New Entry, il Giornale della Gente - Edizione di Brescia - 15 marzo 2019

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Editoriale

Spesso nel criticare sui social si stravolge il significato più profondo delle frasi.

Cari genitori, in base ai grandi intellettuali dei social, i cosidetti leoni da tastiera... certe frasi a vostra figlia non potete dirle se no rischiate di essere accusati di sessismo. E' accaduto durante la proiezione in tv del tanto discusso cartoon "Adrian" nel quale due ragazze vengono aggredite da un gruppo di malviventi, ma l'intervento provvidenziale di Adrian le salva dalla violenza, dicendo "se aveste bevuto qualche bicchiere di meno avreste evitato l'approccio con dei tipi poco raccomandabili". Francamente mi sembra una frase tanto innocente che qualunque padre ha l'obbligo di dire alla propria figlia prima che esca di casa. La traduzione semplice e profonda di questa frase è la seguente: ti voglio bene, non voglio che ti succeda qualcosa di male; in quel non drogarti, non bere troppo, non fare tardi, c'è tutto l'amore di un genitore per il proprio figlio. E invece no, sarà che questi pseudo intellettuali abbiano una mente più raffinata e superiore della mia che arrivano a pensare che dietro ad un consiglio paterno ci sia una sorta di giustificazione: "se bevi troppo e poi ti violentano è anche colpa tua". Lo stupro non è in NESSUN

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MODO giustificabile soprattutto di fronte ad una frase innocente detta con affetto. Siamo arrivati al punto di essere a priori criticati in ogni nostra azione: è l'anima dell'uomo moderno, imbottigliato nell'era digitale dei social e incapace di osservare un fiore sbocciato o lo sguardo tenero del proprio amico a 4 zampe. Specchio di una società repressa e soffocata dal cemento e dall'invidia, dall'odio e dalla violenza che non riesce più a distinguere dove comincia il bene e dove finisce il male. Esseri dis-umani senza personalità, abulici, depressi alla ricerca della critica facile senza però offrire alternative per migliorare il sistema. Cari lettori, a mia figlia dirò sicuramente di non fumare, di non bere, di non dare troppa fiducia a persone sconosciute, di non fidarsi ciecamente dell'apparenza dell'essere umano anche se si presenta come amico... e se tutto questo per qualcuno di voi significa giustificare uno stupro... credo proprio che ci troviamo sulla strada sbagliata, una strada che se non cambiata in tempo, ci porterà ad un vicolo chiuso, senza via di scampo. Gianluca Boffetti

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Un colpo di pistola e il mondo con tutti i suoi colori svanisce d’improvviso. Quei colori che già erano in fuga, lasciandoti sola con i detriti ritenuti insormontabili. Una ragazzina di sedici anni impugna la pistola del padre e fa fuoco su di se. I colori anche quelli che “stavano” scappando, adesso sono ritornati lì, inginocchiati a quel corpo scomposto. Quando accadimenti come questo ci attraversano la strada mettendoci con le spalle al muro, per noi adulti è un preciso dovere, obbligo, fin’anche necessità, domandarci: come può una adolescente esser talmente disperata da non intravedere più alcuna speranza, 0% ti O 1 clien T ON vi SC nuo ri pe

più alcuna uscita di emergenza. Sedici anni dentro un mondo capovolto, che non ha più un senso, non consegna più risposte, sedici anni pervasi da una sensazione di inadeguatezza, fino a giungere in prossimità di un silenzio drammatico quanto il bisogno di dare un taglio alla sofferenza più ostinata, un dolore profondo che scava, scava, scava, nella solitudine più colpevole. Una ragazza muore per una scelta libera? Assolutamente no, come qualcuno invece molto semplicisticamente potrebbe male interpretare. Muore perché quella dignità che ognuno e cia-

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SOCIETA'

scuno di noi porta ben allacciata in vita, subisce scossoni, torsioni, ripiegamenti tali da non ritenere più prioritario il rispetto per se stessi, dunque il venir meno di quella manutenzione irrinunciabile ad alimentare la consapevolezza del nostro valore umano. Non sono le formulette disegnate alla lavagna, a insegnarci il valore del rispetto, per noi stessi e gli altri, infatti ciò lo si apprende solo e unicamente attraverso la pedagogia della nonna, cioè del buon l’esempio. Una brava ragazza dicono tutti, a significare una adolescente che faceva diligentemente il suo, una giovane che non dava problemi, non moltiplicava i mal di testa, non disturbava ne rubava tempo ad alcuno. Forse allora, assai meglio che ne consegnasse brevi mano qualcuno di questi grattacapi, di questo disagio sottopelle, di queste rese mal addomesticate. Quando penso a questa ragazzina, mi ritorna in mente, un altro ragazzino, sopravissuto mi-

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racolosamente alla tragedia, rammento come era tronfio nel dire che lui non aveva bisogno di nessuno, non si fidava di nessuno, perché tutti erano lì per darti una fregatura. Entrambi per vie differenti, sordità diverse, non ce l’hanno fatta a rimanere fermi sul posto, hanno preferito il salto in avanti, manco fosse quel buio bucato a dare sollievo alla propria sofferenza. Quel dolore dapprima sconosciuto allo stato della mente, rende ogni cosa priva di importanza, di fascino, spogliata di qualunque passione. Ma nonostante tutto rimane inalterata la non-scelta di fidarsi di qualcuno, di chiedere aiuto a qualcuno. So bene che non sempre è facile o scontato farlo, ma chi riesce ad alzare la mano, a chiedere un ascolto, a toccare la spalla di una persona autorevole, ebbene quel ragazzo non è un debole, uno sfigato, bensì una persona veramente forte. Vincenzo Andraous

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IL BON TON E' DI MODA

di Romina Sirani in collaborazione con Radio Senise Centrale

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I consigli di Romina Sirani Romina Sirani, modella, fotomodella e conduttrice radiofonica, esperta di moda e di bon ton, conduce ora il sabato mattina su Radio Senise Centrale il programma E'tempo di Bon Ton.

IL BON TON IN VIAGGIO Iniziamo dal treno -E’ buona regola arrivare un pochino in anticipo in stazione per aver il tempo di recarsi ai binari giusti e per poter essere al corrente di eventuali comunicazioni di modifiche inerenti al nostro viaggio. -Quando salite sul treno non ammassatevi anche se non avete il posto assegnato cercatelo sempre con rispetto di chi è arrivato prima di voi e date precedenza a chi è più anziano. -Per quanto riguarda i bagagli disponeteli nell’apposita rete o vano; se avete un valigia più piccola da tenere vicino a voi cercate di non occupare spazio che possa invadere quello del vicino. E’ buona norma che ogni valigia abbia il cartellino con il nome ed indirizzo del proprietario. -Cercate di essere cordiali con i vicini di poltrona, se nasce una conversazione non arrecate disturbo agli altri viaggiatori che magari preferiscono leggere o sonnecchiare. Ricordatevi di abbassate la suoneria del cellulare e parlate al telefono a voce bassa. Per quanto riguarda i bambini che si impazientiscono star fermi sul treno è bene che i geni08 www.newentry.eu

tori li tengano occupati svagandoli con giornali, libri o giochi adatti alla loro età. -Nel caso di viaggi lunghi può capitare di fare uno spuntino nel proprio scompartimento ed è buona norma cercare di sporcare il meno possibile; se invece c’è il vagone ristoro dobbiamo comportarci come se fossimo in un tradizionale ristorante. -Se avete optato per un vagone letto avrete privacy e comodità se invece dormirete nelle cuccette dovete lasciare la scelta del posto alla persona più anziana, essere ordinati, occupare meno posto possibile con i propri oggetti personali, indossare un capo comodo non necessariamente il pigiama e cercare di disturbare il meno possibile durante la notte. Viaggio in aereo -Ovviamente prima di arrivare in aeroporto preparate tutti i documenti che vi servono per evitare di far perdere tempo agli operatori. -Se al check-in volete un posto diverso da quello assegnato chiedetelo con garbo ed educazione perché sicuramente la hostess di terra farà il possibile per accontentarvi.


IL BON TON E' DI MODA

di Romina Sirani in collaborazione con Radio Senise Centrale

-Indossate abiti e calzature comodi e sportivi -Se fate un viaggio molto lungo e se di notte non riuscite a dormire cercate di rilassarvi ascoltando musica con le cuffie . -Trattate hostess e steward con gentilezza e cordialità. Sulla nave -La crociera è sicuramente un viaggio di lusso perché la siamo immersi nello sfarzo dall’arredamento all’intrattenimento. -La vita di bordo si svolge specialmente sopra coperta, dove si trovano solarium, piscine e giochi di ogni genere quindi cercate di mantenere il rispetto degli spazi altrui, aspettare il

vostro turno sui giochi e piscine. -Il viaggio per mare prevede attività sportive, feste, intrattenimento di vario genere quindi bisogna avere l’abbigliamento adeguato ad ogni occasione. -Inoltre la crociera è una buona occasione per favorire le conoscenze infatti è buona educazione scambiarsi sorrisi a titolo di saluto, chiacchierare senza essere invadenti durante gli aperitivi o con i commensali. -Una volta arrivati a destinazione è usanza dare la mancia al personale che ha curato la propria cabina oppure consegnare al maggiordomo una somma che poi distribuirà adeguatamente al personale.

I consigli di Romina Sirani Romina Sirani, modella, fotomodella e conduttrice radiofonica, esperta di moda e di bon ton, conduce ora il sabato mattina su Radio Senise Centrale il programma E'tempo di Bon Ton.

IL BON TON CON I VICINI DI CASA

Ph: Damiano Conchieri

Sia che abitiate in un condominio, in un residence, in un cortile o in una casa singola avete sempre dei vicini di casa! -Prima di tutto è importante stabilire che tipo di rapporto vogliamo mantenere con il vicinato cioè di amicizia oppure distaccato ma www.newentry.eu 09


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cortese. -Quando ci si incontra per le scale è bene salutarsi cordialmente e l’uomo lascia passare la signora oppure la persona più giovane da precedente a quella più grande. -Chi abita ai piani superiori è meglio che non indossi scarpe con il tacco o che fanno troppo rumore; comunque in generale bisogna sempre limitare il disturbo ma con maggiore attenzione per le ore notturne e del primo pomeriggio. -Chi suona o canta deve cercare di non essere invadente e di limitarsi, per quanto siano delle arti molto apprezzate a lungo andare possono dare fastidio. -Le televisioni e le radio devono essere accese a medio o basso volume, variabile in fun-

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zione dell’orario se diurno o notturno. -Nel caso si provochi un allagamento agli appartamenti sottostanti oltre che chiedere immediatamente scusa bisogna provvedere al ripristino delle condizioni ottimali il prima possibile e le spese sono totalmente a carico di chi ha causato il danno. Inoltre nel caso di lavori interni al proprio appartamento bisogna rispettare gli orari ed i giorni consentiti dal regolamento condominiale. -I bambini lo sappiamo che sono imprevedibili e pieni di energia però bisogna cercare di tenerli tranquilli, è possibile con programmi televisivi ed attività adatte alla loro età in modo da confluire l’energia in un canale educativo, così facendo non disturbano il vicinato e saranno dei bambini ben educati.


