New Entry Magazine - Edizione di Bergamo del 22 dicembre 2020

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Anno 26 - N°08 del 21/12/2020 - bergamo@newentry.eu - Pubblicità 347 73 52 863

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NEW ENTRY il Giornale della Gente Quindicinale d’informazione sociale e culturale a distribuzione gratuita Decreto del Presidente del Tribunale di Bergamo n°21 del 09/03/2000 Editore e Direttore Responsabile: Gianluca Boffetti Direttore Onorario: Michele Cortinovis Redazione: Stefano G. - Giorgio M.

Anno 26 - N°13 del 19/12/2020 www.newentry.eu New Entry il giornale della gente New Entry Boffetti Gianluca newentrycommunication New Entry Television I NOSTRI CONTATTI redazione@newentry.eu bergamo@newentry.eu brescia@newentry.eu

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Editoriale

IO CI SARÒ CON TE Non dirò il suo nome perché sono cose private, ma so che quando lo leggerai saprai a chi è rivolto. Quando i risultati del test sono stati ottenuti, ero con lui. Quando è entrato in macchina ho pensato che fosse negativo a causa della calma e della tranquillità che aveva. Così gli ho chiesto e mi ha detto che aveva il cancro di fase 4 e che gli rimanevano 3 mesi di vita. Non ci potevo credere. Ho schiacciato una lacrima e poi mi ha detto: non piangere (con una pace sconcertante), DIO è con me. Quanto sei coraggioso, il mio guerriero preferito. Avrò sempre avuto stima per te e ti apprezzerò per sempre! Questi sono i momenti più difficili che ti rivelano chi sono i tuoi veri amici o le persone che ti apprezzano davvero. Purtroppo la maggior parte delle amicizie ti abbandona e ti mandano solo “buona o pronta guarigione”, ma da lontano... Ho deciso di fare scrivere queste parole a sostegno di una persona molto speciale per me che ha lottato aspramente... Mi ha insegnato a vivere ogni giorno come il giorno migliore, come l’ultimo! Il cancro è molto invasivo e distruttivo per il nostro corpo. Anche dopo il combattimento; rimane un processo lungo. Ognuno ha la facilità di dire: “Se hai bisogno di qualcosa, non esitare, io ci sarò per te”. Eppure in pratica questo non accade. Meditiamo su questo! E’ importante! Michela


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ANIME NEL VENTO

GIULIA Ciao Giulia. È passato un anno ormai. Un anno in cui passo ogni sera a guardare la porta sperando di vederti entrare ancora una volta. Tu che entravi come un tornado, con la tua allegria e la tua energia eri la mia ricarica dopo una giornata pesante. Ti aspettavamo sempre con tanto entusiasmo. Non dimenticherò mai la felicità negli occhi di Daniele ogni volta che ti vedeva. Mi manca tutto di te. Mi mancano le nostre chiacchierate, le nostre risate. Mi manca la nostra complicità, bastava uno sguardo per capirci. Tu che in cosi poco tempo sei riuscita a diventare una delle persone più importanti della mia vita. Io non so chi comanda lassù ma fatti dare anche un solo momento per dirmi: “ehi, non ti preoccupare... Qui è tutto a posto” ecco solo questo vorrei. Non ci sono addii per noi. Ovunque tu sia ti porterò sempre nel mio cuore. Valentina

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Editoriale

SIAMO SPENTI MA POSSIAMO RIACCENDERCI Quello che ci circonda ogni giorno fa la differenza, la bellezza, la natura è qualcosa a cui aspiriamo davvero tutti: quel contatto con il mondo che abitiamo, con quello che c’è fuori dalla finestra, con il paesaggio italiano (non quello astratto ma quello vero, fatto di monumenti, piazze, strade, città, parchi, colline, ville, borghi, castelli, giardini storici, campi, laghi, fiumi) con la voglia di ricostruire il nostro giardino-paese, di riprenderci i nostri tesori (testimonianze di storia, cultura, arte) è la via che può darci quella marcia in più per riaccendere un motore che ha già in sé tutto il necessario per poter ripartire. Si tratta solo di individuare quel filo sottile quasi invisibile che però ha la capacità e la potenza di legarci tutti insieme in un unico ideale e questo significa credere in un unico progetto, che, per il solo fatto di crederci e di amarlo tutti insieme, ci rende più felici. Ma quale progetto, direte voi? Se dovessimo fare una ricerca e stabilire una classifica per capire quali sarebbero gli ideali a cui uomo aspira di più, mi viene subito da pensare che la prima cosa è, dopo l’amore, perché l’amore è più importante, la bellezza del proprio habitat. Una bellezza che non può certo essere limitata dai soli metri quadrati che misura un appartamento, perché il vero appartamento non è in casa ma è fuori, dove la gente si incontra e scambia una parola, un sa-

luto. Insomma, ciò che voglio farvi capire è che i tempi sono maturi per ribaltare completamente questo nostro apatico sistema di vita e questo lo si può fare soltanto se tutti combattiamo per la stessa idea e cioè per la bellezza delle cose, dove la verità di ciò che vive non ci viene rivelata nè dai governi nè dai politici nè dai delinquenti che ci circodano, ma dalla vita stessa della natura che non può essere abbandonata nè tantomeno massacrata come hanno fatto fino adesso uccidendo in un colpo solo il lavoro nei campi, l’agricoltura, l’artigianato, e quindi l’arte... Tutti noi sognavamo un mondo migliore che i politici e i malfattori ci hanno spento. Però noi possiamo riaccenderci e combattere per la ricostruzione di quel giardino dorato che era l’Italia quando venivano da ogni parte del mondo per apprezzare il nostro paese. Potevamo vivere di turismo, avevamo un patrimonio che nessuna Cina poteva e potrà mai copiarci. Però noi possiamo ricostruirlo perché è di questo che abbiamo bisogno, per non sentirci slegati l’uno dall’altro... Utopia? Forse ma se non sperassimo in questo avrebbe poco senso anche la nostra vita. Io voglio esserci, voglio dare il mio contributo per un mondo migliore, lo dobbiamo fare tutti e se non per noi, almeno per i nostri figli e nipoti. Buone feste. Gianluca Boffetti

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E INTANTO L’ALBA SORGE ANCORA

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E intanto l’alba sorge ancora e ci dimostra che i passi del tempo continuano ostinati e incuranti dei vuoti a perdere lasciati in giro dalla notte. E si fa beffa di noi, che annaspiamo sui nostri errori e inseguiamo la felicità ingannando (ma lui se ne accorge! )il nostro cuore, con sospiri nuovi e desideri inquieti. Ma la verità è in quel sole che ogni mattina spinge sulla terra il suo calore? E’ in quella luce che vince comunque le tenebre, appena piegate al silenzioso ritiro? Mi appello al mare, al suo richiamo di perpetuo camminante... è lì che si placa il continuo divenire. Forse. Pinella Gambino

Se n’é andata lo stesso giorno di Maradona, ma a lei probabilmente, non dedicheranno nessuna statua, eppure ha affrontato la malattia con eroico coraggio combattendo fino all’ultimo, rivolgendosi ai propri cari col sorriso, rincuorandoli sempre, per non far loro pesare le terribili sofferenze che in realtà essa pativa. Il suo viso Angelico, così luminoso ed i suoi stupendi occhi di cielo, rimarranno in tutte le persone che hanno avuto il privilegio di conoscerla. Saranno ancora i suoi meravigliosi occhi, da lassù a guidare i suoi piccini su questa terra, gli indicheranno il giusto cammino, ed il suo stupendo sorriso che fino all’ultimo ha brillato, rischiarerà i loro giorni più bui. Giordano

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Riflessioni

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I nonni sono sempre stati la “pietra di paragone nelle famiglie” ma ora sono “gli Angeli Custodi dei nipoti”. Le giovani coppie, hanno la fortuna di avere questi protettori per i loro figli, perchè la routine di oggi non è semplice, se si hanno due figlioli. I nonni, che hanno massimo 65 anni, esplodono per prontezza di spirito e saggezza. Ogni nonno è Simeone, quando ha tra le braccia il piccolo nato. E’ sempre la persona più permissiva, fa per i nipoti quello che per varie ragioni non ha potuto fare con i figli. Insegnarli ad andare in bicicletta, portargli lo zainetto quando l’accompagna a scuola, essere complice di... qualche marachella. La nonna ha invece il compito dei pranzetti preferiti, la torta con le candeline, che la mamma non ha il tempo di fare. Tante volte vanno in vacanza tutti insieme, anche se il posto per i nonni non è congeniale, ma per i figli e nipoti, gli “Angeli” sono sempre disponibili! Ricordiamoci SEMPRE... della loro disponibilità e del grande amore che donano ai figli e nipoti (mettiamoci pure generi e nuore), diventano figli anche loro. Spero che l’immagine dei nonni non sbiadisca col tempo nel... cuore dei nipoti! Un evviva a tutti i nonni del mondo! Sono gli Angeli Custodi che il Signore ha creato per i nipoti con le ali dorate! Sfortunatamente “Angelo single”.... Nonna Grazia

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FARE E RICEVERE REGALI “Ma dove l’hai trovato?”: è una reazione ambigua al regalo di Natale, può voler dire che è tremendamente brutto/bello, ma è sempre meglio dello sbadiglio trattenuto che si fa ritrovandosi dinanzi la sciarpetta generalista. Vorrei riflettere su una questione di grande attualità. Oggi fare e ricevere regali è quasi una moda, magari non più confinata ai momenti canonici che le festività ci impongono. Il più delle volte ci si concentra sulle manie-fobie del destinatario per cui ecco alla ribalta oggetti impensabili nei momenti di lucidità quali l’accendisigarette solare (purché il raggio colpisca lo specchietto!) o, per chi compre equosolidale, i semi di baobab per ogni evenienza. Tutto ciò può far sorridere anche i più immusoniti ma se il regalo tanto agognato è del materiale “budineggiante” che si adagerà sotto il proprio derma il sorrisino di molti si tramuterà in sconcerto. L’anno scorso s’era parlato di seni nuovi come regalo per il diciottesimo compleanno, fenomeno più americano che italiano ma pur sempre afferente alla sfera umana, rappresentativo di una tendenza allarmante. Dopo aver riempito gli spazi di orpelli vari, si cerca di colmare il vuoto interiore con protesi sottocutanee. Per definizione gli adolescenti non amano il proprio corpo. Insoddisfatti, credono che il cambio di un “pezzo” possa aiutarli a rientrare nel canone di bellezza in voga al momento. (Se la dama con ermellino di Leonardo fosse l’ideale odierno, tutti ci dovremmo smussare le spalle?) L’adolescenza è una fase di metamorfosi durante la quale il corpo e la psiche sono in movimento, raggiungono falsi equilibri, fluttuano congiungendosi e disgiungendosi nel contempo. A questo processo partecipa anche, oggi più spesso, il genitore dell’adolescente. Nel senso che a volte sono proprio gli adulti a desiderare figli “perfetti”, conformi al modello di bellezza dominante. Operare un

Riflessioni

adolescente non ha senso poiché la percezione di sé evolve, perché oltre al corpo non si è formata neppure l’identità personale. L’io si costruisce anche attraverso la rete di relazioni con gli altri, ben venga quindi il fidanzatino della sedicenne che la ama così com’è, in tal modo contribuirà a formare la personalità di lei. La questione, secondo me, non è tanto medica quanto educativa. La scuola media e superiore e la famiglia, devono educare anche in questo senso. Non offriamo implicitamente sostegno a un’ideologia che stabilisce il valore di una persona in base a criteri estetici che identificano Mario e Maria con un tutto naso o un tutto seno. Da adulti (in ogni caso ex-adolescenti) è diverso, ognuno è responsabile di sé, libero di scegliere di regalarsi un “pezzo” nuovo. Buon Natale, buon Anno a tutti... Fulvio

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TU, DOLCEMENTE TU A volte la vita ci regala dei momenti meravigliosi che magari si sognano anni prima e che crediamo impossibili che da realizzare. E di questo non posso che ringraziarti, carissima Amica mia che con il tuo affetto e la tua dolcezza hai trasformato una semplice serata tra due amici che si vogliono bene da una vita, in un incontro speciale. Tu che arrivi, io che ti vengo incontro, la Luna che illumina la via, le Stelle che ci osservano... Così è iniziata la nostra serata e rivederti dopo tanto tempo mi ha permesso di provare una profonda emozione. E’ stato bello trovarsi davanti ad una pizza (un po’ fredda) a chiacchierare, a raccontarci i tempi trascorsi, a confidarci sulle nostre aspettativa future tra sorrisi, giochi di sguardi e tanta serenità. E’ inutile negarlo, la nostra Amicizia è qualcosa di unico, meraviglioso, nonostante il fatto che in tutti questi anni non abbiamo mai avuto modo di frequentarci in modo assiduo e tutto ciò la rende ancor più preziosa!!! Sei una ragazza splendida, dolcissima e sono orgoglioso di avere un’amica come te! Sarà stata l’atmosfera che c’era attorno a noi, sarà stato l’affetto profondo che proviamo entrambi, ma quella sera non può che rimanere un dolce ricordo custodito nel profondo del mio cuore! Il dolce fuoco del camino risaltava i tuoi meraviglio-

si lineamenti, ho accarezzato dolcemente il tuo splendido viso, ho giocato con i tuoi capelli dorati, mi sono perso nei tuoi occhi espressivi mentre la musica in sottofondo, rendeva l’atmosfera intensa e piacevole! E poi il momento più emozionante: il tuo abbraccio, vero, sincero, infinito! Un abbraccio nel quale ho potuto ascoltare il battito del tuo cuore, il tuo affetto nei miei confronti! Grazie Amica mia, grazie per l’amicizia che in tutti questi anni mi hai saputo offrire e anche se quella sera i nostri gesti hanno raggiunto il confine tra Amicizia e Amore, sono certo che tutto ciò che è accaduto non ha fatto altro che rafforzare il nostro meraviglioso legame. Difatti sono convinto che la nostra Amicizia è più forte dell’Amore più profondo e non smetterò mai di pensare che sei stata anche una delle prime persone a credere in me quando ci siamo conosciuti. Grazie Amica mia, per le emozioni di quella sera, per tutti gli splendidi momenti passati insieme, per i pianti e per i sorrisi che abbiamo condiviso! L’Amicizia è un dono troppo prezioso e credo che noi due abbiamo avuto la possibilità di assaporarne il suo significato più profondo. Un dolcissimo abbraccio ad una dolcissima ragazza a cui voglio un mondo di bene. G.

