QUERCIOLINA

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QUERCIOLINA ____________________________ una quercia dalle caratteristiche un po’ umane realizza il suo sogno


Un giorno di novembre nel 2019, in occasione della “Festa dell’albero” il Comune ha fatto un bel dono alle scuole di Rubiera: nuovi alberi. Nel giardino della scuola Marco Polo sono stati piantati: un frassino e una quercia. Esperti ed autorità sono venuti ad assistere all’evento e diverse classi hanno partecipato. I bambini e gli insegnanti di terza B e C, in particolare, hanno fatto delle ricerche e sono stati i protagonisti dell’accoglienza dei nuovi alberi arrivati. A partire da un fatto realmente accaduto, con riferimenti a luoghi che esistono davvero, come il boschetto del Parco Caleidoscopio nei pressi della scuola, gli alunni delle quarte A, B e C dell’A.S. 2019/20, hanno deciso di condividere la realizzazione di un racconto, dividendosi le parti: la IV A con le Maestre Flavia Vairo e Sonia Gaetti si è occupata dell’INIZIO, introducendo il luogo, il tempo e la protagonista; la IV B con le Maestre Elisa Smaldone e Maria Rispoli ed il Maestro Salvatore Giuffrida ha ideato lo SVOLGIMENTO, con altri personaggi e anche un po’ di magia; la IV C con il Maestro Antonello Zurlo e la Maestra Tiziana Dada si è occupata della CONCLUSIONE. In continuità fra le tre classi, con l’aiuto della fantasia, abbiamo narrato di una quercia dalle caratteristiche un po’ umane che ha realizzato il suo sogno. Il racconto è poi approdato alla secondaria di primo grado “Enrico Fermi” che con la classe I D, seguita dal Professor Enrico Marani e dalla Professoressa Giulia Paglioli, ha illustrato il racconto elaborato alla primaria, realizzando un’esperienza di continuità verticale.

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Era autunno in un boschetto pieno di alberi alti e robusti, con foglie gialle, rosse e marroni. Erano pioppi, tigli, frassini, olmi, noccioli. Fra loro abitava una quercia di nome Querciolina che era esile, fragile e, come tutte le querce, lenta a crescere. Aveva il tronco di colore chiaro, snello, ma con molte crepe sulla corteccia, e i suoi rami erano corti, magri, con poche foglie ormai rinsecchite che tardavano a staccarsi. In mezzo a tutti gli altri alberi, si sentiva molto sola e pensava spesso: “Non ne posso più! Sono l’unica quercia in questo boschetto e tutti mi trattano come un’estranea!”. La giovane quercia non riusciva ad abituarsi ad essere presa in giro dagli altri alberi intorno a lei, solo perché era diversa da tutti loro: si sentiva osservata dall’alto in basso e quel vago sorrisetto di cui si accorgeva la faceva sentire proprio male. Anche gli animali le stavano lontani, perché i suoi rami erano ancora troppo sottili e deboli per accogliere gli uccelli in sosta durante il volo o per reggere la corsa degli scoiattoli. Vicino al boschetto si trovava una scuola e tutti i giorni si sentivano nell’aria le voci allegre e chiassose dei bambini che giocavano in giardino. Querciolina 3


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udiva da lontano quelle risate degli scolari e immaginava di poter essere lì con loro. Non smetteva mai di sognare: desiderava tanto avvicinarsi a quei bambini, avrebbe voluto potersi staccare dal terreno ed avviarsi, sicura che esistesse lì vicino un posto più adatto a lei. “Se potessi liberare le mie radici”, pensava, “me ne andrei da qui per sempre!”. Il proverbio dice “Volere è potere” e quella volta fu proprio vero. Un giorno in cui soffiava un forte vento, alla quercia giunsero dei suoni e, incuriosita, rimase in ascolto. Sentiva raccontare di una notte in cui gli alberi si animavano, potevano camminare e si riunivano per discutere dell’uomo e di come egli a volte maltratti la natura. Era un racconto fantastico, scritto in un libro per bambini, che una maestra leggeva ai suoi alunni e suggerì un’ ottima idea a Querciolina. Ciò che gli umani non potevano immaginare, era che tutte le notti le piante si ritrovavano veramente per discutere dell’uomo e delle sue mancanze verso la natura, e quella notte Querciolina decise di impiegare quel lasso tempo per rendere reale anche quella parte di leggenda che, fino ad allora, non corrispondeva al vero: non sono mai esistiti gli alberi “camminatori”, 5


