Magabagarre 08

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#MAGABAGARRE

NUOVE VOCI, NUOVI SUONI Intervista a una frontgirl emergente: racconta la sua musica e gli Arya di Daniele Olivieri Parliamo di idee e progetti: nello specifico, avrei piacere di presentare una nuova realtà musicale, nata da non molto dall’iniziativa di un giovane ragazzo che non ho avuto il piacere di conoscere. In compenso ho potuto parlare con una sua collega, se così possiamo definire la relazione che intercorre tra i componenti di uno stesso gruppo musicale: Virginia Bertozzi, studentessa dell’università di Urbino, con la passione della musica e ben tre gruppi che contano su di lei per dare voce alla propria musica. Virginia canta, e lo fa piuttosto bene, ha una voce decisa che ricorda nelle tonalità quella di Amy Lee, la cantante degli Evanescence, gruppo gothic metal statunitense. Come dicevo, canta per tre gruppi: uno, formatosi recentemente, con il quale compone cover di gruppi noti; un secondo, più datato, con il quale è al momento in stand-by per via degli impegni dei componenti; un terzo, sul quale vorrei concentrarmi, che nasce appunto dall’idea di un singolo, al quale si sono poi uniti altri quattro componenti fra cui Virginia. Il nome del gruppo è: Arya. Pronunciatelo con l’accento sulla “y”, se così si può dire, ma il senso di fondo non cambia: portano Aria fresca nel mondo della youth music, quel mondo fatto di sogni e muri all’apparenza invalicabili, di cui pochi si interessano. Il loro genere può non piacere a tutti, com’è ovvio che sia, ma hanno un ottimo suono, che preme forte l’acceleratore sull’experimental rock/metal, lasciando spazio a pezzi più ambientali, fatti di parti unicamente strumentali, particolari al punto giusto. Il loro primo album è disponibile in rete e porta il nome sognante di: “In Distant Oceans”, quegli oceani lontani nel quale vorrebbero navigare, consci dei pericoli che il mare della musica comporta. Ma torniamo a noi. Nell’intervista con Virginia, abbiamo parlato di vari aspetti legati alla sua passione. Premesso che alla scomoda domanda: “In quale gruppo riponi più speranze?”, lei ha risposto: “È come chiedere a una madre qual è il suo figlio preferito”, posso affermare, magari sbagliando, che al momento è proprio Arya il nome più emergente. Oltre ad aver già collezionato diverse esibizioni in giro per il territorio della regione (Rimini, Bologna, San Mauro Pascoli), hanno in progetto altre date. Per non parlare del sopra citato album, uscito nel novembre del 2015, che conta sei brani, e sembra voler essere un vero e proprio inizio per un progetto che, ci auguriamo, possa avere un futuro luminoso. Le musiche sono state pensate, composte e mixate da Luca Pasini, e poi registrate in studio dal gruppo intero: Simone Succi (chitarra), Namig Musayev (basso), Luca Sigovich (batteria), Luca Pasini (chitarra) e Virginia Bertozzi (voce). Come annunciato, la parte strumentale è frutto dell’inventiva del singolo, perciò sorge spontanea la domanda: “Come si fa ad aggiungere la parte vocale?”