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RIFLESSIONI

COSA E' IL NATALE? Cos’e’ il Natale se non una dolcissima poesia cosparsa di petali di cioccolato e frutta candita? E’ una tavola imbandita con tante persone che amabilmente parlano e si trasmettono emozioni, è il periodo giusto dell’anno per ricordare a qualcuno quanto lo ami o quanto ci tieni, è una sinfonia color rosso e bianco, giallo e viola che svolazza tra le fronde di un abete, solitario tra la neve c’è un pupazzo che osserva il mondo cambiare veloce, con la fretta dell’ultimo acquisto per i più piccoli e qualche capriccio per i più grandi, è la messa a mezzanotte stra piena di gente che si fa il segno della croce, qualcuno un po’ perplesso forse, altri convinti recitano un rosario di desideri, sperando di trovarli dentro alla calza della Befana tra qualche giorno. Il Natale è anche per chi è lontano da casa e sente nostalgia condita di sorrisi accesi, perchè pensare ai propri cari felici fa sentire meno la lontananza, tutti intorno al camino a leggere favole i ricordi di un tempo passato, ora l’età adulta si avvicina e qualcuno non si diverte più così tanto a giocare coi sogni, li lascia appassire dentro un bigliettino sotto l’albero in attesa della neve che lo copra, sperando che qualcuno lo legga e lo aiuti a risolvere un po’ le questioni della Vita. Il Natale è magia allo stato puro tra le candeline di un altare d’argento, è tutto lo splendore degli auguri e degli abbracci che si danno anche a chi non conosciamo, sono i festoni luminosi per strada lasciando tutti ad occhi alzati per guardare, sono le macchine ferme lungo il viale per andare a vedere un bel presepe, è un bambino che fa una carezza al nonno anziano e lo aiuta a camminare, è sostenersi a vicenda perchè le fatiche le provano tutti indistintamente, e il Natale non è solo la pubblicità’ del pandoro che invita ad essere tutti più buoni, non è buonismo commerciale cosparso di zucchero a velo e cannella, è la timidezza di qualcuno rimasto

solo che non sa come chiedere aiuto, è il viso disilluso di una donna che ha avuto una malattia e ora è costretta a fare una vita che non vuole, è l’elenco infinito di bambini che soffrono nel mondo mentre noi quando abbiamo finito le feste abbiamo gettato nella spazzatura una montagna di cibo, quella stessa montagna di rifiuti che poi riempie i fiumi nei paesi poveri, quella stessa montagna che viene percorsa a piedi ogni giorno perchè per qualcuno rappresenta l’unica fonte di “cibo”, è il sorriso di una mamma che può abbracciare il suo bambino nato nella parte giusta del mondo, preservato dalle fatiche della quotidiana sopravvivenza e dove il lusso è la norma, ma è anche il buon senso di accendere una preghiera e stringere le mani perchè in fondo siamo tutti fratelli e urliamo a una sola voce: BUON NATALE E BUONA VITA! Laura C.

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L’INTERVISTA

RUBEN PARISI INFLUENCER, BLOGGER E FOTOMODELLO Influencer, blogger e fotomodello. Una schiera di quasi 250mila followers che lo segue su Instagram nella speranza di strappare qualche consiglio di moda e farsi venire qualche idea in quanto ad outfit, abbinamenti e tendenze. Gentile, dolce, pacato nei modi. Se la classe non è acqua, Ruben Parisi è uno di quei ragazzi che ha saputo raccontare l’eleganza della porta accanto, con semplicità e immediatezza. Il suo è uno dei profili maschili più seguiti d’Italia e le aziende hanno fatto a gara pur di accaparrarselo come testimonial. Un ambassador social che nel corso degli anni ha saputo guadagnarsi la stima e il plauso dei suoi fans. Ma, d’altro lato, l’aspetto fisico è sempre stato il suo biglietto da visita vincente. Occhio chiaro, volto acqua e sapone, fascino tenebroso e outfit

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impeccabili. Appena si è messo in gioco, i numeri hanno iniziato a pendere dalla sua parte. Dalla sua città natale – La Spezia – il nome di Ruben Parisi ha iniziato a girare in Italia, sul web e su Instagram. Un’esplosione di notorietà che l’ha portato in passerella, in tv, sotto i riflettori e al fianco di vip nazionali. Naturalmente, Ruben Parisi non ha nessuna intenzione di fermarsi e lavora già ad un paio di sorprese segrete da svelare a inizio 2021. La tua carriera già adesso è caratterizzata da un vasto numero di collaborazioni, social e non solo. Proprio così, ciascuna delle quali mi ha arricchito umanamente e professionalmente. Ho avuto il piacere di collaborare con brand nazionali ed internazionali, ho partecipato al programma TV Take Me Out, sono stato fotomodello per alcuni dei più importanti brand e negozi italiani. Cosa vuol dire essere influencer? Penso che un influencer sia una persona in grado di influenzare gli altri con i suoi modi d’essere, i suoi modi di fare, nei suoi atteggiamenti, nelle sue abitudini, fra cui anche quelle che riguardano l’abbigliamento. Se questo mood è proposto in modo semplice, naturale e quasi quotidiano,


L’INTERVISTA

ecco che allora si possono davvero influenzare le persone ad effettuare determinate scelte di tipo commerciale. Cosa ti caratterizza dai social? La voglia di dare consigli spassionati riguardanti l’abbigliamento, il food, il beverage, il turismo, il tutto nel modo più spontaneo e naturale che ricalca esattamente il mio essere. Ma mi piace anche il mio ruolo di blogger, che è la conseguenza del ruolo di influencer: dalle fotografie di Instagram si passa ad un autentico diario di viaggio nel quale racconto i miei pensieri, le mie opinioni, le mie esperienze e le mie emozioni. Nulla di artefatto: mi leggete esattamente come sono! Ancor oggi, se si pensa al mondo influencer, si pensa soprattutto al mondo femminile. Diciamo che influencer uomini non siamo così tanti come le colleghe donne! Per questo motivo, non manca qualche pregiudizio sul nostro modo d’essere, sul nostro narcisismo, mentre viene ritenuto più normale che una donna si metta in mostra. Detto questo, siamo nel 2020: come c’è la parità dei sessi nella vita quotidiana, perché non dovrebbe essere così anche nel campo moda, social e fotografia? Non sopporto le eti-

chette, il giudizio espresso a priori. Se penso a me, sono tutto fuorchè il genere di ragazzo che si crede superiori agli altri. Umiltà, piedi per terra, tanto sacrificio: ecco come inizio le mie giornate! CONTATTI SOCIAL @rubenparisi

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ANIME NEL VENTO

FRANCESCA

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Francesca: di lei nel cuore mazzi di ricordi allegria serena carezza di madre candore perlato. Da piccini, assieme si giocava la vita rincorrendo con fare ciarliero. Destino crudele prova di fede ha voluto che alto involasse il passo fra volte celesti irradiasse il suo sorriso. Tenerezza minuta si disegna tratteggia istanti trattiene premure. Dolore amaro tinge presente speranza infinta pennella il domani. Lacrima muta salsa scivola solca guance arrossate si fa stupore ed incanto meraviglia per una vita che colta anzitempo nel futuro ricordo rimane immutata per bellezza e splendore. Dalle volte turchine sguardo amorevole volgi verso i tuoi figli accompagnali nella vita alla famiglia rinnova il dono della consolazione della fede e della forza. Milena, la mamma di Vittoria e di Celeste


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RIFLESSIONI

Ho una storia da raccontate... già da tempo Oggi ho ricevuto il bollettino parrocchiale, l'ho trovato sotto la porta, d'accordo col parroco che mi aveva avvisato. Non so se lo aprirò, ma sicuramente prima o dopo lo faccio. Parallelamente a questo piccolo giornale molto conosciuto in paese, desidero parlare di un altro piccolo giornale molto conosciuto, ed è il vostro New Entry, un giornale che mi ha sempre reso curiosa ogni volta che lo ricevevo cordialmente nei vari punti dove voi con estrema dovizia lo fate trovare come un dono. Proprio per questo motivo 3 mesi fa, ho pensato di chiedere se era possibile dedicare una pagina al libro che da poco avevo pubblicato per rendere visibile la sua esistenza a più persone, ma anche per una ragione più intensa nel mio intimo, mostrarla con orgoglio il giorno che fosse pubblicata a mio padre e a tutti quelli che mi conoscono. Dopo aver ricevuto l'ok da Gianluca ho sentito dentro me una felicità immensa e allo stesso tempo ho tenuto questa notizia per tutto il tempo, pensando di renderla sotto forma di sorpresa al momento opportuno. Già pregustavo l'idea di invitare mio padre a sfogliare il giornalino e aspettare la sua reazione quando sarebbe arrivato proprio davanti al mio nome. Non so quante volte ci ho pensato, ma il destino non mi ha accordato tale cosa, anzi la sorpresa l'ha fatta lui a me. Quasi un mese dopo tale accordo con New Entry, per un problema che al momento non sembrava grave ho dovuto portare mio padre all'ospedale. Io so solo, attenendomi al motivo per cui sto scrivendo questa mia personale esperienza che non solo non ho potuto fare quella sorpresa che tanto avrei voluto fare, ma ho anche visto che il numero cartaceo del giornalino che ho comunque aspet-

tato, non ha potuto occupare gli spazi che di solito lo accoglievano. È stata una macabra coincidenza questa assenza da entrambe le parti, un'assenza che si assomma alle tante assenze che continuiamo a vivere giorno dopo giorno e mi chiedo... quando finirà tutto questo periodo di strage, quante vittime si conteranno su questa terra, dove esiste tanta ricchezza che va a pari passo con tanta povertà d'animo? Perché la ricchezza continuerà ad esistere ma la povertà d'animo sovviene quando si giunge all'insicurezza, al disagio, quando ci si sente vittime di un sistema che non dà certe aspettative e sembra che il nostro patrimonio umano caro come individuo per ogni figlio e parente stretto, abbia da tempo perso la sua figura umana, sostituito da un semplice moltiplicarsi di numeri che quasi neppure impressionano, ma rientrano da alcuni mesi a questa parte nella routine quotidiana annunciata dai giornali e telegiornali con morti sempre più incerte, quasi ad apparire strategiche per portarci a pensare che tutto sia quasi normale. Non mi dilungo, ma qualcosa so, tra le pagine del giornale parrocchiale sfogliandolo troverò un nome ed un'immagine e tutto questo mi pare una grande beffa del destino. Ogni persona che incontro e si meraviglia per la morte di mio padre, un uomo che ha sempre curato la sua salute in modo corretto e doveroso quanto era da sempre il suo stile di vita non so più cosa rispondere, se non che con questa mia semplice testimonianza. Grazie per la vostra cara attenzione. Un saluto a tutta la redazione Fumagalli Amalia Ramona 17


e n o u B . . . a d e t s e F



Ed è Poesia

“LUCE DI VITA” A te che dedichi il tuo tempo a quelle persone che si sentono sole... a te,che doni passione a quegli esseri ammalati anche di nostalgia... a te, che non volti lo sguardo dall’altra parte... là dove c’è bisogno del tuo aiuto... a te, che emani luce nei tuoi occhi sensibili al dolore altrui... a te, che soffri se qualcuno non ce la fa, a sognare aperti orizzonti di libertà! Rimani in rispettoso silenzio, e se alcuna parola non pronunci, è perchè rappresenti una di loro, in questo avvilente tempo di solitudine... che tu sia dottoressa, infermiera,volontaria, non è importante... quel che più conta è l’amore che necessita della tua essenza, questo è l’essenziale, per portare un sorriso di speranza in cui serve molto coraggio... per inventare una soffice carezza che avvolga di tepore, quegli anziani stropicciati dalle rughe dell’età, ma che hanno tanti bei saggi consigli da elargire e primavere ancora da scoprire e rivivere insieme, perchè sono il fulcro della società, in quanto hanno condiviso i veri valori della vita, ricordandoci così che non si può fare a meno dell’amicizia, dell’affetto, dell’allegria, dell’amore, della vita! Cara amica che operi in questo periodo di emergenza sanitaria, se mi puoi sentire, salutami, ti prego, tutti quegli individui che hanno bisogno, ora più che mai, del calore di noi membri della società... e se nel nostro quotidiano vivere, migliorerà il rapporto umano, 20

sarà anche merito tuo, che hai donato tutta te stessa per gli altri! Non conosco il tuo nome, ma voglio ringraziarti per quello che fai, perché l’amore prenda il sopravvento sul male oscuro e ci renda alleati per proseguire degnamente il percorso dell’esistenza... ma cerca di fare più presto possibile... desidero con tutte le mie forze, rivederti riabbracciandoti per esistere ancora ! “ CIAO LUCE DI VITA! “ POETA FABRIZIO VILLA UN QUARTO DI SECOLO DI STORIA


Il primo Presepe Il primo vero presepe della storia fu creato nella chiesa di Santa Maria Maggiore, a Roma. Questa usanza divenne così popolare che presto tante altre chiese vi aderirono. Ognuna creava un presepio particolare ed unico. Le scene della natività erano spesso ornate con oro, argento, gioielli e pietre preziose. Anche se molto popolare tra le classi più ricche, questa opulenza era quanto di più distante dal significato della nascita di Gesù. Dobbiamo il “nostro” presepe attuale a San Francesco d’Assisi, che nel 1224 decise di creare la prima Natività come era veramente descritta nella Bibbia. Il presepe che San Francesco creò nel paese di Greccio, era fatto di figure intagliate, paglia e animali veri. Il messaggio era diretto, e poteva essere capito e recepito da tutti, ricchi e poveri. La popolarità del presepe di San Francesco crebbe fino ad espandersi in tutto il mondo. In Francia si chiama Crèche, in Germania Krippe, in Spagna e America Latina si chiama Nacimiento, nella Repubblica Ceca si dice Jeslicky, in Brasile si dice Pesebre, e in Costa Rica si dice Portal.

