo della sua pittura, divisa in periodi ben definiti e distinti. Agl’inizi, la sua opera appariva tutta tesa verso un forte impegno sociale, che prendeva ispirazione e nutrimento dal tessuto vitale che si agitava intorno a lui: questo profondo Sud d’Italia, così ricco di secolare cultura e di altrettanta secolare sventura. Così le sue prime tele si affollano di contadini di Puglia, invecchiati precocemente, uomini e donne abbruttiti, a cui l’avara terra ha flesso le spalle, incartapecorita la pelle, contorte le ossa. A cui il sole ha cotto la faccia e le carni, ha bruciato le pupille, nelle quali ristagna una desolata rassegnazione per eterno sacrificio che giunge dai secoli. Le loro braccia giacciono inermi in grembo, – ma solo per brevi istanti – con le dita delle mani incrociate, in una pausa tra una fatica portata a termine e un’altra ancora da affrontare. A guardare tali figure si ha l’amara sensazione che tutto dipenda da quelle dure, nodose, tristi mani: la loro vita e la loro condanna. Pittura di denuncia quindi, di grande impegno morale, ma che, dal punto di vista strettamente artistico, incontra il rischio di una “diminutio” per l’indissolubile legame a situazioni contingenti, soggette nel tempo a profondi mutamenti. L’artista Solferino comprende che l’opera deve rivolgersi al cuore degli uomini di ogni tempo. Così, la maturazione del suo pensiero lo guida, negli anni sessanta-settanta, a un superamento della propria poetica pittorica, attraverso una decisa svolta verso l’iperrealismo. Che è, per un certo aspetto, appunto stasi temporale. Non pignolesca o maniacale copiatura della realtà, ma piuttosto astrazione della stessa, svuotamento di ogni contenuto. Ed ecco che le sue tele propongono tutta una serie di oggetti metallici, consumistici, oggetti “usa e getta” dei messaggi pubblicitari, immersi in una fredda luce smaltata di uno spazio ricreato: motociclette, barattoli, eccetera, che trasmettono in chi li osserva l’impressione di pure forme atemporali, di “cose” di cui si sia perduto ogni significato. A questo periodo segue un altro. Il più sontuoso dell’arte del Nostro, con opere per la maggior parte di grandi dimensioni, in cui predomina il tema della donna. Una donna per certi versi estranea alla realtà, chiusa in una passività silente, immersa in un’atmosfera rarefatta, ai labili confini del sogno. Si tratta, in genere, di figure femminili, quasi sempre collocate in primo piano e in posizione dominante, su cui si effonde una luce spesso esaltata dal netto contrasto di ombre, in tele d’ispirazione caravaggesca. Sugli sfondi, risolti con piani staccati, – la prospettiva è il più delle volte volutamente assente – si esercita un “continuum” di citazioni pittoriche del passato, in particolare una sentita rivisitazione dell’arte del secolo XIV. A tale proposito, il critico Donato Conenna parla di “macchina del tempo” che cerca un “effetto voragine” che attira irresistibilmente il fruitore in un tempo astorico, in un’illusoria eterna durata. La pittura solferiniana di questo periodo è fatta per lo più di donne e Madonne: conturbanti Madonne terrestri dalla bellezza estatica, esiliate dal cielo e racchiuse nell’incantesimo dell’oro di splendide icone, in cui solo la luce conserva ancora la propria sacralità. Oppure – nell’interessante filone dei bar romani – cortigiane, fatte oggetto di desideri inconfessabili, che portano negli sguardi la loro vicenda di

una secolare sottomissione.

Donne, queste, che ancora non si sottraggono all’antica corruzione del potere e del denaro, assediate dai vecchi bavosi che le concupiscono e ne comprano i corpi. Ed esse vi acconsentono, non si sa se per avidità o indifferenza o soltanto per rassegnazione, ma al tempo stesso, nonostante il mercimonio che fanno di sé, mostrano rancorose l’eterno trionfo dei loro corpi nudi. Donne e Madonne dagli sguardi intensi che ci agganciano da icone a trittico, da ovali lignei, da tavole contorte e di forma irregolare, da pietre che suggeriscono l’idea di antichi reperti, scampati alla lenta corruzione del tempo, sui quali, per puro miracolo, si è preservata qualche preziosa figura, appena un volto, mentre il resto è andato perduto. Donne e Madonne che ci fissano da un tempo annullato, fittizio, in un’atmosfera onirica in cui il passato emana la sua magia. Un passato che però è nel presente, appunto nel fascino conturbante di quei volti di donna.