Il quesito trova una semplice risposta, che cela però una più profonda riflessione. Virginia ha scritto i testi per i brani dell’album degli Arya e li ha cantati. Ma qual è il segreto per creare un’armonia tra ciò che viene suonato e le parole che accompagna, considerato anche il tipo di musica che il gruppo in questione si propone di suonare? Non è forse più difficile seguire un ritmo con le parole, creando un testo coerente e di senso compiuto, piuttosto che seguire la batteria con la chitarra? Questa è stata la rispota di Virginia: “No, la voce non è più difficile da aggiungere rispetto agli altri strumenti. È vero, siamo abbastanza diversi cantanti da musicisti, ma per me non è così. Il testo non deve necessariamente avere un senso completo, a meno che tu non faccia musica commerciale o cerchi di arrivare a conquistare l’ascoltatore anche con le parole [...] Nel mio caso scrivo in inglese, mi viene molto più semplice e ormai ci ho fatto l’orecchio. L’italiano è molto più difficile e ancora non mi sento all’altezza di creare qualcosa. Ci sono volte in cui mi vengono delle frasi sul momento che potrebbero stare bene, altre in cui invece ho il testo sotto che ho scritto in un pomeriggio in cui non stavo facendo niente e dopo lo adatto alla musica. Dal mio punto di vista mettere le parole su un pezzo è molto più facile che costruire un pezzo che non ha le parole”. Virginia spera di fare il cosidetto “botto”, spera di riuscire a sfondare quei muri così alti e robusti, ma non ha fretta. Con i componenti dei suoi gruppi ha creato un legame affettivo di amicizia prima di tutto: spianano la strada assieme, senza illudersi, crescendo passo dopo passo e con un obiettivo preciso e tangibile. Portano avanti la loro passione e cercano di emergere dal pantano in cui tutti si trovano all’inizio. Ma sono proprio coloro che perseverano, che insistono e che credono in se stessi e nei loro progetti, ad avere la meglio alla fine. Mi si dica pure che sono un idealista, ma ammiro chi prende realmente sul serio se stesso, soprattutto se giovane e inesperto, quindi coraggioso. Come ho detto, parliamo di progetti e idee, qualcosa da costruire un passo alla volta con determinazione e volontà.

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FADAMAT La nuova scintilla musicale del rapper riminese e il suo progetto di Daniele Olivierii

L'importante è rimanere se stessi. Il concetto base su cui fa leva l'etica musicale di Patrick, meglio conosciuto come Fadamat (nome d'arte di origine romagnola ma dalla pronuncia italiana) è proprio questo: fare musica significa prima di tutto non prendersi in giro, non snaturarsi, non mettersi a un tavolo a pensare quali siano le parole giuste ma lanciarsi, seguire l'impulso e dargli voce. Così facendo si è sempre vincitori, che il successo bussi alla propria porta o meno. Fadamat è nato a Roma ma è cresciuto sia fisicamente che artisticamente a Rimini, dove da diciotto anni si ritaglia il suo spazio nell'ambiente Hip Hop, genere musicale nel quale si sente

LA FRASE

profondamente radicato per la schiettezza e la forza dei messaggi che porta con sé. Ha pubblicato diversi lavori, alcuni dei quali portano l'impronta di importanti collaborazioni con famosi artisti italiani (Tormento e Fedez per citarne due), e solo negli ultimi anni, dopo alcuni eventi che hanno portato a un inasprimento nei rapporti con il micro-mondo riminese, ha deciso di allontanarsi momentaneamente dalla scena italiana e di fondare un'etichetta indipendente unendo le forze con Keemo (producer italiano attualmente attivo a Brooklyn): la Inferno Production. È in questo progetto che sta concentrando le sue forze, sia come artista con l'uscita del suo ultimo album,

MUSICA IN AUTO

In questa stanza che m’ha insegnato un sogno che m’ha donato un senso oggi ci son solo immagini d’un tempo le storie del passato scandiscono l’inverno di un anno ormai ghiacciato di un io che oggi non c’è

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Non ho paura - The Sun

In questa rubrica consigliamo una playlist da ascoltare in macchina, ma attenzione: solo vero Rock Italiano!