Le leggende delle Palle di Natale A Betlemme c’era un artista di strada molto povero che non aveva nemmeno un dono per il Bambino Gesù così egli andò da Gesù e fece ciò che sapeva fare meglio, il giocoliere, e lo fece ridere. Questo è il perché ogni anno sull’albero appendiamo le Palle colorate - per ricordarci delle risate di Gesù Bambino.

RACCONTI

Le leggende del Pettirosso

Un piccolo uccellino marrone divideva la stalla a Betlemme con la Sacra famiglia. La notte, mentre la famiglia dormiva, notò che il fuoco si stava spegnendo. Così volò giù verso le braci e tenne il fuoco vivo con il movimento delle ali per tutta la notte, per tenere al caldo Gesù bambino. Al mattino, era stato premiato con un bel petto rosso brillante come simbolo del suo amore per il neonato re

Miss New Entry 2021

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Riflessioni

GENERAZIONE “Siamo noi, la generazione più felice di sempre. Siamo noi, gli ormai cinquantenni, i nati tra gli inizi degli anni ’60 e la metà degli anni ’70. La generazione più felice di sempre. Siamo quelli che erano troppo piccoli per capire la generazione appena prima della nostra, quelli del ’68, della politica e dei movimenti studenteschi. Ancora troppo piccoli per comprendere gli anni di piombo, l’epoca delle brigate rosse e delle stragi nere. Siamo quelli cresciuti nella libertà assoluta delle estati di quattro mesi, delle lunghe vacanze al mare, del poter giocare ore e ore in strade e cortili, delle prime televisioni a colori e i primi cartoni animati. Delle Big Babol e delle cartoline attaccate alle bici con le mollette da bucato. Delle toppe sui jeans e delle merendine del Mulino Bianco. Dei gelati Eldorado e dei ghiaccioli a 50 lire. Dei Mondiali dell’82 e della formazione dell’Italia a memoria. Di Bearzot e Pertini che giocano a scopa. Siamo quelli che andavano a scuola con il grembiule e la cartella sulle spalle, e non 22

ci si aspettava da noi nulla che non fosse di fare i compiti e poi di giocare, sbucciarci le ginocchia senza lamentarci e non metterci nei guai. Nessuno voleva che parlassimo l’Inglese a 7 anni o facessimo yoga. Al massimo una volta a settimana in piscina, giusto per imparare a nuotare. Poi siamo cresciuti, e la nostra adolescenza è arrivata proprio negli anni ’80, con la musica pop, i paninari e il Walkman. Burghy e le spalline imbottite. Madonna e il Live Aid. Delle telefonate alle prime fidanzate con i gettoni dalle cabine e delle discoteche la domenica pomeriggio. Di Top Gun e Springsteen. Dei Duran Duran e degli Spandau Ballet. Delle gite scolastiche in pullman e delle prime vacanze studio all’estero. E poi c’era l’esame di maturità, e infine il servizio militare, 12 mesi lontano da casa, i capelli rasati e tante amicizie con giusto un po’ di nonnismo. Nel frattempo magari un Inter Rail e infine un lavoro. All’Università ci andavi solo se volevi fare il medico, l’avvocato o l’ingegnere. Che il lavoro c’era per tutti. Siamo cresciuti nella spensieratezza assoluta, nella ferma convinzione che tutto quello che ci si aspettava da noi era che diventassimo grandi, lavorassimo il giusto, trovassimo una fidanzata e vivessimo la nostra vita. Non abbiamo mai dubitato un istante che non saremmo stati nient’altro che felici. E, dobbiamo ammetterlo, per quanto il futuro ci sembri difficile, e per quanto questa situazione ci appaia incomprensibile e dolorosa, siamo stati felici. Schifosamente felici. Molto più dei nostri genitori e parecchio più dei nostri figli. Siamo la generazione più felice di sempre. Web


AVERE VERAMENTE BISOGNO DI QUALCUNO

G. aveva molti progetti, e una brillante carriera davanti a sé. Uscendo di casa in quella bella e assolata mattina di primavera non immaginava che la sua vita sarebbe cambiata in modo così repentino e irrevocabile. Si ritrovò in un Pronto Soccorso, senza giacca né cravatta, vestito del camicino azzurro dell’ospedale. Il collega che era con lui quella mattina aveva recuperato la sua borsa di lavoro, e quel pensiero lo rassicurava mentre aspettava l’esito degli esami appena fatti. Quando il medico si avvicinò, capì subito dall’espressione che qualcosa non andava: “Quello sguardo ha cambiato la mia vita. Dopo, nulla è stato più come prima.” “Dopo” tutti i progetti sono crollati e il futuro è diventato incerto. E’ iniziata un’altra vita. Da quel giorno sono passati alcuni anni, non abbastanza da potersi considerare un po’ più al sicuro. Che poi, dopo certe esperienze, cambia anche il senso dell’espressione “al sicuro”. “Sa, non avevo idea che la vita potesse cambiare così tanto, al punto da non riconoscerla più. Come se quel giorno mi avessero catapultato in un universo parallelo, dove tutto sembrava essere uguale a prima, ma nulla lo era più. C’erano ancora mia moglie, mio figlio, la mia casa… E poi gli amici, i colleghi, il lavoro. Eppure, era tutto diverso. Ricordo che, uscito dall’ospedale dopo l’intervento, camminavo per le strade della città e mi sentivo

Riflessioni

come nel film Truman show. Provavo un senso di estraneità, qualcosa non tornava. Dov’era finita la mia vita? Che scherzo mi avevano fatto? Rivolevo la mia vita di prima, non questo incubo vestito di normalità.” G. non è al sicuro, ma sta meglio. Vive; ha attraversato territori sconosciuti, ha fatto incontri e scoperte. Ha capito quanto siamo interdipendenti, quanto bisogno abbiamo degli altri. “Lo capisci con la testa, passando dal corpo. Perché quando hai bisogno di qualcuno che si occupi della tua igiene, che ti lava a letto come se fossi un neonato, che svuota sacchetti maleodoranti, e magari lo fa parlandoti tranquillamente, col sorriso e una battuta sdrammatizzante, allora capisci davvero cosa significa avere bisogno di qualcuno. E gli sei profondamente grato per il fatto di essere lì con te. Non avrei mai pensato di poter essere così grato a qualcuno. Perché quel qualcuno ha raccolto la mia umanità prima ancora delle mie urine.” Come cellule di un organismo, noi esseri umani intrecciamo le nostre vite in una rete che tutti ci sostiene, in qualche modo, per qualche tempo. G., catapultato fuori dal suo mondo, ne ha scoperto un altro. Non pensava potesse essere anche così bello e ricco. G. non è una persona reale, ma la sua storia racchiude tante storie vere. sguardiepercorsi 23


Riflessioni

ANNO BISESTO - ANNO FUNESTO

In questo 2020 più che mai, per chi è superstizioso, ma forse un po’ per tutti, vale il detto” Anno bisesto, anno funesto”, funesto davvero in modo pesante e, per molti aspetti, tragico. Pertanto anche chi non crede ai proverbi si augura finisca presto, ché di danni ne ha già fatti troppi, dalla salute ( fisica e psicologica) all’economia, alla libertà personale. Un po’ di storia e curiosità: fu Giulio Cesare nel 46 a.C il primo a introdurre nel calendario ( calendario giuliano) un giorno di “bonus” ogni 4 anni, ripetendo lo stesso giorno per 2 giorni, aggiungendolo dopo il 24 febbraio, sesto giorno prima delle Calende di marzo, “bix sesto kalendas martias” da qui bisestile; questo per allineare correttamente il calen-

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dario al movimento compiuto dalla terra intorno al sole. Essendo febbraio, per i romani il mese dedicato ai defunti, l’anno con un giorno in più fu aggiunto proprio in febbraio, perciò soprannominato funesto. Nel 1582 Papa Gregorio XIII modificò poi il calendario ( calendario gregoriano), versione che usiamo ancora oggi: ogni 4 anni, 1 bisestile, se divisibile per 4. Nel ‘400 lo scienziato Michele Savonarola, nonno del più famoso Girolamo, diceva che in anno bisesto né baco, né moglie, né innesto: non iniziare alcuna attività lavorativa, non sposarsi, non concepire un figlio. Una tradizione anglosassone dice che il 29 febbraio non sia accettato


Fiori D’arancio Profumeria - Estetica Augura Buone Feste nel calendario. Si narra che Santa Brigida si fosse lamentata con S. Patrizio perché molti uomini erano troppo restìi a farsi avanti con le ragazze, così il santo decise di dar loro, almeno ogni 4 anni, l’opportunità alle ragazze di essere loro a chiedere la mano del fidanzato, che non poteva dir di no a cuor leggero. Alcuni tra gli eventi più tragici sono successi in anni bisestili, tra cui: terremoto a Messina del 1908, nel Belice del 1968 e nel 1976 in Friuli; nel 2004 lo tsunami nell’Oceano Indiano; nel 2012 l’affondamento della Costa Concordia e in questo 2020 il covid, a causa del quale inizierà male anche il 2021, con decreti restrittivi che si susseguono, finché il maledetto virus è ancora in circolo. Il 2020 ha distrutto troppe certezze sul futuro; ha allontanato le persone fisicamente e spesso mentalmente; preoccupazione e nervosismo hanno messo uno contro l’altro chi ha idee diverse; la chiusura ha causato disperazione in chi si è visto perdere tutto, per es. il lavoro di una vita; i vari decreti ci hanno mostrato incompetenze e ritardi gravi nella politica, con ripercussioni pesanti. È una catena di problemi molto preoccupante. Speriamo davvero che il prossimo anno bisestile sia migliore…ci accontenteremmo che fosse normale!! Nel frattempo i nati il 29 febbraio (più di 4 milioni nel mondo) nel 2021 festeggeranno ovviamente il 28 o il 1 marzo ma, ridendo, diranno di compiere gli anni solo ogni 4! Ornella Olfi

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QUESTO È IL MIO NOME

di Micky

Rubrica nata agli albori della nostra rivista (ormai 25 anni fa) ideata e curata da Michele Cortinovis, ritrova la sua collocazione all’interno di New Entry non solo grazie alla richiesta dei lettori, ma soprattutto nel ricordo di Michele, prematuramente scomparso, sempre presente nei nostri cuori.

Carlo/Carla

Carlo e il suo femminile Carla sono una derivazione del nome germanico Karl, il cui significato, nella forma Carl è “maschio” o “uomo”. Inteso anche come “marito”, per estensione questo nome può significare anche “forte”. Nel tardo medioevo, invece, il termine Karl ha assunto il significato di “uomo libero”. Altri studi etimologici, al contrario, fanno risalire il significato del nome Carlo e Carla alla parola hari il cui significato è “esercito”. Nella Francia dell’Alto Medioevo era un nome portato da molti alti dignitari di corte nella forma Harl. La grande diffusione del nome in Europa si ebbe grazie a sovrani franchi quali Carlo Martello, Carlo il Calvo e soprattutto Carlo Magno.

il 17 agosto in ricordo della venerabile Carola Gerhardinger di Regensburg. Caratteristiche del nome Chi porta il nome Carla o il suo corrispettivo maschile è una persona sia altruista che serena e dolce. Inoltre è molto attenta e disponibile, timida e curiosa con un forte spirito di conoscenza.

