Magabagarre 09

Page 1

#MAGABAGARRE

OGNI GENERAZIONE HA I SUOI TALENTI Federico Mecozzi lavora con Einaudi da quando aveva sedici anni. E non è tutto. di Daniele Olivieri Ogni generazione ha i suoi talenti. Io ho avuto il piacere di conoscerne uno della mia e di farmi raccontare la sua storia davanti a un caffè. Federico Mecozzi, quasi 25 anni, è un giovane violinista (anche polistrumentista) di Verucchio e ha già bruciato le tappe del successo, che durante l'intervista definirà soprattutto personale. Ma, volendo raccontare dall'inizio come il sogno di un ragazzo giovanissimo si sia trasformato in una realtà che ancora oggi fa spalancare gli occhi al diretto interessato, dobbiamo fare un passo indietro. Vent'anni fa Federico, cresciuto con la passione del padre per la musica di ogni genere, decide di imparare a suonare la chitarra. Voleva diventare un cantautore, come l'eterno De Andrè che ha sentito suonare alla radio. Con lo stupore di cui solo un bambino è capace impara a padroneggiare lo strumento, studiando chitarra in una scuola privata, finché all'età di dodici anni decide di iscriversi al conservatorio. Non vuole però perdere quella sensazione di leggerezza che gli trasmette la chitarra, forse perché gli ricorda da dove ha iniziato e i primi, incerti passi nel mondo musicale, e decide di frequentare la classe di violino; è chiaro per lui sin da subito che quello strumento diventerà parte della sua anima e lo suonerà – ispirandosi ad artisti come Mauro Pagani e Angelo Branduardi – rivisitandone la classicità in chiave alternativa e con uno stile spaziante che diventerà sempre più suo. Del violino dirà: “Non è come la chitarra per me, il violino è uno strumento che non puoi tenere secondario perché ti richiede un allenamento e uno studio costante. È uno strumento per cui io tutt'ora provo un amore e odio, è una parte di me che come tale richiede molta attenzione.” Le sue prime esperienze sul palco, dal gusto folkloristico e romagnolo, arrivano all'età di quattordici anni, quando inizia a suonare liscio e musica da ballo durante serate negli alberghi e in piccoli locali, soprattutto per intrattenere i turisti. Farà tesoro di questi primi contatti con il mondo della musica dal vivo, definendoli una palestra importante per sviluppare l'improvvisazione e l'approccio con il pubblico. È due anni dopo che la sua giovane carriera impenna con stravolgente rapidità. Un'occasione più unica che rara si presenta alla sua porta: il noto pianista e compositore Ludovico Einaudi riceve, nel 2008, la cittadinanza onoraria a Verucchio, il paese dove si tiene l'omonimo festival di cui da qualche anno Ludovico è il direttore artistico. Alla fine della cerimonia, Federico omaggia Einaudi improvvisando con il violino elettrico sulla base de “I Giorni”, un pezzo dello stesso compositore. Einaudi rimane stupito dalla sua esibizione e lo invita a suonare quello stesso brano assieme a lui, sul palco del festival di Verucchio la settimana successiva. Si instaura così un rapporto quasi epistolare tra i due; nei mesi successivi rimangono in contatto, Federico invia le sue composizioni a Einaudi, il quale gli risponde