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“Amore di nonno” Cos'hanno quegli occhioni grandi e neri che mi fanno perdere la testa, andare il cuore a mille e comportare come un clown per strapparti un sorriso? Sai Martina pure mia figlia mi sgrida: "Papà non puoi dargliela sempre vinta, mi hai sempre detto che ci sono delle regole da rispettare, certe cose non si fanno; perché non glielo spieghi anche a lei? Voi nonni viziate troppo i nipotini !" Sarà vero? Non gli ho preso la luna perché non ho ancora trovato una scala lunga abbastanza. Adesso però guardo su Amazon, non si sa mai. Ho trovato un cannocchiale! Vieni piccina guarda, adesso la luna è più vicina. Buon Compleanno Martina Giordano

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“Cara vita” Cammini incerta, il petto a scudo contro le angherie dei domatori di sogni. Non ti abbatti e oltrepassi la soglia della casta, la poltrona rossa ora è tua. Molto tempo a servizio degli altri. Il mondo ti reclama, madre, moglie, casalinga e anche gioco di fantocci in giacca e cravatta. Al palo sei, capriccio di animalesche fantasie usa e getta. Il tuo corpo macchina da soldi. Entusiasta della vita, rincorrevi l’utopia dell’amore. Ora cambio di direzione. Sensualmente di potere, metti in mostra le tue armi velenose. Quanti hanno assaggiato il tuo bacio incantatore. Osservi e godi, dall’alto del successo. Sempre rincorri i tuoi guai, tu che spesso non hai vita facile. Non ti hanno dotato di un manuale d’istruzione, un mistero da svelare a rischio dell’uomo. Esasperi, disarmi. Le tue parole gridano verità e inducono riflessione. Pura pazzia, così sei. Odori di bucato steso al sole, rianimi una tempesta di calzini sparsi per casa. Respirarti quando supina dirigi il godimento. Pura modernità. Dunque uomo, oggetto sensibilmente nuova madre. Dove finiremo? Non più in gara ma verso convergenza dei sessi. Sorridi all’uomo che non ti rende femmina solo esibendoti su un piedistallo di tacchi. Fiera di essere, volgi lo sguardo ove tutto è rosa. Cecilia Cortesi


RIFLESSIONI

"NAI CAO Suor Amelia, una vita vissuta al servizio degli ultimi" di Lucia Cairoli Quella di suor Amelia Cimolino è un ricco, umile, intrigante, affascinante cammino di fede, forza, coraggio, umile fermezza nell’abbandonarsi con pienezza all’Altissimo con fiducia incondizionata. Una chiamata, una fra le tante, la cui celere risposta ha saputo dare sovrabbondanti frutti, accompagnando giorno dopo giorno la sorella con perseveranza. In ogni piccolo, in ogni dolore, in ogni fratello sofferente il volto di Cristo da soccorrere con devota materna passione senza nulla pretendere se non un sorriso. Dono che si perpetua, compone, rinnova, istante dopo istante, nella continua ricerca del bene altrui. Dono che non si veste di perbenismo, ma che si prefigge di offrire una possibilità per risollevare il volto dall’emarginazione e dalla sofferenza; prefisso a riaccendere il sorriso di chi nella tribolazione altra luce non vede.

Fede espressa, la sua, nel quotidiano, non proclamata, non obbligata,condivisa. Tanti i momenti difficili, di digiuno, mancanza del necessario che non hanno scalfito, affievolito la fede anzi l’hanno resa ancora più forte, determinata. Quella di suor Amelia, per me madre, fida compagna di viaggio, con cui condividere a fine giornata riflessioni. Le sue gesta fanno riflettere, soppesare, mettere in discussione, avanzare supposizioni, getta reti. Sono infiniti i disegni di Dio per ciascuno tracciati con dovizioso sentire, inseguito, fatto proprio sino all’estremo sentire. Quando sulla sabbia le orme saranno due in una saprò con certezza di non esser sola, semplicemente di esser stata sollevata fra le Sue braccia per un tratto di strada. Milena, la mamma di Vittoria e di Celeste

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RIFLESSIONI

PADRE O PAPA’ O.. BUBA’? Risale all’ottocento la diatriba tra chi difendeva il termine BABBO e chi utilizzava il termine PAPA’. I figli dei ricchi dicevano papà, da qui forse il detto” figlio di papà”, riferito a chi discende da papà che gli ha spianato la strada economicamente, mentre i figli del popolo dicevano babbo. Ancor oggi soprattutto in Toscana e in qualche zona dell’Italia centrale è molto usato babbo, con una pronuncia molto simpatica da sentire, confidenziale e affettuoso, quasi più del termine papà. Altrettanto bello il nostro corrispettivo dialettale “mé bubà”, dal suono dolce, ma ormai in disuso: ormai si dice infatti mé papà, oppure mé pàder. L’etimologia di PADRE, da pa, antenato del latino pati (protezione e nutrizione) definisce invece più nello specifico colui che provvede alla sopravvivenza dei figli e della famiglia e ricorda le grandi famiglie di una volta, in cui spesso purtroppo c’era il padre-padrone a cui tutti erano sottomessi. Il rapporto dunque con i figli era distaccato, fatto di regole rigide, senza possibilità di replica e senza gesti o parole d’affetto. I padri ovviamente volevano bene

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ai figli, ma non lo esternavano per non perdere in virilità e autorità. Ormai da molti decenni il ruolo dei papà è cambiato radicalmente, arrivando ad essere talvolta troppo permissivo e perdendo quella caratteristica di autorevolezza che non dovrebbe mai mancare. Come sempre è questione di equilibrio! Un pensiero lassù a mé bubà, mancato ben 46 anni fa, papà molto severo con noi figlie, ma nonno molto affettuoso col primo nipotino, l’unico che ha conosciuto, seppur per poco. Un augurio a mio marito, papà dei miei figli. Ornella olfi

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IL MIO LAVORO... IL PANE! Mi presento, sono Decca Alessia ho 33 anni e insieme alla mia famiglia gestisco la " Forneria Decca" di Visano. Partiamo dalle origini nel lontano 1962 quando mia nonna Angelina e mio nonno Giovanni, che allora vivevano a Fiesse, ricevettero un'eredità da uno zio e venuti a conoscenza di un piccolo forno da prendere in gestione, decidono di investire questi soldi in quest'attività. Così nonno Giovanni da agricoltore, nonna Angelina con al seguito i figli Antonio di 15 anni, Luigi di 13 e Adriano (mio papà) di 2 iniziano questa avventura... La nonna in negozio dietro al bancone, Antonio e Luigi con il nonno in laboratorio addetti alla produzione sette giorni su sette, gradualmente ingranano e oltre a pane e salato producono anche dolci da pasticceria. Il lavoro c'è e le cose filano lisce, non senza qualche difficoltà ma fa parte del mestiere. Le cose procedono, i figli crescono, si sposano, nel 1974 Luigi lascia l'attività e invece Adriano, ormai 14 enne, inizia a collaborare facendo le consegne a domicilio. Nel 1987 purtroppo il nonno viene a mancare, ma comunque si manda avanti la baracca con la nonna, Antonio, Adriano e

la zia Fernanda, moglie di Antonio a dare una mano dietro al bancone. L'attività continua molto bene anche per quanto riguarda la pasticceria, per S.Lucia vengono prodotti litri e litri di crema per soddisfare le richieste dei clienti. Nel 1992 subentra ad Antonio il figlio Nicola, nonché mio cugino, e anche lui impara l'arte bianca, le cose proseguono così fino al 2002 quando la nonna Angelina a 78 anni, deve sottoporsi alla protesi dell'anca e a malincuore lascia le redini fino ad allora sapientemente tenute del forno. Da lì a poco subentro io insieme alla zia a servire in negozio. Ed ora arriviamo quasi ai giorni nostri, è il luglio 2016 quando mio cugino

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La rivista New Entry, da 25 anni presente sul territorio di Bergamo e da 14 anni sul territorio di Brescia, Mantova e Cremona viene distribuita ogni 15 giorni in tutti i negozi, locali pubblici e in alcune edicole. Da oggi potete trovare la rivista all'uscita del supermercato "Rossetto" di Montichiari. Ringraziamo sin d'ora tutti coloro che hanno permesso questa nuova e proficua collaborazione. 16 www.newentry.eu


RIFLESSIONI

Nicola, dopo ormai più di 20 anni, decide di voler cambiare mestiere, il destino del negozio sembra segnato perché la zia Fernanda e lo zio Antonio, vista la scelta del proprio figlio e l'età, l'avrebbero seguito... A quel punto io non me la sento di abbassare per sempre la serranda di quella forneria con una storia così bella alle spalle e così decido che si deve andare avanti e ad agosto diventiamo soci io e mio padre dell'attività e a noi si aggiunge Giovanni, mio fratello di 18 anni. Adesso siamo noi tre con il prezioso aiuto dello zio Antonio, x tutti Tony! Il 2 marzo di 4 anni fa volava in cielo una delle donne più coraggiose, caparbie e capaci che io abbia mai conosciuto, la mia piccola grande nonna... è per lei che ho voluto continuare questo lavoro. "I miei uomini" come li chiamo io, ogni notte

si alzano alle 3 per iniziare a produrre il nostro buonissimo pane, fatto con le farine migliori sul mercato e la loro esperienza nel farlo poichè è un'arte questo lavoro e non si può improvvisare. A volte alcuni clienti mi chiedono come mai il nostro pane costa di più rispetto ad altri, mah.... io so da dove arriva la nostra farina e le nostre materie prime, le mani che lo fanno e come viene fatto, il pane precotto dei supermercati a 1€ al kg... ma parliamone! Però non voglio fare polemiche... Con queste poche righe ho voluto sinteticamente raccontare la storia della nostra attività ( e sono sicura che qualche pezzettino l'ho pure tralasciato) Ci tenevo. Concludendo direi che spero che mia nonna da lassù sia fiera di noi... ce la stiamo mettendo tutta!!! Alessia Decca

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A MARIA...

anima bella, generosa VIBRANTE SINTONIA Maria anima bella sincera generosa vibrante sinfonia bellezza immacolata. Gesti generosi ti vestivano ai piccoli donati con cordiale sincerità . Improvvisa è giunta sorella morte in un soffio seco ha condotto primizie e bellezze.

Per te un grazie sincero profondo per la vicinanza allegria saggezza un poco amara che tanto faceva riflettere nelle sere di fine estate gettate con ironia a luna splendente. Dalle volte celesti a noi rivolgi materna protezione minuta attenzione dolcezza materna. Milena, la mamma di Vittoria e di Celeste

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IN LIBRERIA

INTERVISTA ALLA SCRITTRICE

GIOVANNA MACCARI di Laura Gorini “Alla passione si può mettere un coperchio sopra fino a un certo punto, ma prima o poi bisogna darle voce” Il suo primo romanzo, intitolato “Baci Sparsi” (Segmenti Editore), sta riscontrando ottimi consensi, sia di pubblico sia di critica. Lei, la romantica, ma nel contempo concreta Giovanna Maccari, ammette durante la nostra bella chiacchierata di aver “messo qualcosa di se” in ciascuno dei personaggi presenti nella sua opera prima. Giovanna, oggi sei un'apprezzata scrittrice, ma già da bambina sognavi di diventarlo? Sognavo di diventare o giornalista o scrittrice, del resto mi è sempre piaciuto leggere e ho iniziato a scrivere poesie alle elementari. Certo, per gli anni a seguire sono stata presa dal fare in modo di essere autonoma, pertanto è stata una dimensione che ho accantonato e a cui mi sono riaccostata un po' alla volta che la stabilità era raggiunta. Dal mio percorso ho capito che alla passione si può mettere un coperchio sopra fino a un certo punto, ma prima o poi bisogna darle voce. Certo, chi lo avrebbe mai detto che sarei mai riuscita a realizzarlo! Forse tutto è accaduto quando mi sono spogliata di ogni aspettativa e mi sono semplicemente concentrata sul piacere che mi dava scrivere. Quali erano i tuoi scrittori preferiti quando eri piccola? Da piccolissima, intendo alle elementari, ho iniziato con le favole di La Fontaine, simili a quelle di Esopo che mi raccontava mia madre per darmi la buona notte. Solo dopo, dalle medie sono passata ai classici della letteratura italiana, Pirandello soprattutto, è stato, per anni, il mio compagno segreto e a quella francese soprattutto. 20 www.newentry.eu

Ma come è cambiato il tuo modo di approcciarti alla lettura e la letteratura nel corso del tempo? Continuo a leggere in modo quasi bulimico ma se un tempo mi facevo ispirare soprattutto dagli autori preferiti dello scrittore che stavo leggendo, ora seguo molto di più l’istinto e compro anche d’impulso. Ad ogni caso ai contemporanei alterno sempre i classici, da sempre fonte di ispirazione. Credi che i giovani di oggi siano dei validi lettori oppure no? Non ho il polso della situazione, intendo dire che non ho una visione realistica della situazione vera e propria. Impulsivamente posso dire che anche con l’avvento delle nuove tecnologie è cambiato il modo di comunicare e – probabilmente – anche di leggere. Forse siamo più abituati alle immagini e la forma scritta è diventata più asciutta, quasi una didascalia: del resto il mondo è più veloce e anche le notizie lo sono. Che cosa si potrebbe fare – secondo te – per farli avvicinare maggiormente alla lettura? Farei in modo di farli appassionare a una tematica; le relazioni, l’ecologia, lo sport, la musica, per incuriosirli e accendere in loro la voglia di approfondire. A quel punto li indirizzerei, se fossi un genitore o un