Origine: germanica Parola chiave: altruismo Forme masch. alterate: Carletto, Carlino, Carluccio Varianti femminili: Carola Varianti femm. alterate: Carlotta, Carlina, Carolina Nomi composti maschili: Carlo Alberto, Carlo Felice, Carlomagno, Giancarlo Numero portafortuna: 3 Onomastico Colore: Rosso Si festeggia il 4 novembre in onore di San Carlo Pietra Simbolo: Rubino Borromeo. È patrono della città di Milano, dei Metallo: Bronzo catechisti, dei maestri, dei librai e dei rilegatori Onomastico femminile: 17 agosto di libri. Inoltre, è invocato contro epidemie come Onomastico maschile: 4 novembre la peste e il vaiolo. Carla si festeggia, invece, Segno zodiacale corrispondente: Bilancia

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Damiano Conchieri, vignettista e videomaker con la passione per la cucina, presenta il menù della Vigilia.

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www.damianoconchieri.it Manca davvero poco al Natale. Se volete stupire i vostri cari con una cena della Vigilia semplice ma gustosa, in grado di mettere d'accordo sia i grandi sia i piccini, seguite le mie ricette! TORTINO CREMOSO DI ZUCCHINE Ingredienti per 4 persone 1 rotolo di pasta sfoglia 3 zucchine

1 cucchiaino di brodo vegetale 4 wurstel 1 confezione di formaggio cremoso 4 fette di provola 2 bicchieri di vino Olio extravergine d'oliva q.b. Sale q.b. Pepe q.b. Procedimento: Tagliare a rondelle non troppo fini le zucchine e farle molto ben appassire in una padella antiaderente con un filo d'olio extravergine d'oliva e i due bicchieri di vino bianco, avendo la premura di aggiungere durante la cottura anche il cucchiaino di brodo vegetale. Una volta che le zucchine saranno ben cotte e il brodo di cottura sarà evaporato e addensato, aggiungere in padella l'intera confezione di formaggio cremoso e amalgamare bene fino a formare una cremina densa. Nel frattempo, a parte, affettare i wurstel a rondelle, sbriciolare grossolanamente con le mani la provola, sbattere le uova in una zuppiera e aggiungere ad esse i wurstel ridotti a rondelle, la provola e la cremina di zucchine e il formaggio cremoso. Sistemare ora la pasta sfoglia all'interno di una teglia da forno rotonda in modo da creare una sorta di

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“conca, dove versare all'interno il composto ottenuto, ripiegare i bordi in maniera da creare per l'appunto una “torta” e cuocere in forno preriscaldato a 180° per una trentina di minuti. Trascorso il tempo di cottura spegnere il forno e sfornare. Lasciare ben intiepidire, impiattare e servire.

PASTICCIO DI LASAGNE AL FORNO Ingredienti per 4 persone 1 confezione di pasta per lasagne fresche 350 g di carne bovina macinata 350 g di salame ungherese 1 confezione di besciamella 350 ml di passata di pomodoro 1 confezione piccola di vino bianco ½ tubetto di concentrato di pomodoro Sottilette q.b. Formaggio grattugiato q.b. Olio extravergine d'oliva q.b.

Burro q.b. Sale q.b. Pepe q.b. Procedimento: Sbriciolare grossolanamente con le mani il salame ungherese e amalgamarlo con cura insieme alla carne macinata con l'ausilio della mani all'interno di una ciotola con un filo d'olio e aggiustando sia di sale che di pepe. Una volta che sarà ben amalgamato, metterlo in un tegame dai bordi alti e farlo scottare bene, bagnandolo delicatamente con il vino bianco, premurandosi che il livello del vino non sia mai superiore a quello della carne, e aggiungendo ½ tubetto di concentrato di pomodoro. Quando la carne avrà assunto uniformemente il colore della cottura e il vino sarà ben evaporato, aggiungere la passata di pomodoro e lasciare cuocere il tutto a fuoco molto lento per un paio d'ore. Trascorso il tempo di cottura spegnere il fuoco, ungere il fondo di una teglia con poco burro e un leggero strato di besciamella, quindi iniziare a formare gli strati alternando alla pasta ragù e besciamella, con qualche sottiletta a piacere e manciate di formaggio grattugiato. Terminare con un sottile strato di besciamella e una generosa manciata di formaggio grattugiato. Cuocere ora il tutto in forno preriscaldato a 180° per una mezzora o almeno fino a quando sulla superficie non si sarà formata un vistosa

Augura Buone Feste

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GUSTO A TAVOLA

crosticina. Terminata la cottura, spegnere il forno, ciolato con le mani e all'uovo, quindi mescolare sfornare, lasciare intiepidire, impiattare e servire tutto con le mani sino a che si sarà formata una non troppo calde. palla di consistenza compatta, con la quale, manciata per manciata, farcire il pollo. Ungere una pirofila da forno con dell'olio e qualche pezzetto di burro, adagiarci il pollo, irrorare con il vino bianco e con una moderata manciata di sale grosso, quindi metterlo a cuocere in forno preriscaldato a 190°. Nel frattempo sbucciare e tagliare a grossi pezzettoni le patate e, non appena il pollo avrà raggiunto un buon grado di cottura esterno, prelevarlo dal forno, tagliarlo a metà, creare una sorta di “letto” sul fondo della pirofila con le patate, avendo la premura che siano bene immerse nel sugo di cottura del pollo, adagiare su di esso POLLO RIPIENO CON PATATE i due lembi del pollo diviso a metà e proseguire Ingredienti per 4 persone la cottura per un'altra ora o finché non sarà del 1 pollo da 1 kg tutto ben dorato. Spegnere il forno, sfornare, im500 g di pane grattugiato piattare e servire ben caldo, dorato e croccante. 500 g di formaggio pecorino grattugiato 500 g di prosciutto cotto 1 uovo 1 bicchiere di vino bianco Burro q.b. Olio extravergine d'oliva q.b. 1 manciata di sale grosso 8 grosse patate di pasta gialla Procedimento: In una ciotola versare il pane grattugiato, insieme al pecorino, al prosciutto grossolanamente sbri-

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GUSTO A TAVOLA

DOLCE BIANCO ZUCCHERO Ingredienti per 4 persone 4 uova 250 g di burro 250 g di zucchero 250 g di farina Zucchero a velo q.b. Procedimento: In una terrina rompere le uova, aggiungere lo zucchero e mescolare con una frusta elettrica fino a che i due ingredienti si saranno ben amalgamati. Aggiungere la farina e mescolare ancora in modo da amalgamare bene il tutto. Nel frattempo, in un pentolino, sciogliere il burro e, una volta che si sarĂ ben fuso, aggiungerlo al composto continuando ad amalgamare fino ad ottenere un composto molto ben omogeneo. Ungere ora una tortiera da forno con altro burro,

versarci il composto ottenuto e cuocere in forno preriscaldato a 180° per mezzora, avendo la premura di verificare la cottura con uno stecchino. Una volta cotta, spegnere il forno, sfornare, spolverizzare di zucchero a velo, lasciare ben intiepidire, impiattare e servire a temperatura ambiente.

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Racconti

Chiudi gli occhi e torna a dov’eri un anno fa Dico sul serio. Prova a chiudere gli occhi anche solo per un istante e sforzati di ricordare dov’eri un anno esatto fa. Il 17 novembre 2019 era una domenica. Cosa stavo facendo? Faccio uno sforzo sovraumano, cerco negli angoli più sperduti della mia labile memoria alla ricerca disperata di un indizio, un ricordo anche misero a cui aggrapparmi. All’improvviso un lampo di genio: la laurea di mia sorella. Si è specializzata a novembre dell’anno scorso, esattamente il 13. Sicuramente la domenica 17 stavamo festeggiando l’evento, nel nostro solito modo molto discreto: cinquanta invitati tra amici e parenti, stipati tra la taverna e la cucina, i tavoli allungati con improbabili prolunghe instabili e le sedie recuperate dalle camere da letto, da sotto mucchi di vestiti impilati nell’attesa di essere messi nell’armadio o a lavare. Fuori sotto il portico, una macchina per lo spiedo imponente sta lavorando dalle sette di questa mattina. La carne gira da quasi cinque ore e viene ripetutamente spennellata con del delizioso burro fuso. Siamo bresciani, non c’è festa che si rispetti senza la spiedata di rito. Sul fornello esterno, un pentolone di quelli di una volta cuoce lentamente la polenta, mentre un piccolo motore

TABACCHERIA IN GALLERIA Augura Buone Feste

meccanico muove un grosso cucchiaio a forma di “U” che evita il formarsi di grumi. In casa, la confusione regna sovrana: i bambini corrono su e giù dalle scale, si affacciano dal soppalco e salutano con la mano i genitori, chiamandoli a gran voce. Qualcuno in taverna si lamenta che fa troppo caldo, complice la stufa che sta facendo il suo lavoro egregiamente da ieri sera, qualcun altro replica che si sta appena bene. Qualcuno è in piedi, tra le mani porta grandi piatti con gli antipasti e li allunga, alza la voce per farsi sentire, chiede se vogliono il vassoio con il salame o quello con la mortadella, corruga la fronte per capire meglio la risposta. Dal tavolo della cucina, si alza una risata collettiva, qualcuno ha fatto una battuta che ha scatenato l’ilarità generale. Chi è all’estremità del tavolo non l’ha sentita, il baccano che arriva dalla taverna è assordante, chiede che gli venga ripetuta, già con il sorriso sulle labbra. Ai fornelli della cucina, in un paio ripetono a chi si avvicina di girare alla larga, che il fuoco è acceso ed è pericoloso. I bambini tornano al piano di sotto, si avvicinano raggianti ai genitori e per convincerli a seguirli affermano di aver trovato cose bellissime al primo

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Racconti

piano, che valgono davvero la pena di alzarsi da tavola e fare tutte quelle scale. Riapro gli occhi e mi accorgo di avere il sorriso sulle labbra. Non so da quale momento del ricordo mi sia arrivato, ma so per certo che è spontaneo. Sapete quando vi rifilano quelle perle sulla vita nei momenti in cui siete presi a fare tutt’altro, travolti dall’inesorabile fretta con cui viviamo le nostre giornate? Cose del tipo “Nella vita conta solo essere felici”, oppure “Vivi ogni giorno come se fosse l’ultimo”, o ancora “Il mondo non è di chi si alza presto, ma di chi si alza felice”. Ecco, vi assicuro che ogni volta che mi hanno detto queste banalissime frasi, la mia reazione è stata quella di alzare gli occhi al cielo, sbuffare e poi tornare a fare quello che stavo facendo esattamente l’attimo prima. C’è però una frase a cui negli ultimi mesi ho continuato a ripensare e che come un olio di qualità ha restituito un po’ di flessibilità a quegli ingranaggi della mia mente impegnati a rincorrere tutt’altro. La frase dice semplicemente “Quando siete felici, fateci caso.” Banale, vero? Per niente, invece. Perché io mi sono accorta che fino a non tanto tempo fa non sapevo cosa mi facesse davvero felice. Correvo così veloce alla ricerca di non so davvero cosa. Dovevo sempre fare di più, per essere di più e per valere di più. Ma questo non mi faceva felice. Un pranzo con gli amici e i parenti, mi fa felice, per esempio. Anche se mi chiederanno venti volte quando mi sposo, perché non vado a convivere, se sono ingrassata o se mi hanno dato l’aumento al lavoro. Anche se il giorno prima dovrò pulire, sistemare e agghindare la casa come se non facessimo mai le pulizie e vivessimo in un deposito di carbone di una qualche periferia, arrivando a sera stravolta e puntando la sveglia a un orario indecente per finire le ultime cose (perché sì, gli antipasti vanno cucinati il giorno stesso, altrimenti si ammosciano). Anche se arriverò a sera con un mal di gambe che manco dopo la scalata di sette ore del Monte Guglielmo, con almeno cinque lavastoviglie da far partire, riempi e svuota,

riempi e svuota, e con tutta la casa da pulire, di nuovo. Anche se i decibel sopportati durante la giornata avranno superato di gran lunga i limiti consentiti dalla legge, anche se arriverò a sera con le orecchie così piene di parole, grida e risate da non voler nemmeno accendere la tv quando tutti saranno tornati a casa, per non rovinare il bellissimo rumore che fa il silenzio. Anche una videochiamata con qualcuno che mi manca da morire, mi rende felice. Perché gli occhi parlano più di mille “sto bene” e di mille “non ho niente”, oltrepassano tutti i cristalli liquidi del mondo e tutte le distanze e arrivano dritti dritti nei tuoi. Perché vedere il sorriso di chi ti sta ascoltando, mentre magari stai raccontando l’ennesimo problema al lavoro o l’ennesima litigata con tuo fratello per chi deve decidere cosa guardare in televisione, ti scalda il cuore e te lo riempie fino all’orlo. Perché vedergli addosso quel pigiama o quella felpa riattiva tutti i sensi e all’improvviso ti sembra di sentire sotto il naso il suo profumo, quell’odore di sabati sera abbracciati sul divano e di passeggiate al lago la domenica pomeriggio. Perché anche se in videochiamata si è in dieci, e