con suggerimenti e osservazioni, mostrandosi molto disponibile e interessato. Interesse che si trasforma dopo qualche tempo in una vera e propria proposta: Federico riceve una telefonata da Einaudi, chiedendogli di entrare a far parte della sua formazione live come violinista e polistrumentista. Inutile dire che Federico accoglie la proposta con entusiasmo e stupore, entrando ufficialmente nel progetto di Einaudi a fine 2009. Partecipa alla tournée di “Nightbook” per due anni e mezzo; poi, con l'uscita di “A Time Laps”, Federico inizia a ricoprire un ruolo più attivo, aiutando Einaudi con la stesura degli arrangiamenti orchestrali. La tournée di quell'album durerà altri due anni e mezzo. Nel 2016 Einaudi e la sua formazione sono saliti sul palco in centocinquanta date in tutto il mondo con l'album “Elements”, al quale hanno contribuito tutti i membri del gruppo come menti creative e non solo come musicisti. Ad oggi Federico continua la sua collaborazione con Einaudi, ma nel frattempo porta avanti diversi progetti ai quali non ha intenzione di rinunciare. Suona e scrive con Andrea Amati (cantautore di Sant'Arcangelo) con il quale sta anche preparando un tributo a De Andrè e un omaggio a Tenco; registra arrangiamenti su richiesta di vari artisti; suona in una band folk-rock. Una capacità eclettica invidiabile che gli permette di far muovere la sua musica in tutte le dimensioni possibili e a lui gradite, lasciando dietro di sé una traccia di riconoscibile modernità e innovazione che, siamo certi, ritroveremo anche nel suo primo disco al quale sta lavorando. “Da parecchi mesi sto lavorando anche a quello che sarà il mio primo lavoro da solista, il mio primo disco. Non so ancora quando uscirà ma ci sarà sicuramente. […] Rispetto alla mia idea infantile di fare il cantautore cambierà tutto: sarà un lavoro di musica strumentale, con il violino al centro e gli archi in generale, mantenendo il concetto base di modernizzazione di uno strumento classico.” Non mi restava dunque che augurargli buona fortuna. È stato un onore conoscerlo, sia per il carattere cordiale, sia per il personaggio maturo ma ancora fanciullesco che appare. Una storia che porta aria di buona speranza per tutti coloro che ambiscono a raggiungere un traguardo importante grazie alla propria arte, alle proprie mani, alla propria musica. E perché no, anche per chi vuole avere successo. Successo... Su questo punto Federico ha voluto fare un'ultima precisazione: “Il mio è prima di tutto un successo personale. Ludovico può dire di essere famoso, per me è diverso e va bene così. La mia soddisfazione sta nel fatto che la gente mi scrive, soprattutto dopo un concerto, mi cerca e si interessa. Cerco sempre di rispondere a tutti, a volte sono costretto a trascurare qualcuno e mi dispiace. Però mi fa piacere ricevere così tanti messaggi. Questo è il mio successo.”

31


#MAGABAGARRE

LA MUSICA DI

WORD

“L’hip hop è un percorso mentale che può cambiare la vita.” di Serena Leurini

Nel panorama musicale riminese una nota di merito va al rapper Stefano Word Serio. Nella sua storia alla scoperta dell’hip hop ci racconta come la musica nasca da un bisogno di comunicazione e condivisione. Come hai scelto il nome “Word”? Il mio nome deriva da un discorso di grafica perché tutto è iniziato facendo dei graffiti. Il primo approccio vero e proprio è stata la break dance: ho visto il film “Beat street” dove c’era il sunto dell’hip hop anni ‘80 a New York. Così nella mia camera ho iniziato ad imitare i passi di break dance. Avevo 16 anni e quando ero solo in casa mi approcciavo a questo mondo, anche se girava pochissima musica sul genere in radio. In quel periodo giocavo a baseball, ero affascinato in generale dal mondo americano dello sport, dell’arte e della musica. Però la break dance non era semplicemente un fascino superficiale, bensì mi interessava capire tutto il mondo dietro ad essa. Poi uno dei miei compagni di baseball mi ha presentato Eron e abbiamo iniziato a vederci in gruppo affittando il sabato pomeriggio una palestra in via Angherà per ballare sulla musica delle cassette. Tra noi c’è stato anche Callà che aveva vissuto una scena più prolifica in Germania, perché in generale gli altri paesi europei erano più avanti rispetto all’Italia. Ognuno aveva il proprio nick-name ed io volevo racchiudere il concetto