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insegnante, verso autori che, attraverso saggi o romanzi, se ne facciano in qualche modo portavoce. Valorizzerei il fatto che in un futuro quei portavoce potrebbero diventare proprio loro, i giovani. Una vera e propria missione e per nulla banale. La Letteratura – a tuo avviso – viene insegnata bene a scuola? Le considerazioni più attuali risalgono a quando la scuola la frequentavo io con una maturità classica conseguita nel 1994, anni in cui molti brani, anche le terzine di Dante, venivano ancora imparate a memoria. Forse da allora non si è più così rigorosi ma credo che la scuole italiana abbia ancora una marcia in più, all’estero ci viene universalmente riconosciuto. Ma un tipo come Margot, la protagonista di "Baci Sparsi", il tuo primo romanzo, potrebbe secondo te fare l'insegnante? Margot ama starsene più in disparte a osservare, e in questo è indicativo il lavoro che fa, come voce redattrice in una casa editrice, un mestiere che la porta a stare “dietro”, non ad agire in prima persona ed è indicativo di quanta è stata la sua vita, almeno fino a quel momento. L’insegnante – invece – si espone, inoltre è abituato a fare da guida e prendere in mano la situazione, condurre, trasmet-

tere nozioni ma anche sicurezza, o almeno a dare quell’impressione. A proposito di insegnamenti: il suo personaggio che cosa ti ha insegnato? Che bisogna rischiare la per la propria felicità. Non sappiamo sempre in qualunque momento chi siamo ma quando la consapevolezza emerge abbiamo il dovere di essere coerenti con noi stessi e con gli altri perché ogni cosa non fatta diventa un rimpianto e un tradimento della nostra natura più autentica. Può essere considerata un tuo alter ego? In parte, non tanto per i trascorsi sentimentali quanto per alcuni dettagli, quali la passione per l’arte e la letteratura, le amicizie, un divano verde e una mansarda. Ci sono personaggi che mi rappresentano molto di più, come per esempio sua amica Micole, ma la verità è che c’è un po' di me in ognuno di loro: ciascuno di loro, mi rappresenta a suo modo nel Bene e nel Male. Volete sapere come? Non vi resta che darvi alla lettura di “Baci Sparsi”! www.newentry.eu 21


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Gambara: Storia e Tradizioni Il nome Gambara ricorda l’antica famiglia degli omonimi conti, che tanta importanza ebbero nella storia della provincia  bresciana e in parte anche in quella della letteratura nazionale, soprattutto per merito della poetessa Veronica. Cesare Cantù ricorda che Valchiria Gambara era un nome longobardo tradizionale: forse l’etimologia del toponimo va ricercata appunto in questo nome e non in quello dei conti, che probabilmente trassero il loro da quello del paese. Il territorio di GAMBARA fu intensamente abitato fin dall’epoca romana, come dimostrano numerosi ritrovamenti archeologici fra cui le iscrizioni oggi murate nella chiesa della Madonna della neve. Con ogni probabilità il più antico insediamento si ebbe nella frazione di Corvione. Nel X secolo queste terre appartenevano all’abbazia di Leno; nel 1154, con un diploma imperiale, il paese venne donato al vescovo di Brescia. Nel 1237 transitò di qui, con i suoi fanti e cavalieri, l’imperatore Federico II, diretto contro

Cremona, per sostenere l’urto dei comuni lombardi; di lì a poco avrebbe vinto i suoi nemici a Cortenuova fra l’Oglio e il Serio. In seguito il territorio, infeudato ai nobili Gambara, fu a più riprese teatro di combattimenti e di conquiste. Gli eventi ebbero una svolta drammatica nel 1516, al tempo della guerra fra Veneti e Francesi da una parte e Massimiliano d’Asburgo dall’altra; appunto a GAMBARA si ritirò con le sue truppe l’imperatore dopo un durissimo scontro, prima di ripren dere la marcia verso l’Adda. Entrato a far parte dei possessi della Serenissima insieme a tutto il Bresciano, il paese assurse ad una certa importanza, divenendo sede di vicariato minore. La Chiesa Parrocchiale di GAMBARA è dedicata ai S.S. Pietro e Paolo. Finita di costruire nel 1595, ha un’armoniosa facciata a due ordini, ornati da lesene; nel centro di quello inferiore si apre un portale coronato da un piccolo timpano, in quello superiore un finestrone finemente incorniciato. Ai lati della finestra

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e del portale si trovano due nicchie. All’interno sono conservati vari dipinti, fra cui due di particolare pregio: uno tardo-cinquecentesco, di Pietro da Marone, e uno di Antonio Paglia. Ultimamente gli importanti interventi di restauro agli affreschi, al pavimento ed agli impianti hanno ridato nuova luce e splendore agli interni della stessa. Prima che sorgesse la chiesa dei S.S. Pietro e Paolo, le funzioni di parrocchiale erano svolte dalla chiesa della Madonna della Neve. L’edificio, che risale al 1504, custodisce all’interno un prezioso dipinto del XV secolo, raffigurante la Madonna. Nel 1836 e nel 1855 si trasformò in lazzaretto durante le epidemie di colera e nel 1859 in ospedale militare. Durante la prima guerra mondiale divenne deposito di cereali; fu restaurato nel 1928 e ancora in seguito. Gli ultimi interventi di restauro e consolidamento sono stati effettuati ad opera di gruppi di volontari nell’anno 1995. Sette centesca è invece la chiesa dei Disciplini, edificata sull’area

Chiesa Parrocchiale S.Pietro e S.Paolo di una costruzione precedente, nel 1587, poi demolita e ricostruita nel 1766, più ampia e a croce greca. In tempi recenti è stata ridotta prima a palestra e poi a magazzino. Grazie al lavoro volontario di alcuni sensibili ed artisticamente educati cittadini gambaresi, è stata trasformata in museo parrocchiale, al quale famiglie del luogo hanno donato interessanti opere a disposizione della popolazione tutta. Altri edifici di un certo va-

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lore architettonico sono la chiesa del Suffragio, recentemente ristrutturata, del ‘700; il Castello, le cui origini risalgono al XIV-XV secolo; il palazzo del comune (1891) e il palazzo ex Lorenzetti, che al tempo della Serenissima fù sede di importanti uffici amministrativi. La frazione di CORVIONE, situata a nord-est del capoluogo comunale, è caratteristica per l’arco tardo - settecentesco posto sulla via d’accesso al paese e per l’aristocratico palazzo della famiglia Gambara, sempre della stessa epoca. L’antica origine di CORVIONE è testimoniata da numerosi reperti romani venuti alla luce in questa zona fin dall’Ottocento. Il ritrovamento di una lapide, attestante l’esistenza di un tempio pagano, sembrò confermare un’antica leggenda, secondo la quale alcuni sacerdoti romani avrebbero sotterrato sotto il tempio, per sottrarlo all’invasore, un tesoro, costituito da una capra d’oro e da molte monete. Il tesoro non è mai stato trovato, ma la capra d’oro, insieme all’arco, è ormai diventata il simbolo di CORVIONE. Oggi il CORVIONE è una frazione di GAMBARA , ma nel medioevo era il centro della vita religiosa e civile del pago romano, poi pieve cristiana alla quale convenivano come a parrocchia unica i fedeli di undici paesi circostanti. La pieve di CORVIONE era dedicata a S. Salvatore, indice questo di una lontana costituzione longobarda. La pieve passò poi, come

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Corvione: Porta d’Ingresso quella di Comella, sotto l’influenza della Badia di Leno (sec. VIII)e nei documenti leonesi è sempre denominata “La Pieve delle undici basiliche” (Plebs XI basilicarum). Difficile identificare del tutto quali fossero queste basiliche soggette alla pieve di CORVIONE; fra esse sono certamente da annoverare le due chiese di S. Maria e di S. Pietro in GAMBARA, la chiesa di S. Lorenzo di Fiesse, S. Lorenzo e S. Donato dei due Remedello, S. Pietro di Gottolengo, quello di Carzaghetto, di Casalromano e Fontanella. I fedeli di queste località avevano a CORVIONE nella basilica maggiore del Salvatore il loro centro religioso e vi convenivano per gli atti più importanti della vita cristiana. A CORVIONE vi era un capitolo di canonici (preti, diaconi e chierici) presieduto da un arciprete e dotato di vasti possedimenti e di


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molte rendite. Questa ricca dotazione venne nel sec. XV unita dalla S. Sede del Capitolo della Cattedrale, ma molta parte della dotazione fondiaria era già passata (non sappiamo né quando né come) in proprietà feudale dei conti Gambara, feudatari della Badia di Leno e rapaci usurpatori del suo patrimonio  fondiario. Allora scomparve la pieve di CORVIONE e venne costruita invece la collegiata di GAMBARA; anche il centro del comune passò a GAMBARA e CORVIONE, la primitiva “curtis vetus” ne divenne una frazione. A GAMBARA passò la vita religiosa e civile di questo piccolo centro rurale che nella decadenza religiosa del tempo della schiavitù di Avignone e del susseguente scisma occidentale, aveva perduto ogni importanza. CORVIONE rimase un latifondo dei conti Gambara, e la residenza di un ramo di detta famiglia, che si estinse nel sec. XIX con la morte

del conte Francesco figlio del conte Alemanno. Il fiume Gambara Il fiume Gambara nasce nel territorio del Comune di Ghedi (Bs) dalla fascia di risorgive e scorre per circa 25 km nei territori delle province di Brescia e Cremona, con direzione NNE-SSW. Il tratto a maggior lunghezza si sviluppa all’interno di 5 comuni nel bresciano (Ghedi, Leno, Gottolengo, Fiesse), mentre gli ultimi quattro chilometri attraversano la provincia di Cremona, sfociando nel fiume Oglio nel territorio di Volongo. A valle della diga, posta a 850 m a sud dell’abitato di Volongo, il corso segue una traiettoria naturale e meandreggiante. A monte di questo manufatto le sponde sono estremamente regolari e di origine artificiale, a seguito di ingenti interventi di sistemazione e raddrizzamento degli argini operati negli anni ‘50-’60 per far fronte alle continue esondazioni. L’unica derivazione

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è rappresentata dal Canale Molina, a nord-est dell’abitato di Volongo. Nei pressi della foce in Oglio, localizzata all’altezza del km 105 dell’uscita del Lago d’Iseo, tra l’immissione di due altri tributari, il Mella e il Chiese, è presente una piccola zona umida direttamente connessa al fiume. Geografia e Fisica Gambara è una grossa borgata situata nella bassa pianura orientale. Il suo territorio è delimitato dai fiumi Mella e Chiese, tributari del vicino fiume Oglio nato a Ponte di Legno in Valle Camonica dall’unione di due torrenti il Frigidolfo e il Narcanello; il paese sorge sul lato destro del fiume Gambara. Confina a nord con Gottolengo e Isorella, a est con Remedello e Fiesse, a sud con Volongo e Ostiano, a ovest con Pralboino. Comprende la frazione di Corvione, situata a nord-est del centro. Il territorio, poco più di 30 km² si presenta sub-pianeggiante con piano di campagna compreso tra i 53 e 35 m s.l.m., solcato da una fitta rete di fossi e canali alimentati in parte dalle acque risorgive che emergono più a nord, e attraversato in senso nord-ovest sud-est dai due principali corsi d’acqua: il fiume Gambara, sulla destra del quale sorge il paese, e il canale Naviglio di Isorella. Dal punto di vista geologico la pianura è legata ai processi di formazione delle

Chiesa Madonna della Neve Alpi. Durante il Pliocene, ultimo periodo dell’era terziaria, non era ancora formata; al suo posto vi era un’ampia distesa di mare. Il fondale però nel Quaternario si ridusse di dimensioni e, con l’alternarsi dei periodi glaciali ed interglaciali, vide le acque riempirsi dei continui detriti portati a valle dai fiumi. Alla fine dell’ultima glaciazione, durante il Pleistocene Superiore la colmata diede