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Racconti

uno ha la connessione lenta e all’altro si sta per scaricare il telefono e a quell’altro ancora l’audio arriva in ritardo e si sente l’eco perché qualcuno non indossa gli auricolari e aspetta che provo a cambiare stanza che magari prende meglio, ecco, nonostante tutte queste cose, questo bizzarro modo di potersi vedere ci fa sentire tutti un po’ bene e un po’ meno lontani, in un momento in cui stare lontani è condizione essenziale dello stare bene. Infine, la normalità mi fa felice. O meglio, la normalità per come ho imparato a riconoscerla io, la mia normalità. Per esempio, per me è normale decidere se uscire a cena, chiedendosi se sia meglio una pizza o un all you can eat di sushi, o se stare a casa, sdraiati sul divano, tu che piangi per la storia strappalacrime di turno a C’è Posta per Te e ti domandi come faccia Maria di Filippi a restare sempre così composta e lui che invece ha già la palpebra mezza calata e si chiede cosa sia quella sensazione di umido che sente sul petto, del tutto ignaro che si tratti delle lacrime della sua ragazza. È normale decidere di partire per un weekend, prenotare due giorni prima e fare la valigia in fretta e furia per non perdere nemmeno un minuto, studiare l’itinerario mentre si è già in viaggio, sperare di non trovare troppo traffico per non sprecare tempo prezioso. È normale passeggiare all’aria aperta, stare in mezzo alla gente e alla confusione: e quello che ti viene inavvertitamente addosso e per un attimo ti fa credere che ti voglia scippare, per cui sfoderi il tuo sguardo più minaccioso e lo guardi schifata, salvo poi riparare con un sorriso sghembo quando ti accorgi che si tratta di un adorabile vecchino che è solo inciampato nei suoi piedi; e quello che riempi mentalmente di insulti perché ti passa davanti mentre sei in coda per andare al bagno al cinema, con il suo “oh scusi, non l’avevo proprio vista!”, che figurati se ti credo considerato il mio metro e quasi settanta e la mia non indifferente stazza; e quello che per attaccare bottone parte con lo scontatissimo “Scusi, è in coda anche lei per entrare al museo?”, che verrebbe anche da 36

rispondere con un sarcastico “oh no guardi, non voglio entrare al museo, è che a casa mi annoiavo quindi ho deciso di venire qui a contare le persone”, ma non puoi e quindi sorridi e dici di sì e quello inizia a parlare e parlare e parlare e tu ti chiedi perché proprio a te e ripercorri mentalmente l’ultima settimana per capire cosa hai fatto di male. Ed è normale abbracciarsi, stringersi la mano, sorridersi mentre ci si incrocia nei corridoi, toccarsi, baciarsi. È normale stare insieme, essere in tanti, aggiungere un posto a tavola all’ultimo perché qualcuno ha cambiato idea e alla fine ha deciso di venire. È bello stare vicini e farlo senza paura. Vorrei tanto che qualcuno mi dicesse che questa normalità tornerà presto, che è questione di poco, che ci siamo quasi. Vorrei chiudere gli occhi e pensare anche io “andrà tutto bene”. Vorrei tornare ad esattamente un anno fa e non lamentarmi della confusione ma apprezzarla e vivermela, fino all’ultimo piatto da lavare, fino a quel “Ciao!” gridato da chi per ultimo sta andando via. Vorrei tanto tornare a fare quelle cose che mi rendevano felice, che pensavo essere normali, vorrei tornare a farle perché adesso gli darei il giusto valore, le affronterei come vanno affrontate. Perché adesso ho imparato davvero il valore di quella frase prima banale “Quando siete felici, fateci caso.”. Io ci ho fatto caso, e sono pronta a farci caso d’ora in avanti sempre di più. Susanna Saletti di uri e Aug e Fest n Buo


Riflessioni

TUTTO SUCCEDE PER UNA RAGIONE Alle volte entrano delle persone nella tua vita e subito ti rendi conto che loro DOVEVANO essere lì... per servirti in qualche proposito, insegnarti una lezione, aiutarti a ritrovare te stesso, o come diventare te stesso. Tu non sai chi potrebbero essere queste persone, ma quando i tuoi occhi si incontrano con i loro occhi, in quel momento sei certo che loro avranno un effetto molto profondo nella tua vita. E alle volte ti succedono cose che al momento ti

sembrano orrende, dolorose e ingiuste, per sé ci rifletti, comprendi che se non avessi superato quegli ostacoli, non avresti potuto dar valore al tuo potenziale, alla tua forza, alla tua volontà ed al tuo cuore. TUTTO SUCCEDE PER UNA RAGIONE. Niente capita per caso o per buona fortuna. Malattie, amori, momenti perduti di vera grandezza o di stupidità accadono per provare i limiti della tua anima. Senza queste prove, la vita sarebbe una strada lineare, piatta e liscia verso nessuna destinazione. Sarebbe sicura e confortevole, ma noiosa e SENZA UN FINE. Le persone che incontri hanno un effetto nella tua vita. I successi ed i fallimenti che provi creano chi sei, e le esperienze negative hanno qualcosa da insegnarti. Infatti sono probabilmente le più importanti. Se qualcuno ti fa del male, ti tradisce, o ti ferisce il cuore, PERDONALO perché ti ha aiutato ad imparare l’importanza della fiducia e ad essere attento a chi apri il tuo cuore. Se qualcuno ti vuole bene AMALO INCONDIZIONATAMENTE, perché ti sta insegnando ad amare ed aprire il cuore e gli occhi alle piccole cose. FA CHE OGNI GIORNO CONTI. Apprezza ogni momento e prendi tutto ciò che puoi di esso, perchè NON SI RIPETERÀ MAI. Parla alla gente con cui non hai mai parlato, ed ascolta veramente. INNAMORATI. Guarda in alto, credi in te stesso e ripetiti che sei una GRANDE PERSONA, perché se tu non credi in te stesso, nessuno crederà in te. FC

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Riflessioni

BUON NATALE ???

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E così dopo una Pasqua indecente ci apprestiamo a vivere un Natale altrettanto indecente, il Signore arriverà comunque nelle nostre case, di questo ne sono certo, ma il Natale è sempre stato una festa di aggregazione, di ritrovo con parenti anche lontani che finalmente grazie a questa meravigliosa festività, si potevano nuovamente riabbracciare. La salute innanzitutto, è indiscutibile, io e mia moglie, di parenti e amici partiti anzitempo, per colpa del Covid, ne abbiamo avuti non pochi; i carissimi zii di Verolanuova, Aldo e Rina, scomparsi a pochi giorni di distanza l'uno dall'altra, la mia famiglia per trent'anni ha trascorso il Santo Stefano nella loro casa, con i

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loro figli, in una atmosfera da favola, irripetibile. Era l'occasione per parlare un po' di com'era andata l'annata, di confrontarsi, di sostenersi, di consigliarsi, e persone della loro saggezza, di consigli buoni da dare, ne avevano veramente tanti. Non potremo nemmeno far compagnia ai loro figli, così provati dalla loro perdita. Penso a tutte le persone negli ospedali o nelle case di riposo, lasciate sole senza la possibilità di vedere i loro cari, di ricevere il loro conforto, quei nonni che si lasciano morire presi dallo sconforto di non rivedere più i loro nipotini, linfa vitale per un anziano. Da ragazzo per un breve periodo ho fatto volontariato in uno ospizio, mi ricordo nonno Antonio, un Signore quasi novantenne che quando mi vedeva diceva sempre: <Giordano, non sai la gioia che provo nel vederti e sai perché?>, <Certo che lo so, perché oggi è domenica e viene la figlia di sua figlia con il nipotino>, <brao, ta ghet bele capit tot>; quando arrivava la nipote col suo figliolo di 5 anni questi gli diceva: "nonnino lo sai che mi sei mancato tanto?", poi gli saltava sul letto e gliene faceva di tutti i colori, nonno Antonio impazziva dalla gioia. Finita l'ora delle visite, li salutava sempre sorridente, ma appena usciti piangeva a dirotto; "Signor Antonio non faccia così, domenica prossima vengono ancora a trovarla", "ma andare a domenica ci sono 7 lunghissimi giorni, lo sai che un nonno senza i nipotini è come un'albero a cui vengono tagliate le radici? Giordano, quando sarai nonno comprenderai le mie parole>. Il Signor Antonio aveva proprio ragione, oggi comprendo pienamente e mi domando: a quanti nonni sono state tagliate le radici? Quanti si sono lasciati seccare privati dalla loro linfa vitale? Ogni giorno sentiamo il bollettino dei morti per Covid, ma in realtà quale indotto di morti ha pro-


Ed è Poesia

vocato questa pandemia? Non è mia intenzione fare polemica, ma trovo ingiusto privare completamente dei loro affetti persone anziane già di per sé così fragili. Per non parlare dei malati di gravi patologie, dopo aver visto i propri cari solo tramite qualche videochiamata e morti in solitudine (peggio dei cani), spediti a casa già chiusi in una bara. Concludo con una breve preghiera che ho trovato nel comodino di nonna Elena tanti anni fa: Signore, Dammi la serenità di accettare le cose che non posso cambiare; Dammi il coraggio di cambiare le cose che posso; Dammi la chiarezza di distinguere le une dalle altre. Giordano

“Stella del cielo” Ricordo te, la tua bambina... ormai donna: cara amica mia... le nostre risate mai dimenticate, tua moglie: giovane donna... Infelice destino vi accomuna, ora sei in cielo vicino a lei... Siete due stelle nell’immensità. Erminia Bertulessi

“Montagna” Il buio inghiotte i pensieri, porta con sè il silenzio della notte... li conduce nel limbo di orfeo, la luna rischiara il cammino dei sogni per avvolgerli in quell’immensa possenza. Scalvini Roberta

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Ed è Poesia

Ed è Poesia

“Il caco di Natale”

“La neve”

In fianco alla nostra cascina vi sono due grandi piante di caco. In questo periodo dell’anno (inizio dicembre) ignudi dalle foglie, lascian spiccar l’intenso arancione dei loro grossi rotondi frutti. Quel bel vivo colore, va a rallegrar la campagna, ormai grigia e brulla. Nulla hanno da invidiare agli alberi di Natale che da adesso in avanti si andranno a formare. Certo, loro hanno miriadi di luci lampeggianti che appagan la vista e cullano l’anima, ma provate ad addentarle queste palle luccicanti, (in realtà io da bambino l’ho pure fatto, pensando fossero di cioccolato, purtroppo un dente mi si era staccato), i rotondi frutti del caco invece, son polposi, colorati e dolci soddisfan vista, gusto e palato. E se la cantina di loro hai già piena, e ancora ne lasci sulla piantella, quando uno stormo di storni dall’alto li avvista a capofitto sopra vi si ficca, ed in un chiassoso gozzovigliare la loro polpa fanno sparire. Se le palle dell’albero di Natale appagan solo l’umana vista, quelle del caco soddisfan tutti quanti, (non faccio la lista). Giordano

Il silenzio della neve... a pervadere ogni cuore.... a rimaner gelido, privo d’amore. Malinconico è il momento di ogni felicità... al grido triste del tormento,e del tacito silenzio il passeggiare al buio, nella via del domani, a trovar la luce del sollievo... ed il sorridere sarà, come un raggio di sole... dopo il silenzio del cader della neve. BMG

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“Era candida e pura” Dal ciel scende la neve candida, soave, pura, altalenante ma quando la terra tocca e la cattiva strada imbocca ecco la ruota del peccato che la schiaccia, la solca, la sporca. Dal cielo era scesa innocente e pura, ma non vi è verso, chi su questa terra arriva ogni sua purezza declina. Giordano

“Briciole di pane” Siamo come briciole di pane che nel tempo lasciano la scie nel vento degli eventi si fermano definitivamente al proprio destino. Giuzzi Daniela

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Riflessioni

NATALE 2O20

Che Natale sarà quest’anno?? I primi ad addobbare i loro negozi, già a metà settembre, i cinesi…e da metà ottobre anche nei discount e supermercati sono spuntati sugli scaffali panettoni e pandori. Sempre più in anticipo, secondo me, vuol dire sempre più sbiadito il significato del Natale, a dicembre. Per chi è credente tutto questo consumismo è veramente esagerato, si sta andando verso un pensare comune dove gli addobbi e i cibi diventano i simboli principali di questa festività, accompagnati da finti buonismi che, dalla tv ai giornali, alle telefonate di vere o finte associazioni, ci ricordano ogni anno di fare beneficenza, puntando sulla tradizionale bontà che aumenta in questo periodo. Per chi vive solo il lato festaiolo, penso comunque che sia deprimente arrivare a Natale già stanchi di mangiare dolciumi e di anticipare in casa gli addobbi. In questa rincorsa a chi vende prima e di più tutto ciò che è inerente al Natale, quest’anno si aggiunge la maledetta spada di Damocle sulla testa: covid, coprifuoco, mancanza di certezze quotidiane, problemi psicologici, preoccupazioni sanitarie ed economiche, prospettive nere per l’immediato fu-

turo…come possiamo sentire l’atmosfera magica in cui dovremmo “volare” aspettando e vivendo poi queste bellissime feste? Manca quella leggerezza che, tranne in casi particolari, riusciva a farci sognare, malgrado di problemi ne avessimo anche gli altri anni. Ora il ripresentarsi rapido di un’emergenza che speravamo di non rivivere, ci ha di nuovo travolto, distruggendo quella fragile serenità ritrovata in estate, quella speranza che ci aveva dato una parvenza di normalità, tanto indispensabile per risollevarci. Che Natale sarà dunque quello del 2020? Ansie, sentimenti negativi e divieti alla nostra libertà creano un clima di insofferenza, di ribellione, di dubbi su verità dette, nascoste, distorte… Personalmente ho già vissuto Natali molto tristi, per lutti in famiglia. Anche quest’anno, la percezione è ugualmente quella di un lutto, dai contorni non ben definiti, anche per chi non ne ha realmente avuti, comunque molto opprimente. Sono infatti “momentaneamente” (un lungo momento…) morte: abitudini di vita, relazioni sociali, fiducia reciproca, libertà personali, sogni e progetti…non è poco!!! Ornella Olfi 41