Il presente non è nulla, sembra affermare l’artista, solo un attimo fuggente. Noi siamo il nostro passato, in noi i secoli si addensano, convivono, come nelle contrade di Puglia le antiche cattedrali e i palazzi di vetro. Ed è per questo che nelle sue donne c’è la storia di tutte le donne, che si dipana da sempre nel labirinto del tempo. Questo sembra dire Ernesto Gennaro Solferino, uomo e pittore della nostra epoca, ma dal volto di antico assiro. Ed ecco una serie di nuove opere, a commento grafico-pittorico dell’Inferno di Dante – che forse apre un diverso interessante periodo della sua arte – tutta ancora da godere e da apprezzare. FRANCESCO FUMAGALLI. Un grande mostra con 35 opere del Maestro brindisino sul ciclo della “La Divina Commedia" per il Sigillo Vaticano e "l'altra Beatrice” . Negli ultimi quattro anni, il Maestro, ha lavorato a 600 tavole per illustrare “La Divina Commedia” per il Sigillo Vaticano. Le opere dell'Inferno sono state in anteprima pubblicazione, in Mostra al Museo della carta e della filigrana di Fabriano, (tutte le opere sono state eseguite con carta a mano realizzata per l'occasione dalle cartiere di Fabriano). L'Opera nelle tre cantiche è stata presentata alla Mole Vanvitelliana, Museo di Ancona, per aprire il Congresso Eucaristico Nazionale con presenza di sua Santità Benedetto XVI, è rimasta in loco per trenta giorni per poi essere trasferita a ROCCALUMERA (Messina) Il pinacoteca VECCHIA FILANDA. Ernesto Gennaro SOLFERINO è nato a Latiano di Brindisi il 3 luglio 1946; vive ed opera con studi in Roma e Francavilla Fontana ( BR ). Già titolare di cattedra di Discipline Pittoriche (Teoria della forma e percezione visiva) è uno stimato Designer con abilitazione in Composizione Architettonica: Numerose sono le sue soluzioni per I' Habitat, teorico della forma e cultore dell'Arte Classica e Antica, agisce coadiuvato da validi collaboratori. Suo è il logo per le Colombiadi del 1992 “Manifestazioni Colombiane” in occasione dei 500 anni dalla scoperta dell'America “ROTTA DI COLOMBO “ tenute in Spagna. Nel mondo pittorico è costantemente presente in manifestazioni d'Arte e cultura con Mostre di valenza nazionale ed internazionale. E 'stato invitato con mostre personali in Musei e Pinacoteche pubbliche e private in Italia e all'estero: negli U. S.A., in Canada, in Francia, in Inghilterra, in Germania, in Giappone in Australia ecc. Invitato nel 1974 alla BIENNALE DI VENEZIA (per “IL CILE”) Relatore e collaboratore per la Quadriennale di Roma; Vincitore del l° Premio Pittura alla Biennale città di Malta nel 1987; Vincitore del I premio Città di MONTECARLO 1980; Primo premio “Juan Mirò” per la grafica – Barcellona- ; Primo premio “Biennale del mediterraneo” per il designer ATENE; Premio Presidente della Repubblica, Roma 1976 e premio MONTECITORIO; ecc....... Di E. G. SOLFERINO hanno scritto, fra tanti: Giulio Carlo Argan, Guido Ballo, Alfonso Gatto, Paolo Levi, Franco Solmi , F. Fumagalli, Remo Croce, Luigi Carluccio ecc..