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almeno fino a quella notte. Quella notte, infatti, era diversa dalle altre: con un po’ di fatica e con il grande supporto dell’amico vento, Querciolina riuscì a far spuntare dal terreno prima una radice, poi un’altra e un’altra ancora fino a quando non uscirono dal terreno tutte le sue radici e fu libera di muoversi per il bosco. Il povero alberello ci mise un po’ di tempo ad abituarsi alla sua nuova situazione, ma, una volta trovata la sua stabilità, potè incamminarsi verso la scuola. Durante la sua fuga gli alberi del bosco la guardarono sorpresi e fecero tutto il possibile per farla tornare sui suoi passi: «Dove vai!» gridò il pioppo «se gli umani ti scoprono ti usano per accendere il camino» le disse impaurito il nocciolo, «ti trasformeranno in un letto oppure, peggio ancora, in un comodino» aggiunse il ciliegio. «Sei fuori di corteccia?» le domandò divertito il salice che ancora non aveva ben capito quello che stava succedendo, le sue foglie, come ben sapete, gli coprono costantemente la vista, costringendolo ad immaginarsi le cose pur 7


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senza vederle. «Me ne vado dove sarò veramente apprezzata!» rispose decisa Querciolina. Una volta giunta nel giardino della scuola vide due enormi buche proprio al centro e si accorse che una di queste sembrava fosse stata preparata per accogliere le sue lunghissime radici. Quindi infilò prima la sua radice più lunga e poi, via via, tutte le altre. Dopo quella grande fatica, decise di abbandonarsi tra le braccia di Morfeo fiera del suo grande traguardo. “Sento il calore del sole sulla mia corteccia…non vedo l’ora di svegliarmi e vedere tutti quei bambini gridare e girarmi attorno” pensò Querciolina, ma al suo risveglio non trovò che silenzio. Non c’era nessun bambino, nessuna maestra a leggere storie, nulla di nulla, solo un grande silenzio. Querciolina non si demoralizzò, pensò che forse era ancora troppo presto per i bambini in giardino e quindi li aspettò fino a quando anche il sole si stancò di attendere e decise di dare spazio alla luna. La piccola quercia incominciò a chiedersi se tutto ciò che aveva ascoltato, le voci dei bambini e della maestra, fosse stato 9


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frutto della sua immaginazione e, piano piano, iniziò a rattristarsi e, di conseguenza, ad abbandonarsi al terreno. “Povera quercia, chi ti ha ridotto così?” una voce forte e sicura svegliò di soprassalto Querciolina una mattina. Si trattava di un uomo piccolino, con i capelli ricci che, stranamente, erano sistemati sotto il naso e la bocca e non sulla testa; con un giubbotto e una berretta arancioni e, tra le mani, un badile. Querciolina ebbe paura: temeva che quell’uomo fosse lì per prenderla e portarla in quei posti che trasformano gli alberi in letti o comodini, oppure, peggio ancora, in un camino per essere bruciata. Ma non fu così, anzi! quell’uomo per prima cosa fece di tutto per raddrizzare Querciolina, la innaffiò ogni giorno, fece la giusta potatura al momento opportuno e…chiacchierò con lei tutti i giorni. Le raccontò di una pandemia che aveva allontanato tutti i bambini dalla scuola ma che, molto presto, sarebbero tornati per riempire di urla di gioia quegli spazi. E così fu, i bambini tornarono a scuola e accolsero quel nuovo albero al centro del giardino con gioia. Querciolina era finalmente contenta, non sarebbe mai 11


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stata sola e, in cambio, era pronta ad offrire riparo a tutti quei bambini che ne avrebbero fatto richiesta. È proprio vero: la vita sa sempre come sorprenderti.

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L A B O R A T O R I O

I N T E R S E Z I O N I

Q U E R C I O L I N A

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