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vita alla pianura fluvioglaciale wurmiana morfologicamente subpianeggiante, che rappresenta il cosiddetto livello fondamentale di pianura. Osservando la carta morfologico-paesaggistica del comune di Gambara notiamo come la pianura würmiana rappresenti la maggior parte dell’area esaminata. È caratterizzata da una superficie piana o leggermente ondulata con presenza di dossi e depressioni di dislivello di pochi metri che evidenziano una leggera pendenza nordovest-sudest. All’interno del sistema idrografico i principali corsi d’acqua, il fiume Gambara ed il canale Naviglio, raccolgono le acque dei fossi e degli scoli creati per lo smaltimento delle acque superficiali e freatiche. Il Gambara è un colatore naturale che ha origine nei pressi della Cascina Grandine di Ghedi e attraversa la campagna di Leno e Gottolengo per poi entrare nel territorio del comune in un avvallamento (probabile antico letto del fiume Chiese) e sfociare nell’Oglio presso Volongo. Circa 3 km più a est, parallelamente

al fiume Gambara, scorre all’interno di una lieve depressione rettilinea di probabile origine antropica, il canale Naviglio Isorella. Gli altri corsi d’acqua sono da ovest a est: lo scolo Galbuggine che scorre verso il confine comunale occidentale; il fosso Gambarella alta; la Seriola Gambara che occupa parte dell’antico alveo del Gambara; la fossa Gambarella bassa; lo scolo Rino; il vaso Ceriana; il vaso Pieve ed il vaso Canneta derivati dal Naviglio; lo scolo Lupa; il vaso Noale. Sono presenti anche alcune specie acquatiche caratteristiche dei fontanili come: apium nodiflorum, nastrurtium officinale, callitriche, cannuccia (phragmites australis), tipha latifoglia e altre specie tipicamente paludose. Sul confine con Fiesse formazioni erbacee di tipo igrofilo e alberi di pioppo, salice, platano. Nel tratto a sud di Corvione si trovano alberi di robinia, arbusti di sambuco e sanguinello, una farnia presso Vernico Nuovo ed alcuni pioppi. Fonte Wikipedia

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QUANTE ALTRE COSE CI STIAMO PERDENDO? Un uomo si mise a sedere in una stazione della metro a Washington DC ed iniziò a suonare il violino; era un freddo mattino di gennaio. Suonò sei pezzi di Bach per circa 45 minuti. Durante questo tempo, poiché era l'ora di punta, era stato calcolato che migliaia di persone sarebbero passate per la stazione, molte delle quali sulla strada per andare al lavoro. Passarono 3 minuti ed un uomo di mezza età notò che c'era un musicista che suonava. Rallentò il passo e si fermò per alcuni secondi e poi si affrettò per non essere in ritardo sulla tabella di marcia. Alcuni minuti dopo, il violinista ricevette il primo dollaro di mancia: una donna tirò il denaro nella cassettina e senza neanche fermarsi continuò a camminare. Pochi minuti dopo, qualcuno si appoggiò al muro per ascoltarlo, ma l'uomo guardò l'orologio e ricominciò a camminare. Quello che prestò maggior attenzione fu un bambino di 3 anni. Sua madre lo tirava, ma il ragazzino si fermò a guardare il violinista. Finalmente la madre lo tirò con decisione ed il bambino continuò a camminare girando la testa tutto il tempo. Questo comportamento fu

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ripetuto da diversi altri bambini. Tutti i genitori, senza eccezione, li forzarono a muoversi. Nei 45 minuti in cui il musicista suonò, solo 6 persone si fermarono e rimasero un momento. Circa 20 gli diedero dei soldi, ma continuarono a camminare normalmente. Raccolse 32 dollari. Quando finì di suonare e tornò il silenzio, nessuno se ne accorse. Nessuno applaudì, ne' ci fu alcun riconoscimento. Nessuno lo sapeva ma il violinista era Joshua Bell, uno dei più grandi musicisti al mondo. Suonò uno dei pezzi più complessi mai scritti, con un violino del valore di 3,5 milioni di dollari. Due giorni prima che suonasse nella metro, Joshua Bell fece il tutto esaurito al teatro di Boston e i posti costavano una media di 100 dollari. Questa è una storia vera. L'esecuzione di Joshua Bell in incognito nella stazione della metro fu organizzata dal quotidiano Washington Post come parte di un esperimento sociale sulla percezione, il gusto e le priorità delle persone. La domanda era: "In un ambiente comune ad un'ora inappropriata: percepiamo la bellezza? Ci fermiamo ad apprezzarla? Riconosciamo il talento in un contesto inaspettato?". Ecco una domanda su cui riflettere: "Se non abbiamo un momento per fermarci ed ascoltare uno dei migliori musicisti al mondo suonare la miglior musica mai scritta, quante altre cose ci stiamo perdendo?" Maria Ausilia D'Antona www.newentry.eu 31




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Associazione Alcolisti Anonimi Alcolisti Anonimi è un associazione di uomini e donne che mettono in comune la loro esperienza, forza e speranza al fine di risolvere il loro problema comune e di aiutare gli altri a recuperarsi del alcolismo. L'unico requisito di divenire membri è desiderare di smettere di bere. Non vi sono quote o tasse per essere membri di Alcolisti Anonimi,noi siamo autonomi mediante i nostri propri contributi. Alcolisti Anonimi non è affiliata ad alcuna setta, confessione, idea politica, organizzazione o istituzione; non intende impegnarsi in alcuna controversia ne sostenere od opporsi ad alcuna causa. Il nostro scopo primario è rimanere sobri e aiutare altri alcolisti a raggiungere la sobrietà. Alcolisti Anonimi è nata in America nel 1935 da un incontro di un agente di borsa e un medico entrambi con il problema del alcol. Da quel incontro è nato il metodo di auto-aiuto dove i due hanno capito che condividendo il loro problema comune sono riusciti a restare sobri. Da quel incontro l'associazione si è espansa in migliaia di gruppi e in circa 170 paesi. In Italia ci sono circa 500 gruppi e in provincia di Brescia in 25 gruppi circa. Alcolisti Anonimi è gratuita e qualsiasi persona che ritiene di avere un problema con l'alcol può entrare a farne parte. Nel gruppo non si viene giudicati,non si chiede il cognome,non si chiede nulla sulla propria vita privata non ci sono registri e non ci sono obblighi di frequenza. Nel gruppo non ci sono psicologi,assistenti sociali,psichiatri o familiari. Non si danno consigli e non si parla di religione e nemmeno andiamo in controversia con nessuno. L'anonimato per noi è molto importante. Ciò che viene detto nel gruppo resta nel gruppo. Inoltre l'anonimato ci da la possibilità 34 www.newentry.eu

di far si che tutti siamo uguali. Non ci sono distinzione di razza oppure di sesso. Nel gruppo si condivide ciò che un programma di Alcolisti Anonimi ovvero il metodo dei 12 Passi ovvero un stile di vita diverso da prima dove si può imparare a vivere senza alcol. Attraverso il commento dei 12 Passi si trova la forza e la speranza di superare le difficoltà giornalieri che ognuno può trovare nella propria vita. Alcolisti Anonimi è aperta alla collaborazione con chiunque operi nel settore del alcolismo. Inoltre non desidera sostituirsi ad un medico ma semplicemente essere di aiuto al alcolista che soffre di alcolismo. UNA TESTIMONIANZA Mi chiamo Elena e sono un alcolista. Ho conosciuto l'Associazione Alcolisti Anonimi più di otto anni e mezzo fa. Ero una ragazza che all'età di 24 anni è arrivata ad essere distrutta dall'alcol. Bevitrice di birra senza però ubriacarmi ogni volta che andavo a contatto con l'alcol ormai ne ero schiava sia fisicamente, emotivamente che spiritualmente. Per anni


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nelle lotti difficili e non, attraverso il cammino della mia vita lui era sempre presente. Già da giovanissima o meglio ragazzina. Avevo circa 10 anni che l'ho assaggiato. A 14 anni in compagnia di amici l'alcol era il compagno perfetto. Ma se all'inizio l'uso o abuso dell'alcol era riduttivo man mano che andavo su con l'età aumentava sia la quantità che la frequenza. In giro di pochissimi anni ne diventai schiava. Il mio pensiero era se avevo a casa l'alcol abbastanza, se dovevo fornirmi e se avevo il denaro sufficiente per procurarmi la mia bevanda. Con il tempo le mie paure diventarono fobie. Le insicurezze aumentavano ogni giorno di più. Più avevo paura e più bevevo più mi sentivo inadeguata e più desideravo l'alcol, mi sentivo una frana in tutti i sensi. Non avevo più dignità e sopratutto avevo un grande orgoglio. Permalosa dove nessuno poteva dirmi qualche errore fatto da me e sopratutto negavo il problema con l'alcol. Sono arrivata al punto di dover bere perché avevo paura di vivere e poi bere perché avevo paura di morire. Non avevo un equilibrio emotivo ero molto fragile incapace di gestire la mia vita con calma con coraggio senza bisogno di un aiuto come l'alcol. E cosi un giorno decisi di rompere quel legame tra me e l'alcol perché vivere così era difficile era invivibile. Cercai su internet e trovai un numero di telefono di un associazione che si chiamava "Alcolisti Anonimi". Mi rispose una donna che con pazienza mi ha dedicato il suo tempo nell'ascoltarmi e poi mi ha parlato della sua esperienza. Mi convinse e andai la stessa sera. Impaurita di chi o cosa avrei potuto trovare e anche scettica ho provato a fare qualcosa ed ero lì. Mi ero accorta che in quel gruppo non erano deigli ubriaconi tutti vecchi ma gente di ogni età e sopratutto gente sobria che non beveva da anni, sorri-

denti e con una capacità di amarmi nonostante non mi conoscevano. Inspiegabile. Per la prima volta provai l'amore degli altri verso di me. Mi hanno ascoltato senza giudizi senza dirmi cosa dovevo fare senza obbligarmi a pagare nulla senza obbligo di frequenza senza promesse o giuramenti. Mi hanno detto come loro hanno fatto a smettere di bere. Andai via con il sorriso e la speranza che anche io potessi farcela. Smisi di bere il 28 giugno 2010 all'età di 25 anni. Da quella data con l'aiuto dei gruppi, ovvero dei miei amici, con pazienza e buona volontà la mia vita è cambiata in tutto e per tutto. Ho iniziato ad amarmi, a ricostruirmi ed avere meno paura sentendomi più sicura. Ho imparato il vero valore del'amore verso gli altri. Le paure e le difficoltà li supero e mai da sola. In questi anni ho smesso non solo di bere ma ho anche smesso di fumare e giocare d'azzardo. E in tutte queste belle cose ho conosciuto l'amore dal quale è nato un bimbo che ora ha due anni. Da persona insicura e senza un futuro lavorativo ho cambiato anche lì lasciando un lavoro svolto da anni per altri lavori dove ho conosciuto tante persone meravigliose. Ora che ho 33 anni ho tutto ciò che desideravo e potrei fermarmi a non andare più in gruppo. Ma tutto ciò che sono diventata è grazie a quello che ho ricevuto e per questo che questa associazione è meravigliosa. Posso adesso dare agli altri la possibilità di farsi aiutare e di avere una vita diversa. Per chi desidera troverà sicuramente lo stesso amore e aiuto che ho avuto io. Serena 24 ore. Numeri utili Referente provinciale Brescia 334 7468047 Numero Verde 800 411 406 Sito web www.alcolistianonimiitalia.it www.newentry.eu 35


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TESTIMONI DI UN MIRACOLO

Sono molte le guarigioni prodigiose avvenute per intercessione attribuite a Don Luca Passi (sacerdote di origini bergamasche vissuto tra il 1789_1866), ma solo una è stata ufficialmente riconosciuta dalla Chiesa come: straordinaria, immediata, inspiegabile (un Miracolo); quella di mia zia Amelia (Suor Brunamaria Ghidelli), sorella di mia mamma. Nacque a Canneto sull'Oglio il 3 maggio 1920, si trasferì in tenera età con i genitori (i nonni Luigi e Rosina) ad Asola (Mantova) alla cascina Lughino Sant'Eusebio. Primogenita di 10 fratelli (5 maschi e 5 femmine), figlia di contadini, era dotata di una intelligenza straordinaria, a 5 anni sapeva già leggere, il suo primo libro fu una vecchia bibbia trovata in un baule della cascina; dopo aver letto poche pagine della bibbia, iniziò ad andare in chiesa, percorrendo a soli 5 anni a piedi tutti i giorni, i 3 chilometri di strada che distanziavano la cascina dalla Chiesa di Asola, per assistere alla prima messa della giornata. I suoi genitori non l'hanno mai ostacolata, ma nel periodo invernale erano preoccupa36 www.newentry.eu

tissimi perché temevano potesse congelarsi per strada, ma lei non voleva sentire ragioni, niente e nessuno potevano impedirgli di assistere alla sua messa quotidiana. Mi raccontò che la su fanciullezza trascorse felice nelle campagne asolane; a 10 anni, dopo la quinta elementare aveva già le idee chiare: comunicò ai suoi genitori che voleva diventare Suora, per i miei nonni fu un duro colpo, erano molto credenti e l'avevano sempre appoggiata, ma una ragazzina della sua intelligenza chissà cosa avrebbe potuto fare nella vita; le lasciarono libertà di scelta, entroò così come Novizia nell'Istituto delle Suore Dorotee di Cremona; frequenta gli studi magistrali conseguendo brillantemente il diploma di maestra elementare. Inizia nell'Istituto di Cremona a dedicare ogni giorno una preghiera a Don Luca Passi (Fondatore dell'Istituto delle Suore Maestre di Santa Dorotea di Venezia), era profondamente colpita ed ammirata dalle opere che svolse durante il suo sacerdozio. A vent'anni il fatidico giorno dell'investitura: da