BREVE CENNO CRITICO GENERALE Il 9 maggio 2015 è stato inaugurato a Palazzo Bollani – in Venezia, il grande e importante evento “Il Grande Canale della Pace”, un’esposizione in concomitanza con la 56^ Biennale d’Arte. In occasione di questa manifestazione, il curatore, Gregorio Rossi, ha scelto un cospicuo numero di artisti da presentare al pubblico internazionale, fra essi nove sono stati presentati da ACAF-Artemisia Gallery di Bergamo. Nell’ingresso del Palazzo, sulla parete destra, si può ammirare la grande opera a tutta parete di Anticoli Borza Emma, Per un nuovo mondo-Questo è l’inizio. Essa si presenta su di uno sfondo arabescato di antica fattura con i colori magenta e oro che ricordano vagamente i colori araldici delle battaglie secolari, spicca una carrozzina per bimbi, perfetta nella forma e nei dettagli, l’inizio per una nuova era di pace. Nella saletta attigua, troviamo la serenità che s’intravede nell’Altra Beatrice di Solferino Ernesto Gennaro, una bellissima figura di giovinetta inserita a forza nel contorno della tela, prigioniera delle dimensioni che la obbligano a una forma di ritrosia e pudore, la pace imprigionata. Seguono sempre nella zona dell’ingresso le opere di Armato Vincenzo, Ciao – Anno Zero ironico e giocoso nelle sue scritte formate da pacchetti di sigarette ed altre composizioni, il messaggio che vuole inviare è che tutto finisce in fumo, meno il pensiero positivo che si riesce a trasmettere. Salendo lo scalone del palazzo, arriviamo alla sala centrale ove vi sono alcune opere disposte a terra, questa scelta espositiva dettata dal curatore vuole essere un messaggio di protesta contro la guerra, fra esse troviamo le tre tele del maestro Biagio Schembari, Tra Sacro e Profano-Architettura Antropomorfa – Diana a Comiso raffiguranti paesaggi, forme e figure possenti, forti, dominanti come grandi statue di pietra, idoli perentori e severi che ci indicano il cammino per una pace duratura. Vicino alle sue opere troviamo lo stelo in ceramica a secondo fuoco di Ernesto Marrani, una bellissima composizione di forme e colori, Dialogare è lavorare per la pace un omaggio al lavoro e alla pace che accompagnano le opere di maestri artigiani avvezzi a lavorare e forgiare la materia con le proprie mani. Al centro del salone una grande tela Sans titre appoggiata al muro di Gallicot Madar Jacqueline che rappresenta tre donne di nero vestite, con atteggiamento spento e triste, ricordano un periodo di guerra e persecuzione a monito di non dover ripetere oltre questo drammatico momento, ma non è il solo messaggio etico e profondo che troviamo in questa sala, su di un palchetto vi è una cassa di legno contenente delle teste di donna in ceramica Donne stracciate di Lucia Balzano, teste mozzate, teste di donne private della propria intelligenza e libertà di azione, una pace che tarda a venire, perché in questo caso la guerra alla loro intelligenza non è ancora terminata. Sulla sinistra del fondo salone, troviamo l’opera di Gubbati Valeria, Griglia maya e Poesia una maschera antica, una sorta di totem sacrificale con cui gli antichi invocavano gli dei per avere un periodo di tranquillità e prosperità, mentre, al centro della sala, spicca per la sua presentazione armonica e perfezione formale, l’opera di Prandi Andrea, un quadrittico, quattro pannelli raffiguranti Le quattro stagioni dell’anima. Quattro passaggi di emozioni e sensazioni del nostro animo interiore, primo prigioniero di ogni forma di sentimento che riesce attraverso essi a liberarsi delle condizioni classiche per esprimersi al meglio e con naturalezza, dando così un messaggio di pace e calma che ci fa rientrare nei canoni più confortevoli del nostro nuovo avvenire. La mostra terminerà il 22 Novembre 2015, sicuramente sarà una tappa fondamentale e un valore aggiunto nel panorama artistico della Biennale degna di essere vista e interpretata. Auguro a tutti gli artisti di poter avere la giusta valutazione della loro professionalità. Pasqua dott.ssa Enrica - critico e storico dell’arte


ALCUNI MOMENTI DELL’ESPOSIZIONE


Biagio Schembari e Gregorio Rossi


Gregorio Rossi e Maria Grazia Frassetto

Anticoli Borza Emma e Gregorio Rossi

Lucia Balzano e Gregorio Rossi

Palazzo Bollani visto dal canale




Acaf-Artemisia Gallery via G.B.Moroni 124 24122 Bergamo tel.035241481 - 3895563828 galleria.artemisia.bg@gmail.com www.galleryartemisia.com


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