Riflessioni a cura di Laura Gorini

Nonna Elfa, una persona speciale per me Mi viene da sorridere e nel contempo da piangere di commozione e di autentica emozione se osservo questi disegni e queste vignette perché raffigurano una persona per me unica e speciale. Senza di lei non solo non sarei al mondo ma non sarei nemmeno la donna che sono oggi. Devo a lei la passione per la scrittura e per la letteratura, oltre che l'amore per la casa e per la cucina. Lei che ha rinunciato al suo lavoro per fare il mestiere più difficile al mondo a tempo pieno: la mamma. La mia mamma! Ebbene sì, Nonna Elfa, è la mia mamma! E pensate che questo nomignolo l'ho coniato proprio io, ovviamente in senso affettuoso. E vedere oggi quanto questo nome d'arte, per così dire, le sia addica, sopratutto con il passare degli anni, è fonte per me di grande emozione. Al momento in cui mi accingo a scrivere queste poche righe per lei non so se il nuovo Dpcm ci permetterà di stare insieme a Natale, e il solo pensiero mi distrugge non solo il cuore ma anche l'anima. Sapete, è proprio vero: non ci accorgiamo mai delle cose belle e profonde della vita quando le abbiamo vicino e accanto e ora, anche ora, che la nostra esistenza è stata nuovamente stravolta, capiamo il vero valore delle persone che amiamo e soprattutto dell'importanza di viverle ogni giorno. Ecco, oggi io pagherei oro per poter andare anche a piedi da Lo-

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nato Del Garda a Brescia pur di poterla tenere tra le braccia almeno per un momento. Perché è solo così che io mi sento davvero a casa. Illustrazioni di Damiano Conchieri Laura Gorini


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Correva l’anno 1986, l’anno del gol del secolo di Maradona e del mondiale che lo consacrerà come il più grande fra i grandi del calcio. Chirac sarà eletto presidente in Francia, mentre in Italia Silvio Berlusconi diviene anch’esso presidente, del Milan però, inaugurando il ciclo del Milan degli olandesi e di Sacchi, la formazione

che darà gloria e lustro alla squadra meneghina, portandola sul tetto del mondo. Motoristicamente parlando, viene presentata alla stampa la BMW Z1, una delle più iconiche e rappresentative spider di quegli anni. Non lasciamoci ingannare dal nome numeristicamente ridotto ai minimi termini, la macchina

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ha in sè tutte le caratteristiche per essere una vera BMW. Partendo dal motore, il collaudato ed apprezzattissimo sei in linea da quasi due litri e mezzo di cilindrata e 170 CV di potenza. Ne furono prodotte circa 8000, e ad oggi è molto richiesta sul mercato dai collezionisti. E’ un must di quegli anni, così lontani dalle crisi economiche, spensierati sotto tanti punti di vista, di certo però non privi di profondi cambiamenti, si pensi solo alla caduta del muro nel 1989. Un grosso occhio di riguardo fu riservato all’aereodinamica, la vettura vanta un CX a capote chiusa di 0,36. Le prestazioni non le mancano anzi se le si rapportano ai tempi sono notevoli, anche oggi le consentono di difendersi alla grande. 225 km/h di velocità massima e lo 0-100 coperto in soli 7.9 secondi, il tutto agevolato dalla grande leggerezza della Z1. Dovuto all’impiego di vetroresina, per esempio nella costruzione del cofano e dei pannelli porta. Proprio i pannelli porta sono

un segno distintivo della piccola BMW, in quanto scendono sino a ritrarsi totalmente all’ interno del corpo vettura unitamente ai vetri, grazie ad un meccanismo elettrico. Bellissimi gli interni con il volante a tre razze, marcatamente sportivo e il quadro strumenti dominato da due elementi circolari. Piacciono molto anche i sedili, fortemente sportivi nello stile, la seduta è avvolgente così come deve essere su una vettura sportiva. Bello il design, anche a capote chiusa, non le toglie grazia ne tantomeno penalizza l’indole corsaiola di questa iconica spider. Anche la sicurezza è garantita grazie all’adozione del roll bar integrato nella carrozzeria, così da non penalizzare l’estetica. Dimenticavo, date un occhio alla foto sotto… Che auto ragazzi!! Antonio Gelmini Per curiosità o valutazione su vetture di interesse storico inviare una mail a: meccanicagelmini@gmail.com

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Riflessioni

OGGI UN BIMBO MI HA CHIESTO...

Oggi, un bimbo mi ha chiesto: “Ma il cuore sta sempre nello stesso posto, oppure, ogni tanto, si sposta? Va a destra e a sinistra?” Io: “No, il cuore resta sempre nello stesso posto, a sinistra..” Ed intanto penso: “..poi, un giorno, crescerai. Ed allora capirai che il cuore vive in mille posti diversi, senza abitare davvero nessun luogo. Ti sale in gola, quando sei emozionato. O precipita nello stomaco, quando hai paura, o sei ferito. Ci sono volte in cui accelera i suoi battiti, e sembra volerti uscire dal petto. ALTRE VOLTE, INVECE, FA CAMBIO COL CERVELLO. CRESCENDO, IMPARERAI A PRENDERE IL TUO CUORE PER POSARLO IN ALTRE MANI. E, IL PIÙ DELLE VOLTE, TI TORNERÀ INDIETRO UN PO’ AMMACCATO. MA TU NON PREOCCUPARTENE. SARÀ BELLO UGUALE. O, FORSE, SARÀ PIÙ BELLO ANCORA. Questo però, lo capirai solo dopo molto, molto tempo. Ci saranno giorni in cui crederai di non averlo più, un cuore. Di averlo perso. E ti affannerai a cer-

carlo in un ricordo, in un profumo, nello sguardo di un passante, nelle vecchie tasche di un cappotto malandato. Poi, ci sarà un altro giorno, un giorno un po’ diverso, un po’ speciale, un po’ importante.. quel giorno, capirai che non tutti hanno un cuore, ma chi lo possiede, incontrandoti, arricchirà il tuo. Antonia Storace Il brano è contenuto nel libro, “Donne al quadrato”, edito da Viola Editrice. Un grazie a Nonna Grazia

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Riflessioni

PANCHINE Ferma al semaforo, guardo l’uomo seduto sulla panchina prendere quel po’ di fresco prima della calura. Intorno il traffico della mattina, ma in quel giardinetto, al di là degli alberi, le panchine offrono riparo. Mi stanno simpatiche le panchine, un po’ come i tralicci. Le guardo stare, umili, mentre offrono riposo ad anziani per i quali il tragitto verso casa è troppo faticoso senza una sosta; offrono complicità ai dialoghi tra amici e ai baci e agli abbracci degli innamorati; offrono quiete ai contemplativi che lì si fermano a guardar scorrere la vita; offrono

concentrazione ai meditativi e ai riflessivi. Le panchine stanno immobili, mentre intorno la vita scorre, corre. Le guardo e mi quietano. Immagino che di notte si raccontino tra loro ciò che hanno accolto durante il giorno. Ho fotografato panchine solitarie sotto la caduta delle foglie d’autunno, coperte dalla neve o dalla galaverna, bagnate dalla pioggia. Sopportano con umile regalità, facendo di necessità virtù. Mi strappano sempre un sorriso. Paola

LA VIGILIA DI NATALE

LEZIONE DI VITA

Sono immersa nel silenzio e nella quiete, fuori e dentro di me. E’ una condizione che amo, che mi rende quasi felice. Quest’anno, per vari motivi, voglio evitare il traffico pre-natalizio e il caos dei negozi. Voglio passarlo con amici e poi la vigilia con mio marito, qualche telefonata di auguri, quiete calda.Mi piace l’idea di questo Natale sobrio, che sta lasciando respiro e spazio al calore degli affetti, senza fronzoli, senza sprechi, senza frenesia. Nel silenzio interrotto dal suono delle campane e da qualche rara auto che passa per strada, tutto il mio mondo è qui con me. Mi sento ricca e fortunata per questo. Le persone che amo sono con me: nelle loro vite ma presenti nella mia. Un pensiero ad ognuno di loro: a voi che mi seguite, a quelli che comincio a conoscere un po’ di più e che sento amici; un pensiero ai miei pazienti, ai colleghi; un pensiero agli amici di tanti anni, e uno speciale all’amico del cuore… (lui sa perché); un pensiero a mio marito che rende così ricca la mia vita e che sa farmi ridere. Un pensiero a tutti i compagni di viaggio. Ora il divano e un libro mi aspettano: buon Natale a tutti! sguardiepercorsi

Un giorno, un non vedente era seduto sul gradino di un marciapiede con un cappello ai suoi piedi e un pezzo di cartone con su scritto: «Sono cieco, aiutatemi per favore» Un pubblicitario che passava di lì si fermò e notò che vi erano solo alcuni centesimi nel cappello. Si chinò e versò della moneta, poi, senza chiedere il permesso al cieco, prese il cartone, lo girò e vi scrisse sopra un’altra frase. Al pomeriggio, il pubblicitario ripassò dal cieco e notò che il suo cappello era pieno di monete e di banconote. Il non vedente riconobbe il passo dell’uomo e gli domandò se era stato lui che aveva scritto sul suo pezzo di cartone e soprattutto che cosa vi avesse annotato. Il pubblicitario rispose: “Nulla che non sia vero, ho solamente riscritto la tua frase in un altro modo”. Sorrise e se ne andò... Il non vedente non seppe mai che sul suo pezzo di cartone vi era scritto: “Oggi è primavera e io non posso vederla”. Morale: Cambia la tua strategia quando le cose non vanno molto bene e vedrai che poi andrà meglio...!!! Un grazie a Rosa Leone 47


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Riflessioni

VIVIAMO IN UNA SOCIETÀ...

Viviamo in una società che insegna alle donne a difendersi dallo stupro, invece di insegnare agli uomini a non stuprare. Viviamo in una società che ci chiede di fare la raccolta differenziata invece di proibire la produzione di inutili imballaggi. Viviamo in una società che ci chiede uno sforzo per pagare un debito invece di smettere di produrre quel debito. Viviamo in questa società malata solo perché non siamo più in grado di immaginarne una nuova. Tutto questo perché viviamo in una società che considera la cultura un costo e la formazione una spesa. Non un investimento. Se pensiamo che l’istruzione sia costosa, aspettiamo di vedere quanto ci costerà l’ignoranza. E’ solo questione di tempo. Antonio Schivardi

BUONE FESTE DA...

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Ed è Poesia

“Chicchi di neve” Scrosci d’acqua rapidi furtivi si riversano sul paesello addormentato. Immenso il silenzio che si respira fa le braccia tendere ad intrecci dalle trame ombrose. Nel mezzo chicchi di neve copiosi abbracciano con tenerezza il passo fanno riportano ad infanzie remote. Solletica le nari accenno d’emozione si fa ampio respiro libertà assoluta. Milena, la mamma di Vittoria e di Celeste

“Roby” Si insinua pian piano nel petto... crea radici, porta con sè quel dolore lancinante... veglia nella notte le lacrime silenziose di quelle piccole creature che davanti allo strazio della morte lasciano spazio al pensiero dei ricordi di colui che tanto hanno amato... Roberto Scalvini Roberta


OROSCOPO dal 15 Dicembre 2020 al 15 gennaio 2021 ARIETE 21/03 - 20/04 Prima o poi si cercherà sicuramente di migliorare il proprio rapporto sentimentale ma per il momento potete anche lasciarlo in questo modo, senza che nessuno vi debba rendere partecipi dei loro reali desideri.

TORO 21/04 - 20/05 I single non hanno nessun modo per dimostrare alle persone che sono loro vicino che si possono fidare di loro, a meno che non ci si chieda se ne valga davvero la pena. In questo caso un modo lo si troverà. Lavoro e salute così così... Rilassatevi...

GEMELLI 21/05 - 21/06 I single non hanno nessun modo per dimostrare alle persone che sono loro vicino che si possono fidare di loro, a meno che non ci si chieda se ne valga davvero la pena. In questo caso un modo lo si troverà. Buone speranze in campo lavorativo...

CANCRO 22/06 - 22/07 Sicuramente sarete molto più bravi a prendere delle decisioni da single che da coppia, ma questo si può modificare con il tempo e con l’impegno costante, ma soprattutto con l’accettazione dell’altro. Salute ok.

LEONE 23/07 - 23/08 Avrete modo di girare intorno a tanti discorsi senza mai affrontarne uno realmente ed in questo modo si toglieranno di torno tanti scocciatori. Migliora decisamente il rapporto con alcuni colleghi di lavoro dopo le ultime discussioni...

VERGINE 24/08 - 22/09 Tutte le vostre buone intenzioni potrebbero improvvisamente svanire ed essere fonte di qualche altra espressione poco coerente con i vostri precedenti. Forse si può giungere a qualche altro compromesso.

BILANCIA 23/09 - 22/10 Se non volete che le persone che vi sono vicino vi dicano cosa fare e quando, allora sarebbe meglio anticiparle, nei desideri e nelle affermazioni. Si può, basta essere accorti e seguire gli schemi. Qualche acciacco per quanto riguarda la salute...