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Novizia diventò Suora, durante la celebrazione il sacerdote preposto le disse: <d'ora in avanti non ti chiamerai più Amelia ma Suor Brunamaria Ghidelli>, mia zia era felicissima, perché nel suo nome c'era anche quello della Madonna. Iniziò ad insegnare in diversi orfanotrofi femminili: Treviso, Murano, Venezia; abitando per molto tempo nelle città venete, prese un simpatico accento; tipico di questa regione. Rimase affascinata dalla bellissima città lagunare dove per molti anni insegnò presso l'orfanotrofio femminile. La sua classe solitamente era composta da 70 bambine, dalla prima alla quinta elementare. Un giorno gli chiesi: <zia ma come riuscivi a tenere a bada ed a insegnare addirittura a 70 alunne?>. <È importantissimo rendere le lezioni interessanti, essere informati su tutto e riuscire sempre a dare una risposta alle mille domande che ti pongono, e poi le alunne di quinta mi davano una mano con quelle di prima, in questo modo si sentivano importanti, responsabilizzate e poi il Signore mi aiutava, la sua vita sicuramente non è stata noiosa. Mia zia Amelia era una enciclopedia

vivente, leggeva moltissimo. Nel gennaio del 1970 (all'epoca aveva cinquant'anni), sentì una forte fitta all'addome, ma il medico che la visitò non riscontrò nulla di particolare. Nei mesi successivi il dolore al basso ventre si fece sentire sempre più frequentemente, ma mia zia voleva a tutti i costi terminare l'anno scolastico. IL 16 giugno1970 mentre stava distribuendo le pagelle alle sue allieve, mia zia si accascia a terra priva di sensi, viene trasportata urgentemente all'Ospedale Fatebenefratelli di Venezia; il 24 giugno viene sottoposta ad intervento chirurgico; quello che si presenta ai medici è qualcosa di veramente terribile: un gigantesco tumore all'utero (25 centimetri di diametro), e metastasi diffuse per tutto il tratto intestinale; prelevano una parte del tumore per le analisi del caso (il tumore risulterà in seguito di origine maligna), e richiudono mia zia senza poter fare nulla. Iniziano con qualche cura ma le sue condizioni fisiche precipitano di giorno in giorno. IL 20 luglio 1970 su sua stessa richiesta, mia zia viene portata alla casa Madre delle Suore Dorotee di

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Venezia, vuole terminare li i suoi ultimi giorni. I dolori all'addome sono atroci, presso l'infermeria del convento le vengono somministrate delle quotidiane dosi di morfina. IL 27 agosto il medico che la visita avverte la Madre Superiore che a mia zia le rimangono al massimo 2 giorni di vita; la Madre telefona a mia zia Giuseppina (sorella di mia mamma), che all'epoca era l'unica ad avere il telefono, avvisandola di quanto il medico aveva detto. Quando mia zia Giuseppina e suo marito Oliviero arrivarono a casa nostra già dai loro visi si capiva che qualcosa di terribile stava accadendo, infatti dopo aver parlato con i miei genitori, mia mamma scoppiò in lacrime, disse: <aspettate un attimo metto qualcosa nella valigia, vengo anch'io a salutare la cara Amelia>, prima di partire si rivolse a me: < Giordano, b'elo, mi raccomando fa il bravo, la mamma torna presto>, quando salì sull'auto degli zii nella mia testolina di bambino pensavo: < il 29 agosto è il mio compleanno, ma mi sa che quest'anno la

torta alla crema zabaglione mia mamma non me la fa>. La mattina del 29 agosto la Madre Superiore accompagna mia mamma e gli zii nella stanza della zia Amelia, sofferente e ridotta a 30 kg di peso; vedendola in quelle condizioni non poterono trattenere le lacrime, ma lei con un filo di voce si rivolse a loro dicendo: < non voglio che siate tristi perché io non lo sono, il mio sposo mi vuole con sé ed io sono pronta a partire>, poi si sistemarono in una delle stanze del Convento. Alle 18.00 mia zia chiede ad una infermiera di accompagnarla in sala mensa sulla sedia a rotelle; vuole dare l'ultimo saluto alle sue consorelle, rimane una decina di minuti con loro, poi si fa riaccompagnare nella sua stanza, mentre percorrono il corridoio le fortissime lancinanti fitte all'addome sono insopportabili, c'è un orologio appeso alla parete e mia zia nel vederlo pensa: <Signore mio ti prego, fa andare avanti il più velocemente possibile le lancette di questo orologio>; arrivata nella sua stanza, viene sistemata

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sul letto. Sono le 18,30 del 29 Agosto 1970, mia zia Amelia,( Suor Brunamaria Ghidelli ), fa fatica a respirare, ma proprio quando pensa di essere arrivata all'ultimo istante della sua vita, accade qualcosa di assolutamente incredibile ed inspiegabile: comincia a sentire un forte caldo ai piedi, piano piano sale su per le gambe, quando arriva all'addome, questo comincia a gonfiarsi in modo spropositato, pensa che le stia per scoppiare, poi piano piano comincia a sgonfiarsi fino sentirsi completamente svuotata, il caldo continua a salire su per il collo, al viso, alla testa; il tutto dura all'incirca 5 minuti, poi inizia a respirare a pieni polmoni, si mette seduta sul letto, non sente più nessun dolore, ma com'è possibile? Pensa: <ma allora tutte le preghiere che io, le mie Consorelle, le mie allieve abbiamo rivolto a Don Luca Passi, sono state ascoltate>; si alza in piedi, barcolla ma esce in corridoio ed inizia ad urlare con tutto il fiato che ha in corpo: sono guarita non sento più niente, è stato un Miracolo, in poco tempo il corridoio si riempie di infermiere e Suore, molte si mettono in ginocchio a pregare, la Madre Superiore corre ad avvisare mia mamma e gli zii che sono alloggiati poco distante nel Convento; quando arrivano da mia zia Amelia trovano le Suore che urlano di gioia, una ha staccato il Crocifisso dal muro per baciarlo, un'altra saltava sul letto di mia zia ( sfondandone la rete ). Noi a casa, non avendo il telefono, non sapevamo nulla di quanto era successo; quando mio padre vide la macchina degli zii che riportavano a casa mia mamma, gli andò incontro col viso tutto serio dicendo: < elo' partido' puarino' ?> e loro: < no no, sta benone è guarita>, < come è guarita, ma se era moribonda?> < ha ricevuto un Miracolo, adesso sta bene>; mio padre non ci capiva più niente, però era contento e lo ero anch'io. Vorrei aggiungere che mia zia Amelia prima di quel fatidico 29 Agosto 1970, ogni tanto soffriva di emicranie, da quel giorno in poi non prese più una sola aspirina in vita sua. Quando l'eco della prodigiosa guarigione giun-

se alle orecchie del dottore che l'aveva operata (aperta e poi richiusa senza poter fare nulla), questi si recò al Convento per constatare di persona quanto era accaduto; quando incontrò mia zia le disse: < ma Sorella com'è possibile? Lei è in piedi e sta bene?> < sto benissimo, ho cominciato a mangiare normalmente >, < Sorella permette che la visiti? > < si non ho niente in contrario>. Dopo averla visitata il dottore sbiancò in viso e cominciò a balbettare: < io non sono pazzo, ho visto con i miei occhi, un tumore gigantesco, le metastasi, non riesco a sentire più niente, io non capisco >, poi si inginocchiò davanti a lei dicendo: < Sorella io sono ateo, ma posso far parte delle sue preghiere quotidiane?>. Mia zia con le mani prese il viso del medico dicendo: <dottore si alzi, lei farà sempre parte delle mie preghiere>, <sorella non ha idea del regalo che mi ha fatto>. A mia zia Amelia fu concesso un permesso speciale di un mese, per trascorrere la convalescenza a casa dei famigliari (normalmente, aveva la www.newentry.eu 39


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licenza di una settimana all'anno), come sempre scelse di trascorrerlo nel nostro cascinale, lei amava la campagna, ma prima di partire disse alla Madre Superiore di informarsi sulle pratiche del caso per la Beatificazione di Don Luca Passi. Andò mio padre a prenderla alla stazione di Asola con la nostra 500; quando arrivò nel nostro cortile tutti le andammo incontro, io rimasi sbalordito, era uno scheletro, il suo bel viso aveva dei buchi al posto delle guance, mi disse: <ciao Giordano mi riconosci ancora? Sono un po' dimagrita>, <zia sembra che tu abbia un teschio al posto della testa>, mia mamma mi riprese subito: <Giordano non essere maleducato>. A casa nostra mia zia si riprese velocemente, ogni giorno era sempre più in forma, il suo viso riprese colore e i suoi bei lineamenti; camminava per la campagna macinando chilometri sempre con un libro in mano. Il mese passò velocemente e quando arrivò il giorno dei saluti io ero molto triste perché lei mi raccontava sempre delle storie bellissime; mi prese in braccio sollevandomi da terra (aveva ripreso le forze), ed io le dieci 2 o 3 bacioni, <allora non sono più un teschio?> < no,

sei ritornata bella>. Quando mia zia passava da noi i suoi pochi giorni di permesso annuali, molte volte la punzecchiavo con degli argomenti piuttosto scottanti (almeno per Chiesa), tipo: far l'amore prima del matrimonio, l'uso dei contraccettivi, ecc. ecc.; capitò a casa nostra a passare le sue brevi vacanze, proprio nel periodo del referendum sull'aborto; era il mio primo voto da adulto, prima di uscire di casa per punzecchiarla le dissi: <ciao zia io vado a votare a favore dell'aborto>, lei mi diede uno sguardo che non dimenticherò finché campo, le sue pupille sembravano stessero per rompere le lenti degli occhiali, poi con la calma che solo i grandi riescono a mantenere mi disse: <Giordano, tu fai pagare la colpa più grande ad una povera creatura che di colpe non ne ha, bisogna migliorare o creare strutture idonee ad accogliere ragazze madri>; sembrava un fiume in piena, non riuscivo più a fermarla, così l'abbracciai, le diedi un bacio dicendole: <zia io la penso come te, anch'io sono contrario all'aborto>, < ta se un disgraziat, perché devi sempre farmi andare il sangue alla testa?>, < Perché cosi dai il meglio di te>.

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Passano gli anni, mia zia ha continuato la sua attività di educatrice scolastica in diversi istituti; nel 1986 si trova in un Convento delle marche quando mio nonno Luigi ormai novantenne e bisognoso di continua assistenza, viene portato nella casa di riposo di Collebeato (Brescia), una struttura gestita dalle Suore Dorotee. Mia zia Amelia chiede ed ottiene il trasferimento a Collebeato per poter assistere il padre. Io e la mia famiglia ogni 15 giorni li andavamo a trovare, è in questa struttura dove ho potuto parlare moltissimo con mia zia, (anche con mio nonno, non so però se lui mi sentiva). Nel 1988 mio nonno si spegne, mia zia rimane a Collebeato per 19 anni stringendo un grande sodalizio con la Madre Superiore, una persona straordinaria che ho avuto il piacere di conoscere, gestiva la casa di riposo in modo impeccabile, ordine e pulizia erano sempre nel suo vocabolario, molte volte mi ha fatto visitare l'istituto, era sempre tutto in ordine, anche la cucina era pulitissima, sembrava uno specchio. Solitamente parlavamo con mia zia nella sua cameretta; appena si entrava nella sua stanza si sentiva un forte profumo floreale, sembrava di camminare in un prato fiorito, lei diceva che era un modo per ricordare la sua bella e spensierata giovinezza trascorsa nelle campagne asolane; l'arredamento era di tipo minimalista: un cassettone, uno scrittoio, un piccolo armadio, non c'erano la televisione, la radio e nemmeno il telefono che invece erano presenti nelle stanze degli anziani ospitati nella struttura. Nel luglio del 2005 una circolare (non so di quale ministero), avvisa la Madre Superiore che le Suore verranno sostituite con del personale specializzato; tutte le religiose che lavoravano nella struttura ci rimasero molto male. Mia zia mi disse: <a quanto pare non siamo più capaci di fare niente, veniamo soppiantate in tutti i posti dove siamo presenti>. Non sta a me dire se sia stata una scelta giusta o sbagliata, ma avendo frequentato per molti anni la casa di riposo, ho visto personalmente l'amore e la cura che

le Suore dedicavano agli anziani; parlavano con loro, pregavano con loro, li rendevano partecipi di una grande famiglia, non li lasciavano mai da soli, (molti loro famigliari invece si); la solitudine è una "malattia" che può portare al baratro, le Suore ne erano pienamente consapevoli. Verso la fine di agosto 2005 mia zia Amelia ci disse di aver deciso di tirare i remi in barca: < ormai ho 85 anni, visto che qua non c'è più bisogno di noi, ho deciso di andare presso il Convento di Castell' Arquato, in provincia di Piacenza, è una struttura che ospita le Suore Dorotee sul viale del tramonto come me>.< Caspita zia, ma è molto lontano da dove abitiamo noi>, <ho già guardato la cartina, sono 70 chilometri, io e la Madre Superiore siamo andate a visitarlo, è un Borgo medievale stupendo, vedrai ti piacerà moltissimo>. Intanto la procedura per la Beatificazione di Don Luca Passi andava avanti, ogni anno mia zia Amelia si sottoponeva a diverse visite che il Vaticano le richiedeva, presso cliniche autorizzate, www.newentry.eu 41