LA FRASE

PH Lisa Bifulco

dell’hip hop in una parola e quindi “Word”, parola che viene scritta e detta. Inizialmente scrivevo sui muri WORD RAP, parola rap: mi piaceva graficamente per il front stondato e lo riuscivo a fare velocemente con la bomboletta, in più avevo a cuore il concetto di parola intesa come comunicazione. Sto parlando di writing, concetto che si riferisce a persone che di notte lasciano messaggi in punti strategici delle città. Negli anni ‘90 era una cosa strana e innovativa vedere questi nomi in giro per la strada e serviva anche una certa sicurezza per fare il tratto anche in condizioni difficoltose perché la strada era una palestra estrema. Parlaci di “Matumago X-Press”. Per diverse scelte mie, in vent’anni ho creato un solo album ufficiale da solista. Qui ho voluto racchiudere il mio cammino nell’hip hop e dunque è una cosa molto personale. È tutto con basi costruite senza campionamenti ed è un’opera che mi rappresenta per un 70-80%. Il resto ho voluto lasciarlo aperto sul concetto della crew: quindi del gruppo K Rimini e burdelcrew, cioè tutte le persone che mi hanno insegnato ed influenzato. Per me il concetto di crew deve essere superiore al singolo ed è importante essere disposti a condividere. Il motivo per cui l’ho scritto è raccontare tutte le esperienze che mi hanno arricchito la vita. L’hip hop mi ha dato la possibilità di

MUSICA IN AUTO In questa rubrica consigliamo una playlist da ascoltare in macchina, ma attenzione: solo vero Rock Italiano!

32

1) Signorina primavolta - 3ATM 2) Aca toro - Punkreas

Fantasma - Linea77

...dovrei passare tutta la vita a pensare alle cose che ho, alle cose che vorrei, al modo di raggiungerle e poi a come difenderle ma io non so cosa avevo prima e non so quello che ho adesso sorrido ad ogni nuovo giorno perché vivo sperando che le persone che amo proseguano nel viaggio stammi affianco ammira dall'alto il paesaggio la bellezza intorno..

3) Tempi Cupi - Pornoriviste 4) Branca day - Derozer 5) Fantasma - Linea77 6) Asilo Republic - Vasco Rossi 7) Volevo un taglio semplice - Atroci 8) Vizi - Mrovagine 9) Ultranoia - Verdena 10) Gennaio - Diaframma


Secondo me c’è stato un appiattimento. Hanno dato più possibilità a molte persone, ma così diventa più difficile capire dove sta la qualità. Questo non significa che non ci sia qualità, ma è più difficile da individuare. Quindi in realtà ha allargato il panorama, senza migliorarlo ne peggiorarlo. Per un utente medio può essere difficile capire perché magari cerca più che altro il personaggio e l’immagine, mentre per gli addetti ai lavori no. Sicuramente non mi piace la piega che ha preso, ma d’altra parte si ha più possibilità di mostrare la propria arte.

#MAGABAGARRE

Come pensi che le nuove tecnologie abbiano cambiato il mondo della musica?

Nel circondario quali sono le tue preferenze o i tuoi contatti col mondo della musica? A dire la verità inizio a sentire lo stacco generazionale: ci sono dei bravi ragazzi fra i 20 e i 25 anni che hanno una buona tecnica e attitudine e si stanno approcciando a questo mondo. Purtroppo i punti di contatto con loro sono pochi, ma li conosco. Nella generazione di mezzo ho più punti di riferimento a partire dalla crew.

Spiaggia libera bagno 1 Rimini - Marco Sfrevol Montanari

Quali sono i tuoi progetti per quest’anno? incontrare persone che diversamente non avrei mai conosciuto e di condividere esperienze con loro. Mi è sempre piaciuto testimoniare la trasversalità dell’hip hop anche attraverso il racconto dei miei viaggi che mi hanno portato a conoscere persone nuove all’interno di questo mondo. Cosa puoi dirci del nuovo album? Devo andare a registrarlo a Grosseto. Ho scelto di accantonare ambizioni di gloria e successo e parlando realisticamente quello che faccio è strettamente personale. Vendo la mia esperienza col mio dialetto e sono contento di avere anche solo venti estimatori in Italia che comprano l’album per puro piacere. Il mio obiettivo è sempre stato suggellare la mia esperienza anche con Matumago nel 2007. Il mio produttore è d’accordo con me su questo, abbiamo una visione simile.