1) Universo - Ritmo Tribale 2) Signor Jones – Estra 3) Il Primo Dio - Massimo Volume 4) Tutti al Mare - Virginiana Miller 5) Rosemary Plexiglas - Scisma 6) Acida - Prozac 7) Balena - Elettrojoyce 8) Il Soffio - Luciferme 9)La Terra - Karma 10) Lui non ci sarà - Clandestino


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sia come manager, incarico nel quale cerca di destreggiarsi. Fadamat parla di un gruppo coeso e sempre più nutrito, arricchito da figure giovani ma con importanti potenzialità e da altre più competenti, per esempio Starks che si occupa del sito web e Marco “Sfrevol” Montanari che cura la fotografia. La Inferno Production sta scalando i vertici nel panorama regionale, portando con sé una chiara identità di gruppo nella quale Fadamat si rispecchia appieno, sia a livello di sonorità che di obiettivi. Il tono malinconico, il continuo aggiornamento per restare al passo con la moda senza però esagerare, senza scendere a compromessi vincolanti, è il suo modo di produrre musica e “Fallito” – questo è il nome dell'ultimo album – è un ponte, porta aria di cambiamento, in esso l'artista si pronuncia su argomenti che non aveva mai toccato. Famadat racconta delle difficoltà e dei fallimenti che ogni giorno aspettano tutti quanti dietro l'angolo, racconta scene universali nelle quali l'ascoltatore può e sente di ritrovarsi, delle sfide che ha dovuto superare e del buio che intravede davanti a sé, nel quale però si getta con coraggio; una continua analisi del proprio passato. Patrick è orgoglioso del suo progetto, sottolinea l'importanza di avere un rapporto confidenziale oltre che professionale con i suoi compagni e promuove l'attenzione e la cura verso i giovani rapper che si affidano alla sua etichetta per produrre la loro arte. Attacca senza utilizzare mezzi termini coloro che non seguono la propria natura, chi cerca di prevaricare, chi mette in secondo piano la coesione con gli altri membri per far risaltare la propria figura e chi, soprattutto, si

LA VIGNETTA DI

ZAC - Hei Giò! Come te la cavi con la geografia? GIO’ - Mah non sono un Maestro ma prova a dire.. ZAC - OK, dove si trova il deserto del Sahara? GIO’ - Beh in Africa, su questo non ci piove!

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svende. A tal proposito condanna aspramente il format del talent, che sta passo a passo sostituendo il processo classico con cui un artista riesce a farsi conoscere, ovvero attraverso la propria musica e non tramite canali super mediatici. Su questo punto spiega: “I talent strumentalizzano. Fanno firmare al vincitore un contratto da subito e per 4-5 anni gli tolgono tutto. Gli lasciano un uno percento delle vendite totali e pochissimo dai live; sono la morte della musica. Poi, fuori dallo show, dopo qualche successo sparisce completamente. Perché? Perché all'etichetta che lo ha spremuto fino all'osso non importa più niente e lui non può fare nulla da solo perché bloccato dal contratto. Quindi scompare dalla scena. Poi quando finisce il contratto cerca di tornare fuori, riprova a fare un disco, ma la gente non si ricorda nemmeno chi è. I talent danno tanta visibilità ma si mangiano tutto.” Attualmente Patrick sta lavorando al suo prossimo album che sarà il raggiungimento dell'altra sponda, il definitivo attraversamento di quel ponte su cui si trova ora, una sorta di personale rivoluzione artistica. Inoltre sta organizzando una serie di live a partire da gennaio e si diverte ad esibirsi nei locali come DJ. Fadamat non sarà il classico cantautore o il rapper estroverso e allegro che fa ballare le masse, ma lui non si preoccupa e non fa piani a lungo termine perché: “Se ti piace fare musica la fai, che ti vada bene o meno. Non ha senso cercare a tavolino quella hit per spopolare che poi non uscirà mai. Mentre fai, i fatti si evolvono e cambia tutto. Non mi faccio illusioni. Faccio musica.“

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RIMINIAMO SONG

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di Peroz Produzioni Estreme per Kryptonite Muzic e Inferno Production Acquistabile su tutti gli store italiani Itunes https://itunes.apple.com/it/album/ riminiamo-song-single/id1144653984

Visibile su Youtube https://youtu.be/0Qdr_uWHuEk

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64mila view su Facebook In onda su Radio Deejay


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