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per stabilire e verificare la sua straordinaria guarigione. Quando andavo a trovarla a Castell'Arquato (paese bellissimo), ci diceva: <sento che la Beatificazione è vicina, tutte le visite hanno accertato la mia guarigione prodigiosa, devo tenere duro fino a quel momento, dopo potrò andarmene contenta>. Mia zia aveva ben intuito, infatti l'inchiesta diocesana che si svolse presso il Tribunale del Patriarcato di Venezia dal 7 aprile al 13 giugno del 2009, dopo aver ascoltato il medico curante (che la operò, aprendo e richiudendo mia zia senza poter fare nulla), aver analizzato la documentazione medica comprendente cartelle cliniche, esami istologici, biopsie; dichiara che la guarigione rapida, completa, duratura, scientificamente inspiegabile è attribuibile ad un miracolo per intercessione di Don Luca Passi; perciò in virtù di quanto accertato il Congresso Delle Cause Dei Santi che si riunì il 18 febbraio 2012 presieduto da Monsignor Claudio Iovine, dopo aver riesaminato tutte le prove, da esito favorevole (con voto unanime ), alla Beatificazione di Don Luca Passi; la cerimonia si svolgerà il 13 aprile 2013 alle ore 15,00 presso la Basilica di San Marco a Venezia. Quando mia zia Amelia (Suor Brunamaria Ghidelli

) ci diede la notizia non stava più nella pelle dalla gioia, il suo sogno si stava avverando, il sacerdote che da una vita pregava, sarebbe stato finalmente Beatificato. Arrivò la mattina del fatidico giorno (13 aprile 2013), mia zia Giuseppina (sorella di mia mamma ), suo marito Oliviero, vennero a prelevare mia mamma e mia sorella per assistere di persona alla eccezionale cerimonia; quando vidi l'auto nel nostro cortile, mi venne in mente quando molti anni prima, gli zii vennero a prendere mia mamma per andare a dar l'ultimo saluto a mia zia Amelia morente; questa volta però quando partirono alla volta di Venezia, il mio cuore era pieno di gioia. La cerimonia della Beatificazione fu trasmessa in diretta da TV 2000, io e mia moglie eravamo davanti alla televisione quando nella Basilica di San Marco in primissima fila sulla sedia a rotelle, inquadrarono mia zia, Suor Brunamaria Ghidelli, subito dietro di lei c'erano mia mamma e gli zii Giuseppina e Oliviero; mia sorella invece, era in piazza San Marco, gremita per l'occasione da oltre 5000 persone, seduta in posti riservati ai parenti assieme a tanti miei cugini. Molte volte le telecamere si soffermarono sul viso di mia zia,

ELEZIONI POLITICHE Comunicazione preventiva per la diffusione di messaggi elettorali per: Elezioni politiche Comunali Ai sensi e per le disposizioni di cui alla Legge 22 febbraio 2000, n.28 in materia di comunicazione politica e di parità d’accesso ai mezzi d’informazione e nel rispetto delle Delibere adottate dall’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni; New entry di Boffetti Gianluca - Via Tresolzio,48 - 24030 Brembate di Sopra (Bg) P.IVA: 03073100160 - C.F.: BFFGLC73S17A794L in qualità di editore della testata NEW ENTRY dichiara la propria disponibilità a pubblicare sulla predetta testata messaggi elettorali tramite prenotazione degli spazi, invio del materiale, pagamento anticipato, secondo le condizioni contenute nel codice di autoregolamentazione depositato presso i propri uffici di redazione. 42 www.newentry.eu


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raccontando del Miracolo ricevuto. Finita la cerimonia uscì dalla Basilica assieme a mia mamma e gli zii, ad accoglierla in Piazza San Marco c'erano decine e decine di sue ex alunne assieme ai loro mariti e figli, ognuna di loro la voleva toccare, abbracciare, le dicevano: <grazie Suor Brunamaria per i suoi insegnamenti, per me è stata come una madre, è sempre nel mio cuore, io prego sempre per lei; mia zia era visibilmente commossa. Penso che per un'insegnante, ricevere un'ondata così gigantesca di affetto a distanza di tanti anni, sia il regalo più gratificante in assoluto. Mia mamma e mia sorella, ancora oggi parlano di quell'evento con commozzione, dicono che era una giornata di sole stupenda, eppure il sole non scottava, non dava fastidio, c'era un'atmosfera particolare, si respirava pace, serenità, tranquillità. IL 03 maggio 2014 siamo a Castell'Arquato da mia zia Amelia per "festeggiare" i suoi 94 anni, mia zia era contenta anche se si notava sul suo volto un'ombra, la vedevo assorta, riflessiva. Alle 17,30 le dissi: < zia noi ce ne andiamo, si avvicina l'ora della Messa serale>, mi chinai su di lei per salutarla, < Giordano, mi sento stanca, molto stanca, non so se ci vediamo il mese prossimo>, quelle parole mi fecero rabbrividire; poi aggiunse: < sono soddisfatta di quanto ho fatto, peccato per l'unica alunna bocciata in quinta>, < ancora quella storia dell'alunna bocciata; hai insegnato

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a centinaia e centinaia di bambine e te ne hanno bocciato solo una in tutti quegli anni di scuola, dovresti essere felice!>, < mi dispiace perché era molto preparata, all'esame orale non ha aperto bocca, era timida, agitata>, < allora non è stata colpa tua, guarda zia che ti tolgo le scarpe e te lo levo io il sassolino>, mi riavvicinai per baciarla, e lei mi prese il viso fra le mani, mi guardò negli occhi per un lungo istante e mi abbracciò. In quel momento capii chiaramente che era l'ultima volta che l'avrei vista in questa vita terrena. Alle 07,00 del 06 maggio 2014, mi telefonò la carissima cugina Vittoria di Milano, dicendomi: <Giordano, mi ha appena chiamato la Madre Superiore, purtroppo ho brutte notizie>, <la zia Amelia ha raggiunto il suo sposo?>, < te l'aspettavi? >, < Si me l'aspettavo e mi dispiace moltissimo>, < anche a me Giordano, anche a me >. IL 29 agosto 1970 ( giorno del mio settimo compleanno ), non ho mangiato la torta allo zabaglione, ma ho ricevuto uno fra i più belli regali della mia vita: il Miracolo che ha salvato la vita a mia zia, Suor Brunamaria Ghidelli, e mi ha così permesso di conoscere una persona semplicemente eccezionale, dalla fede incrollabile e dalla caparbietà e cultura immense; per me un importante punto di riferimento; una luce in questa vita che ha volte ci riserva delle zone d'ombra in cui potremmo andare facilmente a sbattere la testa. Giordano

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8 MARZO: VIVA LA DONNA O VIVA LE DONNE Quand’ero piccola (8-9 anni) in tv si vedeva la pubblicità di un frigorifero, o forse era una lavatrice, che diceva: ”Z. ha trovato il modo migliore di dire : viva la donna” “Papà” ho chiesto ”ma perché dice la donna e non le donne? Quando si parla in generale, non si deve dire : le donne?” Papà aveva cercato, con parole adatte alla mia età, di farmi capire la differenza tra un modo di dire un po’ grossolano e ammiccante, e un modo più consono al rispetto cui tutti, uomini e donne, abbiamo diritto. In televisione si vedevano e sentivano anche delle canzoni. Una in particolare, diceva: “Tua, tra le braccia tue, solamente tua, così…” Era cantata da Jula De Palma, ma qualche volta la cantava un uomo. Solo che lui diceva: “Mia, tra le braccia mie, solamente mia, così…” Quella volta mi rivolsi alla mamma: “Perché” chiesi ” non dice tuo, tra le braccia tue?” “Perché” rispose la mamma ”E’ la donna che è considerata una cosa dell’uomo” “Sciocchezze!” disse papà. Un giorno lessi una storia sul Corriere dei Piccoli. Si trattava di una famiglia , padre, madre, una figlia adolescente, due gemelli di 6-7 anni e il nonno Gianni, che in ogni storia risolveva tutto con delle buone idee. Quella volta la figlia si metteva a camminare con un libro sulla testa perché sperava di diventare indossatrice, ma nonno Gianni le faceva scoprire che i libri sono fatti per essere letti, e dopo questo insegnamento, la ragazza scopriva tutto un mondo. “Papà” chiesi io “ma è una cosa strana che le donne leggano?” “Dipende” rispose lui “prendi la mamma, è laureata in filosofia, di libri ne legge tanti e anche difficili. Ma prendi una signorina snob che vuole solo essere bella e non si interessa che 44 www.newentry.eu

di pettinature, trucco, vestiti… un tipo così sarebbe strano che si mettesse a leggere” Io mi domandavo se da grande sarei stata come la mamma o come le “Signorine snob”. Poi sono diventata adolescente e mi sono posta altre domande: Perché gli uomini si eccitano? Perché anche tra le braccia del mio prediletto mi domando se lo amo? Perché se un uomo ha problemi sessuali, sono solo sessuali e non sentimentali, mentre per una donna è la stessa cosa? Una donna che è stata abusata da piccola potrà mai avere una vita normale? Cosa vuol dire che una donna è masochista? A poco a poco mi sono risposta da me, o meglio è la vita che mi ha risposto. Oggi devo dire che per la donna non conta soltanto il sentimento, ma è importante che il sentimento ci sia, senza falsi sentimentalismi, ma con sincerità e accettazione di sé come donna. Allora sì, potremo veramente dire “Viva la donna” (come i frigoriferi Z?) Anna


Volevo scriverti mille parole per questo giorno cosĂŹ speciale, ma ho capito che per augurarti un buon compleanno bastavano tre semplici parole... Ti Voglio Bene.