SCORPIONE 23/10 - 22/11 Le coppie vorranno vivere qualche avventura, ma in realtà non ne avranno bisogno. Ad ogni modo ci saranno sempre delle piccole novità a portare un brivido alle vostre giornate, quindi avrete modo di rallegrarvi in continuazione.

SAGITTARIO 23/11 - 21/12 Mantenendo la calma si ottengono grandi risultati e voi lo avete potuto apprezzare in queste ultime settimane, quindi potrete continuare su questa linea e mantenerla ancora per un po’!

CAPRICORNO 22/12 - 20/01 Grande confusione, ma per voi non è una novità anzi, vi è talmente familiare come sensazione che quasi andate alla sua ricerca... I single miglioreranno il proprio rapporto con l’altro sesso ma forse non sono ancora pronti per immischiarsi.

ACQUARIO 21/01 - 19/02 Giunti ad un certo punto non potete proprio pretendere che vi siano delle questioni ancora non chiare, dunque usate questi giorni per chiarire e per chiarirvi le idee, senza troppe pretese o pregiudizi.

PESCI 20/02 - 20/03 Avete tante cose da sistemare ma il vostro lato sentimentale non è tra questi. Per questa settimana potete passare la palla a qualcun altro e godervi le giornate, succeda quel che succeda! 51


RIDIAMOCI SOPRA

Questo è il riscatto delle donne: c’è un professore di non so quale materia (anatomia forse..) che si diverte a mettere in imbarazzo le studentesse. Ad una ragazza chiede:”Cos’è quella cosa che lei ha e io no, che lei sa usare bene e io no, da cui trae piacere e io no...”. La ragazza: “Il cervello?” (Sentita a Medicina a Novara) Esame di anatomia, scena muta sugli organi genitali femminili. Il professore, sadicamente, dice con disprezzo allo studente: “Guardi, le do 20,00 euro, lei stasera tardi va nella zona del porto e vedrà quante signorine le spiegano volentieri queste cose...” Lo studente incassa (in tutti i sensi) e torna

all’appello successivo. Conquistato un soffertissimo 18 e firmato lo statino lo studente mette 10,00 euro in mano all’incredulo professore, commentando: “Sua moglie prende di meno”. (Accaduta ad un professore di Analisi per Ingegneria, Università di Padova). Marito e moglie, mentre lei legge un giornale, lui osserva un incontro di boxe alla TV. Primo round, un pugile colpito violentemente crolla a terra, in un attimo tutto è finito. Il marito deluso dice alla moglie. “Che peccato mi aspettavo un grande incontro e invece è durato solo pochi minuti!”. E la moglie risponde: “Ora sai cosa provo quando facciamo l’amore”.

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MEMORIE ANONIME E DISTRATTE

Mi sono stancato definitivamente. Di guardarti. Di scavarti dentro e fuori, restando sospeso tra la fame e l’urgenza di evadere, proprio nei contorni, quelle terre brevi e scure che mi separano dal tuo Sogno. Mi sono stancato di indagarti con la luce artificiale dei miei sguardi e di sezionarti millimetro dopo millimetro, ogni lembo della tua pelle e memorizzarlo con occhi sgranati e tasti audaci. Giovane e inquieta. I polpastrelli non vogliono più contare i secondi e le rifrazioni riflesse. Hanno sete di scandire perfettamente i tuoi spasimi e di bagnarsi dei tuoi pensieri più segreti, di bere i tuoi istinti come fossero l’ultima goccia di mare. Mi guardi, ridi, senza sapere niente del mio monologo. Ti alzi, ti scansi i capelli dorati dalla fronte quasi fosse un arrivederci, uno dei tanti. Ti allontani. E tornerai, non per tutto il tempo che ci resta, ma giusto il tempo di una pellicola che non si misura in secondi, ma in km. A volte mi fa tenerezza. Questo vivere così dentro l’uno nell’altra senza appartenersi. Questo fondersi di sensazioni senza essere uno. Mi fa pensare di essere libero. E lo sono. In bilico di questa ubriacatura di cui non ricordo il nome, se non ossessione. Ora io il tuo corpo lo vedo ovunque, e non ho bisogno di specchi o lenti. Lo prendo, lo modello, lo impasto come fosse pura materia e lo stendo ovunque lo desidero, mi sento il piccolo imperatore di un enorme boato vuoto. Ma tu no. Non hai occhi per me,

hai occhi per tutti e per tutto. Tu sei la Regina. Io non decido niente. Eseguo e basta. Parole e situazioni già dette, già scritte. Per me sempre imperfette. Io sono solo la mano che guida l’occhio elettronico, guidato dal sogno di una persona che non sono io. A volte mi basta, a volte mi confondo e traspare un doppio sguardo, quasi innamorato o comunque delirante, che mi emoziona e mi fa star meglio con tutto e tutti. E’ solo l’attimo necessario che mi fa sentire vivo, con il sudore e la durezza del mio corpo. Se potessi io ecco allora ti legherei, ti vestirei, ti annoderai con la celluloide di tutto questo trascorrere. Per farti sentire. SENTIRE ogni mia invisibile percezione, ogni movimento del mio emozionale istante, senza figure, senza luce, senza sensibilità, senza quadrature misurate: piccole passioni impresse e slegate nell’istante in cui ti mettevo perfettamente in occhi altrui. Tutta la mia invisibilità che solo io saprò: scolpire il tuo corpo, il tuo essere spalancato su un grande schermo. Sarò spettatore persino di me, possessore di te come forse nessuno mai, eppure distanti per sempre nella frontiera che separa la vita dall’intimo sogno. E ancora avrò fame. Di noi. E mi sentirò comunque vivo, in fondo conta esserci, dicono. Saranno memorie di un operatore, anonime e distratte, buone per impacchettare caldarroste a inventarsi una serata diversa. Simone 53


L’AUTRICE DEL MESE di Laura Gorini

Emanuela De Santis una donna e un'autrice romantica di Laura Gorini

È un romanzo d'esordio molto particolare e per nulla banale, quello che ci presenta la brava e talentuosa Emanuela De Santis. L'autrice, nata a Pavia il 18 dicembre del 1974, possiede fin da bambina una grandissima immaginazione, che le permette, attraverso il vasto e affascinante mondo della fantasia, di vivere sensazioni tinte di magia, talora persino surreali. Donna dolcissima e romantica, nonché “eternamente innamorata dell'idea dell'amore eterno”, anche oggi adora sognare ad occhi aperti, nonostante le difficoltà che ha incontrato e che incontra tutt'ora nel corso della sua vita, riuscendo – però-nel contempo a mantenere i piedi ben ancorati a terra. Insomma, il classico tran tran

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quotidiano non riesce in alcun modo a scalfire questo suo modo di essere, che la fa stare bene e in pace con sé stessa. Emanuela -infatti- riesce con una certa maestria a dare vita a un mondo parallelo, o ancora a un luogo immaginario e onirico, in cui può accedere solo e soltanto ciò che lei stessa desidera avere accanto. Tutto il resto – invece – rimane ben fuori. Sebbene la sua esistenza non sia certamente sempre facile, lei riesce a donare luce e colori vivaci, che rallegrano sia il cuore che l'anima, oltre che la mente, anche dove pare sovrastare indegno il nero più cupo. Un nero che tuttavia non riesce mai a cancellare il suo innato romanticismo e il suo desiderio di vivere intensamente, giorno dopo giorno, ora dopo ora, istante dopo istante, la sua vita, che ritene un dono meraviglioso, oltre che unico. E nonostante le porte in faccia prese e i dolori provati, lei ha deciso di vivere intensamente e di voler lasciare da parte, in un angolo polveroso, rimpianti che un domani potrebbero iniziare a torturarla. Si capisce quindi che Emma,


L'AUTRICE DEL MESE di Laura Gorini

la splendida protagonista di Sempre E Solo Io E Te, il suo primo romanzo pubblicato da Acar Edizioni, dalle bellezza di più di trecento pagine, sia molto simile a lei, sia fisicamente che caratterialmente parlando: vive a Milano e un giorno decide di accettare l'invito della sua cara collega d'ufficio di trascorrere un weekend lungo in montagna a Salisburgo, nel periodo natalizio. E sarà proprio durante questa breve vacanza di cinque giorni che Emma incontrerà colui che le sconvolgerà la vita: l'affascinante Alessandro, un autentico latin lover che però, a 40 anni, ha deciso di mettere la testa a posto. Tra i due nasce immediatamente un interesse,

ma lei tenderà, come si può notare nel corso delle lettura, a mettersi sulla difensiva, visto il passato piuttosto tormentato a livello amoroso dell'uomo. Ma lui non ne vuole sapere di ricevere un due di picche ed è sempre più convinto che sia lei la donna giusta per costruirsi un futuro, per convolare a giuste nozze e costruire una bella famiglia. Tra colpi di scena e momenti molto duri, la loro storia d'amore prenderà vita, nonostante la rivale Gabriella cerchi in ogni modo di mettersi in mezzo a loro, rendendo la vita difficile a entrambi, soprattutto al povero Alessandro che la vede solo come un'amica e niente di più. Ci sarà un lieto fine?

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L’INTERVISTA

ANNA CARAGLIANO DALLA FOTOGRAFIA ALLA TV Elegante, fotogenica e telegenica. Anna Caragliano, 27enne dalla Provincia di Padova, nella vita di tutti i giorni lavora come amministrativa in un’azienda che si occupa di finanza agevolata dopo aver studiato ragioneria con indirizzo linguistico. Ma, oltre a questo, da qualche tempo ha scelto di aggiungere un lato “mediatico” alla sua quotidianità. D’altronde, in qualche modo, questa strada era scritta nel suo destino. Ad appena 9 anni fece un book fotografico per la pubblicità di Dimensione Danza, azienda leader nel settore, quasi un sogno per lei che da bambina (e da adolescente) ha praticato danza classica. “Ho intrapreso diversi concorsi di danza classica, tra cui uno a Torino vincendo una borsa di studio per Vignale. Ho fatto diversi concorsi di bellezza per Radio Company in fiera a Padova e shooting per diversi brand di abbigliamento” racconta Anna che fra fotografia, passerella, tv e radio ne ha – eccome – da raccontare.

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Anzi, di recente, sei sempre più protagonista… L’anno scorso ho fatto uno shooting per Spose d’Este… ma ogni volta che vengo fotografata mi sento protagonista e vorrei che le mie foto trasmettessero la mia realtà! Anche perché la parte fotografica ha spalancato altre porte… Proprio così, sono stata scelta come co-conduttrice di Cafè Tv 24, visibile in Lombardia sul canale 113. Un paio di lunedì al mese sono in trasmissione. La prima apparizione in tv è stata sicuramente la più emozionante ma poi sono riuscita a superare l’emozione iniziale. Ora mi sento molto più a mio agio e mi piace proprio l’idea di essere al centro dell’attenzione! Tutto, però, è iniziato grazie alla fotografia. “Quello che mi piace delle fotografie è che catturano un momento che è finito per sempre, impossibile da riprodurre” così affermava un noto stilista e fotografo Karl Lagerfeld, ed è proprio questa secondo me la magia della fotografia. Una fotografia deve trasmettere un sentimento e comunicare con chi la guarda. Ci sono molte persone a cui non piace essere fotografate magari per l’aspetto fisico,


L’INTERVISTA

ma io penso che un bravo fotografo sappia cogliere il particolare di ognuno e farne un capolavoro. Dalla fotografia alla tv… com’è stato il grande salto? Ho iniziato questo percorso in tv a Cafe tv 24 grazie al fotografo Federico Badoer e devo dire che mi piace molto. Sconfitta l’emozione iniziale ora mi sento davvero a mio agio. Mi piacerebbe continuare questo percorso nel mondo della tv o del cinema. Mi piace sognare e mi piace molto mettermi in gioco giorno per giorno, con i piedi ben saldi a terra! Che rapporto hai con i social? Mi piace l’idea di condividere foto e video, ma voglio anche condividere con le persone le mie idee, i miei video o le mie foto per vedere cosa ne pensano le persone. Mi affascina l’interazione che un contenuto può suscitare. Dai tuoi profili traspare eleganza e sensualità. Un aspetto che avrà mosso anche qualche giudizio… Devo dire che non mi interessa molto l’opinione degli altri, a meno che questi non siano vicini a me ad esempio i miei amici o la mia famiglia. L’immagine che vorrei dare è quello di una ragazza semplice, a

cui piace il mondo della fotografia e moda. Mi piace molto mettermi in mostra, ma sono anche dolce, sensibile, determinata. Non mi piace l’ostentazione, quando una persona vuole mettersi in mostra a tutti i costi e far vedere anche quello che non è. Che ragazza sei nel quotidiano? Penso di essere una ragazza abbastanza esibizionista. Mi piace essere la protagonista e mettermi in mostra. Amo i vestiti corti e lunghi per la sera penso diano quel tocco di eleganza che ognuna di noi dovrebbe avere. Mentre nel quotidiano mi piace vestirmi in modo più casual e quindi con jeans e camicia. Cos’altro bolle in pentola? Un progetto ci sarebbe… ma non lo posso svelare! Purtroppo per via del Covid è ancora tutto fermo, e allora aspettiamo che le cose migliorino presto. Mi piacerebbe come dicevo entrare nel mondo dello spettacolo e della tv, svegliarmi felice ogni mattina perchè sto facendo il lavoro della mia vita! Ph. Federico Badoer CONTATTI SOCIAL Instagram @anna.caragliano Facebook Anna Caragliano