Nell’ultimo mese mi ha contattato una psicoterapeuta del Ser.T che segue dei ragazzi con problematiche legate alla droga. Ci siamo appena conosciuti e ho iniziato a dar loro dei consigli perché questi ragazzi usciti dal periodo più buio hanno cominciato a scrivere circa 20 canzoni in due mesi. La loro responsabile così mi ha contattato per dar loro suggerimenti e parlare. Io ho notato molta energia e bisogno di espressione, così ho dato loro un pò di link e musica da ascoltare. Poi ho in programma una serata per il 10 di febbraio con altri psicoterapeuti che fanno incontri sul disagio giovanile. Porterò dei ragazzi dai 16 ai 20 che fanno break dance e graffiti e andiamo a testimoniare come l’hip hop può dare un’alternativa a livello sociale. Il suo scopo principale è togliere la gente dalla strada e dare opportunità diverse. È un percorso interiore che con pochi strumenti e senza scuole ti dà la possibilità anche di vendere un prodotto. Come secondo punto c’è l’organizzazione delle feste. In questi giorni mi

LA VIGNETTA DI ZAC e GIO’ seduti in autobus. ZAC - Hei Giò! Giò! Togli quelle cuffie! È appena entrato un tizio con una pistola urlando: Fermi tutti questa è una rapina! GIO’ - Dai valà Zac! La devi smettere di farmi prendere di questi colpi, pensavo ci fosse il controllore!!

33


#MAGABAGARRE

sono rivisto con amici storici come Callà e Enrico Arcangeli. Ad esempio il 25 febbraio facciamo la festa di Carnevale e stiamo giusto decidendo la location. Il tema sarà anni ’70-’80 e speriamo di coinvolgere anche ragazzi più giovani. Da questa serata speriamo di partire ad organizzarne altre durante l’anno: la programmazione di eventi è sempre stata una parte importante nel mio lavoro come nel caso di Free style session, e King of Rimini 2014-2015. Quali sono state le tue collaborazioni passate? Ho quasi sempre collaborato con amici, mai per opportunismo mio. Ho avuto diverse esperienze da quelle con Uomini di Mare, Piotta, Inoki e Jimmy Spinelli col quale ho condiviso una buona parte dei miei due anni di Bologna. Scrivere con lui è sempre stato molto stimolante. E poi logicamente la mia collaborazione con Gian Maria Flores che è stato il mio produttore e abbiamo scritto diverse canzoni insieme e con lui c’è un feeling artistico molto alto perché mi conosce bene e quando fa una base è come se me la cucisse addosso. Ci sono dei ragazzi di San Salvo che ci hanno invitato un anno fa a fare una serata ed essendo rimasti in buoni rapporti poi ho fatto un featuring da loro. Nascono amicizie che vale la pena continuare e in questo modo si lavora meglio. Parlaci del successo di “Buliron”. Buliron è stato un piacevole danno collaterale: non mi aspettavo che un pezzo su una base afro potesse diventare il mio cavallo di battaglia. L’ho scritto in maniera molto spontanea e inerente all’atmosfera della Mecca: io non ero un assiduo frequentatore, ma una volta al mese ci andavo. Negli anni ’80-‘90 era quasi un luogo mistico, come una nazione senza regole dove veniva anche tanta gente da fuori così ho voluto descrivere quell’atmosfera. Lì mi hanno conosciuto molti riminesi della mia generazione e inaspettatamente anche ragazzi più giovani dell’età di mia figlia. Sono molto affezionato a quel pezzo.

Il 4 marzo esce:

HOTEII

Brothers and Sisters (Starks, Chiara, Zuncu) Mix: “Frani Thomas” per “Produzioni Estreme” Master: Keemo “Inferno Production” New York Produzione: “Kryptonite Muzic e Inferno Production”

sito www.broandsista.it

link itunes https://itunes.apple.com/it/ album/hoteii/id1200543712?l=en

34

PH Lisa Bifulco


Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.