24 Marzo 2019

Con affetto ad Ilaria B. per i suoi 12 anni da papĂ Gianluca, mamma Cristina, Mattia, Zio Roberto e nonni


SPETTACOLO & ARTE

MILANO - FASHION DAY: SFILIAMO PER ABBATTERE I PREGIUDIZI

Sabato 23 febbraio, durante la settimana della Moda, si è svolta nella prestigiosa Sala Alessi del Comune di Milano, l’evento “Fashion Day: Sfiliamo per Abbattere i Pregiudizi”, alla presenza di diverse personalità istituzionali, come Beatrice Uguccioni Vice Presidente del Consiglio Comunale di Milano, Laura Specchio Presidente della Commissione Moda e Design del Comune di Milano e Massimo Restivo Vice Presidente di United Planet – ONU. Cinque valenti stilisti hanno partecipato all'iniziativa, presentando le loro creazioni e le loro collezioni. Rita Balestrieri che crea abiti con stoffe dai colori caldi, classici e dal taglio raffinato. I suoi sono abiti eleganti da cerimonia e da sposalizio. Mariana Veintimilla è una stilista ecuadoregna e realizza abiti semplici, eleganti e con un 46 www.newentry.eu

tocco di originalità. Le sue creazioni rappresentano tutta l’esperienza acquisita nell’ambito della moda fin da quando era solo una bambina. Korn Taylo è uno stilista che realizza abiti molto eleganti e chic per cerimonie e serate di gala, usando stoffe con applicazioni di pizzo e strass. Marcie Concepcion, direttamente da New York, con la sua collezione primavera, ha presentato splendidi abiti da sposa. Vanny Tousignant, fondatrice dell’International Fashion e della settimana d’Arte a New York, ha presentato all'evento la sua collezione autunno – inverno 2019. A colpire tutte le persone presenti,oltre alle stiliste coi loro splendidi abiti, è stato il tema che hanno dato gli organizzatori dell’evento, quali Franco Tucci (Presidente dell’Associazione


SPETTACOLO E ARTE

Impegno Sociale “Insieme” Multietnico) e Mariana Veintimilla (Presidente della Casa della Moda Multiculturale Milanese), con la grande collaborazione di Thelma Paico e Norberto Wittwer, ovvero quello di mettere al centro della sfilata di moda l’aspetto sociale per il quale queste due associazioni lavorano insieme da 3 anni. Ad avvalorare ancora più questo pensiero è stato il fatto di far aprire l’evento a dei ragazzi di Ugualmente Artisti, musical promosso dall’A.S.D Studio Danza e Oltre, dalla soprano Yulia Merkudinova di nazionalità ucraina e dalla cantante ecuadoregna Gabriela Benavides. A commuovere i presenti è stata poi la proiezione del video “Gli angeli”, relativo a una canzone composta con delle frasi scritte da ragazzi diversamente abili dal giovane cantante di Taranto Gaetano De Michele. L'incontro tra modelle normodotate e diversa-

mente abili è stata un’iniziativa che ha colto tutti di sorpresa, ma è stata anche molto apprezzata. In particolare è stato davvero di forte impatto il fatto di parlare di moda mettendo al centro la disabilità, oltre a far sfilare 10 bambini e anche le modelle curvy, le quali hanno testimoniato di aver provato grandi emozioni durante la sfilata. Un’iniziativa – dunque – promossa per superare le barriere, i pregiudizi e abbattere gli "steccati" ancora oggi esistenti nel mondo della moda e non solo. Il tocco magico delle pettinatrici e truccatrici coordinate da Gianni Graziano di Eli Hair, ha reso le modelle e gli abiti ancora più affascinanti. L’evento è stato presentato da Leo Lionel e ha visto anche la partecipazione di Niele Savona che ha anche rivestito il ruolo di testimonial dell’Evento, Mirko Geco, Arianna Ilardi, Matteo Debbia, Fabrizio Calza e Fernando Lopez.

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Un ricordo per Bruna BELLEZZA GENUINA

Stanno spuntando le prime giunchiglie, teneri boccioli carezzati dal sole si tendono bramosi. Chiassose le vie, zuppe di meraviglia, di vociare cheto. Cielo terso, sconfinato,si stende. Mano nella mano, strettamente abbracciate, andiamo, io ed il mio gigante buono, eroiche e ridicole, alla ricerca di un colore novo, gorgheggio, ansito. Alla tua porta porge la mano Vittoria, con essa animo e core, interrogativa, gesto repertorio attende responso. Ardui i tentativi per farle capire che “Bruna non c’è, è in cielo, la porta è chiusa!!” Lo sguardo tende, il corpo flette, decisa azzarda passo. Vorrebbe da te venire Bruna, per una carezza, un sorriso sincero; come un tempo sederti accanto, le tue vesti tastare, arricciare, attendendo gesto, il tuo, generoso, offrirle un bricchetto di tè. Sono passati mesi dalla tua partenza, tanti, infiniti, in un battito d’ali hanno consumato vite, accorciato distanze. Crudele sorella morte, deruba tesori preziosi, lontani li conduce, per segreti giardini, per viali alberati, per bellezze mature. Fede insegna ad aver fede; la morte è solo un passaggio, un volger di pagina, una breve sosta. Amarezza ristagna nel fondo, mancanza cruda, solitudine aspra. E’ un poco come sentirsi orfana: di piccoli gesti che condivano il giorno di materna protezione, di una parola sempre buona, gentile e sincera in cui riporre fiducia. Mi manca la tua figura Bruna, il tuo sostare in contemplazione accanto ad un bulbo in boccio; 48 www.newentry.eu

il tuo sguardo percorrere il cielo; il nostro stare insieme, in condivisione, in armonia. Fissa la tua porta Celeste, in silenzio assorbe silenzio che divora. Si fa scura in volto, borbotta, sfuma nei pensieri. Alla tua tomba veniamo per un saluto, una preghiera, una carezza col dorso. A te, in silenzio confido tristezze e preoccupazioni, mestizie, malinconie, gioie. Mentre percorro lo stretto vialetto, ripeto a me stessa che nessun tesoro è tanto prezioso quanto l’avere due mamme, tre con Maria che è la madre celeste, in cielo.. che nulla ho da temere in quanto sempre il vostro passo accompagnerà il nostro. Declina il sole, si fa bruno il limitare, a breve fasci ombrosi tenderanno brame. Sogno confonderà tratti, figure oniriche pasceranno sogni e mancanze; nostalgie si fonderanno sino a farsi dolcezza della sera. Fu forte, possente, disperato, l’ultimo abbraccio che ti diedi Bruna, racchiudeva tutto l’amore che provavo, la disperazione del distacco; angoscia e solitudine inzuppavano lacrime salse. Grazie per tutta la dolcezza e comprensione che ci hai donato, per la delicata discreta presenza, per una mano sempre tesa. Ci manchi. Al petto ti stringo con devota, premurosa, delicatezza. Tu, fiore prezioso, tesoro pregiato, bellezza genuina .. Milena, la mamma di Vittoria e di Celeste


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L’INTERVISTA

MARTINA MENICHINI

Attrice e performer con un occhio speciale verso il mondo del sociale. Dal palco del teatro al microfono della sala di doppiaggio passando per un lavoro a stretto contatto con i ragazzi che convivono con i disturbi di apprendimento. Martina Menichini, romana doc, ha la fortuna di essere da sempre un’artista a 360 gradi. Innamorata dell’arte, del mondo della comunicazione e di tutto ciò che le permette di esprimersi e di entrare nel cuore delle persone. Da pochi giorni ha appena concluso la seconda messa in scena dello spettacolo “Sali o scendo” al teatro Petrolini, ma già la sua mente guarda al futuro. Le ultime due settimane di ottobre sarà in scena al teatro Duse con un altro testo, “la Preda”, perché la luce dei riflettori è per lei oltre che un richiamo, una presenza importante nella sua vita. Una carriera in crescendo. L’amore, poi, ci ha messo lo zampino. Nel senso buono. Non è solo un’idea infatti quella di scrivere un testo a due con il suo compagno, Raffaele anch’egli attore e doppiatore. Non basta il mondo del teatro, della conduzione, della radio, del nuoto e dei social, si è aggiunto anche quello del doppiaggio. Un lavoro, quest’ultimo, che si è aggiunto ai molteplici 52 www.newentry.eu

impegni che Martina porta avanti. “Una piacevolissima scoperta – racconta – mi ci sto dedicando ed ho già avuto la possibilità di prestare la mia voce per un paio di personaggi” . Lei è la voce di Dorsett nella serie The Orville. Insomma, un’artista da ammirare e da ascoltare ma non solo...perché continua la sua parte di istruzione ed al momento si sta prendendo la specialistica in Ampa (l’Attività Motorie Preventive Adattate). Quest’anno ha vinto la borsa di studio e si sta dedicando come tutor per i ragazzi con disturbi di apprendimento. Non si finisce mai di imparare. “Per me questo detto vale sempre. Aggiornamento e preparazione sono i miei capisaldi, ciò che distingue una persona qualunque da una persone motivata. Ed è per questo che il mio prossimo obiettivo è di prendermi l’attestato LIS per il linguaggio dei segni. L’ho già anticipato: per me è fondamentale saper costruire ponti di comunicazione con chiunque. Non importa il canale o il codice: conta la voglia.” Dove lo trovi il tempo Martina per fare tutto? Hai qualche segreto? Un segreto è quello di svegliarsi presto la mat-


L’INTERVISTA

tina e organizzarsi la settimana a grandi linee, cercando di incastrare il tutto: la vita privata, sociale e quella lavorativa… Per poter essere produttivi bisogna stare bene sotto tutti i punti di vista, senza tralasciare nulla e nessuno, soprattutto se stessi. Riavvolgiamo il nastro. Nel tuo curriculum ci sono tante esperienze… Dai fotoromanzi ai servizi fotografici, a 18 anni sono stata scelta per il primo film nazionale sul bullismo, “Nient’altro che noi”, diretto da Angelo Antonucci e sono entrata nelle case degli italiani con e le previsioni del tempo su Sky Meteo24. Innamorata della recitazione mi sono trasferita a Londra per studiare alla Central School of Speech and Drama e mi sono confrontata con attori provenienti da tutto il mondo. Ma la pratica è quella che conta. E’ importante per la tua carriera, essere a Roma? Certamente aiuta: Roma è una città poliedrica, che offre tante opportunità per noi attori ma non è tutto. È fondamentale farsi conosce-

re, promuovere le proprie capacità ed essere sempre pronti quando si presenta l’occasione giusta, ma la cosa più importante è crearsela l’occasione, ogni giorno iniziare la giornata avendo in mente il proprio obiettivo e lavorare sodo per raggiungerlo. È giusto che nessuno ti regali nulla, le cose sudate sono quelle che ti fanno crescere e appagano. E come è Martina nel quotidiano? Sono una ragazza semplice, solare, innamorata della vita, della mia famiglia e del mio compagno. Sono una inguaribile sognatrice, ma con il tempo sono diventata anche realista. Adoro viaggiare, stare in compagnia, insomma vivere, arricchendomi ogni giorno dall’amore, dalla bellezza della natura e dalle relazioni con le persone con cui sono in contatto. CONTATTI Facebook Official Page http://www.facebook.com/martinamenichinipagina Instagram: martina_menichiniufficiale www.newentry.eu 53


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MONTICHIARI

ASSOCIAZIONE CUORE DI DONNA APERICENA AL MUSEO LECHI MONTICHIARI Grande e meritato successo all’apericena organizzato da Lucia e Angela, dell’Associazione Cuore di donna nei prestigiosi locali del Museo Lechi di Montichiari, unendo l’utile al dilettevole in occasione della festa della donna: una piacevole serata contribuendo alla promozione della prevenzione del tumore al seno. Completate in fretta le prenotazioni già molti giorni prima, l’evento ha visto più di 100 persone affollare le varie sale del museo, addobbate e arricchite di cartelloni illustrativi sulle varie attività dell’Associazione. Calorosa accoglienza delle sorridenti associate che ci hanno omaggiato di un cuoricino segnalibro in panno, cucito a mano da Simona Bonometti. Tra una chiacchiera e l’altra abbiamo gustato ottimi stuzzichini dal salato al dolce, con un ottimo servizio. Molti i ringraziamenti che

Cuore di donna rivolge a tutti coloro che a vario titolo hanno collaborato per la buona riuscita della serata: Montichiari Musei, Comune di Montichiari nella persona del Sindaco Fraccaro e dell’Assessore Maria Chiara Soldini, Consulta Giovani Montichiari, Pro Loco Montichiari, supermercato Rossetto Montichiari Group, Pasticceria Europa, La gelateria di Berzo Inferiore e Pian Borno, Laboratorio Pasticceria Magri, Agrimor, Buon Caffè, Mozart, Caffè Doppio, General Food, Pizzeria Cervo. Grazie anche alla redazione dell’Eco, Paese Mio, New Entry, Montichiari Week per lo spazio che sempre mettono a disposizione per Cuore di donna e non ultime tutte le cuoricine che hanno cucinato torte salate, frittate, dolci, ecc e hanno aiutato ad allestire le sale. Ornella Olfi

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OROSCOPO dal 15 al 29 Marzo 2019

ARIETE - 21/03-20/04

TORO - 21/04-20/05

GEMELLI - 21/05-21/06

In ambito affettivo, farai una nuova conoscenza che ti conquisterà subito per la simpatia e farai di tutto per coinvolgere questa partner in una serata in tua compagnia. Ottimo il lavoro!

Le Stelle ti aiutano ad affinare il tuo intuito: sarai attento e preciso nel capire le dinamiche del comportamento di chi ami; cerca però di non evidenziare troppe problematiche! Con un amico, sarai molto accomodante dinanzi ad una discussione.

Ti muoverai con destrezza dinanzi ad ogni piccola problematica, trovando ottime soluzioni. In amore, è probabile un riavvicinamento con chi ti sta a cuore. Nel tempo libero, nuove conoscenze si dimostreranno simpatiche e arricchiranno la tua vita affettiva.

CANCRO 22/06-22/07

LEONE - 23/07-23/08

VERGINE - 24/08-22/09

Sarai molto fantasioso e farai tantissimi progetti. In ambito affettivo, sarai molto estroverso e coinvolgerai anche i più scettici in una serata al di fuori della norma e all’insegna del divertimento.