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ASSOCIAZIONE ALCOLISTI ANONIMI

CREDETEMI: ESISTE QUALCOSA DI MEGLIO... Mi chiamo Elena e sono un alcolista. Queste feste per tanti di noi che abbiamo un problema con l’alcol sono caratterizzate non sempre da belle emozioni. Tutt’altro. Quest’anno poi è ancora più difficile considerando la pandemia. Quando bevevo ero molto euforica... pensavo in grande. Chissà quante cose meravigliose che potevamo accadermi. Regali, feste e soprattutto alcol. Già....pensavo in grande. Ero una ragazza fantasiosa. In realtà le feste Natalizie erano noia. Mi sentivo sempre sola, sempre annoiata. Ero però felice di stare a casa qualche giorno per bere. I regali? Nulla mi soddisfava e poi tra alcol, sigarette e gioco d’azzardo non avevo un soldo. Mi sentivo arrabbiata perché pensavo che ero sfortunata. Mi sentivo impaurita nel vedere e chiedermi come mai non ero capace di vivere momenti belli. Mi sentivo smarrita. Non avevo più un posto mio. Barcollavo nel buio. Avevo paura per il mio futuro. Non sapevo cosa sarei stata negli anni. Mi sentivo male al pensiero che iniziavo a bere e non mi sarei più fermata... e mi chiedevo continuamente perché io non potevo bere normalmente. Perché non potevo essere come gli altri? Come potevo fare, per non avere l’ossessione alcolica e non andare a bere? Sensi di colpa piovevano

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addosso. E rabbia. Più ero tutto questo, più bevevo e peggio stavo. Ma finalmente arrivò il momento in cui riuscii a chiedere aiuto e non bere. Avevo 5 mesi di sobrietà quando per la prima volta ero sobria. È vero che non sono stati fuochi di artificio perché in realtà ero un po’ malinconica nell’evitare l’alcol, ma ero felice di non bere. Ero felice di non provare più quei malesseri fisici ed emotivi, di costruire il mio futuro e guardare avanti. Ero orgogliosa di farcela. Con il passare degli anni ho capito che tante volte è proprio il mio carattere a portarmi ad essere malinconica a non vivere bene le cose belle ed è attraverso i gruppi e il programma di Alcolisti Anonimi che ogni giorno imparo ad affrontare in maniera diversa la vita non lasciandomi andare troppo alla tristezza. Ci è voluto tempo per prendere tutto con semplicità. Dopo 2 anni che avevo smesso di bere ho smesso di fumare e poi ho smesso di giocare d’azzardo. E così ho finalmente avuto la possibilità di avere i soldi anche per farmi dei regali. Poi diventai mamma. Il regalo più bello. Quello di essere una mamma sobria. Un emozione sapere che il mio bambino ha la possibilità di avere una famiglia sana e che è amato e soprattutto che non debba vivere con una mamma che beve come invece ho avuto io. Quest’anno ho festeggiato

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10 anni di sobrietà e non ci sono parole per descrivere come la mia vita è cambiata. Nonostante la pandemia riesco a continuare con la mia sobrietà. Ogni tanto mi sento triste e vorrei fare tante cose per le feste ma si sa che bisogna portare pazienza. Ogni giorno sono in contatto con i miei amici e anche se non possiamo riunirci in presenza ci vediamo attraverso le nostre riunioni on line. È bello sapere che siamo vicini nonostante la lontananza e non sentirci soli. Ci aiutiamo uno con l’altro e se qualcuno non sta bene c’è sempre chi è pronto a tendere la mano. In fondo siamo tutti sulla stessa barca. Sappiamo quanto questo periodo è difficile, che c’è tanta sofferenza ma non è mai l’alcol che ci toglie i problemi anzi.

Spesso ne è la causa. Per chi desidera iniziare un nuovo percorso desiderando farsi un bel regalo di Natale e stare bene, Alcolisti Anonimi è sempre presente attraverso le riunioni on line. Ora che non bevo cerco di vivere la mia vita nel modo più semplice possibile godendone ogni attimo. Serene 24 ore. Elena Numeri utili Referente provinciale Brescia 334 73 44 880 Numero Verde 800 411 406 Sito web www.alcolistianonimiitalia.it Per riunioni on line consultare il sito https://www.aa-arealombardia.it/

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Riverdale è una serie televisiva statunitense di genere teen drama basata sui personaggi degli Archie Comics. La serie ha debuttato il 26 gennaio 2017, con recensioni positive, diventando con poco tempo una serie cult. Nel gennaio 2019, The CW ha rinnovato la serie per una quarta stagione di 22 episodi. Il 7 gennaio 2020 la serie viene rinnovata per una quinta stagione. Il 26 ottobre 2018 è stata pubblicata su Netflix la prima stagione di Le terrificanti avventure di Sabrina, serie ambientata nello stesso universo di Riverdale. Trama

35°

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La serie narra la vita di Archie Andrews nella piccola città di Riverdale ed esplora l’oscurità nascosta dietro la sua immagine apparentemente perfetta. La serie è costruita tramite una struttura morale che suddivide la trama in diverse vicende nelle quali sono coinvolti uno o più personaggi, mostrando le relative interazioni fra di essi. I fatti si svolgono prevalentemente nella fittizia cittadina di Riverdale, idealmente ubicata sulla costa Est degli Stati Uniti e che dà il titolo allo show, tuttavia sono talvolta menzionati e mostrati altri luoghi di fantasia (come nel caso di Greendale, cittadina appartenente all’universo Archie Comics) o reali (come New York o Toledo). A livello temporale, la serie si ambienta in un presente mai del tutto specificato. Il filo conduttore di ogni stagione è un mistero da risolvere (l’omicidio di Jason nella prima stagione, gli attacchi e l’identità del serial killer Black Hood nella seconda e Gryphons & Gargoyles nella terza), al quale si collegano una serie di altri avvenimenti secondari o direttamente connessi a esso e pertanto finalizzati alla sua risoluzione. L’intero corso degli eventi è raccontato in maniera onnisciente da un narratore, coincidente con il personaggio di Jughead Jones.


Teenager

Prima stagione La tranquilla cittadina di Riverdale viene sconvolta dalla morte di Jason Blossom, avvenuta per un apparente annegamento nello Sweetwater River, provocato da un incidente la mattina del 4 luglio. Quando il cadavere di Jason verrà finalmente ritrovato, con un’evidente ferita da arma da fuoco sulla fronte, il caso verrà riaperto come omicidio. La città perderà l’equilibrio che la contraddistingue per lasciare spazio a sospetti, sotterfugi e scoperte inimmaginabili. Seconda stagione Dopo la risoluzione del caso di omicidio ai danni di Jason Blossom, Riverdale è tutt’altro che tornata a essere la cittadina sicura di un tempo. Tra le sue strade, infatti, si aggira Black Hood, un misterioso assassino col passamontagna, che ha l’obiettivo di eliminare qualunque “peccatore” presente in città. L’arrivo di Hiram Lodge e la sempre più accesa rivalità tra Northside e Southside saranno solo ulteriori problemi che mineranno le vite dei cittadini di Riverdale. Terza stagione Gli equilibri di Riverdale sono nuovamente distrutti dall’incarcerazione di Archie, innocente e incastrato da Hiram Lodge tramite la corruzione della polizia locale per un omicidio. Nel frattempo, se l’odio tra Northside e Southside sembra essersi fermato, un altro problema è dietro l’angolo: un misterioso gioco di ruolo, Gryphons &

Gargoyles, comincia a passare di mano in mano tra gli adolescenti della città, provocando inspiegabili suicidi e riportando a galla un oscuro segreto risalente ad anni prima, custodito dai genitori dei protagonisti fin dall’adolescenza. Hiram Lodge continua con i suoi loschi traffici di droga che getteranno la città in situazioni estremamente pericolose. Inoltre la setta detta “La fattoria” si espande misteriosamente in città reclutando quanti più abitanti possibile. Quarta stagione Dopo la scomparsa di Gryphons & Gargoyles e la fuga dei membri della Fattoria dalla città di Riverdale, Archie e i suoi amici si apprestano a frequentare il loro ultimo anno di liceo. In brewww.ariannalatelier.com

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ve tempo, però, i protagonisti cominceranno a ricevere misteriose videocassette anonime che daranno inizio ad un nuovo mistero. Prima stagione 13 puntate - anno 2017 Seconda stagione 22 puntate - anno 2017/2018 Terza stagione 22 puntate - anno 2018-2019 Quarta stagione 19 puntate - anno 2019-2020 Accoglienza La prima stagione ha ricevuto critiche generalmente positive. Sull’aggregatore di recensioni Rotten Tomatoes ha un indice di gradimento dell’87%, con un voto medio di 6,62 su 10 basato su 45 recensioni; il consenso della critica è così riassunto: «Riverdale offre una divertente rivisitazione autoconsapevole del suo classico materiale originale che si rivela inquietante, strana, audace e soprattutto avvincente». Per Megan Farokhmanesh di The Verge rappresenta il punto di arrivo più sensato del lungo e sperimentale passato della serie a fumetti, riuscendo a catturare la moderna cultura giovanile che i fumetti hanno rincorso per decenni spesso senza successo. Vicki Hyman del Newark Star-Ledger la presentò come un melodramma volubile e talvolta perverso che risulta coerente e coinvolgente, mentre per John Doyle del Globe and Mail è più di una classica serie per adolescenti, presentandosi come un ambizioso e audace prodotto “adulto”, sovversivo e con tratti gotici. Secondo Robert Lloyd del Los Angeles Times è una sorta di incrocio tra Twin Peaks e Dawson’s Creek, che può sembrare spesso prevedibile e poco naturale ma risultando comunque energico e seducente; per altri critici come Sonia Saraiya di Variety e James Poniewozik del New York Times tra i punti forti della serie, oltre allo stile visivo, vi è anche una buona dose di autoironia nella rappresentazione dei passaggi più ridicoli della trama e nell’uso degli stereotipi del genere. Ilaria Boffetti 62

CITAZIONI: “Riverdale” Questo è il comune malinteso sulle fiabe. Raramente hanno un lieto fine. Jughead Jones Sia che crediate nel caos, sia che crediate nell’ordine, alla fine dei conti sono la stessa cosa. O abbiamo il controllo delle nostre vite, oppure crediamo di avercelo. Jughead Jones Qualche volta un amico è meglio di un fidanzato. Veronica Lodge Non puoi attraversare la vita cercando di non farti male. Archie Andrews Faccio tutto per tutti, tutto per essere perfetta, la figlia perfetta, la sorella perfetta, l a studentessa perfetto. Non posso fare questa cosa per me? Betty Cooper

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Riflessioni

QUANDO LA CASA DEI NONNI SI CHIUDE Penso che uno dei momenti più tristi della nostra vita sia quando la porta di casa dei nonni si chiude per sempre. Quando chiudiamo la casa dei nonni finiamo anche i pomeriggi felici con zii, cugini, nipoti, genitori, fratelli. Non c’è bisogno di uscire di casa, stare a casa dei nonni è ciò di cui ogni famiglia ha bisogno per essere felice. Le riunioni di Natale, annaffiate con l’odore dei manicaretti preparati dalla nonna, ogni volta pensiamo: “... e se questa fosse l’ultima volta “? È difficile accettare che tutto questo abbia una scadenza, che un giorno tutto sarà coperto di polvere e la risata sarà un lontano ricordo di tempi forse migliori. L’anno passa mentre aspetti questi momenti, senza rendertene conto, passiamo dall’essere bambini che aprono regali, all’essere adulti seduti allo stesso tavolo, giocando a pranzo, e all’aperitivo per cena, perché il tempo in famiglia passa e l’aperitivo è sacro. La casa dei nonni è sempre piena di sedie, non si sa mai se un cugino porterà la sua ragazza, perché qui tutti sono i benvenuti. Ci sarà sempre il caffè pronto o qualcuno disposto a farlo. Saluti le persone che attraversano la porta, anche se sono estranee, perché gli amici dei tuoi nonni sono anche tuoi amici. Chiudere la casa dei nonni significa dire addio alle canzoni con la nonna e ai consigli del nonno, ai soldi che ti danno segretamente dai tuoi genitori come se fosse una cosa illegale, piangere dal ridere per qualsiasi sciocchezza, o piangere per il dolore di coloro che se ne sono andati troppo presto. È dire addio all’emozione di arrivare in cucina e scoprire le pentole e assaporare il “cibo della nonna“. Quindi, se hai la possibilità di bussare alla

porta di questa casa e qualcuno ti apre, cogli ogni attimo, perché avere i tuoi nonni, stare seduti ad aspettare di baciarti è la sensazione più grande, meravigliosa, che si può sentire nella vita. Godetevi la casa dei nonni, perché arriverà un momento in cui nella solitudine delle vostre pareti, se chiudete gli occhi e vi concentrate, potrete sentire forse l’eco di un sorriso o di un grido intrappolato nel tempo. Del resto, posso dire che quando li riaprirai, la nostalgia ti prenderà e ti chiederai: perché tutto è passato andato così velocemente? E sarà doloroso scoprire che non se n’è andato... lo lasciamo andare...

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