Il rapporto con chi ami attraversa una fase di ottima sintonia; avrete la possibilità di organizzare insieme una piacevole iniziativa, sulla quale vi troverete completamente d’accordo. Nel tempo libero ti dedicherai alla cura del tuo corpo, praticando uno sport.

Riuscirai a tener fede ad un impegno preso con la partner, e lei ti sarà riconoscente. Nel tempo libero, sarai invogliato a prendere in considerazione decisioni che possono migliorare la qualità del tuo quotidiano. Un consiglio: pratica dello yoga!

BILANCIA - 23/09-22/10

SCORPIONE - 23/10-22/11 SAGITTARIO - 23/11-22/12

Gli influssi astrali sono più che positivi e contribuiranno a farti sentire in ottima forma. In ambito affettivo avrai la possibilità di trascorrere serate particolarmente intime con chi ami e di dimostrare il tuo grande romanticismo. Un consiglio: sii realista!

In ambito affettivo, farai una nuova conoscenza che ti conquisterà subito per la simpatia e farai di tutto per coinvolgere questa partner in una serata in tua compagnia. In ambito lavorativo, sarai in grado di affrontare una situazione difficile con grande coraggio.

Hai accumulato un po’ di stanchezza e avvertirai l’esigenza di rigenerarti. Saprai essere dinamico e non ti mancheranno le doti di inventiva necessarie per organizzare il tuo tempo in modo piacevole. In ambito affettivo, riuscirai a trovare la giusta intesa...

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E’ probabile che tu riceva una bella sorpresa da parte della partner; questo aiuterà ad attenuare le tensioni nel vostro rapporto di coppia. Nel tempo libero avrai la possibilità di recuperare la fiducia di un amico, ritrovando la complicità di un tempo.

Le Stelle ti sono favorevoli e ti offriranno parecchie occasioni di svago e divertimento. In ambito affettivo, renderai più stabile il tuo rapporto assumendoti delle responsabilità e facendo sentire la persona amata al centro delle attenzioni.

Avrai la possibilità di dedicare il tuo tempo libero al relax ed alla cura del corpo. In ambito affettivo avrai una grande vitalità, che porterà parecchio benessere al tuo rapporto affettivo e ti darà la possibilità di vivere dei momenti di gioia. In ambito lavorativo la situazione non si sblocca.

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SPETTACOLO & ARTE

STILISTI E VIP IN PRIMO PIANO AL FESTIVAL DELLA MODA A ROMA Nella splendida location dell'Aranciera di San Sisto è ottimamente riuscito l'evento organizzato da Sabina Prati Eventi Moda e Stefano Raucci Stilisti giovani e già affermati e tanti personaggi dello spettacolo sono stati i protagonisti al Festival della Moda andato in scena nella prestigiosa location dell'Aranciera di San Sisto a Roma. Bellezza, spettacolo e fascino sono stati gli elementi vincenti dell'evento, che ha riportato l'alta moda nel cuore della capitale. Consensi e applausi sono andati agli organizzatori del Festival, l'agente di moda Sabina Prati, titolare della Sabina Prati Eventi Moda, e il conduttore radiotelevisivo Stefano Raucci: è stato proprio Raucci, voce di Radio Radio, a presentare l'evento con garbo e ritmo. A sfilare in passerella per prima è stata Ina Gioka, giovane stilista nata in Albania ma da anni residente in Calabria, con una collezione di grande impatto ispirata agli anni '50. Poi è stata la volta della ligure Leonida Monti, in arte Leonidé 58 www.newentry.eu

Mon, che ha voluto proporre una donna elegante, nelle vesti di un principessa moderna : subito applausi a scena aperta per le due giovani designer. Dalla Calabria si è confermata talento assoluto Cheren Hesse Surfaro, che con la sua collezione "Barock" ha mixato perfettamente stile classico e moderno, esprimendo ancora una volta una creatività straordinaria. Il Festival della Moda ha poi segnato l'esordio assoluto del giovane Thomas Di Donato, che ha portato in scena abiti esclusivi e su misura di un'eleganza sopraffina, suscitando applausi e complimenti da parte di cri-


SPETTACOLO E ARTE

tica, pubblico e giornalisti. Di Thomas, giovane di Monterotondo, si sentirà sicuramente parlare ancora in futuro. Gran finale con lo stilista campano Gianni Cirillo, nome già noto e affermato delle passerelle italiane, che ha presentato abiti di classe che hanno estasiato tutti i presenti. Nutrito il parterre di ospiti e vip del mondo dello spettacolo (con le attrici Floriana Rignanese, Linda Collini e Giò Di Sarno, il giornalista Amedeo Goria, l'indossatrice Elisabetta Viaggi, il look maker delle dive Sergio Tirletti, il press agent Giò di Giorgio e tanti altri), erano presenti in sala anche il presidente di Confsport Italia Paolo Borroni, partner nazionale del Festival, e Marco Prati titolare della Prati Multiservice sponsor dell'iniziativa. Molto apprezzato il momento della premiazione di Anton Giulio Grande, una delle firme più prestigiose della moda italiana. Il noto stilista ha presentato due abiti esclusivi della sua collezione strappando applausi a scena aperta e poi ha ricevuto il premio "Original Fashion - Eccellenza della Moda Italiana nel Mondo" dalle mani degli organizzatori Sabina Prati e Stefano Raucci, che si sono detti onorati della sua presenza. Applausi anche per Sergio Tirletti, look maker

delle dive che ha anche danzato due coreografie di tango con Daniela De Rocchis, e per l'esibizione canora di Ilaria Capocelli. A curare il look delle ragazze oltre a Tirletti la giovane Silvia Felici, sempre impeccabile. "Ringraziamo gli on. Giorgia Meloni, Rachele Mussolini e Giancarlo Righini (quest'ultimo presente in sala) per aver reso possibile la realizzazione dell'evento in questa meravigliosa location" - hanno concluso gli organizzatori Prati e Raucci, dando a tutti appuntamento alle prossime tappe in preparazione del Festival della Moda e del Contest nazionale Miss Moda e Talento, concorso di bellezza di cui sono i patron nazionali.

Ufficio Stampa Festival della Moda Organizzazione: Stefano Raucci & Sabina Prati Pagina Facebook: Festival della Moda Italia e International www.newentry.eu 59


Ed è Poesia

“D’un riflesso”

... d’un riflesso che rispeccchia il vostro proprio animo nasce una sintonia che brilla attorno alle note melodiose della vostra vita, cullandovi cosí con un sorriso riverso al vostro Cuore ...ma dovete sapere che se lo circonderete di dolci momenti ricchi di spensieratezza, di ricordi vecchi ma essenziali per il proseguimento del vostro cammino. Lui saprà farvi un doppio sorriso, regalandovi cosí una carezza che vi porterà sempre piú in lá, verso orizzonti possibili da esplorare con anime attualmente esistenti ... Poesia ideata e scritta da Bezzi Roberto.... classe 1978 ...*h...

“Primavera”

Occhi di cielo inseguono volture indagano scrutano. Solleticano ricordi fasciano animi lontano vanno verso distanze remote. Bellezza matura arde sublime infonde nei petti ardore novo. Milena, la mamma di Vittoria e di Celeste

APPUNTAMENTI Fiera di San Giuseppe a Mazzano Domenica 24 marzo presso l’Oratorio Paolo VI di Mazzano, è in programma la Fiera di San Giuseppe, arti, mestieri e sapori nostrani. Festa di Primavera in Valsabbia Domenica 24 marzo a Selvapiana e Monte Magno riprende la stagione escursionistica di GARDACANYON con la classica uscita di primavera sulle mon-

tagne di casa. Percorreranno la dorsale dei monti a Nord di Gavardo, immergendosi in boschi di castagni e faggi secolari, ammirando le deliziose fioriture primaverili. Dapprima raggiungeranno il suggestivo santuario della Madonna della Neve, situato in posizione dominante con bella vista sul golfo di Salò e sul Monte Baldo. La sosta è doverosa per osservare anche un ampio panorama sul lago di Garda.


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L’INTERVISTA

SARA BERENGAN DALLA FOTOGRAFIA A MISS ITALIA

Dalle fotografie a Miss Italia sognando un futuro come influencer. Per Sara Berengan, il motore di tutto è la voglia di mettersi in gioco. Elegante, femminile ma mai volgare. Un modo di fare che le ha permesso di farsi largo nel mondo della fotografia e di sbarcare sulle passerelle del concorso di bellezza più importante d’Italia. “Se la mia aspirazione è quella di diventare una influencer, io voglio rimanere la ragazza semplice che sono oggi” racconta mostrando di avere per razionalità e ambizione ben più dei 18 anni. Giovanissima, da Cavallino-Treporti (Comune in Provincia di Venezia) è pronta ad andare alla conquista di traguardi sempre più importanti. Uno su tutti: giocarsi le carte nel mondo della fotografia e collaborare con autentici artisti dell’obbiettivo.

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Riavvolgiamo il nastro: chi è Sara Berengan? Sono giovanissima, ho 18 anni e ho intrapreso il percorso di studio Iefp della scuola alberghiera di Jesolo, conseguito da un diploma nel settore di sala-bar. Come nasce il tuo rapporto con la fotografia? È da sempre una mia passione, per me qualsiasi tipo di fotografia è una forma di comunicazione ed arte. Un mix prezioso, perché gli scatti più belli e più riusciti sono in grado di mostrare e dimostrare molto altro oltre alla semplice immagine. La fotografia fa riflettere, pensare, immaginare. Come hai iniziato? Facendo, in veste di fotografa, scatti ai soggetti e agli oggetti più disparati. Mi piaceva l’idea di poterle modificare, post-produrle, dar loro differenti totalità. Era un gioco, finchè dopo varie pubblicazioni ho ricevuto contatti da fotografi ed agenzie. A quel punto mi si è aperto un mondo… Perché sei rimasta nel mondo della fotografia?


L’INTERVISTA

Perchè mi piace l’idea di poter dire e comunicare le proprie passioni, anche quelle più piccole che ho iniziato a coltivare da poco. Mi affascinano le sensazioni che avverto nel provare cose nuove, sempre a testa alta. Attraverso i social, poi, mi piace il saper comunicare con le persone in modo pacifico, al contrario non sopporto la falsità. Tu che rapporto hai con i social? Uso molto Instagram, dove pubblico i miei scatti, posto storie e le più importanti le metto in evidenza; ma soprattutto ho voluto dare risalto all’iscrizione a Miss Italia dove sto partecipando alle selezioni per la regione Veneto. Cosa ti spinge a buttarti in campo fotografico e sulla passerella? Risposta semplice: la mia voglia di mettermi in gioco, per vedere cosa riesco a ottenere e fin a dove riesco ad arrivare... Il momento che mi ha emozionato è stata l’iscrizione a Miss Italia per la regione Veneto, dove già partecipare alle selezioni è una soddisfazione ed una emozione unica. Lontana dalle luci dei riflettori, chi è Sara Berengan? Nel quotidiano sono una ragazza semplice. Quando esco preferisco indossare jeans stretti con scarpe da ginnastica, fatta eccezione per feste o serate dove preferisco mettere un vestito e dei tacchi. Di me posso dire che sono una ragazza solare, simpatica, dolce, generosa con il prossimo e testarda.

Ph. Valter Parisotto

Perché seguirti sui social? Perché sui miei profili Instagram e Facebook posto tutte le foto dei progetti nei quali sono coinvolta. Attraverso Instagram, l’immagine che voglio dare e che sto dando è quella di una ragazza semplice, con la testa sulle spalle e la voglia di fare. CONTATTI SOCIAL Instagram -> @sara_berengan

APPUNTAMENTI

Mille Papaveri Rossi a Peschiera del Garda Sabato 30 marzo a Peschiera del Garda, è in programma Mille Papaveri Rossi evento finale: Serata conclusiva con cena, premiazioni, spettacolo artistico, asta di beneficenza del Premio Mille Papaveri Rossi a sostegno di Antoniano Onlus Spiedo Solidale a Gambara Domenica 7 Aprile la Cooperativa di Bessimo ONLUS organizza uno “Spiedo Soli-

dale” – con spiedo tipico bresciano – per sostenere le attività del nuovo progetto residenziale con sede a Brescia “Fantasina: Regina di Cuori” rivolto a persone con problemi di dipendenza da gioco patologico, un fenomeno che tocca purtroppo molte famiglie. Prenotazioni entro e non oltre il 29/3/19. Appuntamento alle 12 all’Arci di Gambara in via Angelo Marcolini 1/D a Gambara (BS). Tutte le info qui: https://bessimo.it/spiedo-solidale/ www.newentry.eu 63


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